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  1. Caio Ottavio

    Zenone, l'amico di Germanico.

    Salve a tutti. Con questa nuova discussione vorrei presentarvi un personaggio che, seppure non si può definire sicuramente di origini romane, collaborò con la più grande potenza del mondo allora conosciuto, contribuendo ad accrescere la fama e il prestigio di Germanico, le cui capacità furono presentate dalle fonti come superiori rispetto a quelle che realmente deteneva, così da descrivere anche le sue gesta, spesso non eccelse e, a volte, del tutto mediocri, come grandi atti di coraggio o dalla grande rilevanza politica e militare. Lo scenario storico-politico e la vicenda di Zenone. La storia che vide come protagonisti un diplomatico romano dalla fama indiscussa, Germanico, e un giovane sovrano di origini orientali, Zenone, si svolse in un periodo certamente non semplice sia per l'Impero Romano che per l'Oriente partico. Siamo nel 18 d.C. e la situazione politica non è certo delle migliori: i Romani volevano iniziare una graduale "romanizzazione" della Partia, loro acerrima nemica, attraverso l'incoronazione del re Vonone che era stato precedentemente educato a Roma. I Parti non accettarono un sovrano che giudicarono troppo occidentalizzato e lo scacciarono senza pensarci due volte. Al posto di Vonone, che, intanto, si era rifugiato in Siria, sul trono di Partia salì Artabano. Roma l'avrebbe riconosciuto come re? Forse, con il fallimento di Vonone, anche Roma perdeva le speranze di annientare i Parti con le buone e annettere i loro territori all'Impero in qualità di Province. Nel frattempo, anche la Commagene e una parte autonoma della Cilicia aveva perso i propri sovrani: rispettivamente, Antioco e Filopatore. A complicare la situazione orientale contribuì anche la Cappadocia, rimasta senza un re, dato che Archelao era morto nel corso di un viaggio a Roma. Tiberio, che regnava come successore del Princeps Ottaviano Augusto, non perse tempo e colse al volo l'occasione per impadronirsi del regno di quest'ultimo, soprattutto per migliorare le proprie condizioni finanziarie. Fig. 1: Particolare di una cartina che mostra alcune delle zone interessate nel testo. Il vero problema era, però, l'Armenia. I nobili di questo Paese si vedevano divisi tra l'appoggiare i Romani, da un lato, e i Parti, dall'altro. Entrambe le potenze si contendevano i suoi territori e cercavano di sottomettere pacificamente la regione, ponendo sul suo trono un sovrano fantoccio di parte che non sempre i sudditi accettavano. Inizialmente, infatti, gli Armeni avevano in mente di riconoscere come proprio signore il re parto fuggitivo, Vonone, ma avevano fatto sapere a Roma che preferivano un altro re straniero al posto di Vonone: un certo Zenone. Ma chi era costui? Zenone, il cui anno di nascita non si conosce con precisione, era il figlio del re del Ponto, Polemone, e della regina Pitidoris. Già Polemone era un sovrano fedele a Roma e a Tiberio e suo figlio era considerato come la migliore opzione per una stabile alleanza dell'Armenia con l'Impero. Germanico, che era stato inviato in queste regioni proprio per trovare una soluzione diplomatica favorevole per l'Urbe, doveva comunque intercettare molteplici risoluzioni compatibili con gli interessi della sua città e del suo Imperatore. Zenone, infatti, era un giovane educato alla maniera orientale, a differenza di Vonone, e per questo doveva essere accettato maggiormente dagli Armeni che si sentivano più vicini alle sfere culturali orientali che a quelle occidentali. Il suo celebrato amore per la caccia e per le libagioni lo resero popolare in Armenia ancora prima della sua incoronazione. Forse anche per questo motivo la richiesta di eleggere Zenone a sovrano d'Armenia venne dalla stessa popolazione armena, come abbiamo già avuto modo di accennare. Germanico, quindi, dalla Siria, partì con un piccolo contingente alla volta dell'Armenia. La Siria che si lasciava alle spalle, infatti, era una Provincia ormai pacificata dove la presenza di un distaccamento armato permanente era più d'intralcio che d'utilità. Il generale romano fu ricevuto con una calorosa accoglienza nella capitale del regno, Artashat (Artassata), dove, nello stesso anno 18 d.C., incoronò Zenone del Ponto re d'Armenia con il nome di Artaxias III. Durante la cerimonia solenne fu lo stesso Germanico