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  1. 1412luigi

    Qualcuno sa che cos’è?

    fonte: shipmag.... Il sottomarino è stato ufficialmente incluso nella Marina russa alla fine del 2022 dal presidente Vladimir Putin Mosca – Il nuovo sottomarino missilistico balistico a propulsione nucleare della Marina russa, il Generalissimo Suvorov, è in viaggio verso una base temporanea della flotta del Nord nell’Artico, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa TASS. “Recentemente, l’incrociatore sottomarino Generalissimo Suvorov ha iniziato a spostarsi da Severodvinsk, dove si trovava presso il cantiere navale Sevmash, verso una base temporanea della Flotta del Nord”, ha spiegato l’agenzia di stato citando una fonte della Difesa di Mosca. Il sottomarino è stato ufficialmente incluso nella Marina russa alla fine del 2022 dal presidente Vladimir Putin. Il suo compito è aumentare la forza di sottomarini a propulsione nucleare della flotta russa del Pacifico: sarà trasferito alla base sottomarina di Rybachiy, nella penisola di Kamchatka, in estate. Il sottomarino è la sesta nave dei sottomarini russi di classe Borei, più piccoli e più rapidi, secondo la stampa russa, una classe di sottomarini che sta sostituendo le precedenti generazioni di unità con missili balistici. Trasporta fino a 16 missili russi Bulava, ognuno dei quali è in grado di trasportare più di una testata nucleare.
  2. FFF

    Cadrà prima Putin o Xi Jinping?

    Forse la risposta c'è già...
  3. Oppiano

    Qualcuno sa che cos’è?

    Cari tutti, “Nel 2016 il Presidente Vladimir Putin esprese il desiderio di regalare al Comune di Torino una statua in onore del Generale Suvorov. Proposta che non trovò riscontri. A Milano in Piazza Belgioso è stata eretta una lapide commemorativa: “In questo palazzo nell’anno 1799 il Generale Fedmaresciallo Aleksandr Suvorov, grande condottiero russo, fu ospite durante la capagna di Lombardia e Piemonte”. https://www.farodiroma.it/quando-la-russia-invase-litalia-nel-1799-la-vittoriosa-campagna-del-generale-suvorov-principe-ditalia-raimondo-montecuccoli/ Saluti.
  4. ARES III

    A che età avete smesso di credere a Babbo Natale?

