Vai al contenuto

Classifica

  1. Ptr79

    Ptr79

    Utente Storico


    • Punti

      7

    • Numero contenuti

      1833


  2. nikita_

    nikita_

    Guru


    • Punti

      6

    • Numero contenuti

      23733


  3. petronius arbiter

    petronius arbiter

    CDC


    • Punti

      5

    • Numero contenuti

      13766


  4. Ulpianensis

    Ulpianensis

    Utente Senior


    • Punti

      4

    • Numero contenuti

      196


Contenuti più popolari

Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/03/25 in Risposte

  1. Salve. Condivido una piastra 120 grana 1848 reimpressa di Ferdinando II. Peso 27,23 grammi. Ha a corredo cartellino De Falco. Reimpressa su una piastra di Giuseppe Napoleone? In allegato: foto dritto e rovescio della moneta in oggetto; foto cartellino De Falco; foto di famiglia (dritto e rovescio) delle mie tre piastre reimpresse ( 1847/1832/1848) di Ferdinando II. Saluti.
    4 punti
  2. Cochin China (or Japan) specimen La eagle contenuta nel secondo cofanetto non consegnato da Roberts (destinato alla Cocin Cina o al Giappone) è la più misteriosa di tutte Perché nessuno l'ha mai più vista da allora Ci sono stati, nel tempo, presunti ritrovamenti, il primo risalirebbe al 1913 (vendita della collezione Thomas Elder), ma la descrizione del lotto indica che si trattava soltanto di un business strike, una moneta effettivamente coniata nel 1804, di alta qualità. Altri presunti avvistamenti sono avvenuti tra il 1940 e il 1947, ma tra mancanza di documentazione e conferme che, anche in quei casi, si trattava di business strike, tutto è finito nel nulla. Diverse fonti indicherebbero che questa moneta è oggi in una collezione privata, ma di fatto finora non è stato possibile tracciare in modo affidabile alcuna sua apparizione dagli anni '30 dell'Ottocento. petronius P.S.: cercatela nel cassetto del nonno
    3 punti
  3. Ciao, concordo sulla bellezza dei ritratti e delle acconciature di Faustina Maggiore e Giulia Domna molto realistici ed ottimamente eseguiti dai maestri incisori . Più specificamente però l'acconciatura di queste due auguste risulta praticamente la stessa su tutte le loro monete, segno che forse non seguivano troppo le mode del tempo 🙂. L'Augusta, da quanto si evince dai ritratti che si riscontrano sulle sue monete, che più amava cambiare per me è con pochi dubbi Plautilla moglie dell'imperatore Caracalla. Ci sono almeno 4/5 diverse acconciature su cui ruotano tutti i suoi ritratti. Una nota tecnica o per chi lo preferisce di moda 🙂 ANTONIO
    3 punti
  4. @Gapox non peggiorare la tua situazione.. 🤣 sono 1.700 km non si possono definire vicine!
    3 punti
  5. ciao a tutti. Mi dareste una mano segnalandomi eventuali emissioni non presenti nel prospetto (non prende in considerazione le varianti di legenda)? ringrazio chi vorrà contribuire
    3 punti
  6. Buonasera, Posto le immagini di questo denario dell'imperatrice Faustina I (o madre, o senior, fate voi) del quale mi piacerebbe sentire i vostri pareri, sia dal punto di vista estetico che economico. Come già affermato in altre occasioni, trovo davvero splendidi i suoi ritratti, con la sua particolare acconciatura ed eleganza. La moneta pesa 3,20 grammi per un diametro di 18 mm e presenta l'eternitas al rovescio Grazie per i vostri interventi
    2 punti
  7. I caratteri che sono uguali nelle due monete sono i due caratteri per il nominale, che sono, nel caso della tua moneta, 元寶 ovvero "yuanbao". I restanti due indicano l'era e sono quasi sempre univoci per una data frazione del regno di un imperatore. Scusami, forse ci siamo confusi, i codici 16.210 e 16.237, sono quelli delle due monete di @darioelle. Sulla tua ci sto ancora lavorando.
