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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/03/24 in tutte le aree

  1. Mentre ancora si parla del numero di ottobre, già è preannunciato quello di novembre. Questo il sommario: Roberto Diegi, Grotte e caverne abitate dall’uomo – p. 3 Vladimiro Pirani, Paolo IV. Giuli con San Paolo per la zecca di Ancona – p. 7 Mario Veronesi, Piacenza: il sesino con data 1792. Storia di una moneta mai emessa – p. 11 Giovanni B. Vigna, Michele Chimienti, Guglielmo Cassanelli, Renzo Bruni, Bologna Sabauda. Dal Governo delle Romagne al Regno d’Italia. Chiusura della Zecca (1859-1862) – p. 15 Jakub Jan Groborz, Banconote false: guida pratica per scoprire le contraffazioni – p. 51 Pietro Luigi Garavelli e Alessandro Vanni, Le spille del Lions Clubs International (Lci) – p. 55 Alberto Castellotti, Tre gemme della Collezione Papadopoli Aldobrandini – p. 57 Recensioni – p. 60 Notizie dal mondo numismatico – p. 61 Mostre e Convegni – p. 62 Aste in agenda – p. 63 Per parte mia segnalo l'articolo conclusivo degli Annali della Zecca di Bologna sul periodo tardo-Risorgimentale e del Regno d'Italia, con la chiusura della zecca stessa, ufficialmente il 31 dicembre 1861, nella realtà dei fatti oltre un anno dopo (periodo in cui si continuò la coniazione della "palanca" e cioè della moneta da 5 centesimi). E' un contesto travagliato e straordinariamente interessante, che documenti e nuove notizie sulla monetazione contribuiscono a chiarire.
    6 punti
  2. Un euro per una bellissima monetina (tutte quelle che mi mancano sono bellissime ) delle dimensioni di un 2 cent di euro, inizialmente mi sembrava in rame/nickel, Numista dice invece argento 720. Molto comune e piuttosto vissuta, ma per me è un gioiellino! Uruguay 20 cent di peso del 1942.
    4 punti
  3. Ce ne sarà ancora almeno una di queste collezioni "all'antica" che prima o poi verrà messa in vendita: la mia.
    2 punti
  4. Si ha ragione Ale. Grazie.
    2 punti
  5. Salve,aspettando le foto io dico che anche questa è di Manuele I, mi sembra di leggere anche qui MANYHΛ. https://www.acsearch.info/search.html?id=5833487
    2 punti
  6. Salve,penso che @Shinobi84 abbia proprio ragione,anche secondo me è Manuele I. A lato sinistro sembra scritto ΜΑΝΥΗΛ. https://www.acsearch.info/search.html?id=1739954
    2 punti
  7. Buonanotte, dovrebbe essere senza dubbio Iberica, emissione della città di Emporiae, statuto municipale Romano. Prime emissioni sotto Augusto fino a Caligola.
    2 punti
  8. I documenti d'archivio, le leggi, i decreti e gli studiosi di numismatica meridionale hanno sempre dichiarato che le monete napoletane borboniche e napoleonidiche fossero di rame e non di bronzo. L'errore dei nummografi è possibile, ma dei documenti no. Che le monete siano di puro rame anche se quasi mai specificato? Stralcio di un documento archivistico Legge 19 maggio 1811, art. 18 Legge 18 agosto 1814, art. 5
    2 punti
  9. Cari tutti proseguendo nei miei maldestri tentativi di migliorare le immagini a corredo della mia modesta raccolta, provo a sottoporvi quelle del primo Scudo coniato dal re Galantuomo nella serie del Regno d'Italia. Questo bisbetico millesimo, che mi pare di avervi già mostrato, non è tanto facile da reperire in questa qualità, mentre si trova con relativa frequenza in BB, pur rimanendo un R2. Nel caso di specie questo esemplare proviene dall'asta Nomisma n. 69 della scorsa primavera, al lotto 1926 ed è stata giudicata dagli stesori del catalogo come MS61. La cercavo in buona conservazione e ritengo di aver fatto abbastanza bene a inserirla in collezione perché - come detto - trovarla in MS64 è assai arduo. Ma più che la moneta in sé sono interessato alle Vostre qualificate opinioni sulle foto, eseguite sempre seguendo le semplici ma a mio parere efficaci regolette suggeritemi da Fabrizio @ilnumismatico, al quale ovviamente chiedo un parere, oltre che ringraziarlo come sempre per le "dritte" che non manca mai di elargire a me e a tutti. In particolare vorrei avere opinioni sul lustro di conio e sulla patina, presenti entrambi in misura moderata ma visibile in mano. Buona giornata
    2 punti
  10. Siamo al tramonto dell’impero romano d’Occidente, un periodo storico convulso, drammatico nel vero senso della parola in quanto i personaggi che lo animano si muovono come sulla scena di un dramma ricco di colpi scena. “Dramatis personae” (come lessi su un libro che ora non ricordo, in riferimento a quei fatti) rende davvero bene l’idea. La monetazione del V secolo d.C. e’ estremamente interessante, ma anche estremamente complessa. Devo dire che mi affascina molto, anche se mi rendo conto che tutte le volte che mi avvicino ad una di queste monetine lo faccio con un timore quasi reverenziale, nella consapevolezza di quanto poco ne so. Ma poi mi dico: Ho cercato quindi di leggere un po’ e di studiare (parola grossa per me) o per lo meno di mettere in movimento le rotelle del cervello arrugginite e consumate dall’età e dal logorio della vita moderna (ahhh, bastasse un Cynar…): Quindi, mi scuserete se in questa discussione dirò qualche (o più di qualche) inesattezza che vi pregherei di correggere. Per me, questo periodo, e’ come un campo minato. Qualche tempo fa e’ stata venduta all’asta sulla baia questa moneta: L’inserzione originale del venditore recitava: Avitus AD 455-456. ** THE USURPER ** AE Nummus ,RRR 10mm 1.2gr L’ asta ha avuto 12 offerte e la moneta e’ stata aggiudicata per 29,00 $ (26,94 euro) + spese di spedizione di 8,54 $ (7,93 euro). Tranquilli, non l’ho vinta io. Però, questo “Avito” qualcuno lo ha avuto, scusate il gioco di parole. E tutto sommato ad un prezzo