Vai al contenuto

Classifica

  1. Arka

    Arka

    Utente Storico


    • Punti

      8

    • Numero contenuti

      9841


  2. Xenon97

    Xenon97

    Utente Senior


    • Punti

      6

    • Numero contenuti

      514


  3. NoNmi4PPLICO

    NoNmi4PPLICO

    Utente Senior


    • Punti

      6

    • Numero contenuti

      871


  4. Liutprand

    Liutprand

    Utente Storico


    • Punti

      5

    • Numero contenuti

      7876


Contenuti più popolari

Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/23/24 in tutte le aree

  1. Come scritto diverse volte, la numismatica è collegata con la storia, quindi collezionare monete significa anche rispettare questa, bella o brutta che sia. Con lo stesso ragionamento non dovremo collezionare le monete statunitensi visto che hanno "eliminato" il popolo più bello della Terra. Se dovessimo riprendere tutti gli eventi storici negativi, ci rimarrebbero i tappi da collezionare. 😅
    6 punti
  2. Segnalo il nuovo lavoro del prof D. Castrizio.
    5 punti
  3. Pensate che io mi sono avvicinato prima alla Storia e poi alla Numismatica, proprio attraverso la figura di Vittorio Emanuele III. Presto riprenderemo la discussione sul nostro Sovrano, statene certi: è impegnativa e mi costa tempo ma, pur tra diversi impegni, non riesco proprio a leggere certe volgarità e a stare zitto.
    4 punti
  4. Volevi postare su tiktok, non ti sei accorto di essere su Lamoneta e hai premuto invio? A volte succede.
    4 punti
  5. Ciao, oggi condivido un sesterzio dell'augusta Giulia Mamea (222-235 d.C.) recante sul rovescio la personificazione della dea Venere ( Veneri Felici o Venus Felix) coniato a Roma. Madre dell'imperatore Alessandro Severo ( proclamato imperatore in sostituzione del cugino Eliogabalo) fu una tra le auguste più influenti che, vista la giovanissima età del figlio imperatore, si trovò a gestire in senso lato le sorti dell'impero per molti anni. Con l'aiuto della madre, la potentissima Giulia Mesa di origini siriane, accompagnò i 13 anni di regno del figlio condizionando le sue decisioni non solo pubbliche e politiche ma anche personali. Osteggio in tutti i modi addirittura l'amore che il giovanissimo Alessandro Severo provava verso la bellissima Orbiana che divenne sua moglie nel 225 d.C. ricevendo anche lei il titolo di Augusta ( fu questo a generare l'odio della suocera?). Dopo solo 2 anni di matrimonio, con il pretesto che il padre Lucio Seio Sallustio ( di famiglia aristocratica e Prefetto del Pretorio) stava ordendo un complotto contro l'imperatore ne ordinò la morte e mandò in esilio la sfortunata Orbiana allontanandola così definitivamente dal figlio che soffrendo molto per questa situazione non seppe comunque opporsi alla terribile e volitiva madre. Alcune note anche sulla Venere ( la dea della bellezza e dell'amore dei romani, derivante dall'Afrodite greca) riportata sul rovescio del sesterzio. Si tratta della Veneri Felici ( o Venus Felix) una delle tante personificazioni in questo caso stante con scettro e Cupido sul palmo della mano. Viene definita anche la Venere Pompeiana perché dopo la conquista della città da parte di Lucio Cornelio Silla (89 a.C.) fu eretto un bellissimo tempio in onore di tale divinità ( i resti sono ancora visibili nella città vesuviana) a cui Silla stesso, dittatore e governatore in loco, era molto devoto. Si può ammirare ancora oggi, grazie alle bellezze della città di Pompei riportate alla luce, in alcuni affreschi delle case dei patrizi pompeiani. Da esame diretto il sesterzio risulta coniato, ben centrato, e con metallo che porta i segni dei suoi 2000 anni di età. Ha svolto più che egregiamente la sua funzione dì moneta restando nonostante questo pienamente leggibile . Non proprio malvagio il ritratto di Giulia Mamea 🙂. Come faccio sempre, quando una moneta mi piace ed ho intenzione di farla entrare in collezione, ricerco quanti più esemplari possibili della stessa tipologia ed anche per questo sesterzio ne ho trovato uno che condivide lo stesso conio di dritto del mio (chiedo un vostro parere a tal proposito) con usura evidentemente diversa, cosa sempre importante ai fini dell'autenticità 🙂. Grazie ed alle prossime ANTONIO 29,5 mm 20,70 g RIC 694 Nell'ordine statua della Veneri Felici, dei resti del tempio a lei dedicato a Pompei ed un affresco rinvenuto che la ritrae.
    3 punti
  6. Se la vedesse il Pistrucci... il profilo di San Giorgio è veramente imbarazzante!
    3 punti
  7. Visto che la recente discussione sulla moneta in oggetto ha nuovamente deviato verso argomentazioni più profonde, ho pensato di creare un'apposita nuova discussione in cui continuare a disquisire su tutti quei temi di approfondimento che continuano a suscitare dibattiti, come ad esempio: l'effettiva circolazione, il contingente coniato, le cause dell'usura su alcuni esemplari, e così via. ATTENZIONE: Questa non è quindi la discussione adatta per chiedere pareri di autenticità e/o di conservazione. In questi casi siete pregati di aprire un'apposita discussione. GRAZIE Qui di seguito riepilogo le discussioni che nel corso del tempo hanno avuto luogo sul forum. Se ne ho tralasciato qualcuna vi prego di segnalarmela in MP. Discussione relativa alle modalità di ottenimento della moneta e alla circolazione monetaria del tempo Discussione relativa a un esemplare usurato. Cause dell'usura e notizie sulla circolazione monetaria del tempo Discussione relativa a un esemplare usurato slabbato dalla PCGS Altro esemplare usurato Siete pregati di leggere le succitate discussioni prima di continuare eventuali temi in questa. Grazie per la collaborazione! Fabrizio
    2 punti
  8. Non mi esprimo sulla bontà della moneta perché non rientra nei miei interessi ma credo che una perizia oltre che risolvere il dubbio potrebbe avere anche un sempre utile riscontro didattico...
    2 punti
  9. Buongiorno, l'esemplare è falso. Esistono migliaia di pezzi di Giorgio V falsi con peso e anche titolo congrui. Le coniavano, anche in Italia, a partire dagli anni 60. Data la quantità di oro presente più o meno simile alle originali, il danno è minimo. A parte che la moneta come avete osservato non esiste, provate a confrontare le impronte con una originale; vedrete tante piccole differenze. Vi agevolo l'osservazione della coda: Buona giornata
    2 punti
  10. Per coniare sopra un tondello usato avrebbero dovuto creare prima dei conii , invece per fare una fusione sarebbe bastata un po' di argilla, del resto, il manufatto, ha tutto l aspetto di una fusione..
    2 punti
  11. Ho scritto un post che è su Google documenti, perchè è di 2500 parole più varie foto, che ripercorre tutta la storia della moneta dal 1905. Nel post tocco anche molti temi già scritti negli altri post, in più alla fine ci sono note personali. É comunque un buon riassunto. ==================================================== 5 LIRE 1914 TUTTA LA STORIA PREMESSA Con questo breve post provo a ricostruire la cronistoria temporale di una delle più belle monete del Regno d’Italia. Una storia ricca di colpi di scena, rinvii e misteri. Particolare enfasi sarà data ai due tipi 1906 e 1908, che sono stati i precursori (spesso dimenticati) del modello emesso nel 1914. Gli ultimi due capitoli, dove non documentati, sono da intendersi come note personali o pareri personali. ANNO 1905 DOVE TUTTO EBBE INIZIO Con R.D. del 29 gennaio 1905 venne istituita, presso il Ministero del Tesoro, la commissione permanente tecnico artistico monetaria per l’esame dei tipi delle nuove monete e per lo studio delle questioni attinenti la nuova monetazione, il cui scopo era rinnovare la tecnica artistica della monetazione italiana. Della suddetta commissione facevano parte: