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Tempio di Giove Ottimo Massimo - Aggiornamento
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IL TEMPIO DI GIOVE OTTIMO MASSIMO - NUOVE TESI ARCHITETTONICHE BASATE SU CONFRONTO NUMISMATICO Premessa. L'articolo che segue ripeterà gran parte delle informazioni contenute nei post precedenti, che risulteranno in alcune parti, a questo punto, obsoleti, in quanto contenenti dati non più aggiornati. Il Tempio di Giove Ottimo Massimo, o Giove Capitolino, o Capitolium si trovava nella Regio VIII (Forum Romanum), più precisamente sul Campidoglio; attualmente alcuni dei suoi resti possono essere visti e visitati al di sotto dei Musei Capitolini (ex Museo Nuovo di Palazzo Caffarelli), totalmente inglobati dalla struttura museale. (Fig.1 - Mappa di Roma) (Fig.2 - Posizione del Tempio in una ricostruzione del "costruito" attuale) 1. STORIA DEGLI SCAVI Già nel 1683, con la costruzione di Palazzo Caffarelli, furono rinvenute diverse strutture, fra le quali il cosiddetto Muro Romano. Nel 1875, in occasione della costruzione della Sala Ottagona, nel Giardino del Palazzo dei Conservatori, si rinvennero altre corpose fondazioni in cappellaccio e in questo contesto, Rodolfo Lanciani fu in grado di correlarle con le altre rinvenute nella vicina Ambasciata di Prussia, indicandole come un unico grande complesso appartenente al Tempio. Nel 1919, furono eseguite indagini per definire il perimetro e chiarire le misure e furono scoperte nuove parti delle fondazioni. Negli scavi del 1998-2000, si definì l’area di costruzione del Tempio; in questa occasione, si notò come le strutture moderne avessero del tutto asportato i livelli regi, repubblicani e imperiali del Tempio. Nel 2002, vennero alla luce i setti longitudinali delle fondazioni, chiarendo così, almeno a grandi linee, l’imponente grandezza del Tempio; si è scoperto anche che prima del Tempio, nel colle, erano presenti edifici abitativi e officine; sempre in questi recenti scavi vennero analizzate le fosse di fondazione, profonde circa 8 metri, all'interno delle quali non fu trovato moltissimo, se non pochi frammenti di ceramica e schegge di cappellaccio, ad indicazione del fatto che l'intera opera fu realizzata con un lavoro perfettamente coordinato e veloce. (Fig.3 - Planimetria del Tempio. In grigio scuro le aree di fondazione attualmente ritrovate) IL MURO ROMANO Il Muro Romano, è la struttura che ci consente attualmente di chiarire l'imponenza della struttura. Esso è la parte anteriore del setto longitudinale orientale delle fondazioni. Attualmente inglobato nella sua interezza all'interno dei Musei Capitolini, prende il nome dal limitrofo Giardino Romano, luogo nel quale vennero effettuati i lavori che consentirono di scoprire il muro. Archeologicamente non ha lasciato molte testimonianze, salvo un rinforzo in calcestruzzo effettuato in seguito alla prima distruzione del Tempio. (Fig.4 - Ricostruzione grafica dei resti del Muro Romano) (Fig.5 - Attuali resti del Tempio) 2. LA COSTRUZIONE DEL TEMPIO Non essendo rimasta nessuna evidenza tangibile del Tempio, ogni ritrovamento è di notevole importanza. Durante gli scavi condotti tra il 1998 e il 2000 sono stati identificati alcuni impianti riconducibili all'antico cantiere che operò nello scasso per la costruzione delle fondamenta. Al suo interno è stato possibile riconoscere zone di lavorazione metallurgica. Una volta messo in opera il cantiere, il Campidoglio, da zona abitativa, diventa zona sacra, contando anche il fatto che già da prima, sul colle, vi erano costruiti alcuni piccoli edifici sacri; il settore del Tempio, invece, era interessato da strutture abitative e di produzione. 