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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 09/09/24 in tutte le aree
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Tutto dipende come si voglia definire l'espressione 'determinare la gran parte delle attività'. Verissimo che i funzionari restano e i ministri si avvicendano, vero che la realizzazione delle decisioni e degli indirizzi dati venga realizzata dai funzionari tuttavia pensare che i ministri siano delle semplici comparse è profondamente errato. Che ci siano stati ministri comparse in un passato è certamente vero ma non si puo' dire che i ministri recenti abbiano - nel bene e nel male - solo assistito a cose decise da altri. Sia il ministro precedente, Franceschini, sia l'appena dimesso Sangiuliano hanno dato vita a profondi cambiamenti che la struttura - mi perdoni - ha subito (non certo promosso) se si pensi alla rivoluzione della struttura operata da Franceschini su cui si dibatte moltissimo ancora adesso, Sangiuliano, non da meno ha adottato diversi provvedimenti, alcuni realizzati altri promossi, che hanno inciso sulla politica culturale del Paese, si pensi all'abolizione della gratuità museale per i cittadini per alcuni giorni, al ripristino dei diritti d'autore per le foto di beni culturali, alle disposizioni - molto criticate proprio in questi giorni - sulle sovvenzioni per il Cinema. Ovvio che il Ministro dia le direttive e poi siano le strutture ad eseguire resta il fatto che un ministro abbia non poca discrezione nell'indirizzo e nelle direttive date al proprio ministero. Riguardo la rilevanza della gestione Sangiuliano per la numismatica se ha a cuore le vicende numismatiche non le sarebbe probabilmente sfuggito che sotto la sua gestione è stato finalmente ripristinato l'organico dell'Istituto Italiano di Numismatica che era rimasto senza una presidenza (e senza fondi) per lunghissimi anni. Questo istituto è fondamentale per gli studi numismatici e pubblica una rivista, gli Annali, di grande qualità scientifica. Per anni negletto e senza fondi sta ritrovando ora un sostegno istituzionale degno della propria tradizione. Sotto Sangiuliano è stata poi licenziato un parere legale interpretativo fondamentale da parte dell'Ufficio Giuridico del Ministero, riguardo la disciplina che regola il possesso di monete antiche a fini collezionistici. Il parere a firma dell'allora responsabile dell'Ufficio Giuridico, dr. Tarasco (al quale tra parentesi è stata anche affidata, dal ministro, la reggenza dell'Ist Italiano di Numismatica che ha poi portato al suo rinnovamento) è un passo fondamentale verso una regolamentazione piu' equilibrata e rispettosa dell'esercizio dell'attività collezionistica da parte di privati, sia collezionisti che operatori del settore. E' naturalmente un primo passo seppure molto importante che non era stato intrapreso, dopo molte promesse, dai predecessori alla guida del ministero negli anni passati. Che si possa fare di piu' e anche meglio è naturalmente sempre possibile nonché auspicabile - vedremo se e come il nuovo ministro si porrà di fronte alle molte questioni in essere per la disciplina che regola l'antiquariato, la bibliofilia, la numismatica, per restare negli ambiti che interessano il Forum. Intanto qualche piccolo passo è stato fatto e direi nella direzione giusta rispetto al passato di anni di inanità o se non di peggioramento della situazione. Per questo sono convinto che non banalizzare la questione di chi succeda alla guida del ministero non siano proprio 'chiacchiere da bar'..5 punti
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1) Siamo nella sezione Legale e se, come penso, tu conosci il senso di Interpretazione Autentica ( con o senza virgolette) è fuori luogo e deleterio che si spacci anche lontanamente per tale un Parere (autorevole, bello e giusto fin che si vuole), quasi a voler significare una prossimità ad una "Legge" dello Stato ( anche io ho usato le virgolette...ma il senso non cambia) : non ne ha nè la formazione, nè le forme, nè i contenuti, nè la valenza nè la cogenza, nè il senso. Si finisce solo di ingannare con sogni e chimere i lettori. 2) Come dichiarato all'inizio del Parere stesso, esso è fondato sul dato normativo arricchito dalla giurisprudenza che ne " costituisce la viva voce interpretativa delle diposizioni richiamate" con tanto di sentenze anche datata a 20/25 anni prima. Senza volerne sminuir la bellezza e importanza, il Convegno da te citato non è che l'ultimo di altri Convegni consimili, taluni di molti anni addietro, tutti con gli stessi argomenti, già sviluppati appieno e ripresi sia nella Dottrina che nella Giurisprudenza ultraventennale. Puntualmente fornita e consegnata a chi di dovere... Sia ben chiaro : i Convegni come quello da te citato servono comunque e perlomeno a tenere alta la attenzione sul Problema e ben vengano! 3) Non si tratta di muro contro muro con le Istituzioni, tutt'altro, ma non si può nascondere sotto il tappeto il problema negando l'esistenza di Formazioni assolutamente contrarie per principio al Collezionismo Privato e che fino all'ultimo ci hanno provato e ci proveranno ancora con certezza, come le notizie trapelate in merito stanno a dire.3 punti
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Ti ha già risposto Numa Numa: Riguardo la rilevanza della gestione Sangiuliano per la numismatica se ha a cuore le vicende numismatiche non le sarebbe probabilmente sfuggito che sotto la sua gestione è stato finalmente ripristinato l'organico dell'Istituto Italiano di Numismatica che era rimasto senza una presidenza (e senza fondi) per lunghissimi anni. Questo istituto è fondamentale per gli studi numismatici e pubblica una rivista, gli Annali, di grande qualità scientifica. Per anni negletto e senza fondi sta ritrovando ora un sostegno istituzionale degno della propria tradizione. Sotto Sangiuliano è stata poi licenziato un parere legale interpretativo fondamentale da parte dell'Ufficio Giuridico del Ministero, riguardo la disciplina che regola il possesso di monete antiche a fini collezionistici. Il parere a firma dell'allora responsabile dell'Ufficio Giuridico, dr. Tarasco (al quale tra parentesi è stata anche affidata, dal ministro, la reggenza dell'Ist Italiano di Numismatica che ha poi portato al suo rinnovamento) è un passo fondamentale verso una regolamentazione piu' equilibrata e rispettosa dell'esercizio dell'attività collezionistica da parte di privati, sia collezionisti che operatori del settore. E' naturalmente un primo passo seppure molto importante che non era stato intrapreso, dopo molte promesse, dai predecessori alla guida del ministero negli anni passati. Quanto sopra è già molto di più e molto più utile di quanto fatto finora dagli altri reggenti, in decine di anni di tenuta della carica, escluso il periodo Paolucci Fossero questi i problemi dei BBCC ….3 punti
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Buongiorno e Buona Domenica a tutti. Dalla mia Collezione . Piastra 120 Grana Ferdinando II millesimo 1858. Riporto un interessante evento Storico e motivo d'orgoglio per noi del Regno Delle Due Sicilie. 1858 primo tunnel ferroviario italiano a Nocera. La galleria dell'Orco è un traforo ferroviario della ferrovia Cancello-Avellino situato nei pressi di Codola, tra i comuni di Nocera Inferiore e Castel San Giorgio. Inaugurato nel 1858, rappresenta il primo tunnel ferroviario realizzato nel Regno delle due Sicilie. Nell'accezione popolare il termine "orco" si riferirebbe ad Annibale, che sarebbe passato di lì per assediare e conquistare Nuceria nel corso della II guerra punica. La galleria fu realizzata quando l'area era ancora sotto la giurisdizione del Regno delle due Sicilie, durante la reggenza di Ferdinando II. Prende il nome dal cosiddetto Passo dell'Orco, situato lungo la "montagna spaccata". Il passo ha origini romane ed è funzionale al raggiungimento della città di Nuceria Alfaterna, attraverso una diramazione della via Popilia. La denominazione del passo è attribuita alla presenza del campanile dell'orco, un mausoleo di epoca romana (I secolo)presente lungo il tratto viario. Il tunnel fu inaugurato il 31 maggio 1858, dopo circa venti mesi di lavori, alla presenza del vescovo di Nocera Angelo Giuseppe D'Auria, del ministro delle Finanze del Regno e di diverse autorità militari presenti a Nocera. Per l'occasione, la galleria fu rischiarata da cinquemila lumini e alcuni carri furono tirati a mano. L'evento fu in seguito immortalato in una serigrafia del Giornale del Regno delle due Sicilie. Il traforo entrò in funzione il 17 febbraio 1861, dopo la caduta del Regno delle due Sicilie. Servì a collegare la strada ferrata che correva tra Capua e Mercato San Severino. Saluti Alberto3 punti