accettabile, direi. Tutti vorrebbero un bronzo di Avito…..Tutti vorrebbero la “rarità” in collezione… Poi, quanti di noi vorrebbero cercare di completare la serie “imperatori romani” riempiendo la casella vuota con un bronzo di Avito? Ma esistono veramente bronzi di Avito? Torniamo alla moneta oggetto della discussione e consideriamo sempre che parliamo di una fotografia, con tutti i limiti che ciò comporta, in particolare in riferimento alla sua autenticità. In effetti, il primo scoglio e’ cercare di capire se e’ autentica. Già giudicare dalle fotografie e’ molto difficile, a maggior ragione nel caso di queste monetuzze. A me, così di primo acchito, parrebbe autentica, ma sono consapevole dei miei limiti di esperienza e di conoscenza. Comunque, proviamo ad analizzare la moneta come esercizio e partiamo dal rovescio. Il rovescio mi fa pensare ad una VICTORIA AVGG: si vede bene una figura femminile alata andante a sinistra con un ramo di palma nella mano sinistra ed una corona nella mano destra. Forse una stella/croce (staurogramma?) nel campo sinistro del rovescio? O e' tutta pareidolia come amo dire io? Passiamo al dritto. Guardandola mi domandavo cosa potesse indirizzare verso Avito: Ho pensato che questa lettera cerchiata sia stata interpretata come una V coricata, la V di AVITVS. Ma e’ davvero così? Che cosa e’, in realtà? Quindi, andiamo con le ipotesi: 1. Si tratta di un vero Avito 2. Si tratta di una altra moneta scambiata volutamente o meno per Avito o creata ad arte per Avito Ipotesi 1: Il problema e’ che “ tra i nummi apparsi sino ad oggi nei musei, nelle collezioni private e nel mercato, nessuno offre una lettura certa della leggenda” . A. Trivero-Rivera e A. Gennari: Ex nummis historia: agonia e morte di un impero” Oppure siamo così fortunati che si tratti del primo bronzo di Avito apparso? Ipotesi 2: Ho pensato che possa trattarsi di una moneta di Valentiniano III. Quella lettera nel cerchietto, anziché una V (qui comunque preceduta da più lettere, mi sembra) potrebbe essere la L aperta di VALENTINIANVS, Valentiniano III. In effetti, se guardo la legenda alla destra del capo del sovrano, mi pare di leggere qualcosa tipo …NVS e non VS come mi aspetterei con un ipotetico AVITVS (AVIT-VS). Poi, magari, e’ tutta pareidolia eh (aridaje!) C’e’ da considerare però che la maggior parte dei bronzi attribuiti ad Avito sono in realtà monete di Onorio (o imitative di Onorio) si cui si legge solo ..VS perché magari il tondello e’ molto decentrato verso sinistra e la legenda quindi non si vede nella sua interezza. Ma qui mi sembra di vedere almeno una altra lettera prima di VS. Da non dimenticare poi che esistono anche “Avito” che in realtà sono imitative di Valentiniano III con una nota inversione D N AVL….anzichè D N VAL….E la L combinata con la E successiva può portare alla T di AVIT… Senza poi contare tutti quelli creati ad arte con ritocchi vari per generare la rarità e , ovviamente, i falsi di cui siamo stati inondati di recente. Ora qualche esempio: Ecco un esemplare dalla collezione del British Museum dove vi e’ quella inversione di cui parlavo (il Curatore dice di questa moneta “probably tooled from Valentian II” mostrando di non crederci troppo lui stesso (e gli perdoniamo se scrive Valentian II anziché Valentinian III) https://www.britishmuseum.org/collection/object/C_B-2627 Così come manipolata e’ questa che , ahimè, e’ presente anche su Wildwinds e che fa parte di uno dei tre nummi pubblicati sul RIC X e dimostrati inattendibili (già lo stesso Kent aveva sollevato dubbi sulla loro autenticità). Richiamo Trivero Rivera e Gennari: “Ciò non di meno, è ragionevole pensare che esistano realmente dei nummi coniati in nome di Avito e forse qualcuno di quelli già conosciuti, ma di lettura incerta, potrebbe essere correttamente attribuito a questo imperatore”. Forse ho parlato troppo, proprio come Ciuchino: Siamo arrivati? No, siamo solo partiti! A voi la parola. Fonti: Trivero Rivera-Gennari: Ex nummis historia: agonia e morte di un impero. Pag. 51. Editrice Diana. Una lettura, secondo me, imprescindibile per chi vuole avvicinarsi a queste monete. E poi scritto da due nostri forumisti, ovvero @antvwaIa e @Poemenius. Per chi volesse avere notizie biografiche su Avito: Un articolo di Rasiel Suarez del 2014 che giunge alle stesse conclusioni: https://dirtyoldcoins.com/Roman-Coins-Blog/1239 Una bellissima discussione da non perdere assolutamente sui bronzi del RIC X: Infine, per chi volesse rilassarsi , con un richiamo al titolo: Ciao a tutti. Stilicho
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  11. 1 punto
  12. Datata 27 agosto 1916 questa cartolina è scritta da un soldato appena smontato di guardia che continua così "dopo una notte terribile tra la pioggia, il freddo, il fango, i tuoni, i lampi, il vento, m'è di conforto scrivere ai parenti e agli amici. A lei e alla sua famiglia invio quindi ossequi e saluti rispettosi." E' menomale che era una giornata d'agosto, dico io. Il soldato Alberto scrive alla signorina Margherita forse per farsi un po' compatire, del resto c'era la guerra e le notti erano lunghe. Mi fermo qui in attesa di notizie postali. A proposito... il francobollo sta a testa in giù. Sarà stato un caso? O ha un significato diverso? Buona serata a tutti voi. Particolare
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  13. Grazie Stilicho, ho riguardato per l'ennesima volta la moneta ed effettivamente anch'io scorgo una R iniziale nel rovescio (ringrazio per la precisazione e non lo trovo offensivo, anzi). La S mi sembrava piuttosto sul finale, ma non sono neanche troppo convinto. Ragion per cui potrebbe essere anche di zecca romana.