il Ministro del Tesoro (Presidente); il Direttore generale del Tesoro (I Vice Presidente); prof. Solone Ambrosoli, Roma (II Vice Presidente), Direttore del Gabinetto numismatico di Brera a Milano; prof. Tommaso Di Lorenzo (Membro), Direttore della Regia Calcografia, Roma; Ercole Gnecchi (Membro), Milano; Francesco Gnecchi (Membro), Milano; Federico Johnson (Membro), Industriale, Milano; Marcella Lancelot-Croce (Membro), Scultrice, Roma; Primo Levi (Membro), Pubblicista, Roma; Grande ufficiale Prof. Giulio Monteverde (Membro), Senatore del Regno, Scultore, Roma; prof. Antonino Salinas (Membro), Direttore del Museo Archeologico di Palermo, Palermo; Giovanni Tesorone (Membro), Napoli; Domenico Trentacoste (Membro), Scultore, Firenze; prof. Adolfo Venturi (Membro), Insegnante della Regia Università di Roma, Roma; Il direttore capo di divisione preposto ai servizi di Zecca e monetazione; Un segretario amministrativo del Ministero del Tesoro che avrebbe svolto le funzioni di segretario della commissione. Nella seduta dell’8 maggio 1906 la commissione discuteva del fallimento del primo bando per i nuovi modelli delle 5 monete nazionali (5 tipi). Prima di dare mandato diretto ai migliori artisti nazionali, infatti, la commissione aveva fatto un fallimentare bando pubblico in nessuno dei modelli presentati dai candidati rispecchiava i requisiti richiesti dalla commissione. La nuova politica, quindi, fu quella di dare mandato diretto direttamente agli artisti più segnalati in termini di bravura e sospendere i concorsi aperti a tutti. Questo fu un significativo passaggio che determinerà la nascita dei più bei capolavori monetali della monetazione di Vittorio Emanuele III. Gli artisti prescelti dalla commissione furono Leonardo Bistolfi, Egidio Boninsegna, Davide Calandra e Pietro Canonica. A ciascuno di loro fu assegnato un metallo mediante estrazione a sorte. A Calandra venne assegnato l’argento. Dopo aver visionato il lavoro del Calandra, nella seduta del 31 dicembre 1906 vennero presentati i modelli in bronzo (vedi successivo collegamento all’articolo di Cronaca Numismatica) e le riduzioni in acciaio di 37mm per il 5 lire. Le successive fusioni di gesso dei modelli in bronzo e le riduzioni in acciaio furono eseguite nello stabilimento Johnson di Milano. Con coni e matrici derivati dalle riduzioni in acciaio, si ottennero i pezzi di prova, meglio conosciuti col nome di progetti. Calandra presenta lo scudo da lire 5 datato 1906, con i cavalli in modalità “Veloce” (M. Lanfranco I progetti e le prove di monete del Regno d ‘Italia – Tav. VII N.9) Dopo tale data (31 dic.1906) ci furono numerose sedute della commissione e si stabilì le opportune modifiche dei modelli. La commissione dopo visione suggerì al Calandra di apportare alcune modifiche come il rimpicciolimento dei caratteri del dritto in modo da risultare più staccati dal bordo. Per il rovescio venne chiesto di abbassare il piano sul quale poggiano i cavalli, di rendere meno uniforme il movimento delle gambe anteriori e di modificare il carattere delle scritte secondo il tipo classico. Lo scultore accettò per la maggior parte le richieste. Nella seduta del 7 luglio 1907 la commissione verificò se gli artisti si fossero attenuti alle modifiche suggerite e, per quanto riguarda il Calandra, risulta che: “l’artista si è attenuto alle osservazioni fatte sui modelli ma , sostanzialmente, la figura dell’Italia risulta troppa rigida e con la posizione della gamba sinistra non naturale, inoltre è preferibile abbia nuovamente il cimiero (ornamento o pennacchio dell’elmo)”. Il Calandra accettò queste osservazioni e la commissione lasciò ampia libertà per il ritocco di finimento. Tutte le modifiche sopra elencate portarono a un nuovo modello di moneta di prova di datato 1908. Come riportato nell’articolo di Cronaca Numismatica (https://www.cronacanumismatica.com/da-martinori-a-traina-il-lungo-oblio-di-una-prova-da-5-lire-del-1908/) l’esemplare di prova del 1908 manca nella ex collezione numismatica reale, nel museo della zecca e non è citato né nel libro del Pagani e né in quello del Simonetti. È invece riportato nella tavola XLIX del Martinori. Confrontando le foto delle prove datate 1906 e 1908 (in cui il Calandra attuò le modifiche richieste dalla commissione nelle sedute dopo il 31 dic. 1906 e nella seduta del 7 luglio 1907), sono facilmente riscontrabili le differenze apportate dall’artista. Nel particolare notiamo: la legenda del dritto del “tipo 1908” più piccola e staccata dal bordo, l’Italia col cimiero, la modifica del carattere delle scritte secondo uno “stile classico” (si nota bene nell’esergo). PROGETTO/PROVA SCUDO 5 LIRE "TIPO 1906" - DRITTO PROGETTO/PROVA SCUDO 5 LIRE “TIPO 1908” - DRITTO PROGETTO/PROVA SCUDO 5 LIRE “TIPO 1906” - ROVESCIO PROGETTO/PROVA SCUDO 5 LIRE “TIPO 1908” - ROVESCIO Il 12 gennaio 1908 viene approvato il modello per tutte le monete in argento. Entro il mese di maggio dello stesso anno, la commissione si adoperò per dar mandato di preparare i punzoni per le monete compreso quelle in argento. Nel maggio 1908 erano già state fatte le prime emissioni per le monete divisionarie da 1 lira e 2 lire in argento. Come vennero immesse nella circolazione arrivarono le prime critiche al commissario della commissione Gnecchi; queste riguardavano sia la posizione della figura femminile rappresentante l’Italia, che non cadeva perfettamente sul carro ma risultava sospesa fra i cavalli e il carro, e la forma del carro che non era trionfale. Dato che le coniazioni ormai erano in corso non era più possibile effettuare alcuna modifica. La commissione suggerì che la soluzione della questione avrebbe potuto essere offerta dalla prossima coniazione di scudi col nuovo tipo. La commissione dava così incarico al prof. Calandra di prendersi del tempo per introdurre le modifiche ai modelli, cosa che fece nel 1912. Per la prima volta dal 1861, un modello (tipo/disegno) per l’argento non aveva un nominale da lire 5. COME SI CONIAVANO GLI SCUDI DURANTE IL REGNO D’ITALIA A partire dal 1862 e fino al 1875 gli scudi erano di coniazione libera ed esclusiva da parte dei privati (lo Stato non ne coniava per sé) mediante pagamento di una tassa di coniazione e rifornimento del materiale adatto alla coniazione. Tra il 1875 e il 1878 ci fu un tetto alla coniazione annua e dal 1879 (tranne un piccolo contingente per l'Italia) ci fu il divieto di coniazione degli scudi per tutti i paesi aderenti l’Unione Monetaria Latina. Questo divieto cessò con il R.D. n. 4 del novembre 1908 con attuazione 10 giugno 1909 dove si concedeva ai privati di coniare nuovi scudi mediante riconsegna di scudi degli antichi stati. Come mai nel 1909, con la possibilità di riconiare nuovamente la moneta da 5 lire, non si è procedette alla loro coniazione? Come abbiamo visto, il modello quadriga veloce del 1908 fu oggetto di forti critiche e si decise di cambiarlo, cosa che verrà fatta dallo scultore nel 1912. Nel 1911 ci fu la coniazione di 60.000 esemplari del 5 lire cinquantenario, ma questo sarà oggetto di una futura trattazione. In data 12 febbraio 2012, il Calandra ripresentò i nuovi modelli che incontrarono l’unanime approvazione. Nacque così la famosa Quadriga Veloce. Per la riduzione dei modelli in acciaio sui punzoni l’incisore Giorgi fece notare che occorrevano numerose modifiche, alcune parti erano troppo in rilievo altre troppo esili per essere riprodotte. Purtroppo il 20 agosto 1912 il Giorgi morì, ma il direttore della zecca tenne presenti tutte le critiche fatte e le riportò al nuovo incisore Attilio Motti. Il Calandra ritoccò i modelli e nel gennaio 1913 furono trovati coi rilievi a posto come da indicazione del Giorgi. Motti, il nuovo incisore subentrato