    2 punti
  8. Sì, identificazione corretta, o quasi, sono sul catalogo Hartill rispettivamente la 16.210 e la 16.237
    2 punti
  9. @nikita_ liberata
    2 punti
  10. arrivato assieme ai libri che avevo ordinato e al quaderno di studi
    2 punti
  11. Non credere che, nonostante il mio parere espresso, non mi sia mosso per approfondire la questione. Ho sottoposto le foto delle monete fin qui pubblicate (ed ho reperito l'immagine del 10 Centesimi PROVA) ad un gruppo ristretto di NIP che hanno confermato - con stupore - i tre conii differenti di cui erano ben noti solo i due da me presentati. Quindi, confermo che la tua moneta è il primo conio direttamente derivato dalla "prova". Cosa scriverò sul Gazzettino? Che grazie a dei forumisti de La Moneta ho potuto portare a conoscenza dell'esistenza di un terzo conio (ovvero il primo in ordine cronologico) del 10 Centesimi. Se vuoi, puoi scrivermi con MP per darmi il tuo nome che aggiungerò sotto la foto della tua moneta. Ovviamente la Briciola verrà aggiornata prima della pbblicazione (a dir la verità, ed è per questo che ne ho parlato in questa discussione, avevo un dubbio subliminale sul perché le firme dei due conii in mio possesso fossero diversi dalle firme della "prova").
    2 punti
  12. Ciao a tutti inserisco la mia. 27.56 gr
    2 punti
  13. Ciao,a mio avviso si tratta di una copia probabilmente neanche in oro... Posto l'immagine di un' esemplare autentico per un confronto stilistico...
    2 punti
  14. Ecco qua! Una monetina umile e vissuta ma piena di storia!
    2 punti
  15. ...🤔 io non sono né stipendiato statale e né pensionato ma in compenso nel 2054 potrò festeggiare i miei 18 anni🥳🎂 e @nikita_ lo sa bene gli ho già inviato l'invito 🤣
    2 punti
  16. Buongiorno a tutti! Dopo averci rimuginato parecchio su, sentivo il desiderio di condividere con voi qualche appunto raccolto dalle mie ultime letture... letture che a molti sembreranno ormai “classiche” e scontate, ma che per me sono state “rivelatrici”, dal momento che mi hanno finalmente chiarito alcuni concetti spesso richiamati o implicitamente dati come assioma in molte discussioni che trattavano di economia monetaria medioevale... cercherò quindi di riassumere qui ciò che mi è parso di comprendere... laddove sembri confuso o impreciso, pregherei chi ne sa di più di correggermi, per favore! Partirò dal già più volte citato (in altre discussioni precedenti) “Moneta e civiltà mediterranea” pubblicato da Carlo Cipolla nel 1957... in particolare, tra i brevi saggi in esso contenuti, volevo focalizzarmi sul terzo, intitolato “Il grosso problema della moneta piccola”, che deve aver avuto un certo impatto sulla riflessione successiva dato che il titolo è stato ripreso o citato in saggi successivi ad opera di altri studiosi di storia economica. Cipolla si concentra in questo saggio sulla “moneta piccola” (quella utilizzata per i piccoli scambi quotidiani, gli “spiccioli” insomma) partendo dall’analisi delle regole per mantenere un “sano sistema di moneta divisionale”... regole tutt’altro che scontate, dato che sono state riconosciute diffusamente come valide solo dal XVII secolo ed applicate per la prima volta in Gran Bretagna solo nel 1816: tra le cause che avevano impedito, nei secoli precedenti, la piena ed efficace attuazione di tali regole Cipolla cita la limitata sovranità monetaria, fenomeno tipico dell’età Medioevale e tanto più sviluppato nella realtà italiana, fatta di entità politiche territorialmente poco estese, con dinamiche di potere in costante confronto e concorrenza con quelle