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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/15/24 in tutte le aree
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Carissimi amici ed appassionati della medaglistica napoleonica, quest'oggi ho il piacere di presentarvi l'ultimissima arrivata in collezione. Si tratta della medaglia in argento per il Te Deum, voluto e commissionato da Napoleone il 28 dicembre 1805 nella cattedrale di Santo Stefano a Vienna. Si tratta di un gesto di pace tra Francia ed Austria, all'indomani delle cessate ostilità tra le due potenze. La medaglia ha avuto diversi passaggi d'asta negli ultimi anni, il più importante dei quali da Roma Numismatics nel marzo 2022, in una delle più significative aste di medaglie napoleoniche avvenute di recente. Lascio a voi giudicare la bellezza di questo esemplare, caratterizzato da una mirabile rappresentazione della cattedrale fin nei più minimi particolari (opera di Andrieu). Strepitoso, a livello di conservazione, anche il dritto, realizzato da Droz.4 punti
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Detto in altre ma più chiare parole, su Internet girano un sacco di cazzate totali sul presunto gran valore di monete comunissime, e chi le mette in giro sapendo la loro falsità brucerà all'inferno. Questa storia ha proprio rotto i testicoli: bisognerebbe passare all'offensiva defacciando i siti che diffondono siffatte idiozie.4 punti
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GIAN80, la catalogazione ti è stata riportata da Genny. Si tratta, in effetti, di una moneta alquanto rara, passata in asta rarissime volte ed anche a prezzi sostenuti. Allego la mia ( dritto, rovescio e taglio ). Saluti.3 punti
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Come Mario e Marco sanno bene, ho già inviato un mio contributo per il Gazzettino 12. È un articolo che, in realtà, avevo iniziato diversi mesi fa ma poi, purtroppo, è rimasto in sospeso, un po' per cause di forza maggiore ed un po' per mancanza di idee su come proseguire. Mi sarebbe piaciuto riuscire a portarlo a termine per il Gazzettino 11 ma non mi è stato possibile. Ad ogni modo, l'importante è che sia venuto fuori un buon lavoro. Ovviamente, chi mi conosce avrà già intuito che l'articolo ruoterà intorno a Napoleone. In particolar modo, posso dirvi che si focalizzerà sulla zecca di Milano. Non voglio, però, aggiungere altro per non rovinarvi la sorpresa3 punti
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moltissime sono Onorio 1357 che si presta perchè sempre decentrata e a destra legge VS PF AVG3 punti
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Ribadisco quanto detto da @dabbene: inviate articoli all'indirizzo indicato, ma non siate timidi, se avete anche solo un appunto di poche righe riguardo una moneta particolare trasformatelo in una "briciola" corredata da una o più immagini in alta risoluzione. Up3 punti
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Buonasera, affascinato dalla corte dei Severi, condivido un denario di Giulia Domna appena arrivato. Diritto: IVLIA - AVGVSTA. Busto drappeggiato di Giulia Domna verso dx. Rovescio: CERERI - FRVGIF. Cerere seduta verso sx, due spighe nella mano dx; nella sx una lunga torcia accesa verticale. Roma; 200 (venditore); 196-211 (Ocre); gr 3,15, diam. 18,5 mm; asse conio 7h; tipo RIC IV Septimius Severus 546. Giulia Domna mostra varianti ritrattistiche comprese tra gli estremi di un delicato profilo giovanile e uno maturo, talora inasprito. Nelle monete come nella scultura, si incontrano due tipi di acconciatura (L. Buccino, nota 1). Nel ritratto tipo Gabi (datato proprio in base ai confronti monetali al 193-210 d.C. ca., quindi relativo a una Giulia da poco più che ventenne fino ai quarant’anni circa) si presenta come un’ampia calotta che gira ai due lati del volto in onde orizzontali e parallele mentre sul retro si raccoglie in una amplissima e piatta crocchia a larghe fasce che occupa completamente tutto il retro della testa. Nel tipo Leptis (ca. 204- 217, quindi superati i trent’anni fino ai quasi cinquanta) due trecce incorniciano il volto a partire dalle tempie uscendo da sotto l’ampia parrucca, mentre lo chignon ovale, composto da trecce ad andamento concentrico, tende a ridursi alla zona della nuca. Se leggo bene, i due tipi verrebbero dunque a sovrapporsi durante gli anni tra il 204 e il 210, ovvero quando Giulia ha tra i trentaquattro e i quarant’anni circa (facendo fede una data di nascita fissata intorno al 170). Le trecce e le ciocche che fuoriescono all’altezza degli zigomi appartengono alla capigliatura naturale. Alcuni ritratti in marmo mostrano una realizzazione a parte