    Usa, il ruolo dell’Ucraina nella corsa alla Casa Bianca: americani stufi e disinteressati, così sulla guerra Biden rischia molto più di Trump C’è un’espressione inglese che riassume molto bene la tradizione di politica estera Usa. E cioè, le dispute si fermano al “water’s edge”, al bordo dell’acqua, quindi dentro i confini del Paese. In altre parole, scontri, polemiche, divisioni devono essere confinate alla politica nazionale. Quando è in gioco l’interesse degli Stati Uniti nel mondo, la regola è invece una sola: sostegno all’amministrazione in carica a Washington, non importa quale sia il suo colore politico. La regola, a dire il vero, ha prodotto anche risultati aberranti – basti pensare alla mancanza di critica nelle fasi iniziali della guerra in Vietnam o all’invasione dell’Iraq nel 2003 – ma è stata in generale quasi sempre applicata. Quando c’è di mezzo l’interesse supremo degli Stati Uniti, per l’appunto, non ci si divide. Sulla guerra in Ucraina, invece, si delineano ormai divisioni molto nette, visioni spesso agli antipodi. E la cosa promette di giocare un ruolo importante alle prossime elezioni presidenziali del 5 novembre 2024. Va subito detta una cosa. La guerra in Ucraina non è, né presumibilmente sarà, in cima alle preoccupazioni degli elettori che quel martedì di novembre si recheranno alle urne. Sono altri i temi che terranno con ogni probabilità banco: l’economia anzitutto, e poi la sicurezza, le “guerre culturali” su aborto, genere, etnia, la concorrenza con la Cina, la valutazione della “persona” del candidato. C’è però da tenere presente un altro dato. Il margine tra i candidati, nel 2020, è risultato in alcuni Stati chiave minimo: lo 0,23 per cento in Georgia, lo 0,63 per cento in Wisconsin, l’1,16 per cento in Pennsylvania. Ecco dunque perché diventa fondamentale catturare il voto di quella minoranza di elettori per i quali la guerra è un tema centrale. È fuor di dubbio che Joe Biden abbia giocato sull’Ucraina molto del suo prestigio personale e internazionale. Del resto, come ha detto l’ex ambasciatore Usa a Mosca Michael McFaul, “non c’è mai stato un presidente Usa che abbia conosciuto l’Ucraina così in profondità come Biden”. Da vicepresidente, Biden ha viaggiato in Ucraina sei volte ed è stato il rappresentante dell’amministrazione Obama alla prima inaugurazione presidenziale dopo la rivoluzione di Maidan nel 2013-2014. Da presidente, Biden ha poi visitato a sorpresa il presidente Volodymyr Zelensky nella Kiev martoriata dai bombardamenti russi. Non si tratta comunque di un fatto di pura “presenza”. Joe Biden ha fatto della guerra in Ucraina una sorta di manifesto della sua visione di un mondo spaccato tra democrazie e autocrazie, con l’America “faro di speranza per tutto il globo”. “Gli Stati Uniti non vacilleranno nel loro sostegno a Kiev”, ha spiegato il presidente durante il summit Nato di Vilnius. E sinora, in termini militari, finanziari, il sostegno americano all’Ucraina non ha davvero mai vacillato. Da Washington sono partiti, destinazione Kiev, oltre 113 miliardi di dollari dal giorno dell’invasione russa del 24 febbraio 2022. Una cifra considerevole, se si pensa che nei 20 anni di invasione e occupazione dell’Afghanistan, gli Stati Uniti hanno speso 849 miliardi. Biden, che nonostante dubbi e mugugni tra molti nel stesso partito appare al momento il candidato più probabile per i democratici nel 2024, ha ottenuto sulla guerra in Ucraina il sostegno quasi unanime dei suoi. Moderati, centristi, liberal, progressisti del partito democratico non hanno mai messo apertamente in discussione la strategia di sostegno a Kiev. L’ala progressista, i vari Alexandria Ocasio-Cortez, Bernie Sanders, Ilhan Omar, Rashida Tlaib, Ayanna Pressley, di solito contrari all’impegno militare americano nel mondo, hanno votato senza fiatare l’“Ukraine Democracy Defense Lend-Lease Act of 2022” e tutte le successive richieste militari e finanziarie a favore dell’Ucraina che Biden ha mandato per l’approvazione al Congresso (unica eccezione, lo scorso luglio, il voto di 49 deputati democratici control’invio di bombe a grappolo a Kiev). Anzi, si potrebbe dire che proprio sull’Ucraina si è verificato un evento storico, e cioè la trasformazione degli orientamenti prevalenti di politica internazionale dei due maggiori partiti americani. Per i repubblicani, il credo è sempre stato “pace mediante la forza”. Attraverso Guerra Fredda, Vietnam, post-11 settembre, il G.O.P. ha sempre sostenuto che l’ordine mondiale guidato dagli americani dovesse prevedere un forte coinvolgimento militare. I democratici, soprattutto i più progressisti, hanno invece più di frequente messo in discussione l’idea di un intervento militare globale Usa. Deluso e disgustato per la sconfitta in Vietnam, il partito di Eugene McCarthy e George McGovern è sempre stato più prudente nel dare l’avvallo a interventi militari internazionali. La guerra in Ucraina muta questo schema storico. I democratici diventano convinti interventisti – e del resto il governo autoritario di Vladimir Putin sembra fatto apposta per scatenare l’opinione pubblica più fedele ai principi della democrazia. I repubblicani mantengono, nei confronti del conflitto, un atteggiamento più dubbioso. In effetti, se per i democratici è facile registrare una sostanziale unicità di posizioni, il fronte repubblicano – soprattutto dei repubblicani in corsa per la candidatura 2024 – appare ben più mosso. C’è per esempio Donald Trump, attualmente il candidato più forte del partito, che ha spesso affermato che, diventasse lui presidente nel 2024, risolverebbe la situazione in 24 ore. L’affermazione è stata presa come una delle sue tante smargiassate. Ma c’è anche chi l’ha intesa molto seriamente; per esempio, Gerry Connelly, deputato democratico della Virginia, che ha insinuato che Trump potrebbe riuscire a risolvere il conflitto “perché va a letto con Putin”. Non particolarmente simpatetico nei confronti degli ucraini è apparso in questi mesi l’altro candidato forte del campo repubblicano, Ron DeSantis. Il governatore della Florida si è lasciato sfuggire una frase rivelatrice della sua scarsa esperienza internazionale, e cioè che la guerra in Ucraina è una “disputa territoriale”. Uno svarione, che però lascia intravvedere l’attitudine non particolarmente benigna nei confronti di Zelensky di una eventuale Casa Bianca a gestione DeSantis. Tra i candidati repubblicani alla presidenza ci sono comunque opinioni in linea con le scelte di Biden. Favorevoli all’intervento americano sono per esempio l’ex vice di Trump, Mike Pence, e l’ex ambasciatrice Usa all’Onu, Nikki Haley. Il primo ha spiegato che Trump potrebbe far finire la guerra in 24 ore “soltanto capitolando alle richieste di Putin”. La seconda ha affermato che la guerra in Ucraina non riguarda solo l’Ucraina, “ma è una guerra per la libertà, di quelle che devono essere vinte”. Questa varietà di sfumature tra i candidati repubblicani si riflette anche al Congresso, con il leader della Camera, Kevin McCarthy, molto poco propenso a inviare altri dollari in Ucraina; e il capo dei senatori repubblicani, Mitch McConnell (come peraltro la gran parte dei suoi colleghi), schierato su posizioni di deciso appoggio a Kiev. Detto questo, appare evidente una cosa soprattutto: e cioè che è Joe Biden a rischiare di più in tema di Ucraina alle prossime elezioni. Il presidente ha impegnato l’America in un sostegno convinto a Kiev. Ha inviato in Ucraina centinaia di miliardi. Ha ridisegnato molti dei piani strategici globali degli Stati Uniti sulla base della guerra. È sembrato soddisfare praticamente tutte le richieste di Zelensky. Dato l’attuale stato delle cose sul campo, Biden dovrebbe essere riuscito a evitare le conseguenze per lui più nefaste, ma non sembra comunque aver raggiunto l’esito a lui più favorevole. Gli ucraini, infatti, non sono destinati a perdere questa guerra. Quindi, Biden ha sostanzialmente evitato le critiche per lui più fastidiose: e cioè, quelle di aver fatto troppo poco per l’Ucraina; o, al contrario, di aver impegnato risorse e prestigio americano in una guerra fallimentare. D’altra parte, sembra altrettanto difficile che l’Ucraina possa vincere questa guerra, almeno nell’accezione che gli ucraini danno al termine “vittoria”: e cioè la riconquista del territorio occupato dai russi negli ultimi mesi ma anche della Crimea, persa nel 2014. Biden, di conseguenza, non potrà presumibilmente rivendicare il successo pieno della sua politica. Più probabile, a detta dell’intelligence statunitense, una terza opzione. E cioè che la guerra continui, sia pure a bassa intensità, per diversi mesi ancora. Se pure la pace, o quanto meno una tregua, dovesse essere raggiunta in tempo per le elezioni presidenziali, è altrettanto probabile che almeno una parte della campagna elettorale si terrà a conflitto in corso. Biden dovrà dunque trovare un modo per “comunicare” la guerra agli americani. Spiegando per esempio in modo credibile che il fatto che l’Ucraina abbia continuato a tenere testa al gigante russo è la conferma della bontà della politica di questa amministrazione. Sottolineando che i valori, la reputazione, gli interessi degli Stati Uniti sono in gioco in Ucraina, sia direttamente nei confronti della Russia sia indirettamente nei confronti della Cina. Si tratta di una strategia non facile da comunicare su un tempo sensibilmente lungo come quello di una campagna elettorale. Perché, da un lato, la strategia di Biden è soggetta all’imprevedibilità degli eventi sul campo. E perché, dall’altro, il passare dei mesi e la mancanza di risultati tangibili produce un’inevitabile stanchezza nell’opinione pubblica. Un sondaggio Cnn dello scorso 4 agosto rappresenta un campanello d’allarme per Biden. Il 55 per cento degli americani ritiene che gli Stati Uniti non dovrebbero mandare più soldi in Ucraina. Il 51 per cento pensa che gli Stati Uniti abbiano già fatto troppo per Kiev. https://www.google.com/amp/s/www.ilfattoquotidiano.it/2023/08/22/usa-il-ruolo-dellucraina-nella-corsa-alla-casa-bianca-americani-stufi-e-disinteressati-cosi-sulla-guerra-biden-rischia-molto-piu-di-trump/7267945/amp/
  5. FFF