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  14. Buonasera a tutti, ripropongo uno dei miei 8 Tornesi di Ferdinando IV millesimo 1796 sigle RC. Regia Corte. Moneta per me piacevole da tenere in mano e da osservare, conservazione giusta senza pretese. La fattura della P di Perger sotto al busto mi incuriosisce sembra ci sia qualcosa sotto o magari è solo un effetto ottico. Saluti Alberto
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  16. Un parterre di eccezione che annovera oltre ai tanti relatori in locandina, gli autori del Gazzettino con i loro abstract, i giovani nelle iniziative previste, ospiti eccezionali del mondo numismatico che saranno presenti quel giorno a Milano Numismatica e che ringrazio già ora per la loro presenza e rappresentanti di varie Associazioni numismatiche …c’è’ da essere super soddisfatti già da ora …
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  17. Buonasera. Si tratta di comuni debolezze di conio, le quali rendono le monete meno belle e meno apprezzabili
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  18. @Bubulcus Innanzi tutto benvenuto sul forum e nella sezione "romane imperiali". Il primo passaggio avrebbe dovuto essere quello della presentazione dei nuovi arrivati qui: Nuovi arrivati, presentazioni - Lamoneta.it - Numismatica, monete, collezionismo Ma tant'e', ci può stare. In generale e' sempre meglio non attaccarsi a discussioni molto vecchie (questa ha addirittura 14 anni) in quanto ormai si e' perso il "fil rouge" che la legava. A meno che non le si voglia dare una "rinfrescata" apportando qualche aggiornamento su quanto già detto o qualche novità emersa nel frattempo. E a maggior ragione se il quesito proposto non e' strettamente attinente all'argomento della discussione (come in questo caso). L'ideale, per dare proprio un maggior risalto alla tua richiesta, sarebbe stato quello di aprire una nuova discussione ad hoc. Comunque, come detto, e' normale in quanto, come nuovo iscritto, non hai ancora compreso bene i meccanismi interni del forum. Per provare a rispondere al tuo quesito, ti allego questo articolo che penso possa proprio fare al caso tuo: AURELIANO IMPERATORE. LA RIVOLTA DEI MONETIERI E LA COSIDDETTA RIFORMA MONETARIA (di Cubelli, sulla rivolta dei monetieri).pdf Ciao. Stilicho
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  19. Insomma sono stato buggerato. I dettagli sono logori non da circolazione ma più probabilmente a causa del passaggio sotto una spazzola morbida a parecchi giri (di fatti solo la capigliatura e l'orecchio - dettagli più distanti dal fondo - ne hanno sofferto di più), trattamento che non sembra aver lasciato le classiche "hairlines" delle pulizie più maldestre. La non uniformità di patina può essere invece indice di artificialità, cosa che spiegherebbe la mancanza di ossidazione negli spazi più minuti della moneta (vedasi interno della legenda). Il colore violaceo quindi dai sali adoperati per ossidare in superficie la moneta... Il che mi rende triste perché è vero quanto @Cinna74 ha affermato sulla distanza dalle idee dell'incisore. Lo stacco cromatico del rovescio però mi piace. Non posso farci niente, la nave con questo colore, forse artificiale, ha un ché quasi futuristico. La differenza tra fumo e fumaioli le danno slancio, mettendola quasi in moto. Lo so che non sono queste le cose che si dovrebbero valutare, se si guardasse alla scienza avrebbero ragione quelli restii a considearla una buona moneta. Però non è solo la scienza a bisbigliare nelle orecchie di un collezionista.
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  20. Se è siciliana, l'unico che avrebbe potuto emettere qualcosa del genere è Carlo D'Angio, che fu il primo nonché l'unico ad allontanarsi dai modelli tipici del tarì normanno, prima della demonetizzazione del tarì. Se non ho inteso male, il titolo dell'oro è poco superiore ai 12 carati, valore un po' basso per il tarì siciliano, che ha sempre veleggiato intorno ai 16-17 carati. Il peso non è discriminante, un quanto le emissioni siciliane avevano peso variabile e venivano pertanto spese a peso. Sarebbe interessante conoscere il diametro. In ogni caso reputo per il momento improbabile un collegamento con le emissioni ufficiali siciliane. L'unico che, per motivi storico - politici, avrebbe potuto emettere questa moneta nel sud Italia, Carlo d'Angiò, avrebbe comunque messo in bella evidenza qualche simbolo regio angioino (giglio, cavaliere, una bella k gigante e via dicendo). Ma questa moneta è troppo anonima anche per Carlo d'Angiò, e soprattutto il titolo della moneta non è coerente con quello dei tarì d'epoca. Non escluderei la produzione recente.
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  21. Se ben ricordo @apollonia da antiche letture, il personaggio cosacco del racconto di Gogol , era un 'ataman' . Un buon pomeriggio .
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  22. Il Nuovo De Mauro riporta due voci “atamano”. La prima è atamano sostantivo maschile: 1843; dal russo atamán. TS stor. 1. capo militare, e successivamente anche civile, dei cosacchi 2. tra il 1835 e il 1917, titolo onorifico del principe ereditario di tutte le Russie La seconda è atamano aggettivo, sostantivo maschile: 1829; dal lat. Athamānes nom. pl., dal gr. Athamânes. TS stor. agg., degli Atamani | agg., s.m., che, chi apparteneva agli Atamani | s.m.pl. con iniz. maiusc., antica popolazione dell’Epiro apollonia
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  23. Mancano le stelle per l'estrema usura da circolazione. Quando ne avrai una in queste condizioni senza stelle se ne può parlare.
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  24. Buongiorno,se riesci a ingrandire la parte che ti ho cerchiato, dovrebbero essere le iniziali
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  25. Non apprezzo i rilievi della moneta in oggetto. Potrebbe essere una debolezza iniziale oppure semplice circolazione ma se accosto orecchio e capigliatura del re all'esempio postato da @ilnumismatico li vedo troppo distanti per convincermi a investire una qualsiasi cifra. Aspetterei per acquistare un tondello che ricordi maggiormente le intenzioni dell'incisore. Chiaramente è questione di gusti ma questo dritto fatico a considerarlo "accettabile". Questo tipo di usura, così "morbida", mi ricorda una moneta proveniente da montatura (non credo sia questo il caso). Non sono esperto d'argento quindi mi limito a chiedere: cosa mi sfugge? Buona domenica
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  26. Eccome se venivano coniate monete in rame puro! Oltre al post n. 29, dove riporto testi ufficiali sulla coniazione di moneta di rame puro a nome di Gioacchino Murat, anche Maria Luigia non fece diversamente. Infatti, correttamente, anche il Gigante 2025 riporta rame puro.
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  27. Buongiorno, Thanks for your excellent and fast help ! Never thought that this coin orginated in Spain Saluti dai Paesi Bassi , Ajax
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  28. Se leggi ΟΝΚΕϹΑ al dritto, sarà la legenda per il Cesare Massimo: Γ Ι ΟΥΗ ΜΑΞΙΜΟΝ ΚΕϹΑ (KECA al posto di KAICA(P), non di rado si trovano legende approssimative in questa zecca) RPC VI, 6894 https://rpc.ashmus.ox.ac.uk/coins/6/6894
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  29. Salve,dovrebbe essere questo bronzo di Teodosio I zecca di Antiochia https://www.acsearch.info/search.html?id=2951069
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  30. C'era un po' di "buio" nella mia soluzione, ma quando ho visto la coincidenza con la tua, il buio è scomparso. Buona notte. apollonia
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  31. Ciao! Concordo e dal tipo di consunzione ho l'impressione che sia stato indossato come ciondolo di una collana. saluti luciano
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  32. Salve, come ultimissima moneta posto questa monetina, che credo sia di Valentiniano I. Al dritto leggo DNVALENTINIANUSPFAUG ma non ne sono sicuro, mentre sul retro non so cosa ci sia scritto e credo ci sia l'imperatore con in mano un globo e uno stendardo. Credo sia un Follis AE3 perchè ha un diametro di 18mm. Ho provato a cercarla con le immagini ma non mi è uscito nulla. Cortesemente potreste dirmi se ho detto corretto e magari darmi un riferimento da catalogo ed aiutarmi con il rovescio :)? (Sempre che sia giusto il dritto ed il tipo di moneta?:))? Grazie mille.