delle entità vicine. La moneta “divisionaria“ è pero davvero tale solo quando le diverse specie monetarie sono “in rapporto razionale e costante” tra loro, cioè quando la moneta “piccola” rappresenta un’effettiva frazione del valore dell’”unità monetaria”. Passando ad analizzare il periodo prettamente medioevale, Cipolla precisa che in quegli anni la “moneta piccola” non era davvero “divisionaria”, ma si poneva con la moneta “grossa” in un rapporto più complesso. “Moneta piccola” e “moneta grossa” NON costituivano cioè (come potevo inizialmente pensare, abituato all’euro ed ai suoi centesimi) elementi differenti, ma raccordati, di un unico sistema organico, bensì proprio due sistemi monetari paralleli, con situazioni di “contatto” ma a loro modo indipendenti, e con diversi contesti di circolazione sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista sociale... e quindi con diverse evoluzioni nel tempo e diverse funzioni.
    1 punto
  17. Buonasera, mi inserisco nella conversazione postando un mio cash ( prima moneta qui postata ) per il quale non riesco a trovare traccia. Nel sito suggerito da @Carlo., la S-468 ( seconda moneta qui postata ) corrisponde forse per due scritte su quattro. Qualcuno ha qualche idea su come identificare meglio queste monete ? Grazie.
    1 punto
  18. A naso sembra autentico e di bella qualità e stile.
    1 punto
  19. Senti cambiamo discorso, sennó tutti i kg persi li sto recuperando solo con lo sguardo 🤣
    1 punto
  20. Ho capito adesso , a questo punto gli Amministratori del Forum dovrebbero prevedere un responsabile o un curatore dell'archivio .... è pieno di errori , incompleto , è un peccato lasciarlo così .... è un patrimonio che andrebbe curato infatti mi pareva strano .... il venditore ha troppi feedback per considerarlo un truffatore
    1 punto
  21. Perchè il catalogo del Forum non è stato più finito e credo che non venga aggiornato spesso. Sono lavori fatti per passione senza stipendio intendo quindi quando uno può o vuole inserisce qualcosa è anche visibile gratuitamente però cosa che altri siti non fanno. Inoltre c'è il fatto che non puoi mettere foto che non sono tue o devi avere il consenso. Se dovessi acquistarla potrei decidere di inserirla.
    1 punto
  22. monete confermate, per Francia la coincard è casuale
    1 punto
  23. salve Paxcaesar,ricordo che qualche storico scriveva che per piaggerie le matrone imitavano le Auguste e forse erano ,al contrario esse a dettare la moda.tanto per discutere .nino
    1 punto
  24. Da come si vede, per questi casi e con questi dati, la mezza idea di una tendenza a sovrastimare il valore dei grossi rispetto ai denari per quanto riguarda il contenuto argenteo non sarebbe così supportata, se non forse - oltre al caso di Venezia - per il caso di Milano… Resta però da dire che, mentre per le zecche toscane mi è parso che la documentazione d’epoca faccia riferimento per i grossi (a parte la prima emissione pisana), ad un valore nominale di un soldo = 12 denari, non ho trovato riferimenti a documentazione d’epoca che invece “quoti” effettivamente i grossi “pesanti” di Genova e di Milano rispettivamente a 6 denari genovesi ed a 6 denari imperiali (o a 12 denari terzoli), per cui in conclusione non ho trovato ulteriori supporti alla mia “ipotesi” iniziale… …però ho fatto un’interessante “full immersion” in alcuni documenti molto utili… che mi stanno suggerendo altri thread!😉
    1 punto
  25. Concordo @andreaVat, tra tutte le zecche europee dove ho acquistato, la migliore per velocità di spedizione è quella austriaca, in 3-4 giorni moneta a casa !
    1 punto
  26. 1 punto