3. STORIA DEL TEMPIO Il Tempio di Giove subì nel corso dei secoli numerosi incendi e questo ha fatto sì che venisse più volte restaurato e ricostruito. La sua storia si può tranquillamente dividere in tre fasi: la fase Regia, quella Repubblicana e l'ultima, quella Imperiale. ETA' REGIA: Come ci ricorda Livio nella sua Ab Urbe Condita, il Tempio fu pensato da Tarquinio Prisco in seguito alla sua vittoria sui Gabii e al trattato con gli Etruschi. Alla sua morte, Servio Tullio non proseguì i lavori, cosa che invece fece Tarquinio il Superbo, iniziando a tutti gli effetti la costruzione. Ci dice Florio nelle sue Epitomae I,1: A finire e inaugurare il Tempio, però, non fu l'ultimo dei Tarquini, ma Marco Orazio Pulvillo, uno dei consoli eletti nel primo anno della Repubblica. A ricordarcelo è sempre Livio, Ab Urbe Condita II, 7-8: Il Tempio fu così consacrato il 13 Settembre 509 a.C. Ovviamente, prima della costruzione, furono interrogati le divinità dei santuari presenti sul Colle. Tutte acconsentirono, meno due, Juventas e Terminus e i loro altari rimasero: l'ara del primo si trovava in corrispondenza della cella di Minerva, mentre all'altare del secondo, il quale rimase all'esterno, fu praticata un'apertura nel tetto. Florio, Epitoma de Tito Livio bellorum omnium annorum DCC, I, 7.7-8. ETA' REPUBBLICANA: il Tempio di Giove sopravvisse con sostanziale tranquillità sino all'83 a.C., quando un terribile incendio si abbatté su di esso, distruggendolo. Questo disastro fece sì che anche i Libri Sibillini bruciassero (Dionigi di Alicarnasso, Antichità Romane IV, 62, 6). Silla decise di ricostruirlo ma la in seguito alla sua morte, solo Quinto Lutazio Catulo, console nel 102 a.C. ebbe l'onore di finirlo e inaugurarlo. Ci dice Plino nella Naturalis Historia VII, 138: ETA' IMPERIALE: il Tempio mantenne la sua imponenza e bellezza sino al 69 d.C., quando le truppe di Vitellio, entrate a Roma, provocarono un grandioso incendio, che lo distrusse nuovamente. Vespasiano, una volta salito al potere si impegnò nella sua ricostruzione, finendolo nel 75 d.C. ma un nuovo incendio, scatenatosi nell'80 d.C., lo distrusse nuovamente, costringendo prima Tito e poi Domiziano ad una repentina ricostruzione, conclusasi nel 72 d.C., solamente due anni dopo l'incendio. ETA' POST IMPERIALE, MEDIEVALE E RINASCIMENTALE: in seguito alla caduta dell’Impero Romano il Tempio subirà molti furti e danneggiamenti, fino alla distruzione totale. In età Tardoantica, sia Stilicone che Genserico lo depredarono di molte delle sue decorazioni in metallo pregiato. Nel VI secolo, era però ancora annoverato da Cassiodoro come una delle meraviglie del Mondo. Nel Medioevo l’intera area divenne "selvaggia", di fatto, il nome datogli fu “Colle Caprino” e fu usata come cava di materiali, per i marmi preziosi e il cappellaccio delle fondazioni. Nell’XII sec. ancora si hanno segnalazioni riguardo al Tempio grazie a delle fonti letterarie. Nel XVI sec. inizia la costruzione di Palazzo Caffarelli, il quale progetto fu condizionato dalla presenza delle fondamenta del Tempio. Nel 1919 lo Stato Italiano acquisisce la proprietà del terreno con l’immediato progetto di riportare alla luce il Tempio. 