a Giorgi, si mise al lavoro e nel marzo 1913 presentò i primi campioni da lire 2 con la parola “1a prova”. Nel luglio 1913 furono ultimate le modifiche ma il Calandra suggerì diverse modifiche. Nel 1913 abbiamo quindi i primi progetti della “Quadriga Briosa” che presentano la scritta “1a prova”, “prova” e “prova di stampa”. Secondo il catalogo Gigante le prove ufficiali riportano la data 1914, con le stesse modalità dei tipi 1913. Il R.D. di emissione è del 4 gennaio 1914, e vennero coniati 272.515 mila pezzi per un controvalore in lire di 1.362.575. SITUAZIONE ITALIANA NEL 1914 Dal 1897 (con una piccola eccezione dal 1908) per coniare monete divisionarie italiane si potevano utilizzare solo gli scudi ritirati, in pratica venivano demonetati. Dal 1901 al 1914 sono stati ritirati 55 milioni di lire in scudi pari a 11 milioni di pezzi. Al 31 dicembre 1914 dei 300 milioni di lire in scudi circolanti, 200 milioni erano nelle casse degli istituti di credito, mentre i 100 milioni rimanenti erano quasi tutti in Francia (nel 1903 erano 259 milioni). In Italia non circolavano praticamente scudi. Inoltre circolavano 2 miliardi e 700 milioni in banconote contro 1 miliardo e 600 mila in moneta di cui più della metà nelle casse dello stato. Il 6 agosto 1914 ci fu il divieto di esportazione di valute pregiate, tutte le monete d’oro non circolavano perchè erano presso gli istituti a garanzia della circolazione cartacea. La somma d’oro in monete decimali presenti nelle casse dello stato, ammontava a 114 milioni presso le banche e 343 milioni presso il tesoro a fronte di una circolazione nominale di 430 milioni. La somma risulta superiore a tutte le monete d’oro coniate dal 1862. Per quanto riguarda le divisionarie erano solo 33 milioni nelle casse del Tesoro e degli istituti di emissione contro i 274 milioni di circolante. Ovviamente come già detto non contribuivano alla circolazione perchè tutte tesaurizzate da privati, tant'è vero che per costituire il fondo di garanzia dei buoni del tesoro, si dovettero computare pure le future coniazione programmate dalla convenzione, fino al 1919. PREZZO ARGENTO LIRE/GR–QUOTAZIONE MEDIA ANNUA 1902= 0,09 1903=0,094 1904=0,093 1907=0,10 1910=0,083 1912=0,096 1913=0,096 1914 = 0,09 1915 = 0,087 1916 = 0,11 1917 = 0,14 1918 = 0,17 1919=0,2 1920=0,22 DATI TOTALI DEL CONTINGENTE 900/000 6.812 x 90% = 6,130 kg peso totale di argento /999 di tutto il contingente valore intrinseco 6.130.000 gr di argento x 0,09=551,700 lire VOLUME TOTALE OCCUPATO DAL CONTINGENTE 272.515 Monete da 5 lire 1914 occupano un volume di 0,649 metri cubi (fonte chat GPT, con verifica incrociata, infatti 6.100 kg di argento /999 occupano 0.581 metri cubi). Come abbiamo visto, grazie al decreto del 1908 per ottenere gli scudi 1911 e anche 5 lire 1914 bisognava consegnare scudi del vecchio tipo degli antichi stati (vedi pag. 34 La circolazione della metallica del Regno) per ottenere il nuovo tipo (5 lire 1914). Grazie al bollettino italiano di numismatica del luglio/agosto 1914, che ne dà notizia, sappiamo che nell’estate 1914 lo scudo da lire 5 non era ancora stato coniato. Quindi la sua coniazione avvenne tra il settembre e il dicembre del 1914. CONCLUSIONI E NOTE PERSONALI Lo scudo 5 lire 1914 fu stato coniato in 272.515 pezzi ma, chiaramente, vista la situazione particolare, non entrò mai in circolazione se non per un numero esiguo di pezzi che io stimo in massimo 10.000. Tutti gli altri 262.000 pezzi mancanti, nei prossimi 4000 anni, salvo fusione, salteranno sicuramente fuori. Nel breve, nell’anno 1914, saranno usciti dalla zecca e probabilmente, confluiti o al Tesoro o negli istituti di emissione, come tesaurizzazione o garanzia. Lo scudo mantiene nel tempo un coefficiente di moltiplicazione rispetto al 5 lire 1911 di circa 6x in tutte le conservazioni. Nella rivista SOLDI del 1966, nella sezione quotazioni, il 5 lire 1911 è quotato sia in SPL che in FDC, il 5 LIRE 1914 non ha nessuna quotazione. Per far capire meglio è equiparato agli aurei del 1910, che presentano una linea nera al posto della quotazione. Vedi foto seguente. Nel Catalogo Clelio Varesi 1982 entrambi gli scudi sono quotati dal BB al FDC. ALCUNE BREVI INFORMAZIONI SULLA CIRCOLAZIONE Non esistono gli scudi per collezionisti, esistono gli scudi. Nei primi del 900 la numismatica e il collezionismo studiavano le monete antiche, la commissione tecnico artistico monetaria era nata da 9 anni, i tipi monetali artistici stavano per essere coniati, non c’erano i presupposti per credere che una folla di italiani collezionassero monete contemporanee (all’epoca) così come la vediamo oggi. Lascio la foto della prefazione del piccolo libro facente parte di una collana di manuali del 1939 intitolato “La numismatica”, dove, tra l'altro, si cita il re Vittorio Emanuele III. Ancora negli anni ‘60 su 24 numeri della rivista mensile numismatica “Soldi”, listini a parte, ci sono pochissimi articoli sulle monete di Vittorio Emanuele III. CIRCOLAZIONE E SCUDI IN BASSO STATO DI CONSERVAZIONE -NOTE PERSONALI- La moneta non ha mai circolato, anzi non è mai uscita dalla zecca, o se è uscita è rimasta stoccata da qualche parte. Anche quei fortunati 10.000 che quasi sicuramente sono poche persone che ne hanno grosse quantità, che l'hanno portata fuori dalla zecca, poi a loro volta l’hanno tesaurizzata, per i motivi sopra esposti, quindi anche le “circolate non hanno circolato”. Perchè allora, notiamo sul mercato la presenza di (pochi) scudi in basso stato di conservazione? Ad oggi, noi facciamo distinzione tra le monete da due euro? forse prima di spendere un due euro controlliamo se è commemorativo e di che nazione è, e poi decidiamo? E se ti chiedessi: ”dimmi quali sono le monete da 2 euro commemorative Italiane del 2016 e del 2018, mi sapresti rispondere”? Sarebbe come ipotizzare che tra 200 anni, guardando all’attuale situazione monetaria italiana, qualcuno si stupisse del fatto che noi abbiamo ben 513 monete da 2 euro commemorative diverse, e non sapessimo come gestirle, oppure fossimo in confusione al momento di pagare, o equiparando al 100 % il caso del 5 lire 1914, mi immagino già il titolo di giornale dell'anno 2224: "prima di ogni pagamento tutti gli italiani guardano il tipo di moneta commemorativa ,conoscono a memoria tiratura e valore e solo in seguito se il riscontro è negativo, la spendono". Sappiamo noi, che non è così se non per uno sparuto gruppo di collezionisti, che nel 1914 era praticamente inesistente. Ritengo infondato l’assioma moneta circolata=moneta falsa, gli esemplari realmente usciti dalla zecca sono pochi, quindi sono pochi anche quelli che per qualche strano motivo hanno circolato. Ad esempio rispetto al 5 lire 1911 che presenta una quantità maggiore di esemplari circolati in bassa conservazione, ma questo dato è solo in funzione del numero maggiore di esemplari esistenti (reali). La moneta, quindi, va dichiarata falsa dopo averla esaminata e controllata e non a prescindere dal suo stato di usura. Era molto ma molto più importante che il 5 lire 1914 fosse un pezzo d’argento di 25 grammi, piuttosto che una moneta da collezione di un aspetto artistico raffinato. BIBLIOGRAFIA -La circolazione monetaria del Regno d’Italia 1931 Renato Lèfevre -Ricerche per la storia della banca d’Italia volume I 1993 -Cronaca numismatica 2007 -Forum Lamoneta + catalogo -“Soldi” rivista numismatica anno 1966-1967 -Rassegna Numismatica di Furio Lenzi (Tratto da Pagani prove e progetti) -Relazioni della Regia zecca -Moneta e sistema monetario internazionale -Bollettino di numismatica 54, La collezione di VEIII e gli studi di storia monetaria LUGLIO 2024 -Tutte le definizioni debbono intendersi provvisorie e progressive
    2 punti