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Salve ho ritenuto opportuno aprire questa discussione per rendere un servizio agli utenti. ho ritenuto opportuno aprire questa discussione in questa sezione poichè i cataloghi d'aste cartacei vanno ad arricchire le nostre biblioteche di Numismatica. C'è chi se ne disfa per ragioni di spazio e c'è chi è in grado di accoglierli c/o i propri domicili. I cataloghi d'aste sono importanti per imparare le conservazioni, le rarità e le classificazioni. è un peccato darli al macero o gettarli nella differenziata. Logicamente i cataloghi saranno gratuiti ma le spese di spedizione si dovranno pagare al cedente Le spedizioni andranno effettuate mediante Raccomandata in "Pieghi di Libro" fino a 2 kg.di peso per un costo di € 4,70 Se i cataloghi sono molti da spedire si comprerà la spedizione attraverso i portali che si occupano di logistica.Ciò sarà comodo per il cedente poichè il Corriere ritirerà le spedizioni dove il cedente riterrà opportuno e sarà comodo al destinatario perchè potrà avere contezza della reale spesa di spedizione. Grazie odjob2 punti
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Segnalo il Convegno San Marino Numismatica del 16 novembre 2024 con le info2 punti
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Un dollaro per l'Oriente Il Coinage Act del 1873 non aveva solo risvolti negativi come la demonetizzazione, di fatto, dell'argento, prevedeva diverse altre cose, la più interessante, per noi numismatici, l'emissione di una nuova moneta da un dollaro, che avrebbe dovuto facilitare i commerci con l'Estremo Oriente, competendo con le pezzature in argento di uguale modulo di altri paesi. Fu chiamata Trade Dollar. Nelle intenzioni dei legislatori tale dollaro avrebbe dovuto essere utilizzato solo sui mercati asiatici, ma le cose non andarono esattamente così. Di questo però diremo più avanti, ora, come promesso, parliamo della moneta Il Trade Dollar è stato coniato dal 1873 al 1885 nelle Zecche di Philadelphia, San Francisco e Carson City. Ha un diametro di 38,1 mm., come i dollari precedentemente emessi, ma un peso leggermente superiore, 27,22 gr. contro 26,73: questo per facilitarne l'accettazione sui mercati esteri. E' in argento .900. L'autore del disegno è l'allora incisore-capo della Zecca William Barber, padre del più famoso Charles cui si devono buona parte delle monete statunitensi degli ultimi decenni dell'Ottocento. La moneta presenta al dritto una Lady Liberty seduta, ispirata alle raffigurazioni di Roma e dell'Italia dei sesterzi imperiali, sorta di glorificazione di quel simbolismo neo-Romano (della Roma antica) presente su diverse monete americane dell'Ottocento. Interpretato però nei termini concreti del consumismo post-guerra civile. Così viene descritta in un articolo dell'American Journal of Numismatic pubblicato al suo apparire: "Una figura femminile seduta su balle di mercanzia, che tiene nella mano sinistra un cartiglio con la scritta LIBERTY. Alle sue spalle un covone di grano che esprime, con le balle di merce, il carattere commerciale della moneta. La sua mano destra, tesa in avanti, stringe un ramo d'ulivo." Pace e Commercio vengono spediti dagli Stati Uniti oltreoceano, per questo la figura poggia su un plinto erboso, con l'iscrizione IN GOD WE TRUST, posto accanto alle onde. L'aquila al rovescio è un felice compromesso tra la classica aquila araldica e l'uccello in natura. E anche la pletora di titoli, motti e statistiche non sembra fuori posto. Insomma, nel complesso, una bella moneta petronius2 punti
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@numa numa Premesso che sono più di 25 anni che mi interesso attivamente al tema e che mi sono interfacciato con l'ufficio legale in prima o seconda persona varie volte, mi sembra incredibile che tu non sappia dell'esistenza di un gruppo di persone che gravitano intorno al Ministero ( e bada bene che non ho parlato di funzionari preposti alla esportazione/importazione ) che hanno un atteggiamento radicale ed oltranzista nei confronti del collezionismo numismatico. Avrai i tuoi buoni motivi per negarlo, ma ciò non toglie che la cosa sia nota ed evidente. Le persone sono ben conosciute e attive: nella discussione sul nostro Forum (vedi discussione riportata all'inizio del mio post ) relativa al Parere di interpretazione da più di una Forumista sono state definite ben conosciute e Talebane nel loro atteggiamento... che sembra un termine ben più forte di oltranzista ( dal Vocabolario Treccani : oltranzista : che sposa posizioni estremiste, radicale , intransigente, massimalista) E non è forse un atteggiamento radicale voler ravvisare in ogni moneta antica un reperto monetale archeologico che necessita di una dimostrazione stringente della sua provenienza ante 1909? A volerla dire tutta, dovresti sapere che il parere nella prima formulazione fatta da un archeologo di quella parte radicale sposava in pieno la forma più radicale e solo grazie al buonsenso, indipendenza di pensiero e alla intelligenza del Dott. Tarasco ( opportunamente informato) ha permesso la stesura equilibrata della posizione attuale del documento... Ovviamente nel Ministero ( e per fortuna!) ci sono funzionari che ragionano e capiscono come le posizioni oltranziste e radicali sono un forte danno alla cultura come altrettanto è vero che ci sono persone che gravitano nell'ambiente di tutt'altro avviso e che hanno cercato di forzare una decisone negativa e dannosissima al collezionismo, opportunamente sventata. Occorre anche specificare che purtroppo detto Parere scritto dal bravissimo e puntuale Dott. Tarasco, pur interessante, ben costruito e argomentato dal punto di vita legale ( con tanto di sentenze raccolte e passate ) NON è “ un'interpretazione 'autentica' “ come da te asserito, seppur parzialmente; tra virgolette. La interpretazione "autentica" è ben altra cosa! Nella pratica : una nuova legge dello Stato che ha effetto retroattivo a decorrere dal momento in cui è stata emanata la norma che viene chiarita e integrata dal nuovo atto di volontà legislativa, cioè si chiarisce con una nuova legge una legge anteriore). Quindi il Parere è interessante, ben fatto, importante ma purtroppo non ha un vero effetto cogente e sia le eventuali Sentenze che atti della Amministrazione potrebbero discostarsene parecchio.... Non vado oltre, che ci sarebbe molto da dire su quanto le posizioni del convegno ( sempre utile, nessuno lo nega ) ultimo da te citato, in realtà siano molto datate e costruite in giurisprudenza, da alcuni bravi magistrati di cassazione e non solo... cosa che si può ben leggere nel Parere stesso. @bizerba62 Caro Michele, quanto alla tua domanda se per la richiesta dei certificati il collezionista agisca da solo o con intermediario posso dirti che io ho agito in prima persona, ma per i restanti di solito è la Casa d'aste o impiegati della stessa che provvedono, in altri casi su richieste in paesi esteri di documenti similari ci si avvale di intermediari ( anche abbastanza costosi.... Un cordiale saluto a tutti, Enrico2 punti
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Il concetto di rarità è un concetto relativo. E' per questo motivo che nei lavori scientifici non viene indicato. Al suo posto viene usato il numero di esemplari noti, perche è un dato che presenta caratteristiche di oggettività, anche se può sempre essere soggetto a correzioni in caso di nuovi esemplari venuti alla luce. Quindi la rarità è un concetto che interessa soprattutto il mondo del collezionismo. Qui sul forum ci sono varie discussioni sulla rarità e di come attribuirla. Per quel che riguarda la monetazione medievale, a mio avviso, la migliore classificazione della rarità è quella che si basa sulla presenza nelle collezioni. Per esempio: C = presente in tutte le collezioni R = presente in molte collezioni RR = presente in poche collezioni RRR = presente in pochissime collezioni RRRR = manca anche nelle collezioni più importanti RRRRR = unico esemplare conosciuto Ora, se vogliamo tenere un profilo commerciale, potremmo tenere conto se le collezioni sono pubbliche o private, distinguendo così la reperibilità sul mercato. Arka # slow numismatics2 punti
