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"LE MONETE" dal collezionismo ai musei alla Scienza, dal Rinascimento ai Borboni, all'oggi
ferdinandoII ha aggiunto un nuovo link in Eventi culturali
Evento gratuito aperto al pubblico-
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Ciao a tutti. Sono un italo-americano e non parlo un sacco di italiani, così mi perdoni. Ho ho rintracciato la mia genealogia alla nobile famiglia dei de ' Medici a Martirano. ma poiché il mio accesso ai record è limitato, sono solo andato finora come la fine del XVIII secolo. La mia domanda è, sono i De ' Medici o Martirano della stessa famiglia famosa Rinascimento da Firenze? Io sono sceso da Francesco De ' Medici e Raffaela De Gattis di Martirano. qualsiasi aiuto sarebbe molto apprezzato.
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Non so quanto sia credibile la teoria che verrà esposta, ma mi sembra interessante o al meno curiosa: La collezione Tolone è custodita nella casa di Girifalco del professore Salvatore Tolone Azzariti, insegnante di economia a Oxford. Girifalco si trova al centro della provincia di Catanzaro, il punto più stretto della penisola italiana, la regione che per prima fu chiamata "Italia" in onore al famoso re Italo. Secondo il mito greco, la nascita del regno di Italo avrebbe preceduto la guerra di Troia di sedici generazioni, collocandosi più o meno nel 1550 a.C. La data in questione è compatibile con l'ipotesi di un nobile hyksos, fuggito dall'Egitto durante la riconquista del faraone Kamose. Tucidide si riferiva all'attuale provincia di Catanzaro affermando che "quella regione fu chiamata Italia da Italo", un nome che solo in seguito venne esteso a tutta la penisola. Leggiamo in Aristotele: "Divenne re dell'Enotria un certo Italo, dal quale si sarebbero chiamati, cambiando nome, Itali invece che Enotri. Dicono anche che questo Italo abbia trasformato gli Enotri, da nomadi che erano, in agricoltori e che abbia anche dato a essi altre leggi, e per primo istituito i sissizi". Secondo Strabone la capitale del regno enotrio fu Pandosia Bruzia, la città fondata da Italo che corrisponde probabilmente all'odierna Acri. Nel gennaio 1972 una disastrosa perturbazione atmosferica colpì la zona di Girifalco per diverse giornate. L'avvocato Mario Tolone Azzariti (padre di Salvatore) fu incaricato di eseguire un sopralluogo tecnico nelle zone interessate dalle piogge torrenziali: durante un'ispezione, oltre ai danni causati dal maltempo, notò la presenza di una fenditura di quasi 6 metri nella roccia, da cui emergeva una voluminosa pietra ricoperta dal fango. Si trattava di un volto dai tratti stralunati, le cui sembianze non avevano nessun legame con il mondo della Magna Grecia. Da allora fino ai primi Novanta Mario Tolone esplorò crepacci e cavità nelle pareti scoscese, scavando ancora al di sotto dei costoni per esaminare il materiale franato nei millenni. In più di vent'anni furono recuperate oltre 800 statuette e tavolette in pietra o terracotta di pregevole fattura, cosparse di iscrizioni in lingua iberica. Ufficialmente gli esemplari più antichi di scrittura iberica sono stati riconosciuti da Harald Haarmann del Research Centre on Multilingualism di Bruxelles: si tratta di incisioni risalenti fino al 6000 a.C., impresse in vasi destinati al culto, figurine e oggetti rituali della cultura di Vinca (Balcani). Inizialmente la scrittura iberica era destinata all'espressione della lingua proto-basca dei Cro-Magnon, ma senza soluzione di continuità si è evoluta nei caratteri euboici, fenici, venetici ed etruschi, arrivando alle soglie dell'impero romano. E' pertanto difficile ricavare l'età dei reperti sulla base dei soli caratteri. D'altro canto, Salvatore Tolone è convinto che i suoi reperti appartengano al popolo dei Feaci (phaiakes, da phalkones, "falchi") e che pertanto debbano considerarsi relativamente recenti (dall'VIII al XVI secolo a.C.). A sostegno della sua ipotesi, Tolone fornisce numerose coincidenze toponomastiche, prima di tutto lo stesso nome Girifalco che deriva da "kurios-phalkos", ovvero il "Signore-falco" o il "Dio-falco". Omero scrisse che i Feaci erano i marinai più esperti dei tempi antichi. Disse che le loro imbarcazioni non avevano bisogno né di timone né di timonieri, che avevano intelletto e conoscevano le intenzioni degli uomini che portavano. Conoscevano le rotte verso città e campagne e navigavano rapidissime sulle onde, coperte dalla nebbia senza il timore di spezzarsi o di affondare. Ma i Feaci non primeggiavano soltanto nelle arti nautiche. Omero li descrisse come esperti e sapienti in tutte le arti e le istituzioni civili: ci parla di soglie di bronzo, pareti splendenti di rame con fregi in metallo ceruleo, stipiti d'argento, anelli d'oro alle porte, immagini di cani d'oro e d'argento sugli ingressi. Erano appassionati amatori dei balli, della musica, dei banchetti festosi, dei bagni tiepidi e del "mutar vesti". I loro orti erano pieni di frutti mai visti dal sapore dolce e le Feacesi erano senza eguali nel mestiere della tessitura. I Feaci erano originari dell'isola di Ogigia e il sangue nelle loro vene