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Risultati per 'putin'.
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Cari tutti, “Nel 2016 il Presidente Vladimir Putin esprese il desiderio di regalare al Comune di Torino una statua in onore del Generale Suvorov. Proposta che non trovò riscontri. A Milano in Piazza Belgioso è stata eretta una lapide commemorativa: “In questo palazzo nell’anno 1799 il Generale Fedmaresciallo Aleksandr Suvorov, grande condottiero russo, fu ospite durante la capagna di Lombardia e Piemonte”. https://www.farodiroma.it/quando-la-russia-invase-litalia-nel-1799-la-vittoriosa-campagna-del-generale-suvorov-principe-ditalia-raimondo-montecuccoli/ Saluti.
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Qualcuno sa che cos’è?
1412luigi ha risposto a un topic di Deborah Vergottini inviato in Medaglistica
fonte: shipmag.... Il sottomarino è stato ufficialmente incluso nella Marina russa alla fine del 2022 dal presidente Vladimir Putin Mosca – Il nuovo sottomarino missilistico balistico a propulsione nucleare della Marina russa, il Generalissimo Suvorov, è in viaggio verso una base temporanea della flotta del Nord nell’Artico, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa TASS. “Recentemente, l’incrociatore sottomarino Generalissimo Suvorov ha iniziato a spostarsi da Severodvinsk, dove si trovava presso il cantiere navale Sevmash, verso una base temporanea della Flotta del Nord”, ha spiegato l’agenzia di stato citando una fonte della Difesa di Mosca. Il sottomarino è stato ufficialmente incluso nella Marina russa alla fine del 2022 dal presidente Vladimir Putin. Il suo compito è aumentare la forza di sottomarini a propulsione nucleare della flotta russa del Pacifico: sarà trasferito alla base sottomarina di Rybachiy, nella penisola di Kamchatka, in estate. Il sottomarino è la sesta nave dei sottomarini russi di classe Borei, più piccoli e più rapidi, secondo la stampa russa, una classe di sottomarini che sta sostituendo le precedenti generazioni di unità con missili balistici. Trasporta fino a 16 missili russi Bulava, ognuno dei quali è in grado di trasportare più di una testata nucleare. -
Ucraina, "monete di guerra"
El Chupacabra ha risposto a un topic di Saturno inviato in Monete Estere
Sarà perché il paese sta combattendo strenuamente per difendersi da un aggressore sanguinario molto più grande? A me l'angoscia la mettono Putin e tutti i suoi lacché... -
È molto facile invitarlo. Pronuncia la parola magica: Medici. E apparirà)). E se hai più monete con uno stemma del genere, non devi nemmeno invitarlo, ma semplicemente metterlo sul tavolo. E apparirà. È un bene che tu abbia lo stemma dei Medici e non dei Gonzaga. Sul forum c'è anche uno specialista di Gonzaga, ma lui ha paura di Putin e ormai lo vede ad ogni angolo)
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L'iperinflazione in Venezuela
Orodicarta ha risposto a un topic di ART inviato in Cartamoneta e Scripofilia
È anche il momento giusto vista la situazione internazionale mai così vicina ad un confronto nucleare tra est e ovest dalla crisi dei missili di Cuba, l'ultima cosa che gli Usa vogliono al momento è trovarsi impegnati militarmente anche in America del sud. Non escluderei che dietro la faccenda della Guyana Esequiba ci fosse l'ombra di Putin (così come dietro l'attacco a Israele di Hamas...) -
euro Euro digitale
coinzh ha risposto a un topic di magicoin inviato in La piazzetta del numismatico
senza la nato l'ucraina non esisterebbe più presumibilmente e la polonia e la romania sarebbero presumibilmente pure state invase da putin. il rialzo dell'energia ha molto a che fare con la guerra ma per me meglio i prezzi più alti che avere i russi coi carri armati che spingono in europa. un debito comune europeo permette a paesi come l'italia di accedere al credito senza dover pagare interessi molto elevati perché chi presta i soldi si fida più di riaverli se l'europa intera garantisce per il debito rispetto a se questa garanzia la da solo l'italia da sola.- 103 commenti
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A che età avete smesso di credere a Babbo Natale?
