Classifica
Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 08/06/24 in tutte le aree
-
Techniques and tools for Roman die engraving and coin production ; evidence from the 4th century by Lars Ramskold Tecniche e strumenti per l'incisione con matrice romana e la produzione di monete; evidenze dalle monete del IV secolo - Lars Ramskold Articolo assolutamente dettagliato e documentato. E, per giunta, di semplice lettura e comprensione. https://www.academia.edu/122223347/Techniques_and_tools_for_Roman_die_engraving_and_coin_production_evidence_from_the_4th_century_Ramskold_York3 punti
-
Buonasera a tutti, vi mostro ultima entrata in Collezione Litra68 grazie alla segnalazione di @gennydbmoney e ringrazio @Raff82 che mi ha illustrato le peculiarità di questa moneta che si discosta per alcuni dettagli dal modello base come direbbe @motoreavapore. Ho ragione di pensare che possa stare tranquillamente in questa discussione. Piastra120 Grana Ferdinando II 1848 Taglio inciso al diritto. Quello che sembrerebbe un colpetto a ore 5 e' quello che definirei un difetto di conio, potete osservare la I della leggenda nel taglio che tocca il bordo causando una mancanza. Aspetto commenti. Anche in merito alla conservazione. Saluti Alberto3 punti
-
In 45 anni ho fatto più di una collezione e ciascuna ha avuto il suo criterio. Da giovane ho selezionato anch'io la bellezza dell'incisione (più che la conservazione), lo stile e i ritratti più espressivi. Poi ho scoperto il fascino di dedicarsi a una o pochissime zecche e farle nel modo più completo possibile. È difficile descrivere la gioia di trovare un esemplare che manca, anche in modesta conservazione. Ma vi assicuro che è di grande soddisfazione. Arka Diligite iustitiam2 punti
-
Sarà, ma a me pare di vedere i classici cerchi di lavorazione al tornio.2 punti
-
Ciao @Litra68, bella piastra complimenti, doppiopunto dopo HIER, ne abbiamo censiti pochissimi insieme a @gennydbmoney, non appena possibile posto anche la mia. Un saluto Raffaele.2 punti
-
Questo è uno dei miei esemplari caratterizzati da varietà ed errori... Al D/PHILPPVS anziché PHILIPPVS... Al R/NEAPOLLS anziché NEAPOLIS... Peso;5,55 grammi... Diametro:28,68 millimetri...2 punti
-
2 punti
-
Infatti Torpedo non mi riferivo a te - apprezzo molto il tuo desiderio di imparare e come ti poni di fronte ai quesiti, a volte complessi, che la numismatica ci pone. Piuttosto mi riferivo a chi considera queste analisi (XRF etc) come fossero oro colato . Mentre occorre sempre contestualizzare la moneta che si esamina. Le analisi servono beninteso ma non sono mai risolutive da sole. L’esperienza - la conoscenza delle emissioni e anche - passatemelo - l’istinto e l’esperienza di bravi commercianti ( o collezionisti) che conoscono a fondo le monete hanno visto esemplari simili e’ fondamentale per distinguere cio’ che e’ buono da cio’ che non lo e’ …2 punti
-
@caravelle82 ho provato a fare foto migliori del contorno ma non sono riuscito... Domani magari provo con luce naturale come mi hai consigliato, sperando di ottenere risultati migliori. Intanto continuo con gli orrori, stavolta si tratta di un 2 Lire 1886 di Umberto I... @ARTcome darti torto... per me è inconcepibile anche solo pensare di rovinare una moneta, si trattasse anche solo di un eurocent.2 punti
-
A giudicare dalle foto, l'esemplare postato sembra non arrivare a BB, in più l'usura non permette di capire se ci sono i segni caratteristici sul bordo del R/ che identificano con certezza se ci troviamo in presenza di un autentico "senza punto" o un artefatto (magari potrebbero essere utili nuove foto con gli ingrandimenti nei punti "rivelatori"). Per confronto e condivisione posto le due versioni in buona conservazione:2 punti
-
Molto bello il tuo grano, però come si può stabilire se è raro più o meno come quello proposto alla Nomisma se presentano varietà diverse?... Bisognerebbe cernitare tutte queste varietà, errori e quant' altro,ma chi lo fa?... Secondo me non se ne esce fuori, inoltre sono per l'appunto degli errori e varietà che non destano l'interesse di chi redige i cataloghi, magari può farlo chi studia questa moneta in particolare ma credo che i risultati rimangono poi circoscritti solo a chi effettivamente segue questo tipo di monete,si può fare un'articolo, certo,ma non credo sarebbero poi inseriti in un eventuale catalogo...2 punti
-
PROBLEMA TECNICO. LA DISCUSSIONE E’ STATA UFFICIALMENTE APERTA DA @Releo1 punto
-
Partirà con una base d’asta di euro 25.000,00 il Lotto 500 della prossima asta n. 70 di Nomisma prevista per il 31 agosto: CARTAMONETA. Biglietti della Cassa di Sconto di Firenze 1817 Serie completa di 5 biglietti in fior di stampa mai apparsi fino al 2004; Il lotto è composto da: 1 biglietto da 100 Lire, 1 da 200 Lire, 1 da 300 Lire, 1 da 500 Lire e 1 da 1.000 Lire come valore massimale. I pezzi sono stampati da un solo verso, sulla matrice la filigrana evidenzia la scritta "cassa di sconto" in minuscolo; sul biglietto si evidenziano in filigrana e su tutta la parte alta un bordo ondeggiante continuo. Al centro del biglietto un ovale sormontato dallo stemma gigliato, con scritto internamente “ cassa di sconto biglietto di lire 100 (o valore del biglietto ). Sui bordi, in alto a sinistra si distinguono le lettere ACDS ( amministrazione cassa di sconto ) , in basso a destra CDS cassa di sconto . Sul lato basso sinistro è inciso il leone con giglio , in alto a dx caduceo con cornucopia . Riferimento: Gavello volume n°1 cartamoneta antica, pag. 190. Il Granduca Ferdinando III stabilì la fondazione per l’emissione con -MOTUPROPRIO - del 31 Dicembre 1816 , con capitale di 120.000 scudi fiorentini. L’istituto bancario emise la prima Serie di biglietti nel 1817, ritirati e distrutti tutti i biglietti dopo pochi mesi per la qualità della carta (molto spessa e contraffabile), venne utilizzata un altro tipo di carta con caratteristiche di sicurezza più elevate e filigrana, mantenendo comunque le stesse dimensioni, la grafica facciale e nominali. Estremamente raro, nessuna apparizione sul mercato della serie completa di 5 Biglietti Grading/Status: FDS https://nomisma.bidinside.com/en/lot/630175/cartamoneta-biglietti-della-cassa-di-sconto-/ Qualche info sulla Cassa di Sconto di Firenze. “DATA DI FONDAZIONE 21..01.1867 DATA DI FUSIONE 191 Nel 1866 un gruppo di nobili locali, tra cui i senatori del Regno conte Ugolino Della Gherardesca e principe Ferdinando Strozzi, "nell'intendimento di agevolare le industrie e il commercio formularono un programma per la costituzione di una Società anonima", la Cassa di Sconto di Firenze, che venne fondata il 21 gennaio 1867 con un capitale iniziale di 500.000 lire. Tra gli impieghi consentiti dal primo statuto la Cassa poteva: scontare cambiali, buoni del Tesoro e cedole del debito pubblico dello Stato; custodire in cassa "titoli, monete d'oro e di argento, gioie ed altri oggetti preziosi"; effettuare anticipazioni su deposito di cedole del debito pubblico, buoni del Tesoro, azioni od obbligazioni di società e corpi morali, azioni della Banca Nazionale del Regno d'Italia e della Banca Nazionale Toscana, titoli di prestito emessi da comuni o province. Nel 1911, durante la presidenza di Felice Schmitz, l'Istituto fu rilevato dalla Cassa di Risparmio di Firenze.” https://mappastorica.intesasanpaolo.com/bank/detail/IT-ISP-MAPPAITALIA-0000026/cassa-sconto-firenze1 punto
-