  12. Ciao a tutti! 👋 Con questa discussione voglio proporvi degli strumenti economici per ottenere dettagli fotografici migliori rispetto le normali catture da smartphone. Lenti per smartphone: paragone foto monete PREMESSA Se nel forum facciamo una ricerca mirata su fotografare monete si estrapolano molti risultati, molte discussioni. In qualcuna sono proposti strumenti di ingrandimento, probabilmente molto efficaci, per chi ci si diletta molto seriamente, finanche un punto di vista professionale, ma non solo. Io vi voglio proporre una soluzione alla portata dei più, che qualcuno di voi forse conosce già, ma qui vi riporto dei paragoni diretti, fatto con lo stesso strumento di cattura, che rende l'idea dell'eventuale utilità di questi giocattolini economici. TEMA Nello specifico si trattano di accessori per smartphone, lenti macro da applicare facilmente davanti l'obiettivo con una clip che permette di avvicinarsi all'oggetto, ingrandirlo mettendolo bene a fuoco, mostrando dettagli altrimenti poco visibili. Nel mio passato mi sono cimentato a sperimentare accessori economici per smartphone, tra cui quelli fotografici (su oggetti e soggetti che nulla centrano cn le monete!), qui vi propongo 3 paragoni con 3 focali e ingrandimenti differenti: - Lente macro 15X - Lente macro 20X - Lente macro 40X (non c'è scritto nulla sulla lente, ma l'ho dedotto dalle immagini) Cerando su Google lenti per smartphone c'è una vasta scelta a prezzi molto abbordabili. Il vantaggio di queste lenti dedicate, oltre all'economicità, sta nella praticità. Analogamente si potrebbe utilizzare una lente da tasca qualunque e fare le foto, ma non sarebbe altrettanto semplice con analoghi risultati. In quanto supporto ottico, corregge la focale su qualunque fotocamera di smartphone con l'unica restrizione dovuta alla clips che monta la lente, ma quasi tutte le dimensioni del morsetto sono compatibili con qualunque dispositivo. Come potete notare, la distanza sull'oggetto, per ottenere un'ottimale messa a fuoco, diminuisce con la capacità d'ingrandimento. NB: Ovviamente le regole base della fotografia, sono sempre indispensabili, come illuminazione, stabilità, inquadratura, etc., ma con le lenti macro va tenuto conto che più possono avvicinarsi ed ingrandire il soggetto e minore è la distanza in cui il soggetto rimane a fuoco. Non a caso, la lente con maggiore ingrandimento, dev'essere addirittura appoggiata alla moneta per avere la giusta distanza (col suo spessore incorporato). Di seguito ho fatto alcune prove con paragoni diretti che vi posso dare un'idea sull'efficacia...
    1 punto
  13. Buon pomeriggio, pochi mesi fa avevo iniziato la collezione con un “ricongiungimento familiare” (Traiano Decio, Etruscilla ed Erennio Etrusco. Ostiliano, fuori budget, attende ancora l’occasione giusta). Oggi comincio un altro riavvicinamento. sempre del periodo dell’anarchia militare, affiancando a Filippo I l’Arabo, già in collezione, un antoniniano del'Augusta consorte, Marcia Otacilia Severa (FIG 1). Diritto: MARCIA OTACIL - SEVERA AVG. Busto drappeggiato di Otacilia Severa, crescente lunare, verso dx. Rovescio: PVDICITIA AVG. La Pudicitia, velata e drappeggiata, seduta verso sx, tiene il velo con la mano dx e uno scettro con la sx. Mistura, gr 4,86; diam. mm 23; asse conio 6h. Tipo RIC.IV 123. Un bell’antoniniano di questo tipo, con rovescio Pudicitia, è pubblicato da Pxcaesar (*). Un piccolo dubbio sul rovescio: nei limitati esemplari che posso visionare (Ocre, RCV, internet) l’area sotto la linea di base è vuota, mentre qui (FIG 2) c’è un piccolo volume (parte della veste?) Grazie in anticipo. Come noto, le notizie storiche su Otacilia Severa sono poche (**). Piuttosto, a titolo di curiosità riporto, dalla raccolta di stampe Speculum Romanae Magnificentiae del XVI sec., un’interessante incisione, oggi al Metropolitan Museum, con i ritratti delle Auguste (FIG 3), tra le quali Otacilia (FIG 4). A presto, grazie, Lucius LX (*) https://www.lamoneta.it/topic/209767-antoniniano-di-marcia-otacilia-severa-pudicizia/?do=findComment&comment=2321951 (**) Riporto alcune notizie senza aver avuto modo di leggere direttamente le fonti. Apparteneva per parte di padre (governatore in Macedonia e Moesia) alla gens Otacilia, di antico rango senatoriale e consolare (III a.C.); e alla gens Marcia per parte di madre. Sposa di Filippo prima del 238, diviene Augusta nel 244. Madre di Filippo II (associato dal padre) e di Severina. Ebbe il titolo, già delle donne dei Severi, di “Mater Castrorum”. Il fratello Severiano fu comandante in Moesia Inferiore. La coniazione delle sue monete si interrompe nel 248 (morte?) e subì come la famiglia la damnatio memoriae. L’unica caratterizzazione della sua personalità è l’accenno alla fede cristiana o almeno ad una politica di tolleranza e protezione verso i Cristiani (Cronaca del mondo di Alessandriao Chronographia Golenischevensis). Eusebio di Cesarea riferisce di uno scambio epistolare con Origene.
    1 punto
  14. Buon pomeriggio di mezza estate a tutti quanti, sicché ieri ho postato 1 lira del 1905, oggi tocca alla sorella maggiore. Le due sono state acquistate in concomitanza da due diversi venditori proprio perché volevo finire l'annata e perché amo alla follia la serie dell'Aquila Sabauda per la sua austera semplicità ed eleganza dal sapore antico. Moneta con una buona lucentezza, un borso pressoché intatto anche se lievemente schiacciato (più notabile alla mezzanotte del dritto), che assieme ad una usura uniforme e a pochi danni causati dalla circolazione restituiscono un quadro di buona conservazione. Diametro corrispondente, peso nella norma - 9,94g. Mi azzardo a dire BB, forse BB+ grazie ad un rovescio particolarmente godibile. Penso sia anche questa una buona aggiunta - presa per 40 €. Che ne pensate?
    1 punto
  15. Non so sei sia opportuno disquisire su aspetti di economia monetaria del tempo, importanti ma marginali, relativi all'emissione di Scudi nel Regno d'Italia. Comunque proviamo. La legge fondamentale del Regno d'Italia 24 agosto 1862, n. 788, sull'unificazione del Sistema Monetario, prevede all'articolo 5: I pezzi da lire 5 d'argento al titolo di 900 millesimi non si conieranno se non per conto e sopra domanda dei privati, ed avranno corso legale al pari delle monete d'oro. La legge 17 luglio 1875 n. 2651, all'art. 2 rivede queste determinazioni e prevede: È data facoltà al Governo deI Re di sospendere temporaneamente l'applicazione dell'articolo 5 della legge 24 agosto 1862, n. 788, nella parte in cui dispone che i pezzi da lire cinque d'argento al titolo di 900 millesimi non si conieranno se non per conto e sopra domanda dei privati. (Il Carboneri riporta che tale "sospensione avvenne effettivamente in forza della convenzione monetaria del 1878" - UML). Credo che i "privati" qui menzionati siano fondamentalmente le Banche (a quel tempo la Banca Nazionale del Regno, Banca di Toscana, ecc.) che avevano l'obbligo statutario di coprire una quota parte delle loro emissioni cartacee con depositi di moneta metallica (oro e argento). Perché poi, vista la svalutazione dell'argento, dovessero far coniare Scudi nel bianco metallo anzichè monete d'oro non mi è del tutto chiaro: la grande disponibilità d'argento immobilizzato nella vecchia valuta ritirata per legge, non era una condizione sufficiente a farlo scegliere, visto che in economia il profitto è il motore trainante. Questi scudi nei primi anni del Regno d'Italia sono circolati, ma poco: di certo il loro utilizzo principale riguardò gli scambi internazionali. Ragion per cui sono convinto che di Scudi italiani all'estero ce ne siano parecchi, e non dico "un po' qui un po' là ..." ma nella disponibilità delle grosse Banche Svizzere e nei Caveaux rispettivi, probabilmente anche le 5 Lire 1914 ... ma il discorso si fa difficile e fantasioso (penso ad esempio alle grandi famiglie di Banchieri Ebrei e alla storia travagliata che le circonda ed anche ai complessi e intricati rapporti tra Svizzera e Germania Nazista https://www.uek.ch/it/publikationen1997-2000/goldi.pdf).