ARES III ha risposto a un topic di ART inviato in Agorà
Usa, il ruolo dell’Ucraina nella corsa alla Casa Bianca: americani stufi e disinteressati, così sulla guerra Biden rischia molto più di Trump C’è un’espressione inglese che riassume molto bene la tradizione di politica estera Usa. E cioè, le dispute si fermano al “water’s edge”, al bordo dell’acqua, quindi dentro i confini del Paese. In altre parole, scontri, polemiche, divisioni devono essere confinate alla politica nazionale. Quando è in gioco l’interesse degli Stati Uniti nel mondo, la regola è invece una sola: sostegno all’amministrazione in carica a Washington, non importa quale sia il suo colore politico. La regola, a dire il vero, ha prodotto anche risultati aberranti – basti pensare alla mancanza di critica nelle fasi iniziali della guerra in Vietnam o all’invasione dell’Iraq nel 2003 – ma è stata in generale quasi sempre applicata. Quando c’è di mezzo l’interesse supremo degli Stati Uniti, per l’appunto, non ci si divide. Sulla guerra in Ucraina, invece, si delineano ormai divisioni molto nette, visioni spesso agli antipodi. E la cosa promette di giocare un ruolo importante alle prossime elezioni presidenziali del 5 novembre 2024. Va subito detta una cosa. La guerra in Ucraina non è, né presumibilmente sarà, in cima alle preoccupazioni degli elettori che quel martedì di novembre si recheranno alle urne. Sono altri i temi che terranno con ogni probabilità banco: l’economia anzitutto, e poi la sicurezza, le “guerre culturali” su aborto, genere, etnia, la concorrenza con la Cina, la valutazione della “persona” del candidato. C’è però da tenere presente un altro dato. Il margine tra i candidati, nel 2020, è risultato in alcuni Stati chiave minimo: lo 0,23 per cento in Georgia, lo 0,63 per cento in Wisconsin, l’1,16 per cento in Pennsylvania. Ecco dunque perché diventa fondamentale catturare il voto di quella minoranza di elettori per i quali la guerra è un tema centrale. È fuor di dubbio che Joe Biden abbia giocato sull’Ucraina molto del suo prestigio personale e internazionale. Del resto, come ha detto l’ex ambasciatore Usa a Mosca Michael McFaul, “non c’è mai stato un presidente Usa che abbia conosciuto l’Ucraina così in profondità come Biden”. Da vicepresidente, Biden ha viaggiato in Ucraina sei volte ed è stato il rappresentante dell’amministrazione Obama alla prima inaugurazione presidenziale dopo la rivoluzione di Maidan nel 2013-2014. Da presidente, Biden ha poi visitato a sorpresa il presidente Volodymyr Zelensky nella Kiev martoriata dai bombardamenti russi. Non si tratta comunque di un fatto di pura “presenza”. Joe Biden ha fatto della guerra in Ucraina una sorta di manifesto della sua visione di un mondo spaccato tra democrazie e autocrazie, con l’America “faro di speranza per tutto il globo”. “Gli Stati Uniti non vacilleranno nel loro sostegno a Kiev”, ha spiegato il presidente durante il summit Nato di Vilnius. E sinora, in termini militari, finanziari, il sostegno americano all’Ucraina non ha davvero mai vacillato. Da Washington sono partiti, destinazione Kiev, oltre 113 miliardi di dollari dal giorno dell’invasione russa del 24 febbraio 2022. Una cifra considerevole, se si pensa che nei 20 anni di invasione e occupazione dell’Afghanistan, gli Stati Uniti hanno speso 849 miliardi. Biden, che nonostante dubbi e mugugni tra molti nel stesso partito appare al momento il candidato più probabile per i democratici nel 2024, ha ottenuto sulla guerra in Ucraina il sostegno quasi unanime dei suoi. Moderati, centristi, liberal, progressisti del partito democratico non hanno mai messo apertamente in discussione la strategia di sostegno a Kiev. L’ala progressista, i vari Alexandria Ocasio-Cortez, Bernie Sanders, Ilhan Omar, Rashida Tlaib, Ayanna Pressley, di solito contrari all’impegno militare americano nel mondo, hanno votato senza fiatare l’“Ukraine Democracy Defense Lend-Lease Act of 2022” e tutte le successive richieste militari e finanziarie a favore dell’Ucraina che Biden ha mandato per l’approvazione al Congresso (unica eccezione, lo scorso luglio, il voto di 49 deputati democratici control’invio di bombe a grappolo a Kiev). Anzi, si potrebbe dire che proprio sull’Ucraina si è verificato un evento storico, e cioè la trasformazione degli orientamenti prevalenti di politica internazionale dei due maggiori partiti americani. Per i repubblicani, il credo è sempre stato “pace mediante la forza”. Attraverso Guerra Fredda, Vietnam, post-11 settembre, il G.O.P. ha sempre sostenuto che l’ordine mondiale guidato dagli americani dovesse prevedere un forte coinvolgimento militare. I democratici, soprattutto i più progressisti, hanno invece più di frequente messo in discussione l’idea di un intervento militare globale Usa. Deluso e disgustato per la sconfitta in Vietnam, il partito di Eugene McCarthy e George McGovern è sempre stato più prudente nel dare l’avvallo a interventi militari internazionali. La guerra in Ucraina muta questo schema storico. I democratici diventano convinti interventisti – e del resto il governo autoritario di Vladimir Putin sembra fatto apposta per