della parrucca, talora in marmo colorato. Il ritrovamento di una bambola in avorio con la tipica acconciatura testimonia la fortuna e la diffusione della moda, che fu severamente, ma a quanto pare inutilmente, messa all’indice dall’autorevole autore cristiano Tertulliano (L’eleganza delle donne VII, 1-2). Cerere, al rovescio, è una delle sei divinità che appaiono nella monetazione di Giulia Domna, con Cibele, Diana, Giunone, Venere e Vesta (F. Gnecchi, nota 2). L’avvicinamento dell’Augusta a Cerere, quindi garante di un impero fecondo e produttivo, è di antica data. Sono infatti numerosi i ritratti di Livia come Cerere, con spighe nella mano o con diadema di spighe. Nella monetazione (a un mio sguardo superficiale e inesperto) vedo Cerere ricorrere nelle emissioni delle due Faustine. Con Giulia Domna in particolare la divinità può aggettivarsi, come nel caso di questa moneta, quale “frugifera”, fruttifera (che porta (fero) frutti (frux, frugis)). La dinastia severiana, cui Giulia Domna dà (letteralmente e politicamente) vita, non è solo un affascinante tempo di mezzo tra l’età antonina e l’anarchia militare o, più estesamente, tra alto e basso impero. E’ anche un quarantennio modellato da una potente e originale idea di governo e di società (nota 3). Per quanto effimere e contingenti, le conquiste militari di Settimio Severo portano a un’estensione dell’impero né prima né dopo raggiunta, mentre L’Africa di Settimio Severo e la Siria delle quattro Giulie fanno di Roma la capitale di una nuova idea di governo imperiale. Una vivacità culturale di primo livello agisce in campo filosofico (Diogene Laerzio, Apollonio di Tiana…), medico (Galeno), storiografico (Cassio Dione, Erodiano…), giurisprudenziale (Papiniano, Ulpiano…). Profonde trasformazioni religiose derivano dal trionfo dei culti orientali (gli dèi di Palmira, di Heliopolis-Baalbek, di Afrodisia, e Cibele, Mitra, Iside, Serapide…) che alimentano un crescente sincretismo religioso. Il cittadino romano cambia volto (letteralmente e metaforicamente) in virtù della rivoluzione (culturale, sociale, politica, giuridica, fiscale…) operata dalla Constitutio Antoniniana. Si modifica il sistema monetario, tra l’altro con l’introduzione dell’antoniano. Un’attiva politica urbanistica e edilizia conta tra l’altro, nella sola Roma, la Domus Severiana e il Septizodium, l’Arco del trionfo partico di Settimio Severo, la Forma Urbis, l’Heliogabalum, le Thermae Antoninianae (o di Caracalla); cui si può aggiungere, sul territorio, la novità politico-militare dei Castra Albana. Tra tanti elementi nuovi e originali spicca anche il protagonismo femminile nel governo dello Stato, ad iniziare da Giulia Domna. Figlia del sommo sacerdote di Emesa, moglie dell’imperatore Settimo Severo, madre dell’imperatore Caracalla e sorella di Giulia Mesa, quest’ultima madre di due madri di imperatori (Giulia Soemia con Elagabalo, Giulia Mamaea con Severo Alessandro). Potentissima Augusta, influente consigliera del marito Settimio Severo (in concorrenza letteralmente mortale con il prefetto Plauziano), Giulia Domna è Mater Castrorum come già Faustina Minore, ma solo lei è anche Mater Senatus et Patriae e Mater Populi Romani, in una sorta di “maternità istituzionale” (nota 4). Donna di potere ma anche di cultura: il sofista Filostrato cita un circolo (κύκλος) guidato da una “Giulia Domna filosofa” (ἡ φιλόσοφος). L’Augusta terrà tra le braccia un figlio assassinato (Geta), vivendo poi una seconda stagione di potere imperiale accanto all’altro figlio, il fratricida Caracalla. Infine, dopo l’eliminazione di quest’ultimo, si suiciderà forse su ordine di Macrino (a sentire Erodiano) o piuttosto lasciandosi morire d’inedia e di malattia in Antiochia (narra Dione Cassio), dopo essersi prima ferita per la disperazione e aver poi cullato un’ultima, inutile speranza di ritrovare un ruolo all’altezza della sua dignità. Un saluto e a presto, Lvcivs LX (nota 1): Seguo Laura Buccino, Morbidi capelli e acconciature sempre diverse. Linee evolutive delle pettinature femminili nei ritratti scultorei dal secondo triumvirato all’età costantiniana, in Ritratti. Le tante facce del potere, catalogo della mostra (Roma, 10 marzo - 25 settembre 2011), Roma 2011, pp. 377-378. (nota 2): Francesco Gnecchi, I tipi monetali di Roma imperiale, ed. Hoepli (ristampa), 1978, (nota 3): Vedi ad esempio Alessandro Galimberti, L’età dei Severi, ed. Carocci, Roma 2023, pp. 9-23. (nota 4): Traggo il termine da un articolo di Annabella de Robertis, Giulia Domna: tra storia e romanzo, 2014.2 punti