4. LE MISURE, LO STILE E LE MODIFICHE NEL TEMPO Arriviamo adesso a parlare, finalmente, di ciò che doveva essere il Tempio, in vetta al Campidoglio. Non avendo, appunto, nessuna indicazione archeologica, a parte la grande platea di fondazione, gli unici elementi a nostra disposizione per supporre cosa doveva essere questo edificio, sono le fonti letterarie, Dionigi di Alicarnasso e Vitruvio in primis e in seguito le fonti iconografiche, monete e sculture. Come abbiamo già detto il Tempio svettava sul Campidoglio, in una posizione visibile da gran parte di Roma, cosa che lo rese famoso e lo consacrò fra gli edifici più belli del pianeta. Fin dall'inizio, la difficoltà nel dare una "forma" precisa al Tempio, ha fatto scervellare e discutere moltissimi studiosi e si sono venute a creare due fila: quelli a sostegno di una riproduzione del Tempio con misure di 54x62, sostanzialmente quadrato, come Gjerstad e Cifani e quelli a sostegno del fatto che un Tempio così grosso non poteva esistere e dunque la prima fase del Tempio, in età regia, non doveva essere altro che un complesso di edifici più piccoli che si accostavano l'un l'altro, come Castagnoli, Giuliani e Stamper. Nel 2009, Anna Mura Sommella, non convinta da questi due filoni, si interrogò sulla possibilità di aggiungere gli ultimi 12 metri di platea (mai considerati parte del Tempio) alle fondazioni, così da creare un Tempio stilisticamente "corretto", aggiungendo che le tesi precedenti, per quanto realistiche, peccassero nell"evidenza delle fondazioni ad oggi scoperte, non rendendo possibile far combaciare le mura con i filoni di fondazione. Sostanzialmente d'accordo con la tesi di Mura Sommella procederò col descrivervi il Tempio secondo la sua versione, che comunque, non risulta essere priva di dubbi e incongruenze alla luce dei fatti, dovuti ovviamente, alla mancanza di dati. Dionigi di Alicarnasso, Antichità Romane, IV, 61, 4 Dunque, secondo Dionigi, ma anche secondo altri autori, il Tempio, dopo il primo incendio, fu ricostruito esattamente come quello di età regia. C'è da considerare che Dionigi, al momento della sua descrizione, ricordava un monumento di almeno 500 anni prima. Egli ci lascia una descrizione piuttosto puntuale, dicendoci che: Cade subito all'occhio, come lo stesso Dionigi abbia sbagliato nel redarre le misure, visto che misurando i lati lunghi (200 piedi) e i lati corti (185 piedi) si avrebbe un totale di 770 piedi. Mura Sommella ci ricorda come Dionigi, al tempo della descrizione non misurasse le fondamenta, ma bensì l'alzato, che come si conviene, doveva essere di gran lunga inferiore alla misura di quest'ultime. Seguendo questi ragionamenti, coadiuvata dall'architetto Foglia, Mura Sommella ha fissato le misure del perimetro a 230x170 piedi, tenendo conto delle riduzioni dimensionali fra le fondazioni e l'alzato di altri templi e anche del fatto che la platea di fondazione sia larga solamente 182 piedi, addirittura inferiore alla misura che ci da inizialmente Dionigi. Avremmo così 3 perimetri, il primo, che misura l'intera platea di 866 piedi, il secondo, relativo alla base del podio di 800 piedi e il terzo, relativo all'altezza del piano di spiccato delle colonne di 770 piedi. (Fig.6 -7 - A sinistra l'attuale proposta di planimetria voluta da Mura Sommella; a destra la vecchia planimetria) Ciò che si nota nella ricostruzione di Mura Sommella, diversamente da come fu rappresentato in precedenza, è l'andamento delle colonne. Mentre attualmente il Tempio è considerato periptero, in precedenza, fu dichiarato come periptero sine postico, ossia senza il colonnato nella parte posteriore. L'Autrice, spiega