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Vorrei segnalare l'uscita de: La monetazione della Langobardia Major2 punti
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Bisogna stare attenti a chi si frequenta.. sennò si finisce per fotografare cassette postali in giro per il mondo.. e auto spedirsi cartoline. Il declino estetico del francobollo purtroppo è di pari passo con il declino socio culturale un po' dappertutto, .. credo succeda anche nella numismatica.2 punti
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Per un euro ho preso questa moneta della Polinesia francese del 1999, insieme ad altri nominali sapevo di averla in collezione, ma c'era qualcosa che non mi convinceva... Fortunatamente non è una doppia, a casa avevo la stessa del 1967 ma senza IEOM sotto il collo della Liberty questa: ps: Istituto Emittente d'OltreMare (acronimo: IEOM)2 punti
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Possiamo fare anche una piccola aggiunta, a differenza delle precedenti edizioni con la sola mattina, quest’anno sarà una giornata completa, con sessioni mattina e pomeriggio …una full immersion nella nostra comune passione1 punto
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Dopo più di 3 anni riprendo questa discussione perchè per colpa VOSTRA brutti antipatici mi sono infognato sull'argomento occhi chiari/ occhi scuri e ho passato ore e ore a guardare centinaia (migliaia!) di banconote! Su 400 combinazioni possibili della serie E sono riuscito a catalogarne 371 !! Ne mancano 29 all'appello anche se su qualcuna sono abbastanza sicuro che si tratti rispettivamente "occhi chiari" o "occhi scuri". Domani posto la mia "manco lista", se qualcuno potesse/volesse aiutarmi a concluderla è un aiuto ben accettato. In un futuro lontano posterò le mie "conclusioni", che altro poi non sono che un ampliamento del lavoro di @Orodicarta ! A presto! Guido1 punto
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Aggiungo, di questa particolare tipologia di tetradrammo, un altro esemplare che sarà a giorni, il 19 Settembre, in vendita CoinCabinet 13 al n. 265 .1 punto
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Ciao Ambidestro : il bordo rossiccio alla base del caduco mi fa pensare piuttosto al Rame o ad una sua lega : tu che ne pensi ? @ambidestro1 punto
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Concludendo la discussione, visto che nessuno ha nulla da aggiungere, taggo i vari utenti partecipanti @Ronak @torpedo @ACERBONI GABRIELLA @caravelle82 @Massimiliano Tiburzi @rufis @david7 @ilnumismatico Purtroppo nessuno ha azzeccato la conservazione con cui è stata chiusa. La moneta è stata chiusa come BB1 punto
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@Prosit Anche io nel mio piccolo ti confermo che anche monete comuni sono falsificate. Anni fa mi sono capitate varie 2 lire quadriglia briosa e 10 lire biga , tutti anni comuni , ma tutti falsi moderni.1 punto
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Molto poco , ma almeno non ostile alla categoria….basta confrontarlo con lo shitstitorm avviato da Ferri e portato avanti a oltranza dalla sua degna erede Pennestrì …. Tra l’ora e l’allora una distanza siderale ….distanza questa sì , figlia del colore politico …e qui la chiudo sennò sarei ipocrita a censurare gli altri e poi comportarmi come loro…1 punto
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I miei complimenti, la trovo una spiegazione sintetica, esauriente e precisa, meriterebbe di essere inserita in un decalogo dei termini e concetti fondamentali della numismatica...1 punto
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Certo, ci sono vari falsi conosciuti di monete che in reatà non esistono. Ma stiamo parlando di esemplari sicuramente genuini e della loro classificazione. Gli esemplari falsi esulano da questo discorso. Arka # slow numismatics1 punto
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Questa è quasi una esegesi… tante altre erano solo chiacchiere da bar , e quelle , almeno qui, sarebbe bello non trovarle…. Ce ne sono anche troppe su tutti i social e TG nostrani. Quel che hanno fatto o non hanno fatto , valutiamolo dal punto di vista della numismatica, non del colore dello schieramento politico… l’ imbecillità è trasversale e apartitica … così come l’intelligenza….1 punto
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Dovrebbe essere una moneta della Pisidia ,città di selge. Con Herakles e al rovescio fulmine1 punto
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Moneta antica Grecia, città di Elaia in Aiolis circa 340 a.C. Atena elmata e spiga di grano1 punto
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Solitamente quasi tutte le monete classificate "rare" sono state falsificate negli anni e meritano sempre un minimo di attenzione (proporzionato ovviamente al valore dell'originale). Quelle più famose le conosciamo tutti (i vari scudi...20 lire...etc) magari su quelle meno costose uno si distrae e nemmeno ci pensa. Ed è a quello che il falsario punta. Tra le monete comuni invece la prima che mi viene in mente è il 2 lire 1914 quadriga briosa che in teoria non avrebbe senso falsificare visto che spesso viene scambiato praticamente al solo peso dell'argento (decina di euro scarsi) eppure... Comunque se leggi queste due discussioni che ti indico ti puoi fare già un'idea generale. Oppure se vai sul nostro catalogo e guardi in basso sulla scheda di ogni moneta spesso trovi se sono state segnalate delle falsificazioni. Saluti Simone1 punto
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Salve,penso di averla trovata. E' un denaro di Manfredi zecca di Messina o Manfredonia. Quella che sembra una S in realtà e la prima parte della M gotica. https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-MNF/151 punto
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Ciao, mi permetto di aggiungere che le monete che hai citato sono fra quelle il cui prezzo risente maggiormente della conservazione. Sono monete generalmente comuni che in bassa conservazione si trovano nelle bacinelle a pochi euro, ma in alta/ottima conservazione hanno valutazioni di tutto rispetto, anche nell'ordine delle centinaia di euro e non sono così semplici da trovare. Ti consiglierei dunque di leggere alcune discussioni per farti l'occhio sulla conservazione e chiedere aiuto qui sul forum, visto che vi sono utenti molto preparati sul regno e in particolare su quelle monete.1 punto
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Vitellio e' nel RIC I. Tuttavia, nella revisione di Sutherland del 1984, questa moneta non e' stata inserita (Curtis Clay scrive "erroneusly omitted").1 punto
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Mio consiglio, studia i cataloghi d’asta e segui i pezzi che ti interessano sulla base anche del tuo gusto personale, non ti fidare di consigli altrui. E’ tutto soggettivo e soprattutto in numismatica i prezzi da esemplare ad esemplare e da persona a persona possono avere differenze molto significative1 punto
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Passeggiando per le vie del Rastro di Madrid, pensai a questa discussione1 punto
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La nota di Nomos è stupida e piuttosto sorprendente… L'etnico è ovviamente HIMERA come troviamo ΣVRA a Siracusa. L'etnico completo nel genitivo è HIMERAION. In seguito la H scompare. La lettera H con la barra orizzontale inclinata è attestata nelle iscrizioni (cfr. Laurent Dubois “Inscriptions grecques dialectales de Sicile" p.296)1 punto
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Da Hierapolis di Frigia, un esemplare in AE al nome di Valeriano I, con al diritto importante busto laureato e corazzato dell' imperatore ed al rovescio raffigurazione di Serapide, ritto di fronte ad Artemide Efesia accostata da 2 cervi . Sarà a giorni, il 7 Luglio, in vendita Num.Naumann 142 al n. 431 .1 punto