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Buongiorno a tutti, questa è la mia prima discussione su questa chat. Alcuni giorni fa stavo riesaminando la mia collezione e ho notato sulla piastra da 120 grana Regno di NAPOLI di Carlo di Borbone sul diritto della legenda la scritta VTR anziché UTR. Non essendo riuscito a reperire info sui Cataloghi in mio possesso. Volevo chiedere se tale "variante" fosse presente sul Catalogo Nomisma redatto da Pietro Magliocca o altri cataloghi. Ringrazio in anticipo a chi saprà aiutarmi, buona giornata.2 punti
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Ringrazio Poemenius per la precisazione. Di quanto dice avevo già fatto cenno nel post di apertura: Buona serata. Stilicho2 punti
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Aggiungo l'immagine del catalogo dell'asta Roma Numismatics, dove viene esaltata in particolare la patina:2 punti
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Possiamo dire che le crocette hanno un fascino particolare; piccole, a volte in bassa conservazione ma attirano sempre!! E comunque @Poemenius per questo periodo è un mostro!! Ovviamente nel senso migliore che ci sia!! 🤣2 punti
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Questi sono i due tipi che posseggo e che condividono lo stesso rovescio ps: aggiungo un'altra moneta tunisina da 1 dinar, avevo dimenticato ad inserire quest'altro tipo presente nella mia raccolta.2 punti
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Moneta di Jean le Bon, ghigliottinata da un sanculotto che odiava i buoni...( un commerciante francioso me la descrisse così, pagai 3 euro) Gros à la couronne. 3e émission. A/ + IOHANNES – DEI: GRA:, deux annelets en ponctuation. Croix latine fleurdelisée et recroisetée, coupant la légende en bas, légende extérieure. R/ °FRANCO RV: REX° en deux lignes sous une couronne ; bordure de douze lis. Billon. 3,26 g. 28,5 mm. 2 h.2 punti
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Grazie Antonio!Devo ringraziare il CCNM per avermi dato questa opportunità. Mi affaccio umilmente all'argomento. Sebbene esistano per la zecca di Venezia una serie di documenti preziosi raccolti nel Capitolar dalle Broche, mancano precisi riferimenti a questa emissione e ci si muove nel campo delle ipotesi e sul filo di indizi. La bellezza della ricerca è proprio questo. Questa emissione merita altresi' una presentazione perché ci permette di approfondire un periodo molto movimentato per la zecca di Venezia influenzato dalla presenza in città di scultori ed incisori di primissimo livello.2 punti
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Buonasera! Pubblico un nuovo arrivo con relativi dettagli per il lavoro di @gigetto13 FIDES, IF, peso 3.98 gr., diametro 24.5 mm. Moneta leggera, da' l'impressione che sia stata battuta su un tondello piuttosto sottile. Le scritte infatti sono ammaccate ma non usurate e il genio alato e' in perfetto rilievo, cosi' come il centro del R/ e parti del D/. Ovunque, la S utilizzata e' piu' piccola rispetto agli altri caratteri. Presumo che l'omega sia stata schiacciata dalla stessa ammaccatura visibile sulla O, la R e (meno) sulla V di VENETORU. La doppia SS di "PRESSIDIO" e' evidente. Si puo' notare tuttavia un ampio spazio di ammaccatura tra la P e la E. Potrebbe essere sufficiente per ospitare sia una R che una A, risultando in un'atipica legenda con PRAESSIDIO (una sorta di ibrido tra PRESSIDIO e PRAESIDIO)? Oppure sarebbe piu' appropriato pensare ad una spaziatura in eccesso, dovuta alle ben note estreme condizioni in cui questi pezzi venivano coniati? Grazie e buona serata. Marco2 punti
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Nonostante la sconfitta, il partito Populista era tutt'altro che morto. Anzi, alcune loro istanze, in particolare quelle sul sistema monetario, trovarono un'insperata sponda in alcuni importanti esponenti del partito Democratico del presidente Cleveland. Per il quale, bisogna dire, la questione monetaria non era preminente, ritenendo egli soprattutto fondamentale quella dei dazi doganali, come del resto era stato per il suo antagonista, il repubblicano Harrison. Ma fu costretto ad occuparsene quando, nel giugno 1893, tre mesi appena dopo il suo insediamento (allora i Presidenti si insediavano alla Casa Bianca a inizio marzo dell'anno successivo alle elezioni, che si tenevano sempre in novembre), scoppiò la più grave crisi economia e finanziaria che gli Stati Uniti avessero conosciuto fino a quel momento, passata alla storia come "il Panico del '93". Può sembrare una frase fatta, ed è una scusante spesso usata da troppi governanti ma in questo caso non avrebbe sbagliato chi avesse addossato almeno in parte la responsabilità della crisi a... quelli che c'erano prima Un "prima" di appena tre anni, il 1890, quando