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  33. Posso confermare che: 1 non è Avito 2 che a oggi non esiste alcun bronzo di avuto 3 che l'esistenza non è impossibile... Anzi plausibile... Ma tuttavia non ne esiste a oggi nemmeno uno Ho recentemente pubblicato in Francia un articolo con tutti i presunti Avito in bronzo noti... Spiegando uno per uno perché sono altro 😂 Ho inoltre citato più volte una nota serie di Valentiniano III che riporta una inversione di lettere DN VAL al posto di DN VAL. Ne ho censite diverse... Non è un caso isolato
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  34. American Barber Ovviamente i barbieri non c'entrano nulla è solo un gioco di parole col nome del Chief-engraver della Zecca che nel 1892 ridisegnò buona parte delle monete statunitensi, quelle di uso più comune, gli spiccioli: dimes, quarti e mezzi dollari, che andarono ad aggiungersi al nichelino di nove anni prima. E stavolta non ci furono equivoci sul reale valore delle monete Ci furono però sulla scelta di chi avrebbe dovuto disegnarle, e ce ne volle prima di giungere a quella che, in fondo, era la decisione più ovvia. Incominciamo col dire che una legge approvata dal Congresso nel 1890, imponeva di utilizzare i disegni delle monete per un periodo minimo di 25 anni. Poiché tale periodo era già abbondantemente trascorso per molte tipologie, il Direttore della Zecca, Edward O. Leech, colse l'occasione al balzo per proporre un rinnovamento radicale di molti nominali. Ma, volendo evitare uno scontro diretto tra Charles Barber e il suo assistente George Morgan da tempo ai ferri corti per più di un motivo, Leech mise da parte i numerosi, a volte splendidi progetti realizzati dai due negli anni '70 e '80, e bandì un concorso per nuovi disegni, invitando a partecipare dieci artisti, selezionati tra i migliori scultori e medaglisti, tra cui Augustus Saint-Gaudens. Come un sol uomo, i convocati respinsero l'invito, a causa dei vincoli restrittivi posti e del magro compenso offerto dal Dipartimento del Tesoro, inviando un rifiuto comune: "I sottoscritti, essendo stati invitati a preparare disegni per una nuova monetazione per gli Stati Uniti, fanno rispettosamente notare che le condizioni della competizione, come presentate nella lettera di invito, sono tali da precludere la possibilità di qualunque buon risultato. Il tempo messo a disposizione per preparare i disegni è troppo breve, e il compenso del tutto insufficiente, mentre non viene data nessuna assicurazione su chi farà la premiazione." Imbarazzato da questi rimproveri, il Dipartimento del Tesoro mise da parte il suo piano di una competizione tra artisti riconosciuti e provò a bandirne una aperta a chiunque avesse voluto partecipare. La cosa suscitò un certo interesse tra gli aspiranti artisti del Paese, ma la loro mancanza di talento e abilità risultò, a dir poco, scoraggiante. Non restava che prendere atto della situazione, cosa che avvenne in un rapporto inviato il 3 luglio 1891 al Segretario al Tesoro, Charles Foster. E così, imbarazzato e sfinito da questa sequenza di eventi, al Direttore Leech non rimase altro da fare che dare incarico al suo Chief-engraver di preparare i disegni richiesti Nascevano i dimes, quarter e half dollars di Charles Barber, gli American Barber petronius
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  35. Normale grosso di Jacopo Tiepolo. Se vai su Acsearch ne trovi parecchi. Arka # slow numismatics
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  36. Salve. La coppia del titolo è raffigurata lei sul dritto, lui sul rovescio di un notevole tetradramma d’argento probabilmente battuto ad Antiochia durante la campagna partica/armena del 36-34 a. C. per onorarla (https://www.numisbids.com/n.php?p=lot&sid=5577&lot=655). Lot 655 Estimate: 50 000 USD. Price realized: 52 000 USD. SELEUCIS and PIERIA, Antioch. Mark Antony & Cleopatra VII of Egypt. 36 BC. AR Tetradrachm (27mm, 15.11 g, 12h). BACIΛICCA KΛЄOΠATPA ΘЄA NЄωTЄPA, diademed bust of Cleopatra right, wearing earring, necklace, and embroidered dress / ANTωNIOC AVTOKPATωP TRITON TPIωN ANΔ[PωN], bare head of Antony right. McAlee 174; RPC I 4094; Prieur 27; HGC 9, 1361. Light golden toning, areas of porosity, surface cracks. Superb EF. Choice portraits. L'attribuzione ad Antiochia rimane incerta e sono stati proposti altri siti di zecca nel Levante; è anche possibile che i tetradrammi siano stati battuti in una zecca che si spostava con l'esercito. Il talentuoso incisore ha prestato particolare attenzione a conferire a Cleopatra un profilo possente, quasi maschile, a complemento del pugnace ritratto di Antonio. Gli storici antichi hanno notato che Cleopatra non era di una bellezza incomparabile (anche se nessuno suggeriva che fosse meno che piacevole da guardare), ma la sua mente notevole, la sua voce musicale e la vasta ricchezza del suo regno la resero irresistibile per Giulio Cesare e Marco Antonio, due degli uomini più potenti dell'epoca. I titoli mostrano il predominio di Cleopatra nella relazione, raffigurandola sul dritto e pubblicizzandola come “Regina Cleopatra, nuova (o ‘giovane’) dea”, mentre Antonio rimane solo un mortale “generale vittorioso e Triumviro”. apollonia
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  37. Le difficoltà dell'agricoltura erano aggravate anche da fattori interni, sui quali, visto che erano più comprensibili per la maggioranza delle persone di quelli derivanti dall'economia mondiale, gli agricoltori fecero convergere la loro protesta. Le ferrovie, con i loro costi, alti e discriminatori, diventarono, non senza ragione, il bersaglio principale. Nel Sud e nel West, i costi erano due o tre volte più alti di quelli, ad esempio, tra New York e Chicago, e la lamentela secondo cui occorreva uno staio di grano o di mais per pagare il trasporto di un altro staio era a volte una stima addirittura inferiore alla realtà Gli agricoltori soffrivano anche per gli alti tassi di interesse richiesti loro dalle banche in caso di prestiti. Sebbene l'interesse fosse fissato per legge, e si aggirasse ufficialmente tra il 6 e il 10%, il costo di commissioni e servizi lo alzava al 15 e perfino al 25%. Altra bestia nera erano i grandi monopoli, che avendo eliminato la concorrenza estera e tra di loro, potevano dare il prezzo che volevano a qualunque merce occorresse all'acquirente. E non poteva mancare la protesta contro il governo, che con la sua politica deflazionistica e fiscale, abbassava i prezzi dei loro prodotti mentre alzava il costo del denaro. In breve, gli agricoltori si sentivano brutalmente sfruttati da altri gruppi, e ignorati o discriminati dal governo. Come ben illustrato, ancora una volta, da questa bella vignetta. Inoltre, erano sempre più in declino come gruppo sociale. Un tempo erano stati ammirati, e perfino idealizzati (Thomas Jefferson li aveva definiti "il popolo eletto da Dio"), ora invece venivano scherniti dagli abitanti delle città in quanto rozzi e provinciali. Tutto questo portò alla creazione, prima di organizzazioni agricole collettive, poi di veri e propri partiti politici, come il Greenback Party di cui ci siamo occupati in precedenza. E dopo alcuni successi in elezioni locali, da esso e da altri partiti e organizzazioni nacque, nel 1892, il People's Party, Partito del Popolo o, come furono da subito chiamati, Populisti Dei quali ci occuperemo più avanti petronius
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  38. Al momento solo questa moneta da un euro ricevuta ieri, spero di inserirne almeno una di un'altra nazione che non si vede spesso entro la fine di dicembre.