    Ipotesi dell'Universo simulato

    Concordo su tutto ART. E ogni opzione fattibile, presenta molte incognite. Quella ad esempio di lasciare qualcosa dell'Ucraina a Putin in modo tale che in patria salvi la faccia, di certo non sarà una scelta condivisa dalla popolazione ucraìna che in questi mesi ha visto devastare il proprio Paese e radere al suolo molte città, senza contare le migliaia di morti e di feriti. Altra opzione, il defenestrare Putin. Ma non ci sta solo lui... in 20 anni di potere, ha costruito intorno a sè una variopinta cerchia di persone e di affaristi ben deisderosi di non togliere il disturbo. Se a questo ci aggiungi che la propaganda che si è susseguita in Russia negli ultimi 20anni, con la contestuale chiusura sistematica di ogni organo di informazione indipendente, è ovvio che la moltitudine di coloro che non hanno la possibilità di sentire voci terze, sono inquadrate al pensiero del regime. In ogni caso, è più che logico che la eventuale caduta di Putin non potrà e non dovrà avvenire per mano straniera. E l'opzione guerra civile interna o un colpo di stato, presenta ulteriori e pesanti incognite... Anche se ipoteticamente Putin cadesse, non è che gli altri personaggi siano chissà di che calibro e non hanno di certo una caratura tale da presentarsi come validi sostituti e in grado di tenere le redini (se non come ha fatto Putin fino ad ora). Per ora, le proteste dei russi, avvengono solamente nelle grandi città. Non pochi preferiscono rischaire 15 anni di galera, piuttosto di trovarsi come carne da macello sul fronte ucraìno. Chi è contrario e può, preferisce piuttosto andarsene dalla Russia. Vedasi la coda di auto che si è formata ai confini con la Finlandia. Non da meno, che i voli per l'estero, sono tutti stati presi d'assalto. Addirittura c'è chi ha pagato oltre 10 mila dollari per un biglietto di sola partenza. Di certo, siano nella cacca se una soluzione che soddisfi tutte le parti in causa non la trovano in fretta. https://www.fanpage.it/esteri/la-terza-guerra-mondiale-e-gia-iniziata-lanalista-russa-stanovaya-dopo-lannuncio-di-putin/ Chi vivrà, vedrà.
  6. ARES III

    Vediamo chi è il più ottimista tra di noi...

    Per coloro che credono che si possa processare il governo russo ecco una tegola giuridica di qualcuno più addentro ..... "Parole bizzarre", l'ex giudice dell'Aia stronca Biden e svela perché non si può arrestare Putin Il massacro di Bucha con centinaia di cadaveri di civili ucraini ammassati nelle strade e in fosse comuni ha provocato un'ondata di sdegno in tutto il mondo nei confronti della Russia con Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che ha chiesto apertamente che Vladimir Putin venga processato per crimini di guerra. Ma è davvero un'ipotesi realizzabile quella di portare lo Zar davanti a un giudice? A rispondere alla domanda lunedì 4 aprile è Cuno Tarfusser, ex giudice della corte penale internazionale dell'Aia, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo. Può essere incriminato Putin in base alle immagini e alle prove del massacro nella città a 30 chilometri da Kiev? Innanzitutto esiste una gerarchia militare e quindi va considerata non solo la posizione del presidente russo, sottolinea il giudice. Portare Putin e i suoi generali davanti al tribunale dell'Aia "a oggi sembra estremamente difficile - dice Tarfusser - ma se andiamo indietro di due mesi dobbiamo considerare che era inconcepibile anche una guerra nel mezzo dell'Europa". Il motivo è presto detto, la Russia non ha ratificato lo statuto della corte penale internazionale e non riconosce la giurisdizione dell'Aia: "Qualora il procuratore raccogliesse prove sufficienti" a una incriminazione, spiega il giudice, "e fosse emesso un mandato di cattura nei confronti di Putin questo avrebbe difficoltà a essere eseguito perché in Russia nessuno andrebbe ad arrestare" il presidente russo per consegnarlo all'Aia. Tra l'altro neanche Ucraina e Stati Uniti hanno aderito alla corte: "Le dichiarazioni di Biden sono bizzarre" dal momento che lui stesso non la riconosce, spiega il giurista che sull'Ucraina dice che Kiev è in un limbo anche per la questione del Donbass. Per Tarfusser in ogni caso servono "prove genuine": "I due contendenti si accusano a vicenda di propaganda e materiale falso, il momento più delicato nelle indagini sarà verificare le prove. Come nei processi normali, anche qui il giudice deve capire se ha davanti prove fasulle". https://www.iltempo.it/attualita/2022/04/04/news/otto-e-mezzo-ex-giudice-corte-penale-internazionale-aia-cuno-tarfusser-processo-putin-parole-bizzarre-joe-biden-bucha-31097774/
  7. FFF

    Vediamo chi è il più ottimista tra di noi...

