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Contenuti più popolari

Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 03/28/25 in tutte le aree

  1. Buonasera Stasera mi sento di condividere un acquisto di qualche anno fa ormai che ha dato una svolta alla mia collezione. Il Ducatone con la 'Barcaccia' di Francesco I é forse la moneta più iconica di questa zecca. Al dritto il Busto corazzato del duca volto a sinistra con il particolare di un volto sulla spalla. Al rovescio l'impresa della nave tra i flutti simbolo di un animo che affronta le avversità e che ha fiducia nei propri mezzi....il Crespellani pensa che il vascello sia un omaggio ai galeoni spagnoli ed alla Spagna di cui Francesco era fedele alleato. Il motto in legenda NON ALIO SIDERE significa "non sotto un'altra stella" sempre a rimarcare la fedeltà alla Spagna. Moneta importante in argento di 44 mm di diametro e 31,35 grammi di peso. Un saluto
    4 punti
  2. Buongiorno amanti del Regno. Vi posto il mio ultimo acquisto. Spero vi piaccia, come è piaciuta a me. Buona collezione a tutti.
    3 punti
  3. Odio i truffatori. Ma che qualcuno investa i suoi soldi convinto di una una rendita che va dal 40 al 48 % .... che cavolo merita, se non incontrarne uno?
    3 punti
  4. Salve. Ogni tanto riconsidero le monete che ho in collezione. Ieri ho concentrato la mia attenzione su un tornese di Filippo II, moneta in bassa conservazione del valore di 20/30 euro. Mi ha incuriosito ed allora ho cercato di capire quanto più era per me possibile capire. DRITTO: "FILIPP.D.G.REX.(AR?)A.VTRI". Testa con corona radiata rivolta a destra. La sigla è "IAF/CI in verticale" e si trova posizionata dietro la testa. Sotto il busto troviamo il marchio: 5 punti a croce (quello centrale più grande) con, alla destra, altri 2 punti in verticale. Il Magliocca, a pagina 143 del suo volume: "La moneta napoletana dei RE di Spagna nel periodo 1503/1680" riporta 8 esemplari (dal n. 148 al n. 152 ) con la sigla "IAF/CI", ma essi vanno dal'anno1594 all'anno 1598 (il nostro tornese è, invece, del 1599), inoltre, non ho riscontrato nessun marchio corrispondente a quello da me sopra descritto. Il Magliocca, sempre nella stessa pagina 143, riporta l'esemplare datato 1599 al n. 154, ma la sigla diventa "IAF/G" ed anche il marchio non corrisponde a quello individuato nel nostro Tornese. ROVESCIO: "PVBBLICE. (con doppia "B", normalmente lo si trova con una sola "B") COMMODITATI". Cornucopia con frutta e spighe che curva verso destra; normalmente, invece, curva verso sinistra. La data 1599 è ai lati della cornucopia. L'esemplare evidenzia i segni di una ribattitura. Questo quanto sono riuscito a leggere. Abbiamo a che fare con un falso? Saluti.
    2 punti
  5. ROCCAMONFINA (CASERTA) Santuario Santa Maria dei Lattani Il Santuario sorge a 800 metri sui monti Lattani, nei primi anni del 1400 un contadino trovò una statua della Madonna in una grotta, scolpita in pietra locale. I Santi francescani Bernardino da Siena e Giacomo della Marca fondarono nel 1446 il Convento dove ancora oggi risiedono i Francescani, nei dintorni si può visitare la grotta in cui fu trovata la statua. La medaglia ricorda l'anno Santo dell'Incoronazione 1950.
    2 punti
  6. Una visione un po' più articolata e complessa al riguardo della effettiva circolazione del fiorino d'oro a Firenze nel quattrocento si può leggere nell'interessante volume di Goldthwaite " La costruzione della Firenze rinascimentale"... Altre immagini...
    2 punti
  7. Buonasera a tutti, mi piace aggiornare il censimento di questa moneta con l'esemplare passato all'asta Nomisma Verona 6 al lotto 1240 (Collezione Strada) che era di una conservazione che per questo millesimo non si era mai vista! Ne riporto le immagine per non perdercelo, complimenti al fortunato possessore!!