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  39. MONETA IN ORO TIPO/SERIE ARATRICE Prefazione In questo articolo, ti parlerò del tipo di moneta in oro chiamato Aratrice, partendo dai primi progetti dell'anno 1903 fino ad arrivare alle serie per numismatici 1926-1927, tutti gli avvenimenti riportati sono in ordine cronologico. Nella parte finale troverai i link ai cataloghi, i realizzi delle aste aggiornati al 2024, qualche esemplare in materiale strano e qualche falso. Come poi capirai con la lettura , la serie Aratrice ha quattro papà : il Cav Johnson titolare della ditta johnson medaglie Milano, che ha dato il via alla nuovo modo di concepire le monete soprattutto da un punto di vista artistico, il Re, che insediatosi il 29 luglio 1900 ha subito capito che la zecca versava in pessime condizioni, e lo stile delle attuali monete era ormai superato, Egidio Boninsegna autore di tutti i modelli e il Ministro del Tesoro che concesse in via eccezionale, viste le carenza della zecca di Roma, di usare gli stabilimenti Johnson in Milano come succursale ufficiale, per la realizzazione dei primi progetti. La triste contingenza della morte di Speranza nel 1903 , incisore capo che reggeva da solo con le sue abilità la zecca, ma di vedute molto antiche e non compatibili (lui e il Re, litigarono alla presa fotografica per i tipi monetali aquila araldica) con la voglia di rinnovamento dei tipi monetali del Re, aprì il via ad un forte cambiamento. N.B. Se non si aprono i link con la scritta "qui" , fai click col tasto destro del mouse e premi "apri link in un altra scheda" CAPITOLO 1 -LA GENESI- Nella primavera del 1902 , la Società Italiana per l’arte bandì un concorso intitolato “Modelli per conii della nuova monetazione italiana” dove valorosi artisti erano chiamati a proporre e produrre nuovi modelli per le future monete. Boninsegna , fu uno dei due concorrenti del concorso che vinse il primo premio, e che in passato si formò presso lo stabilimento Johnson di Milano, ed ebbe la fortuna di vedere i suoi modelli su carta trasformati in monete reali grazie allo stabilimento Johnson. Lo stabilimento Johnson di Federico johnson a Milano, all'epoca primo in Italia per la fabbricazione di monete e medaglie, si occupò della effettiva coniazione , grazie al capo incisore della ditta johnson -Cappuccio-, maestro del bulino quasi alla pari di Speranza, e successivamente solo per i tipi in bronzo da 2 centesimi si pensò ad una coniazione in larga scala così da poterli regalare in “elegante astuccio” al Re, a tutti i Ministri, a tutti i Senatori, e alle alte cariche dello stato. Come già detto in altre occasioni Federico Johnson ambiva a diventare una succursale ufficiale della zecca di Roma, visti i suoi moderni macchinari e lo stato di incuria in cui versava la zecca di Roma nei primi del 900, prima della riforma, e finalmente ci riuscì, infatti per realizzare le monete da regalare fu autorizzato proprio dal Ministero del Tesoro Bisogna sottolineare che il concorso non era ufficiale ed è rimasto una semplice “prova di stile” per far vedere il talento degli artisti e soprattutto la capacità produttiva e realizzativa dello Stabilimento Johnson. Quindi riassumendo, nello stabilimento Johnson, sono stati coniati in semplice copia tutti i modelli vincitori del concorso , e successivamente inseriti dal RE nel Corpus nummorum, ma in larga scala solo la moneta in bronzo da 2 centesimi. Di seguito l’immagine della moneta da 100 lire 1903 progetto Johnson QUI Di seguito l’immagine della moneta da 20 lire 1903 progetto Johnson QUI Come si può notare dalle immagini l’esecuzione tecnica è abbastanza buona, ma come problema principale ci sono i rilievi troppo bassi e le figure del rovescio non esprimono movimento. L’iniziativa del Cav. Johnson ha mostrato che si può modificare i tipi attuali (aquila araldica) di moneta, ritenuti statici e di ispirazione tedesca, ma bisogna ripensare e riorganizzare tutto l’ordinamento della zecca oltre che comprare nuovi macchinari. In seguito a questo incipit, il Re si adoperò in tale direzione e nei successivi anni proclamò la Reale commissione monetaria, cambiò la sede della zecca, incaricò un nuovo direttore e comprò nuovi e moderni macchinari e riorganizzò tutte le procedure interne. Nella seduta del 8 maggio 1906 la neonata commissione stabilì che si dovevano rinnovare tutti i tipi monetali partendo dall’oro, e assegno questo metallo (tramite sorteggio) a Boninsegna artista che si era già distinto con i progetti Johnson. Tra gli 11 punti che la commissione aveva imposto agli artisti si trovano le indicazioni delle figure del Dritto e del Rovescio DRITTO: dovrà contenere l’effige del Re con la testa o la parte del busto a piacimento dell’artista e la legenda VITTORIO EMANUELE III RE D’ITALIA ROVESCIO: dovrà essere rappresentata una personificazione dell’Italia con anno e valore del taglio Nella seduta del 31 dicembre 1906 furono presentati alla commissione i bronzi dei modelli per le monete in oro . Il Boninsegna presentò tre modelli per il dritto e quattro per il rovescio. Visti i precedenti ,le fusioni di gesso dei modelli in bronzo e le riduzioni in acciaio furono eseguite sempre nello stabilimento Johnson di Milano Con i coni e matrici derivate dalle riduzioni in acciaio si ottennero dei pezzi di prova (CORPUS 16-17-18-19-23) Grazie a questa serie di migliorie a partire dal 1910-1911 l’Italia iniziò a coniare le monete più belle del mondo. ecco i modelli Boninsegna Di seguito il 100 lire quadriga 1906 QUI Di seguito il 100 lire Italia seduta 1906 QUI Di seguito il 50 lire donna con aratro 1906 QUI Di seguito il 20 lire ape 1906 QUI Di seguito il 20 lire donna turrita e buoi 1906i QUI Nei primi mesi del 1907 i modelli , nello stabilimento