il Congresso aveva approvato lo Sherman Silver Purchase Act, che in ossequio ancora una volta ai produttori di argento, impegnava il Tesoro ad acquistarne ogni mese una quantità molto superiore a quella del Bland-Allison Act del 1878: ben 4,5 milioni di once. E per pagare questa enorme massa di metallo, lo stesso Atto disponeva l'emissione di una nuova tipologia di banconote, le Treasury Notes, convertibili in monete, e per questo conosciute anche come Coin Notes. La legge non specificava espressamente che fossero redimibili in argento o oro: si diceva solo che erano emesse per pagare l’argento acquistato dal Tesoro e che erano pagabili “in coin”. Con questa legge, e la collaborazione dei funzionari del Tesoro, i produttori di argento erano in pratica autorizzati a vendere a un prezzo ufficiale artificiosamente gonfiato, e ad essere pagati in Coin Notes, che venivano poi immediatamente cambiate in monete d’oro, consentendo così un facile ed elevato profitto. Nella foto, la più rara e famosa delle Treasury Notes, il biglietto da 1000 dollari conosciuto come Grand Watermelon, il Grande Cocomero Cleveland, convinto, come la maggior parte dei sostenitori della moneta metallica, che la causa principale della depressione fosse proprio lo Sherman Act, che a suo giudizio aveva minato la fiducia del grande capitale permettendo a chiunque detenesse le citate coin notes di trasformarle in oro sonante, prosciugando così le riserve auree del Tesoro, ne chiese l'abolizione. Riuscendo ad ottenerla nell'ottobre del 1893, ma solo con l'appoggio dei repubblicani, e facendo ricorso in modo spregiudicato al clientelismo per far approvare le sue direttive ai democratici recalcitranti. La grande maggioranza dei democratici del Sud e del West, tuttavia, votò contro di lui. Tra questi, un giovane deputato del Nebraska, William Jennings Bryan, il cui duro attacco al sistema monetario con base aurea segnò l'emergere di un personaggio destinato a giocare un ruolo fondamentale nel partito Democratico per i successivi vent'anni. E, anche, nel romanzo di Frank Baum dal quale ha preso avvio questa discussione petronius2 punti
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Llorant Esteve ( 1684 ) Casalicio de San Vicente Ferrer Valencia - Puente del Real Da sempre la filatelia si è prodigata nel supportare attività che contribuiscano a rendere "un mondo migliore" e nel prestare aiuto in situazioni di criticità come i conflitti bellici o le calamità naturali. Ciò avviene con le emissioni cosiddette di "beneficenza", mediante sopratassa debitamente espressa sulla carta valore o devolvendone l'intero importo del valore nominale. Si citano per l'occasione l'emissione a supporto dei giovani "Pro Juventute" della Svizzera, emessi a partire dal 1912, i "Pro Orfani della Grande Guerra", emessi dalla Francia nel periodo 1916/1919, sino ad arrivare alla più recente emissione australiana "Disaster Relief", per la raccolta di fondi per le calamità naturali o quella italiana per i Profughi dell'Ucraina e del Giubileo della Perdonanza Celestiniana. Il 25 Centesimi spagnolo qui postato, fa parte di una serie di 11 valori emessa dal 1963 al 1985 ( quello postato è del 1971 ) volta a finanziare il piano di ricostruzione della città di Valencia e delle zone limitrofe, colpite da un evento alluvionale analogo a quello accaduto il mese scorso, per cui esprimo la mia vicinanza e cordoglio per le persone colpite, tra il 13 e 16 Ottobre del 1957 nella stessa area.2 punti
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Che dire, assurdo, peso della 10 lire, sembra una 50 lire "scavata" farcita da una 10 lire. Qualcuno aveva molto tempo libero1 punto
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Grazie per tenermi in così alta considerazione @Ale75.. non merito... Rispondo come posso alla domanda di @Anto63 La conservazione della moneta come hai detto anche tu è bassa.. Mb anche se io non amo queste classificazioni... Queste tipologie, oltre che essere "brutte", avevano un conio molto molto basso ed erano sottoposte ad una forte usura... Stranamente ne ho viste di liscie come la tua più di Carlo Emanuele IV che di Vittorio Amedeo III... non so il perché... Comunque senza divagare troppo posso dirti che nonostante sia una moneta poco comune il valore non è alto, il mercato non premia più la rarità, ma piuttosto la qualità... Io ho come 1798 e 1799 due "liscioni" ma li ho presi a 15/20 euro, per il loro valore storico... la tua non spenderei di più.. Ma come non mi stancherò mai di ripetere sono pezzi di storia legati ad un periodo veramente particolare ed hanno fatto per molto tempo il loro lavoro... a me piacciono lo stesso, e poi più belle costano un capitale! Ti voglio far vedere i miei liscioni in una foto fatta in fretta e furia per un confronto...1 punto