  27. Esatto l'idea era confondere con la calligrafia particolare del 2... Ma niente da fare se c'è @nikita_ in gara la gara durerà sicuramente poco😄😄 Cercherò di portare qualcosa di più difficile...
    1 punto
  28. un "due" dalla testa pesante - certo che con le proporzioni non ci sono andati sul sottile, se mai avessi avuto il tempo di cercare (è stata un'identificazione lampo) avrei perso tempo a cercare una moneta da "9" qualcosa tra le due dozzine prodotte con quel nominale
    1 punto
  29. Grazie @dizzeta, hai fatto bene a ricordarmi un po’ di bibliografia… erano lavori che avevo tenuto presente, ma a memoria non ricordavo avessero (tutti) i dati che mi servivano… andando a rileggermeli, tuttavia, sono incappato in un ulteriore lavoro fondamentale, anche più recente e “riassuntivo”che avevo già: Coniazioni ed economia monetaria del Comune di Genova: dalle origini agli inizi del Trecento (Numismatica ed Antichità Classiche 2016;45:283), sempre di @monbalda, e da lì… beh, in realtà ho trovato un sacco di altro materiale!😅 Citerò soprattutto: - La monetazione di Lucca tra la fine de XII e gli inizi del XIV secolo: nuovi contributi (Baldassarri M., 2018) - Miliarenses and silver grossi in the Western Mediterranean: new documents and perspectives (Baldessarri M., atti del XV Congresso Internazionale di Numismatica di Taormina, 2015) - Vom Ottolinus zum Grossus (Matzke M., 1993) - Alle origini del “grosso” toscano: la testimonianza delle fonti del XII secolo (Blomquist T.W., 1986) - Pisan coinage and the monetary development of Tuscany, 1150-1250 (Herlihy D., 1954)
    1 punto
  30. Si, hai ragione 😅
    1 punto
  31. Classical Numismatic Group > Electronic Auction 584 Auction date: 2 April 2025 Lot number: 118 Price realized: To Be Posted Lot description: THESSALY, Kierion. Circa 400-360 BC. AR Obol (10mm, 0.93 g, 3h). Horse standing right, preparing to lie down / Warrior advancing right, wearing conical helmet, holding shield and lance. BCD Thessaly II 96 (same obv. die); HGC 4, 673. Toned, slight granularity. VF. From a collection of Greek fractions. Estimate: 300 USD
    1 punto
  32. Buongiorno, direi autentica con segni di appiccagnolo.
    1 punto
  33. Io, tutte. Anche gli slab.
    1 punto
  34. Posto con una situazione politica e valutaria del tutto particolare, direi unica, è la Somalia, dove (escludendo il Somaliland, già del tutto indipendente dagli anni '90) paradossalmente circola una sola valuta in un paese che di fatto non esiste come entità unitaria. Definire con precisione uno stato politico aggiornato del paese è impresa ardua, diciamo che dovrebbe essere a grandi linee quello nella mappa: Della situazione valutaria ho parlato nel dettaglio qui:
    1 punto
  35. Ho acquistato recentemente questo Forte che il Cudazzo classificava nel MIR come di X tipo ed ora sulla nuova pubblicazione di VII tipo. Questi Forti furono probabilmente coniati solo a Torino in cui, all'epoca di Carlo I, furono zecchieri Michele di Bardonecchia, prima col fratello e poi da solo, e Bartolomeo Caccia. Le sigle riscontrate sono CT per Bartolomeo Caccia e una strana M gotica che ultimamente viene attribuita a Michele di Bardonecchia. La mia nuova moneta ha comunque le sigle CT e quindi è di attribuzione certa. Questa moneta si trova normalmente in conservazioni non eccelse, lo conferma anche il Cudazzo, per cui quando ho avuto l'occasione di vedere questo esemplare ben conservato, le immagini non rendono merito, l'ho inserito subito in collezione. Una debolezza nella parte centrale non permette la nitida visione dei particolari, ma in compenso il modulo è largo e le legende sono ben impresse, con i contorni della moneta ancora in rilievo. Ha un peso di 0,90 grammi, alto per questa tipologia, che valeva mezzo quarto e quindi otto per un grosso. Spero che sia gradita la condivisione...
