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Sui nummi "degenerati" di Valentiniano III
antvwaIa ha aggiunto un nuovo link in Monete Romane Imperiali
I nummi "degenerati" di Valentiniano III: romani o cartaginesi? I nummi dal RIC X,2140 al 2164 spesso sono definiti "degenerati" non solo per la grossolanità della loro incisione, ma anche e soprattutto per la presenza al dritto di legende molto approssimativa e sintetiche, frequentemente errate, sempre prive di titoli che per lo più si riducono a DNVALEN e per l'incompletezza o totale assenza dei contrassegni di zecca. Nel 1988 J.P.C. Kent al pubblicare un estenso studio sul ripostiglio di El Djem (Tunisia), attribuibile all’inizio della dominazione vandala, traccia una prima sistematizzazione complessiva della monetazione enea di Valentiniano III, che poi riprende tal quale nel X volume del RIC. Essa è sudivisa in tre periodi: dal 425 al 435[1] (RIC X,2104-2120): comprende l’emissione della Salvs Reipvblice e della Victoria Avgg con legenda che include il praenomen PLA[cidius] e coincide con la reggenza materna di Galla Placidia; dal 435 al 440[2] (RIC X,2121-2133): comprende l’emissione della Victoria Avgg (Vittoria stante con corona e palma), della Porta di Campo, della votiva (VOT XX in ghirlanda), della Victoria Avgg con le due vittorie contrapposte, e della Victoria Avgg che trascina il prigioniero riprendendo il disegno della vecchia Salvs Reipvblice; la legenda è sempre DN Valentinianvs PF Avg; dal 440 al 455 (RIC X,2134-2164): comprende una grande varietà di tipologie emesse, inizialmente senza indicazione dell’Officina, poi senza indicazione di zecca, quindi con legende approssimative; i nummi di zecca controversa sono stati inseriti nella parte finale di questo periodo. E’ importante sottolineare che la suddivisione in tre periodi, così come riportata nella parte introduttiva non sia poi stata mantenuta nella catalogazione: questo sembra indicare che lo stesso Kent nutrisse perplessità in merito alla suddivisione proposta e alle estensioni temporali riportate per ciascun periodo individuato. L’impostazione di Kent ha fatto sorgere alcuni dubbi, tanto nella sequenza quanto nelle datazioni. In modo particolare, l’intervallo di tempo assegnato all’emissione della prima Victoria Avg con legenda al dritto senza il praenomen PLA (RIC X,2121-2122[3]), delle diverse Porte di Campo, e della Victoria Avgg con le due vittorie contrapposte appare estremamente esiguo, stante che si tratta delle tre tipologie enee più abbondanti di tutta la monetazione valentinianea. D’altra parte, per poter inserire nella sequenza delle coniazioni le 25 tipologie che rientrano nel gruppo da noi definito delle emissioni di zecca incerta, l’Autore del X tomo del RIC deve necessariamente comprimere moltissimo il periodo di coniazione delle tipologie precedenti. Oltre alla difficoltà di giustificare una così ragguardevole varietà di tipologie emesse in un lasso di tempo che sembra insufficiente, la suceessione delle emissioni così come proposta da Kent nel 1988, poi mantenuta nel 1994, non appare sempre coerente con il contenuto dei ripostigli. A prescindere dagli aspetti di datazione sopra citati, ve ne sono altri ben più sostanziali che pongono in serio dubbio l’attribuzione di questi nummi alla zecca romana: aspetti già percepiti dallo stesso Kent e che lo hanno portato a scrivere che “the possibility that some at least are African should be retained, though the chronology and appearance of undoubtedly African silver and bronze makes it difficult to see where, when and by whom this series could have been struck”. La motivazione data da Kent per escludere l’africanità di queste tipologie - it difficult to see where, when and by whom this series could have been struck – appare davvero molto debole. Essa, infatti, fu tassativamente e ripetutamente respinta da Helmut Mostecky, il numismatico austriaco che dedicò gran parte dei suoi studi numismatici alle coniazioni cartaginesi a cavallo tra la fine dell’impero d’Occidente e la dominazione bizantina. Comprendo che la mia affermazione circa il fatto che l'argomento di Kent "sia davvero molto debole" possa far storcere a più di un forista il naso. Dimostratemi, dunque, che mi sono detto una cavolata grande come un elefante e che la catalogazione di Kent è sostanzialmente corretta e sostenibile. [1] Nella parte introduttiva del X tomo del RIC il periodo si estende solo dal 425 al 430, mentre che nel catalogo esso si protrae sino al 435. [2] Ma la sua estensione temporale è indicata in modo ambiguo. [3] Il nummo RIC X,2122 è da ritenersi una variante del 2121 (inserimento di una stella nel campo a sx e letrera d’Officina a dx).
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