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  1. Una combinazione di coni crotoniati “possibly unpublished” viene segnalata dalla Classical Numismatic Group, Electronic Auction 380, lot 39, del prossimo 10/08/2016. Si tratta di uno statere (gr. 6,67; mm. 19) proveniente dalla collezione “Volteia” con i seguenti tipi: D/ QPO a d. Tripode su base lineare con sostegni conformati a zampe leonine e bacino sormontato da tre anse circolari di cui quella centrale maggiore delle laterali; sotto il bacino, due volute; tra i sostegni laterali, due volute. A s., chicco di grano. R/ QPO a d. Tripode su base lineare con sostegni conformati a zampe leonine e bacino sormontato da collo su cui si ergono tre anse circolari di cui quella centrale duplice e maggiore delle laterali; tra i sostegni laterali, duplici volute. A s., foglia d’edera. Gli editori della CNG datano il pezzo al 430-420 a.C. circa in base al confronto con HN 2113-19, tuttavia è possibile qualche ulteriore precisazione. Il simbolo del chicco d’orzo è certamente agganciabile a due serie contrassegnate da lettere (E, ME) che tuttavia presentano il simbolo al R/. La prima appare contrassegnata, al D/, da Herakles libans e leggenda OIKIMTAM con lettere arcaizzanti (san, iota a tre tratti); la seconda, da un’aquila ad ali chiuse stante su capitello ionico. Entrambe le serie si caratterizzano per una resa iconografica del tripode del tutto analoga a quella dello statere in esame (volute sotto il bacino e alla base del tripode) e per la posizione della leggenda (attestata nella forma QPOT) e del simbolo. NAC AG, Auction 13 (1998), 197 SNG Fitzwilliam IV, 763 Per quanto concerne il R/, caratterizzato dal simbolo della foglia d’edera, rilevante appare il confronto con le emissioni con aquila su testa di cervo/tripode con collo e foglia d’edera del tipo SNG ANS, 3, 350 non solo per la resa alquanto stilizzata del simbolo, quanto per la rappresentazione del tripode con collo segnato da solchi orizzontali, foggia delle anse e resa delle volute. Roma Numismatics Ltd., Auction VI - Session 2, 29/9/2013, lot 342 (ex Peus, 372, 30/10/2002, lot 71) Ulteriore elemento di confronto è rappresentato dall’iconografia del tripode su una serie di divisionali (trioboli e dioboli) con octopus al R/. CNG, 102, 18/5/2016, lot 78 (ex coll. AG Collection; ex Lanz, 72, 29/5/1995, lot 108) Terminata la fase incusa, che a Crotone si snoda per circa un secolo (ca. 530/25-435/30 a.C.), la nuova tecnica a doppio rilievo si inaugura, seguendo Rutter, con le due serie contraddistinte da Herakles oikistas (ultimo quarto del V sec.) a cui seguirebbero le emissioni con Aquila/tripode che interrompono il pressoché rigido abbinamento Tripode/Tripode (o, successivamente, Tripode/Aquila) che aveva accompagnato la monetazione crotoniate fin dagli esordi. Mi chiedo, pertanto, se la moneta in esame, proprio per la ripetizione dello stesso tipo su entrambi i lati, non costituisca una delle prime - se non la prima - emissioni prodotte con la nuova tecnica a doppio rilievo prima che il nuovo tipo dell’aquila contrassegni in modo stabile il D/ di tutte le serie successive. In tal caso si potrebbe pensare ad una datazione prossima alla fine degli incusi e restringere la forchetta cronologica agli anni immediatamente successivi al 435/30 a.C.
  2. Salve a tutti . Vorrei sapere dove poter trovare una catalogazione completa della monetazione di taranto , che siano libri o siti , in particolare oboli, dioboli e trioboli , magari provvista di foto ben chiare e con abbondante descrizione . Vi ringrazio anticipatamente .
  3. Recentemente battuto da RN questo statere incuso di Crotone (mm 28; gr. 7,32; 12h) inquadrabile nella fase più antica della monetazione, cd. a tondello largo e sottile (ca. 530/20-510/500 a.C.). Roma Numismatics, Auction XVIII, 29/9/2019, 490 L’esemplare si caratterizza al D/ per il peculiare decoro a meandro della linea di esergo al posto del tradizionale filo pelinato, elemento di assoluta rarità nell'ambito delle emissioni arcaiche della zecca. Nella scheda a corredo della foto, la moneta viene definita “unpublished […] in the major collections and reference works” dai compilatori che menzionano appena due pezzi della medesima tipologia tratti peraltro stessa coppia di coni (Triton V, 2002, 1127; Triton II, 1998, 120). Triton V, 1127 Triton II, 1998, 120 Che si tratti di una serie alquanto rara, come evidenziato da RN, non sussistono dubbi: allo stato attuale della documentazione sembrerebbe effettivamente trattarsi di un’unica combinazione di coni. Sul numero degli esemplari, tuttavia, è possibile qualche osservazione aggiuntiva. Una breve ricerca consente di incrementare il computo dei pezzi noti (RN XVIII, 490; Triton V, 2002, 1127; Triton II, 1998, 120) con i materiali provenienti da alcuni contesti chiusi (cd. “ripostigli” e/o “tesoretti”), una documentazione, quest’ultima, che andrebbe sempre e attentamente valutata, soprattutto in riferimento ad una monetazione, come quella crotoniate, della quale manca un corpus (con relativo catalogo degli esemplari) che ricostruisca in modo organico la sequenza e l’articolazione interna delle emissioni. Proprio dai ripostigli localizzabili nel Bruttium provengono infatti 3 stateri della serie con “meandro”: 2 da ripostigli dislocati