    1 punto
  36. Seguiamo il buon esempio di Guysimpsons aggiungendo anche qualche tetta metallica, a beneficio e soddisfazione del nostro affezionato pubblico 😁 Inoltre gustatevi: E anche:
    1 punto
  37. Aldilà della ricerca del “tesoro” dal punto di vista economico, io penso che Comunque non è tempo perso quello che sta facendo e anzi, questa esperienza magari le sta insegnando qualcosa dal punto di vista storico che sicuramente rappresenta perlomeno un “tesoro culturale”. Quindi ben venga! È bello quando si condividono le proprie esperienze con la comunità
    1 punto
  38. Confermo asse Giano/prua
    1 punto
  39. buon giorno,la prima foto andrebbe ruotata a sin di 45 gradi.è un asse ridotto con prua di nave e t.di giano.potrebbe essere familiare ma le foto non sono chiare.saluti,nino
    1 punto
  40. L'ultimo viaggio di Edmund Roberts Quando tutto ormai sembrava pronto perché il Peacock potesse riprendere il mare, al Segretario di Stato venne l'idea di provare a ricucire i rapporti con la Cocin Cina, e aprirne di totalmente nuovi con il Giappone. Ordinò quindi che anche per gli imperatori di questi due paesi fosse predisposta una serie di regali, tra cui naturalmente un cofanetto di monete. Il 31 marzo 1835, il Segretario di Stato John Forsyth, scrisse al Direttore della Zecca: "Vi sarò grato se mi farete preparare due serie di monete degli Stati Uniti in cofanetti, simili a quelle già preparate per questo Dipartimento. Si desidera che siano pronte in tempo per la partenza dello United States Sloop of War Peacock. Quella nave è ora a New York sotto ordine di partenza, ma questa sarà probabilmente posticipata fino al 10 aprile... I colori dei cofanetti e delle fodere sono lasciati al vostro gusto. Si spera che tutta la rapidità possibile venga utilizzata per soddisfare questa richiesta." I cofanetti (colori ignoti ) furono consegnati il 21 aprile. Ognuno di essi conteneva "un set completo di monete", inclusi il dollaro e la eagle datati ancora una volta 1804, mentre non è certa la data delle altre monete. Si presume che fosse 1835, poiché l'anno era ormai ben avviato, ma dal momento che nessuno le ha mai più viste e non esistono riscontri documentali, non è possibile averne la certezza. Il Peacock salpò da New York il 23 aprile 1835, ripercorrendo la rotta della volta precedente, ossia raggiungendo l'Oceano Indiano attraverso il capo di Buona Speranza. Qui, la prima tappa fu l'isola di Zanzibar, dove Roberts fu ricevuto dal governatore dell'isola (il figlio sedicenne del Sultano), che lasciò l'8 settembre per dirigersi verso l'Oman. Dove incontrò il Sultano, gli consegnò i doni (incluso il cofanetto di monete a lui destinato) e ripartì con il contratto di collaborazione commerciale firmato Seconda tappa il Siam, e anche qui le cose andarono per il meglio. Re Rama III, come già aveva promesso, ratificò il trattato, e accettò con favore i doni portati da Roberts. Ma lo stesso non avvenne in Cocin Cina, dove ancora una volta Roberts fu ricevuto da funzionari di rango inferiore, e dovette infine ripartire senza aver potuto incontrare l'imperatore, né consegnare i doni E purtroppo, questa non fu la cosa peggiore. Perché nel frattempo, a bordo del Peacock, diversi marinai erano stati colpiti da un'epidemia di dissenteria, e c'erano state già alcune vittime. Quando la nave lasciò la Cocin Cina, il 23 maggio 1836, lo stesso Roberts si era ammalato, e quattro giorni dopo, quando il Peacock giunse a