questo riferendosi sempre all'aggiunta degli ultimi 12 metri di platea, in precedenza non considerati facenti parte del Tempio. Ci spiega come Dionigi di Alicarnasso, quale greco puro, avrebbe dovuto stupirsi di fronte ad un tempio che esulava dai canoni greci, senza il colonnato posteriore, si pensa, quindi, che il dato sia sottinteso. A rafforzare questa tesi, leggendo con più precisione Dionigi, notiamo che egli nel riferirsi al colonnato si esprime con la parola περιλαμβάνω, che significa "circondare". Vitruvio, inoltre, nel suo De Architectura, non lo include nella tipologia di tempio periptero sine postico. Altro aspetto che si nota è la scalinata che circonda completamente il Tempio. Oltre alla solita spiegazione della platea considerata interamente, sempre Dionigi, ci aiuta con un termine, quando descrive il podio: “δ’ επί κρηπίδος νψηλής”, dove la parola “κρηπίς”, nell’architettura templare greca, indica il sistema di gradini che ricopre l’intero Tempio – Dion. Hal. IV, 61, 3. Per quanto riguarda la struttura, Vitruvio, nel De Architectura III, 3,5, ci dice: Vitruvio, quindi, lo inserisce tra i templi aerostili, ossia quella tipologia di Tempio con l'intercolumnio molto ampio, caratteristica che non consentiva l'uso di architravi in pietra, bensì, di legno. Il nostro, infatti, misura un intercolumnio centrale di 12,5 metri, mentre quelli laterali di 8 metri.- 11 commenti
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Salve a tutti. Seguendo il vostro consiglio, mi appresto a postarvi una piccola ricerca sul Tempio di Giove Capitolino a Roma. Era uno dei più grandi templi romani, edificato sul Campidoglio al tempo dei Re, iniziato da Tarquinio Prisco fu completato da Tarquinio il Superbo. La sua inaugurazione avvenne il 13 Settembre del 509 a.C. ad opera di uno dei primi consoli repubblicani Marco Orazio Pulvillo. Il Tempio era dedicato alla triade capitolina, Giove, Giunone e Minerva e fu il centro di culto per molte generazioni, davanti a esso, infatti, si concludevano le cerimonie trionfali, vi si svolgevano le assemblee solenni del Senato e i sacrifici augurali per i nuovi consoli. Al suo interno vi erano collocati, in una teca di marmo, anche i Libri Sibillini, nove libri nei quali erano scritti i fati di Roma. Si crede che il Tempio fu edificato in contrapposizione di quello di Iuppiter Latiaris sul Monte Albano spostando così il centro religioso latino a Roma. Durante la sua esistenza il Tempio subì molte catastrofi, fra le quali numerosi incendi, il primo di questi avvenne nell'83 a.C. che si portò via anche i preziosi Libri Sibillini. Fu Lucio Cornelio Silla che volle la sua ricostruzione, che terminò nel 69 a.C. conservandone la pianta e le caratteristiche estetiche. I successivi restauri avvennero con Augusto, fino al 69 d.C. quando fu distrutto da un incendio sotto Vespasiano che lo ricostruì, e terminò nel 75d.C.. Sfortunatamente la nuova struttura non ebbe vita lunga, infatti, nell'80, soltanto 5 anni dopo venne di nuovo distrutto dalle fiamme e Tito, in carica quell'anno, decise di procedere alla sua ricostruzione, completata però sotto Domiziano. Da qui in poi il Tempio rimarrà intatto fino al IV sec., inseguito fu abbandonato a se stesso decadendo rovinosamente. Passando adesso alla sua struttura, sappiamo che il Tempio aveva dimensioni veramente grandi, 53x62 con una superficie di 15.000 m2c.ca. Era rivolto verso Sud-Est. Era esastilo, periptero su 3 lati, infatti il lato posteriore aveva un lungo muro (sine