Segnalo i Lotti da 471 a 479 compresi che saranno esitati alla prossima asta 70 di Nomisma del 31 agosto. Lotto 471 MEDAGLIE FASCISTE Medaglia di massimo modulo senza data (1930 circa) Federazione Provinciale Fascista Milanese, Aquila posta su scudo di Milano coronato tra due Fasci Littori, con vista di Milano e del suo Duomo - Senza firma dell'artista - AE (g.625 - Ø 114 mm) Rarissima e imponente medaglia artistica di raro reperimento Status: qFDC Lotto 472 MEDAGLIE FASCISTE Medaglia di massimo modulo A. III (1925) Decennale del Partito Nazionale Fascista - Opus: Giannino Castiglioni, edizione degli stabilimenti Stefano Johnson di Milano - Casolari III/16 - AE (g.1064 - Ø 117 mm) Sul taglio " S. JOHNSON RIP. INTERDETTA" Medaglia di grande rarità, nessuna apparizione in asta in questo modulo Status: FDC Lotto 473 MEDAGLIE FASCISTE Medaglia di massimo modulo A. I (1923) Decennale del Partito Nazionale Fascista - Opus: Giannino Castiglioni, edizione degli stabilimenti Stefano Johnson di Milano - Casolari I/23 - AE (g.974 - Ø 119 mm) Sul taglio " S. JOHNSON RIP. INTERDETTA" Medaglia di grande rarità, nessuna apparizione in asta in questo modulo Status: FDC Lotto 474 MEDAGLIE FASCISTE Medaglia di massimo modulo A. II (1924) Decennale del Partito Nazionale Fascista - Opus: Giannino Castiglioni, edizione degli stabilimenti Stefano Johnson di Milano - Casolari II/13 - AE (g.975 - Ø 117 mm) Sul taglio " S. JOHNSON RIP. INTERDETTA" Medaglia di grande rarità, una sola apparizione nella nostra ultima asta 69 Status: FDC Lotto 475 MEDAGLIE FASCISTE Medaglia di massimo modulo A. IV (1926) Decennale del Partito Nazionale Fascista - Opus: Giannino Castiglioni, edizione degli stabilimenti Stefano Johnson di Milano - Casolari IV/36 - AE (g.931 - Ø 116 mm) Sul taglio " S. JOHNSON RIP. INTERDETTA" Medaglia di grande rarità, nessuna apparizione in asta in questo modulo Status: qFDC Lotto 476 MEDAGLIE FASCISTE Medaglia di massimo modulo A. V (1927) Decennale del Partito Nazionale Fascista - Opus: Giannino Castiglioni, edizione degli stabilimenti Stefano Johnson di Milano - Casolari V/24 - AE (g.894 - Ø 112 mm) Sul taglio " S. JOHNSON RIP. INTERDETTA" Medaglia di grande rarità, nessuna apparizione in asta in questo modulo Status: FDC Lotto 477 MEDAGLIE FASCISTE Medaglia di massimo modulo A. IX (1931) Decennale del Partito Nazionale Fascista - Opus: Giannino Castiglioni, edizione degli stabilimenti Stefano Johnson di Milano - Casolari IX/6 - AE (g.1423 - Ø 120 mm) Medaglia di grande rarità, nessuna apparizione in asta in questo modulo Status: FDC Lotto 478 MEDAGLIE FASCISTE Medaglia di massimo modulo A. X (1932) Decennale del Partito Nazionale Fascista - Opus: Giannino Castiglioni, edizione degli stabilimenti Stefano Johnson di Milano - Casolari X/16 - AE (g.1392 - Ø 120 mm) Medaglia di grande rarità, nessuna apparizione in asta in questo modulo Status: FDC Lotto 479 MEDAGLIE FASCISTE Medaglia di massimo modulo A. VI (1928) Decennale del Partito Nazionale Fascista - Opus: Giannino Castiglioni, edizione degli stabilimenti Stefano Johnson di Milano - Casolari VI/19 - AE (g.1006 - Ø 122 mm) Sul taglio " S. JOHNSON RIP. INTERDETTA" Medaglia di grande rarità, nessuna apparizione in asta in questo modulo Status: FDC Saluti.1 punto
-
Partirà con una base d’asta di euro 5.000,00 il Lotto 470 della prossima asta n. 70 di Nomisma prevista per il 31 agosto: Giulio Savorgnan (1509-1595) Medaglia della serie I Grandi Friulani - Opus: Monassi - AU (g 81 - tit. 917 - Ø 50 mm) In confezione dedicata con certificati Grading/Status: FDC https://nomisma.bidinside.com/en/lot/630145/giulio-savorgnan-1509-1595-medaglia-della-/ Gli amici della Serenissima conosceranno bene questo personaggio, ingegnere militare e generale d’artiglieria della Repubblica di Venezia. Savorgnan, infatti, fu chiamato nel 1593 dalla Serenissima Repubblica a costruire una nuova fortezza presso la cittadina di Palme (Palma) che assunse poi il nome di Palmanova. Già nel 1553 Savorgnan in una sua lettera a Domenico Bollani, vescovo di Brescia spiegava che il lato est della repubblica restava scoperto perché la fortezza di Gradisca, costruita nel 1479, era dal 1511 in mano agli Austriaci e concludeva che non vi fosse dubbio alcuno che tra Gorizia e Gradisca è la gran porta per chi viene in Italia sia per i Turchi come per i Todeschi. Il pretesto per la costruzione della nuova fortezza fu quello della difesa contro i Turchi con l'intento non dichiarato di tenere a bada soprattutto gli Austriaci. Palmanova doveva inizialmente essere dotata di undici baluardi ma motivi economici ne ridussero il numero a soli nove. La forma che ne deriva è quindi un poligono regolare a 18 angoli. La fortezza di Palma, detta successivamente "la nuova" rappresenta un ottimo esempio di architettura di fortezza a stella e si basa anche sull'utopia della città ideale che a partire dal Cinquecento interessò le tendenze urbanistiche rinascimentali. Palmanova fu dunque la fortezza perfetta, tanto perfetta che non venne mai usata per il suo scopo, ma servì solo come deterrente. Lo stesso Savorgnan ne era cosciente, tanto che la descrisse come un stecho negli occhi dei nemici. Anche Palmanova, come Nicosia, fu dotata di tre sole porte monumentali che consentono l'accesso da Aquileia (costruita nel 1598), Udine e Cividale (terminate nel 1605). https://it.m.wikipedia.org/wiki/Giulio_Savorgnan1 punto
-
Interessante articolo, di cui riporto il testo integralmente. Buona lettura :) La prima moneta europea, per giunta proprio con il nome EURO, fu realizzata a Bologna quaranta anni addietro, nel 1963-1964, da quattro giovani dirigenti della sezione di Bologna del Movimento Federalista Europeo (MFE). Io ero uno di loro. E fui io a proporre il nome Euro. I quattro dirigenti federalisti bolognesi erano Maurizio Rosa, Jacopo Di Cocco, G.Carlo Cassoli e Dino Buzzetti. A quell'epoca eravamo giovanissimi studenti: io ero il più giovane ed avevo ventuno anni, Di Cocco e Buzzetti ventidue, Maurizio Rosa, appena laureato, ne aveva ventiquattro. Liniziativa ebbe inizio nel 1963 ed ebbe una durata di dieci o undici anni. LE PREMESSE Noi avevamo la fortuna di essere allievi di Altiero Spinelli e lonore di considerarci suoi amici. Spinelli è stato uno dei più grandi europeisti e federalisti di tutti i tempi, uno dei "Padri dell'Europa" e all'ideale della unità federale del continente europeo ed alla realizzazione pratica di quella idea ha dedicato tutta la vita. Fu autore negli anni Quaranta del Manifesto del Federalismo Europeo quando era ancora confinato nell'isola di Ventotene per attività contro il fascismo. Appena liberato, il 27 agosto del 1943 fondò a Milano il Movimento Federalista Europeo. E' stato membro del Parlamento Europeo e della Commissione Europea e fu l'iniziatore di quella operazione che ha poi portato al trattato di Maastricht ed alla decisione dell'unificazione monetaria. All'inizio degli anni Sessanta Spinelli insegnava, due giorni alla settimana, presso il Centro di Bologna della Johns Hopkins University ed era membro della redazione della rivista "Il Mulino". La sera in cui Spinelli era a Bologna, il giovedì, c'era riunione della redazione del Mulino sui temi della politica estera, allargata ad alcuni amici e noi giovani federalisti vi partecipavamo. Lui arrivava da Roma in treno e io e Di Cocco andavamo a prenderlo alla stazione con la mia cinquecento e lo accompagnavamo prima alla Johns Hopkins, dove spesso ci fermavamo ad ascoltare le sue lezioni, e poi lo accompagnavamo alla sede del Mulino, che allora era in Via Galliera. Due giorni alla settimana avevamo quindi l'occasione ed il piacere di incontrarlo e discutere a lungo con lui, particolarmente io e Di Cocco. Spinelli era una persona straordinaria e le conversazioni con lui erano lezioni indimenticabili. Poi