a porre la tiara regale sul capo del giovane re, sottolineando come la sua nomina fosse riconosciuta, oltre che dalla popolazione locale, anche e soprattutto da Roma e dal suo Princeps Tiberio. L'incoronazione di Artaxias si svolse alla presenza di un grande consesso di popolo, simboleggiando dunque l'istituzione di un vero e proprio protettorato romano sull'Armenia che, in seguito, Germanico ebbe la cura di lasciare per non dare a vedere come Roma e il suo esercito influissero sulle questioni locali, lasciate, almeno nominalmente, nelle mani della nobiltà armena e del nuovo re. E la Partia? Poteva mai il grande polo avverso a Roma restare semplicemente a guardare? Germanico, per coprirsi le spalle, stipulò un patto con i Parti: questi avrebbero riconosciuto Artaxias III come legittimo sovrano dell'Armenia e non avrebbero avanzato pretese sul Paese. In cambio, Roma, nella persona del generale stesso, si impegnava nell'allontanare Vonone e riconoscere come unico padrone dei Parti Artabano. L'accordo fu rispettato fino a quando Artaxias rimase in vita: per sedici anni il sovrano pontico governò con saggezza l'Armenia, facendole conoscere uno dei periodi più prosperi e pacifici della sua storia sotto l'egida di Roma. Alla sua morte, nel 34 d.C., i Parti ruppero gli accordi con Roma e ritornarono ad invadere la regione, riuscendo addirittura a porre sul suo trono Arsace, figlio primogenito del re dei Parti Artabano. Ricominciava, così, per l'Armenia un nuovo periodo sotto il dominio partico. Il tondello che commemora l'evento. Tiberio non ricordò mai sulle sue emissioni monetali un evento di tale importanza: Roma, grazie alla diplomazia di Germanico, era riuscita ad assicurarsi momentaneamente l'Armenia senza spargimenti di sangue. La Partia non vi si era opposta e in seguito anche la Commagene fu ufficialmente annessa all'Impero in qualità di Provincia. Fu posta sotto il governo di un ex aiutante di Germanico, Quinto Serveo, che si aggiudicò, così, il titolo di legato pro-pretore. L'ultimo passo fu l'acquisizione della Cappadocia. Si trattava, questa, di una regione enorme, con abbondanti pascoli che nutrivano numerosi cavalli, la cui capitale, Cesarea, ospitava non solo il governatore Quinto Veranio, ma anche una zecca, operativa in modo particolare durante il regno del figlio di Germanico, che divenne Imperatore dopo la morte di Tiberio: Caio Cesare, meglio noto come Caligola. Fu, infatti, proprio Caio a commemorare l'incoronazione di Artaxias III per mano di suo padre su di un tondello d'argento emesso proprio in Cappadocia, dalla zecca di Cesarea. Alcuni studiosi ritengono altamente probabile la possibilità che il piccolo Caio, al seguito del padre in Oriente, abbia assistito di persona alla cerimonia d'incoronazione e che abbia voluto ricordarla proprio su di un nominale di zecca orientale per manifestare innanzitutto la sua pietas nei confronti del padre Germanico ed anche la sua vicinanza e la sua legittimazione politica nei confronti delle popolazioni più prossime, geograficamente e culturalmente, all'Oriente che all'Occidente. Autorità emittente: Caio Giulio Cesare Augusto Germanico, alias Caligola. D/ GERMANICVS CAESAR TI AVG F COS II. Testa nuda di Germanico a destra. R/ ARTAXIAS - GERMANICVS. Germanico, a destra, in piedi, in tenuta militare, regge nella mano sinistra una lancia verticale e pone la tiara regale sul capo di Zenone/Artaxias anch'egli in piedi e in abiti militari tradizionali, intento ad aggiustarsi il copricapo. Riferimenti bibliografici: RIC I, 59; BMC 104; RPC 3629. Zecca: Cesarea, in Cappadocia. Anno di emissione: 37-38 d.C. Nominale: Didramma. Materiale: Argento - AR. Grado di rarità: R2. Note: Piccolo punto al centro del campo del R/. Germanico viene riconosciuto come figlio, seppur adottivo, di Tiberio: Caio, nuovo Imperatore e figlio del generale/diplomatico, non tenta di oscurare i suoi legami familiari con il defunto Princeps, anzi, cerca, attraverso la moneta, di non disconoscere Tiberio in quanto suo predecessore e suo familiare acquisito. Immagine tratta dal web: ________________________ Spero di non essermi dilungato troppo e di aver portato al vostro interesse protagonisti e vicende di solito piuttosto complicate e/o non trattate con l'adeguato spirito. Grazie a tutti per l'attenzione. :)
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