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Risultati per Tag 'La Vestale due volte Augusta.'.
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Salve a tutti. :) Nel riprendere la presentazione delle vicende biografiche, accompagnate, come sempre, da un piccolo corredo numismatico, dei personaggi meno noti che si susseguirono sul trono di Roma, vorrei oggi ricordare una donna che, inconsapevolmente, segnò la definitiva rottura tra il potere politico e religioso di un Imperatore proveniente dall'Oriente e la classe dei tradizionalisti, accorti guardiani delle antiche usanze dell'Urbe. Il suo nome era Giulia Aquilia Severa e le notizie che possediamo sul suo conto sono piuttosto scarse. La sua esistenza è certa tra gli anni 220 e 222 d.C. e, come si evince dal cognomen, apparteneva alla nobile famiglia dei Severi. La sua vita, però, doveva essere dedicata totalmente al culto del focolare per eccellenza, quello di Vesta, perciò prese il voto di castità per trent'anni, entrando, così, tra le sacerdotesse vestali che curavano i propri uffici sacri all'interno di un tempio dedicato alla dea nei pressi del Foro Romano. Intorno al 220, l'Imperatore Marco Aurelio Antonino, meglio noto come Eliogabalo, originario di Emesa, scontento del suo matrimonio, divorziò dalla sua prima consorte Giulia Cornelia Paula, poichè non vi trovava nulla di granchè trasgressivo.1 Per di più, la sua predilezione per gli uomini e, in particolare per aurighi, ballerini, barbieri e liberti, era nota alla stragrande maggioranza della popolazione e lui non faceva niente per nasconderlo. Fu in Aquilia Severa che Eliogabalo trovò, almeno momentaneamente, quell'ingrediente particolarmente disinibito che rese questa relazione un vero oltraggio per la religiosità di ogni singolo romano rispettoso dei costumi tradizionali. Le Vestali, infatti, avendo formulato il voto di castità, non potevano unirsi agli uomini e, qualora fossero state colte nell'atto di infrangere la propria promessa, venivano murate vive e il loro amante ucciso all'istante. In quello stesso anno, le nozze tra la Vestale e l'Imperatore avvennero ugualmente, sicchè l'ex sacerdotessa fu elevata al rango di Augusta. Alle accuse che tacitamente gli venivano mosse, Eliogabalo rispondeva che aveva tutto il diritto di ritenere legittima quell'unione, dato che era il sommo sacerdote del dio Sole di Emesa (Elagabal), il cui culto aveva fatto trasferire a Roma, e, spesso, la divinità si incarnava in lui. Il matrimonio con Aquilia Severa era stato voluto dall'Imperatore principalmente per due motivi: 1) Rendere palese il tramonto degli antichi culti prettamente romani e realizzare una sorta di matrimonio mistico tra il passato religioso dell'Urbe (Vesta = Aquilia Severa) e quello presente di stampo nettamente orientale (Elagabal = Eliogabalo) in un ottica della stessa matrice tanto antica quanto intramontabile secondo la quale erano i sovrani ad essere i detentori e le personificazioni in terra delle rispettive divinità. 2) Esaudire quel continuo desiderio di rivalsa e di anticonformismo (forse dovuto anche alla sua giovane età), andando alla ricerca di azioni poste fuori da ogni schema costituito. Le cose, però, si complicarono in pochissimo tempo e non certo per motivi religiosi o per le proteste dei benpensanti: la nuova Augusta non aveva dato eredi ad Eliogabalo e per questo fu da lui ripudiata nel 221 d.C. per sposare, in terze nozze, Annia Faustina, una pronipote di Marco Aurelio che, tra l'altro, era già coniugata con un certo Basso, ucciso per ordine dello stesso Imperatore. Non è stato mai appurato quale sia stato il motivo preciso che indusse il regnante di Emesa ad abbandonare anche questa nuova moglie, ma si sa che nel corso dello stesso anno ritornò al fianco di Aquilia Severa che riprese nuovamente il titolo di Augusta. Eliogabalo, infatti, additava come pretesto per risposare la nobile fanciulla un insignificante cavillo legale che, a sua detta, non avrebbe reso valido il divorzio con l'ex Vestale. Aquilia Severa rimase con lui fino alla fine dei suoi giorni (222 d.C.), dopodichè il suo destino ci è completamente ignoto. 1A. Spinosa, La grande storia di Roma. Ristampa 2009.
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