nella piana lametina (1 es. da Curinga e 1 da S. Stefano di Rogliano) e 1 da quello di Strongoli (località Serra del Frasso), nel territorio posto a N del fiume Neto. Tutti i ripostigli citati sono editi e corredati da apparato fotografico (per i ripostigli di Curinga e di S. Stefano di Rogliano: E. Spagnoli, "Ripostiglio di Curinga", "Ripostiglio di S. Stefano di Rogliano", in E. Spagnoli-M. Taliercio Mensitieri, Ripostigli dalla piana lametina, Soveria Mannelli 2004, pp. 49-133; G. Perri, Nuovi dati per una riedizione del ripostiglio de Curinga, “RIN”, CIV, 2003, pp. 57-116. Per il ripostiglio di Strongoli: G. Procopio, Ripostigli monetali del Museo di Reggio Calabria, I. Ripostiglio di Strongoli, “AIIN”, 7-8, 1960-61, pp. 59-62). Ripostiglio di Curinga, 127 (da Spagnoli 2004) Ripostiglio di Rogliano, 16 (da Spagnoli 2004) E non mancano esemplari, benché esigui, nei cataloghi delle collezioni numismatiche (Sylloge Nummorum Graecorum. The Fabricius Collection. Aarhus University, Denmark and the Royal Collection of Coins And Medals, Danish National Museum, Copenhagen 1987, 131; H. Bloesch, Griechische Münzen in Winterthur, I, 1987, 491) SNG Fabricius coll., 131
  4. Brennos2

    bronzo dei Brettii

    Ciao a tutti Penso che questa variante del ref. HN Italy 1984 (e non HN Italy 1983 :rolleyes: ) è inedita con la leggenda BR - ETT - ION Non viene fatto riferimento nell'articolo di Scheu "bronze coins of the brettians" NC 1961 . C'è una studio più recente sulla monetazione di Brettii ? Grazie AE (1,93g). 214 - 211 v.Chr. Vs.: Kopf einer männlichen, bartlosen Wassergottheit mit einem Schilfkranz und Krabbenklauen an der Stirn. Rs.: BΡETTIΩN, Krabbe, zwischen den Klauen Füllhorn und Plektron. HN Italy 1983. R! Grüne Patina, ss-vz
  5. Le emissioni monetarie di Pandosia, sebbene di scarsa entità ed emesse in modo discontinuo, rappresentano una fonte documentaria di primaria importanza che amplia e valorizza la conoscenza di un sito su cui la tradizione letteraria appare alquanto lacunosa e, in alcuni casi, fortemente dibattuta (per un quadro generale v. Hansen-Nielsen 2004, 285, n. 64). Dubbia peraltro è la stessa localizzazione della città antica all’interno del territorio enotrio, che oscilla tra una tradizionale collocazione nell’alta valle del Crati, in località Timpone del Castello, presso Cosenza (v. da ultimi Mele 2017, 233-5 e Genovese 2012, 34 s. con bibl. prec.), ed una più recente ubicazione a ridosso di Cerenzia (Marino 2005; De Sensi 2004). E per quanto studi e ricerche più o meno recenti abbiano diffusamente indagato l’archeologia dell’Oinotria, la sua organizzazione polico-territoriale nel quadro più ampio del fenomeno coloniale in Magna Grecia, scarsa è stata l’attenzione rivolta nel dettaglio alle emissioni monetali di Pandosia, delle quali è stato offerto solo un quadro complessivo e peraltro suscettibile di approfondimenti e aggiornamenti fondati sulla raccolta della documentazione numismatica (Rutter, HN; Taliercio 2012, 1998; Bugno 2007; Parise 1982; Mangieri 1980). Localizzazione di Pandosia (da M. Bugno, Da Sibari a Thurii, Naples 1999) Base di partenza del presente contributo è stato pertanto il censimento degli esemplari che è stato possibile documentare attraverso lo spoglio di cataloghi di collezioni pubbliche, private e di vendite all’asta. La cortesia e la disponibilità di alcuni utenti, ai quali rivolgo un sentito ringraziamento, hanno inoltre fornito a vario titolo un importante contributo consentendo di ampliare e puntualizzare alcuni aspetti della ricerca. L’analisi condotta ha consentito di elaborare un preliminare catalogo di 25 esemplari in argento (15 stateri, 5 dracme, 5 trioboli) che in base ad elementi tipologici sono stati convenzionalmente ripartiti in tre gruppi di emissione (A-B-C). Per ognuna di esse vengono esaminati nelle relative sezioni aspetti concernenti la tipologia, la metrologia e l’epigrafia che unitamente ai dati interni alla sequenza hanno veicolato la formulazione di proposte di inquadramento cronologico. Dal computo degli esemplari sono stati esclusi: a) l’unità di bronzo con t. di Hera al D/ e altare al R/ attribuita da Poole a Pandosia (BMC 5) ma successivamente riferita a Paphos (https://www.britishmuseum.org/collection/object/C_1852-0222-90 seguito da Rutter, HN, 185). b) le monete nn. 6849-50 della collezione Santangelo (non viste) al Museo Archeologico di Napoli, che nel catalogo di Fiorelli presentano dettagli tipologici alquanto peculiari che richiederebbero una verifica autoptica. c) l’emissione con tipi corinzi contrassegnata simbolo della testa di Pan attribuita a Pandosia da Robinson (SNG Lockett 2297; Rutter, HN, 185). SNG Lockett, 2297
  6. Aristofane

    Bruttium

    Salve, qualcuno di voi colleziona monete del Bruttium, confederali o cittadine? Personalmente ritengo la storia di questo popolo molto interessante e la sua monetazione quantomeno curiosa...
  7. Come fatto notare dall'amico Fid in effetti manca nel Forum un elenco delle monete emesse dalle tante poleis magnogreche........lo studio di questa monetazione come ben sapete è complesso e sempre in divenire dati i vari studi che si susseguono di anno in anno ma insieme potremo affrontare anche questo lavoro La lista è stata tolta essendo in fase di studio da parte dei curatori.