scatenare l’opinione pubblica più fedele ai principi della democrazia. I repubblicani mantengono, nei confronti del conflitto, un atteggiamento più dubbioso. In effetti, se per i democratici è facile registrare una sostanziale unicità di posizioni, il fronte repubblicano – soprattutto dei repubblicani in corsa per la candidatura 2024 – appare ben più mosso. C’è per esempio Donald Trump, attualmente il candidato più forte del partito, che ha spesso affermato che, diventasse lui presidente nel 2024, risolverebbe la situazione in 24 ore. L’affermazione è stata presa come una delle sue tante smargiassate. Ma c’è anche chi l’ha intesa molto seriamente; per esempio, Gerry Connelly, deputato democratico della Virginia, che ha insinuato che Trump potrebbe riuscire a risolvere il conflitto “perché va a letto con Putin”. Non particolarmente simpatetico nei confronti degli ucraini è apparso in questi mesi l’altro candidato forte del campo repubblicano, Ron DeSantis. Il governatore della Florida si è lasciato sfuggire una frase rivelatrice della sua scarsa esperienza internazionale, e cioè che la guerra in Ucraina è una “disputa territoriale”. Uno svarione, che però lascia intravvedere l’attitudine non particolarmente benigna nei confronti di Zelensky di una eventuale Casa Bianca a gestione DeSantis. Tra i candidati repubblicani alla presidenza ci sono comunque opinioni in linea con le scelte di Biden. Favorevoli all’intervento americano sono per esempio l’ex vice di Trump, Mike Pence, e l’ex ambasciatrice Usa all’Onu, Nikki Haley. Il primo ha spiegato che Trump potrebbe far finire la guerra in 24 ore “soltanto capitolando alle richieste di Putin”. La seconda ha affermato che la guerra in Ucraina non riguarda solo l’Ucraina, “ma è una guerra per la libertà, di quelle che devono essere vinte”. Questa varietà di sfumature tra i candidati repubblicani si riflette anche al Congresso, con il leader della Camera, Kevin McCarthy, molto poco propenso a inviare altri dollari in Ucraina; e il capo dei senatori repubblicani, Mitch McConnell (come peraltro la gran parte dei suoi colleghi), schierato su posizioni di deciso appoggio a Kiev. Detto questo, appare evidente una cosa soprattutto: e cioè che è Joe Biden a rischiare di più in tema di Ucraina alle prossime elezioni. Il presidente ha impegnato l’America in un sostegno convinto a Kiev. Ha inviato in Ucraina centinaia di miliardi. Ha ridisegnato molti dei piani strategici globali degli Stati Uniti sulla base della guerra. È sembrato soddisfare praticamente tutte le richieste di Zelensky. Dato l’attuale stato delle cose sul campo, Biden dovrebbe essere riuscito a evitare le conseguenze per lui più nefaste, ma non sembra comunque aver raggiunto l’esito a lui più favorevole. Gli ucraini, infatti, non sono destinati a perdere questa guerra. Quindi, Biden ha sostanzialmente evitato le critiche per lui più fastidiose: e cioè, quelle di aver fatto troppo poco per l’Ucraina; o, al contrario, di aver impegnato risorse e prestigio americano in una guerra fallimentare. D’altra parte, sembra altrettanto difficile che l’Ucraina possa vincere questa guerra, almeno nell’accezione che gli ucraini danno al termine “vittoria”: e cioè la riconquista del territorio occupato dai russi negli ultimi mesi ma anche della Crimea, persa nel 2014. Biden, di conseguenza, non potrà presumibilmente rivendicare il successo pieno della sua politica. Più probabile, a detta dell’intelligence statunitense, una terza opzione. E cioè che la guerra continui, sia pure a bassa intensità, per diversi mesi ancora. Se pure la pace, o quanto meno una tregua, dovesse essere raggiunta in tempo per le elezioni presidenziali, è altrettanto probabile che almeno una parte della campagna elettorale si terrà a conflitto in corso. Biden dovrà dunque trovare un modo per “comunicare” la guerra agli americani. Spiegando per esempio in modo credibile che il fatto che l’Ucraina abbia continuato a tenere testa al gigante russo è la conferma della bontà della politica di questa amministrazione. Sottolineando che i valori, la reputazione, gli interessi degli Stati Uniti sono in gioco in Ucraina, sia direttamente nei confronti della Russia sia indirettamente nei confronti della Cina. Si tratta di una strategia non facile da comunicare su un tempo sensibilmente lungo come quello di una campagna elettorale. Perché, da un lato, la strategia di Biden è soggetta all’imprevedibilità degli eventi sul campo. E perché, dall’altro, il passare dei mesi e la mancanza di risultati tangibili produce un’inevitabile stanchezza nell’opinione pubblica. Un sondaggio Cnn dello scorso 4 agosto rappresenta un campanello d’allarme per Biden. Il 55 per cento degli americani ritiene che gli Stati Uniti non dovrebbero mandare più soldi in Ucraina. Il 51 per cento pensa che gli Stati Uniti abbiano già fatto troppo per Kiev. https://www.google.com/amp/s/www.ilfattoquotidiano.it/2023/08/22/usa-il-ruolo-dellucraina-nella-corsa-alla-casa-bianca-americani-stufi-e-disinteressati-cosi-sulla-guerra-biden-rischia-molto-piu-di-trump/7267945/amp/ -
A che età avete smesso di credere a Babbo Natale?