era lo stesso dei Ciclopi (i Siculi). Dato che i Siculi figurano tra i Popoli del mare, ne consegue che anche i Feaci appartenevano allo stesso ceppo. La parentela non fu però sufficiente a garantire la pace tra i vicini, perché proprio i contrasti con i Siculi costrinsero i Feaci ad abbandonare la loro terra, trasferendosi in toto nella nuova patria di Corcira (Corfù). A far loro da guida c'era Nausitoo, il figlio di quella ninfa Calipso che trattenne Ulisse a Ogigia per dieci anni. I reperti di Tolone appartenevano senz'altro a una cultura guerriera, com'è evidente dai rilievi di spade e scudi presenti sulle urne cinerarie. Può anche darsi che il popolo dei Feaci fosse costituito da sovrani hyksos che governavano un popolo autoctono, probabilmente gli Enotri. MISTERO DEL SAURO DI GIRIFALCO 1971. Girifalco, paesino collinare della Calabria a metà tra Jonio e Tirreno, una incredibile alluvione dovuta a più di 20 ore di pioggia ininterrotta e copiosa, provoca forti smottamenti nei terreni limitrofi al centro abitato. Cessato il diluvio, l'avvocato Mario Tolone Azzariti, per conto di alcuni proprietari terrieri, viene incaricato dei sopralluoghi per la stima dei danni ai terreni. Nel corso di queste visite, nella zona di Caria, dove si sono verificate grandi frane, e si sono create ampie fratture nel terreno, il nostro avvocato rinviene una testa di terracotta antropomorfa che reca alcune iscrizioni incise in caratteri indecifrabili. Tolone Azzariti, ha una solida cultura classica sviluppatasi in anni di studio nelle biblioteche storiche e nel Museo archeologico Nazionale di Napoli, ma non ha mai visto oggetti di tale fattura, non sono di epoca magna-greca, ma neppure fenici o romani...Fortemente incuriosito dal misterioso oggetto, allarga il raggio della ricerca a tutte le aree del circondario, a caccia di altri reperti, poichè se di una nuova civiltà vera e propria si tratta, ci devono essere molti altri segni di presenza.Per i successivi 20 anni, l'avvocato Mario Tolone non avrà pace, dedicherà tutto il suo tempo libero e molte risorse economiche, allo scavo ed alla ricerca di altri reperti di questo antico popolo italiota. La ricerca si rivela fruttuosa, i ritrovamenti sono copiosi, alcune centinaia addirittura, quella frana ha fatto riemergere dal passato una civiltà sconosciuta del nostro passato, ciottoli incisi con strani caratteri (petroglifi), splendide sculture in pietra calcarea rappresentanti donne con pettinature raffinatissime, e con incisioni rappresentanti il culto del sole, ed il culto dell'albero, una splendida statua di pietra calcarea rappresentante una donna che è trascinata da un enorme toro che volge la testa all' indietro molto simile a quello presente sulle monete dell'antica Sibari. E poi ancora, statue di terracotta con uomini a cavallo, stele di terracotta con strani simboli religiosi,con rappresentazioni del culto del sole, una sfinge di terracotta di fattura particolarissima, bassorilievi di terracotta rappresentanti uomini con in risalto grandi attributi fallici, simbolo evidente di primordiale fertilità, e poi ancora meridiane solari,dischi con incisioni di particolari caratteri e simboli rappresentanti animali, come il cervo ed il serpente. Ed ancora molte statue femminili di pietra e terracotta rappresentanti antiche divinità, con particolari incisioni simboliche. Ed ancora, armi, quali punte di lancia in pietra, asce e punteruoli per la scultura della pietra, anch'esse recanti incisioni indecifrate, alcune armi non sono di pietra del luogo ma sono in ossidiana, proveniente falle isole Eolie, una in particolare è bellissima, ed ha la parte alta a coppa per un manico ad incastro molto simile a quella di Oetzi, la mummia del Similhaun, dell' età del rame. E poi urne cinerarie di pietra e di terracotta, e molti scheletri umani, addirittura un ossario con tonnellate di ossa...Di questo immenso tesoro l'avvocato Tolone informò prontamente la soprintendenza archeologica della Calabria, sin dalla prima fase di scavo, per ottenere aiuti nella ricerca e sopratutto ausilio nella decifrazione e datazione dei reperti. Ma la soprintendenza, nonostante abbia nel tempo effettuato numerose ispezioni , si è sempre astenuta da pareri ufficiali per quanto riguarda le datazioni, non fornendo così alcun sostegno, afferma l'avvocato Tolone, né economico né di ausilio agli studi per la ricerca storica sui reperti. Ma veniamo al pezzo forte della collezione dell'avvocato Tolone, quello su cui si puntano tutti gli interrogativi degli studiosi, e per cui il collezionista è stato addirittura tacciato di falso, si tratta di una statua di terracotta di circa 18 cm di lunghezza raffigurante uno strano sauro con delle placche sulla schiena, le placche sono triangolari, e scorrono lungo il dorso sino alla coda, la vista dall' alto dell'oggetto rivela una strana piegatura delle placche, come se l'animale fosse stato raffigurato in movimento sul terreno...Le zampe sono grosse e goffe, come di un animale di grande stazza, e non simili a quelle di una lucertola o di altro sauro moderno, come il tritone crestato o altri tipi di salamandra cui la scultura