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Risultati per Tag 'Il tempio di Giove Capitolino'.
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Il simbolo dell'Urbe - Parte Seconda.
Caio Ottavio ha aggiunto un nuovo link in Monete Romane Repubblicane
Salve a tutti. Continua dalla precedente. Avendo già analizzato l'emissione di Volteio per il tempio di Giove Capitolino, passiamo, ora, al secondo monetiere che durante la Repubblica si trovò, questa volta, direttamente collegato con le vicende dell'edificio sacro. Petillius Capitolinus, questo il suo nome, emise due tipologie di denari coniati intorno al 43 a.C. su cui è possibile ammirare un'altra raffigurazione del tempio. Ma chi era questo magistrato? Appartenente ad una gens di origini plebee, la Petillia, il personaggio in questione nacque probabilmente intorno al 689 di Roma e nel 711 divenne magistrato monetale. Grande amico di Orazio fin dalla sua fanciullezza (viene ricordato dal commento di Porfirione a Orazio, "Satire, IV, 94"), Petillio apparteneva a quella famiglia che si occupava da generazioni della custodia e del buon funzionamento del tempio sul Capitolino. Di qui il cognomen di Capitolino attribuito a questa gens da tempi più antichi. Il suo incarico più importante fu quello di ristrutturare la costruzione in seguito ai danni subiti dopo le guerre civili tra Cesare e Pompeo. Fu anche al centro di un processo giudiziario: Petillio, infatti, venne accusato di aver rubato un diadema aureo dalla testa della statua di Giove custodita all'interno del tempio, una corona sacra e preziosissima che non doveva essere mai rimossa. Il processo, però, fu un vero successo per il nostro Petillio: scagionato grazie all'intercessione di Giulio Cesare in persona e del futuro Augusto, egli riprese il suo incarico rimanendo impunito per il furto commesso. Il tempio di Giove, che osserviamo sui R/ di questi due denarii, si presenta a cinque o anche a sei colonne di ordine tuscanico con decorazioni tra gli intercolumni (sembrerebbero ghirlande, o più probabilmente oscilla come spiega anche il Riccio: I tintinnaboli veggonsi da catenelle sospesi dinanzi la porta del tempio, o per uso degli editui, o per rimedio contro al fascino, dipendendo la salute di Roma, come credevasi, dallo stare Capitolii immobile saxum.) A differenza del precedente, gli spazi delle celle dedicate alle tre divinità non sono evidenziati: l'incisore ha evidentemente dato più importanza alle decorazioni che presentava la facciata: nel frontone campeggia l'aquila, simbolo di Giove, ad ali spiegate, mentre in cima al timpano si erge la quadriga della medesima divinità, con ai lati acroteri a forma, secondo alcuni studiosi, di leoni rampanti. Secondo me, invece, non si tratta di leoni, bensì di cavalli, dato che presentano lo stesso collo lungo e sinuoso di quest'animale che l'accomuna, nell'iconografia, a quelli che trainano la quadriga in cima alla costruzione, peraltro appena accennata. Anche in questa rappresentazione le decorazioni abbondano sul timpano, accomunandola, per questo particolare, con la precedente. La prima tipologia di denario emessa da Petillio Capitolino: Autorità emittente: Gens Petillia. D/ Testa di Giove a destra, dietro CAPITOLINVS. R/ Tempio esastilo di Giove Capitolino; tra gli intercolumni ci sono dei tintinnabula; nel frontone, un'aquila, ai lati del timpano, acroteri a forma di protome di cavallo; in alto, la quadriga di Giove. In esergo PETILLIVS. Riferimenti: Crawford 487/1; Sydenham 1149; Babelon: Petillia 1. Riferimenti Cataloghi Lamoneta: http://numismatica-c...moneta/R-G102/1 Data: 43 a.C. Zecca: Roma. Nominale: Denario. Materiale: AR - Argento. Grado di rarità: NC. Il secondo denario che ci riguarda si caratterizza per l'aquila con ali spiegate di Giove armata di fulmini al D/. Mentre nel primo denario il tempio è reso piuttosto approssimativamente con ampi spazi lasciati all'intuizione dell'osservatore, su questo R/ la sua raffigurazione risulta più completa: sono presenti i gradini del podio che introducono al tempio, oltre che la messa in evidenza della quadriga di Giove sulla sommità e gli acroteri di forme equine che completano il timpano assieme a delle statue armate. Differisce, però, la rappresentazione del scena rappresentata nel frontone: mentre nell'esemplare precedente si nota la figura dell'aquila ad ali aperte, in questo si intravede una figura seduta in trono rivolta a sinistra o a destra che regge un lungo scettro. Probabilmente si