    2 punti
  8. Asta Meister & Sonntag 5 del 2007, lotto 242… ***************************** Asta Spink 16005 del 2016, lotto 1966…
    2 punti
  9. Asta Numismatik Lanz 160 del 2015, lotto 787… ***************************** Asta Roma Numismatics Ltd. e-sale 18, lotto 1264…
    2 punti
  10. Numista la classifica come moneta fantasy (alias patacca) prodotta negli anni '80 ed è in nickel 5 Reichsmark (Adolf Hitler) - Federal Republic of Germany – Numista
    2 punti
  11. Per ravvivare un pò questa discussione allego il servizio fotografico professionale fatto da un vero fotografo mio amico delle mie 2 oncie American Eagle 1990 e 2004 arrivate l'altro ieri.
    2 punti
  12. Il classico mix esplosivo sulle antiche: nonno+ritrovamento in campagna
    2 punti
  13. per me si tratta semplicemente di un falso...lettere della legenda al rovescio poco credibili, anzi...ridicole direi e piene di bolle
    2 punti
  14. Nomisma presente con uno stand assieme alla Numismatica Pistoiese, e con cataloghi delle prossime aste 72 e 73 che si svolgeranno il 10-11-12 aprile presso il Welcome Hotel, Via Consiglio dei Sessanta 99, San Marino.
    2 punti
  15. Buonasera a tutti, @Releonon è un falso come giustamente ti diceva @Rocco68. A mio avviso la giusta catalogazione è proprio al n. 154 pagina 143 "La moneta napoletana dei RE di Spagna nel periodo 1503/1680" anno 15 99 sigla IAF/G. Il marchio 5 globetti disposti a croce sotto al collo invece sembrerebbe inedito. Riguardo alla doppia B di Publice trattasi palesemente di una ribattitura con relativo scivolamento di conio. Si evince dalle lettere della leggenda scritta su due livelli. La punta della cornucopia manca. Aspettiamo anche altri pareri. Saluti Alberto
    1 punto
  16. Buona sera, premetto che non sono un esperto, ma il rovescio mi sembra uguale a queste, forse cercando le trovi...
    1 punto
  17. a questo punto dico FDC.
    1 punto
  18. Buongiorno a tutti! Porto alla vostra attenzione un esemplare di trifollaro di Ruggero I “gran conte” di Sicilia, moneta di indiscutibile fascino e conosciuta in numerosi conî... Di questo esemplare però una cosa mi ha lasciato un po’ in dubbio: la legenda al rovescio “ROQERUS” anziché “ROQERIUS”... che non ho trovato in alcun altro esemplare... qualcuno ha notizia di altre attestazioni? questa moneta vi sembra “buona” o il particolare da me notato tradisce una grossolana imitazione o, peggio, un falso moderno...? Cosa ve ne pare del restante stile del tondello? Grazie a chi interverrà!
    1 punto
  19. Ciao Marco! Posso permettermi di dirti che sei "prezioso"? Grazie al tuo ultimo post mi hai ravvivato la memoria e non posso che confermare quanto scritto allora. Resta da dirimere il significato di BP (cosa da niente......); possibile che siano le iniziali una magistratura, o un ufficio amministrativo, come ad esempio BI che sta per "Beni Incolti", cioè la magistratura che si incaricava di censire tutti quegli appezzamenti in terra ferma che non venivano coltivati? Al momento non mi viene in mente nulla che mi ricordi una magistratura con le iniziali BP .... Certo è che negli altri pesi monetali di iniziali simili non ce ne sono, credo quindi sia avvenuto che, ad un dato momento, si sia deciso di metterli. Potrebbe anche trattarsi di un identificativo di una azienda privata che, fuori dalla Repubblica di Venezia, abbia avuto l'esigenza di aggiungere nella scatola, insieme alla bilancia, anche i pesi delle monete veneziane correnti, unitamente ai pesi da altre valute. Non credo che Venezia abbia appaltato a privati il facimento di questi pesi .... Venezia li avrà fatti fare in zecca come avvenuto per altri pesi. saluti luciano
    1 punto
  20. Grazie a tutti per aiuto
    1 punto
  21. Ho notato solo adesso che c'è pure classificata questa versione di patacca fantasy sempre in nickel, sembra smagrito... 5 reichsmark (Tête de mort) - Federal Republic of Germany – Numista
    1 punto
  22. Questo potrebbe esser un falso d' epoca. Da verificare la presenza del cancro del .bronzo Da provare con lo stuzzicadenti. Se sfarina é cancro.