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Orgogliosi di averti con noi nel Gazzettino 12 @lorluke Luca !1 punto
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Complimenti a Vincenzo Castelli, opera importante sulla monetazione senese che ora in lingua inglese può avere sicuramente un riscontro anche internazionale.1 punto
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E sí,dovrebbe essere un crocione zecca Austriaca, Vienna. Il diametro ci sta, il peso pure,perchè tenendo conto dell' usura e dell' aggiunta della montatura e spilla..1 punto
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Buonasera, ho notato che sono state postate delle cartoline postali e allora se possa fare piacera a qualche amico del Forum, ne posto alcune che son del fine 800 e sono le così definite " a tiratura limitata" la cartolina in questione è del 1899 Educatorio Rachitici Regina Margherita 1° esposizione di Cp Illustrate a Venezia vignetta con Angelo e bambini e veduta della Basilica di S.Marco. é una seie di 4 cartoline di diversi colori (bruno-grigio-rosso-verde) nel nostro caso è la verde, ebbero una tiratura di 250 pezzi cad. numerati , valore facciale della cartolina 10 Cent. effigie quadrata di Umbero 1°1 punto
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Numismatica Ars Classica > Auction 149 Auction date: 2 December 2024 Lot number: 25 Price realized: This lot is for sale in an upcoming auction Lot description: The Seleucid kings. Antiocus I Soter, 281 – 261 Tetradrachm, Sardes circa 281-268, AR 26 mm, 13.21 g. Diademed, horned head of Seleucus I r. Rev. BAΣΙΛΕΩΣ – ANTIOXOΥ Horned horse head r. In r. field, two monograms. WSM 1359 (these dies). SC 322. Of the highest rarity, the second known and the only one in private hands. A portrait of excellent style struck in high relief. Surface somewhat porous and areas of corrosion, otherwise good very fine Seleucus I Nicator, the founder of the Seleucid dynasty and architect of an empire spanning from Asia Minor in the west to the borders of India in the east was struck down by the assassin's blade in 281 BC, leaving his son Antiochus I Soter to succeed him. Although Antiochus I had ruled alongside his father since 294 BC and was well known in the Upper Satrapies, he was more of an unknown quantity in the west. Thus, upon news of Seleucus' death, the cities of Syria Seleucis took the opportunity to rise up in revolt while Ptolemy II Philadelphus lay claim to parts of southern Asia Minor. Antiochus I seems to have quickly put out the fires in Syria and asserted his royal legitimacy in western Asia Minor, but he soon faced the new and major menace posed by the Galatians. These fearsome Celtic warriors had burst into Macedonia around 280 BC and after a failed attempt to sack Delphi in 278 crossed the Hellespont to serve as mercenaries for Nicomedes I of Bithynia. Once they had served their purpose in Nicomedes' army, in 277 BC they took to roaming western Asia Minor and extorting protection money from the cities-something that was very detrimental to the Seleucid royal economy. After years of Galatian terror and the inability of the king to contain it, Antiochus I defeated the Celtic marauders using war elephants in a celebrated battle that may have taken place around 269/8 BC. In gratitude, the cities subsequently hailed Antiochus I as Soter ("Savior"). At the same time that western Anatolia was being ravaged by the Galatians, Ptolemy II made a second attempt to seize Seleucid possessions. By the time the First Syrian War (274-271 BC) was over, Ptolemy II had taken parts of Caria, Cilicia, and Pamphylia from Antiochus I, but the bulk of the Seleucid kingdom remained intact under his authority. This began to change in 263 BC, as Eumenes I, a Pergamene dynast whose father had previously been loyal to Seleucus I sought independence and successfully detached much of northwestern Asia Minor. Antiochus I did not live long enough to try and reclaim it. He died in 261 BC at the age of 64. Estimate: 2500 CHF1 punto