    Ci sono italiani che il mondo lo hanno girato in lungo e in largo... osservando sia le differenze, sia le cose comuni, quando ci sono. È un dato di fatto che Putin adotti la strategia del terrore. Da sempre. Fin da quando fece radere al suolo Croznyj, ancora nel lontano 1999. All'epoca, pur non essendo Presidente della Federazione russa (che era Boris Nikolaevič El'cin), decise Putin pur se era ed è una prerogativa presidenziale. E dal primo mandato del 2000, lui decide, gli altri obbediscono. I massacri per lui sono solo un modo come un'altro per ottenere il risultato che vuole. Poco gli importa se deve usare bombe a grappolo (vietate) o armi termobariche anche su edifici civili bombardare scuole e ospedali o arrivare alla eliminazione fisica anche dei suoi oppositori. Non ha remora alcuna... ha fatto uccidere la giornalista Anna Stepanovna Politkovskaja, Alexander Litvinenko avvelenato con il Polonio, Sergei Skripal e di sua figlia Yulia con il Novichok si sono salvati per un soffio e poi, medesimo tentativo con Aleksej Naval'nyj. Facendolo però condannare a 9 anni di carcere per frode. È di queste ultime ore, la notizia che sono stati arrestati anche i suoi 2 avvocati... Poi ci sono casi meno famosi come quello di Emilian Gebrev, Yuri Shchekochikhin, Roman Tsepov, Alexander Perepilichnyy, Pyotr Verzilo, Dmitry Gribov, Maksim Borodin, Zelimkhan Khangoshvili. Questo schema, si può ben definire come una strategia del terrore creata ad hoc per rimanere al comando fino a quando sarà in vita. Ha modificato varie volte anche la Costituzione russa e inoltre ha fatto mettere fuorilegge vari partiti di opposizione. Alcuni loro rappresentanti sono dovuti fuggire all'estero. La Duma oramai è ridotta a solo megafono del volere di Putin. Per te tutto questo è normale?! Tu sai chi sono e quanti sono gli oligarchi russi legati a Putin? Non lo so io e credo che manco tu lo sappia. Alcuni li conosco di vista io, altri li consoci di vista tu. Di certo la lista di quelli sottoposti a sequestro dei beni, sono tanti... e tutti loro multi miliardari! Ciò sta a significare che il benessere in Russia è diffuso? Assolutamente no. Lo prova anche il fatto che l'intero PIL russo è inferiore a quello italiano. Pari a meno del 3% del PIL mondiale! Quindi gli oligarchi multimiliardari come sono diventati ricchi? E questa ricchezza la usano per migliorare la situazione economica russa o per i propri sfizi? Il livello di corruzione è endemico in ogni settore e non risparmia manco quello militare (di cui approfondirò in altra occasione). È comunque chiaro a tutti che Putin e il suo enturage ha mandato in guerra moltissimi coscritti. Nostante possa disporre di oltre un milione di militari professionisti, in questi giorni nelle città russe si sta tentando di reclutare immigrati promettendo loro la cittadinanza dopo un periodo di servizio militare in Ucraina... Putin esige il sacrificio di ragazzi appena maggiorenni provenienti dalle zone più povere della federazione russa. Al contrario, chi può permetterselo, pagando lautamente, si schiva non solo il fronte, ma anche il servizio militare. Confermi?
  8. coinzh

    Vediamo chi è il più ottimista tra di noi...

    Io invece non sono certo che questa non sia una strategia di guerra russa per demoralizzare il nemico. La russia nonne' certo la prima volta che fa cose proibite internazionalmente. altra possibilita' e' che sia una vendetta perche' devono lasciare la regione di kiev prima conquistata. Riguardo l'intervista sopra di tarfusser, tarfusser stesso dice che due mesi fa era inconcepibile una guerra in europa e paragona questo all'inconcepibilita' odierna di riuscire ad arrestare putin. Come dire: oggi riteniamo questo impossibile, ma domani potrebbe essere possibile l'arresto di putin. ogni guerra prima o poi finisce e io non credo che alla fine di questa guerra putin sopravvivera' politicamente. Per me o finisce prima la guerra e poi il potere di putin o finisce prima il potere di putin e poi la guerra. il brutto per me e' che sara' una guerra lunga e le atrocita' che ci proporra' saliranno di grado man mano che il tempo passa.
  9. coinzh

    Vediamo chi è il più ottimista tra di noi...

    Puo' darsi che la maggioranza dei russi appoggi putin ma questo non significa che le elezioni non siano taroccate. Putin tarocca le elezoni anche se la maggior parte del russi lo appoggia. bisogna poi anche vedere se la maggioranza dei russi appoggia putin perche' crede a quel che i mdeia russi raccontano e i media russi fanno propaganda per putin e non raccontano la verita'. l'opposizione in russia inoltre e' stata eliminata e i russi non hanno altri oltre putin da appoggiare.
  10. El Chupacabra

    Ucraina, "monete di guerra"

    Sarà perché il paese sta combattendo strenuamente per difendersi da un aggressore sanguinario molto più grande? A me l'angoscia la mettono Putin e tutti i suoi lacché...
  11. Brios

    Oggetto curioso

    È molto facile invitarlo. Pronuncia la parola magica: Medici. E apparirà)). E se hai più monete con uno stemma del genere, non devi nemmeno invitarlo, ma semplicemente metterlo sul tavolo. E apparirà. È un bene che tu abbia lo stemma dei Medici e non dei Gonzaga. Sul forum c'è anche uno specialista di Gonzaga, ma lui ha paura di Putin e ormai lo vede ad ogni angolo)
  12. Orodicarta

    L'iperinflazione in Venezuela

    È anche il momento giusto vista la situazione internazionale mai così vicina ad un confronto nucleare tra est e ovest dalla crisi dei missili di Cuba, l'ultima cosa che gli Usa vogliono al momento è trovarsi impegnati militarmente anche in America del sud. Non escluderei che dietro la faccenda della Guyana Esequiba ci fosse l'ombra di Putin (così come dietro l'attacco a Israele di Hamas...)
  13. FFF

    Ipotesi dell'Universo simulato

    Eccomi qua ART a ricambiarti il favore 🧐 Mi vendico dicendo che i 300000 riservisti, richiamati da Putin per mandarli sul fronte ucraìno, saranno la causa scatenante di violente proteste in Russia. Di certo sta a significare che Putin è in evidente difficoltà sul piano militare. Ancor più ora che è stato abbandonato al suo delirio anche da Cina e India. Aggiungo questa chicca per far comprendere che al fronte ci andrà la povera gente che non può opporsi... mentre i Siloviki non si muoveranno manco di un centimetro: https://www.open.online/2022/09/21/russia-mobilitazione-militare-telefonata-figlio-portavoce-putin-peskov-video/
  14. FFF

    Vediamo chi è il più ottimista tra di noi...

    Che paragoni azzardati... 1- son passati 50 anni. Sarebbe logico attendersi che gli errori fatti allora (e non solo dagli americani, o russi, o francesi, o belgi, eccetera) non si ripeta. Semprerebbe che tu stia cercando ogni genere di scusante atta a giustificare le nefandezze di Putin. 2- da nessuna parte ho giustificato l'utilizzo delle 2 bombe nucleari. Non capisco perchè tu le citi. Sempre per giustificare cosa sta facendo Putin? 3- https://www.open.online/2022/03/28/russia-fsb-omicidio-boris-nemtsov-putin-bellingcat/ 4- Le ho mai giustificate? Ricordati che sei Tu e BioZ e pochi altri che ragionate a senso unico. Questo il vostro limite. Capacitatevene. 5- 900 sono i miliardari russi collegati a Putin. Tutti amici degli amici. Non mi sembra che negli altri Stati sviluppati, ci siano cosìm tanti amici degli amici divenuti miliardari dal nulla.... E nel contempo, pur se la Russia è ricca di materie prime, si trova ad avere un PIL inferiore all'Italia (che di materie prime praticamente le importa quasi tutte). Dovo sono finiti i proventi dal gas, petrolio, acciaio russo? Puoi arrivarci da solo se vuoi. 6- Perchè non citi anche le guerre Puniche. Al giorno d'oggi, gli Stati che non siano del terzo mondo, si appoggiano ai militari di carriera. E, in ogni caso, a chi ha dovuto andare in battaglia in Vietnam, o altrove, non è mai stato detto che si trattasse di una esercitazione, come invece a questi coscritti:
  15. ARES III