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Non so se sia vero, ma qualcuno, con una battuta (almeno spero), diceva che il ministero della cultura assomiglia vagamente ad una scuola coranica, pur con tutto il rispetto. Pare che dai dirigenti ai funzionari siano palesemente schierati, non certo a favore di normative più moderne e liberali, anzi... I vari ministri si schierano con loro (franceschini ad esempio), oppure si adeguano in qualche modo...1 punto
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Good day to all of you and Happy weekend. Today we have another coin for study...1 coin, 2 different photos with different light...1 punto
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Mi spiego: sto cercando di compilare una mega-guida / infografica / flowchart per distinguere tutti i tipi di tetradrammi di Atene, da cosa sono caratterizzati e che caratteristiche andare a cercare per individuarli. Ho bisogno di tutto l’aiuto possibile per questa impresa monumentale, quindi ogni informazione è ben accetta! Cosa mi serve? • Immagini di monete delle varie categorie (se mancanti o se le mie sono errate); • Descrizione delle caratteristiche peculiari di ogni categoria (se le ho saltate o se sono errate). Aggiornerò man mano il post con quello che ho, per adesso questa è una rozza cronologia (ignorate le date, quelle non possono essere precisissime). Se avete informazioni aggiuntive o correzioni, o se avete info sulle categorie contrassegnate da punti interrogativi, il vostro contributo sarebbe di enorme aiuto! Prima della civetta: - Wappenmünzen - Quadrato incuso diviso diagonalmente (1º da sinistra) - Testa di pantera in un triangolo del quadrato incuso (2º da sinistra) - La testa della pantera riempie l’intero quadrato (3º da sinistra) CIVETTA: Stile aricaico: - Seltman: - Group H (525/10-515/05) [Ultimo a destra] (Hanno un quadrato completo in un flan schiacciato, come i Wappenmünzen. Esistono 18 dies conosciuti, su 6 la civetta è rivolta a sinistra, su 3 al posto dell’ulivo c’è la luna, su 3 si sono scambiati di posto ulivo e scritta. Siamo in una fase sperimentale, su 18 dies solo 9 hanno le caratteristiche che poi saranno standardizzate. Inizialmente il theta (Θ) ha una croce in mezzo, come nella foto, poi avrà un puntino, e la E ha le asticelle discendenti. Esempio da NAC) - Group L (515/05-500/490) (Il rovescio è ora coerente e non presenta variazioni. (Solo in un caso l'iscrizione e l'ulivo si scambiano di posto). Troviamo solo un ramoscello leggermente più elaborato, ma ci stiamo orientando verso "una bacca e due foglie affiancate". Su 19 dies, il theta ha il punto 13 volte e la croce solo 6 volte. Anche in questo caso l'epsilon presenta per lo più barre diagonali discendenti. Altro esempio). Da ora per tutti i gruppi successivi, theta ha il puntino e la Epsilon ha le asticelle orizzontali e non più inclinate verso il basso. - Group M (500/490-485/82) [????? Ho linkato vari esemplari, ma quali sono le caratteristiche distintive? Da una parte ho trovato: ‘Conio più spesso, testa piccola e ben proporzionata, naso appuntito. Civetta inclinata e di buone proporzioni’] - Group Gi (500/490-485/82) [????? Come sopra. Ho trovato: ‘Moneta spessa con flan piccolo, testa piccola abbastanza ben proporzionata, collo lungo, naso appuntito, labbra sottili. Piccola civetta con testa grande più eretta’] - Group Gii (500/490-485/82) [???? Idem, ho il link ad alcuni esemplari ma non so cosa devo cercare. Ho trovato: ‘Moneta spessa con flan piccolo, testa più grande, lineamenti più accentuati, civetta come nel Gi’] - Group C (482-480) (Le chiama ‘civette ad una gamba’, esempio). (Ho trovato: ‘Flan spesso e piccolo, labbra spesse, occhi grandi, piccola civetta con grande testa eretta’). - Group F (482-480) (L’elmo di Atena ha una serie di borchie tonde, caratteristica unica di questo gruppo. Esempio). (Ho anche trovato: ‘Stile grossolano, labbra spesse, occhi grandi, piccola civetta con grande testa eretta, contorno del theta con cerchietti’). - Group E (480) (Disegni molto rozzi, tanto che Seltman pensava fossero ‘barbari’. Il ramoscello pende verticale dall’angolo, il frutto ha un ramo corto che è chiuso tra le due foglie larghe e pendenti. Il contorno del theta presenta spesso dei cerchietti). Queste caratteristiche le vedremo solo nei primi esemplari successivi, quando Atena avrà la corona di ulivo con 4 foglie, che poi diventeranno 3. A quel punto verrà anche introdotta la caratteristica lunetta calante. La presenza di esemplari con corona di foglie ma senza lunetta fanno pensare che questa sia stata introdotta dopo. Poi avremo vari cambiamenti: le foglie da 4 passano a 3, lo zigzag della cresta scompare, i capelli sulla fronte di Atena diventeranno linee orizzontali anziché linee verticali dritte, la decorazione sull’elmo diventa più grande ed elaborata, l’ulivo dispone le foglie ad angolo nella posizione che conosciamo tutti, le civette diventano più compatte e dritte e non più ‘ad una sola zampa’, la scritta AΘE non segue più i contorni della civetta, ma diventa verticale, i flan diventano più grandi per accomodare tutto il quadrato incuso. Ma vediamo più in dettaglio: Coniazione con Atena che ha foglie di ulivo sull’elmo: Starr: - Starr I - 480-475 / 475-470 (4 foglie di ulivo sull’elmo, nessuna decorazione floreale, civetta come il gruppo precedente ma leggermente inclinata) - Starr II: (3 foglie di ulivo sull’elmo, aggiunta di ornamento floreale. Civetta come il gruppo precedente. Il ramo di ulivo assume la posizione definitiva). - Starr II.A - 475-465 [????] - Starr II.B - 475-465 / 470-465 [????] - Starr II.C - 475-465 / 467-465 [????] - Starr III - 465-460 (L'ornamento floreale forma una voluta, con un'ampia palmetta. La civetta è più inclinata e di proporzioni più belle). - Starr IV - 475-465 (Flan più largo e faccia più allungata. La voluta dell'ornamento floreale è accentuata e la palmetta è più piccola. I capelli, indicati in linee parallele sulla fronte, formano un'onda. Civetta più grande). - Starr V: (I capelli di Atena non sono più ondulati ma dritti. Volto più squadrato. L'ornamento floreale cade dietro l'orecchio. I capelli coprono la fronte in linee parallele senza formare un'onda. Civetta con corpo più ampio e zampe ben visibili. Una linea tratteggiata corre dalla base del becco intorno agli occhi su entrambi i lati). Starr V.A: (Civetta più piccola e meno robusta) - Starr V.A 1 - 460-454 [???] - Starr V.A 2 - 460-454 [???] - Starr V.A 3 - 460-454 [???] Starr V.B: (Civetta più grande e robusta) - Starr V.B 1 - 460-454 [???] - Starr V.B 2 - 460-454 [???] - Starr V.B 3 - 460-454 [???] - Starr V.B 4 - 460-454 [???] - Starr V.B 5 - 460-454 [???] Pi Style: - Classical - 454-404 - Flament Group I - 454-440 (Condivide molte caratteristiche con lo Starr V.B, con la differenza che la piume della coda sono unite (dx) a differenza dello Starr in cui sono separate (sx)) - Early (454) [???] - Late (450) [???] - Flament Group II - 440-420 (Ho trovato: ‘Elmo più coprente. La palmetta si allarga. La civetta è ben proporzionata e gli artigli sono ben visibili. Un globulo al centro della fronte. Le lettere sono allineate verticalmente’). - Flament Group III - 420-405 (Ho trovato: ‘Composizione del dritto più circolare, mento e fronte arretrati. Testa di civetta più sproporzionata’). - Early Transitional - 393-355 [???] - Pi-Style I - 353-352 - Pi-Style II - 353-350 - Pi-Style III - 353-340 - Pi-Style IV - 353-340 - Pi Style V - 350-297 - Quadridigité - 286-262 I vari Pi-Style sono qui. Mass Issue - 454-? [???? Hanno qualche caratteristica particolare o sarebbero i vari Pi-Style etc…?] New Style - 165-164 to 63/62 [Qui si potrebbero fare altre differenziazioni ma non saprei quali] Dato che non ho spazio per inserire le immagini, essendo un utente nuovo, ho postato vari link. Sono un po’ stanco, mi fermo qui Una volta creata una distinzione netta e sicura tra le varie categorie, farò un’infografica enorme con una sorta di guida step-by-step per identificare il vostro tetradramma ‘visivamente’1 punto