l'incontro, alla sera, con Spinelli e con gli altri della redazione del Mulino era un evento sempre straordinariamente avvincente, atteso con rinnovata emozione ogni settimana. E certo la frequentazione settimanale con Spinelli per un certo numero di anni ha costituito l'evento formativo più importante della nostra vita. Eravamo entrati nel MFE tra la fine degli anni Cinquanta (Rosa e Di Cocco) ed i primi Sessanta (nel 1960 io e nel 1962 Buzzetti). Negli anni Sessanta ci siamo poi tutti quattro avvicendati nella carica di Segretario della sezione di Bologna del MFE. Jacopo era la miglior mente e la vera anima politica del MFE a livello regionale e seppe radunare attorno a sé un validissimo ed affiatato gruppetto di giovani ed entusiasti federalisti bolognesi, costituito, oltre che da noi quattro, anche da altri, come Francesco Landi, Giampaolo Catelli, Carlo Maria Frediani, Paolo Gasperini, Angelo Varni ed altri ancora che in quel periodo straordinario frequentavano la sede del MFE bolognese in via Indipendenza 62, come l'assai meno giovane ma insostituibile factotum Guastaroba. Il rapporto con Spinelli era splendido e amichevole, ma pur sempre da allievo a maestro, anche se, soprattutto tra lui e Di Cocco, si stabilì un rapporto di profonda amicizia e quasi di familiarità. Spinelli aveva una grande considerazione di Di Cocco, che ho sempre ritenuto il suo vero continuatore ed erede politico e sono convinto che anche Altiero la pensava così. Ma non era solo per questi motivi personali che la sezione di Bologna del MFE era forse la sezione più "spinelliana" del MFE in Italia, più della stessa Roma di cui facevano parte lo stesso Spinelli e Riccardo Perissich (che poi lo seguì a Bruxelles come suo Capo di Gabinetto e fu un alto dirigente della CEE ed ora è Vice Presidente della Telecom) e delle altre sezioni "spinelliane" che pure contavano uomini di notevole valore, come la sezione di Firenze di Umberto Giovine, e Riccardo Petrella, e quella di Torino di Gianni e Cesare Merlini, l'uno poi direttore dell'Istituto Affari Internazionali, fondato dallo stesso Spinelli, l'altro Presidente della Fondazione del Banco San Paolo.. Rileggendo anche ora gli scritti di Spinelli si rimane colpiti, oltre che dalla semplicità e chiarezza di esposizione, dall'acume e dalla straordinaria capacità di vedere lontano, anche e soprattutto dal rigore del ragionamento politico, supportato da una eccezionale capacità di analisi approfondita delle vicende ed una altrettanto eccezionale capacità di sintesi delle implicazioni e delle conseguenze. Cosa che, in parte, riuscì a trasmettere anche a qualcuno di noi. PERCHE' L'EURO Il Movimento Federalista Europeo aveva come scopo di operare per la realizzazione della unificazione politica dell'Europa con un ordinamento federale, che fosse quindi rispettoso delle caratteristiche proprie di tutti i popoli che avessero fatto parte della futura federazione degli stati europei. In quel periodo, come membri del MFE, eravamo sempre alla ricerca di strumenti di pressione politica e di informazione e formazione dellopinione pubblica sulla opportunità e sulla necessità dell'Unione Federale dell'Europa che fossero efficaci ed incisivi. Si era in una fase avanzata del Mercato Comune per cui ci pareva assurdo continuare a pensare ad una economia che andava integrandosi ma mantenendo tante monete diverse. Perché non pensare ad una sola moneta, la stessa per tutti i paesi? Idea semplice, forse, ma allora quasi rivoluzionaria. Impensabile! Ma noi la pensammo. E la realizzammo! Cercavamo così anche dei mezzi di autofinanziamento perché le varie iniziative, i bollettini di informazione, i manifestini, ecc. costavano. Più delle nostre scarse risorse economiche personali. In quegli anni su diversi aspetti della politica internazionale vi era un profondo contrasto tra gli Stati Uniti ed alcuni paesi europei, con in testa la Francia di De Gaulle, che vedevano con crescente insofferenza la leadership americana che a molti appariva meno benevola e assai più interessata di quanto si affermava da parte statunitense. Mentre la Francia rivendicava per sé e per l'Europa un ruolo più autonomo ed in economia voleva che venisse abbandonato il dollaro come moneta internazionale di scambio e minacciava il ritorno alloro. Una moneta comune europea sarebbe venuta quindi a porsi come elemento di stabilità ed anche come possibile alternativa al dollaro. Liniziativa dellEuro tuttavia non fu una iniziativa del MFE, dalla direzione centrale di Milano fu anzi inizialmente ignorata e un poco snobbata e neppure partì da Altiero Spinelli, né fu ispirata da lui. Anzi Spinelli personalmente non se ne interessò, anche se, una volta avviata, la approvò. Si trattò proprio e soprattutto di una iniziativa personale, ideata e portata avanti dai quattro giovanissimi dirigenti federalisti bolognesi suddetti, cioè Maurizio Rosa, Jacopo Di Cocco, G.Carlo Cassoli e Dino Buzzetti, che ne furono i promotori e i realizzatori. Quindi noi quattro giovani federalisti bolognesi pensammo di sollevare l'attenzione su tali problemi e di farlo realizzando una moneta europea simbolica. La moneta inoltre era una delle forme in cui sempre si era espressa la sovranità di uno stato. Proporre una moneta unica europea aveva, a nostro parere, una notevole importanza politica, perché significava proporre implicitamente, o evocare ed auspicare, una autorità statale europea, che ancora non cera, alla quale trasferire le prerogative di sovranità degli stati nazionali sulla politica monetaria. Ritenevamo certamente molto importante tale iniziativa, assai più delle altre che già avevamo condotto o conducevamo in quegli anni, assieme alle altre sezioni del MFE in Europa, come quella di premere perchè si arrivasse alla elezione diretta a suffragio universale dei membri del Parlamento Europeo, allora semplicemente designati dalle autorità o dai parlamenti degli stati membri. I contatti con l'opinione pubblica avvenivano a volte in occasione di manifestazioni per strada, con banchetti come quelli che ora vengono utilizzati per le raccolte di firme per i referendum ed in effetti in quelle occasioni chiedevamo spesso firme su appelli e petizioni al Parlamento. Parlavamo alla gente di qualcosa di così lontano come una federazione europea, qualcosa che dicevamo assomigliare al paradiso ma che aveva, per allora e per molti decenni, ancor meno influenza sulla loro vita di quanto ne avesse il paradiso. Cercavamo di ottenere il loro sostegno alle nostre iniziative di propaganda e di pressione sui politici nazionali ed anche di averne un piccolo aiuto economico alla nostra attività. Dovevamo perciò mostrare loro qualcosa di tangibile, dovevamo dare loro qualcosa in cambio. Eravamo degli idealisti ma proprio per questo sapevamo che di solito gli altri avevano bisogno di simboli forti. COME NACQUE L'EURO Una volta presa la decisione ci trovammo di fronte alla scelta se fare della cartamoneta, come avevamo pensato fino ad allora, qualcosa che riprendesse l'esempio mazziniano, oppure realizzare delle monete di metallo, che ci sembrava però una impresa assai impegnativa e troppo onerosa per le nostre forze. Poi risultò invece che proprio la cartamoneta presentava difficoltà non semplici da superare ed anche possibili complicazioni e sorprese, anche sul piano legale, che invece non sembravano sussistere con la moneta in metallo. Ci orientammo quindi verso la moneta metallica. Anche per il nome la scelta non fu semplice. Furono presi in esame i nomi di varie monete già esistenti e quelli di alcune antiche e gloriose monete di stati italiani. Esaminammo, valutammo