Macao, fu ricoverato in ospedale. Le sue condizioni, tuttavia, non sembravano particolarmente gravi, tanto che il 4 giugno scrisse una lettera ottimista al figlio, parlandogli dei suoi piani per il proseguimento del viaggio. Ma la malattia, dissenteria, e forse anche colera, non gli lasciò scampo: l'11 giugno 1836 entrò in agonia, spirando il giorno dopo, all'età di 52 anni Non ho trovato ritratti certi di Edmund Roberts in vita, ma c'è una foto della sua tomba, nel cimitero protestante di Macao. A Portsmouth, New Hampshire, città natale e di residenza di Roberts, il Journal of Literature and Politics pubblicò questo necrologio, cinque mesi dopo la sua morte: "Così è caduto in terra straniera, e così è stato pianto da estranei, uno dei più nobili, generosi, onesti e benvoluti dei nostri cittadini, un padre affettuoso e devoto, un amico vero e sollecito, intelligente, energico, onorato, un uomo intraprendente. Così è caduto un capace, giudizioso ed efficiente pubblico ufficiale, che ha a lungo servito il suo paese fedelmente e con successo nel portarne avanti gli interessi commerciali, e ora ha dato la vita per la sua causa." Con la morte di Roberts, terminava anche la missione diplomatica, e i regali non consegnati tornarono in America quando il Peacock vi fece ritorno, nel novembre 1837. Tra essi, due cofanetti con le monete, consegnati al Dipartimento di Stato. O almeno così si ipotizza, poiché era stato il Dipartimento di Stato a sostenere le spese per coniare e assemblare i set di prova, e sembra quindi probabile che i due set non consegnati siano stati restituiti a quel Dipartimento piuttosto che alla Zecca o al Dipartimento del Tesoro. Il Mint Cabinet, istituito nel 1838, non espose mai un esemplare della Plain-4 proof eagle del 1804, e certamente lo avrebbe fatto se le monete fossero state restituite alla Zecca. Furono invece disperse in un modo non conosciuto, forse semplicemente spese dal Dipartimento di Stato stesso petronius
    1 punto
  41. Da Alessandria di Egitto, un esemplare di obolo in AE al nome di Adriano, con al diritto busto laureato dell' imperatore ed al rovescio figura di grifone seduto, con zampa su ruota . Sarà a giorni il 2 Aprile in vendita Rex 20 al n. 346 .
    1 punto
  42. Ciao Marco! Posso permettermi di dirti che sei "prezioso"? Grazie al tuo ultimo post mi hai ravvivato la memoria e non posso che confermare quanto scritto allora. Resta da dirimere il significato di BP (cosa da niente......); possibile che siano le iniziali una magistratura, o un ufficio amministrativo, come ad esempio BI che sta per "Beni Incolti", cioè la magistratura che si incaricava di censire tutti quegli appezzamenti in terra ferma che non venivano coltivati? Al momento non mi viene in mente nulla che mi ricordi una magistratura con le iniziali BP .... Certo è che negli altri pesi monetali di iniziali simili non ce ne sono, credo quindi sia avvenuto che, ad un dato momento, si sia deciso di metterli. Potrebbe anche trattarsi di un identificativo di una azienda privata che, fuori dalla Repubblica di Venezia, abbia avuto l'esigenza di aggiungere nella scatola, insieme alla bilancia, anche i pesi delle monete veneziane correnti, unitamente ai pesi da altre valute. Non credo che Venezia abbia appaltato a privati il facimento di questi pesi .... Venezia li avrà fatti fare in zecca come avvenuto per altri pesi. saluti luciano
    1 punto