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Sono stato assente un poco di tempo, ma ho alcune monete (nuovi arrivi) che voglio far vedere agli appassionati sabaudi. Comincio con questo Reale sardo di Vittorio Amedeo III del 1796. All'acquisto ero incerto se fosse buono o un falso d'epoca, la cosa non è facile con queste monete coniate a Cagliari e di fattura veramente rozza... poi consultando anche altri collezionisti mi è stata considerata buona, non è ovviamente splendida, ma il prezzo era veramente irrisorio... Per ora mi fido dei pareri dei miei amici, ma mi piacerebbe sentirne anche altri. Un poco di storia non fa mai male, quindi aggiungo un paio di notizie. Dopo più di 70 anni che la zecca di Cagliari era inattiva nel 1793 Vittorio Amedeo III decide di riaprirla per far battere delle monete in mistura, i Reali, che saranno le prime ed uniche monete coniate in quella zecca. La scritta al rovescio INIM EI IND CONF che è l'abbreviazione di Inimicos eius induam confusione (metterò confusione fra i suoi nemici) allude alla difesa di Cagliari contro i francesi del Febbraio 1793. Una particolarità di questa moneta è anche la mancanza della lettera I in INIM, si conosce un esemplare del 1795 con una doppia I in quella parola (INIIM) ... chi troppo e chi nulla! 😀1 punto
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Chi avesse avuto la ventura di seguire da vicino la vicenda evocata sopra saprebbe certamente che non vi e' mai stato nessun 'gruppo di oltranzisti' (chissà a quale titolo poi..) bensi solo l'applicazione di una circolare interna del Ministero che regolava la circolazione delle monete da collezione la cui interpretazione da parte dei funzionari preposti è stata ravvisata come assai restrittiva. Questo fatto ha dato adito alla richiesta di un'interpretazione 'autentica' della fattispecie direttamente all'Ufficio Giuridico stesso del Ministero, retto a quell'epoca dal Dr. Tarasco. L'interpretazione dell'Ufficio Giuridico, pubblicata in seguito sul sito del MIC stesso (a sottolinearne l'importanza) ha ripreso e fatti propri dei concetti fondamentali - esplicitati in un importante Convegno presso la Biblioteca del Senato) quali l'evidenziazione della provenienza al 1909 come 'prova diabolica' lesiva dei diritti costituzionali del Cittadino (proprio perché lo si mette in condizioni di non poter provare nella quasi totalità dei casi una provenienza cosi lontana nel tempo) e al tempo stesso la considerazione che il Collezionismo è un'attività assolutamente benefica per la crescita dl patrimonio culturale del Paese in quanto 'tutte' le collezioni pubbliche di monete sono nate da raccolte private donate o acquisite dallo Stato (questa motivazione mi sta particolarmente a cuore essendo stato essendo stato relatore proprio su questo specifico tema). Il parere dell'ufficio Giuridico è un passo assai importante per statuire dei concetti che sono assolutamente certi ed accettati altrove ma per che la normativa che regola la detenzione e il commercio delle monete in Italia. E' un passo, importante, di avvicinamento ad una normativa piu' realistica e sana che rispetti i diritti del Cittadino cosi come la tutela dei beni numismatici. Non vi sono funzionari 'oltranzisti' bensi vi è a volte un'interpretazione eccessivamente restrittiva delle norme che in nome della tutela limita eccessivamente i diritti del cittadino collezionista. Mi permetto infine di dire che non occorre solo modificare le norme, anche se queste dovrebbero essere quantomeno piu' semplici e chiare per non prestarsi a misinterpretazioni come in questo caso, bensi occorre rifarsi alla nostra eredità culturale ove i privati hanno costruito - loro per primi - la scienza numismatica e le prime collezioni che sono divenute il nucleo fondante delle collezioni pubbliche. Avversare il collezionismo significa disconoscere queste origini. Ecco perché l'attuale contrapposizione piu' di natura culturale mentre l'aspetto giuridico è il demiurgo che deve declinare l'originario aspetto culturale in una normativa che rispetti tale ambito e garantisca al tempo stesso lo Stato.1 punto
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Ciao Enrico. Grazie di essere intervenuto; speravo proprio in un Tuo contributo "pratico", perchè di approcci teorici in questa materia non ce ne facciamo molto. Il Tuo caso personale (un paio di Certificati in tutto), conoscendo il Tuo spessore collezionistico, mi sembra abbastanza eloquente e rappresentativo, così come anche quelli a Tua conoscenza (qualche centinaio in vari anni) mi confermano come, rispetto al numero complessivo di monete antiche che arrivano in Italia dall'estero, questa pratica dell'importazione sia limitata non solo in minima percentuale rispetto agli arrivi ma sia anche relegata di fatto a monete di valore rilevante. Ho letto qualcosa a proposito della cd. "extraterritorialità" delle monete che ottengono il C.A.I. o il C.A.S., ma mi piacerebbe capire come valuti l'ipotesi che ponevo in precedenza come quesito (e se magari è a Tua conoscenza qualche precedente) e cioè che cosa può accadere al collezionista se la moneta che ha importato e per la quale richiede il Certificato viene "bocciata" dalla soprintendenza per qualche ragione documentale o di merito. Altra domanda che vorrei porTi, se ne sei al corrente, è se il collezionista privato nel richiedere il Certificato alla Soprintendenza agisce in linea di massima da solo o solitamente delega un intermediario? Grazie e saluti. M.1 punto
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Ciao a tutti, vorrei riportare le mie considerazioni sul mercatino/scambio per collezionisti che si è tenuto ai giardini Montanari ed al quale ho partecipato dal 26 al 28 agosto. In generale direi che anche quest'anno vi è stata una buona affluenza sia di collezionisti/visitatori che di commercianti nonostante il generalizzato calo di partecipazione che si registra per questo tipo di eventi. Poco movimentato il lunedì, le giornate di picco sono state le mattine di martedì e mercoledì, già molto attive a partire dalle 8 del mattino. La maggior parte dei commercianti smonta tra le 12:30 e le 13 e dopo le 15 rimangono pochi banchi fino alle 18 circa, periodo durante il quale a mio avviso si riescono a vedere le monete con tranquillità ed è più facile spuntare un buon prezzo. Molto positivo l'aspetto relazionale. In questi giorni si ha l'opportunità di conoscere e dialogare con molti collezionisti, tessere nuovi contatti ed anche imparare qualcosa al di fuori del proprio interesse collezionistico. Alla fine ho inserito nuove monete in raccolta e giudico l esperienza positiva. Eventi di questo tipo dovrebbero essere aumentati in giro per l'Itaia per soddisfare le esigenze dei collezionisti, anche se capisco le tante difficoltà organizzative. La mattina del 29 sono entrato nelle sale del convegno, al Palazzo del Turismo. Ho trovato purtroppo l ambiente molto caotico con troppi banchi e persone in spazi molto ristretti. E un caldo veramente insopportabile. Osservare poi le monete era quasi impossibile in quanto si era continuamente spinti e spostati dalle persone che volevano transitare. Penso che per l organizzazione del convegno ci siano margini per migliorare. Saluti1 punto
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Stupenda questa immagine mi da un senso di grande operosità.. ora ciascuno sarebbe chinato sul proprio smartphone1 punto
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E hanno ragione! Infatti che vale più di quella c'è solo la moneta da 2 euro petronius1 punto