postico) e sorgeva su di un podio accessibile tramite una scalinata. Aveva un pronao formato da 3 file di 6 colonne tuscaniche in tufo, mentre l'altra metà del Tempio vedeva una cella tripartita nel quale figuravano al centro, la statua di Zeus, alla sua sinistra Minerva e a destra Giunone. Di seguito una pianta e un prospetto: Ma parliamo adesso dei suoi confronti con la Numismatica. Cercando e ricercando, ho trovato come prima attestazione del Tempio su di un Denario repubblicano della Gens Volteia del 78 a.C. con al D/ Giove e al R/ il Tempio con sotto "M∙VOLTEI∙M∙F". RRC 385/1: Ora, come possiamo vedere l'aspetto è molto diverso da come l'ho descritto poco fa, da questo si presume che il Tempio in principio avesse un impianto tetrastilo. Sulle 3 celle non sembrano esserci dubbi, in quanto si distinguono abbastanza bene 3 porte chiuse. Il frontone ha una specie di "piovra", forse un fulmine e il tetto è ricoperto da decorazioni verticali. Sul fastigio possiamo vedere una sorta di tridente. Le decorazioni sono molto probabilmente approssimate, perchè sappiamo che in vetta al tempio doveva esserci una quadriga con Giove, prima fittile e poi dal 296 a.C. in bronzo. Sappiamo anche che nel 142 a.C. il tetto fu ricoperto da lastre di bronzo e probabilmente nella moneta è rappresentato l'effetto ottico che doveva dare il riflesso di esso al sole. Un'altra moneta rappresentante il Tempio è sempre un Denario di Petillio Capitolino, del 43 a.C. con al D/ Giove con la scritta "CAPITOLINVS" e al R/ il Tempio con sotto "PETILLIVS". Crawford 487/1. Il Tempio è adesso rappresentato come esastilo ed è dunque ragionevole supporre che il Tempio figurato nella moneta precedente non fosse altro che una rievocazione della "vecchia forma" visto che non abbiamo notizie tra il 78 e il 43 a.C. che ci facciano supporre ad un corposo restauro; o meglio, come già detto sappiamo che nel 69 a.C. Silla concluse la ricostruzione, ma sappiamo anche che lo ripropose tale e quale al precedente (che doveva essere a questo punto già esastilo). Le decorazioni del tetto sono le medesime, possiamo intravedere delle forme aquiline agli acroteri e probabilmente una stilizzazione della quadriga sul fastigio. Nel frontone un'altra rappresentazione schematica di quelle che dovevano essere importanti decorazioni, probabilmente Giove al centro con ai lati dei cavalli. Nei 3 intercolunni centrali si intravedono delle perlinature verticali, molto probabilmente anch'esse schematizzazioni delle 3 statue visto anche il basso livello di dettaglio della moneta al rovescio, ma possibile è anche che siano stati ornamenti. Tra l'altro c'è da dire che adesso la statua di Giove ricostruita da Apollonio, era in marmo, crisoelefantina, probabilmente in copia a quella di Zeus a Olimpia. Sempre dei soliti anni, 43-42 a.C., e riferita alla solita GensPetillia, è la moneta seguente, un Denario con al D/ un'aquila con sopra "PETILLIVS" e sotto "CAPITOLINVS" e al R/ il Tempio di Giove con "S F" ai lati, RRC 487/2: Pur essendo una moneta contemporanea alla precedente il disegno sembrerebbe migliore, più dettagliato, si riconoscono i capitelli, lo stilobate e la gradinata. Le decorazioni frontonali sono le medesime lasciando intravedere più figure antropomorfe che in precedenza. Negli intercolunni centrali ancora 3 perlinature verticali che a questo punto si potrebbero identificare come ornamenti, somigliano molto ai nostri sonagli scacciaspiriti. Con più fantasia potrebbero anche essere le chiusure delle