tratta della raffigurazione di Giove vittorioso, in quanto, ai lati, sono rappresentate due figure non meglio identificate che, penso, siano due Vittorie che convergono verso la divinità centrale. Di questo denario esistono alcune varianti: si differenziano per lo stile dell'aquila, l'ordine e per la presenza o meno di due lettere (S ed F) al R/ che affiancano l'edificio sacro e della cui lettura non si è certi: per il Cavedoni possono sciogliersi in Fulgeratori o Fulminanti Sacrum o viceversa. Autorità emittente: Gens Petillia. D/ Aquila ad ali spiegate su fulmine, intorno PETILLIVS CAPITOLINVS. R/ Tempio esastilo su podio di gradini con oscilla tra gli intercolumni. Sul frontone, figura seduta al centro tra altre due ai lati; sulla sommità quadriga di Giove, con acroteri a forma di protome di cavallo e statue armate sul timpano. Ai lati S-F. Riferimenti: Crawford 487/2b; Sydenham 1151; Babelon: Petillia 3. Riferimenti Cataloghi Lamoneta: http://numismatica-c...moneta/R-G102/2 Data: 43 a.C. Zecca: Roma. Nominale: Denario. Materiale: AR - Argento. Grado di rarità: NC. Autorità emittente: Gens Petillia. D/ Aquila ad ali spiegate su fulmine, intorno PETILLIVS CAPITOLINVS. R/ Tempio esastilo su podio di gradini con oscilla tra gli intercolumni. Sul frontone, figura seduta al centro tra altre due ai lati; sulla sommità quadriga di Giove, con acroteri a forma di protome di cavallo e statue armate sul timpano. Ai lati F-S. Riferimenti: Crawford 487/2c; Sydenham 1152; Babelon: Petillia 4. Riferimenti Cataloghi Lamoneta: http://numismatica-c...moneta/R-G102/2 Data: 43 a.C. Zecca: Roma. Nominale: Denario. Materiale: AR - Argento. Grado di rarità: R. Autorità emittente: Gens Petillia. D/ Aquila ad ali spiegate su fulmine, intorno PETILLIVS CAPITOLINVS. R/ Tempio esastilo su podio di gradini con oscilla tra gli intercolumni. Sul frontone, figura seduta al centro tra altre due ai lati; sulla sommità quadriga di Giove, con acroteri a forma di protome di cavallo e statue armate sul timpano. Riferimenti: Crawford 487/2a; Sydenham 1150; Babelon: Petillia 2. Riferimenti Cataloghi Lamoneta: http://numismatica-c...moneta/R-G102/2 Data: 43 a.C. Zecca: Roma. Nominale: Denario. Materiale: AR - Argento. Grado di rarità: NC. -
Il simbolo dell'Urbe. - Parte prima.
Caio Ottavio ha aggiunto un nuovo link in Monete Romane Repubblicane
Salve a tutti. Questo piccolo topic è la prima parte di una modesta ricerca che vorrebbe analizzare a grandi linee la "storia numismatica" di uno dei luoghi di culto più grandi e sorprendenti dell'intera romanità. Il tempio di Giove sul Capitolino fu al centro di portentosi prodigi fin dall'epoca della sua fondazione, iniziata in epoca regia e culminata nel primo anno della neonata Repubblica. Il Capitolino è uno dei luoghi frequentato fin dai tempi più remoti della storia di Roma: recenti scavi archeologici (1998-2002) hanno restituito alla luce importantissime testimonianze di un insediamento risalente addirittura alla media età del Bronzo (XVII-XIV secolo a.C.). Il colle fu, quindi, abitato e scelto come luogo di culto fin da tempi lontani per motivi strategici: da esso, infatti, si poteva controllare il sottostante approdo fluviale a ridosso dell'Isola Tiberina, uno dei più importanti dell'allora centro abitato. Fu grazie a Tarquinio Prisco e ai suoi ambiziosi desideri edilizi che Roma si potè fregiare di una costruzione il cui nome è giunto fino a noi, accompagnato dalle splendide illustrazioni monetarie che seguiranno. Scavando le fondamenta per il tempio si rinvenne un cranio umano perfettamente conservato: un prodigio, sicuramente! Tutti accorsero ad ammirare l'eccezionale ritrovamento, ma nessuno seppe spiegare il perchè di quell'ottima conservazione. Qualcosa con cui, di certo, aveva a che fare il divino. Il cranio apparteneva ad un certo Olus Vulcetanus da cui prenderà il nome lo stesso colle Capitolino: ciò che oggi pronunciamo con tanta disinvoltura non è altro che la storpiatura della dicitura latina caput Olis, ovvero "la testa di Olus" in memoria proprio del suddetto fatto prodigioso. Molto probabilmente la testa di Olus non era altro che ciò che restava di una tomba antichissima, forse risalente alla prima età del Ferro e di cui oggi rimangono anche altre tracce. Non dimentichiamo che il Capitolino fu uno dei primi luoghi ad essere frequentati dagli antesignani di quelli che poi saranno chiamati Romani. La testa ritrovata fu interpretata come un auspicio della futura grandezza di Roma, vista