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Ciao a tutti , Volevo condividere con voi un evento che ha colpito la mia città: "MELFI" e i paesi limitrofi; un evento che ha portato morte e distruzione , che non tutti conoscono e per questo volevo condividerne la storia , affinché non venga mai DIMENTICATA!! Buona lettura Saluti . Luigi Fra fertili ed estesi pascoli sorge in Basilicata il monte Vulture. Alle sue falde, su un antico cratere collinare c’è Melfi. Lungo la linea del Vulture si trovano Rapolla, Barile, Rionero ed Atella; ad est c’è Venosa. Un antico Castello normanno detto di Monticchio (Castrum Monticuli) dà il nome ai due laghi esistenti, formatisi in due remoti crateri. Il lago piccolo a forma di cono è profondo circa metri 36,00; il lago grande, più antico del primo, è profondo circa 10 metri. Il 14 agosto 1851, sotto un azzurro e sereno cielo estivo, senza un alito di vento e una temperatura soffocante, mentre i contadini spensierati erano intenti al lavoro nei campi, alle due e mezzo del pomeriggio s’intese d’improvviso un gran boato e ci fu una scossa di terremoto così violenta, pari solo a quella del 27 marzo 1638 e a quella del 5 febbraio 1783 nelle Calabrie. Di quest’ultima, i resti dell’antica Certosa di San Bruno[1] con i suoi pinnacoli ruotati ricordano ancora oggi il tragico evento. Al ripetuto sbattere delle finestre e al suono stridente e penetrante dei cardini delle porte spalancate, che si aprivano e si chiudevano ripetutamente, crollavano rovinosamente al suolo gli edifici. L’improvviso rumore dello spezzarsi delle mura, che incuteva terrore, e la soffocante e impenetrabile polvere alzatasi dalle macerie come nebbia foltissima impedivano agli abitanti di cercare una via di fuga e un qualunque scampo in un luogo sicuro. Dopo un sotterraneo muggito della terra e il rumore cupo e sordo delle case cadute, in un silenzio tombale si sentiva solo il lamento dei feriti, il gemito dei sofferenti, le grida disperate di coloro che quasi senza vita o tramortiti erano vicini ai loro cari. Il terremoto fu prima sussultorio e poi ondulatorio. Seguito da fragoroso rombo durò per più di quaranta secondi. Trascorso appena che fu il breve intervallo diun’ora, ci fu una seconda scossa più lieve, annunciata da un cupo muggito sotterraneo, e prima che fosse notte ne venne una terza e poi una quarta e di ora in ora se ne contarono altre undici. Si può soloimmaginare lo spaventodi chi imprigionato sotto le macerie senza vedere una via d’uscita attendeva la morte, e l’angoscia di quelli che trovando le strade bloccate e ostruite da montagne di rovine fino alle finestre delle case più alte vagavano atterriti dal timore delle mura cadenti ad ogni scossa successiva. Un farmacistarimasto sepolto sotto la sua casa batteva inutilmente il mortaio di bronzo per essere soccorso ma quando fu liberato era già morto. Una donna fu trovata morta ginocchioni mentre invano tentava di proteggere il figlio. Dopo due giorni fu tratto in salvo un bambino piccolo trovato sotto la culla rovesciata, che lo aveva protetto. Una bambina di 18 mesi fu trovata ancora viva dopo 3 giorni. Dopo sei giorni fu salvato un bambino di sette anni. Fu di sommo dolore vedere i superstiti melfitani fiacchi e sfiniti, seduti sulle rovine della propria casa, piangere i padri, le madri, le mogli, i figli, i parenti e gli amici! Ovunque c’erano mura cadute o cadenti e tetti sfondati; i più solidi edifici erano stati abbattuti. Dalle macerie sporgevano travi mezzo sepolte, le piazze e le strade erano ostruite da montagne di detriti. Erano andati in rovina: l’antichissimo castello di Federico II; il Duomo di Melfi costruito da Roberto il Guiscardo, già distrutto e interamente ricostruito dopo il terremoto del 1694; il maestoso campanile edificato nel 1151; le quattro Chiese parrocchiali della Città (S. Teodoro, di S. Niccola, di S. Lorenzo, e del Carmine); la Chiesa ed il convento degli Osservanti; la Confraternita laicale dei Morti; il monastero delle Chiariste sotto il titolo di S. Bartolomeo e l’Orfanotrofio. Non rimase intatto un solo edificio pubblico o privato e quelli in parte crollati furono abbattuti, tanto erano essi rovinati. La Chiesa di S. Agostino, dietro alla quale erano le prigioni, cadde completamente. Nel crollo delle carceri morirono 18 detenuti, e quelli che non morirono si adoperarono prontamente per salvare gli altri. Quantunque in pessime condizioni e in parte crollati e rovinati in più punti, il castello di Melfi, l’Episcopio ed il campanile del Duomo erano ancora lì diroccati, a testimoniare la loro antica grandezza. In Atella nella chiesa di Santa Lucia cadde una parete e dopo secoli di oscurità venne alla luce un antico affesco del 1389 della Madonna delle Grazie nell’atto che protegge dall’ira dell’Eterno Padre coloro che si sono rivolti a lei. La notizia del terremoto giunse a Napoli il 17 agosto: Melfi 14 agosto 1851 Signor Direttore Nel momento che le scrivo esco miracolosamente colla famiglia dalle ruine. Una tremenda scossa di tremuoto verso le 3 p. m. ha adeguato al suolo la maggior parte di questo Capoluogo con grave danno di questi abitanti, e lo stesso mi si dice essere avvenuto nei paesi circonvicini. Ho tutto fatto conoscere nel momento al Signor Intendente, chiedendo degl’Ingegneri ed una competente forza per accorrere ai bisogni ed all’ordine pubblico. Lo spettacolo è orribile, ed io interesso la di Lei nota filantropia a dare ordini pressantissimi, perchè si accorra a sgravare in parte queste contrade dai danni immensi di cui si trovano vittima. Perdonerà il modo di scrivere perchè eseguito in mezzo la strada e nella folla della gente che piange dirottamente. Il Sottintendente De Filippis Nello stesso giorno, il Ministro dell’Interno fece partire immediatamente per Melfi l’Intendente con le istruzioni di servirsi di tutti i mezzi disponibili per alleviare la sventura dei danneggiati, soccorrere i feritie provvedere ad ogni altro bisogno delle popolazioni. L’intendente giunse a Melfi il giorno dopo, a mezzanotte e nella sua prima relazione scrisse: «Melfi e Barile non esistono più. Tutti i fabbricati o adeguati al suolo, o prossimi a crollare. Le popolazioni sono sulla via. Pianti! gemiti! Miserie !!!». Il 23 agosto il Re Ferdinando II dispose: Il prelievo di ducati quattromila dalla sua cassa privata e mille dalla cassa della Regina. L’invio di quattro ingegneri di Ponti e Strade, medici e medicine; — L’apertura di una colletta nel Regno per il soccorso dei Comuni danneggiati; — La nomina di una Commissione in ogni Comune, composta dal Vescovo, dal Sotto-Intendente e due probi e zelanti proprietari per distribuire i soccorsi ai soli e veri indigenti in proporzione dei danni subiti; — La distribuzione di pane, vestiti e tutto ciò di cui la popolazione aveva bisogno; — La costruzione di baracche provvisorie; — L’utilizzo di operai della Provinciaper eseguire i lavori, perché potessero provvedere col lavoro al proprio sostentamento; — Il trasferimento delle alunne dell’Orfanotrofio di Barile nell’Ospizio di Avigliano e degli orfanelli nel Reale Albergo dei Poveri a Napoli e nell’Ospizio di S. Ferdinando a Salerno. — Che le agevolazioni fossero destinate ai veri indigenti. — Che i proprietari e i benestanti contribuissero alle spese per la parte che li riguardava; — Che fosse redatto un elenco dei detenuti, che invece di evadere si erano adoperati per salvare le persone coperte dalle macerie ed estrarre i cadaveri, e un elenco di coloro che si erano distinti nei soccorsi. Al 31 agosto già molte strade erano state puntellate e quasi tutti i cadaveri erano stati rimossi e sepolti in fosse profonde con strati di calce e più non si sentiva l’odore della putrefazione ovunque. Ferdinando II accompagnato dal Duca di Calabria Francesco II, il Conte di Trapani, il ministro dell’interno, il ministro dei lavori pubblici e con un gran numero di persone al seguito partì dalla reggia di Portici l’11 settembre per andare a visitare i luoghi colpiti dal terremoto. Il Re giunse a Melfi il giorno 15,verso le cinque del pomeriggio e nonostante piovesse a dirotto volle subito vedere la città attraversando le strade puntellate e passando sui ruderi caduti. Da subito dispose il trasferimento delle monache ad Avigliano, degli orfanelli di Melfi a Napoli e a Salerno e delle orfanelle a Torre Annunziata. Ordinò che fosse prontamente ristrutturata la parte dell’Orfanotrofio rimasta in piedi e che fossero ripristinate tutte le strade provinciali. Il giorno dopo, il Re andò aRapolla, Barile e Rionero, visitò gli Ospedali, le capanne, anche le più povere e sporche e ogni luogo rovinato confortando tutti con parole affettuose e promettendo ogni aiuto possibile. Condonò le pene ai carcerati di Rionero che si erano adoperati per dissotterrare i cadaveri. I detenuti di Melfi che non erano fuggiti ebbero dimunuita la pena di due anni. Lasciò 50 ducati per il sostentamento di un bambino orfano salvato dalle macerie dopo due giorni, e oltre a quelli già versati precedentemente lasciò nella cassa dei soccorsi altri 4000 ducati, più altri mille da fondi personali della Regina. Il 17 settembre andò