  8. Spesso su questo forum si è discusso sulle monete di Poseidonia, sia incuse che a doppio rilievo, e delle loro specificità sul piano tecnico, tipologico, epigrafico, ecc. Uno dei dibattiti a mio avviso più interessanti - e alquanto vivace - ha riguardato le serie studiate in modo analitico dal Noe (MN V, 1952, 9-19) e successivamente dal Kraay (AMSMG VIII, 1967, 113 ss.), contrassegnate da lettere alfabetiche in successione a cui si affiancherebbe un ulteriore gruppo con simbolo della conchiglia al R/. https://www.lamoneta.it/topic/147371-didrachme-poseidonia-asta-gorny-7-marzo/page/2/#! Esemplificazione delle serie: Serie con successione alfabetica (CNG-Triton XXII, 2019, 59) Serie con conchiglia al R/ (London, BM 1947-0406.49) Prendendo spunto da questa discussione sto portando avanti un riesame di queste emissioni, analizzate per sequenza di conii da L. Brousseau (nella sua tesi consultabile in rete) e basandomi anche sul più recente volume di Cantilena-Carbone (Poseidonia-Paestum e la sua moneta, Paestum 2015) e sul contributo di F. De Luca (Alphabetical numbering and numerical progressions on drachms and Massalia’s small bronze coins, "Omni", 11, 7/2017, 74 ss.). Considerata la rarità di molte serie contrassegnate da lettere alfabetiche, documentate da un unico esemplare, sarei grato a chiunque volesse contribuire con osservazioni sull'argomento e/o attraverso la segnalazione di eventuali pezzi della serie con lettere in proprio possesso (anche tramite MP), che rappresenterebbero un prezioso e valido aiuto per la ricerca. Il lavoro, come ho sempre fatto, verrà inserito nell'antologia numismatica e messo a disposizione di tutti gli utenti , che ringrazio in anticipo.
  9. Interessante AE di Metaponto nella prossima asta Bertolami, 105, 549: Southern Lucania, Metapontion, c. 350-275 BC. Æ (13.5mm, 1.62g, 12h). Young male head r. wearing pilos (Dioskouros). R/ Barley-grain. Unpublished in the standard references including A. Johnston “The Bronze Coinage of Metapontum” in Kraay-Mørkholm Essays, pp. 121-6. Very Rare, VF. Segnalo che contrariamente a quanto affermato nella scheda, l’esemplare, effettivamente assente nel catalogo della Johnston, non risulta inedito in quanto un pezzo simile era già apparso sul mercato antiquario (http://www.magnagraecia.nl/coins/Lucania_map/Metapontion_map/jpgs/MetaJ00-1.85.jpg) Munthandel G. Henzen, list 155, 2004, 13 (gr. 1,85)
  10. Questo esemplare in bronzo di Taranto (mm. 13; gr. 1,77 ex coll. Italo Vecchi) con protome di ippocampo al D/ e testa di cavallo, TA al R/ passerà a giorni in asta: https://www.sixbid.com/it/roma-numismatics-ltd/9917/vecchi/8526541/calabria-tarentum-ae-13mm-circa?term&orderCol=lot_number&orderDirection=asc&priceFrom&displayMode=large&auctionSessions=&sidebarIsSticky=false Si tratta di una moneta rarissima nota in pochissimi pezzi. Uno di essi faceva parte della collezione del celebre Michael P. Vlasto, che lo pubblicò nel 1899 in uno studio sulle emissioni enee di Taranto (M.P. Vlasto, Les Monnaies de bronze de Tarente, "Journal International d'Archéologie Numismatique", 2, 1899, pp. 1-8, pl. A, 15) Nella scheda dell'esemplare Vlasto ricorda l'esistenza di un ulteriore pezzo nelle raccolte del British Museum : BMC 483 (gr. 1,37) L'esemplare della coll. Vlasto fu successivamente ripubblicato da Ravel (Descriptive Catalogue of The Collection of Tarentine Coins Formed by M.P. Vlasto, Chicago 1977, n. 1849 e pl. LII, 1849: 281-209 a.C.).
  11. Spink 22108, 25.8.2022, 2978 Lucania Sybaris, AR Stater, C.530BC, bull standing left, head turned right, [V]M in exergue, rev Same, but incuse and reversed, 9.18g, (SNG ANS 836 ; HN Italy 1729 ; BMC 1. 1) Si tratta di un statere sibarita inquadrabile nella fase B della classificazione Spagnoli (VM in esergo al D/) di notevole interesse sul piano ponderale. Il peso registrato – gr. 9,18 – oltre ad eccedere ampiamente lo standard acheo-corinzio, appare infatti il più elevato tra quelli noti per questa fase di coniazione dopo quello venduto da Peus nel 2012 (gr. 9,63) di cui si discusse a suo tempo (https://www.lamoneta.it/topic/88956-eccessi-ponderali-in-magna-grecia/#comment-982897). Peus 406, 2012, 19 (erroneamente definito dracma) Nel volume sulla monetazione sibarita (Spagnoli 2013) si rileva tuttavia un po' di confusione in merito e, forse per un refuso, il valore più alto per la fase B viene riferito a p. 152 (Metrologia) ad uno statere proveniente dal ripostiglio di Valesio 1957 di gr. 8,75 corrispondente alla coppia 179, all’interno della quale però (p. 101, n. 179.b) il peso annotato è gr. 8,09. A prescindere da ciò si osserva che tali valori ponderali assumono un’importanza non secondaria per la definizione del quadro metrologico della zecca, dove pesi superiori a gr. 9 erano finora limitati al momento produttivo iniziale (fase A).