ARES III ha risposto a un topic di ART inviato in Agorà
Vacilla il supporto all’Ucraina: i sondaggi che preoccupano Biden (e Kiev) Scricchiola la coalizione occidentale che supporta l’Ucraina contro l’aggressore russo. La controffensiva di Kiev cominciata in tarda primavera stenta a produrre risultati significativi e il conflitto è ormai una guerra d’attrito e di trincea. Oltre ai mancati progressi sul campo di battaglia a preoccupare il presidente ucraino sono i segnali interni che arrivano dagli Stati Uniti, il suo più importante alleato. Il Washington Post riporta le valutazioni degli 007 americani secondo i quali l’esercito di Volodymyr Zelensky non riuscirà a riprendere il controllo della città di Melitopol, un obbiettivo necessario per spezzare il corridoio terrestre che unisce la Russia alla Crimea. Non può essere considerato un semplice caso che le fonti d’intelligence abbiano voluto far trapelare queste indiscrezioni esplosive su uno dei principali quotidiani Usa. Ancora più allarmante è poi il sondaggio condotto nelle scorse settimane dalla Cnn. Secondo l’emittente televisiva il 55% degli intervistati è contrario all’approvazione da parte del Congresso di ulteriori fondi a sostegno dell’Ucraina mentre il 51% afferma che gli Usa hanno già fatto abbastanza per aiutare Kiev. All’inizio dell’”operazione militare speciale” il 62% degli americani affermava che gli Stati Uniti avrebbero dovuto fare di più per supportare il paese aggredito, una percentuale che oggi è scesa al 48%. Un altro dato significativo che emerge dall’indagine della rete all news è il calo nella percezione della minaccia da parte dei cittadini americani. Un anno e mezzo fa il 72% riteneva la guerra nell’Europa dell’est una minaccia alla sicurezza nazionale, oggi ne è convinto solo il 56%. Il sondaggio della Cnn non sarà sfuggito all’attenzione di Zelensky e dei suoi consiglieri. Il sostegno dell’opinione pubblica occidentale sin dall’inizio delle ostilità il 24 febbraio è stato fondamentale per garantire un continuo afflusso di soldi e armi a favore della resistenza ucraina. Il rallentamento dell’economia mondiale e l’inflazione non ancora sotto controllo unitamente al protrarsi di un conflitto del quale non si intravede la fine stanno mettendo ora a dura prova lo spirito di solidarietà e vicinanza manifestato nei confronti del popolo ucraino. Non vacilla per il momento il sostegno del presidente americano Joe Biden che ha già chiesto al Congresso altri 24 miliardi di dollari di aiuti per Kiev, in aggiunta agli oltre 113 miliardi stanziati sino ad ora. Zelensky ha però ben chiaro che le elezioni nel 2024 in America e in Europa ridefiniranno gli assetti della coalizione occidentale. Lo scenario peggiore è quello che prevede un ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump. Se Biden promette aiuti “sin quando sarà necessario” il milionario afferma di essere in grado, se rieletto, di porre fine al conflitto “in un giorno”. Raramente la politica estera è decisiva nelle elezioni presidenziali Usa ma, come ricorda il settimanale Newsweek, nel 2004 il dibattito sulla guerra in Iraq fu un tema chiave della campagna elettorale che garantì a George W. Bush un secondo mandato. Nel 2024 potrebbe accadere qualcosa di molto simile. La distanza tra i democratici e i repubblicani sui temi di politica interna si conferma anche sui temi di politica internazionale. La visione di Biden a favore di un’America più interventista è auspicata da Thomas Graham, esperto di affari russi, che sostiene come il presidente Usa non possa “lasciare che l’Ucraina venga sconfitta. Se questo è uno scontro tra democrazia e autocrazia non possiamo permettere agli autocrati di prevalere”. La teoria delle relazioni internazionali di Trump riassunta dallo slogan America first ha attecchito nel partito repubblicano e anche l’altro candidato alla nomination del Gop Ron DeSantis ha manifestato un marcato disinteresse per una guerra vista come estranea agli interessi degli Stati Uniti. Vladimir Putin ne è consapevole e sa che il tempo gioca a sfavore dell’Ucraina. Nel frattempo, Kiev e Mosca continuano a combattere aspettando il voto degli elettori americani non solo sul loro prossimo presidente ma anche sulle sorti di un conflitto che ha riportato morte e distruzione in Europa. https://it.insideover.com/guerra/vacilla-il-supporto-allucraina-i-sondaggi-che-preoccupano-biden-e-kiev.html -
A che età avete smesso di credere a Babbo Natale?