    1 punto
  23. Ciao,non è la stessa medaglia ma vengono raffigurati i stessi santi, magari le notizie sono attinenti...
    1 punto
  24. Sempre meglio metterlo lo stesso però,magari qualcuno intravede qualcosa
    1 punto
  25. Buongiorno a tutti, provo a risvegliare questo topic con i gettoni del rinomato Caffè Gurgo al Santuario di Oropa
    1 punto
  26. Grazie. Ho pensato la stessa cosa quando l'ho vista😉
    1 punto
  27. Grazie. Ti do del tu. Sai che ci sto guardando, certo parliamo di altre cifre. Soprattutto in ottima conservazione. Però è una moneta bellissima. Ogni asta che vedo faccio scorrere per vedere se la vedo😂😂😂. Spero di vederlo bene dal vivo ai prossimi convegni. Credo di essere gravissimo 😂😂😂😂
    1 punto
  28. Molto bello, adesso devi fare la coppia con quello del '18 👍
    1 punto
  29. buon giorno,io leggo san isidoro e teresa d'avila
    1 punto
  30. Cosa ne pensate? Qualcun altro ha in collezione questa variante? Dopo aver visto gli altri esemplari (rilievi, soprattutto!), il mio vi sembra “buono”? (premetto che, fosse arrivato direttamente dall’America, avrei avuto qualche dubbio in più nel prenderlo… il prezzo discreto ed il “pedigree” - pregresso passaggio in asta Negrini - mi avevano poi convinto…) Grazie a chi vorrà intervenire!
    1 punto
  31. Ciao! Tu fai riferimento ad Andrea Paolucci di Padova, il Paolucci mancato è Riccardo che stava a Monrupino (TS).
    1 punto
  32. Grazie, gentilissimo!
    1 punto
  33. Tracollo rovinoso Buona giornata, Valerio
    1 punto
  34. Salve, le monete di Alessandria di solito hanno la data di regno. In questo caso LΓ = anno 3, dove L è un segno che significa ΕΤΟΥΣ (anno) e la seconda cifra indica l'anno di regno (es. A=1 B=2 Γ=3 Δ=4 ...)