ad Atella e si recò subito ai ruderi della chiesa di Santa Lucia per venerare l’immagine della Madonna delle Grazie rimasta in piedi tra i ruderi della chiesa. Ordinò al direttore del Museo Stanislao D’Aloe di far venire da Napoli il regio disegnatore di Pompei Giuseppe Abbate (27 marzo 1852) per fare una riproduzione del dipinto. Ordinò altresì al ministro dei Lavori pubblici, che era presente, la completa ricostruzione della chiesa. Tutti i muri erano distrutti, tranne quello della SS. Vergine Maria che sovrastava l’altare maggiore. Dopo il terremoto del 1694, non tenendo conto del disegno originario, i padri Agostiniani, che avevano un ospizio adiacente alla Chiesa di Santa Lucia, avevano restaurato completamente la chiesa. Difatti, porre esporre ai fedeli la statua di Santa Lucia, i monaci agostiniani avevano chiuso con una parete sottile la nicchia piana che dietro l’altare maggiore della chiesa conteneva l’affresco della Madonna delle Grazie. Questa parete era così sottile che i chiodi usati per sostenere gli ex voto donati alla santa avevano rovinato in più punti l’immagine sottostante della madonna. Guardando l’affresco, fra le persone rappresentate che ricorrono alla protezione della Vergine, si riconoscono a sinistra la figura del Papa Urbano VI, il Cardinale Francesco de’ Tibaldeschi, che rimase fedele al Papa fino alla sua morte, il vescovo Tommaso di Rapolla alla cui Diocesi apparteneva Atella, il Vescovo di Melfi e di Lavello, due monaci dell’ordine verginiano e il re Carlo III di Durazzo con i suoi familiari, colpito da un fulmine di Dio. Carlo Durazzo era stato eletto re da Urbano VI con la nobile missione di combattere i nemici della Chiesa. Dopo aver preso possesso del regno, insuperbito aveva combattuto contro il Papa assediato nel castello di Nocera, presso Salerno. L’uomo con la barba corta è, forse, il pittore che aveva dipinto l’affresco. L’uomo colpito mortalmente è Niccolò Spinello, ministro della regina Giovanna I, che aveva spinto i cardinali francesi a contestare l’elezione di Urbano VI e a eleggere un altro papa (Clemente VI); Spinello fu la causa dello scisma. Al lato opposto c’è la regina Margherita del Balzo, moglie di Carlo III Durazzo, con le con quattro dame di corte e sette damigelle. Dopo la morte di Carlo, avvenuta nel 1386, la regina Margherita governò il regno in pieno accordo con il Papa. Sul cartello spiegato, tenuto dagli angeli, ci sono otto sigle A. M. M. G. L. N. C. A., che dicono: Ave Maria Madre delle Grazie Libera la Nostra Città di Atella. Fra le altre istruzioni impartite dal Re, il regolamento delle Commissioni di soccorso prevedeva: Che la distribuzione dei soccorsi fosse riservata a quelli che non avevano i mezzi per vivere: letti, vestiti, coperte, lenzuola, scarpe, pane, ecc. Che le persone valide fossero utilizzate per i lavori di ricostruzione; Che gli infermi e i mutilati fossero ricoverati negli ospedali; Che i ragazzi e le ragazze orfane fossero affidati ai parenti che desideravano prenderne cura. Che le baracche (circa 85 mq ciascuna), fossero destinate alle famiglie povere, rimaste prive di qualunque mezzo, e divise in quattro sezioni per ospitare quattro famiglie. Nei primi giorni di dicembre del 1851 furono completate e consegnate le prime 80 baracche costruite sul piano S. Marco a Melfi. Al 30 aprile 1852, la Commissione aveva speso 64.515,21 ducati. Su 68.881,19 ducati ricevuti ne restavano ancora in cassa 4.365,98. Poiché le somme raccolte, comprese quelle dei privati, ammontavano a 111.620 ducati, il Re decise di creare una Cassa di prestanze agrarie e commerciali «per rendere duraturo il beneficio procurato agli infelici dalla pubblica e dalla privata carità». La Cassa di Prestanze agrarie e commerciali Con un capitale iniziale di quarantamila ducati, il 15 aprile 1852 fu istituita a Melfi la Cassa di prestanze agrarie e commerciali a favore dei Comuni compresi nel Distretto medesimo. Trentamila ducati furono utilizzati per prestiti agrari ed armentizi e diecimila ducati per prestiti all’industria di arti e manifatture. Lart. 1 del Regolamento fissava i seguenti obiettivi della Cassa: 1. acquisto di semenze e per pagamento delle spese necessarie alle operazioni che servono al raccolto (grano ed altre derrate prodotte nei Comuni colpiti dal terremtoto); 2. acquisto di bestiame; 3. anticipazioni su i prodotti dell’agricoltura e della pastorizia dati in pegno; 4. acquisto di ordigni e di strumenti necessari all’esercizio di un’arte o manifattura; 5. acquisto di materie grezze da essere lavorate. L’articolo 4 destinava gli utili provenienti dalla “Cassa delle prestanze agrarie e commerciali” all’aumento del rispettivo fondo; l’art. 5 stabiliva il tasso di interesse sui prestiti al 5% l’anno. Nel discorso di inaugurazione tenuto dall’Intendente, tra le altre cose, egli disse: «Non più l’usura aduggerà (rattristerà) i sudori e lo stento del povero colono. Non lotterà più con la miseria l’onesto artigiano. A tutto provvedeva la sapienza dell’ottimo Principe. A tutto farà fronte la Cassa distrettuale di prestanze, rinnovatrice della fortuna di queste belle e fertili contrade. La sconquassò terribilmente il tremuoto. La suscita e conforta il braccio pietoso del magnanimo Pronipote di Carl III. Io già vedo il solerte colono, vedo l’onesto manifattore, distrigati dalle ambagi (tranelli) e dalle reti di ree speculazioni, trovare scampo e rifugio nel magnifico stabilimento della Cassa prestatrice, e rinfrancarsi de’ danni patiti, e porsi al rango di coloro, a’ quali amica sorride la fortuna. Io già contemplo il ricreante spettacolo di mille famiglie e mille, sfuggite agli artigli della miseria, sottratte all’ozio, ruggine e peste del civile consorzio, tripudianti in vivere agiato.» Il 4 maggio 1852, alla presenza di un’immensa popolazione, in mezzo a festive grida di Evviva il Re! furono sorteggiate a Melfi 130 quote demaniali disposte da Ferdinando II nella contrada Cavallerizza, Annunziata, Rucula e Vulture. L’11 luglio, alla presenza del Sottintendente, furono distribuiti e divisi a Venosa 2.666 tomoli di terre demaniali (circa 10.000 mq a famiglia) tra 704 famiglie povere, che ottennero così un sicuro mezzo di sussistenza. L’Istituto scolastico Agrario Tra le altre cose volute dal Re fu la creazione dell’Istituto scolastico Agrario distrettuale con annesso podere per le esercitazioni, inaugurato dal sottintendente Giuseppe Guerrieri il 30 maggio 1853, giorno dell’onomastico del Re. Potevano essere ammessi alla scuola i ragazzi vaccinati contro il vaiolo, che avevano non meno 12 anni e non più di 14. L’istituto scolastico fu insediato in una grandissima baracca di legno nella piana S. Marco. Le pareti erano formate da due strati di tavole isolate da carbone e paglia, internamente coperte con carta a disegni. Il tetto era coperto di catrame, embrici e tegole. Il pavimento era sollevato da terra, e uno strato di carbone lo separava dal suolo. Aveva moltissime stanze bene arredate. In particolare l’istituto aveva un dormitorio capace di ospitare 30 letti, ognuno col proprio mobile a cassatti, una sedia e un tavolino; un refettorio, le stanze per i professori, il portinaio e gli addetti alla cucina; la camera per il rettore, le aule per le lezioni, la cucina, la dispensa, un forno, camerini bagno, depositi per mobili, abiti, cereali e strumenti di lavoro; aveva altresì una biblioteca, un gabinetto astronomico e uno stanzone per il deposito delle piante. All’esterno aveva bellissime aiuole di fiori con piante locali ed esotiche, un frutteto e un allevamento di api, una stalla per le vacche svizzere, fatte venire appositamente per l’occasione, capre del Tibet e montoni merinos. Alla scuola furono annessi terreni e vigneti per le esercitazioni pratiche. Alcuni furono acquistati, altri furono donati dal Comune di Melfi e dalla Curia Vescovile. I vigneti furono migliorati e gli orti presentavano ogni sorte di ortaggi. La scuola era gestita dal canonico Giovanni Battista Areneo. Nel primo e secondo anno di scuola gli alunni imparavano a leggere e a scrivere, la grammatica italiana e l’aritmetica, che erano insegnate da un solo maestro. Studiavano la varietà delle specie di piante agricole e praticavano semplici lavori d’agricoltura. Nel terzo e quarto anno studiavano agricoltura