ARES III ha risposto a un topic di ART inviato in Agorà
Siamo forse troppo incoscienti per capire i pericoli , ma fortunatamente ci sono gli americani che lo capisco al nostro posto «L’approccio americano alla guerra in Ucraina sta cambiando». Spaventati dal caos che provocherebbe un ulteriore golpe, «casomai riuscito a differenza di quello della Wagner» e la caduta di Vladimir Putin, adesso gli americani vogliono condurre il conflitto «nel più breve tempo alla sua conclusione» contro la volontà di Kiev, spiega il direttore della rivista Domino, Dario Fabbri. Ipotesi, questa, confermata dal capo della Cia che, al Washington Post, ha dichiarato che la «guerra dovrebbe esaurirsi il prossimo anno». E questo sta già modificando le dinamiche della guerra stessa: «Ad esempio l’attacco al ponte di Kerch è stato immediatamente rivendicato dagli ucraini a differenza di quello che capitava qualche tempo fa proprio per non innervosire gli americani che non sono d’accordo con questo tipo di iniziative», spiega Fabbri. Ma allo stesso tempo, «Washington non fa passare un giorno senza annunciare la controffensiva ucraina va male». L’obiettivo, spiega il direttore di Domino, è di «segnalare a Kiev, così come a Mosca, che questa guerra non è possibile stravincerla sul terreno https://www.open.online/2023/07/19/nota-dario-frabbri-stato-guerra-ucraina-video/ l’amministrazione Biden sembra intenzionata a un cambio di rotta nella sua strategia, in questo caso politica: il sostegno incondizionato a Kiev potrebbe non essere una buona strategia nel lungo periodo, soprattutto pensando alle elezioni del novembre 2024. E per questo da Washington per la prima volta sono arrivate anche timide spinte al negoziato. https://www.google.com/amp/s/www.ilfattoquotidiano.it/2023/08/26/ucraina-il-guardian-svela-un-vertice-segreto-tra-la-nato-e-le-forze-armate-di-kiev-discussa-una-nuova-strategia-militare/7272483/amp/ -
Né Putin né i musei di Mosca conoscono il cittadino ucraino Fomenko a Mosca.
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Diamo un'occhiata oltre. In un altro museo, solo mappe, stendardi e uniformi della seconda guerra mondiale. Alla ricerca di più. Putin e l'esercito hanno il loro tempio. Forse i piani per la rinascita della Tartaria sono nascosti lì dietro l'altare o sotto il tempio.
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altre perle; perle su perle. Sì, la storia è da riscrivere ed io mi affiderei agli utenti dei forum. Non agli storici, agli archeologi che fanno parte di un grande e imponente gomblotto universale . La perla di oggi: "Putin non ha inaugurato nessun nuovo archivio della tartaria ultimamente perchè oltre al fatto che ha altro a cui pensare ,tutto il materiale mappe e altro della tartaria si trova già nel Museo militare della Marina a Mosca da oltre 45 anni inclusa anche la versone della ricostruzione storica di Fomenko . A mio parere vogliono solo creare dei follower a questo tipo di nome Medeea che puzza di IA lontano un miglio, perchè sulla storia della Tartaria secondo quanto hanno scritto e ho letto sul sito da te segnalato ne sappiamo più noi che loro , istintivamente mi fa pensare che la faccenda Tartaria inizi a impensierire qualcuno e vogliano "tracciare" coloro che se ne interessano . Saluti ."
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Comunque l'ex-KGB oggi FSB non è che l'ombra di quello dei tempi dell'URSS. Alla fine della guerra fredda il KGB venne sciolto e ricostituito qualche anno dopo scomponendolo in varie agenzie minori di cui le principali sono proprio l'FSB (Servizio Federale per la sicurezza della Federazione Russa) e l'SVR (Servizio di spionaggio internazionale). Ma oggi il vero centro del sistema è il GU, meglio conosciuto come GRU (Direttorato Principale dello Stato Maggiore delle Forze Armate della Federazione Russa), che sarebbe il corrispondente della DIA (servizi segreti militari) USA. Dato che ai tempi dell'invasione della Georgia le forze armate russe dimostrarono grossi limiti operativi e logistici il GU cadde in miseria perchè venne accusato di valutazioni errate delle capacità delle forze georgiane, e di non aver addestrato e appoggiato bene le milizie locali dell'Abcazia e dell'Ossezia del sud. La situazione cambiò proprio con la guerra ibrida in Crimea nel 2014, in cui ad essere accusati di aver lavorato male furono l'FSB e l'SVR, quando Yanucovich (il presidente filorusso dell'epoca) scappò in Russia per paura della rivolta in Ucraina. Dopo quel disastro la gestione delle operazioni varie in Crimea e Donbass fu affidata al GU, che se la cavò molto meglio e si guadagnò la "promozione sul campo" e le simpatie di Putin. Ora al top ci stanno questi e vogliono rimanerci. Ad esempio, sono firmate proprio da loro famose campagne di disinformazione come quelle dei "nazisti di Kiev" e del tentativo di attribuire all'Ucraina l'abbattimento del volo della Malaysia Airlines. FSB ed SVR per ora possono stare solo a guardare, nella speranza che il loro fratellone cattivo, a cui vengono assegnate più risorse e miglior personale, faccia di nuovo un passo falso da sfruttare per cercare di tornare grandi. Povero ex-KGB... che brutta situazione per questo mito della guerra fredda che tanto si diede e ci diede da fare. Esisteva già all'epoca anche il GRU, ma era meno capace e meno conosciuto.