porte (che nella moneta di Volteio sono perlinate) viste in prospettiva, ossia più corte, ma questa idea è molto fantasiosa. L'ipotesi degli ornamenti resta la più valida. Finita la monetazione repubblicana andiamo in quella imperiale,con i tre Imperatori che hanno dato di più al Tempio, ossia i Flavi, che come abbiamo detto prima hanno ricostruito il Tempio per ben 2 volte. Iniziamo con la moneta di Vespasiano, un sesterzio del 75 d.C. con al D/ IMP CAES VESPASIAN AVG P M TR P PP COS VII, testa laureata a destra e al R/ Il Tempio di Giove con sotto "S∙C" Un'altra storia, il Tempio è adesso perfettamente rappresentato, gradinata, colonne scanalate, capitelli corinzi, fregio (in precedenza assente)e sopratutto decorazioni frontonali e del tetto. Ma andiamo con ordine: sul tetto adesso si possono distinguere ondulature, forse pseudo tegole, adesso in bronzo dorato, statue antropomorfe e probabilmente ancora aquile (oppure sfingi) agli acroteri. Nel frontone ora il dettaglio è magnifico, probabilmente riprodotti al centro sono ancora gli Dei capitolini, Giove, Minerva e Giunone con ai lati probabili scene di battaglia. Negli intercolunni adesso non si può fare a meno di notare che fanno la loro comparsa le statue degli Dei, che come abbiamo detto a partire da sinistra sono, Giunone con peplo, Giove a torso nudo (si vedono persino gli addominali) con in mano un'asta e Minerva, sempre di peplo vestita. Singolare è la statua alla sinistra del Tempio. Successivamente abbiamo detto che nell'80 il Tempio fu distrutto e a commemorare la sua ricostruzione ci pensarono per ultimi Tito e Domiziano. Il primo, che non vide la fine dei lavori (morì nell'81 d.C.) lo commemora con un: al D/ IMP TITVS CAES. VESPASIANAVG P M, testa laureata a destra e al R/ CAPIT RESTIT, con il Tempio. Ed ecco un gran problema, il Tempio si presenta di nuovo tetrastilo, diverso però da quello della Gens Volteia. Partendo dal basso vediamo la gradinata, le colonne con capitello dorico, le statue degli Dei (ugualmente rappresentate come nel Vespasiano), l'architrave e il frontone decorato in maniera approssimativa. Sul tetto, delle figure agli acroteri e la quadriga in vetta. Ora, l'idea che mi sono fatto è quella che con questa moneta si volesse commemorare gli antichi fasti del Tempio, oltre ovviamente alla recente ricostruzione, infatti, ci sono tutti gli elementi che riconducono ai tempi arcaici. Le porte del Tempio sono aperte in conseguenza, forse, della maggiore voglia di onorare gli Dei. Sulla scia di quella di Tito anche Domiziano, che completò la ricostruzione, commemorò l'evento con una Tetradracma per Efeso. Al D/ IMP CAESAR DOMITIANVS AVG, testa laureata a destra e al R/ CAPIT RESTIT, Tempio di Giove dell'82 d.C. Anche qua il tempio è quello descritto nella moneta di Tito, tetrastilo, con colonne doriche, architrave e frontone poco decorato. Sul tetto figure a cavallo ai lati e quadriga al centro. Si definisce adesso in maniera più il disegno del frontone, ossia due figure in ginocchio intorno ad una specie di altare con un sole sopra di esso. Le statue sono uguali, scettro nella mano sinistra, Minerva e Giunone in piedi e Giove a sedere. Vedendo questa moneta, con gli scettri "perlinati", ho pensato che potessero essere questi ad essere rappresentati nelle prime monete ma sembrerebbe troppo strano non aver inserito anche parte delle statue (presupponendo che fossero coperte dalle colonne e visibili solo quest'ultimi).
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