  12. Dopo oltre un secolo dalla scoperta torna in asta un incuso di Crotone proveniente da uno dei più discussi rinvenimenti monetali dell’antichità: il “rispostiglio” di Taranto 1911 (IGCH 1874). Nomos AG, Auction 21, 21/11/2020, 53 BRUTTIUM. Kroton. Circa 530-500 BC. Stater (Silver, 28 mm, 8.86 g, 12 h). ϘΡΟ Tripod, with legs ending in lion's paws, and with three handles and snakes rising from the bowl, on dotted exergual line; cable border. Rev. Same type, but incuse; rayed border. HN III 2075. Jameson 1879 (this coin). SNG ANS 234. A very attractive, nicely toned example of great beauty. Minor die fault in the reverse field to right, otherwise, extremely fine. From the collection of the Rockefeller University and that of Dr. Alfred E. Mirsky (originally acquired prior to the 1950s), Gemini VII, 6 January 2011, 65 (but there misidentified as being HN III 2085 with both a crab and the ethnic on the reverse, neither of which, quite clearly, can be seen on this coin!), from the Jameson Collection and from the Tarentum find of 1911. Il tesoro venne alla luce il 22 giugno 1911 in località Borgo Nuovo, area in cui si tende a collocare l’acropoli della città. Ne facevano parte circa 600 esemplari d’argento contenuti in un vaso - tra cui monete della Grecia, della Magna Grecia e siceliote oltre a circa 6 kg d’argento non monetato – distribuiti entro margini cronologici alquanto ristretti, dalla metà del VI agli inizi del V secolo a.C. Di seguito la descrizione del rinvenimento fornita dal Kraay (IGCH, n. 1874):
  13. Segnalo che l'esemplare al link sottostante sembrerebbe attribuibile a Thurium piuttosto che a Sybaris (IV: 446-440). La legenda al rovescio, non più leggibile, non è come scrivono i compilatori bensì , come ben evidenzia l'esemplare del British Museum n. 1980-0701-3 (gr. 0,36) che sembrerebbe tratto dagli stessi coni. Discutibile risulta anche la classificazione come triemiobolo che non collima con i pesi dei due ess. (gr. 0,40; 0,36), identificabili piuttosto come oboli. https://www.sixbid.com/en/artemide-aste/9802/greek-coins/8398718/greek-italy-southern-lucania-sybaris BM 1980-0701-3
  14. Federicus

    Siracusa periodo romano

    Buongiorno a tutti, è la prima volta che scrivo in questa sezione. Vi chiederei una classificazione e qualche informazione su questa monetina di Siracusa (18 mm, 3.9 g). Non essendo il mio “periodo” non ho una sufficiente bibliografia da cui attingere. Grazie
  15. La tecnica a rovescio incuso rappresenta, come ben noto, un fenomeno circoscritto sul piano spazio-temporale, limitato all’ambito magno-greco in un arco compreso tra la seconda metà del VI secolo a.C. e gli anni Quaranta/Trenta del V, epoca che segna il passaggio alla fase con tipi in rilievo su entrambi i lati della moneta. Non mancano tuttavia le eccezioni, come ben evidenzia questo nomos di Taranto proveniente dalla coll. Vlasto (n. 889) e ascrivibile al periodo VIIII.F Evans (= RUtter, HN 1036: ca. 275-240/35). Viene definito nel catalogo d’asta interessante Fehlprägung. Künker 72, 18-21.7.2022, 33 Lotto 33. CALABRIA TARENT. AR-Didrachme, 272/240 v. Chr.; 6,25 g. Reiter r. mit Hüfttuch//Aversincusum. Ravel, Vlasto 889 (dies Exemplar); Rutter, Historia Numorum 1036. Interessante Fehlprägung. Kl. Kratzer, leicht dezentriert, hohes bzw. tiefes Relief, fast sehr schön Exemplar der Theodor Prowe Collection, Auktion Egger 40, Wien 1912, Nr. 118; der Sammlung Michel Pandèly Vlasto und der Auktion CNG 54, Lancaster 2000, Nr. 4. Bei dieser Münze handelt es sich um eine einzigartige Fehlprägung, die nachweislich Bestandteil zweier bekannter Sammlungen (Sammlung Theodor Prowe und Sammlung Michel Pandèly Vlasto) war. Ein wirklich einmaliges und sehr interessantes Objekt.
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  16. Nomos 24, 22.5.2022, 13 BRUTTIUM. Temesa. Circa 475-425 BC. Nomos (Silver, 19.5 mm, 8.18 g, 9 h). Between two greaves, tripod with three ring handles, and legs ending in lion's paws. Rev. ΤΕΜ Corinthian helmet with crest right. AMB 234 (this coin). Jameson 464. Very rare. Very well struck and nicely toned. The best known example! Minor flan fault on the reverse, otherwise, extremely fine. From the collection of a European and those of Dr. H. Maag, Peus 407, 7 November 2012, 141, and A.D. Moretti, Numismatica Ars Classica 13, 234 (this coin was displayed in the Antiken Museum Basel), acquired in the 1960s. Not far from the site of ancient Terina, and near the river Savuto (the ancient Ocinaros), Temesa (now apparently the modern day town of Campora san Giovanni in Calabria) was an Ancient Greek city which, according to the myth, was founded by Polites, one of the companions of Odysseus. This seems to be commemorated by the helmet and greaves that appear as types on the city's 5th century BC coinage (the tripod refers to Kroton's domination over Temesa). They also may have served as apotropaic types since the ghost of Polites seems to have become quite a nuisance; he was finally bested in a wrestling match by an Olympic champion from nearby Lokroi Epizephyrioi (a city, which also claimed overlordship over Temesa at other times). The city's prosperity, or importance, came from its control over neighbouring copper mines, which, however, had become exhausted by end of the 1st century BC. Riappare sul mercato antiquario questo noto statere attribuito a Temesa, sulle cui emissioni si è già ampiamente discusso: Senza entrare nel merito e ripercorrere le pluriennali discussioni suscitate da queste monete e sull'autenticità di alcuni pezzi, a partire dall'attività di Becker (che pure avrebbe meritato un accenno nella scheda), e sorvolando sul giudizio altamente positivo (the best known example) espresso dai compilatori nonché sull’arco cronologico (475-425), in verità piuttosto dilatato in rapporto all’esiguità dei pezzi noti, suscita forte curiosità la funzione dell'elmo e degli schinieri quali possibili apotropaic types since the ghost of Polites seems to have become quite a nuisance. Parti dell’armatura, se ho ben capito, sarebbero stati scelti per il loro valore apotropaico, con l’intento di allontanare il fantasma di Polites (??????????). Devo ammettere che non ho mai letto una simile interpretazione.