    Nuova caccia alle streghe

    Corsi e ricorsi della storia: Gli americani fanno la lista dei filo-Putin italiani. Giornalisti, intellettuali, politici: chi c'è nell'elenco Gli americani fanno la lista dei putiniani d'Italia. Mentre infiamma la guerra in Ucraina si fa la conta di chi sta da una parte e chi dall'altra nel dibattito pubblico come nelle istituzioni. L'etichetta usata per identificare i filorussi è quella di "Putinversteher", neologismo tedesco che vuol dire più o meno "chi si intende con Putin". A stilare l'elenco è la Columbia University che ha realizzato uno studio ad hoc: "Russian Active Measures: Yesterday, Today, Tomorrow", curato dai docenti Olga Bertelsen e Jan Goldman. All'interno della ricerca un focus dedicato ai putiniani italiani, intitolato "Russian Influence on Italian Culture, Academia, and Think Tanks" curato da Luigi Germani e Massimiliano De Pasquale. Nel calderone dell'"influenza russa" sono inseriti intellettuali, giornalisti, parlamentari, imprenditori che in passato o più recentemente hanno sottolineato meriti e qualità del presidente russo, o in questi giorni hanno ricordato le responsabilità della Nato nell'esplosione della crisi ucraina. Ma chi ha messo la Columbia University, grande college privato americano inserito nella prestigiosa Ivy League, nell'elenco? La lista dei "Putinversteher" tricolori parte da lontano tricolori e include "Claudio Mutti, ex-attivista di estrema destra, esperto di lingue Ugro-Finniche, e fondatore delle Edizioni all’Insegna del Veltro" scrive Linkiesta che ha anticipato i contenuti del volume, ma anche gli ex-dirigenti del Msi Carlo Terracciano e Maurizio Murelli, e l’esperto di geopolitica Tiberio Graziani. E ancora il giornalista Gianluca Savoini e la sua Associazione Culturale Lombardia-Russia, quello del caso dell'Hotel Metropol. Lo studio, curato nella parte italiana dagli esperti Luigi Sergio Germani e Massimiliano Di Pasquale, fa riferimento più volte ad articoli di Sergio Romani, sul Corriere della sera, ma anche di Repubblica, e si parla di una deriva filorussa anche per la rivista geopolitica italiana Limes. Gli studiosi individuano tra coloro "che si intendono con Putin" anche il filosofo Massimo Cacciari, Diego Fusaro, l’ex-inviato nell’Urss e poi teorico del complotto dell’11 settembre Giulietto Chiesa, lo scrittore Nicolai Lilin, il leader di CasaPound Simone Di Stefano, l’ex-seguace di Toni Negri Giuseppe Zambon, l’ex-direttore di Rai 2 Carlo Freccero, il docente della Ca’ Foscari Aldo Ferrari, il reporter di guerra Fausto Biloslavo, lo storico Franco Cardini, i giornalisti Sebastiano Caputo e Maurizio Blondet, l’ex-vicedirettore di Famiglia Cristiana Fulvio Scaglione. https://www.iltempo.it/attualita/2022/03/03/news/americani-lista-dei-filo-putin-italiani-giornalisti-intellettuali-politici-elenco-columbia-university-cacciari-fusaro-30682119/
  16. coinzh

    Euro digitale

    senza la nato l'ucraina non esisterebbe più presumibilmente e la polonia e la romania sarebbero presumibilmente pure state invase da putin. il rialzo dell'energia ha molto a che fare con la guerra ma per me meglio i prezzi più alti che avere i russi coi carri armati che spingono in europa. un debito comune europeo permette a paesi come l'italia di accedere al credito senza dover pagare interessi molto elevati perché chi presta i soldi si fida più di riaverli se l'europa intera garantisce per il debito rispetto a se questa garanzia la da solo l'italia da sola.
  17. coinzh

    Vediamo chi è il più ottimista tra di noi...

    Putin denunciato in germania per crimini di guerra e contro l'umanita'. https://www.rsi.ch/news/mondo/Putin-denuncia-di-peso-in-Germania-15219916.html anche in svizzera si sta andando verso una denuncia per putin credo.
  18. coinzh

    Vediamo chi è il più ottimista tra di noi...

    Se gli stati europei volessero fare i comodi loro non si immischierebbero nella guerra in ucraina proprio perche' comprano energia russa. a essere maligni si potrebbe pensare che l'europa sostiene l'ucraina proprio perche' l'europa teme la russia e non vuole che la russia si espanda in futuro oltre l'ucraina. Il grande sbaglio in europa lo ha fatto la merkel credendo di poter imbrigliare putin comprando energia russa. A me e' sempre sembrata un'equazione strana ma pensavo che i grandi strateghi europei ne sapranno piu' di me e invece hanno chiaramente sbagliato. La merkel ha la fobia dei cani e in una sua visita a mosca da putin, putin ha messo un suo cagnone a pochissima distanza dalla merkel che si e' pietrificata. Mi chieso se questo non potesse far venire alla merkel qualche dubbio sulla sua politica estera con la russia. anche i vari assassini di spie e oppositori politici russi in europa da parte della russia avrebbero dovuto far capire che non ci si puo' fidare dei russi, come pure il fatto che i politici e diplomatici russi continuano a negare l'evidenza anche quando si mostrano loro le prove dei loro misfatti.
  19. ARES III

    A che età avete smesso di credere a Babbo Natale?