è stata accostata. Non esiste alcun tipo di salamandra o sauro tipo iguana tra le specie attualmente conosciute , che abbia delle placche simili, ed allora basta prendere un qualunque manuale di paleontologia e ci si rende conto che l'animale raffigurato nella scultura appartiene alla specie degli stegosauri, una specie di dinosauri con le placche che gli scienziati affermano essersi estinta circa 65 milioni di anni fa... Sauro di Girifalco Non è possibile affermano i paleontologi, non può essere affermano gli storici, ma intanto la scultura esiste e l'avvocato Tolone afferma di averla trovata nelle terre di Caria insieme a centinaia di altri reperti di età antica, di una civiltà pre-greca della Calabria, cioè di almeno 3000 anni fa...La statua è stata inoltre ritrovata in due frammenti e poi ricomposta con un po' di adesivo.Inoltre è presente nella collezione un' altra raffigurazione dello strano sauro in bassorilievo su lastra di marmo grezzo, con le stesse identiche caratteristiche fisiche, e nella stessa teca c'è anche un grande osso fossile di un animale sconosciuto, ed una mandibola con grandi denti, anch'essa fossile...Se la statua di terracotta rappresentante il terribile sauro fosse un falso, non dovrebbe essere affatto difficile provarlo sottoponendola a datazione radiocarbonio 14, afferma l'avvocato Tolone, ma se il reperto è autentico ed antico almeno di qualche migliaio di anni, saremmo di fronte ad uno dei più incredibili enigmi dell' archeologia mondiale. Scultura di donna con raffinata pettinatura con scritta incisa sul basamento.
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Calabria, in una nicchia sulla strada del bosco trovati frammenti d’ossa e due vasi bizantini. Una misteriosa necropoli? Con grande soddisfazione, l’Archeoclub Toco Carìa di Girifalco, ha annunciato, nelle scorse ore, un interessante ritrovamento archeologico sul territorio comunale. Osservando la scarpata di un tratto di strada nei pressi del bosco, i volontari hanno notato una nicchia strana, scavata nella roccia. L’hanno raggiunta e hanno notato frammenti d’ossa e, poco più in là… Girifalco è un comune di 5 761 abitanti della provincia di Catanzaro, in Calabria. L’odierno centro abitato di origini greco-bizantine sorge su antichissimi insediamenti neolitici. Adagiato ai piedi del Monte Covello, si trova esattamente al centro dell’istmo di Catanzaro, il punto più stretto della penisola italiana. E’ uno splendido paese di collina. Il municipio è a 456 metri sul livello del mare. E’ attorniato da rilievi più alti – che lambiscono i 900 metri – e da boschi. E’ proprio su una strada che si infila nel bosco Valentino che è avvenuto il ritrovamento. Sulla strada, sbriciolati, alcuni frammenti di ceramica. Forse la pioggia ha smosso il terreno impervio della scarpata che si affaccia sulla carreggiata. “In queste ore è in corso il sopralluogo della sovrintendenza di Roccelletta, intervenuta tempestivamente unitamente alle forze dell’ordine, grazie alla segnalazione effettuata dai nostri volontari Archeoclub. -spiegava il gruppo nelle scorse ore- Dai primi rilievi sono emerse due antiche anfore dalla straordinaria bellezza. La posizione, insieme a diversi altri indizi, potrebbe far pensare ad un complesso tombale importante. Attendiamo ulteriori verifiche per poter stimare una datazione precisa anche se dai primi rilievi, i primi reperti ritrovati risalirebbero all’epoca bizantina”. Spiega la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Catanzaro e Crotone, diretta da Stefania Argenti: “Il luogo del rinvenimento è situato lungo la viabilità secondaria che si dirama dalla SP59, alle pendici orientali del Bosco Valentino, al limite con il comune di Amaroni. In particolare, in corrispondenza della sezione della strada, intaccata da recenti lavori di rettifica della carreggiata, sono stati individuati resti fittili e frammenti di ossa umane. L’intervento di recupero, diretto dal funzionario archeologo della Soprintendenza, Alfredo Ruga, è stato eseguito dal collaboratore archeologo Eugenio Donato con l’apporto dell’archeoclub locale, e con l’assistenza di personale della stazione dei Carabinieri di Girifalco”. “Una preliminare pulizia della parete esposta ha permesso di accertare che i resti oggetto della segnalazione sono parte del corredo di una tomba tagliata nel substrato roccioso, della quale si conservano i lati nord-est e sud-ovest. – prosegue la Soprintendenza – Lo scavo approntato per il recupero ha permesso di recuperare due brocche di ceramica acroma, di cui una ancora integra, situate sul lato meridionale della tomba. I vasi sono elementi di corredo caratteristici delle sepolture bizantine (VI-VII secolo d.C.) e trovano confronto nell’ampia casistica delle necropoli altomedievali della Calabria e più in generale dell’Italia meridionale. Verosimilmente la tomba è parte di una necropoli legata alla presenza di un villaggio che doveva trovarsi non lontano dall’area del rinvenimento, la cui esistenza trova riscontro nelle conoscenze archeologiche del territorio di Girifalco, già noto per rinvenimenti di analoga cronologia. Pertanto, il ritrovamento è