ed escludemmo via via dollaro, franco, marco, scellino, ducato, fiorino, scudo. A parte i ricordi nazionalistici o campanilistici uno dei difetti di tali nomi era che esistevano da tempo delle traduzioni nelle diverse lingue e quindi sulle monete emesse e circolanti nei diversi stati della futura federazione sarebbero apparsi nomi diversi, spesso incomprensibili per una parte dei cittadini europei e talvolta anche avversati. Avevamo anche lesempio di monete bolognesi come bolognino, carlino, baiocco. In particolare bolognino ci piaceva, non solo per ragioni campanilistiche, ma perché richiamava immediatamente lo stato da cui era emesso. Quindi dovevamo trovare qualcosa di simile, che richiamasse immediatamente lidea del futuro stato federale europeo. Però europino o europio, oltre che sembrarci incredibilmente brutti e poco incisivi, avrebbero richieste sempre delle traduzioni. Era chiaro che il nome della moneta comune doveva essere lo stesso in tutte le lingue, non doveva essere necessaria alcuna traduzione. Ci sarebbero state solamente, inevitabili, le differenze di pronuncia. Era infatti impensabile stampare banconote e monete con tanti nomi che avrebbero rimarcato ancora di più la divisione dell'Europa. E poi quante lingue sarebbero state necessarie? Quante lingue parlavano quelli che sarebbero stati i cittadini della futura federazione europea? Quanto grande avrebbe dovuto essere una moneta per contenere il nome in tutte le lingue? Lo stesso valeva per il plurale perchè ovviamente sarebbe stato legato alle diverse declinazioni nelle singole lingue degli Stati nazionali "precedenti" l'unificazione. Era quindi preferibile trovare un nome diverso, nuovo, che fosse uguale in tutte le lingue ed indeclinabile, così che si presentasse, rassicurante e neutrale, allo stesso modo per tutti. E ciascun paese, ciascun cittadino europeo doveva poter sentire la nuova moneta come propria. Fui io a suggerire per primo il nome Euro: il fratello di un amico d'infanzia, Mauro Pozzi, aveva quel nome e la cosa mi aveva sempre colpito, tantopiù in una famiglia che aveva dovuto lasciare la propria città, Fiume, diventata straniera. Quel nome mi era sembrato quasi un richiamo ad una sorta di identità europea, una sorta di invocazione ed affermazione insieme. E ne avevo sempre avvertito la forza. Il nome Euro, anche se era piuttosto il nome poetico di un vento, era corto, facile ed immediato e richiamava immediatamente lidea dellunità europea, che era poi lo scopo fondamentale per cui volevamo realizzare la moneta. In fondo si trattava di togliere dalla parola "europeo" la parte declinabile e conservare la radice invariabile. Quindi tale nome sarebbe stato indeclinabile, come doveva essere il nome della futura moneta, uguale in tutte le lingue sia al singolare che al plurale, così che non vi fossero degli Euri, degli Euren, degli Euros. Più che un nome in una qualunque preesistente lingua europea sarebbe stato il primo vocabolo di una futura, e tutta da costruire, lingua comune del futuro stato federale europeo. Dopo qualche iniziale perplessità di qualcuno, legata piuttosto al fatto che sembrava trattarsi di un nome troppo generico ed incompleto, tali argomentazioni fugarono ogni dubbio e la scelta fu unanime. La decisione della indeclinabilità fu quindi praticamente contemporanea alla adozione del nome. Costituimmo quello che chiamammo EURO-COMITATO FEDERALE EUROPEO, proprietario e titolare delliniziativa e del quale noi quattro eravamo i soci. Furono previste quattro cariche a vita: Governatore, Cassiere, Vice Governatore e Vice Cassiere. Alle prime due nominammo rispettivamente Maurizio Rosa e Jacopo Di Cocco. Alle altre due andammo io e Dino Buzzetti. Ci interessammo anche delle possibilità di protezione legale e di brevetto della nostra iniziativa. Liniziativa comunque divenne possibile solo perché un imprenditore bolognese, anche lui europeista e federalista, Giancarlo Monti, mise a disposizione la somma di denaro necessario allacquisto dellargento, allo studio dei bozzetti ed alla realizzazione dei conii per cui si poté arrivare alla emissione delle prime monete. Poi liniziativa crebbe e divenne autosufficiente. Fu suggerita da Monti anche la ditta milanese che realizzò le monete, la Fratelli Lorioli, che allora aveva sede in via Bronzetti ed i cui artisti elaborarono insieme a Rosa i bozzetti delle prime tre monete. . Verso la fine del 1963 cominciammo a lavorare alla moneta e nel giro di qualche tempo coniammo il pezzo da 1 Euro in argento. Avevamo stabilito che il valore di 1 Euro (11,5 g di argento 800/1000) fosse pari ad un grammo di oro fino, che allora era di poco più di settecento lire. Quello era allora anche il valore di un dollaro e quindi fummo profeti anche per quanto riguarda la quotazione della futura moneta. Inizialmente vendemmo il pezzo da 1 Euro a 750 lire, poi per avere un utile per finanziare e pubblicizzare liniziativa e le altre azioni politiche e di propaganda europeista connesse, portammo il prezzo di vendita a 1000 lire. In seguito, negli ultimi tempi, vi furono ulteriori evoluzioni di prezzi secondo l'evoluzione del costo dellargento. Seguirono poi la moneta da 10 Euro in oro (10 g di oro 900/1000), quella da 5 Euro in oro (4 g di oro 900/1000). In seguito, agli inizi degli anni 70, la serie fu completata con i pezzi da 2 Euro in argento (25 g di argento 800/1000) e da 20 Euro in oro (20 g di oro 900/1000). Maurizio Rosa fu il principale artefice dell'iniziativa, cui si dedicò completamente. I bozzetti delle monete da 1 Euro, da 5 e da 10 Euro furono ideati da Rosa e studiati con uno dei bozzettisti abituali della ditta milanese Fratelli Lorioli che realizzò poi le monete. La faccia della prima moneta risulta semplice: la cifra ed il nome della moneta campeggiano in grande per dare più forza all'idea della nuova moneta. Anche la dimensione della moneta fu scelta con quello scopo, assai più grande di quelle che poi furono scelte quasi quaranta anni dopo dalla BCE per l'euro messo in circolazione. E certo risultò assai più indovinata la nostra scelta di allora. Il motto venne ideato sull'esempio di "E PLURIBUS UNUM" e la scelta del latino risultò ovvia, in quanto lingua universale e prima vera lingua europea. In quel periodo si faceva sentire in tutta la sua evidenza e con tutte le conseguenze che ne derivavano la debolezza dell'Europa in confronto ai colossi americano e russo. Quindi fu scelto l'accenno alla forza, che deriva dalla unificazione: "IN UNITATE ROBUR". Per alcuni l'accenno alla forza era soprattutto riferito alla forza morale, anche se io invece ero sempre stato un convinto assertore, e lo sono ancora di più ora, della necessità di disporre di una forza reale, una forza militare e non solo economica. E quindi ho sempre inteso quel "robur" anche come "potenza". La sigla "MFE" per Movimento Federalista Europeo e "B" per Bologna completano la prima faccia. Il motivo del retro, la ghirlanda di braccia e di mani che si stringono circondando la "E" allungata, simbolo del Movimento Federalista Europeo, rappresenta la fratellanza di tutti gli uomini e i popoli d'Europa. Sul pezzo da 10 Euro "il ratto d'Europa" da parte di Giove trasformatosi in toro risultò quasi scontato. Per il pezzo da 5 Euro invece fu scelta l'immagine di Giano bifronte per simboleggiare le due facce che avrebbe dovuto avere l'Europa unita e federalista, l'una forte e sicura verso l'esterno, l'altra all'interno attenta alle esigenze di tutte le sue popolazioni. Nei successivi "pezzi" da 2 Euro in argento e da 20 Euro in oro il bozzetto è invece opera di un