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Sabato a Nepi sono venuti fuori 2 quesiti numismatici,uno sui ritrovamenti in Corsica di denari di Lucca che nell'apposita sezione è stato trattato e che potete leggere,l'altro è ma con questi denari di Lucca o Pisa dei quali parlate tanto ,avendone un tot all'epoca cosa si poteva comprare;interessante argomento per capire il valore di queste monete e il valore delle merci in quell'epoca. I denari di Lucca e Pisa erano monete spicciole,di poco conto per transazioni veramente minori,ma vediamo di capire meglio cosa valevano. Ho trovato un interessante documento tratto da dal Liber Censuum Communis Pistorii di Guido Santoli di Pistoia riferito al periodo storico dal 1220 al 1270 e riferito al comprensorio di Pistoia e Pisa;qui si utilizzavano i denari di Pisa,siamo dopo la convenzione monetaria tra Lucca e Pisa e Pisa coniava i suoi denari anche se simili a quelli di Lucca con la F di Federico. Abbiamo e qui ne riporto alcuni di valori di merci dell'epoca,alcune singolari e divertenti,con il corrispondente valore in denari pisani: 1 cotta e 1 camicia = 240 denari pisani 1 camicia e 1 serrabulis con laccetti =96 denari filato di lana e lana=1200 denari tovaglia da altare=672 denari suole e calzari=360 denari 1 cappa=1200 denari 1 pelle volpina coperta di bavetta=960 denari 1 coltre(asciugamano)=480 denari 1 cavallo completo di 2 selle e 2 freni=13200 denari 1 branco di porci=9600 denari due anni di raccolto di vino=960 denari 1 asino e 1 asina=1920 denari due anni di raccolto di castagne=2400 denari due anni di raccolto di ortaggi=4800 denari 1 campana per la chiesa=12000 denari 1 azarium(tavolo)=48 denari 1 coltello=84 denari 1 libro=120 denari 1 vanga=24 denari 1 casa con oggetti=19200 denari falce,pietre,martello e incudine=660 denari A questo punto si aprono interessanti riflessioni su cosa valevano le merci nel 1200 nel Centro Italia rispetto per esempio a oggi e sul valore del denaro pisano all'epoca. Per esempio mi balza subito all'occhio il forte valore di un cavallo rispetto a quello di una casa e così via ......1 punto
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A mio parere bisogna inquadrare i dati proposti nel loro contesto: che una casa costasse come una ventina di coltelli non é un dato significativo di per se: può assumere un diverso valore a seconda che il coltello fosse un oggetto speciale, per macellai magari, oppure un coltello comune da tavola... e se si considera che la casa poteva essere la capannaccia di un contadino oppure una casa in mattoni e tegole. Bisogna anche ragionare sui diversi parametri di valore in un'epoca preindustriale: mentre la casa si costruisce in una settimana, unendo le forze della famiglia, e con le tavole tagliate nel bosco vicino, il coltello va fuso, servono forni, un artigiano capace di fondere il ferro e qualcuno in grado di procurarlo, servono gli attrezzi per affilarlo... Oggi un chiodo vale circa la millesima parte di un maiale, mille anni fa sappiamo che un chiodo valeva molto di più e un maiale molto meno. In assenza di un parametro stabile (e la moneta non lo é) rimane poco sensato fare un confronto. Siamo abituati a valutare la svalutazione della moneta, ma bisogna considerare anche la svalutazione/rivalutazione di tutte le altre merci. Cipolla ha chiarito più volte che stabilire un tasso di inflazione storico, per periodi così remoti e relativamente poco documentati é un'operazione scientificamente impossibile, proprio per il numero di variabili in gioco (molte delle quali peraltro ignote). Sarebbe molto più interessante, a mio parere, l'esercizio proposto da @dabbene, cioè quello di indicare cosa si poteva acquistare in denari pisani in un dato momento storico, e magari, come siggerriva @adolfos, confrontare questi dati con i prezzi in denari di altri luoghi della Penisola per i quali conosciamo il cambio monetario con le altre città. Magdi1 punto
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All'inizio per me era una sorta di finestra, il ramo mi ha facilitato il riconoscimento, avendone avuti tre tipi da postare nella discussione 'La mia Africa' le avevo osservate bene per cogliere qualche differenza Una volta avevo pensato di creare una discussione nel settore delle monete estere sui 'trattori nelle monete' ce ne sono veramente tanti1 punto
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Buongiorno Caravelle 82 , questa è la risposta della cartolina 30+30 cent. filigrano C83, saluti1 punto
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Buongiorno,si la tua moneta è catalogata al numero 266,pagina 198 del Nomisma,con rarità R3... È possibile sapere che decorazione riporta il taglio?...1 punto
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Le medaglie dei viaggi pontefici iniziano ben prima di Giovanni Paolo II che ha invero avuto una produzione medaglistica ingente ma non sempre di buon livello. nell’800 e prima meta’ Novecento i viaggi erano naturalmente assai limitati e piu’ a corto raggio ( Gaeta, Napoli, …) ma gia’ con Giovanni XXIII e soprattutto con Paolo Vi che viaggio’ moltissimo si assiste ad una intensa attività estera e ad una conseguente produzione di medaglie alcune delle quali di grandi incisori e di eccellente livello. una raccolta specializzata sui viaggi dei vari pontefici potrebbe essere molto interessante1 punto