    1 punto
  16. Anche per me un BB+ in generale lo merita...direi 40€ un buon acquisto. Saluti
    1 punto
  17. Mi dispiace per te ma qui a Roma lo chiamavano cosi all'epoca ed anche in altri modi. Si dice ma questo non so se è vero o solo legenda che dovettero abbassare l'altezza minima per fare militare per via del suo metro e mezzo d'altezza. Io da uomo mi sarei un po vergognato. Per me era un povero ometto costretto a fare il Re,infatti a fatto fare una brutta fine all'Italia e alla fine è scappato altri sono andati incontro alla morte. Non è stato all'altezza del Nonno e del padre. Re ci si diventa per nascita e non sempre le ciambelle nascono con il buco.😂 Non pensare che sia un attacco alla Monarchia perchè in fondo sono Monarchico. Meglio uno che comanda e sai con chi prendertela che 10000 e non sai mai di chi è la colpa. Sicuramente le monete sono state una delle cose che ha indovinato peccato che dove ha sbagliato ci hanno rimesso degli esseri umani e no del misero metallo........No che altri che lo hanno preceduto siano stati dei Santi, se andiamo a vedere lo Stato Pontificio dal medio evo al regno di Italia.......forse è una storia ancora troppo fresca forse fra due o tre cento anni non la penserò più cosi ed inizierò a collezionare le monete di Re Pippetto!🙏🏼
    1 punto
  18. moneta molto bella e patina gradevolissima Anch'io confermo R meglio del D. Complimenti.
    1 punto
  19. Complimenti!! Concordo con @caravelle82, il rovescio di poco meglio del dritto... Saluti...Ronak
    1 punto
  20. Complimenti @Arcimago mi piace molto, anche per me BB o anche BB+.
    1 punto
  21. Può darsi che il puro calcolo di rivalutazione generi quel tipo di riflessione. Occorre tenere presente la stratificazione sociale di quegli anni, il reddito famigliare, le priorità della vita ed allora si capisce che pochissimi potevano disporre di quote di denaro per un hobby così particolare. Nel 1971 lo stipendio medio di un operaio era di 100 mila lire, mentre un impiegato poteva raggiungere i 130/150 mila, ed era l'unico sostentamento della famiglia, in genere composta di 4 persone. Priorità era la casa, l'istruzione per i figli e la settimana di ferie. Tornando indietro nel tempo (1959) questi parametri erano più sfavorevoli e le esigenze più limitate. I primi raccoglitori di monete, erano persone che sfruttavano la loro attività (bancari, negozianti, tabacchini) per cumulare monete che la gente comune non dava alcuna importanza; solo raramente si rivolgevano a professionisti per gli acquisti, e quasi sempre a mezzo di scambi.
    1 punto
  22. Ciao Molto bella. BB/BB+ per me
    1 punto
  23. Il peso non è molto in linea (per il tipo dovrebbe essere più alto), ma per la fattura generale e per la legenda retrograda mi sembra proprio un denaro bruno milanese della prima metà dell’XI secolo (uno di quelli emessi sotto Enrico V e Lotario II, per intenderci)... poi mi manca il Crippa...😅
    1 punto
  24. Buonasera, ha tutto il diritto di pensare quello che ritiene più corretto e di non cambiare idea. Però termini come "pippetto", "sottomesso" e "paranoico" mi sembrano sinceramente fuori posto, sia come riferimento alla persona che come contesto del Forum. Anche perché se dovessimo seguire questo percorso e trovare degli epiteti simili per tanti contemporanei del Sovrano (e anche per i contemporanei nostri) dovremmo raggiungere vette inesplorate di trivialità. Un saluto cordiale.
    1 punto
  25. Da Aezanis di Frigia, un esemplare in AE al nome di Caligola, con al diritto testa radiata dell' imperatore ed al rovescio figura di Giove con scettro ed aquila, contornato da leggende . Sarà il 2 Agosto in vendita V Auctions 23 al n. 118 .
    1 punto
  26. [Chiedo scusa per il post sdoppiato ma ho avuto problemi durante la creazione con il caricamento della seconda immagine]
    1 punto
  27. Ne sono state rinvenute persino con titolo superiore alle originali. Ne avevamo discusso in passato e l'ottimo @bizerba62 aveva fornito una raccolta di articoli d'epoca come testimonianza storica degli eventi. Più volte ho sollecitato @CdC a porre in evidenza la discussione con gli articoli ma senza riscontro. Ciclicamente il quesito torna in auge. Ora non ricordo il titolo della discussione. Non ho tempo di cercarla ma provateci. È decisamente interessante. Spero che col tempo non si siano perse le foto dei contributi. Buona serata
    1 punto
  28. Bè io ho risposto solo ad una domanda di un lamonetano (in romano) del perchè non mi piace quella monetazione,che devo fare? La sua faccia mi disgusta è più forte di me ma non per questo non le ho studiate ansi sono state le prime che ho avuto in mano ed erano dei falsi quindi ho voluto capire. Vero anche che alcuni tondelli sono molto belli. La Numismatica è una cosa il collezionismo un'altra. Cosa personale mi spiace se qualcuno se ne risentito ma il mio pensiero non cambia. Per me è stata una persona che se non avesse avuto quel potere decisionale su milioni di esseri umani forse il Mondo ne avrebbe guadagnato. Scusate e con Numismatica passione e buon caldo a tutti!😂😅
    1 punto
  29. Molto tempo fa avevo creato una discussione dal titolo ''Prima di scrivere per favore leggete''... o simile. Mi sono preso un sacco di parole... Ma purtroppo continuo a notare che pochissimi leggono e tutti scrivono. Questo per dire che nel post #3 ho già descitto la moneta (a meno che non abbia sbagliato, che, a volte, mi capita) e il simbolo sotto VOT XX se la zecca è Heraclea è una stella. Sempre facendo presente che giudichiamo una foto e che l'esemplare è distrutto e ha subito chissà quali vicissitudini, per me è una moneta autentica, nonostante che la maggioranza è di opinione diversa. Le motivazioni contrarie all'interesse per fare un falso di questa moneta sono preponderanti. Poi, per motivi di studio, di follis dell'epoca ne ho visionati decine di migliaia nei musei e nelle collezioni private e di ridotti male ne ho visti parecchi. Ma ridotti così difficilmente arrivano sul mercato. Arka Diligite iustitiam
    1 punto
  30. Abusivo ma regolare cit. 😂
    1 punto
  31. trovato anche io, grazie per la segnalazione. L'edicolante si è stupita, mi ha detto che ieri ne ha venduti tre e che oggi ho ritirato l'ultimo..
    1 punto
  32. Se penso che il primo negozio di Numismatica in cui sono entrato era quello del nonno della tua compagna di liceo in Riviera dei Ponti Romani... Arka Diligite iustitiam
    1 punto
  33. Forse nuove foto, la visione in mano del pezzo e una verifica dei dati (diametro globale e del presunto tondello - ovvero del presunto calco - ed anche esattezza del dato "peso") possono essere contributive. Se il diametro é "circa 20 mm" in totale allora il calco interno è più piccolo dell'originale (e ci starebbe con il ritiro dell'argilla del mould). Certo, lo spessore non deve indifferente per motivare quel peso rispetto a quel diametro (forse per una chiusura non ottimale delle due valve?). Personalmente non conosco casi di coniazione di antoniniani su vecchi assi di cui ho letto alcuni riferimenti e in genere il peso decresce rispetto all'originale, ad esempio conosco casi di frazionamenti di antoniniani per ottenere dei radiati imitativi o del riutilizzo da parte di Postumo di vecchi sesterzi per produrne di suoi ma mai produzioni dove il peso aumenta. Potete cortesemente indicare la/e fonte/i che sono molto interessato a tale evidenza? Buona giornata Illyricum 😉