  17. PARTE I La lettura dell’interessante volume di Jeffrey M. Hurwit, Artists and Signatures in Ancient Greece, Cambridge 2015, all'interno del quale il capitolo IV viene dedicato alla documentazione numismatica (Coins, p. 39 ss.) ha stimolato le riflessioni che seguono, incentrate sulla presenza e funzione di firme “estese” apposte su monete da artisti attivi in Magna Grecia, in particolare a Metaponto e ad Heraklea. Le testimonianze relative alle signatures degli incisori in forma estesa sui documenti monetali, ben attestate in Grecia e in Sicilia, risultano invece alquanto esigue in Magna Grecia e peraltro condensate in ambito lucano entro un arco cronologico compreso tra la fine del V e gli inizi del III secolo a.C. circa. Ad essere interessate, seppur con modalità differenziate, sono poleis dislocate sia sulla paralia tirrenica che su quella ionica: Velia (Kleudoros e Philistion; tavv. A-B), Poseidonia (Dossennos; tav. C), Thurii (Molossos; tav. D), Heraklea (Aristoxenos; v. infra) e Metaponto (Aristoxenos; v. infra). Tav. A CNG 102, 2016, 69 (Kleudoros) Tav. B Roma Numismatics Ltd, 7.4.2016, 33 (Philistion) Tav. C NAC AG 13, 1998, 16 (Dossennos) Tav. D NAC 106 (part II), 2018, 1170 (Molossos) Tra questi nomi, come si nota, si distingue quello di Aristoxenos in quanto allo stato attuale risulta l’unico incisore ad aver apposto la sua firma sui tipi monetali di almeno due zecche (Metaponto ed Heraklea) e, come vedremo, con una certa prossimità cronologica (v. R. Vollkommer, Künstlerlexikon der Antike, I, München-Leipzig 2001, s.v. Aristoxenos, 93 s. con bibl. prec.).
  18. Carissimi torno a Voi dopo un poco di tempo con la seguente moneta andata in asta Busso Peus e così descritta in tedesco Unter römischer Herrschaft (Paestum). Sextans 218/201 v. Chr. Kopf der Ceres mit Ährenkranz nach rechts; Perlkreis. Rev. Eberprotome nach rechts, direkt dahinter kleiner Delphin abwärts, oben Legende PAIS, unten 2 Wertkugeln; Fadenkreis. 12h. SNG ANS Part 2 (Lucania), Tf. 20,750-751 Rutter, HN 1193 Crawford in Annali Suppl.18-19, 1973, p. 62 und Tf. 7,5,3b 3.31 g.; 18,0 mm. Dunkelgrüne Patina, Selten Fast vorzüglich La particolarità di questa moneta, salvo mio errore, è data dal fatto che nella descrizione della moneta si indica al rovescio come recante protome di cinghiale e un piccolo delfino che a me sembra presente (v. l'immagine in basso) Tuttavia negli altri esemplari di questa moneta non si fa menzione del delfino, come se per la prima volta sia stato notato. Ho cercato su crawford la moneta indicata dalla casa d'asta quale 5/3 b. Salvo errore, con riferimento alle monete con protome di cinghiale (anche diverse dalla 5/3, crawford non indica mai il delfino) le foto peraltro non sono molto chiare. Ho dato un'occhiata al volume del boll. num. 46-47 che mostra la collezione sallusto. Anche in questo caso le foto non sono nitide e non si scorgono delfini. Però con rifermento a una moneta 5/3a crawford si legge "delfino illegibile" (e dunque, se in buone condizioni, visibile). Mi sorge dunque il dubbio se effettivamente nella moneta andata in asta Busso la moneta vi sia un piccolo delfino, come mi sembra, oppure no. E se vi fosse come sarebbe classificabile. Oppure sia un falso. Allego la foto e vi sarei grato di aiutarmi a dipanare questo dubbio
  19. Questo contributo propone una sintesi organica e talora ampliata delle maggiori discussioni sulla moneta sibarita (v. l’elenco riportato in calce), che proprio su questo forum hanno trovato terreno fertile di confronto e dibattito, in particolare a seguito dell’edizione del corpus (ad oggi privo di tavole) a firma di E. Spagnoli, La prima moneta in Magna Grecia: il caso di Sibari, Diogene ed., Pomigliano D’Arco 2013 (v. in proposito la recensione di T. Lucchelli, Nuove prospettive nella ricerca sulla moneta della Magna Grecia. Due libri recenti sulle zecche di Sibari e Reggio, “RIN”, 117, 2016, 265-7). Nell’impossibilità di affrontare, per ragioni di tempo e spazio, tutte le problematiche emerse dalla lettura del volume, ci si limita ad enucleare solo alcune delle principali tematiche discusse nei vari interventi, rinunciando alla disamina di proposte alternative di classificazione e inquadramento cronologico ventilate da studi più o meno recenti, in particolare: F. Barritta – B. Carroccio, Ritmi di coniazione e storia: elementi per una riconsiderazione della monetazione incusa a Sybaris e nel suo “impero”, “NAC”, XXXV, 2006, 53-81. Id., Considerazioni sulla monetazione sibarita, Tricase 2013. B. Carroccio, Monetazioni incuse, Pitagorismo e aristocrazie indigene: appunti per una ridefinizione del problema, in G. De Sensi Sestito-S. Mancuso (edd.), Enotri e Brettii in Magna Grecia. Modi e forme di interazione culturale, II, Soveria Mannelli 2017, 77-107. Il volume costituisce l’edizione a stampa della tesi di dottorato (E. Spagnoli, Tra economia e società: la moneta di Sibari, Università di Napoli “Federico II”, 2009) e condensa le pluriennali ricerche dell’A. sulla monetazione sibarita: La documentazione, in Sibari e