ceramista di Faenza, Matteucci, il cui nome compare sulle monete. Su una faccia di queste, che hanno lo stesso motivo, compare la bandiera del Movimento Federalista, che allora era considerata la Bandiera dell'Europa, che sventola sovrastando i pennoni con le sei bandiere degli stati fondatori della Comunità Europea. In queste monete compare la scritta "EUROPAE FOEDERATAE UNA RATIO AERARIA". Aveva partecipato con alcune idee al bozzetto anche il pittore bolognese Paolo Gasperini, anche lui iscritto al MFE. Tutti questi aspetti furono curati e trattati direttamente da Maurizio Rosa, senza dubbio il principale motore dell'iniziativa dell'Euro bolognese. Era lui che teneva i rapporti con la ditta Lorioli che stampava le monete, dopo che Buzzetti, che aveva studiato e studiava al Politecnico di Milano e quindi era spesso in quella città, ebbe perfezionato i contatti iniziali. Ed era sempre Rosa che elaborava e studiava i vari aspetti, le innovazioni nella distribuzione, a volte moderato da Di Cocco. Così che in tanti finirono per chiamarlo il "dott. Euro". LO SVILUPPO, LA CONCLUSIONE, GLI EFFETTI Verso la metà del 1965 aderì al MFE di Bologna l'onorevole Giovanni Bersani, che era il Presidente del Comitato Provinciale per l'Europa del Movimento Europeo, quindi l'europeista più autorevole della provincia e della regione, allora deputato al Parlamento italiano, poi senatore e quindi membro del Parlamento Europeo. Era entusiasta dell'iniziativa dell'Euro e creammo appositamente per lui una carica di Presidente. Verso la fine dello stesso 1965 si tenne a Cannes un congresso straordinario del Movimento Europeo e vi parteciparono lo stesso Bersani, Rosa e Di Cocco, che portarono con sé una valigetta piena delle nostre monete e le presentarono ufficialmente e le distribuirono in tale occasione a congressisti di tutta Europa, pur tra le difficoltà che si avevano allora a diffondere tali oggetti nella Francia di De Gaulle, dove erano stati vietati gli adesivi "EU" (Europa Unita) da attaccare accanto alla targa dell'auto e che si stavano diffondendo sempre più. Le occasioni di diffusione della nostra moneta erano molteplici. Di Cocco, Buzzetti ed io eravamo impegnati anche in politica universitaria. Di Cocco era il Presidente del Congresso dell'O.R.U.B., cioè dell'Organismo Rappresentativo Universitario, che era una specie di Parlamento studentesco, Buzzetti era il Presidente di Comunità, l'associazione di politica universitaria di cui facevamo parte tutti, mentre io ero l'Incaricato Esteri della Giunta Studentesca, cioè una sorta di Ministro degli Esteri degli studenti e per tale ragione avevo stabilito contatti con molte Università europee, come Francoforte, la Sorbona, Lovanio, Heidelberg, Bordeaux ed altre, ed avevo quindi buone possibilità di muovermi in giro per l' Europa ed incontrare sia i rappresentanti degli studenti che i Rettori di quelle Università, così come avevo frequenti incontri con il Rettore di Bologna. Erano tutte altrettante occasioni per mostrare e "distribuire", cioè "vendere", l'euro. In realtà quelle occasioni di incontro con le altre università avvenivano perchè cercavo di portare avanti due mie idee che propagandai almeno quanto l'euro e forse più e che incontrarono molto interesse proprio nelle sedi universitarie sopracitate. Una idea era di realizzare un Giornale Universitario Europeo in almeno quattro o cinque lingue che fosse un veicolo di cultura ed informazione ed insieme costituisse un legame tra i giovani delle università del nostro continente. Ovviamente contavo che la redazione principale rimanesse a Bologna. L'iniziativa andò abbastanza avanti e diversi anni dopo lessi che era stato realizzato. Non so se sia stata una iniziativa effimera. Per documentarmi e prepararmi all'iniziativa avevo partecipato anche ad un corso di giornalismo, assieme al presidente della Giunta ORUB, Carlo Monti, nel castello di Urio, sul lago di Como, dove avevo conosciuto anche il direttore di "Studi Cattolici", Cavalleri, e gli avevo venduto un euro. L'altra idea, in fondo collegata alla prima, era di consentire agli studenti di compiere cicli formativi e corsi di studi in diverse università d'Europa, come facevano un tempo i chierici vaganti. Io naturalmente poi, uscito dall'università e non avendo seguito una carriera universitaria, non potei continuare ad occuparmene via via che il seme che avevo gettato cominciava a germogliare, ma è con molto orgoglio e fierezza che ho visto, molti anni dopo, che quella idea aveva dato origine a quella splendida iniziativa che è nota come ERASMUS, lanciata in occasione del nono centenario dell'Università di Bologna. Tanto che avevo pensato che fosse dovuta anche all'influenza che Jacopo Di Cocco, diventato nel frattempo professore universitario, poteva avere esercitato sull'amico rettore. A me l'idea era venuta parlando con un giovane studioso e poeta francese, Henri Giordan, che era qui a Bologna per studio, conosciuto per caso in autobus, e col quale avevo fatto amicizia. Ero rimasto poi in contatto epistolare anche negli anni successivi, tanto che mi aveva invitato a degli incontri sulla poesia che aveva promosso in Provenza. Nel periodo precedente la Pasqua del 1966 ci fu un grande convegno a Brighton, in Inghilterra, sul tema "What kind of Europe", dei cui organizzatori i Professori Federico Mancini e Nicola Matteucci del Mulino erano una sorta di corrispondente italiano ed i cui partecipanti provenivano da tutte le parti del mondo. Vi partecipammo anche io e Jacopo Di Cocco guidando la delegazione di Bologna, portando con noi alcune decine di monete che mostrammo e vendemmo. In quella occasione io ne vendetti una a Riccardo Perissich, il futuro Capo di Gabinetto di Spinelli e Dirigente della CEE. Ne conservammo alcune, per poterle mostrare e distribuire alcuni giorni dopo, proprio nella settimana di Pasqua, in Austria nel corso di un incontro fra federalisti italiani, austriaci e tedeschi che si tenne nel castello di Neumarkt, in Stiria. In seguito ci fu il congresso dell'associazione Europea degli Insegnanti e poiché molti insegnanti erano europeisti e federalisti iscritti al MFE vi fu una notevole diffusione di euro. Vendetti una moneta anche a Nuccio Fava, il futuro giornalista RAI, che era il presidente dell'UNURI, l'organismo di rappresentanza nazionale studentesca, in occasione di un incontro con il Senato Accademico bolognese sul "piano Gui" per l'università. Così in questo modo la moneta da noi ideata aveva cominciato a diffondersi in Europa e con essa il forte messaggio politico che le avevamo attribuito. Si sviluppò inoltre una rete di fiduciari e distributori in tutta Europa, di solito iscritti del MFE o di qualche altra organizzazione europeista e federalista, che provvedevano a vendere ovunque la nostra moneta. Negli anni settanta, con lenorme aumento dei costi delle materie prime ed in particolare dei metalli preziosi, non fu più possibile continuare e la iniziativa si esaurì. I costi avrebbero portato a prezzi di vendita troppo elevati le singole monete ed inoltre la crisi economica faceva diradare, se non scomparire, i possibili compratori. Inoltre distribuire una moneta simbolica europea a prezzi altissimi era controproducente sul piano politico. Erano stati coniati fino ad allora oltre diecimila pezzi, che erano stati distribuiti in vari paesi europei attraverso le associazioni europeiste ed i loro congressi ed in qualche punto vendute direttamente al pubblico con dei banchetti nelle piazze, in manifestazioni apposite, come quelle cui partecipai io stesso a Bologna e Firenze. Si può dire che in tutta