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https://www.ebay.it/itm/256716192386?mkcid=16&mkevt=1&mkrid=711-127632-2357-0&ssspo=JTl8MZRuS4q&sssrc=4429486&ssuid=5PeKF94oQg6&var=&widget_ver=artemis&media=COPY1 punto
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Sono in lingua coreana scritta col sistema ideografico giapponese, imposto in luogo dell'autoctono hangŭl. Questo perchè anche se la Corea cadde formalmente in mano al Giappone nel 1905 (con l'occupazione camuffata da protettorato) l'influenza e l'ingerenza nipponica sulla Corea erano già pesanti da decenni.1 punto
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Vale ben 2 Euro nonostante la scarsa conservazione. Ogni pretesa del web che la indichi come preziosa è destituita d'ogni fondamento.1 punto
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Golgi è abbastanza famoso, soprattutto per aver scoperto l'Apparato di Golgi. Molto interessante l'attività di Alessandro Cruto, che non mi era nota. Un'emissione che ribadisce per l'ennesima volta l'importanza della filatelia anche come elemento culturale.1 punto
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Ciao Sebastiano Curiosa moneta, per me si tratta di un quarto di scudo del 1756 coniato su di un'altra moneta non sabauda... Non sono riuscito a capire quale, ma era normale che capitasse... avevo visto una lira del 1742 riconiata su di un'altra moneta ma non sono riuscito ad acquistarla, purtroppo, perché avrei voluto studiarla per capire di che moneta si trattasse... Puoi indicare il peso esatto ed il diametro? Probabilmente è riconiata su una mobeta francese... ma si vede troppo poco per capire esattamente di quale moneta si tratti...1 punto
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Ciao, moneta piacevole e molto rara. Dovrebbe trattarsi del Munt 293, MIR 2855/21: D/ stemma a targa in cornice R/ ghirlanda antioraria di fiordalisi1 punto
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Le lire di San Marino (non argento) si trovano normalmente in ciotola a 50 centesimi / 1 euro l'una e tranne alcune date particolari (per es. 2000-2001), non suscitano grande interesse collezionistico. Comunque, puoi postare nella sezione dedicata, le monete di cui vuoi sapere di più.1 punto
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Fantastico come sempre @PostOffice in effetti ho tantissime cartoline con quelle linee di cancellazione!1 punto
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Che regalò a sua figlia Hallie, allora soltanto una bambina, raccomandandole di preservarli con grande cura fin quando non fosse stata grande, perché a quel punto il loro valore sarebbe stato altissimo (quindi era ben consapevole di cosa aveva fatto ). Uno di questi tre dimes ha una storia particolare, ed è oggi conosciuto come Ice cream dime Il nome è dovuto al fatto che la piccola Hallie, incurante delle raccomandazioni del padre, avrebbe subito speso uno dei dimes per comprarsi un gelato Questa moneta, o presunta tale, sarebbe stata ritrovata nel 1957 in una scatola di cianfrusaglie del Gimbel's Department Store di New York, e acquistata per 2 dollari e 40. Che nel 1989, in asta Bowers & Merena, diventarono 33.000 Questo fotomontaggio, che ritrae Hallie Daggett all'incirca nel 1900, è assai suggestivo, ma il dime non è quello del gelato, bensì lo stesso mostrato nel post precedente, uno degli altri due in suo possesso, per i quali la donna seguì il consiglio del padre, vendendoli poi nel 1954 a un importante commerciante numismatico, per una cifra sicuramente importante per l'epoca. Questo, invece, è l'Ice cream dime, stimato in conservazione G-4... meno di un MB. Hallie Daggett raggiunse poi una certa fama anche per un altro motivo, che non ha nulla a che fare con la numismatica. E' stata infatti la prima donna a ricoprire la mansione di vedetta antincendi per il Servizio Forestale Nazionale. Qui in una foto emblematica del 1913 Per chi volesse saperne di più https://www.adventure-journal.com/2023/05/hallie-daggett-first-woman-fire-lookout-for-usfs-blew-minds-i-hope-your-heart-is-strong-enough-to-stand-the-shock/ E se qualcuno fosse davvero interessato ad approfondire la sua storia... beh, le hanno perfino dedicato un libro https://www.amazon.it/Headstrong-Hallie-Story-Daggett-Female petronius1 punto
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penso che il valore derivi dal fatto che si trovi in un documento effettivamente viaggiato. non so se i fogli mai usati possano avere tale valore o lo stesso interesse. chiedo a @PostOffice di confermare o correggermi1 punto