Johnson, vennere ridotti in acciao alle dimensioni delle monete normali, per poi ricavarne delle PROVE. Ecco le immagini delle monete 100 lire aratrice 1907 (oro-metallo dorato-argento-stagno) QUI 100 lire aratrice 1907 seconda prova (differenze sulla mano) QUI 50 LIRE donna sdraiata 1907 QUI 20 lire aratrice 1907 QUI Per qualche strano motivo che con le mie ricerche attuali non sono riuscito a capire, non esiste la moneta definita “aratrice” da 50 lire del 1907, ma come risulta evidente dalla tavola VIII N°1 de” progetti e le prove del regno dìItalia” la moneta presenta il rovescio “Italia seduta” QUI come nei tipi del 100 lire progetto 1906, mentre esiste una lamina datata 1906 con la figura “aratrice” QUI. Da notare che il Lanfranco nel suo libro poi ripreso da Rassegna Numismatica sbaglia la descrizione di detta moneta con la dicitura solita “come la precedente” riferendosi alla 100 lire modello “aratrice” ma allegando la foto del modello “Italia seduta”, fatto veramente strano. Nelle sedute comprese tra il 24 giugno e il 7 luglio 1907, vengono esaminati i campioni dei progetti datati 1907 (vedi sopra) . Per quanto riguarda i progetti in oro presentati dal Boninsegna viene scelto il tipo “Italia Aratrice” per il rovescio e per il dritto il ritratto del Re in uniforme per le monete da 100 e 50 lire, mentre per il taglio da 20 e 10 lire , la testa col collo nudo. Anche il Bollettino di numismatica 1907 A.V-n°5 ne dà notizia, complimentandosi col “giovane artista Boninsegna" e terminando con “la nuova moneta sarà presto coniata”. Nonostante la scelta del soggetto Aratrice del rovescio fu accettata, furono proposte all’artista numerose modifiche al soggetto da parte della commissione. Forse perchè il Boninsegna ancora giovane e arrendevole non tenne il punto sulle sue creazioni , fu quello che subì più cambiamenti rispetto al modello originale, ma fu anche quello tra tutti gli artisti dei vari metalli, che alla fine consegnò un lavoro artisticamente più pregevole. Il 17 luglio 1908 infatti, il Presidente della commissione nonché ministro del Tesoro Carcano, e il Prof. Trentacoste danno mandato al Prof. Boninsegna di rimodellare il tipo della moneta in oro. Nel 1908 compare una misteriosa prova in bronzo coniata dal Boninsegna in Milano di conio ancora diverso rispetto alle precedenti 100 LIRE ARATRICE qui I punzoni della moneta modificata secondo disposizioni furono terminati a fine 1909 CAPITOLO 2- ARATRICE 1910 La PROVA in oro venne presentata il 18 gennaio 1910 e anche su questa la commissione ebbe qualcosa a dire. Nella seduta del 18 maggio 1910 la CTAM presieduta da Salandra e dopo il decreto del 5 maggio 1910 , con i punzoni definitivi del taglio da lire 100 furono effettuate due PROVE UFFICIALI datate 1910 una in oro e una in metallo dorato (bronzo) QUI che rappresentano i modelli/tipo definitivi. Nella stessa seduta alcuni membri della CTAM non si dichiararono soddisfatti ma ormai i giochi erano fatti e dopo varie discussioni desistettero dal muovere ulteriori critiche. Le due PROVE 1910 sono state ottenute da due coni diversi come si evince osservando la parola PROVA e anche i rilievi sono più marcati nel tipo in oro, che poi a tutti gli effetti sarà quello definitivo. Con il millesimo 1910 esistono anche due monete da lire 20 e 10 che non presentano la parola PROVA . 20 LIRE 1910 QUI 10 LIRE 1910 QUI Nello stesso periodo con le matrici portanti data 1910 furono coniate monete da 10-20-50-100 lire ma a parte i due esemplari/tipo sopra da 10-20 lire tutte le altre migliaia di monete furono rifuse per un incongruenza col titolo dell’oro (titolo sotto la tolleranza). Secondo D’Incerti Il Re ne volle 6 esemplari col taglio da lire 20 per conservarli nella sua raccolta , e in effetti è il taglio che appare più spesso ancora oggi. Secondo il Lanfranco i tipi 1910 per un errore di impostazione del pantografo, fatto dall'incisore capo, presentano una cornice molto larga sproporzionata rispetto al diametro. Di questo errore ne dà notizia anche Panorama Numismatico” nell’articolo di Luigi Franzoni “Le monete inedite di VE III” , vedi sotto: • Progetto da Lire 20, 1910, aratrice. Presente nella bacheca n. 17 del Museo della Zecca. Diametro 21 mm e peso 6,45 gr., coniato in oro, è registrato al n. 21/3372 e al n. 1532/Reg. 2 d’inventario. Tale progetto si differenzia dalla moneta ufficiale per l’orlatura più spessa e più alta. È stato fotografato nel Pagani (nell’edizione 1959 a p. 64 e nell’edizione 1980 a p. 41) ritenuto, per errore, la moneta ufficiale. • Progetto da Lire 10, 1910, aratrice. Presente nella bacheca n. 17 del Museo della Zecca. Diametro 19 mm e peso 3,22 gr., coniato in oro, è registrato al n. 22/3373 e al n. 1533/Reg. 2 d’inventario. Anche questa moneta, come la precedente, presenta l’orlo più spesso e più alto. Secondo il Carboneri 1915 le monete con millesimo 1910 sono state normalmente coniate in quantità elevate ( migliaia di pezzi per millesimo ) ma venne ordinata la rifusione di tutti i pezzi per , come già detto, un titolo superiore alla tolleranza. Ne “Il bollettino di numismatica e di arte della medaglia” 1903-1918 di Serafino Ricci 1911 A.IX -N° 3 a firma -La direzione- se ne dà notizia in questo breve articolo. “Un milione di monete d'oro da rifondere. ‐ A proposito delle nuove coniazioni di monete d'oro si parla di un errore che costerebbe all'erario la somma di circa 30.000 lire. Si racconta che sarebbe stato coniato un milione di nuove monete d'oro da dieci, da cinquanta e da cento lire ma che l'ufficio di verifica avrebbe trovato che esse non contenevano quella quantità d'oro puro voluto dalla legge per il titolo delle monete d'oro. La Zecca avrebbe quindi dovuto rifondere le monete, aggiungervi altro oro e procedere ad una nuova