Europa circa diecimila europeisti hanno avuto in tasca o in un cassetto la nostra moneta. E tra essi anche diversi funzionari degli organismi comunitari, giornalisti o politici. Io stesso avevo continuamente in tasca una moneta da 1 Euro racchiusa in una bustina per poterla mostrare e venderne altre. Da allora l'ho sempre avuta con me, in ogni momento, e sono sicuramente l'unico cittadino europeo che ha in tasca un Euro da oltre quaranta anni. Il successo delliniziativa consentì di istituire un gruppo di studio costituito da professori di economia e presieduto dal prof. Majocchi, dellUniversità di Pavia, che elaborò studi e documenti sulla moneta comune che furono poi sottoposti alla Commissione europea verso la fine del 1969. Dall'inizio del 1970 divenne Commissario della CEE Altiero Spinelli che si portò a Bruxelles come capo di Gabinetto Riccardo Perissich. Poco dopo la commissione affidò al primo ministro lussemburghese Werner la presidenza della commissione di studio sulla moneta unica che elaborò il famoso "Rapporto Werner" che è alla base dei processi di unificazione monetaria successivi. Per cui è difficile non vedere un nesso tra la nostra iniziativa e quella ufficiale. Anche se poi per arrivare alla realizzazione della moneta unica circolante ci vollero altri trenta anni. Perché dalla nascita del nostro primo Euro si arrivasse a quello attuale sono stati necessari circa trentacinque anni. Ma da quando la nostra iniziativa si esaurì, a metà degli anni settanta, alle prime risoluzioni su una moneta unica, lECU, passarono solo alcuni mesi. Non posso quindi affermarlo con certezza assoluta ma mi sembra piuttosto evidente, e ne sono convinto, che fu la nostra scelta di allora per il nome della moneta, oltre alla presenza tangibile dei nostri Euro nelle tasche o nei cassetti ed alla presenza non tangibile ma efficace nelle menti di molti, a influire sulla scelta finale del nome da parte delle autorità monetarie europee. Le immagini mostrano i pezzi da 1 Euro e da 10 Euro. Si tratta di emissioni del 1965 che possiedo personalmente. Non sono mai arrivato a permettermi il pezzo da 5 Euro. Io stesso, infatti, non ero in grado di comprare le monete per me e potei permettermi solamente qualche moneta da 1 Euro, che allepoca costava lequivalente di quindicimila lire, circa sette euro attuali, ma con ben diversa disponibilità economica, e potei averne delle altre solo quando, in seguito al successo delliniziativa, decidemmo di compensare con una moneta da un Euro i fiduciari o distributori che ne vendessero almeno venti o venticinque. Io ne avevo vendute circa cento fino a quel momento e dopo di allora ne vendetti personalmente oltre quattrocento in tutta Europa. Che mi consentirono di conquistare un pezzo da 10 euro e dieci da 1 Euro. Ma quando fui in grado di comprare il pezzo da 5 Euro, di tali monete non ce nerano più. E non ne ho mai più avuti. Lo stesso fu per i pezzi da 2 Euro in argento e da 20 Euro in oro, che furono venduti solo come parti di una serie completa di tutti cinque i pezzi, cioè quelli da 1 Euro e 2 Euro in argento e quelli da 5 Euro, 10 Euro e 20 Euro in oro. Tale serie, detta celebrativa, era allora irraggiungibile economicamente per me. Non condivisi, infatti, e non mi piacque tanto, lidea di una emissione, che fu definita celebrativa o commemorativa, in scatola, in serie numerata, quasi per numismatici, decisa da Rosa e Di Cocco su richiesta di diversi distributori. Mi sembrava che svilisse liniziativa ad operazione commerciale e che le facesse perdere limportanza politica e di promozione dellidea. Inoltre il prezzo elevato avrebbe assai limitato il numero di possibili acquirenti. Infatti io ne ho solamente avute alcune confezioni per le mani, per brevissimo tempo, per distribuirle. CONSIDERAZIONI ATTUALI - VALORE - LE MONETE ATTUALI DELLA BCE ORA IN CIRCOLAZIONE A solo titolo di curiosità su quale possa essere il valore economico attuale di una di tali monete che naturalmente dipenderà di volta in volta dal mercato, mi risulta che nell'autunno del 1999 furono vendute in Francia, non so se in asta o per trattativa diretta, due delle nostre monete da 1 Euro per un controvalore, ciascuna, di circa 5.000 Euro attuali. Recentemente in Italia una moneta è stata ceduta per 6.000 Euro, mentre sia una associazione che ne cercava una per farne dono ad una personalità ospite sia un Comune che voleva regalarne una al sindaco di una città gemellata non sono riuscite a trovare qualcuno che se ne privasse pur arrivando ad offrire cifre consistenti. Due anni addietro è stata consegnata una delle nostre monete al Presidente della Repubblica Italiana, Carlo Azeglio Ciampi, che che si era detto interessato ad averne, mentre io stesso, assieme all'amico Jacopo Di Cocco, nella primavera del 2003 ne ho consegnata una al Presidente della Commissione dell'Unione Europea, Romano Prodi, in occasione delle celebrazioni per l'ottantesimo anniversario del Liceo Augusto Righi, della cui Associazione di ex Alunni sono Presidente. Ed in quella veste ho avuto il piacere di consegnargliela come riconoscimento per quanto aveva fatto perchè l'Italia rientrasse fin dall'inizio nel numero dei paesi iniziatori dell'euro. Sarebbe stata una beffa che gli ideatori dell'euro non potessero essere tra i primi cittadini europei a farne uso. Ora ricorre il quarantesimo anniversario del nostro euro e mi aspetto da parte del presidente dell'Unione Europea Prodi e da parte del Presidente Ciampi un segno di riconoscimento per questa nostra priorità italiana e bolognese. Una considerazione, attuale, circa la scelta delle monete in circolazione emesse dalla BCE e sulla discussione se sia tra le cause dell'aumento di molti prezzi. E' fuori di dubbio che l'ingresso dell'Italia nel gruppo dei paesi che per primi hanno adottato l'Euro sia stata estremamente positiva per il nostro paese in un periodo come questo. E' però altrettanto indubbio che coloro che hanno deciso e realizzato i tagli della moneta e le sue caratteristiche realizzative o sono stati quantomeno degli sprovveduti o sono stati addirittura degli irresponsabili. La scelta di realizzare monete da 1 euro e da 2 euro senza anche le banconote, la scelta di non prolungare di almeno cinque anni la circolazione parallela delle monete nazionali, ma soprattutto la realizzazione delle monetine rosse ed anche di quelle gialle così ridicolmente piccole rispetto al loro valore, toglie ai cittadini la percezione del valore reale della moneta. Io stesso ho ancora difficoltà a rendermi esattamente conto del reale valore delle cose e della moneta. Credo che sarebbe il caso di rivedere aspetto e dimensioni di tutte le monete ed anche della banconota da 5 euro. L'eguaglianza "1 Euro = Mille Lire", ormai radicata in tutti, è un errore di cui dobbiamo ringraziare la BCE senza alcun dubbio. La moneta che realizzammo noi quaranta anni addietro aveva ben altra dimensione e ben altra percezione del valore da parte dei cittadini. Da Bologna, città natale dellEuro ( fonte: http://www.euro-pius.it/Il%20primo%20euro.htm )1 punto
-
1 punto
-
1 punto
-
1 punto
-