dagli storici antichi più audaci come la promessa caput mundi. Altro evento prodigioso accorso per la costruzione del grande tempio fu lo scoppio della fornace in cui cuoceva la quadriga in terracotta di Giove, commissionata ad alcuni artisti etruschi di Veio, tra i più rinomati dell'epoca (basti ricordare il famigerato Vulca, il nome dell'unico artista etrusco a noi noto). L'opera doveva servire per decorare il frontone del tempio, ma ciò che rimane della grandiosa opera sono i resti del podio e dei muri di fondazione costituiti da imponenti blocchi di cappellaccio. La costruzione fu inaugurata il 13 settembre del 509 a.C. dal Console Orazio Pulvillo e dedicata alla triade capitolina: Giove, Giunone e Minerva. Un'associazione divina comune alle più grandi civiltà del Mediterraneo, Greci ed Etruschi. Scorcio di alcune delle fondazioni del tempio, così come si possono vedere oggi. Il complesso religioso fu sottoposto a regolari e selvagge spoliazioni, così rovinose che già nel Medioevo si era persa la sua esatta collocazione sul colle. Più volte distrutto dagli incendi e altrettante volte ricostruito, possiamo immaginare il suo aspetto originario grazie ad alcune monete emesse sia in epoca repubblicana che imperiale, oltre che da un'eccezionale rilievo di epoca antonina. Al suo interno vi trovarono posto i famosi Libri Sibillini, custoditi in una teca di marmo, poi prelevati all'epoca della prima catastrofe in età sillana. Spaccato assonometrico che illustra il posizionamento del tempio di Giove Capitolino rispetto agli edifici moderni, sul colle. L'importante luogo di culto occupava tutta l'area del cinquecentesco Palazzo Caffarelli. Rilievo da monumento onorario di M. Aurelio: sacrificio a Giove Capitolino, 176-180 d.C. Si noti sullo sfondo la suggestiva rappresentazione del tempio del Capitolino. In età repubblicana solamente due magistrati si occuparono di riportare il grandioso edificio sulle proprie emissioni. In questa sede ci occuperemo del denario di Marco Volteio, il più antico tra i due, lasciando per la prossima "puntata" il susseguente. L'iconografia che ci viene presentata sul Rovescio di questo denario è molto esemplificativa: si deve tener conto che su un tondello di appena 17-20 mm di diametro è alquanto complesso rendere i particolari in modo visibile e comprensibile. Gli incisori che raffigurarono l'edificio trattarono le decorazioni che l'impreziosivano con estrema velocità ed intuizione: che senso avrebbe avuto rappresentare delle statue che erano sotto tutti gli occhi di tutti i cittadini dato che su una moneta sarebbero diventate impossibili da riprodurre fedelmente? La stessa cosa vale per l'apparato decorativo e il numero di colonne: non comuni in tutte le emissioni perchè il disegno doveva dare semplicemente l'idea. Il denario di M. Volteio in questione: Autorità emittente: Gens Volteia. D/ Testa laureata di Giove a destra. R/ M. VOLTEI M. F. Tempio dorico tetrastilo di Giove sul Capitolino con acroteri e decorazioni sui lati. Riferimenti: Crawford 385/1; Babelon Volteia 1; Sydenham 774. Data: 78 a.C. Zecca: Roma. Nominale: Denario Materiale: AR - Argento. Grado di rarità: Comune. Come si può evincere dalla classificazione di cui sopra, il denario di Volteio è la prima attestazione numismatica del tempio di Giove Capitolino. Probabilmente l'edificio che appara su questa moneta era quello restaurato dopo l'83 a.C. quando un feroce incendio lo distrusse. La causa? Gli scontri cruenti tra Mario e Silla durante uno dei primi conflitti intestini che attanagliarono Roma in una delle sue fasi storiche più incerte e difficili. Anche se gli studiosi non sono concordi su questa tesi, il complesso templare fu ricostruito su modello del preesistente, in pieno stile tuscanico, con le quattro colonne frontali che incorniciano le tre porte delle celle del culto, una per ogni divinità della Triade. Come già detto, le decorazioni sono abbozzate e lasciate alla mente visiva dello spettatore, ma già il loro abbozzo ha permesso agli esperti di concordare sul fatto che sul timpano del tempio ci fosse una figurazione. Statua di età antonina raffigurante la Triade Capitolina. Ogni divinità possiede i suoi attributi: Giove, il più importante, al centro, con lo scettro, il fascio di fulmini e ai piedi l'aquila; Giunone, velata e diademata, con scettro, patera e ai piedi il pavone; Minerva, elmata, con ai piedi la civetta. Continua con la "parte seconda"....
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