coniazione.” Sempre secondo il Carboneri furono conservati un esemplare per millesimo tranne il 20 lire del quale furono conservati 6 esemplari per richiesta del Re VEIII. Gli esemplari da lire 50 e 100 non sono arrivati a noi, il Re andando in esilio nel 1946, donò allo stato Italiano le monete della sua collezione ma tutte quelle delle zecche di casa Savoia le conservò con sé. Questo tesoretto poi passò al figlio nel 1947 alla morte di VEIII , e furono portate in Portogallo Secondo vico D’Incerti 1956 che ha potuto esaminare in Roma alcuni documenti risultano le schede (non le monete di casa Savoia perchè erano in Portogallo )anche delle monete datate 1910 da lire 100 e 50 e lire 10 con rispettivi dati ponderali, con un piccolo refuso dove il Re ha scritto su una scheda lire 20 invece di lire 10. CAPITOLO 3 - ARATRICE 1912 Dobbiamo attendere due ulteriori anni e finalmente vide la luce nel 1912 l’aratrice UFFICIALE preceduta da una sola PROVA quella del 20 lire QUI Esistono alcuni esemplari datati 1912 che a causa di una piccola differenza del titolo possono tendere al colore rosso. Sono spesso erroneamente definite nelle descrizioni delle aste con “oro rosso” e da un punto di vista commerciale sono maggiormente prezzate essendo più rare. Nell’anno 1926 e 1927 per tutti i tagli dell’ arartrice in oro, sono stati coniati esemplari per numismatici . Per l’anno 1926 40 pezzi per ogni taglio, e siccome erano stati molti gli invenduti (Vico D’Incerti 1956) nell’anno successivo 1927 si scese a 30 esemplari per ogni taglio. 10 lire 1926-1927 QUI 20 lire 1925-1927 QUI 50 lire 1926-1927 QUI 100 lire 1926-1927 QUI Dopo l’anno 1927 e fino al 1931, ad eccezione del campione moneta Elmetto in oro 1928 ,non furono più coniate monete in oro, in attesa dei nuovi provvedimenti sulla stabilizzazione della lira, in attesa delle nuove caratteristiche. La successiva moneta in oro del 1931 da 100 lire, ad esempio passò da 32,25 gr dell ’ arartrice a 8,8 gr del 100 lire Italia su Prora. CAPITOLO 4 -LINK VARI decreto ARATRICE n° 258 5 maggio 1910 SERIE COMPLETA 1926 QUI realizzi aste 2024 TUTTI I TAGLI QUI ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 10 lire 10 LIRE ARATRICE CATALOGO LAMONETA QUI 10 LIRE ARATRICE CATALOGO GIGANTE QUI raro esemplare 1910- moneta normale- da 10 lire QUI 10 LIRE Impronta in piombo QUI 10 LIRE nessuna prova * segnalati esemplari in oro rosso 10 LIRE 1926 ASTA MAISON PALUMBO N° 4 10 LIRE 1926 FDC QUI REALIZZI ASTE 1912 -esemplare platino 700 USD Stack's Bowers Galleries (& Ponterio) - August 2024 Global Showcase Auction, Lot 46903 -10 LIRE 1912 MS63+ 5.500 -1926 18.000 QUI ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 20 lire 20 LIRE 1912 PROVA CATALOGO GIGANTE R4 20 LIRE 1912 ARATRICE PROVA QUI 20 LIRE CATALOGO GIGANTE QUI 20 LIRE CATALOGO LAMONETA QUI 20 lire PROGETTO JOHNSON QUI 20 LIRE 1910 QUI REALIZZI EBAY 20 LIRE SPL non periziato 1300 (proposta d’acquisto) periziato PERRONE qFDC 1281 euro REALIZZI ASTE 1912 -MS64 1.800 USD -SPL-SPL+ 1.100 -qFDC 1.000 -Lievi segni da contatto altrimenti FDC 1.000 -fdc EX VARESI 51/1607 1.700 -FDC bazzoni 1.400 -FDC nomisma 1078 1.700 -unc 1.100 -qFDC 1250 --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 50 lire 50 lire catalogo GIGANTE QUI 50 LIRE catalogo LAMONETA QUI 50 lire 1912 QUI moneta normale 50 lire 1912 impronta in piombo QUI 50 lire 1912 asta bolaffi QUI 50 LIRE FALSO 1912 QUI 50 LIRE 1912 esemplare SPL-FDC segnetti 50 lire 1912 qFDC QUI 50 LIRE 1912 esemplare SPL+ e esemplare FDC? POST #17 QUI 50 LIRE 1912 MS64 MS65 post #34 QUI 50 LIRE 1912 alta conservazione QUI REALIZZI EBAY MS62 3.200 euro (proposta d’acquisto)- REALIZZI ASTE 1912 -MS63 2.000 USD ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ 100 lire 100 LIRE PROVA 1910 metallo dorato E ORO QUI prova 1910 ARGENTO E BRONZO QUI 100 LIRE PROVA QUI PROVA IN RAME 1910 QUI 100 LIRE 1912 PROVA IN PIOMBO QUI 100 LIRE 1912 32,23-32,25 gr 4.946 tiratura QUI 100 LIRE 1912 CATALOGO LAMONETA QUI 100 LIRE 1912 SPL-FDC QUI ALCUNI ESEMPLARI QUI QUI REALIZZI ASTE 1912 - MS64 SIMA ASTA N°1 uno dei 3 esemplari migliori al mondo 14.000 (maggio 2023) -SPL 4.200 -MS65 26.000 Bolaffi Spa - Auction 45, Lot 1592 -MS62 5.500 a cosa servono le prove in piombo post #3 QUI FALSO BRUTTO QUI FALSO in argento 21 grammi 1910 FALSO QUI 1912 FALSO Post #19 QUI 1926 RICONIO QUI 1926 GETTONE DA GIOCO IN ALLUMINIO QUI 1926 ARGENTO QUI POST #5QUI 1927 esemplari in platino post #40 QUI Chi era Egidio Boninsegna? (articolo e biografia di CRONACA NUMISMATICA QUI)*approfondimento* FONTI Rassegna numismatica di Furio Lenzi Fondazione Vico D'incerti qui gli articoli Forum e catalogo Lamoneta Bollettino di numismatica Cronaca Numismatica Panorama Numismatico
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  40. Aggiungo la foto presente sul volume del Biaggi per far notare meglio che si tratta di coni differenti
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  41. Voglio aggiornare questa discussione perché grazie ad un amico ho avuto l'occasione di vedere un nuovo esemplare. Questo quarto a differenza dei quarti dello stesso tipo da me visionati ha ben visibile la lettera N di PRINCEPS gotica e non latina come si potrà vedere dalle immagini, anche lui in una lega più scadente dai quarti tipici di Ludovico, ma non proprio di bassissima lega. La fattura come negli altri non è di brutto stile, anzi... Questa nuova moneta mi porta a pensare che la coniazione sia ufficiale, troppi coni per una produzione di un falso, nel CNI sono indicate sette varianti, in più quelli che ho visto non sembrano provenire dallo stesso conio... Mi piacerebbe avere altri pareri, a volte mi possono sfuggire dei particolari che mi potrebbero portare a cambiare le mie opinioni.