    1 punto
  34. Mi permetto solo una nota un po' pedante: Vittorio Emanuele III non è stato l'ultimo Re d'Italia, ma il penultimo 😊. Non entro nella questione politica, ampiamente discussa già in un'altra discussione non molto tempo fa. Dal punto di vista numismatico, anche a me non piacciono le monete coniate solo per i collezionisti: c'è però da dire che V.E. III in 46 anni ne conió forse meno di quante se ne conino in un anno oggigiorno. Da un punto di vista artistico, a mio avviso, durante il suo Regno furono prodotte molte delle monete più belle coniate dall'Unità d'Italia ad oggi. Concordo che se un personaggio non piace, è scelta legittima e comprensibile quella di non collezionare le monete con la sua effige. Ci mancherebbe. Aggiungo solo una nota personale e a valenza generale (indirizzata soprattutto ad eventuali neofiti che mi stiano leggendo): da appassionati di numismatica, è sempre un bene avere comunque un'infarinatura di base sulla sua monetazione (in quanto copre un periodo molto lungo e travagliato della nostra storia, ed è forse una delle monetazioni più importanti d'Italia), e da un punto di vista storico è bene conoscere la sua figura, in quanto figura storicamente importante, al di là del giudizio positivo o negativo che si possa avere
    1 punto
  35. Io invece suggerirei di studiare bene le monete per non prendere le cantonate...
    1 punto
  36. Ruotando la moneta in esergo il leggo ASIS e sole nascente: Tipo questa: Online Coins of the Roman Empire: RIC VII Siscia 182 (numismatics.org) Ciao. Stilicho Per favore, @gigio52, puoi allegare i dati di peso e diametro? Sono comunque dati sempre importanti per la valutazione della bontà di una moneta, non solo per la sua identificazione.
    1 punto
  37. Per qualificare dal punto di vista politico VEIII basta ricordare la sua firma alle leggi razziali e la fuga dopo l'otto settembre. La Repubblica Italiana ha tanti problemi, ma non ho alcun rimpianto né simpatia per la monarchia dei Savoia e per il suo ultimo regnante. Ciò premesso, credo che dal punto di vista numismatico vada separato il vizio (che personalmente trovo un po' infantile) di coniare monete "speciali" per sé e per una ristretta cerchia di "amici" dal resto delle attività numismatiche di VEIII. Io non amo le monete coniate solo per i collezionisti perché non hanno mai avuto la ben che minima possibilità di circolare. Ci sono collezionisti disposti a spendere cifre da capogiro per acquistare alcuni esemplari di VEIII battuti in poche decine di copie. Ognuno è libero di buttare i suoi soldi se lo vuole. Io non li acquisterei mai (anche se avessi abbastanza soldi per farlo!). Diverso è il discorso legato allo sviluppo della cosiddetta collezione reale ed al ricco complesso di studi numismatici che VEIII ha stimolato e sostenuto grazie alla sua passione. I testi numismatici che furono pubblicati grazie al suo sostegno rappresentano un patrimonio di conoscenza di fondamentale importanza. A questo si aggiunge il fatto che nella collezione reale (oggi al Museo Nazionale Romano) sono confluiti pezzi unici o comunque molto rari. Ciò è avvenuto certamente anche grazie ai privilegi del re perché un normale collezionista - per quanto ricco e potente - non avrebbe mai potuto realizzare qualcosa di simile. Oggi la collezione reale è un patrimonio della Nazione e dobbiamo essere grati a VEIII per averla costruita (e per non averla dispersa quando lasciò l'Italia). In conclusione, separerei la figura politica di VEIII su cui ho un giudizio storico pessimo (indipendente dalla sua altezza perché altrimenti rischiamo di cadere nel "body shaming") rispetto alla sua passione per la numismatica. Quello delle coniazioni "speciali" mi sembra una mancanza di stile che però non deve farci dimenticare la grande e vera passione ed il patrimonio di conoscenze e di rarità numismatiche che VEIII ci ha lasciato.
    1 punto
  38. DE GREGE EPICURI Oggi desidero mostrarvi questo follis di Costanzo Cloro, insolito anche se non raro. E' piuttosto pesante, 9,58 g. per 28 mm, emesso dalla zecca di Cartagine (in esergo, anche se non leggibilissimo, dovrebbe esserci PKT). Al D, CONSTANTIUS NOB CAES. Al R, la scritta è: FELIX ADVENT AUGG NN, con una H nel campo. La figura è quella dell'Africa (o forse di Cartagine), con zanna di elefante nella sinistra e ventilabro nella destra, a significare l'abbondanza di cereali (la stessa figura è associata altre volte a legende diverse.) Questa potrebbe forse riferirsi all'arrivo in Africa di uno od alcuni tetrarchi? Non sono riuscito ad appurarlo. Penso si tratti del RIC VI, 24a.
    1 punto
  39. Ciao, bello il tuo follis prima tetrarchia! qualche tempo fa avevo fatto una piccola ricerca da cui era nata una discussione che ti allego, magari può esserti utile: Buona serata. Stilicho
    1 punto
  40. Forse intende: Originale Falsa! O meglio Falsa originale.
    1 punto
  41. A me più che una fusione, mi sembra un falso antoniniano d'epoca creato (male) usando come tondello i resti di un asse o di sesterzio. Probabilmente i falsari non sono riusciti a scaldare a sufficienza il tondello così che l'impronta è uscita fuori male. Il periodo storico era proprio quello in cui il bronzo usciva di circolazione proprio perchè il valore intrinseco superava quello nominale, e i falsari riciclavano i vecchi bronzi per coniarci sopra antoniniani. Se la mia ipotesi è vera, in questo caso il falsario era alle prime armi.
    1 punto
  42. Salvo imprevisti, sarò a Riccione il 30 e 31 agosto
    1 punto
  43. Ciao. Complimenti per l'articolo. Sono sostanzialmente d'accordo con le Tue conclusioni, salvo per l'ipotizzato numero di esemplari dello scudo del '14 usciti dalla zecca (10.000), in qualche modo finiti nelle mani di alcuni fortunati. L'impressione è che il numero di queste monete assommi al più ad alcune centinaia (forse 400 o 500 esemplari?), considerando che se è vero che nelle aste passano spesso è anche vero che molte di esse sono le stesse monete che ripassano più volte. Non so come Tu lo abbia stimato quel numero ma la sensazione è che se ci fossero 10.000 esemplari "in giro" o comunque nelle collezioni, la moneta non sarebbe così costosa e così ricercata. L'altro aspetto su cui non mi sento di condividere le conclusioni è che una parte cospicua di questi ipotizzati 10.000 esemplari sarebbero ancora tesaurizzati da qualche parte e prima o poi verranno "alla luce". Al riguardo penso che dopo oltre un secolo dalla loro emissione, dopo due conflitti mondiali, dopo 3 o 4 generazioni che si sono succedute agli originari acquirenti, pensare che ancora queste monete continuino ad essere tenacemente tesaurizzate da qualche parte mi pare oltremodo strano e, quindi, poco probabile e credibile. Per il resto, concordo e mi complimento per la ricerca. Contrariamente al Tuo nick....Ti sei applicato eccome!.😎 Saluti. M.
    1 punto
  44. Ho creato una discussione apposita in cui trattare tutte le tematiche di approfondimento storico ed economico che concernono il 5 Lire 1914, come, ad esempio, la circolazione e l'usura che caratterizza alcuni esemplari. Allego il collegamento alla nuova discussione. Qui di seguito si parla solo ed esclusivamente dell'esemplare di @Fastrunner. Grazie!
    1 punto
