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INDICE (link all'argomento):
1 -La moneta utensile |_ 1a -Le fasi primordiali in estremo oriente |_ 1b -Le fasi primordiali in Italia |_ 1c -Le poleis siciliane e le monete fuse |
LA MONETA UTENSILE |
Con questo termine si indicano oggetti di uso comune di materiale metallico vennero nei tempi antichi anche utilizzati come merce di scambio. Tale funzione diventer? in seguito primaria e rimarr? la forma dell?oggetto che per? non verr? pi? utilizzato per la sua funzione originaria. Esempio evidente di tale fenomeno sono le asce bipenni trovate nel centro Europa, prive di lama, dallo spessore assai ridotto e dal diametro del foro troppo piccolo per inserirvi un manico, erano praticamente inservibili come attrezzi. ed utilizzati esclusivamente come mezzi di scambio.
Nell?area mediterranea la funzione di moneta utensile viene ricoperta dagli obeloi (fig. 4), spiedi per cucina e per sacrifici religiosi, dai lebeti contenitori metallici usati in cucina ed in ambito religioso, e dai tripodi ( fig. 5 ), grandi treppiedi utilizzati per sorreggere vasi anfore.
Al riguardo si racconta che nell?antica Grecia, al giudice che entrava in tribunale si consegnava, quale simbolo della sua carica, il ?bastone giuridico? il quale veniva restituito appena emessa la sentenza. A ricompensa della sua prestazione egli riceveva poi uno o pi? spiedi di ferro (proprio di quelli usati per infilarvi l'arrosto), munito di questi ultimi si recava dal sacerdote, il quale secondo il numero degli spiedi ottenuti, gli assegnava uno o pi? pezzi di carne.
Nei poemi omerici questi oggetti sono indicati come premi dei giochi con funzione monetaria, lo stesso Erodoto ci racconta di avere visto personalmente gli obeloi dedicati da Rhodopis al santuario di Apollo a Delfi e li descrive abbastanza lunghi da infilzarci un bue.. Queste forme premonetali sono inoltre ampliamente documentate da ritrovamenti archeologici in vari siti, come ad esempio centottanta obeloi dal peso di 72,5 kg cadauno ( fig. 3 ) offerti da Fidone (re d?Argo, VIII-VII sec a.C.), nell?Heraion della sua citt?, nel Peloponeso, rinvenuti da archeologi francesi durante scavi ottocenteschi ed ora conservati presso il museo numismatico di Atene.
Il fatto che tali oggetti fossero molto spesso ricordati come offerte votive in molte iscrizioni storiche induce gli studiosi a ritenere che essi nacquero originariamente come strumento di sacrificio con funzione religiosa per poi passare progressivamente a strumento di scambio.
fig. 4
fig. 5
Altro esempio di moneta utensile che testimonia l?utilizzo del bronzo fuso nel mar Nero sono rappresentati dalle punte di freccia prodotte nella prima met? del VI sec a.C. nei pressi di Berezan, nella Tracia ( Mar Nero) utilizzate nei rapporti di scambio all?interno dei territori occupati dai millesimi mentre nella vicina Olb?a si assunse la forma del delfino( fig. 6)
fig. 6
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LE FASI PRIMORDIALI IN ESTREMO ORIENTE |
In Cina, a partire dal settimo secolo a.C., si maneggiavano denari di bronzo a forma di coltelli a lama ricurva ( fig 7) ritrovati specialmente nelle zone costiere dove nella pesca venivano effettivamente utilizzati coltelli simili, mentre nel quinto secolo soprattutto nelle zone agricole interne apparvero monete simili a vanghe. L?unit? di peso a cui si riferiscono ? basata sul shu ( gr. 0,56), 24 shu formavano un liang. Esistono tre tipologie di questi vanghe; la prima priva di incisioni dal peso di 3 liang ( (fig 8 a), la seconda, denominata ch?ien, compare verso il 400 a.C. presentando varie incisioni tra cui il peso ma non l?autorit? emittente (fig 8 b). La terza tipologia presenta una forma pi? elaborata ed ? prodotta in esemplari da mezzo e un liang (fig 8 c).
fig. 7
figure 8a, 8b, 8c
Successivamente, attorno al 300 a. C apparvero delle monete rotonde con un foro al centro. Riportavano varie scritte tra cui il contrassegno di zecca e la denominazione di mezzo o un liang (fig. 9 )
fig. 9
Nonostante la propaganda cinese rivendichi spesso l?invenzione della moneta le prime emissioni a forma di coltello e di vanghe sono prive di iscrizioni che ne attribuiscano la provenienza, sono perci? da considerarsi monete utensili. Interessante notare che la nascita e l?evoluzione della monetazione cinese ha seguito un percorso autonomo ma parallelo a quello della nascita della monetazione in Asia minore.
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LE FASI PRIMORDIALI IN ITALIA |
Nonostante la precoce fortuna politica e militare Roma inizi? relativamente tardi la fase di utilizzo della moneta. Fonti letterarie romane ci dicono che nel V sec. a.C. venissero regolate multe e sanzioni ancora con l?utilizzo del bestiame e bronzo. Le leggi delle dodici tavole del 450 a.C. primo insieme di leggi della Roma repubblicana, implicano chiaramente l?impiego di unit? di bronzo per il pagamento di ammende che poi venivano convogliate nel tesoro pubblico di Roma, nell?Aeratium Saturni termine derivante dal latino aes aeris che indicava il bronzo.