    1 punto
  35. Ciao! mi sono ricordato di una discussione dove, appunto, si accenna ai due livelli di monetazione, entrambi in uso nello stesso periodo, senza che ci fosse una reale commistione tra loro; da una parte la buona moneta d'argento (Grosso) e dall'altra la moneta "nera"(Denari o Piccoli o Bagattini), che conteneva comunque argento seppur unitariamente in una percentuale infima, ma che sulla quantità aveva una valenza importante. Bella discussione, complimenti saluti luciano
    1 punto
  36. @marchiomadone la discussione è unica, l'avevo a suo tempo spostata io nella sezione Exonumia, dove si trova ancora. Continua pure a scrivere qui di seguito
    1 punto
  37. Segnalo l'uscita del Quaderno di Studi 2023-2024 edito dall'Associazione Culturale Italia Numismatica. Pagine 192, f.to 17x24cm, illustrazioni a colori. € 15,00 (gratuito Soci ACIN, anno 2024). Dall’Indice: Antonio Morello (a cura di), In memoria di Mario Rasile nel trentesimo anniversario della scomparsa. [pp. 7-32] Gabriele Fabbrici e Giovanni Santelli, Il duca Droctulf, Brescello, e il grande tesoro di piccole monete. [pp. 33-62] Antonio Morello, Le monete di Muhammad ibn ‘Abbad, emiro ribelle a Federico II in Sicilia. [pp. 63-94] Katia Pontone, Paolo da Ragusa a Napoli: le medaglie per Alfonso d’Aragona. [pp. 95-134] Antonio Morello, Pio II sul vascello e la mancata spedizione contro i Turchi. [pp. 135-176] Alessandro Giaccardi, Le piastre celebrative napoletane del 1791 e un maestro delle prove ritrovato. [pp. 177-190]
    1 punto
  38. …se poi consideriamo che, per la “moneta piccola”, i costi di produzione erano maggiori di quelli per la “moneta grossa”, per cui “poteva starci” nella prima un contenuto di fino proporzionalmente inferiore a quello nella seconda, trovarci invece con un rapporto invertito (contenuto di fino proporzionalmente inferiore nella “moneta grossa” rispetto alla “moneta piccola”) mi fa davvero pensare che nella progettazione della “moneta grossa” l’aspetto speculativo avesse una parte consapevolmente importante… A questo proposito non ricordo però dati precisi che vadano oltre il caso del matapan, e forse, dei primi grossi milanesi… voglio dire, per i grossi genovesi, ad esempio, o per quelli toscani, mi mancano dati sull’intrinseco della “moneta piccola” di riferimento coeva… qualcuno (@fra crasellame, @dizzeta, @monbalda, @magdi) avrebbe dati in proposito?
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  39. Avendo casa nel Chianti fiorentino non posso mancare. Ci sarò venerdì dalle 15-15,30 circa.
    1 punto
  40. Il dilemma su quale sia il dritto ed il rovescio di una moneta è ancora lontano da essere risolto. Per la gran maggioranza delle monete ovviamente il problema non si pone ma per altre, come in questo caso il dubbio è più che legittimo. La mia domanda invece è un’altra… ma all’epoca si ponevano il problema tra D e R? Io credo proprio di no. I pochissimi documenti superstiti non fanno mai riferimento al D o al R ma parlano di “banda”, “faccia”, “lato”, etc…, quindi termini generici finalizzati solo ad indicare le facce di una moneta. Quale era quindi la motivazione della scelta di imprimere su un conio una faccia o un’altra? Sicuramente uno dei motivi principali era di carattere economico. In zecca si lavorava per guadagnare e uno dei metodi per alzare le entrate era quello di risparmiare sui costi. Quindi se produrre un conio di un verso della moneta mi costa più (o richiede più tempo) di quello dell’altro verso, quello più caro, o più difficile da realizzare, veniva posto sulla pila (conio di incudine) mentre quello meno costoso o più semplice da realizzare veniva posto sul torsello (conio di martello). Tale scelta era dovuta ad un semplice problema tecnico. Il torsello, ricevendo il colpo diretto del martello, aveva una durata minore della pila. Agli inizi del 1300 il rapporto era di 3 torselli per pila: “Memoria quod in qualibet ducena pilarum necessarii sunt torselli XXXVI et omnes simul redacti sunt ducena una ad rat[ionem] de tursellis tribus pro qualibet pila”. Fatta quindi questa doverosa premessa torniamo sul coronato in oggetto. Quale è il D? Convenzionalmente il D di una moneta è quello che riporta l’autorità emittente ma in questo caso (ed anche in altri) l’autorità emittente si trova in un verso mentre il busto del re (anche lui autorità emittente) sull’altro verso. Per me queste particolari monete, in contrasto fra iconografia e legenda, confermano proprio che all’epoca non vi fosse, in zecca, interesse ad evidenziare il D ed il R di una moneta. Quindi mai più soluzione salomonica migliore di questa. Ognuno segue il proprio pensiero. Io sono tra quelli che ritiene il D quello in cui è riportata l’autorità emittente ma, allo stesso tempo, non ritengo errata la scelta contraria. Se si hanno ancora dubbi si può sempre fare testa o croce…😇 PS Complimenti per il coronato. Sono monete veramente affascinanti e legatissime al periodo storico in cui hanno circolato. PPS se ne era parlato anche qui con utenti sicuramente più prestigiosi del sottoscritto.