importante perché aggiunge un altro tassello sull’occupazione capillare del territorio dell’attuale Girifalco nell’alto medioevo, con insediamenti diffusi anche di poche unità familiari con piccoli luoghi di culto di riferimento intorno a cui si sviluppavano i cimiteri”. La Girifalco sorta in epoca bizantina deriva da due antichi insediamenti lungo il torrente Caria (che prende il nome dall’omonima valle) e dei quali non si conoscono, ad oggi, dimensioni e natura e che vennero abbandonati in seguito a qualche evento causando l’esodo degli abitanti i quali fondarono l’antica Girifarcum Castellum su una rupe chiamata Pietra dei Monaci. L’esistenza di quegli antichi insediamenti è stata confermata dai numerosi ritrovamenti nelle contrade Caria e Toco e sotto la rupe in contrada San Vincenzo, dove è stata ritrovata un’ulteriore necropoli con sei tombe a camera risalenti al VI o VII secolo D.C. dove all’interno di una di esse è stata ritrovata una sorta di Menorah ebraica a cinque punte e in altre erano sepolte delle genti di alto rango, forse patrizi o dei magister. https://www.stilearte.it/calabria-in-una-nicchia-sulla-strada-del-bosco-trovati-frammenti-dossa-e-due-vasi-bizantini-una-misteriosa-necropoli/
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La Grotta del Romito: un tesoro dell’arte e della cultura paleolitica in Calabria Il Bos Primigenius La Grotta del Romito è un sito archeologico di grande importanza per lo studio del Paleolitico superiore in Italia e in Europa. Si trova nel comune di Papasidero, in provincia di Cosenza, nel cuore del Parco Nazionale del Pollino. La grotta deve il suo nome al fatto che era usata come rifugio da un eremita nel XVIII secolo. La grotta fu scoperta nel 1961 e fu oggetto di scavi da parte dell’archeologo Paolo Graziosi e dei suoi collaboratori fino al 1968. Dal 2000 le ricerche sono riprese sotto la direzione dell’archeologo Fabio Martini, dell’Università di Firenze. La grotta presenta una stratigrafia di circa 7-8 metri di spessore, che documenta la presenza umana dal 23.000 al 10.000 anni fa. Gli strati più antichi risalgono all’Epigravettiano antico e medio, mentre quelli più recenti all’Epigravettiano finale e al Mesolitico. All’esterno della grotta si trovano alcune incisioni rupestri, tra le quali spicca il graffito di un bovide (Bos primigenius), datato a circa 12.000 anni fa. Si tratta di una delle più antiche testimonianze dell’arte preistorica in Italia e una delle più importanti a livello europeo. Il graffito rappresenta un toro selvatico con le corna rivolte all’indietro e il corpo stilizzato. Il toro era probabilmente un animale sacro per le popolazioni paleolitiche, simbolo di vita e fertilità. Grotta del Romito ( foto grottaromito.it) La grotta del Romito è oggi visitabile grazie all’intervento dell’Università di Firenze in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica della Calabria, il Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria ed il comune di Papasidero. Sul posto sono stati realizzati interventi per garantire l’accesso alla grotta (passerelle, impianti di illuminazione) e la fruizione integrata del sito archeologico (visite guidate, brochure, materiali didattici per bambini). https://www.calabriadirettanews.com/2023/05/10/la-grotta-del-romito-un-tesoro-dellarte-e-della-cultura-paleolitica-in-calabria/ La Grotta e il Riparo del Romito, in comune di Papasidero (Cosenza), costituiscono uno dei più importanti giacimenti dell’Italia meridionale risalenti al tardo Pleistocene. La loro rilevanza nell’ambito delle documentazioni preistoriche è legata all’imponenza della stratigrafia, all’importanza delle evidenze archeologiche e alle potenzialità di informazioni per la ricostruzione dell’ambiente e delle attività delle comunità di Homo sapiens che abitarono il sito alla fine del Paleolitico, nel Mesolitico e nel Neolitico. La grotta e il riparo appaiono oggi come due ambienti quasi distinti, a causa di una chiusura artificiale con un muro risalente all’epoca in cui la caverna fu utilizzata come romitorio. Al momento della frequentazione paleolitica i due ambienti costituivano un unico ampio spazio di abitazione. La grotta è localizzata all’interno di uno stretto canyon che offriva protezione e riparo. Nei pressi scorre l’attuale fiume Lao, attivo durante la presenza paleolitica e utilizzato come via di comunicazione e anche per risorse alimentari e litiche. https://www.grottaromito.com/it/la-grotta-del-romito/il-sito/la-grotta-e-il-riparo
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Buongiorno a tutti. Sapreste darmi una vostra interpretazione di questa stella a 8 punte in bronzo? Dimensioni: da punta a punta 6 cm. Diametro foro circolare: 1,5 Grazie mille. FL