Inizialmente il metallo venne utilizzato in forma grezza l?aes rude ( rame rozzo, non lavorato) secondo una consuetudine recepita probabilmente dai vicini Etruschi che gi? dal X sec a.C. lo utilizzavano in molte aree della penisola sotto la loro influenza. Nelle fasi iniziali del VI secolo a.C. accanto all'aes rude (fig. 10) comparve l'aes signatum (rame contrassegnato)( fig. 11), lingotti di metallo fusi dal peso variabile di 1,2-1,8 kg su cui comparivano in rilievo dei segni molto semplici, inizialmente rami secchi o spine di pesce poi, con il passare del tempo, sempre pi? complesse, fino alla rappresentazione di un delfino, un bue, l'aquila sul fulmine (fig. 12) , elefanti ( fig 13) ed altri animali.
fig. 10 aes rude
A sinistra fig. 11 aes signatum ramo secco; a destra fig. 12 aes signatum aquila su fulmine
fig. 13 Aes signatum elaborati con animali
L?impronta non era un contrassegno ufficiale dell?autorit? emittente ma bens? un marchio di fabbrica che probabilmente indicava il luogo di origine del metallo ed il peso dei lingotti non corrispondevano a standard ponderali. Si ipotizza inoltre che la presenza di segni geometrici fosse un espediente tecnico per favorire la fuoriuscita dell?aria e dei gas durante le colate negli stampi. Nel rame con cui erano fabbricati questi lingotti ? presente un?alta percentuale di ferro mentre ? totalmente assente lo stagno, ci? fa pensare ad un procedimento di estrazione del rame dalla calcopirite ( con una riduzione scarsa delle scorie ferrose) forse proveniente dai giacimenti appenninici o dalle Alpi Aapuane.
La diffusione di questi lingotti fu relativamente amplia ma raramente oltrepassarono i confini italici, abbondanti ritrovamenti indicano il loro impiego in ambito emiliano dove si pensa fossero prodotti e nella valle del Tevere. Il ritrovamento pi? consistente ? avvenuto a Castelfranco Emilia, in provincia di Modena dove nel 1897 furono rinvenuti 59 lingotti a ramo secco, 21 barre e 19 frammenti. Tali testimonianze sono state rinvenute anche a Mazin (Croazia), a Gorizia nelle Marche ed in Sicilia. A Bitalemi nel suburbio di Gela in negli scavi presso il santuario di Demetra fu rinvenuto uno strato di argilla sterile battuta che proteggeva 31 depositi votivi scavati in uno strato sabbioso. Nel deposito n. 26 furono rinvenuti 72 pezzi di aes rude ed un frammento di lingotto a ramo secco. Analizzando gli strati ceramici trovati nel deposito si data la costruzione attorno al 570-540 a.C.
Sia l?aes rude che l'aes signatum venivano valutati in base al loro peso e pesati ad ogni transazione alla presenza di testimoni, Tali manufatti costituiscono la premessa per la nascita di una vera e propria moneta che secondo tradizioni sarebbe imputabile al re ServoTullio ( 578-535 a.C.).
Un noto passo di Plinio dice che il re romano Servo Tullio fu il primo ad imporre un ?signum? sul bronzo. Ora le interpretazioni sono varie e molti studiosi la mettono in relazione con la creazione dell?aes signatum anche se non ? accertato se il re introdusse effettivamente un sistema monetario o inser? nelle sue riforme un unit? di peso che avrebbe consentito di valutare i patrimoni personali dei cittadini.
La pi? antica unit? di misura di Roma fu la libbra di bronzo ossia l?asse dal peso di 327,54 gr. Tale entit? rimase immutata fino al III sec a.C. quando l?asse divenne moneta effettiva. In seguito le due unit? seguirono percorsi distinti e l?asse costantemente si svalut? tanto che nel I sec.a.C. l?asse pesava 1/24 rispetto alla nascita.
Le prime emissioni databili dopo il 326 a.C., composti da esemplari di bronzo dal peso di 6 gr. ca., sono del tutto estranee al sistema romano e le raffigurazioni furono molto simili alle monete coeve della zecca magnogreca di Neapolis. La stessa leggenda era espressa in caratteri greci e le monete risultavano distinguibili solo per il significato della leggenda: ?dei romani? al posto ? dei cittadini di Neapolis?.
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LE POLEIS SICILIANE E LE MONETE FUSE |
La pi? antica manifestazione di monete fuse ? rappresentata di bronzi emessi dalle polis siciliane nel V sec. a.C, dove con evidente tentativo di creare una monetazione bimetallica il bronzo si va ad affiancare all?argento coniato fin dall?et? arcaica, creando cos? nominali pi? bassi da utilizzare nei commerci quotidiani organizzati intorno all?unit? della litra corrispondente a 108 grammi.
La produzione di monete fuse entro stampi che recavano gi? impresse le immagini ed i simboli da rappresentare era certamente pi? facile che predisporre coni e tondelli per poi procedere alla battitura. Il risultato era ben pi? rozzo e privo dei dettagli tanto apprezzati nelle monete coniate ed esponeva le autorit? emittenti ad un maggior rischio nella produzione di falsi.
Ad Agrigentum (Akragas) dal 450 al 420 a.C. si fondeva il bronzo in lingotti-monete a forma piramidale che recavano sulla base dei piccoli globetti che ne indicavano il valore in numero di once ( oncia, ougg?a = 1/12 litra), sui lati la raffigurazione di un aquila state ( simbolo di Zeus) e di un granchio( allusione all?acqua)
Quattro globetti indicavano un tetrandes ( fig. 14), tre globetti un trias ( fig. 15), due globetti un hexas e nessun globetto con forma ovoidale indicavano un oncia . ( fig. 16)
fig. 14
fig. 15 e fig.16
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