e veterinaria, apprendevano i lavori da farsi per la cura del vigneto, la produzione del vino e dell’olio, l’allevamento dei bachi da seta, la cura degli animali, la cura delle arnie e la produzione del miele e si esercitavano nella tenuta dei conti e nella scrittura di lettere. Due volte l’anno gli alunni uscivano dalla scuola per studiare i metodi di coltivazione dei campi e le diverse qualità di terreni intorno a Melfi. Il rettore della scuola, un canonico che percepiva ducati 120 annui (circa 6.000 euro) insegnava anche il catechismo. La lingua italiana e l’aritmetica erano insegnati da un solo maestro, che percepiva 72 ducati l’anno. Un secondo maestro insegnava agricoltura teorica e pratica (con 120 D. l’anno). C’era poi il maestro aggiunto all’agricoltura (D. 108 annui), il veterinario, che teneva lezione due volte la settimana (con 12 D. annui), il medico scolastico, che periodicamente visitava i ragazzi (con 12 D. annui), l’infermiere (D. 24 annui), il cuoco (D. 30) e tre inservienti (D.18). La spesa annuale per la gestione della scuola era a carico della Cassa di prestanze agrarie e commerciali. I Comuni contribuivano per la retta dei ragazzi indigenti con 50 ducati l’anno mentre le famiglie agiate pagano 40 ducati l’anno, divisi in due rate. Finché ci fu il Sottointende Giuseppe Dentici la scuola progredì, ma nel 1860, ossia dopo l’unità, andò tutto in rovina, il podere si ridusse a un vero squallore, non buono neppure per il pascolo e le vacche denutrite furono macellate. «Bisogna però confessare che la colpa non deve addebitarsi tutta al Sottointendente, ma al governo di quei tempi nemico di ogni progresso sociale. Due anni dopo il terremoto molte baracche furono abbattute perché gli abitanti andarono a vivere nelle nuove case in muratura anche la scuola fu trasferita in una nuova sede. Il 10 luglio 1865 l’istituto fu trasformato in Scuola di Agronomia e Agrimensura con convitto annesso e il 20 luglio dello stesso anno la Cassa di prestanze agrarie e commerciali fu trasformata in Cassa di risparmio e di Anticipazioni1 punto
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I Borbone a Mongiana. Ferdinando IV di Borbone, nella seconda metà del 1700, decise di avviare la realizzazione di un complesso siderurgico che avrebbe dato maggiore impulso all’economia calabrese e a quella del Regno di Napoli. Con questo intento, nel 1768, la Regia corte inviò nelle Calabrie l’architetto Mario Gioffredo, detto anche il Vitruvio napoletano, con il compito di trovare un luogo adatto a costruire un nuovo polo siderurgico da affiancare alle Regie Ferriere di Stilo, oramai datate e bisognose di restauri. Il luogo venne individuato in località “Cima”, ricco di acque e boschi, tra i fiumi Ninfo e Allaro. L’acqua dei fiumi avrebbe garantito la forza motrice, mentre i boschi, composti prevalentemente di faggi e abeti, avrebbero assicurato la legna necessaria per la fornitura del carbone occorrente per la messa in funzione dei forni per la fusione del materiale ferroso. Il governo borbonico, per avere anche una ricca riserva di boschi da destinare a uso della nuova fonderia, decise di comprare una vasta estensione di terreno detta “Stagliata Micone” dal principe di Roccella e duca di Bruzzano, già feudatario di Fabrizia. In quest’area l’architetto Mario Gioffredo progettò le Regie Ferriere, la Fabbrica d’Armi e predispose opere idrauliche e di livellamento dei corsi dei due fiumi per poter creare le cadute d’acqua necessarie al funzionamento dei meccanismi: le “trombe idroeoliche” che dovevano alimentare d’aria i processi di fusione, i magli, le ruote idrauliche, ecc.. Intorno al complesso siderurgico si svilupperà un primo nucleo urbano, residenza per operai, artigiani e guarnigioni militari, dal quale prese vita Mongiana. I Borbone si dimostrarono particolarmente attenti allo sviluppo del polo siderurgico calabrese. Prima Carlo III, e in seguito Ferdinando IV, per assicurare la manodopera necessaria, accordarono franchigie alle autorità baronali e diritti d’asilo. Fu inoltre concessa l’esenzione del servizio militare, con l’assegnazione a tutti i “filiati” di appezzamenti di terreno e 40 ducati per la costruzione della baracca dove abitare. Con Carlo III, al fine di approfondire gli studi riguardanti miniere e metallurgia, fu istituita la cattedra di scienze metallurgiche all’Accademia di Napoli e fu bandito, nel 1789, un concorso al fine di selezionare studiosi per una spedizione scientifica da inviare prima a Vienna, poi in Francia e in Inghilterra per studiare i sistemi di fusione e di scavo delle miniere in atto nei vari distretti industriali europei. Al loro rientro a Napoli nel 1799 alcuni di questi studiosi (Melograni, Faicchio, Savaresi e Tondi) furono inviati a Mongiana per migliorare i sistemi di lavoro. Dopo il decennio francese (1806-1815) il congresso di Vienna sancì la restaurazione Borbonica riconoscendo a Ferdinando IV il Regno di Napoli e quello di Sicilia, così Ferdinando IV re di Napoli divenne Ferdinando I Re delle Due Sicilie. Anche Ferdinando I si dimostrò interessato allo sviluppo del polo siderurgico calabrese e, sul finire del 1820, fece stipulare un contratto con i proprietari di imbarcazioni per il trasporto di proiettili prodotti a Mongiana dal deposito di Pizzo a Gaeta. Con l’ascesa al trono di Ferdinando II, nel 1825, si avviò per il Regno delle Due Sicilie un processo evolutivo del tessuto produttivo locale che stimolò governi stranieri e società private a investire nel Regno delle Due Sicilie. In questo contesto si registrò un sensibile aumento della richiesta di prodotti da molte parti del Regno che consentirono i lavori di ampliamento delle Ferriere di Mongiana. Nel 1831 venne completata la nuova fonderia di Stilo e nel 1833 fu inaugurata la “Ferdinandea” alla presenza di Ferdinando II. È questo un periodo florido per le attività degli stabilimenti di Mongiana che, con l’incremento della produzione, innescarono notevoli effetti diretti e indotti all’economia del Regno e alle popolazioni locali. Il governo Borbonico si prodigò a realizzate importanti opere d’ingegneria e venne migliorato e completato l’asse viario Napoli-Reggio che rimase l’unico collegamento tra Calabria, Sicilia e Centro Italia fino alla realizzazione dell’autostrada del Sole nella seconda metà del 1900. Il collegamento viario tra Mongiana e Pizzo nel 1837 e l’inaugurazione nel 1839 del primo tronco ferroviario italiano Napoli-Portici furono realizzazioni infrastrutturali che diedero alle Ferriere di Mongiana impulso alla produzione di diversi tipi di manufatti di cui aveva bisogno l’economia dell’epoca, sia a livello militare sia civile. In questo clima, e grazie anche a nuovi stanziamenti destinati all’ammodernamento delle miniere e degli stabilimenti, si riuscì a migliorare la qualità del prodotto registrando anche un notevole incremento della produzione. Proprio in questi anni, per volontà del governo Borbonico, l’ingegnere Domenico Fortunato Savino ebbe incarico di restaurare gli immobili del polo siderurgico calabrese e di elaborare nuove progettazioni tra cui la Fabbrica d’Armi, gli alloggi militari, la Fonderia, le nuove Officine e le opere infrastrutturali a corredo del complesso siderurgico quali la viabilità, i canali di scolo, i ponti, la Chiesa e il Cimitero. Nel 1852 Ferdinando II fece un viaggio attraversando le Calabrie e il 10 ottobre fece visita alla nuova Fabbrica d’Armi. In questa occasione il Re, al fine di modernizzare il polo siderurgico di Mongiana, diede disposizione affinché si costruissero nuovi e più moderni altoforni. A Mongiana, nel 1851 e nel 1855 si “innalzarono” due altoforni di tipo inglese denominati: ”San Francesco” e “San Ferdinando”. Nello stesso periodo la Fabbrica d’Armi di Mongiana cominciò a produrre fucili completi etichettati come modello “Mongiana”. Da ricordare che nel 1860 il Regno delle Due Sicilie per capacità industriale era seconda solo all’Inghilterra e alla Francia e possedeva il doppio della moneta metallica di tutte le altre regioni del nuovo Regno d’Italia. Dallo stesso anno, però, la produzione industriale del Regno fu quasi del tutto paralizzata a vantaggio dell’industria del Nord Italia. Un saluto Raffaele.1 punto
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