  43. Che la “moneta grossa” fosse la moneta “dei ricchi e dei potenti”, usata per la finanza e per i grandi commerci internazionali, lo si è detto molte volte: il grosso è nato a Venezia, dove serviva e si è imposto come moneta “franca” degli scambi con il Mediterraneo Orientale... i “fratelli” e “cugini” italiani del “Matapan” ne sono stati epigoni, magari (ma non sempre!) con raggi d’azione e vastità di diffusione minori ma (per quel che mi è parso di capire) pur sempre concepiti soprattutto per il rapporto con realtà “estere” rispetto alla comunità in cui nascevano, o comunque per una dimensione economica più ampia di quella quotidiana. Meno chiaro è sempre stato per me, finora, il ruolo della “moneta piccola”, cioè di quel denaro che in Italia (ma anche in area francese) era ormai, nel XIII secolo, solo un pallido riflesso del denaro carolingio. In questo saggio Cipolla ricorda che la “moneta piccola” era la moneta di liquidazione dei salari del popolo, la moneta del piccolo commercio e delle transazioni al minuto: la moneta che finiva nelle tasche della gente comune ed in cui si esprimevano i costi delle merci di uso quotidiano; per questo costituiva la moneta su cui si imperniava il sistema dei prezzi dei beni al consumo. Una moneta forse “piccola” (anche se non “piccolissima”, almeno fintantoché contenne ancora una quota “rilevabile” d’argento, grazie all’elevato potere d’acquisto dell’argento stesso in età medioevale), ma con un ruolo comunque di fondamentale importanza. La “moneta grossa”, infatti, dovendo sostenere i circuiti dell’alta finanza e dovendo fungere da mezzo di scambio nei commerci internazionali, quindi dovendo essere accettata in realtà economiche “altre” rispetto a quelle di produzione, e con alto valore di scambio, doveva garantire la fiducia in essa riposta, pena la perdita di “mercato” e di affidabilità negli scambi commerciali di grosse partite di merci, tantopiù se pregiate: una svalutazione della “moneta grossa” emessa da una realtà politica rischiava di far cadere l’affidabilità stessa di quel potere agli occhi dei partner economici, evento assolutamente inaccettabile perché poteva portare all’esclusione dai grandi circuiti a favore di realtà concorrenti e, soprattutto per le Repubbliche mercantili italiane, di fatto minare il loro stesso prestigio e potere politico. Nella mia ignoranza di dinamiche economiche ho però scoperto con Cipolla l’esistenza di meccanismi che possono portare alla svalutazione della moneta: meccanismi che, non potendo essere lasciati “sfogare” sulla “moneta grossa” per i motivi appena indicati, dovevano trovare un contesto in cui potersi liberamente manifestare, per evitare di innescare un processo di deflazione, potenzialmente dannoso per le necessità espansive di un’economia in crescita quale era quella delle Repubbliche mercantili italiane tra XII e XIV secolo. Per i ceti al potere in queste realtà politiche, il “contesto” ideale in cui permettere a questi meccanismi di manifestarsi fu costituto proprio dalla “moneta piccola”. La svalutazione di quest’ultima non fu quindi, secondo Cipolla, un fenomeno da inquadrare negativamente nel contesto di economie “deboli” ed incapaci di mantenere la stabilità monetaria, ma da considerare positivamente come la consapevole strada percorsa da economie sviluppate per mantenere il dinamismo del proprio mercato e, contemporaneamente, salvaguardare la fiducia nella propria “moneta grossa”, continuando così ad imporre il proprio ruolo nei mercati e nella finanza internazionali
    1 punto
  44. ...e ho detto tutto volantinoconvegno.pdf
    1 punto
Questa classifica è impostata su Roma/GMT+02:00
×
  • Crea Nuovo...

Avviso Importante

Il presente sito fa uso di cookie. Si rinvia all'informativa estesa per ulteriori informazioni. La prosecuzione nella navigazione comporta l'accettazione dei cookie, dei Terms of Use e della Privacy Policy.