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Trovati “pizzini” d’oro e un “biberon” in una tomba calabrese del IV secolo a.C. Ora si lavora col microscopio Al Parco archeologico di Sibari reperti d’oro del IV secolo a. C. e i lavori di recupero saranno aperti al pubblico. Lo comunica la Direzione regionale Musei Calabria . “Mnemosyne. La memoria e la salvezza” è un progetto particolare ed unico che assegna alla Calabria un primato in Italia. “Al di fuori delle mura di Thurii, in Calabria, presso Sibari, colonia greca del V sec. a. C. si trovavano le città dei morti. – spiega la direzione regionale dei musei calabresi – Le necropoli furono rintracciate sul terreno sin dalle esplorazioni della fine dell’800. A quei tempi nelle località chiamata Favella della Corte si scavarono i “Timponi”, tumuli che coprivano sepolture monumentali riservate ai cittadini più illustri e ricchi di Thurii. Il “timpone grande” e il “timpone piccolo” hanno restituito alcune laminette d’oro iscritte conservate al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Le lamine sono fogli d’oro di pochi centimetri su cui sono riportate le istruzioni per il viaggio del defunto nell’aldilà. L’anima doveva intraprendere un preciso cammino, evitare certi sentieri e percorrerne altri per raggiungere la beatitudine”. Nell’area di Favella della Corte oltre ai “timponi” si trovano anche delle semplici tombe. Tombe a fossa, a cassa e “tombe a cappuccina” con coperture a doppio spiovente di tegole. “Nell’estate del 2022 – affermano gli studiosi della Direzione regionale Musei Calabria – è stata scoperta una nuova sepoltura, denominata Tomba 22.1. Conteneva una persona in posizione supina, gli elementi di corredo sono un piattino , guttus-poppatoio, due frammenti accartocciati di lamine d’oro iscritte con lettere maiuscole dell’alfabeto greco. Gli elementi del corredo in ceramica erano posizionati lungo il fianco destro del defunto, in prossimità del bacino. Le lamine vicino alla mano destra del defunto. La tomba per consentire uno studio più accurato è stata prelevata dall’area di scavo per intero ed è stata trasportata nel laboratorio del parco, per essere indagata scientificamente e restituirci così nuovi capitoli della storia dell’immortalità presso i Greci. Per la prima volta il lavoro di microscavo in laboratorio della sepoltura e l’immediato restauro di quanto si scopre avverrà davanti la pubblico”. Dal 30 marzo oltre ad una sezione espositiva con alcuni degli oggetti provenienti dalla Tomba 22.1 e di quelli rinvenuti a Favella della Corte negli anni ’90, c’è un angolo con un microscopio elettronico, uno scanner e altre attrezzature per procedere subito alle analisi di quel che viene scoperto. Un progetto pionieristico per la prima volta in Italia. “Mnemosyne. La memoria e la salvezza” si chiama il progetto del Parco Archeologico di Sibari che consente per la prima volta al pubblico di un Museo di assistere in diretta alla costruzione della storia, alla raccolta, all’interpretazione e all’analisi dei dati e potrà capire le dinamiche che fanno funzionare la ricerca, viverle. https://www.stilearte.it/trovati-pizzini-doro-e-un-biberon-in-una-tomba-calabrese-del-iv-secolo-a-c-ora-si-lavora-col-microscopio/
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toggle menuIIIstruzioni per l’Aldilà: i misteri e gli studi sulla Laminetta aurea dell’antica Hipponion Laminetta orfica custodita a Vibo, foto della docente Barbuto Venne alla luce 54 anni fa e ancora oggi porta con sé tutto il fascino di una storia antichissima, tutta da decifrare. Il Museo archeologico “Capialbi” di Vibo Valentia conserva un reperto di inestimabile valore, “la laminetta orfica di Hipponion”. Studi su studi -dal 1969, anno del suo rinvenimento - si sono susseguiti per cercare di carpirne i significati più profondi. Del “gioiellino” vibonese, datato fine V-inzio IV secolo - ne abbiamo parlato con Giuliana Barbuto, studiosa locale. La docente di Lettere classiche ha conseguito presso l’Università della Calabria, la laurea magistrale in Scienze dell'Antichità proprio con una tesi in “Epigrafia greca” dal titolo “La laminetta aurea di Hipponion. Analisi epigrafica e commento storico- linguistico”. La laminetta orfica, gli scavi della necropoli Hipponion Ma cos’è la laminetta di Hipponion? Si tratta di un prezioso reperto costituito da un sottile foglio d’oro sul quale, in greco, vi è uno scritto su sedici righe. È venuto alla luce a fine anni Sessanta, durante i lavori all’ex palazzo Inam da parte dell’archeologo Ermanno Arslan: «La zona corrisponde all’area della necropoli occidentale della antica Hipponion. Nella tomba numero 19 venne trovata la laminetta, ripiegata 4 volte su sé stessa ed era posta all’altezza dello sterno dell’inumato conservato nel sepolcro, una donna. Era piegata – spiega la docente Barbuto – probabilmente per una funzione rituale. Doveva sottrarre agli occhi dei profani il contenuto del testo, riservato ai soli “mystai”, gli iniziati ad una dottrina misterica. Per alcuni orfica, per altri dionisiaca, per altri ancora orfica-pitagorica. L’ipotesi più accreditata è che si tratti di dottrina orfica. Non tutti sono d’accordo». La laminetta posta sul cuore della defunta La laminetta e i reperti contenuti nella tomba numero 19, foto Ministero della cultura La laminetta è stata trovata sul corpo della defunta: «Era posta sul cuore, a rimarcare il valore sacrale. Ma c’è chi sostiene che inizialmente era stata collocata sul capo dell’inumata oppure nella bocca. Poi, col deterioramento del corpo, si