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La balena sospettata di essere una spia della Russia I norvegesi l'hanno ribattezzata Hvaldimir. Adesso è in rotta verso la Svezia. Mosca avrebbe addestrato anche dei delfini per scopi militari La balena beluga Hvaldimir / Wikipedia La balena beluga, sospettata di essere una spia addestrata dalla Russia, lascia la Norvegia e punta alla Svezia, forse per sfuggire alla solitudine. Hvaldimir, così l'hanno ribattezzata i media di Oslo con un chiaro riferimento al nome del presidente Putin, era stata avvistata nel 2019 vicino alle regione del Finnmark, nell'estremo nord del Paese, con indosso un'imbracatura che, secondo alcuni esperti, poteva essere usata per raccogliere immagini e che sarebbe stata fabbricata in Russia. Da qui l'ipotesi che si trattasse di una sorta di spia al soldo del Cremlino. Del resto, Mosca sembra aver trovato nei mammiferi marini un valido supporto per le sue azioni di intelligence militare: nel mar Nero, sono state individuate delle gabbie di delfini che sarebbero usati per pattugliare le acque e proteggere la flotta russa da eventuali attacchi subacquei. Che sia parte o meno di questo presunto programma di addestramento, la balena Hvaldimir è diventata comunque una star in Norvegia: gioca con i pescherecci e socializza con i turisti. Diverse persone hanno documentato i loro incontri con il beluga pubblicando dei video sui social, e aumentandone la notorietà. E l'anno scorso un magnate britannico, attratto dalla sua storia, aveva proposto di creare a sue spese una riserva marina per accogliere il cetaceo. Ma nonostante i buoni rapporti con locali e turisti, Hvaldimir (nome che unisce "hval", ossia balena in norvegese, e "vladimir") ha deciso di abbandonare la Norvegia per spostarsi nella vicina Svezia. "Non sappiamo perché abbia accelerato così velocemente in questo momento", ha detto Sebastian Strand, un biologo marino dell'organizzazione OneWhale, al Guardian. “Potrebbero essere gli ormoni a spingerla a trovare un compagno - continua - Oppure potrebbe essere la solitudine, dato che i beluga sono una specie molto socievole, potrebbe essere che stia cercando altre balene beluga". Strand ha spiegato che la balena, che si ritiene abbia 13-14 anni, è "in un'età in cui i suoi ormoni sono molto alti". https://amp.today.it/europa/attualita/balena-spia-russia.html
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Potresti chiederlo direttamente a lei, dal momento che lavora anche come consulente parlamentare del PD. Adesso ignorerò la discussione, perché "me so rotto i cosiddetti"... Ma neppure quando parlavamo di Putin o di Erdogan (forza sultano!!!) ci si accapigliava così...per me è il gene italico a renderci rissosi....
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A che età avete smesso di credere a Babbo Natale?
Brios ha risposto a un topic di ART inviato in Agorà
Voglio avvertirti, Putin ha assunto il malvagio Babbo Natale dal KGB, si vendicherà degli europei che sostengono l'Ucraina. -
Ecco un altro sintomo del pericolo che aleggia sull'economia americana e non solo, proveniente dal FMI La Russia cresce, Usa a rischio default: il paradosso della guerra Per il Fmi la Russia quest’anno crescerà più di Berlino e Londra, mentre gli Usa a giugno rischiano il default a causa del debito: la guerra sta facendo male più all’Occidente? “Il momento massimo di impatto delle sanzioni adottate dall’Ue contro la Russia sarà quest’estate, nel senso che avranno il loro impatto massimo da quest’estate in poi”. Musica e parole di Mario Draghi, intonate dall’ex presidente del Consiglio lo scorso maggio in occasione di un vertice comunitario a Bruxelles. Un concetto questo che Draghi ha ribadito anche a settembre in occasione della sua ultima conferenza stampa: “le sanzioni alla Russia funzionano”, tanto da avere avuto un “effetto dirompente” sull’economia di Mosca. Toni quasi entusiastici invece sono stati quelli usati da Enrico Letta a marzo 2022 “sono le sanzioni più dure mai comminate e in qualche giorno porteranno al collasso l’economia russa”, con la strategia dell’Occidente che a settembre è stata difesa anche da Giorgia Meloni “le sanzioni alla Russia non funzionano? A me non risulta”. Dal momento in cui Vladimir Putin ha dato il via alla sua operazione speciale invadendo l’Ucraina, la strategia degli Stati Uniti, del Regno Unito e dell’Unione europea è stata fin da subito molto chiara: sostegno militare, umanitario e finanziario a Kiev, dure sanzioni contro la Russia per mettere in ginocchio Mosca sia sul fronte bellico sia su quello economico costringendo così il Cremlino a rivedere i suoi piani senza un intervento militare diretto della Nato. Oltre 400 giorni dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, il Fondo monetario internazionale adesso ci fa sapere che le stime di crescita della Russia in questo 2023 sarebbero maggiori rispetto a quelle di Germania, Regno Unito, Francia e probabilmente anche Italia. Nel frattempo Oltreoceano è arrivato il grido d’allarme di Janet Yellen, la segretaria al Tesoro americana: “La nostra migliore stima è che non saremo in grado di continuare a soddisfare tutti gli obblighi del governo entro l’inizio di giugno, e potenzialmente già il 1° giugno, se il Congresso non alzerà o sospenderà il limite del debito prima di allora”. Gli Usa in sostanza sono a rischio default se non verrà alzato il limite al tetto del debito - 31.400 miliardi di dollari - che Washington ha raggiunto a inizio anno. L’economia russa regge, quella Usa no: guerra a rischio escalation? A Bruxelles in queste ore si sta discutendo dell’undicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia da quando c’è la guerra in Ucraina; come sottolineato dal Fmi l’economia di Mosca però sembrerebbe aver retto diversificando i compratori e aggirando le misure grazie a triangolazioni con Paesi terzi. Questo non vuol dire che la situazione in Russia sia idilliaca - la guerra ha costi altissimi e la situazione sul campo di battaglia è molto complessa in virtù della straordinaria resistenza messa in atto dal coriaceo esercito ucraino - ma alla luce di questi dati tutte le previsioni fatte dall’Occidente in merito alle sanzioni sembrerebbero essere state sballate. Gli Usa , nonostante i vantaggi economici derivanti dalla guerra - leggere alla voce gas naturale liquefatto -, sono alle prese con un debito record a causa anche dello sforzo fatto per sostenere l’Ucraina. Se a breve non sarà alzato il tetto del debito, a Washington a riguardo è in atto un braccio di ferro con i Repubblicani che sono maggioranza alla Camera, il rischio di un catastrofico default è reale come ha voluto sottolineare Yellen. L’Europa poi non se la passerebbe molto meglio anche se la tanto annunciata recessione in questo 2023 dovrebbe essere scongiurata, ma il cielo sopra il Vecchio Continente resterebbe sempre plumbeo vista l’inflazione che non starebbe scendendo come previsto tanto da costringere la Bce a un nuovo aumento dei tassi di interesse. In questo scenario torna in mente una vecchia massima mai come in questo momento tristemente attuale: ogni grande guerra è la soluzione “naturale” di una grande crisi. In questo caso si tratterebbe di quella innescata dalla pandemia e poi acuita dal conflitto in Ucraina. Il rafforzamento della Cina, il mancato crollo della Russia e il rischio default degli Usa, sono così tutti elementi che possono incidere sugli sviluppi della guerra più dei missili o dei tank: la speranza è quella di una accelerata diplomatica perché altrimenti, se dovessero continuare a parlare solo le armi, a quel punto un’escalation mondiale o nucleare potrebbe essere inevitabile. https://www.money.it/russia-cresce-usa-rischio-default-paradosso-guerra
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Forse il busto era una cartina di tornasole per la pazzia. Sfortunatamente, ci sono altri pazzi noiosi sul forum. Se viene mostrato loro un ritratto di Putin, cadono immediatamente in crisi isteriche. Condurremo un esperimento medico, metteremo la canzone preferita di Stalin e inizierà l'ondata primaverile della malattia.
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Nessuno parla di politica ma in pochi post abbiamo già tirato in ballo gli "eurodemocratici" che non capiscono l'arte, l'eleganza di Stalin e Mussolini rispetto ai "politici democratici" moderni, “Così Putin minaccia tutti noi” di Danilo Taino sul Suo giornale del 25 marzo 2023, Macron, Meloni, "il grande Xi" e la guerra convenzionale e nucleare con tanto di video. Non riusciamo proprio a resistere alla tentazione di "non parlare" di politica?
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La cultura non può essere cancellata. La cultura è stata creata per il paese. E la cultura sarà condivisa con gli amici. I nemici non hanno bisogno della storia e della cultura del paese. Ho letto qui un articolo molto interessante. “Così Putin minaccia tutti noi” di Danilo Taino sul Suo giornale del 25 marzo 2023. Dopo questo articolo, ho deciso di convincere il pittore a disegnarmi un ritratto di Stalin. Ma non posso scegliere quale dei tre.
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Dopo, ordineremo un articolo sul quotidiano Corriere della Sera. L'arma segreta di Putin. Coccodrillo della terra settentrionale. Organizziamo una conferenza in Svizzera. Inviteremo testimoni oculari dall'Ucraina. E fidati di me. Tra un anno, tutti crederanno.