    1 punto
  41. Il terzo libro che sarà donato a Pistoia con l’iniziativa di Quelli del Cordusio per i giovani sarà “ Guida alla numismatica “ di Chiara Marveggio, un libro di nozioni base per chi inizia con glossario dei termini utilizzati in numismatica.
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  42. Collexpo25 ha una parte culturale con importanti relatori e con diverse autorevoli Associazioni che hanno collaborato come I Numismatici Italiani Professionisti, la neonata ANit, Accademia Numismatica Italiana e il Gruppo Numismatico Quelli del Cordusio, insomma un parterre importante per un convegno commerciale. Il Circolo di Pistoia, che e’ nella Federazione Circoli Numismatici Italiani, organizza il Convegno sia per la parte commerciale che culturale e devo dire che come sempre sono stati bravissimi in questo mix di varie proposte.
    1 punto
  43. Dietro suggestione di @numa numa segnalo che il catalogo da lui citato, in mancanza del cartaceo, può essere sfogliato qui: https://issuu.com/kuenkercoins/docs/a137_de-wit-collection_web
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  44. Ciao a tutti, noto con interesse che il viceregno sta andando di moda, quindi come faccio a non contribuire alle discussioni? Questa è una monetina abbastanza difficile da reperire bella per diversi motivi. Carlino di Filippo IV c.d. Antitosatura Fabrizio Biblia maestro di zecca e Costantino Di Costanzo maestro di prova
    1 punto
  45. Buona serata Quante volte, ad ognuno di noi, è capitato di leggere un libro sulla storia di Venezia ed imbatterci nella riproduzione di documenti, talvolta in latino, ma spesso in volgare, nei quali vengono riportate trattazioni di mercanzie, oppure rogiti per l'acquisto di beni immobili e mobili, oppure ancora lasciti testamentari, ma anche stime fatte da notai o magistrati, dei beni lasciati da una persona defunta. A tanti di noi, sono sicuro, leggendo in queste riproduzioni che una tal merce costava 20 lire di grossi, oppure che una partita di pepe egiziano era pagata 200 ducati, o ancora che 100 pezze di “panni bastardi” erano costati all'imbarco in Inghilterra 1.335 ducati, ci siamo lasciati trasportare dalla fantasia, immaginando come poteva essere la visione di 1.335 ducati, messi così, tutti insieme; una bella montagnola d'oro zecchino monetato; e poi ancora la curiosità di sapere il costo della vita a quei tempi; i salari delle varie categorie di lavoratori, la paga dei soldati e degli uomini al remo che facevano tragitti per mare lunghi e pericolosi, sia per commerciare, sia per affrontare battaglie. Eh la fantasia … spesso però immaginiamo quelle monete e la loro quantità, con la logica dell'uomo moderno; se oggi noi teniamo in mano una moneta da €. 1,00, non ci passa nemmeno per l'anticamera del cervello che quella moneta possa avere valori differenti a seconda dell'uso che ne facciamo. Pensiamo solo per un attimo se per assurdo dovessimo comperare una cosa che costa €. 10,00 ed il commerciante di turno ci chiedesse 11 monete da €. 1,00... un bel pasticcio, non credete? E quante complicazioni...certamente questo è un esempio sui generis, fatto con una moneta moderna che ha un valore certo e condiviso; un valore fiduciario, contrariamente alle monete dell'epoca e delle quali sto scrivendo, monete che rappresentavano soprattutto il valore del metallo prezioso in esse contenuto. Alla luce di quanto sopra scritto, siete ancora sicuri che, leggendo su un libro che una merce è costata 1 o 10 o 100 lire di grossi, ci si riferisca esattamente a quello che ci immaginiamo? Da qualche giorno sto rileggendo una pubblicazione del 1959 di F. C. Lane che ho acquistato un paio di anni fa: “Le vecchie monete di conto veneziane ed il