sia posizionata all’altezza dello sterno. Le teorie sono diversificate». Nella tomba vennero rinvenuti altri elementi di corredo della sepoltura, tra cui vasi a vernice nera (due bolsal, due skyphoi, due lekytho) ed alcuni acromi (un'olpetta ed un'idria), insieme a due lucerne, alcuni oggetti di ornamento e un anello d'oro nell'anulare sinistro. Tutto il materiale risale al V-IV sec. aC. Il viaggio nell’Oltretomba verso la perenne beatitudine La funzione della laminetta era chiaro: «Il testo -evidenzia la docente Barbuto - Contiene infatti le istruzioni che l’anima doveva seguire per raggiungere uno stato di perenne beatitudine, promesso con l’iniziazione alla dottrina misterica. Seppur molto lontanamente, lo possiamo paragonare al nostro concetto di paradiso». Il reperto testimonia la presenza del culto orfico ad Hipponion. Si inserisce a pieno titolo tra le testimonianze epigrafiche più rilevanti del mondo greco. In Calabria sono rappresentate da sette esemplari, di cui cinque rinvenute a Thurii ed una a Petelia. Ma c’è un dettaglio degno di nota: «È la più antica delle laminette finora conosciute e anche la più lunga. Si trova in uno stato di buona conservazione e le lacune presenti non interferiscono con l’iscrizione». Esistono altre lamine d’oro, circa una quarantina nel Mediterraneo (non orfiche), ma nessuna conserva il testo completo, solo quella trovata a Vibo. Tutto questo rende il reperto vibonese unico. Le istruzioni per l’Aldilà, il testo Disegni della posizione della laminetta sul corpo della defunta, immagine Ministero cultura “A Mnemosyne è sacro questo (dettato): (per il mystes) quando sia sul punto di morire. Andrai alle case ben costrutte di Ade: v'è sulla destra una fonte accanto ad essa si erge un bianco cipresso; lì discendono le anime dei morti per avere rifrigerio. A questa fonte non accostarti neppure ma più avanti troverai la fredda acqua che scorre dal lago di Mnemosyne: vi stanno innanzi custodi ed essi ti chiederanno, in sicuro discernimento, che mai cerchi attraverso la tenebra dell'Ade caliginoso. Dì: "(Son) figlio della Greve ed del Cielo stellato di sete son arso e vengo meno... ma datemi presto da bere la fredda acqua che viene dal Lago di Mnemosyne". Ed essi son misericordiosi per volere del sovrano degli Inferi e ti daranno da bere (l'acqua) del Lago di Mnemosyne; e tu quando avrai bevuto percorrerai la sacra via su cui anche gli altri mystai e bacchoi procedono gloriosi”. Le istruzioni per l’anima della defunta erano chiare: «Ricordava di non fermarsi alla fonte sita presso un cipresso bianco (probabilmente la fonte dell’oblio) poiché bevendo quell’acqua avrebbe dimenticato la vita passata e sarebbe rinata in un nuovo corpo. Gli orfici credevano infatti nella metempsicosi, la reincarnazione delle anime. Il defunto doveva quindi proseguire fino alla “fredda acqua che scorre dal lago di Mnemosyne”, la memoria. I custodi chiederanno all’anima cosa cerca e la stessa dovrà fornire una precisa risposta, “Sono figlio della terra e del cielo stellato”, che consentirà il passaggio e l’arrivo nel luogo di beatitudine per ricongiungersi con la divinità». Laminetta orfica, foto del Museo di Vibo (Fb) «Sono figlio della terra e del cielo stellato». Una frase ricchissima di fascino che racchiude l’intera cosmogonia orfica: «Gli orfici avevano un mito sull’origine del mondo assai particolare. Credevano che gli uomini fossero nati dalle ceneri dei Titani che avevano divorato la piccola divinità Dioniso Zagreo. Per punizione, Zeus fulminò i titani dalle cui fiamme e ceneri nacquero i primi uomini. Per questo conservano sia una natura peccaminosa che divina». A distanza di 54 anni dalla sua scoperta, il reperto vibonese continua ad essere al centro degli interessi della comunità scientifica: «Basta una diversa interpretazione di una parola e il significato varia. La laminetta non si lascia decifrare con facilità e questo alimenta il suo mistero», conclude la studiosa. https://www.lacnews24.it/cultura/storia-laminetta-orfica-hipponion-vibo_166536/
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calabria Riaffiorano quattro pietre da petr’i mulinu
ARES III ha aggiunto un nuovo link in Storia ed archeologia
Non sarà la scoperta del secolo o del mese, ma resta comunque una notizia piacevole Archeologia, in Calabria riaffiorano quattro massi circolari: Importante scoperta scientifica “Nei giorni scorsi alcuni cittadini hanno segnalato al Comune di Ricadi il rinvenimento di quattro massi in calcarenite di forma circolare sulla Baia di S. Maria, venuti a giorno a seguito delle ultime mareggiate che hanno asportato ingenti quantità di sabbia proprio da detta località”. Lo comunica con una nota l’amministrazione calabrese. “L’Ente ha subito informato la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Reggio Calabria e Vibo Valentia, nella persona dell’Archeologo Funzionario di zona Dott. Michele Mazza, il quale ha tempestivamente autorizzato il ritiro e trasferimento presso il Museo Paleontologico ed Archeologico di S. Domenica di Ricadi, per intraprendere gli studi finalizzati all’individuazione di notizie storiche attendibili circa