    Vacilla il supporto all’Ucraina: i sondaggi che preoccupano Biden (e Kiev) Scricchiola la coalizione occidentale che supporta l’Ucraina contro l’aggressore russo. La controffensiva di Kiev cominciata in tarda primavera stenta a produrre risultati significativi e il conflitto è ormai una guerra d’attrito e di trincea. Oltre ai mancati progressi sul campo di battaglia a preoccupare il presidente ucraino sono i segnali interni che arrivano dagli Stati Uniti, il suo più importante alleato. Il Washington Post riporta le valutazioni degli 007 americani secondo i quali l’esercito di Volodymyr Zelensky non riuscirà a riprendere il controllo della città di Melitopol, un obbiettivo necessario per spezzare il corridoio terrestre che unisce la Russia alla Crimea. Non può essere considerato un semplice caso che le fonti d’intelligence abbiano voluto far trapelare queste indiscrezioni esplosive su uno dei principali quotidiani Usa. Ancora più allarmante è poi il sondaggio condotto nelle scorse settimane dalla Cnn. Secondo l’emittente televisiva il 55% degli intervistati è contrario all’approvazione da parte del Congresso di ulteriori fondi a sostegno dell’Ucraina mentre il 51% afferma che gli Usa hanno già fatto abbastanza per aiutare Kiev. All’inizio dell’”operazione militare speciale” il 62% degli americani affermava che gli Stati Uniti avrebbero dovuto fare di più per supportare il paese aggredito, una percentuale che oggi è scesa al 48%. Un altro dato significativo che emerge dall’indagine della rete all news è il calo nella percezione della minaccia da parte dei cittadini americani. Un anno e mezzo fa il 72% riteneva la guerra nell’Europa dell’est una minaccia alla sicurezza nazionale, oggi ne è convinto solo il 56%. Il sondaggio della Cnn non sarà sfuggito all’attenzione di Zelensky e dei suoi consiglieri. Il sostegno dell’opinione pubblica occidentale sin dall’inizio delle ostilità il 24 febbraio è stato fondamentale per garantire un continuo afflusso di soldi e armi a favore della resistenza ucraina. Il rallentamento dell’economia mondiale e l’inflazione non ancora sotto controllo unitamente al protrarsi di un conflitto del quale non si intravede la fine stanno mettendo ora a dura prova lo spirito di solidarietà e vicinanza manifestato nei confronti del popolo ucraino. Non vacilla per il momento il sostegno del presidente americano Joe Biden che ha già chiesto al Congresso altri 24 miliardi di dollari di aiuti per Kiev, in aggiunta agli oltre 113 miliardi stanziati sino ad ora. Zelensky ha però ben chiaro che le elezioni nel 2024 in America e in Europa ridefiniranno gli assetti della coalizione occidentale. Lo scenario peggiore è quello che prevede un ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump. Se Biden promette aiuti “sin quando sarà necessario” il milionario afferma di essere in grado, se rieletto, di porre fine al conflitto “in un giorno”. Raramente la politica estera è decisiva nelle elezioni presidenziali Usa ma, come ricorda il settimanale Newsweek, nel 2004 il dibattito sulla guerra in Iraq fu un tema chiave della campagna elettorale che garantì a George W. Bush un secondo mandato. Nel 2024 potrebbe accadere qualcosa di molto simile. La distanza tra i democratici e i repubblicani sui temi di politica interna si conferma anche sui temi di politica internazionale. La visione di Biden a favore di un’America più interventista è auspicata da Thomas Graham, esperto di affari russi, che sostiene come il presidente Usa non possa “lasciare che l’Ucraina venga sconfitta. Se questo è uno scontro tra democrazia e autocrazia non possiamo permettere agli autocrati di prevalere”. La teoria delle relazioni internazionali di Trump riassunta dallo slogan America first ha attecchito nel partito repubblicano e anche l’altro candidato alla nomination del Gop Ron DeSantis ha manifestato un marcato disinteresse per una guerra vista come estranea agli interessi degli Stati Uniti. Vladimir Putin ne è consapevole e sa che il tempo gioca a sfavore dell’Ucraina. Nel frattempo, Kiev e Mosca continuano a combattere aspettando il voto degli elettori americani non solo sul loro prossimo presidente ma anche sulle sorti di un conflitto che ha riportato morte e distruzione in Europa. https://it.insideover.com/guerra/vacilla-il-supporto-allucraina-i-sondaggi-che-preoccupano-biden-e-kiev.html
  20. ARES III

    A che età avete smesso di credere a Babbo Natale?

    Siamo forse troppo incoscienti per capire i pericoli , ma fortunatamente ci sono gli americani che lo capisco al nostro posto «L’approccio americano alla guerra in Ucraina sta cambiando». Spaventati dal caos che provocherebbe un ulteriore golpe, «casomai riuscito a differenza di quello della Wagner» e la caduta di Vladimir Putin, adesso gli americani vogliono condurre il conflitto «nel più breve tempo alla sua conclusione» contro la volontà di Kiev, spiega il direttore della rivista Domino, Dario Fabbri. Ipotesi, questa, confermata dal capo della Cia che, al Washington Post, ha dichiarato che la «guerra dovrebbe esaurirsi il prossimo anno». E questo sta già modificando le dinamiche della guerra stessa: «Ad esempio l’attacco al ponte di Kerch è stato immediatamente rivendicato dagli ucraini a differenza di quello che capitava qualche tempo fa proprio per non innervosire gli americani che non sono d’accordo con questo tipo di iniziative», spiega Fabbri. Ma allo stesso tempo, «Washington non fa passare un giorno senza annunciare la controffensiva ucraina va male». L’obiettivo, spiega il direttore di Domino, è di «segnalare a Kiev, così come a Mosca, che questa guerra non è possibile stravincerla sul terreno https://www.open.online/2023/07/19/nota-dario-frabbri-stato-guerra-ucraina-video/ l’amministrazione Biden sembra intenzionata a un cambio di rotta nella sua strategia, in questo caso politica: il sostegno incondizionato a Kiev potrebbe non essere una buona strategia nel lungo periodo, soprattutto pensando alle elezioni del novembre 2024. E per questo da Washington per la prima volta sono arrivate anche timide spinte al negoziato. https://www.google.com/amp/s/www.ilfattoquotidiano.it/2023/08/26/ucraina-il-guardian-svela-un-vertice-segreto-tra-la-nato-e-le-forze-armate-di-kiev-discussa-una-nuova-strategia-militare/7272483/amp/
  21. ARES III

    Vediamo chi è il più ottimista tra di noi...