Buonasera! Sperando di farvi un po' di chiarezza... Se l'oro in questione, in qualsiasi forma esso sia, é uguale o superiore al titolo 900/1000, lo può acquistare/vendere SOLO un abilitato Banca d'Italia: non un semplice compro oro abilitato OAM. Quindi se un "compro oro" acquista una sterlina a 916,666.../1000 significa che é anche Operatore Professionale Oro, ovvero ha licenza da Banca d'Italia, ovvero ancora da comunicazione ad ADE della vostra, anche piccola, transazione. Altresì se non lo é compie un reato penale ad acquistarla lui e a venderla l'altro. Lo stesso oggetto per essere considerato da "collezione" e non ricadere nella legge ORO DA INVESTIMENTO, bisogna che costi più dell'80% in più del valore dell'oro contenuto nel momento della transazione. Comprare/vendere monete d'oro di titolo 900 o speriori, non numismatiche, é a tutti gli effetti un'operazione finanziaria e ne segue le regole che poco hanno a che fare con l'oro usato da compro oro (sotto titolo 900) e ancor meno con la numismatica. Mi permetto anche di fare una lista delle licenze necessarie per le attività commerciali a seconda del materiale che si vuole lavorare: Numismatica NON PREZIOSA : Licenza beni usati Numismatica PREZIOSA (con ori, argenti ecc ecc): Licenza beni usati, Licenza Preziosi (limitata alle monete o meno), Negozio FISICO soggetto al TULPS Compro ORO (oro sotto il titolo 900) : Licenza Preziosi, Iscrizione OAM, Negozio FISICO soggetto al TULPS Operatore Professionale Oro (Oro da Investimento titolo 900 o superiore): Licenza Banca d'Italia. Se le cose non sono cambiate, e per quanto mi risulta, chiunque operi in modo diverso da così, lo fa in regime di illegalità. Nel documento fiscale non importa che sia elencato "pezzo per pezzo" ma é indispensabile che sia indicato il peso dell'oro fino vendutoti e il prezzo pagato. Tutti i dati della vendita vengono comunicati all'agenzia delle entrate. Ecco uno dei perchè ti hanno chiesto il documento di identità per acquistare. Questo voler continuare a distinguere tra oro nuovo ed oro vecchio non la capisco. Esiste l'oro uguale o superiore a 900, e quello inferiore. Quello che costa più dell'80% in più del valore contenuto o meno. Nuovo o usato non c'entra nulla, se non per l'IVA delle gioiellerie. Saluti.1 punto
-
1 punto
-
Libia, colonia italiana dell' africa settentrionale, era divisa amministrativamente in due territori, Cirenaica con capitale Bengasi e Tripolitania con capitale Tripoli. Il 3 dicembre 1934 venne riunificata sotto il governatorato di Italo Balbo. Questi tre appartengono alla stessa emissione del 1912 per la colonia Libia, dagli annulli del 5c verde Leoni e del 10c rosso bruno notiamo che furono usati il primo anno. L' annullo sul 10c rosso Leoni e' quello del CORPO D'ARMATA TRIPOLITANIA grande cerchio con lunette vuote, annullo importante che da un plus valore al francobollo, ed inoltre ci permette di stabilirne l' uso durante il primo periodo, infatti la guerra terminerà ufficialmente con il trattato di Losanna del 18 ottobre 1912. Questo è l' annullo per intero di qualche giorno prima.. La soprastampa Libia sul 5c e' del 1° tipo mentre quella sul 10c è del 2°tipo, ..la soprastampa invece sul 15c Michetti è di foggia diversa. Sono esemplari di poco valore di catalogo ma storicamente bellissimi e importanti, su questo materiale coloniale non raro ma che non si trova neanche dietro l' angolo, gli esemplari ben centrati, freschi, senza difetti o con plus valori aggiunti da annulli vengono valutati fuori catalogo a prezzi da amatore. BELLI ! SEGUE.................1 punto
-
Se ti può consolare, l'osservazione dell'inclinazione della foglia non è delle più agevoli: forse vale di più osservare la punta della foglia che nell'esemplare "con punto" presenta l'estremità in rilievo e, nel caso di usura presente (come nei 5 Centesimi "artefatti), tende a scomparire lasciando la foglia in questione arrotondata. La stessa foglia nei 5 Centesimi "senza punto" è invece più uniforme nel rilievo e, anche nel caso di usura, mantiene la forma "lanceolata".1 punto
-
(3) Emesso nel 1926, soprastampato con barrette sul valore della moneta somala, 20 cent su 2 Anna bruno arancio, quotato 20€. (4) Per i dettagli Idem n.(3), quotato invece 25€. (5) 5 cent su due besa verde, per i dettagli idem n.(3), e' invece quotato sui 40€. Questa emissione con un' ottima centratura e senza difetti occulti puo' valere il doppio del valore di catalogo se non di piu'. Bel materiale .. complimenti.1 punto
-
Grazie, corrisponde pienamente sia come figura che con le poche scritte presenti sulla moneta. Grazie ancora, Saluti, Sergio1 punto
-
1 punto
-
1 punto
-
Ma io non l’avevo mai considerato buono, fidandomi ovviamente del giudizio di persone molto più esperte di me, come te e Tinia. Quanto all’analisi XRF ho trovato molto esaustiva la spiegazione data da @Tinia Numismatica sul perché non possa essere considerata dirimente 🙂. Ho trovato poi molto interessanti anche gli approfondimenti di @Oppiano che, a mio parere, ha svolto una bella ricerca.1 punto
-
1 punto
-
Salve Ronak, interessante l’aneddoto. In una vecchia discussione fa avevo presentato questo sigillo in ceralacca rossa su carta dell’associazione dei fornai e dei produttori di birra di Geldern (18° sec.) rappresentato da una forchetta accanto a una pila di pane, entrambi sormontati da una corona. Non è strano il fatto che l’associazione comprendesse i fornai e i produttori di birra. Infatti la storia insegna che per gli Egizi il pane, oltre a rappresentare fonte per la loro alimentazione, era anche base della loro vita. Possedere “un gran numero di pani” significava avere ricchezza. Il salario era costituito da un numero variabile di pani. Al contadino medio ne toccavano, ogni giorno, tre, accompagnati da due brocche di birra. Il Gran sacerdote del tempio riceveva ogni anno 900 pani di frumento fine, 36000 stiacciate cotte sui carboni e 360 brocche di birra. Il faraone era il signore del grano, che ad ogni raccolto gli doveva essere versato per essere poi distribuito ai funzionari salariati, e usato per il mantenimento della casa reale. Il raccolto del grano dipendeva dal comportamento del grande fiume Nilo. E così la birra è andata a braccetto del pane sin dai tempi antichi. apollonia1 punto
-
Salve,forse è questo sesino di Mantova? https://catalogo-mantova.lamoneta.it/moneta/MN-MNO/21 punto
-
Se utile: https://www.panorama-numismatico.com/il-5-centesimi-1913-senza-punto/ Il 5 centesimi 1913 senza punto Fig.1 di Angelo Sfoglia COME SCOPRIRE I 5 CENTESIMI 1913 SENZA PUNTO ARTEFATTI Da alcuni anni sto studiando la moneta da 5 centesimi “Prora” del 1913 cosiddetta senza punto tra la D’ e ITALIA, forse un errore dell’incisore L. Giorgi. Come noto, questa variante è molto rara mentre la versione col punto è comunissima. In commercio spesso si trovano esemplari che sono stati alterati togliendo questo punto. Sicuramente per il Dritto è stato usato un solo conio che non presentava il punto. Molto probabilmente anche per il Rovescio è stato usato un solo conio che è possibile individuare tramite alcuni piccoli particolari. Nella figura 1 riporto il rovescio di un 5 centesimi col punto mentre nella figura 2 riporto un 5 centesimi senza punto. Nelle due figure ho evidenziato alcuni particolari che le distinguono: la foglia nel cerchio nella seconda variante punta leggermente verso destra. In più, nella versione senza punto tutti gli esemplari di alta conservazione esaminati presentano delle piccole mancanze di metallo sul bordo in corrispondenza del numero 3 della data (una fossetta) e, più in basso, all’altezza dell’orizzonte sopra la linea del mare (due fossette). Fig.2 L’assenza di questi particolari permette perciò di individuare gli esemplari alterati togliendo il fatidico punto. Nel caso si debba esaminare una moneta molto circolata dove non si notano più i difetti sul bordo, dovuto ad un consumo eccessivo di metallo, è assolutamente utile osservare la punta della foglia sopradescritta alla figura 1. Se la punta è sparita completamente, presentando una foglia rotonda si tratta di una moneta del tipo comune con punto. Infatti, anche se molto usurata al bordo per un’eccessiva circolazione – quindi stiamo esaminando una moneta in conservazione MB o quasi – per uno spessore di metallo differente in quel punto dovuto allo spessore del conio, la moneta del 1913 senza punto conserva sempre la punta della foglia leggermente girata a destra ed è quindi autentica. Altri due esemplari del 5 centesimi 1913 senza punto. Anteprima da Panorama Numismatico nr.281 – Febbraio 20131 punto