la loro funzionalità, il periodo di realizzazione ed utilizzo etc. All’attualità, l’ipotesi più accreditata è che possa trattarsi di macine da mulino per cereali (c.d. petr’i mulinu), sia perché presentano al loro centro il tipico foro che serviva da vano di carico, sia per le loro forme e dimensioni riconducibili per caratteristiche ad esse. Tuttavia, non si è in grado di fissare una data certa d’origine, ma le stesse potrebbero risalire a periodi molto antichi in funzione del fatto che in varie località di S. Maria di Ricadi sono stati documentati insediamenti risalenti ad epoche storiche lontane. Le operazioni di recupero e trasferimento sono state condotte giovedì 2 febbraio dal Responsabile dell’Area Tecnica del Comune di Ricadi nonché Direttore del Museo Civico Ricadi Arch. Vincenzo Calzona con il supporto dell’Ing. Maurizio Pantano, grazie ai contributi volontari dell’Associazione Amici del Mare, la quale ha effettuato alcune riprese aeree con drone, e delle Imprese “Scoglio della Galea” e “L’angolo dei Fiori”, che hanno messo a disposizione uomini e mezzi. Attualmente, sono state allocate presso il giardino del Museo Paleontologico ed Archeologico di S. Domenica di Ricadi e possono essere visitate negli orari d’apertura dello stesso. Un’importante scoperta scientifica, dunque, che va ad arricchire il patrimonio storico-culturale del territorio Ricadese, già di gran lunga facoltoso di numerosi reperti che hanno trovato la loro dimora in una rete museale diffusa, unica nel suo genere per l’enorme valore antropologico, che peraltro è stata di recente coinvolta quale caso di studio da proporre in altre zone dell’Italia”. https://www.ildenaro.it/archeologia-in-calabria-riaffiorano-quattro-massi-circolari-importante-scoperta-scientifica/-
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Buongiorno a tutti. Nel catalogo Naville per l'asta del 31 luglio un lotto mi incuriosisce e credo sia un errore: il numero 10. Colleziono monete pugliesi, in particolare quelle della antica Calabria e questa, catalogata come bronzetto di Graxa, non mi suona e non l'ho mai vista. Qualcuno la "conosce"? Per di più la descrizione è errata, ponendo quella di SNG ANS 797. Si può vedere chiaramente una conchiglia al dritto e un volto a destra sul rovescio, la descrizione del SND ANS 797 è di una conchiglia al dritto e un'aquila su fulmine al rovescio. Un errore o una variante a me sconosciuta? Grazie per l'attenzione. link del lotto in asta: https://www.biddr.com/auctions/navillenumismatics/browse?a=2769&l=3074012
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Calabria Trifollaro di Mileto, 21.75 gr ... vero o falso?
vox79 ha aggiunto un nuovo link in Monete e Medaglie delle Due Sicilie, già Regno di Napoli e Sicilia
Cosa ne pensate di questo trifollaro di Mileto in vendita sulla Baya? Il tondello ed il peso sono completamente insoliti : 21,75 grammi . Mileto, Ruggero I (1072-1101), Trifollaro, c. 1085-1101; AE (g 21,75 mm 32,10 ); ROQ E RIVS COME + S, horseman seated on horseback l., Rv. + MARIA MATER DNI, the Virgin seated r., holding child. MEC XIV, n. 96.Very rare. Green patina. Extremely fine -
Buongiorno. Ho trovato questa medaglia in una vecchia cassettiera. Sono inesperto, qualcuno mi può dare informazioni? Vale solo l'oro che pesa? (5 gr.) Grazie in anticipo.
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Buongiorno a tutti, spero di non sbagliare sono nuovo e non so ancora muovermi bene nel forum, chiedo scusa in anticipo se dovessi sbagliare. Chiedo a voi esperti se c sono libri riguardo Barbetti e Cionini, vorrei sapere di più riguardo ai due maestri. Grazie mille in anticipo
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Salve a tutti, Sono nuovo nel forum e spero di non sbagliare... Chiedo aiuto x la valutazione di una banconote 1000 lire Montessori numeri poker qfds, sto partecipando su eBay ad un asta di un noto venditore e vorrei sapere dai più esperti di me fin dove posso spingermi...anche se è arrivata già a 56 euro... Grazie mille attendo vostra
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Calabria marenghi "Rari"
Lino86 ha aggiunto un nuovo link in Monete e Medaglie dei Savoia prima dell'unità d'Italia
Buona sera a tutti voi, scrivo questo nuovo post in quanto, proseguendo alla ricerca degli ultimi esemplari per terminare la mia collezione repubblica 1946/2001, ho deciso di intraprendere questa nuova strada per ampliare le conoscenze nate dalla curiosità. Secondo voi ha "senso" dedicarsi alla ricerca ed acquisto dei marenghi definiti "rari"....ovvero collezionare solamente marenghi rari, spaziando dal 1808 con Napoleone I fino ad arrivare al 1923 con Vittorio Emanuele III cosa ne pensate? Preferirei questa strada, piuttosto che collezionare\acquistare tutti gli anni di tutti i regnanti, in modod da avere esemplari di qualità migiore (qFDC\FDC ove possibile) ma che abbiano un molteplice valore Per iniziare ho acquistato 1x 20L 1897 Umberto I FCD + 1x 20L 1866 To Vitt. Eman. II qFDC appena arriveranno, non esiterò a potare qualche foto ? -
Ho dei dollari antichi potete consigliarmi dove mi posso rivolgere x valutarle????