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Aforismi, citazioni e frasi celebri di Alessandro Magno
apollonia ha risposto a un topic di apollonia inviato in La piazzetta del numismatico
La sindrome di Guillain Barré è stata diagnosticata ad Anatoly Chubais, l’economista russo un tempo vicino al presidente Vladimir Putin, dopo il malessere provato quand’era in vacanza sulla Costa Smeralda, di cui parla il prof. Giancarlo Zito nell’articolo del 2 agosto 2022 in https://www.insalutenews.it/in-salute/non-sento-piu-mani-e-piedi-e-la-sindrome-di-guillain-barre-quali-connessioni-con-il-covid/ La conclusione del prof. Zito in base a un report dell’Agenzia italiana su circa 138 milioni di dosi di vaccino somministrate è che l’incidenza degli effetti collaterali, inclusa la sindrome di Guillain Barré, è rimasta in ogni caso estremamente bassa. apollonia -
Il "regalo di compleanno" a Putin, l'esplosione al ponte di ponte di Kerč (che secondo le balle russe sarebbe stato provocato da un camion-bomba) è stato effettuato "dal basso", forse da un barchino esplosivo o più probabilmente con pignatte piazzate da un commando di marines, o un misto dei due. La ritorsione russa dalle prime ore del 10 ottobre e nelle 24 successive con una serie di strike è stata eseguita con missili da crociera lanciati da bombardieri e navi, e droni kamikaze di produzione iraniana. Hanno colpito bersagli in tutta l’Ucraina (*). Due elementi importanti dal punto di vista tattico e strategico: - Non controllando lo spazio aereo ucraino, per azioni di una certa rilevanza la Russia deve necessariamente attaccare con missili stand-off (che permettono di colpire da distanza di sicurezza) o con munizioni circuitanti (droni kamikaze) . Ma il lancio di una trentina di missili da crociera in un giorno non va preso come indicatore di buone scorte degli stessi: è una cifra abbastanza elevata per gli standard russi degli ultimi 2 mesi ma dev'essere rapportata al ridotto impiego di questa categoria armi nelle 2/3 settimane precedenti. Inoltre, una buona parte è costituita da Kh-22 antinave risalenti agli anni '80, il cui lancio da parte dei Tu-22 contro bersagli terrestri fin da aprile non ha dato grandi risultati in termini di precisione. - L'uso di UAV spendibili si conferma (anche dopo episodi come gli attacchi dei guerriglieri Huthi contro Arabia Saudita ed EAU e la guerra nel Nagorno-Karabakh) tatticamente molto efficace, soprattutto nell'eliminazione o danneggiamento di infrastrutture non rinforzate come quelle industriali, stradali ed energetiche o gli edifici civili, con costi finanziari e operativi ridotti rispetto all'impiego dei più costosi e pochi missili da crociera. In conseguenza di ciò aumenta l'importanza delle fornitura di sistemi C-RAM (mitragliere da difesa di punto, ottimizzate proprio per il contrasto di minacce come UAV/UCAV, razzi e missili di certe categorie) nella prossima tornata di aiuti militari. E ora? Visto che lo ZIO VLAD non riesce a fermare l'avanzata ucraina c'è da aspettarsi che giochi la carta del suo fido sottoposto Lukashenko: una discesa in campo della dipendenza bielorussa in sè non è un gran problema militare, il vero problema è che aprirebbe il fronte di un attacco da nord (ovviamente con unità anche russe) che alleggerirebbe la pressione ucraina a est e sud. (*) Un attacco su larga scala sull'intero territorio a infrastrutture strategiche (centrali elettriche e siti industriali) presenti all'interno o nelle periferie di oltre 20 città, nonchè a edifici militari o dalla presunta presenza di personale militare, diplomatico e dei servizi segreti, e a Kiev anche di bersagli civili. C'è stato un attacco contemporaneo su almeno 3 direttrici eseguito con missili da crociera 3M-14 Kalibr, di cui 10/12 lanciati da corvette classe Steregushchiy in navigazione nel Mar Nero, da 15/20 Kh-22, Kh-101 e Kh-555 lanciati da una dozzina di bombardieri Tu-22, Tu-95 e Tu-160 in volo rispettivamente sull'area di Bryansk, Kransodar/Rostov e sulla zona caspica. Sono stati usati anche 20/25 UAV spendibili iraniani Shahed-136 lanciati a ridosso dei confini settentrionali dell’Ucraina e dalle aree controllate dai russi. Dalle stesse aree, in particolare dal Donbass e dal confine nordorientale ucraino, sono stati lanciati circa 15 missili balistici Iskander e Tochka, salve di razzi dei sistemi Tornado-S e qualche missile superfice-aria S-300, che negli ultimi mesi i russi hanno provato a usare con scarsi scarsi risultati contro obiettivi terrestri. A quanto pare alcuni degli Shahed-136 per colpire Leopoli e obiettivi situati nell’area occidentale dell’Ucraina sono stati lanciati dalla Bierlorussia. Secondo una prima analisi sono stati colpiti almeno 30/35 obiettivi, attacco nel complesso di una certa efficacia portato con un insieme di sistemi che ha in parte sovraccaricato l'efficiente contraerea ucraina.
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@mariov60 In che modo la tua e la mia percezione del mondo è diversa dai nostri antenati? In che modo la tua valutazione di Putin differisce da quella di Ekaterina?
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Io personalmente sarei molto cauto sia nel predire una imminente caduta di Putin sia nel credere che questa eventualità risolva il problema. Anzi, via lui al Cremlino potrebbe salire al potere qualcuno anche peggio, in una situazione in cui l’Orso Russo, ferito, potrebbe davvero scatenare la fine del mondo, e non in senso figurato.