la Sibaritide, ACT XXXII (Taranto-Sibari 1992), Napoli 1994, 612-631 (contributo scritto di concerto, ma a firma disgiunta, con A. Stazio autore nello stesso volume del testo su La monetazione, 597-631). Aspetti della tesaurizzazione monetale di Sambiase (IGCH 1872 – CH II. 8, in G. De Sensi Sestito (ed.), Tra l’Amato e il Savuto. Ricerche storico-topografiche sul territorio lametino nell’antichità, II, Soveria Mannelli 1999, 185-94. Ripostiglio di Sambiase, in E. Spagnoli – M. Taliercio Mensitieri, Ripostigli dalla piana lametina, Soveria Mannelli 2004, 9-47. Cultura materiale a Sibari: officine e maestranze, “AIIN”, 52, 2006, 281-8. La moneta di Sibari: struttura e metrologia, in N. Holmes (ed.), Proceedings of the XIVth INC (Glasgow 2009), I, Glasgow 2011, 405-16. Si aggiunge il più recente studio sulle emissioni con tipo sibarita: E. Spagnoli, La moneta come base documentale per una riflessione sul ruolo politico dei centri indigeni della Calabria in età tardo arcaica. Le emissioni con tipo sibarita, in L. Cicala-M. Pacciarelli (edd.), Centri fortificati indigeni della Calabria dalla protostoria all’età ellenistica (Atti del Convegno Internazionale-Napoli 2014), Paestum 2017, 199-222. Il testo risulta di agevole lettura benché l’assenza del necessario repertorio illustrativo e di un elenco delle provenienze (rimandato dall’A. ad un successivo volume, ad oggi non pubblicato) costituiscano un grave limite alla sua utilizzazione, impedendo di cogliere sul piano visivo le pur interessanti considerazioni dell’A. sulla evoluzione stilistica del tipo e sulle sue varianti iconografiche, oltre che, naturalmente, su talune peculiarità epigrafiche a cui viene conferito particolare rilievo nella seriazione delle emissioni. Benché si ignorino le motivazioni di tale scelta editoriale, non esplicitate dall’A., essa appare tuttavia singolare e per certi versi poco condivisibile soprattutto in considerazione dell’oramai ampio gap cronologico dalla prima edizione del volume (2013). Non poche difficoltà presenta inoltre la lettura (e decodificazione) dei graffiti (p. 307, fig. 3) e dei grafici in b/n per la resa del tutto inefficace (v. ad ess. pp. 309-10, 314, 316-7). Dopo un capitolo introduttivo che delinea il quadro storico e archeologico della colonia achea e lo stato degli studi numismatici nel panorama più ampio della monetazione incusa della Magna Grecia (Cap. I: La colonia achea e la sua moneta. Il quadro storico, archeologico e numismatico: lo stato degli studi, 23-78), l’A. presenta un catalogo costituito da 1105 monete strutturato per sequenza di coni (Cap. II: Le emissioni monetali: la sequenza dei conii, 79-171) con l’individuazione di 408 coppie di conii (307 di D/ e 360 di R/) distribuite su tre diversi nominali (stateri, dracme e oboli). Più di recente è stata opportunamente segnalata anche la presenza di emioboli (v. infra) che, seppur di esigua consistenza e privi del dato di provenienza, rappresentano una documentazione significativa che integra la fascia bassa dei valori coniati (L. Lazzarini, Prime note su emioboli arcaici inediti di Sibari, Crotone e Metaponto, “NAC”, 46, 2017, 19-29). La documentazione esaminata comprende le emissioni databili entro il 510 a.C. escludendo, pertanto, sia le monete riferite alle varie rifondazioni di Sibari (su cui v. il contributo in appendice) sia le emissioni che adottano il tipo sibarita, pubblicate in altra sede editoriale (v. supra). Dall’analisi scaturisce un’articolazione delle emissioni in tre fasi produttive (A, B, C) al loro interno distinte per peculiarità epigrafiche (classi epigrafiche) e/o tipologiche e stilistiche (v. Tabella 1). Il tipo, unico per statere, dracma e per il D/ dell’obolo (R/ MV) è rappresentato dal toro retrospiciente, in rilievo al D/ e incuso al R/. Sul piano strutturale la sequenza risulta discontinua per la debole concatenazione dei conii, con alta percentuale di coppie isolate. Tabella 1 (da Spagnoli, p. 305)
  20. Mi rivolgo a chi possiede una vista migliore della mia. Questa moneta estremamente logora viene identificata (e proposta in vendita) come triobolo di Sibari "rifondata" (446-440 a.C.) con i tipi Poseidon/toro. Cosa ne pensate? https://www.sixbid.com/en/coinsee/9242/ancient-coins/7844287/southern-lucania-sybaris-ar-triobol
  21. Questo divisionale argenteo di Crotone passerà a breve in asta ma non è nuovo al mercato antiquario, come si legge nella scheda descrittiva. https://www.sixbid.com/en/roma-numismatics-ltd/9264/greek/7867684/bruttium-kroton-ar-diobol-circa Lot 31. Bruttium, Kroton AR Diobol. Circa 530-500 BC. Tripod, with legs terminating in lion’s paws, and with ornaments on and serpents rising from the bowl; retrograde QPO upwards to left / Incuse tripod. Unpublished in the standard references, cf. HN Italy 2077 (tetrobol). 