  45. 238 L'anno dei sei imperatori "Dopo che Massimino ebbe ridotto la maggior parte delle famiglie più facoltose alla povertà, egli cominciò a ritenere che ciò fosse insignificante o poco importante, e non sufficiente a soddisfare i suoi desideri. Così si rivolse al tesoro pubblico e cominciò ad espropriare denaro cittadino, che era stato raccolto per essere distribuito al popolo romano attraverso i congiaria (distribuzioni alimentari e in denaro), oltre a fondi messi da parte per rappresentazioni teatrali e spettacoli." (Erodiano, Storia dell'impero dopo Marco Aurelio, VII, 3.5) I costi crescenti delle guerre, condotte prima lungo il limes renano e poi danubiano, costrinsero Massimino a confiscare nuovi beni anche ai provinciali. Le offerte nei templi, le statue degli dei, gli ornamenti in pubblici edifici e a fonderli in nuove monete al fine di “mantenere la fedeltà” dei suoi soldati con stipendia e donativa. Ciò portò ad un'aperta rivolta anche da parte di provinciali e della stessa plebe locale, i cittadini arrivarono a farsi uccidere piuttosto che permettere che i propri templi venissero profanati. Gli stessi soldati di Massimino iniziarono a mostrare dissenso poiché sapevano che, i loro familiari, rischiavano di essere uccisi dai loro stessi commilitoni in caso di opposizione al nuovo regime imperiale. Nessuno ebbe, però, il coraggio di ribellarsi apertamente fino alla fine del suo terzo anno di regno, era il marzo del 238. Massimino il trace, sesterzio SALVS AVGVSTI Frattanto, lungo il fronte orientale, negli anni 237-238 le città della provincia romana di Mesopotamia, Nisibi e Carrhae, furono assediate e occupate dai sasanidi. Non a caso anche Erodiano suggerisce che i sasanidi rimasero tranquilli per tre o quattro anni dopo le campagne di Alessandro Severo del 232, il cui esito finale fu assai incerto per le due parti. All'inizio del 238 (all’incirca a marzo), nella provincia d'Africa, l’estorsione di un funzionario del fisco (il Procurator Augusti del distretto di Cartagine) che per mostrarsi zelante a Massimino, attraverso una sentenza, comprata in una corte corrotta, contro proprietari terrieri locali, accese una rivolta generale nell'intera provincia. I proprietari terrieri armarono i loro "clienti" e contadini, oltre ad alcuni militari e, prima uccisero il funzionario corrotto e poi presero Tisdrus (l'odierna El Djem) e proclamarono imperatore il governatore della provincia africana, Gordiano I (all'epoca ottantenne). Quest'ultimo, anche se inizialmente non voleva indossare la porpora imperiale, tanto da essere stato minacciato con le armi nel caso non avesse accettato, in seguito accettò il titolo di Augusto insieme al figlio, Gordiano II, nella città di Tisdrus. Poi decise di inviare alcuni ambasciatori a Roma per trovare consensi (tra cui il futuro imperatore Valeriano), e dispose di occupare la stessa Cartagine. Gordiano I, sesterzio SECVRITAS AVGG Poco dopo il prefetto del pretorio di Massimino, Vitaliano, veniva ucciso a Roma da alcuni sicari li inviati da Gordiano I; molti amici di Massimino furono messi a morte (tra procuratori e magistrati), compresi molti innocenti, come pure il Praefectus Urbi Sabino, ucciso dalla folla in una sommossa. Il Senato di Roma riconobbe, quindi, i due nuovi imperatori come Augusti (promettendo, addirittura, al nipote tredicenne Gordiano III, pretura, consolato e titolo di Cesare), dichiarando Massimino hostis (nemico dello stato) e chiedendo, infine, l'aiuto di tutte le province affinché combattessero per la comune salvezza e libertà, ricevendo la quasi totale adesione, con la messa a morte di numerosi funzionari, amici, generali e militari fedeli a Massimino. Le onorificenze militari di quest'ultimo vennero, inoltre, revocate, il suo nome e quello di suo figlio furono cancellati dalle iscrizioni e dai papiri, le sue statue abbattute e i dipinti celebranti le sue vittorie sui germani, che adornavano la Curia, furono staccati e bruciati. Massimino, venuto a sapere di questi eventi, preferì riflettere per un paio di giorni con i suoi consiglieri, piuttosto che reagire in modo irrazionale. Poi decise di marciare verso l'Italia con l'intero suo esercito e alcuni contingenti di mauri, galli e alleati germani appena sottomessi, dopo aver fatto alle truppe un nuovo donativum. E prima di partire pronunciò questo discorso alle truppe schierate: "Sono sicuro che ciò che vi sto dicendo sarà per Voi [soldati] incredibile e inaspettato. Secondo me ha dell'incredibile, come pure appare ridicolo. Qualcuno sta levando le armi proprio contro di Voi e il vostro coraggio. Ma non i germani, che avete sconfitto in molte occasioni, neppure i sarmati, che regolarmente hanno chiesto la pace. I persiani dopo la loro recente invasione della Mesopotamia, sono ora calmi e contenti dei loro possedimenti. Il fatto che stiano in queste condizioni, è dovuto alla vostra reputazione per il coraggio con cui combattete, oltre all'esperienza del mio comando, quando fui comandante delle legioni che si trovano lungo il fiume [Eufrate]. Non sono quindi loro, ma i Cartaginesi che sono impazziti. Essi hanno persuaso o forzato un uomo debole e vecchio, che è uscito di senno per la vecchiaia, a diventare imperatore, quasi fosse un gioco in una processione. Ma che sorta di armata hanno messo insieme, quando i littori sono sufficienti a mala pena a servire il loro governatore? Quale sorta di armi utilizzano, non avendo nulla o forse solo le lance utilizzate negli scontri tra gladiatori e bestie? La loro sola esperienza di combattimento è nei cori o nelle battute spiritose o nelle danze. [...] Queste sono le persone contro cui noi dobbiamo combattere una guerra, se "guerra" è la parola corretta per definire ciò. Sono convinto che dovremo marciare verso l'Italia, fino a quando ciascuno di loro non si presenti a noi con un ramo d'ulivo e ci porti i propri figli, chiedendo il perdono e inginocchiandosi ai nostri piedi. Gli altri invece scapperanno, perché sono dei poveri codardi. Io allora distribuirò a tutti Voi le loro proprietà, e voi potrete prenderle e rallegrarvi senza alcuna riserva." (Erodiano, Storia dell'impero dopo Marco Aurelio, VII, 8.4-8) Gordiano II, sesterzio ROMA AETERNA Dopo questo discorso alle truppe, Massimino si mise in marcia per l'Italia, portando con se' anche numerose macchine d'assedio, che però rallentarono non poco la marcia. Ciò lo convinse ad inviare, come avanguardia, le legioni pannoniche, affinché cominciassero ad occupare le prime postazioni in Italia, mentre la grande armata stava sopraggiungendo. Le unità pannoniche, non solo negli anni si erano dimostrate a lui estremamente fedeli, ma per prime si erano dichiarate favorevoli alla sua elezione ad Imperatore. Frattanto a Roma il Senato si esprimeva in questi termini, secondo la Historia Augusta: "Il Senato ed il Popolo romano, grazie ai principi Gordiani, avendo deciso di liberarsi da quella belva ferocissima [di Massimino], augurano ai proconsoli, governatori, legati, generali tribuni, magistrati, singole città, municipi, fortezze, villaggi, castelli quella prosperità che ora stanno cominciando a godere. Grazie al favore degli dei, abbiamo avuto quale imperatore il proconsolare Gordiano, uomo integerrimo e senatore di grandi principi morali, a cui abbiamo conferito il titolo di Augusto, non solo a lui ma anche al figlio, nobile e giovane Gordiano, a ulteriore protezione della Repubblica. Ora a voi sta dare il vostro assenso alla lotta per la salvezza della Repubblica, per impedire ogni scelleratezza e difenderla da quella belva e dai suoi amici, ovunque essi siano. Noi abbiamo dichiarato Massimino e suo figlio nemici pubblici (hostis)." (Historia Augusta - I due Massimini, 15.6-9) La rivolta in Africa fu il risultato di un episodio non programmato. Il comandante di una parte della Mauretania, chiamata Numidia, il senatore Capelliano, fedele a Massimino, sbaragliò prima le milizie di Gordiano II che morì nel corso della battaglia di Cartagine, poi indusse il padre, Gordiano I, a togliersi la vita impiccandosi, ponendo così fine alla loro rivolta. Allora