-
Ooops .. ma allora aveva ragione chi lo aveva sempre ritenuto falso 😁 chissa’ che qualcuno non abbia segnalato ad Heritage la discussione del Forum 😅 ps e l’analisi XRF tanto sbandierata anche in queste pagine - come detto da alcuni non era dirimente …1 punto
-
Bellissima banconota pubblicitaria presente per la prima volta in questa discussione.1 punto
-
1 punto
-
Il Ministero emette il 3 agosto 2024 due francobolli ordinari appartenenti alla serie tematica il Patrimonio naturale e paesaggistico dedicati alla Giornata mondiale della Natura - Parchi d’Italia: Parco dei Nebrodi, Parco Nazionale della Sila. Le vignette raffigurano: Parco dei Nebrodi - Le Rocche del Crasto viste dalla Faggeta di Monte Soro, paesaggio inserito nel Parco dei Nebrodi, in cui volteggia, in alto a destra, un grifone. In alto a sinistra, è riprodotto il logo del Parco dei Nebrodi; Parco Nazionale della Sila - una veduta del Parco Nazionale della Sila in cui si evidenzia, in alto a destra, lo scoiattolo nero meridionale, un piccolo roditore la cui diffusione è circoscritta alla zona del Pollino, della Sila e dell’Aspromonte. In alto a sinistra, è riprodotto il logo del Parco Nazionale della Sila. Completano i francobolli le rispettive legende “PARCO DEI NEBRODI”, “PARCO NAZIONALE DELLA SILA”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”. Tiratura: duecentomila quattro esemplari per ciascun francobollo Indicazione tariffaria “B” Bozzettista: Maria Carmela Perrini Caratteristiche del francobollo: francobolli sono stampati dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., in rotocalcografia; colori: quadricromia; carta: bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente; grammatura: 90 g/mq; supporto: carta bianca, Kraft monosiliconata da 80 g/mq; adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco); formato carta: 48 x 40 mm; formato stampa Parco dei Nebrodi: 44 x 36 mm., formato stampa Parco Nazionale della Sila: 46 x 36 mm.; formato tracciatura: 54 x 47 mm.; dentellatura: 9, effettuata con fustellatura. Caratteristiche del foglio: Ventotto esemplari più la riproduzione del logo MIMIT monocromatico sulla cimosa. Note: Parco dei Nebrodi - la fotografia è riprodotta per gentile concessione dell’autore Gino ( nome anagrafico Luigi ) Fabio; Parco Nazionale della Sila - la fotografia è riprodotta per gentile concessione dell’autore Giuseppe Intrieri.1 punto
-
La valutazione di una moneta da una fotografia (sia in termini di autenticità che in termini di conservazione) é sempre, comunque, difficile anche se le immagini a migliore risoluzione e definizione possono aiutare molto (fotografare bene le monete non è comunque facile, eh). Nulla, ovviamente, può sostituirsi alla analisi "de visu" della moneta (cosa che puoi fare solo tu). Dal canto mio non posso che sottolineare quanto detto dal @Illyricum65 Le aree verdi sono tante, non si può escludere del tutto che non vi siano aree di cancro del bronzo (che, in genere, sono depresse, sul verde chiaro e tendenti a sfarinare). La moneta, comunque, mi piace. E poi è sempre di Londinium. Da appassionato, non so aggiungere altro. Ciao. Stilicho1 punto
-
Colonia Somalia, 25 lire azzurro, serie "Pittorica", di questo francobollo si ebbero due emissioni la prima nel 1932 con dentellatura 12 e la seconda nel 1935 con dentellatura 14. Allo stato di nuovo la prima emissione è catalogata sui 250/270€, la seconda emissione sui 2200/2300€. Francobollo raro, soprattutto la seconda emissione, raro anche su busta.1 punto
-
https://www.moneteromane.info/corrisp/c804/c804.html Antiochia, assarion, Elagabalo, SC Saluti. Giulio De Florio1 punto
-
La Canea (Creta), anche per questo ufficio postale abbiamo l' immagine dove tra i tricolori sono tutti in posa. L' ufficio postale fu aperto il 16 gennaio 1900 nella stessa sede dov'era la società di navigazione Florio Rubattino.1 punto
-
1 punto
-
Il bb + ci sta bene anche. La patina mi piace. Io non la farei piú patinare peró, per evitare di farla diventare troppo scura (le capsule attutiscono il processo).1 punto
-
Immagino che l' intruso sia quello nel cerchio.. cortesemente @dareios it se riesci a leggere se c'è una soprastampa cosa c' e' scritto.. oppure un' immagine ravvicinata.. io purtroppo non riesco a leggerlo.1 punto
-
Riporto qui la risposta di @Tinia Numismatica dell’altra discussione, perché ogni tanto ciò che viene detto « ad libitum » non basta: L’esemplare del ripostiglio di Ariccia, ex Kircheriano, è quello spezzato sulla tavola del Garucci postata da @Cremuzio, #4 , ed è esposto oggi nella vetrina del museo Nazionale Romano: Esistono almeno 3 quadrilateri interi RRC 8/1, e non due come riportato da Heritage Auction. L’esemplare 1 a-b della tavola del Garucci postata da @Cremuzio è quello custodito al B.M: L’esemplare di Vienna, non menzionato nel Haeberlin: Foto Andrew McCabe: In Haeberlin, tavola 32, l’esemplare di Napoli trovato a Velletri. Faceva parte della collezione Borgia venduta a Joachim Murat: E il lotto di H.A:1 punto
-
Ho fatto una breve ricerca. Asta Ratto 1938 - XX Medaglie dell'Età Napoleonica. Medaglie di Milano e Lombardia. Lotto 17 Saluti.1 punto
-
Esatto, non ho interesse a farne pubblicità o a pubblicarla sui cataloghi. Grazie per aver compreso.1 punto
-
Carissimi condivido immagine di una cartolina di buon Natale non viaggiata. Fa parte di raccolta di famiglia. Ho notato che era stata affrancata ma non ha viaggiato. Ho immaginato quindi che erano stati acquistati preventivamente francobolli e cartoline e affrancate alcune cartoline. Poi magari si sono accorti di aver fatto male i conti e hanno accantonato quella in più. Che poi negli anni è rimasta nell’accumulo generale e mai riutilizzata. Qualcuno ha altre idee? Grazie in anticipo per i vostri commenti1 punto
-
Ciao, Chi ti ha confermato che è una bufala? Sono il proprietario dello scudo 1845 Torino. La bufala l'avete in quella zuccaccia che vi fa sempre parlare per dare aria alla bocca. Buona serata Ah, la moneta è in vendita, portatemi un milione di euro ed è vostra.1 punto
-
Pesante usura per me (che mi pare di vedere chiaramente l'ombra della gambetta...). Conservazione poco sopra l'MB. Il 50 Lire del 1958 si trova "facilmente" dal BB in giù (io ne ho 3 o 4 esemplari, un paio reperiti dalla circolazione ai tempi della Lira): molto raro trovarlo in alta conservazione. Io ne posseggo una sola in discreta conservazione:1 punto
-
Buongiorno a tutto il Forum. Approfitto della vostra conoscenza ed esperienza per farvi delle domande: Vorrei sapere quanti pezzi da 6 Carlini furono coniati e in quanto tempo dalla Repubblica Napolitana. Chi appronto' I conii delle monete. Ferdinando IV, al suo ritorno sul trono di Napoli volle cancellare I segni della repubblica....e come mai si trovano reimpressi solo I 12 Carlini e non I 6 Carlini? Grazie per le vostre risposte. Questo è il mio 6 Carlini del 1799.1 punto
Questa classifica è impostata su Roma/GMT+01:00
Lamoneta.it
La più grande comunità online di numismatica e monete. Studiosi, collezionisti e semplici appassionati si scambiano informazioni e consigli sul fantastico mondo della numismatica.