1.22g, 19mm, 12h. Good Very Fine; fragile: flan substantially cracked, edges chipped. Toned. Extremely Rare, possibly unique. Ex Roma Numismatics Ltd., E-Sale 31, 26 November 2016, lot 16. Si tratta certamente di un pezzo molto raro, forse unico, e questo ne accresce notevolmente il valore documentario, ma proprio per questi motivi bisognerebbe usare grande cautela (e precisione) nell’identificazione del nominale. È pur vero che manca uno studio organico delle frazioni argentee di Crotone (come degli stateri), tuttavia il sistema ponderale utilizzato è ben noto ed è quello acheo-corinzio o cd. “corinzio ridotto”, basato su uno statere di circa 8 gr. suddiviso in tre dracme. L’esemplare in oggetto a giudicare dalla descrizione sembra invece una sorta di “ibrido ponderale”. Viene identificato come diobolo, confrontato con un tetrobolo (HN 2077) ma il peso (gr. 1,22) riconduce in maniera incontrovertibile a quello di un triobolo. Ora, a prescindere dal fatto cha a Crotone il diobolo incuso non è attestato e che solo recentemente è stata focalizzata l’attenzione su una serie di oboli e/o emioli, men che meno è attinente il confronto con il presunto tetrobolo HN 2077, un esemplare conservato al British Museum (1913-0114.3) e pubblicato da Hill (NC 1914, p. 99, pl. VII.8) e il cui peso non è quello di gr. 1,77 indicato da Rutter (che segue Hill) bensì gr. 1,840 come correttamente riportato sul sito del BM. Differenziazioni evidenti sia sul piano stilistico che epigrafico non consentono infatti di istituire alcun confronto tra l’esemplare in oggetto e il divisionale del BM. https://www.britishmuseum.org/collection/object/C_1913-0114-3 In assenza di puntuali confronti pertanto l’unico elemento di ancoraggio è rappresentato da peso, che veicola l’identificazione del nominale di RN come triobolo. Certo lo stile risulta alquanto sommario ed anche la legenda è tracciata con caratteri poco accurati, lontani da quelli che caratterizzano la fase incusa.
  22. Una buona serata a tutti. Apro questo topic per chiedere pareri in merito ad una questione su cui riscontro non pochi punti alquanto oscuri. Ho riunito le pluriennali (e molteplici) discussioni sulla moneta sibarita presenti sul forum cercando di creare un testo organico che possa (spero) offrire una visione complessiva di una delle più importanti zecche dell’Italia meridionale. Auspico che il tutto possa essere inserito a breve nell’apposita sezione (Numismatic Anthology) ideata dagli amministratori. Come ben sapete le discussioni sulla moneta di Sibari si sono notevolmente implementate a seguito dell’edizione del corpus (ad oggi privo di tavole) a firma di E. Spagnoli, La prima moneta in Magna Grecia: il caso di Sibari, Diogene ed., Pomigliano D’Arco 2013 e svariati sono stati gli interventi che in progresso di tempo hanno estrapolato e analizzato (anche con accenti critici) alcune delle principali problematiche presenti nel volume. C’è tuttavia un punto (in verità più di uno) nella ricostruzione delle emissioni che mi lascia alquanto perplesso. All’interno del catalogo degli esemplari (p. 108 e p. 119) la Spagnoli rileva un incrocio di rovescio (R 202) tra le fasi B e C, deducendone la loro successione. In particolare tale incrocio si verificherebbe tra le coppie di conii 249 (fase B) e 250, 253 (fase C). La coppia di conii 249 (D 157-R 202) è rappresentata nel catalogo da un solo esemplare la cui foto, trattandosi di un vecchio catalogo di vendita (Hirsch 169, 1991, 67,) mi è stata gentilmente fornita da @Brennos2 che ringrazio per la consueta disponibilità. Fase B: D 157 – R 202 1-Hirsch 169, 1991, 67 (= Spagnoli 249.a) Della coppia n. 250 (D 158-R 202) non sono riuscito a reperire foto. I due stateri attestati sono SNG V Ashmolean, senza numero di inventario e Rauch 59, 1997, 20. Per la combinazione n. 253 (D 159-R 202) ho avuto maggior fortuna in quanto gli esemplari sono reperibili con relativa facilità. Dei 6 pezzi catalogati sono riuscito a reperire le foto di 5 ess. (mancherebbe solo lo statere SNG Australia, Gale 732). Fase C : D 159 – R 202 2-CNG, Triton II, 1998, 93 (= Gorini 1975, p. 10, 7 = Spagnoli 253.a) 3-SNG DNM, Fabricius 88 (= Spagnoli 253.b) 4-CNG 419, 2018, 5 (Ex William N. Rudman Coll. ex CNG 60, 2002, 85 ex Auctiones AG 26, 1996, 28 ex Auctiones AG 3, 1973, 102= Spagnoli 253.c) 5-SNG ANS 845 (= Spagnoli 253.e) 6-Ripostiglio di Altamura. IGCH 1923, 94 (=Spagnoli 253.f) (da Guzzetta 1987) Osservando gli esemplari tuttavia noto che: a) le coppie di conii 249 e 253 non mi sembrano battute dallo stesso conio di martello (R 202). b) all’interno della coppa di conii n. 253 i coni di rovescio sono differenti (si vedano ad esempio gli esemplari nn. 2 e 3). E c’è di più. A p. 162 del citato volume si legge “Il R 202 impiegato nelle coppie di coni B 249 e C 250-252 (nika) segna l’aggancio in sequenza dalla fase B a quella C della monetazione”. Tuttavia nel catalogo R 202 non risulta impiegato nelle coppie nn. 251 e 252, battute rispettivamente da R 203 e R 204. Questo stato di incertezza, dovuto ad errori ed imprecisioni, crea non pochi problemi nel seguire il criterio adottato dall’A. nella seriazione delle emissioni, peraltro complicato dall’assenza di tavole fotografiche (attese da quasi un decennio). Qualcuno riesce a venire a capo del problema?