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  42. Ho trovato dalla nonna di mia moglie questo certificato relativo al prestito di 100 franchi emesso dal comitato nazionale italiano nel 1854, firmato da Saffi e Mazzini. Qualcuno Sto arrivando! dirmi qualcosa in più?
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  43. DE GREGE EPICURI La testa è quella di Gordiano 3°, e quel che si vede dell'iscrizione pare compatibile.
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  44. Salve,penso di averla trovata. E' un denaro di Manfredi zecca di Messina o Manfredonia. Quella che sembra una S in realtà e la prima parte della M gotica. https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-MNF/15
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  45. Salve,secondo me è questo denaro in mistura di Manfredi con monogramma AP zecca di Brindisi https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-MNF/9
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  46. Salve condivido immagino cartolina viaggiata e chiedo ai più esperti e agli amanti del Giappone maggiori informazioni. Ringrazio in anticipo
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  47. Salve condivido immagino di una cartolina viaggiata e chiedo ai più esperti maggiori informazioni. Ringrazio in anticipo
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  48. Non è esattamente così, gli auguri NON prendevano gli auspici all'interno del Pomerio, bensì avevano la funzione di delimitarlo ritualmente al limite dell'ager effatus della città, cioè il territorio urbano, e in relazione alle loro attività, gli auspici appunto, il pomerio indicava semplicemente il limite entro cui aveva senso operare gli auspici urbani, mentre oltre erano necessari altri riti. Va anche detto che la ricostruzione che ne facciamo noi come di una striscia di terreno che correva poco prima e poco dopo le mura, è assolutamente arbitraria e incerta: le fonti antiche sono poco chiare, danno molto per scontato e in più casi si contraddicono. Già gli antichi erano incerti riguardo alla natura del pomerio. Cos’è ? Una linea o uno spazio? Dove si trova? Al di qua o aldi là del muro? Oppure da entrambe le parti? E quale è ilsuo rapporto con il sulcus primigenius? A parlarne ad esempio è Varrone, che lo indica come una istituzione di importazione etrusca (come pure Livio e Plutarco), ma i suoi accenni sono abbastanza oscuri e non permettono di capire se il famoso solco dell'aratro di fondazione coincida effettivamente con il perimetro delle mura urbane, e se quindi pomerium e confine fisico della città coincidano. E in più: se il solco tracciato dall’aratro - da cui scaturiscono fossa e muro - costituisce il limite esterno della "linea" (parola arbitraria perchè Varrone parla di "orbis", ma alcuni studiosi lo interpretano come linea), fin dove arriva il limite interno? Arriverebbe, di presume, fino ai famosi cippi pomeriali, che segnavano quindi - partendo dall'interno - l'inizio della fascia pomeriale e il limite per gli auspici urbani cui accennavo più sopra. Plutarco, che a sua volta descrive il rito etrusco di fondazione, non parla però dei cippi pomeriali, almeno non in questi termini: lascia invece intendere che il solco tracciato da Romolo seguisse un percorso delimitato da cippi. Ma ecco quindi che essi perderebbero la funzione di "limite interno" e avrebbero tutt'altro significato. Livio parla del pomerio come fascia di terreno prima e dopo il muro (senza specificare come e perchè il muro nasca dal solco dell'aratro, cioè dalla terra accumulata da una parte, verso l'interno) e cita anch'egli i cippi, ma è il caso di notare, ad esempio, come non tutto quello che si trovava all'interno della cinta urbana era necessariamente all'interno del pomerio: si veda il caso dell'Aventino, che fino all'ampliamento voluto da Claudio rimase escluso. Anche Ovidio e Tacito parlano della questione, e anche se l'ho descritta sommariamente, si può intuire che i problemi sono tanti, sia di interpretazione delle fonti che di analisi dei reperti archeologici. In questo senso, vale la pena ricordare che nelle cosidette "fosse di fondazione" rituali di Roma sul Palatino, sono state trovate delle pietre terminali, ma che in esse non è stato possibile riconoscere possibili cippi pomeriali. È verosimile, per quanto ipotetico, che durante l’aratura il solco fosse stato reso stabile da pietre terminali, parallele a quelle del pomerio precedentemente poste, ad indicare il percorso lungo il quale scavare la fossa di fondazione delle mura. Successivamente quelle pietre vennero gettate all’interno della fossa di fondazione del muro come sembrerebbe documentato archeologicamente. E' questo che spiegherebbe la cosidetta "sanctitas" delle mura: non perchè coincidano automaticamente con la linea sacra del pomerio, ma perchè alla loro base vi sarebbe pietre rituali. Altra questione di non minore importanza che indica come non sovrapponibili mura e pomerio, è il fatto che le mura, che nascono dal solco di fondazione e si ergono nello spazio immediatamente interno, hanno necessariamente delle interruzioni, le "porte", create dai punti in cui l'aratro veniva sollevato. Il Pomerium non ha di queste entrate, e il suo "confine" è continuo. In quest'ottica si può quindi supporre ragionevolmente che ,la fondazione della città prevedesse la creazione di due confini di natura e funzioni differenti : 1) il pomerio, il limite augurale che distingue nettamente ciò che è urbs da ciò che è ager; 2) il muro, il limite difensivo vero e proprio, che forma insieme al pomerio uno spazio intercalare compreso tra l’urbs e l’ager che si estende fuori dalle mura. Le funzioni dei due perimetri erano però profondamente integrate. Lo scavo del solco che seguiva la terminatio del pomerio finiva di fatto percreare uno spazio interposto tra l’urbs vera e propria, cioè la zona intrapomeriale, e l’ager al di là delle mura. La linea tracciata dall’aratro, infatti, creava in relazione ai lapides, ai cippi retrostanti, una sorta di corridoio circolare, l’orbis di Varrone, a tutela del suolo urbano inaugurato.
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