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A mio padre, ufficiale degli alpini, è stata attribuita su richiesta degli eredi la medaglia d'onore degli internati nei lager nazisti. La decorazione, di vil metallo, viene allestita in Zecca in copia unica e da un sommario controllo in rete non mi risulta disponibile come riconio privato. Siccome siamo tre fratelli interessati al simbolico oggetto vorrei sapere se è possibile farlo privatamente replicare senza spendere una fortuna, ovviamente, e a chi rivolgersi. Grazie..
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Buongiorno a tutti, sono una nuova utente. Vi faccio i complimenti per il vostro forum, molto bello e dettagliato. Sono in possesso di due banconote del Canada del 1979, taglio da 20$. Ho controllato su colnect, e mi risultano di discreta rarità. Se volessi venderle, che prezzo dovrei fare? Vi allego scansioni di entrambe le banconote così vi potete rendere conto della loro qualità: io direi siano di media qualità, sono circolate e hanno una piega in mezzo visibile ma non deturpante, una ha una piccola scritta, per il resto mi sembrano ok. Lascio comunque a voi la valutazione anche di questo. Inoltre, se dovessi decidere di venderle al mercatino delle pulci, dove ho possibilità di andare, dovrei fare un prezzo diverso? Se si quale? 1. Banconota Canada 20$ - Governatori Crow - Bouey FRONTE RETRO 2. Banconota Canada 20$ - Governatori Lawson - Bouey FRONTE RETRO ecco i collegamenti al sito colnect dove ho potuto scoprire che erano banconote non comuni, per chi interessato. 1. prima banconota 2. seconda banconota Grazie mille a chiunque potrà rispondere. Valentina
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Calabria INFO medaglia Madonna Grotta Ferrata inc. N.CERBARA
jakfiamma ha aggiunto un nuovo link in Medaglistica
salve a tutti, sareste in grado di darmi altre informazioni in più riguardanti questa bella medaglietta firmata Cerbara? su internet non ho trovato alcun riferimento. Grazie a tutti -
Salve, sono nuovo del gruppo, e non sono un collezionista da anni ma ho appena iniziato a collezionare banconote e mone te italiane. Ho trovato in soffitta alcune banconote e vorrei sapere il valore da voi ( se qualcuno le interessano ci possiamo anche accordare). Ho 500 lire mercurio del 1974 con una scritta in alto a sinistra A01 e un altra identica ( sempre fior di conio) con la scritta B02. E infine le 500 lire aretusa del 1975 in condizioni quasi fior di conio! Ho letto un po su internet che valgono un po di soldi... però è sempre meglio chiedere a dei collezionisti esperti... Grazie in anticipo! Maxxxi
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Salve! Credo che sia bronzo piccola votiva, secondo voi è San Leonardo o ci sono altri santi che hanno catene?
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Calabria Medaglia votiva Madonna di Polsi
toivo65 ha aggiunto un nuovo link in Monete e Medaglie delle Due Sicilie, già Regno di Napoli e Sicilia
opinioni ,certezze x questa medaglia.grazie -
Calabria Madonna di Polsi. Toro inginocchiato davanti Croce
dareios it ha aggiunto un nuovo link in Monete e Medaglie delle Due Sicilie, già Regno di Napoli e Sicilia
E' la prima volta che vedo una simile iconografia, probabilmente gli amici calabri ne sanno di più e ci potrebbero raccontare l'episodio che certamente rappresenta. La Madonna è quella di Gerace. -
Calabria Per la Calabria, una devozionale napoletana....
francesco77 ha aggiunto un nuovo link in Monete e Medaglie delle Due Sicilie, già Regno di Napoli e Sicilia
Dimensioni mm .40 x 34. Metallo: bronzo. Una medaglia che ho visto solo una volta in vita mia, lo stile è davvero particolare per una devozionale napoletana, poi andando su internet ho trovato molte notizie sulla Madonna della Romania venerata a Tropea (VV), certo però ......... quante cose si imparano grazie alle devozionali ...... http://www.tropeamagazine.it/madonnadiromania/ http://it.wikipedia.org/wiki/Tropea http://www.tropeamagazine.it/madonnadiromania/anonimo/index.html http://www.vibonesiamo.it/wordpress/2012/09/10/tropea-foto-video-della-processione-della-madonna-di-romania/ Qualche amico calabrese ne sa qualcosa in più sulla storia di questo quadro bizantino e perchè la medaglia è datata 1863? Che ricorrenza vi fu in quell'anno in particolare? Grazie @@borghobaffo @@Eldorado @@P5685Z -
Calabria Follari di Mileto
azaad ha aggiunto un nuovo link in Monete e Medaglie delle Due Sicilie, già Regno di Napoli e Sicilia
Approfitto di uno degli ultimi acquisti fatti per iniziare una discussione sui follari di mileto. Tali monete sono certamente tra le più belle altomedievali coniate nell'Europa occidentale (le monete bizantine precedenti all'anno 1000 per me rimangono comunque superiori). Ecco la mia moneta:- 5 commenti
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