    Ecco chi comanda, la voce del padrone: Joe Biden, "no" al gasdotto alternativo: retroscena, così ha condannato l'Italia ad essere dipendente da Putin Uno dei responsabili della dipendenza europea dal metano russo vive e lavora a Washington: si chiama Joe Biden. È il succo della triste storia del gasdotto EastMed, e se nelle cancellerie europee non se ne parla, o lo si fa sottovoce, è solo perché conferma quanto l'inquilino della Casa Bianca sia inadeguato alla leadership del mondo occidentale. Il progetto era nato nel 2016 e prevedeva di portare in Italia e in altri Paesi dell'Europa meridionale il gas estratto nelle acque tra Israele e Cipro, grazie a un tubo lungo 1.900 chilometri, gran parte dei quali percorsi sul fondo del mare. L'opera sarebbe costata 6 miliardi di euro e, secondo la tabella di marcia stilata prima del Covid, avrebbe dovuto essere pronta nel 2025. Sarebbe giunta in Grecia, tenendosi bene alla larga dalla Turchia, e da lì quel gas sarebbe arrivato anche in Puglia, ad Otranto, tramite la conduttura Poseidon, progettata negli anni precedenti da una joint-venture italo-ellenica partecipata dalla Edison. Per l'Italia, sarebbe stato come avere un secondo gasdotto Tap, quello che porta il metano dall'Azerbaijan a Melendugno, 25 chilometri a nord di Otranto: identica portata, pari a 10 miliardi di metri cubi di gas l'anno, se necessario raddoppiabile in tempi relativamente brevi. E siccome l'Italia consuma 70 miliardi di metri cubi di gas l'anno, 29 miliardi dei quali provengono dalla Russia, EastMed, a pieno regime, avrebbe potuto ridurre dei due terzi la nostra dipendenza da Mosca. .... L'agenzia Reuters ha saputo che «la parte americana ha espresso alla parte greca riserve sulla logica del gasdotto EastMed, e ha sollevato questioni sulla sua fattibilità economica e ambientale». E l'ambasciata Usa a Gerusalemme, ha raccontato il Jerusalem Post, ha comunicato agli israeliani che gli Stati Uniti sono «impegnati a promuovere tecnologie per l'energia pulita» e dunque non condividono l'esigenza di costruire nuovi gasdotti. Tutto questo con gran soddisfazione della Turchia, che probabilmente è la prima ragione per cui Biden ha fatto la mossa. Poche settimane dopo che Washington aveva scoperto le carte, Vladimir Putin ha invaso l'Ucraina e si è visto che la dipendenza dell'Italia e degli altri Paesi europei dal gas russo è il vero tallone d'Achille dell'Alleanza atlantica. Una debolezza destinata a durare: le navi metaniere statunitensi che, attirate dal prezzo altissimo al quale lo paghiamo, sono pronte ad attraversare l'oceano per venderci il gas in forma liquida, possono coprire solo una frazione dei volumi garantiti oggi da Mosca, e gasdotti in grado di rimpiazzare quelli di Gazprom non ne esistono, nemmeno sulla carta. https://www.liberoquotidiano.it/news/esteri/31015449/joe-biden-eastmed-no-gasdotto-alternativo-condanna-italia-dipendenza-russia-vladimir-putin.html
  22. Vietmimin

    Vediamo chi è il più ottimista tra di noi...

    Addirittura! Non mi stupisce, gli attacchi personali arrivano quando mancano gli argomenti e che non si vuole rispondere sul merito. Ma non me lo sarei aspettato per una frase innocua che mi sembra di buon senso e che ripeto qui volontieri, per fare piacere a Brios: Da quando trattati internazionali che coinvolgono diversi paesi possono essere assimilati a chiacchierate tra due « gentiluomini »? Davvero così scandaloso? Mi rifiuto di scendere a questo livello, lascio perdere se tale atteggiamento è tollerato sul forum. Mi limiterò a concentrarmi sul suo discorso, come l’ho fatto dall’inizio. E continuerò a dire la mia convinzione che tra il discorso di Brios, mescolando disinformazione, messinscene, foto senza legenda, video decontestualizzati, fatti isolati gonfiati, incitamento all’odio nei confronti di un intero paese, e la propaganda sfacciata di Putin, non c’è lo spessore di una foglia di carta. Le fake news piovono a un ritmo sfrenato, anche se poco credibili, basta che siano numerose per creare confusione e impedire che vengano analizzate con serietà. La « probabilità » di cui parlava Ares dovrebbe essere sufficiente per farne delle verità. Zelensky drogato… vi chiedo di guardare il video intero (45’) della conferenza stampa. Ecco la prova, (spiacente, non ho trovato la versione italiana): https://m.youtube.com/watch?v=tWv3l6eZeP0 I crimini di Khadirov, la risposta si limita al video di una bucolica parata di guerrieri ceceni in costumi tradizionali, L’amico Bachar el Hassad, che ha gasato la sua stessa popolazione? Una scena di giubilo popolare che celebra l’amicizia tra i due leader Certe frasi sono semplicemente inaccettabili. « L’Ucraina non esisteva, non esiste e non esisterà mai ». Basta sostituire la parola « Ucraina » con « Israele » o « Yemen » o con qualsiasi paese coinvolto in un conflitto per accorgersene. O qualcuno verrà a spiegarmi che lo statuto di stato, riconosciuto dal diritto internazionale, deve essere relativizzato a seconda della potenza del aggressore? È tanto più grave secondo me che Putin è riuscito a fare degli ucraini un popolo più unito di prima. Sicuramente è stato sorpreso dalla loro resistenza, in particolare quella delle città russofone fra cui Kharkov e Mariupol che non hanno colto l’occasione di « liberarsi ». E ha drammaticamente sopravalutato la « russofilia » dei territori russofoni. Che fine faranno gli ucraini, tra la guerra che sta sprofondando nel caos e la fuga in avanti di Putin, difensore di una Russia umiliata, che non vorrà perdere la faccia? Difficile di credere che le espressioni « ucraini fascisti », « ucraini nazisti » che fioriscono qua e là, (e si capisce che risonanza terribile può avere questa parola distillata per anni nelle menti dei russi) e le «divulgazioni» di teorie complottiste (biolabs trovati! Il figlio di Biden coinvolto!!) non preparino il terreno per una strage di massa. Non so se ne siete tutti consapevoli.
  23. ARES III

    Vediamo chi è il più ottimista tra di noi...