  23. Questa mal conservata moneta di Caulonia, che a breve passerà in asta, presenta la seguente scheda descrittiva: Mondo Greco. Bruttium Kaulonia 525-500 a.C. Nomos Ag D/ Apollo avanza verso destra a destra, cervo in piedi a destra, testa rovesciata. R/ Cervo in piedi a destra. Peso 7,7 gr Diametro 23,8 mm MB Appiccagnolo? Tralasciando la mancanza di riferimenti bibliografici e la cronologia che andrebbe senz'altro rivista, in quanto trattasi di un esemplare a doppio rilievo databile non prima del 480/70 secondo Noe e Rutter, sarei molto curioso di conoscere eventuali pareri sull' identificazione del presunto appiccicagnolo (?). https://www.deamoneta.com/auctions/view/783/90
  24. dracma

    Hirsch e Rauch

    Buonasera a tutti, vorrei chiedere se qualcuno è in possesso dei seguenti cataloghi di vendita e, in caso affermativo, se potesse gentilmente postare le foto delle monete indicate (Sibari) al fine di verificare l'identità dei conii di R/ ipotizzata dalla Spagnoli. Hirsch, 169, 1991, n. 17 Rauch, 59, 1997, n. 20 Vi ringrazio anticipatamente augurando una buona serata.
  25. Brevi note sulle monete suberate di Velia tra la fine del IV e gli inizi del III secolo a.C. Alla memoria di Giuseppe (Arthas), numismatico e caro amico, sono dedicate queste brevi note sulla monetazione di Velia che sintetizzano uno scambio di opinioni sul tema foriero, in questa come in altre occasioni di confronto, di nuovi e stimolanti apporti conoscitivi nel consueto clima conviviale che non di rado stemperava la “ponderosità” di alcune tematiche. Il contributo si inserisce in un filone di ricerca sulle monetazioni dell’Italia meridionale a cui lo studioso ha dedicato una porzione rilevante della sua produzione scientifica, sorretta da rigore metodologico e acutezza di analisi, come documentano monografie e contributi di dettaglio che hanno fornito un notevole apporto alla ricostruzione di aspetti specifici di singole monetazioni, indagate in una dimensione più ampia che dall’ambito prettamente numismatico si dilata al contesto storico e archeologico. * * * Tra la fine dell’età agatoclea e gli eventi pirrici, periodo grosso modo corrispondente ai periodi VII (305/4-293/90 a.C.), VIII (293/90-280 a.C.) e IX (290-280/75 a.C.) della classificazione Williams (The silver coinage of Velia, London 1992), la monetazione di Velia si caratterizza per un rilevante ampliamento del volume di produzione delle coniazioni argentee, fenomeno che, come ha ben evidenziato Burnett, non appare isolato in Magna Grecia, trovando riscontro nella seconda metà del IV secolo sia sul versante ionio che su quello tirrenico (Neapolis, Metaponto, Crotone, Taranto, Thurii, Heraklea; v. A. Burnett, La documentazione numismatica, in Tramonto della Magna Grecia, ACT XLIV – Taranto 2004, Taranto 2005, 162 s.). All’intensificazione del gettito monetale velino si aggiunge un netto incremento dei simboli (palma, delfino, cicala, spiga, caduceo, pentagramma, triskleles, ecc.) che si dislocano senza soluzione di continuità all’interno dei vari segmenti produttivi ricostruiti da Williams con probabile funzione di segno di controllo più che di riferimento a precise vicende storiche. Si tratta di aspetti di una certa rilevanza che segnano una cesura con il precedente assetto monetario e per i quali i fattori chiamati in causa sono molteplici: arruolamento dei mercenari - e, quindi, aumentate esigenze finanziarie in relazione alle spese di guerra e al mantenimento dell’esercito - , acquisto e/o rifornimento di merci, riscossione di tributi ma anche spese per la monumentalizzazione della città richieste da un ampio programma di riorganizzazione dell’assetto urbanistico che in questo periodo investe l’abitato, gli edifici sacri e gli spazi pubblici, le fortificazioni, ecc. Altro aspetto interessante e per certi versi complementare, ma cui è stata rivolta scarsa attenzione negli studi, è rappresentato dalla pressoché concomitante produzione di un cospicuo numero di monete suberate (o presunte tali). Molte di esse figurano già nel catalogo di Williams (contrassegnate dal segno +) ma a trent’anni dalla sua edizione (1992) il mercato antiquario ha notevolmente contribuito ad implementare la documentazione nota fornendo nuovi ed interessanti apporti. Si tratta di 16 pezzi inquadrabili – tranne per la serie 406 - all’interno di emissioni per le quali già Williams aveva rilevato un discreto numero di suberati e che quindi ampliano e confermano un quadro sostanzialmente noto. Di seguito una tabella riassuntiva (con suddivisione degli ess. in periodi, sezioni e serie secondo il catalogo di Williams e con il relativo riferimento alle tavole fotografiche, riportate in calce): Periodi Sezioni Serie Peso (in gr.) Provenienza Tav VII 69 406 6,20 RN, 4, 2013, 25 1 408 5,61 RN, 12, 2014, 37 2 71 423 6,79 Künker, 347-9, 2021, 599 3 72 440 7,34 CNG, 489, 2021, 17 4 6,76 Artemide, 24, 2021, 8 5 74 469 7,26 NAC AG, 46, 2008, 805 6 5,57 Rauch, 80, 2007, 19 7 75 489 7,39 CNG, 294, 2013, 2 8 VIII 80 539 7,15 Kölner, 115, 2021, 19 9 6,21 The NY Sale, 5, 2003, 23 10 6,98 Agora Auc., 65, 2017, 5 11 6,81 CNG, 294, 2013, 3 12 IX 82 584 5,97 Auc. GmbH, 20, 2013, 4 13 6,70 CNG, Triton XV, 2012, 1033 14 6,36 Rauch, 107, 2018, 51 15 6,51 Apollo Numismatics 16
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