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Salve condivido immagine della moneta in oggetto e chiedo a chi si riesce a sbilanciare con queste foto un parere sulla conservazione. Penso 3,48g. Ringrazio in anticipo1 punto
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Spiace anche a me leggere simili commenti non tanto per la valutazione del volume, che resta soggettiva, quanto per determinate affermazioni che esulano dalla correttezza metodologica che sarebbe opportuno adottare in questi casi. Si possono condividere o meno le affermazioni di un autore e l'impostazione scelta per il relativo volume ma bisognerebbe anche calare l'opera nel contesto di riferimento, ossia gli anni Ottanta, e riflettere sul fatto che quell' "elenco del telefono" (espressione da cui mi dissocio) forse non aveva pretese di dignità accademica ma voleva offrire un contributo alla conoscenza di una monetazione ampia e complessa (quale il bronzo della Sicilia) fino ad allora limitata a studi certamente non esaustivi. E bisognerebbe anzi esprimere profonda riconoscenza verso questo studioso, persona estremamente umana e cordiale, che pur non essendo "numismatico di mestiere" ha nondimeno fornito un significativo apporto, attraverso studi settoriali, a molteplici ambiti della scienza numismatica. E più che un punto di arrivo essi vanno considerati una base di partenza, certamente datata ma non meno importante e soprattutto imprescindibile per futuri sviluppi e approfondimenti della ricerca.1 punto
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Insieme al periodo altomedievale del ducato prima bizantino e poi autonomo di Napoli, il periodo del viceregno sia spagnolo che austriaco è quello che stimola maggiormente il mio interesse storico e monetoso riguardo all'ambito della storia di Napoli e del meridione d'Italia, a tal proposito suggerirei la lettura di un'opera importante della letteratura napoletana del seicento, "Lo Cunto de li Cunti" di Giovanbattista Basile, un'opera non molto nota al grande pubblico, ma assai suggestiva sia per la lingua usata, un napoletano profondamente elaborato e denso di espressioni pittoresche e barocche, sia per la commistione di ambientazioni fantastiche e realistiche con molti riferimenti alla cultura e alla vita del tempo, interessanti anche i richiami alle monete usate sia dal popolo che dai ricchi... l'edizione che preferisco,non difficile da reperire, è quella Garzanti con testo napoletano e traduzione in italiano curata da Michele Rak.1 punto
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1989 - Ci apprestavamo ad entrare in una nuova epoca... gli anni '90. Ci saranno nuove vicissitudini, soddisfazioni, delusioni e tantissimo di veramente nuovo, ma non saranno irripetibili come gli anni '70 e '80. Alla fine del 1989 dove lavoravo avevano comprato alla SIP 3 telefonini Ericsson per soli 10.500.000 lire, con un canone annuo di 770.000 lire cadauno (solo per possederli anche senza telefonare), conversazione a 1.650 lire al minuto, montavano una maxi batteria da 6 ore in stand by e 50 minuti in uso, qualcosa solo per pochi... sarà l'inizio della fine Una canzone azzeccata proprio del 1989.1 punto
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I multipli del denaro c'erano nel documento,ho rapportato tutto volutamente io al denaro,perchè la discussione era cosa comprare coi denari; 1 SOLDO=12 DENARI;per le transazioni maggiori c'erano i grossi. sul libro anch'io sono rimasto un pò stupito,ma tant'è risulta 1 libro=10 soldi=120 denari,un saluto Mario1 punto
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Molto interessante Dabbene mi colpisce il bassissimo valore del denaro rispetto ai beni , o meglio l'enorme quantità di denari per acquistare i beni menzionati. Trovo difficile che qualcuno portasse in giro 23.000 denari per acquistare una coppia di asini o anche 1200 denari per una cappa.. Le transazioni dovevano avvenire sicuramente con moneta più grossa, non vi è menzione di altri nominali nei documenti da te riportati ? Quello che poi non mi quadra è il basso valore attribuito ad un "libro".. Sappiamo, da numerosissime testimonianze originali dell'epoca, che i libri erano tra gli oggetti più preziosi (costavano piu delle case e solo i ricchi signori potevano permetterseli - erano praticamente sconosciuti presso i cittadini normali). Ad esempio la biblioteca di Federico I da Monetfeltro ad Urbino aveva un valore immenso e il proprietario ne andava giustamente fiero e non perdeva occasione di farsene vanto con gli altri potenti dell'epoca...1 punto
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