    Tutto quello che dicono gli altri e non ritieni valido affermi che sia una bugia: non credo che sia il modo giusto per dialogare. Inoltre è un po' presuntuoso, non credi? Ecco qualche elemento su cui riflettere: Impegno Nato di non espandersi a Est, ecco il documento Che cosa ha svelato il settimanale tedesco Der Spiegel. L’articolo di Tino Oldani per ItaliaOggi I lettori di ItaliaOggi sono stati i primi, in Italia, ad essere informati circa le vere origini delle tensioni politiche e militari tra la Russia di Vladimir Putin e la Nato sulla questione Ucraina. Con editoriali e articoli scritti in base ai fatti e non con la propaganda, il direttore Pierluigi Magnaschi e firme autorevoli come Roberto Giardina e Pino Nicotri hanno ricordato, unici in Italia, che dopo la caduta del Muro di Berlino (1989) i leader dei maggiori paesi della Nato avevano promesso a Mosca che l’Alleanza atlantica non sarebbe avanzata verso Est «neppure di un centimetro». Una promessa smentita dai fatti, visto che da allora ben 14 paesi sono passati dall’ex impero sovietico all’alleanza militare atlantica. Da qui le contromosse di Putin: la guerra in Georgia, l’occupazione della Crimea, l’appoggio ai separatisti del Donbass, lo schieramento di oltre centomila soldati al confine con l’Ucraina, infine la dura linea diplomatica con cui ha ribattuto alle minacce di sanzioni da parte di Usa ed Ue: «Mosca è stata imbrogliata e palesemente ingannata». Per tutta risposta, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha ripetuto quella che per anni è stata la linea difensiva di Washington sull’allargamento a Est della Nato: «Nessuno, mai, in nessuna data e in nessun luogo, ha fatto tali promesse all’Unione sovietica». Una dichiarazione smentita dal settimanale tedesco Der Spiegel con uno scoop clamoroso, destinato a lasciare il segno. L’inchiesta, intitolata «Vladimir Putin ha ragione?» e ripresa integralmente negli Usa da Zerohedge, si basa su un’ampia ricostruzione storica dei negoziati tra Nato e Mosca che hanno accompagnato la fine della guerra fredda. Tra i documenti citati, spicca per importanza quello scovato nei British National Archives di Londra dal politolo americano Joshua Shifrinson, che ha collaborato all’inchiesta del settimanale tedesco e se ne dichiara «onorato» in un tweet. Si tratta di un verbale desecretato nel 2017, in cui si dà conto in modo dettagliato dei colloqui avvenuti tra il 1990 e il 1991 tra i direttori politici dei ministeri degli Esteri di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania sull’unificazione delle due Germanie, dopo il crollo di quella dell’Est. Il colloquio decisivo, riporta Der Spiegel, si è svolto il 6 marzo 1991 ed era centrato sui temi della sicurezza nell’Europa centrale e orientale, oltre che sui rapporti con la Russia, guidata allora da Michail Gorbaciov. Di fronte alla richiesta di alcuni paesi dell’Est Europa di entrare nella Nato, Polonia in testa, i rappresentanti dei quattro paesi occidentali (Usa, Gran Bretagna, Francia e Germania Ovest), impegnati con Russia e Germania Est nei colloqui del gruppo «4+2», concordarono nel definire «inaccettabili» tali richieste. Il diplomatico tedesco occidentale Juergen Hrobog, stando alla minuta della riunione, disse: «Abbiamo chiarito durante il negoziato 2+4 che non intendiamo fare avanzare l’Alleanza atlantica oltre l’Oder. Pertanto, non possiamo concedere alla Polonia o ad altre nazioni dell’Europa centrale e orientale di aderirvi». Tale posizione, precisò, era stata concordata con il cancelliere tedesco Helmuth Khol e con il ministro degli Esteri, Hans-Dietrich Genscher. Nella stessa riunione, rivela Der Spiegel, il rappresentante degli Stati Uniti, Raymond Seitz, dichiarò: «Abbiamo promesso ufficialmente all’Unione sovietica nei colloqui 2+4, così come in altri contatti bilaterali tra Washington e Mosca, che non intendiamo sfruttare sul piano strategico il ritiro delle truppe sovietiche dall’Europa centro-orientale e che la Nato non dovrà espandersi al di là dei confini della nuova Germania né formalmente né informalmente». È innegabile che questo documento scritto conferma alcuni ricordi di Gorbaciov circa le promesse da lui ricevute, ma soltanto orali, sulla non espansione a Est della Nato. In un’intervista al Daily Telegraph (7 maggio 2008), Gorbaciov, ultimo leader dell’Unione sovietica, disse che Helmuth Khol gli aveva assicurato che la Nato «non si muoverà di un centimetro più ad est». Identica promessa, aggiunse in un’altra occasione, gli era stata fatta dall’ex segretario di Stato Usa, James Baker, il quale però smentì, negando di averlo mai fatto. Eppure, ricorda Der Spiegel, anche Baker fu smentito a sua volta da diversi diplomatici, compreso l’ex ambasciatore Usa a Mosca, Jack Matlock, il quale precisò che erano state date «garanzie categoriche» all’Unione sovietica sulla non espansione a est della Nato. L’inchiesta del settimanale aggiunge che promesse dello stesso tenore erano state fatte a Mosca anche dai rappresentanti britannico e francese. https://www.startmag.it/mondo/nato-est/
  24. coinzh

    Vediamo chi è il più ottimista tra di noi...

    Solo putin sa perche' ha iniziato la guerra. Gli altri possono solo fare supposizioni plausibili e i motivi che putin ci dice non devono necessariamente essere i veri motivi. per me l'ha fatta per contrastare la democrazia in ucraina che potrebbe espadersi ad altri paesi e minacciare il potere di putin.
  25. ARES III

    Vediamo chi è il più ottimista tra di noi...

    Fra una settimana iniziano i problemi energetici: La Russia, fa sapere il presidente russo, non accetterà più pagamenti in dollari ed euro per il gas venduto all'Europa, accetterà soltanto rubli. Ma le forniture non cesseranno. Gli effetti sulla valuta e sul petrolio A un mese dall'inizio della guerra in Ucraina il presidente russo Vladimir Putin fa una mossa a sorpresa che, nella sua "partita a scacchi" con l'Occidente, ha un significato di sfida. L'ennesima sfida. Mosca, fa sapere il Cremlino, non accetterà più dollari o euro dai "Paesi ostili" (quelli che hanno applicato le sanzioni alla Russia) per le forniture del proprio gas. L'unica valuta accettata sarà il rublo. Putin ha ordinato al governo di emanare una direttiva che obblighi Gazprom (la principale azienda che opera nel gas) a convertire in rubli i contratti di fornitura con i "Paesi ostili". Fornire merci russe all'Ue e agli Stati Uniti e ricevere pagamenti in dollari ed euro, avrebbe detto il presidente secondo quanto riporta il sito Kommersant, "non ha alcun senso per noi". Che effetto ha prodotto l'annuncio? Il rublo ha subito recuperato valore alla Borsa di Mosca: ora è scambiato a 100 sulla moneta americana, ben lontano dai 75 del periodo precedente la guerra in Ucraina. https://www.ilgiornale.it/news/mondo/ricatto-putin-l-europa-paghi-gas-rubli-2020308.html
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