ritorno all'oro”; pubblicazione che, tra l'altro, non è facile da procurarsi; l'ho già letto e riletto più volte, eppure dopo un po', la memoria...... E allora, a beneficio degli Amici che desiderano approfondire le problematiche relative alle tante e differenti monete di conto in uso a Venezia, vi parlo (o meglio vi scrivo) di un paio di queste, delle quali tratta la suddetta pubblicazione e cioè della Lira manca e della Lira complida. Credo che per un appassionato di monetazione veneziana, soprattutto medioevale, sia importante anche immergersi in queste problematiche, anche se un po' ostiche. Mi auguro di essere sufficientemente chiaro; io ce l'ho messa tutta per esserlo. Alla base del sistema veneziano dogale c'era, all'origine, il denaro (o piccolo); moneta effettivamente coniata ed accompagnata, successivamente, da altre due monete coniate: il ½ denaro (o bianco) ed il ¼ di denaro (o quartarolo). Successivamente, sotto il dogato di Enrico Dandolo, si coniava una nuova moneta: il grosso. A quel punto le due monete principali, entrambe coniate, su cui si basava la monetazione veneziana, diventavano due: il denaro piccolo ed il denaro grosso (cioè il parvus ed il grossus). A queste due monete principali, venivano associati anche i loro multipli, cioè la libra denariorum venezianorum parvorum di 240 denarii parvi e la libra grossorum di 240 denarii grossi. La prima, riferita ai denari, era già in uso essendo la più vecchia ed era comunemente denominata con l'identificativo Libra Ven. Detto ciò, vediamo la genesi di queste due monete di conto. Per F. C. Lane, il motivo è da ascrivere ad una legge del 1254, nella quale si determinava il cambio ufficiale delle valute, prendendo atto, molto probabilmente, di quanto i mercanti ed i cambiavalute, già facevano da tempo nelle abituali transazioni. Abbiamo visto poc’anzi che la Libra Ven. era una unità di conto e stava a rappresentare 240 denari piccoli (denarii parvi); un debito pari ad una Libra Ven. poteva essere indistintamente pagato in grossi o in piccoli, se era pagato in grossi (tenuto conto che il grosso corrispondeva a 26 piccoli), il debitore doveva mettere sul tavolo del commerciante 9 grossi e 6 piccoli (9 x 26 = 234 + 6 = 240). Con la predetta legge, alla Libra Ven. veniva fissato un controvalore di 9 grossi e 5 piccoli, cioè 1 piccolo in meno. Il motivo, sempre stando alle argomentazioni del Lane, è che tra il pagamento di un dato importo fatto in piccoli ed il pagamento del medesimo importo fatto in grossi, i mercanti preferissero quest’ultima moneta; anzi, per incentivare i debitori ad usare i grossi, applicavano uno sconto di 1 piccolo. Lo stesso doveva essere accaduto anche per i cambiavalute che, al ricevimento di 9 grossi, offrivano 235 piccoli invece dei giusti 234 (9 x 26 = 234). Con l’uscita della legge, si veniva a creare un problema di non poco conto anche per coloro che usavano la Libra grossorum (già citata precedentemente); fino ad allora era valsa 240 grossi, oppure 26 Libre Ven. , mentre con l’uscita della legge, anche questa unità di conto seguiva di conseguenza la medesima variazione: Se si considerava la libra grossorum pari a 240 grossi, questa sarebbe equivalsa a Libre Ven. 26 e 1/9; Se si considerava la libra grossorum pari a 26 Libre Ven., questa sarebbe valsa 239 grossi. Come districarsi se non introducendo una distinzione tra i due tipi di libra grossorum; la “Libra complida” e la “Libra manca”. A ciascuna di esse veniva quindi mantenuto un proprio rapporto, diciamo, tradizionale e cioè, la “Libra complida” manteneva il valore di 240 grossi; la “Libra manca”, invece, quello di 26 Libre Ven. pari a 239 grossi. saluti luciano
    1 punto
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