Capelliano, risultato vincitore in nome di Massimino, mise a morte tutti coloro che avevano appoggiato Gordiano I in Africa, distrusse città, saccheggiò templi, distribuì ai suoi soldati i dona votiva, fece quindi strage tra la plebe cittadina e la nobilitas delle città. Si preparava, infine, ad assumere il potere imperiale, nel caso in cui Massimino fosse morto. Intanto Massimino, preso da una terribile collera contro il suo stesso figlio Massimo, il quale, a suo tempo, si era rifiutato di recarsi a Roma, lasciando così ai senatori mano libera nella capitale, decise di marciare con le sue legioni pannoniche sulla "città eterna", dopo aver distribuito un nuovo e ricco donativum ai suoi soldati. Temendo ora la naturale reazione di Massimino, che si stava preparando per una marcia contro Roma, ora che i due Gordiani erano morti, i senatori decisero di continuare la resistenza eleggendo co-imperatori ed Augusti due di loro, Pupieno (che era stato praefectus Urbi) e Balbino (tardo aprile, inizi di maggio 238). Tuttavia una fazione a Roma preferì il nipote di Gordiano I, Gordiano III, tanto che ci furono duri combattimenti nelle strade di Roma: Balbino e Pupieno accettarono, allora, di proclamare il giovane Gordiano III Cesare. Balbino, sesterzio PROVIDENTIA DEORVM I tre avversari di Massimino potevano contare su milizie formate da coscritti e da gruppi di giovani, mentre l'imperatore aveva a propria disposizione un grande esercito che veniva da anni di guerre. Massimino, avendo ormai capito, che l'odio che il Senato di Roma aveva nei suoi confronti "non avrebbe avuto più fine”, decise di marciare rapidamente su Roma per spazzare via i suoi oppositori. Giunto in prossimità di Emona, pensava di trovarvi un esercito pronto a combatterlo, e invece, scoprì che tutti gli abitanti della regione si erano ritirati in città, portando via tutto ciò che poteva fornire vettovagliamento per il nemico. Ciò generò i primi malcontenti tra i suoi soldati, inizialmente contenuti in silenzio, poi sfociati in contestazioni verso il loro comandante. Molti affermano che Massimino trovò invece Emona, vuota e priva di ogni genere alimentare, poichè ogni cosa era stata distrutta preventivamente dagli abitanti, che poi avevano abbandonato la città. Massimino se ne rallegrò, credendo che l'intera popolazione fosse fuggita al suo arrivo. Dopo aver soggiornato una notte, si rimise in marcia e passò le Alpi, senza incontrare alcuna opposizione. Pupieno, sesterzio PAX PVBLICA Quando l'esercito di Massimino giunse in vista di Aquileia, posta all'incrocio di importanti vie di comunicazione e deposito dei viveri e dell'equipaggiamento necessari ai soldati, la città chiuse le porte all'imperatore, guidata da due senatori incaricati dal Senato, Rutilio Pudente Crispino e Tullio Menofilo, i quali disposero molti uomini armati lungo l'intero percorso delle mura, che nel frattempo erano state rinforzate. Massimino prese allora la decisione a lui fatale: invece di scendere rapidamente sulla capitale con un contingente, mise personalmente sotto assedio la città di Aquileia, permettendo ai suoi avversari di organizzarsi: Pupieno, a cui era stata affidata la conduzione della guerra raggiunse Ravenna, da cui diresse la difesa della città assediata. Balbino era preposto alla difesa di Roma, dove fronteggiò una rivolta cittadina. Sebbene il rapporto di forze fosse ancora a vantaggio di Massimino, il difficile e prolungato assedio che si protraeva senza risultato, malgrado ci fosse stato un segnale di cedimento, poi rientrato, da parte della popolazione della città ad arrendersi, la penuria di viveri e la rigida disciplina imposta dall'imperatore (portando anche all'assassinio di alcuni generali delle legioni pannoniche), causarono l'ostilità delle truppe verso l'imperatore. Si aggiunga il fatto che il Senato di Roma aveva inviato, ex-pretori ed ex-questori, in tutte le città dell'area intorno ad Aquileia, per predisporre ovunque misure di sicurezza atte a difendere ogni cosa da possibili attacchi di Massimino, tanto che quest'ultimo si trovò nella posizione critica di essere egli stesso assediato, con l'intero mondo romano ostile. I soldati della Legio II Parthica (solitamente di stanza nei castra Albana), presi dal timore, verso mezzogiorno, durante un momento di pausa del combattimento, strapparono le sue immagini dalle insegne militari, per segnalarne la deposizione, poi lo assassinarono nel suo accampamento, assieme al figlio Massimo, mentre i due erano coricati sotto la tenda (10 maggio 238). Poi infilate le loro teste in cima a delle picche, ne fecero mostra agli Aquileiensi. "[...] lo stesso Massimino, quando si trovò abbandonato e vide il figlio ucciso sotto i suoi occhi, si diede la morte con la propria mano, affinchè non gli toccasse in sorte una morte indegna di un uomo." (Historia Augusta - I due Massimini, 32.5) Secondo, invece la versione Zosimo, una volta che Massimino si accorse di essere in grave pericolo per la sua vita: "[...] Massimino, condusse il proprio figlio come supplice, davanti ai soldati, pensando che la sua giovane età sarebbe stata sufficiente a cambiare il loro odio in compassione. Ma i soldati assassinarono con grande ferocia sia il ragazzo, sia subito dopo Massimino. Uno di loro si fece avanti e gli staccò la testa [di Massimino] e la portò a Roma, come evidente segno di vittoria." (Zosimo, Storia nuova, I, 15.1-2) Massimo, sesterzio PIETAS AVG A Roma allora vennero subito abbattute le sue statue ed i suoi busti, mentre il suo prefetto del pretorio fu assassinato assieme ad altri suoi amici. Poi le teste dei due ex-sovrani, padre e figlio, furono inviate nell'Urbe, mentre i loro corpi furono mutilati e dati in pasto ai cani. Il Senato elesse imperatore il tredicenne Gordiano III e ordinò la damnatio memoriae per Massimino. "Questa fu la fine dei Massimini, degna della crudeltà del padre, ma ingiusta nei confronti della bontà del figlio. La loro morte suscitò grande gioia tra i provinciali, e profondo dolore tra i barbari." (Historia Augusta - I due Massimini, 24.1) Gordiano III, sesterzio IOVI STATORI Pupieno e Balbino sconfissero Massimino Trace principalmente grazie alla diserzione di alcune legioni, in particolare della Legio II Parthica, che assassinò Massimino. Il regno di Pupieno e Balbino fu minato fin dall'inizio da ribellioni popolari, dal malcontento nelle legioni ed anche da un enorme incendio che divorò Roma nel giugno del 238. Il 29 luglio Pupieno e Balbino furono uccisi dai pretoriani e Gordiano III, giovanissimo, fu proclamato imperatore, riconosciuto anche dal Senato. In suo onore furono organizzati gare sceniche e ginniche. Pupieno e Balbino furono colpiti dalla damnatio memoriae; le famiglie senatorie che erano state al potere sotto la dinastia dei Severi mantennero i propri posti e detennero il potere effettivo, controllando, di fatto, il giovanissimo imperatore. (Liberamente tratto dalla Wikipedia, immagini acsearch) Ave! Quintus
    1 punto
  46. Si, non è necessario acquistare anche la rivista. Mi sono accorto solo ora che nel titolo ho scritto “inserimento” anziché “inserti”, se un curatore potesse cambiare il titolo. Grazie.
    1 punto
  47. Ma esiste anche con torrette normali? cioè hai una variante della variante?... Scusa per le domande ma ultimamente mi incuriosiscono tutte queste varianti sulle piastre di Ferdinando II, alcune le considero più varietà che variante però sono comunque interessanti...
    1 punto
  48. Sono il lascito ai miei nipoti, vecchio collezionista come me… dico sempre una cosa, i soldi vanno e vengono, queste no
    1 punto
  49. Buonasera, innanzitutto complimenti a @santone per l'interessante articolo che hai scritto, non avevo notato questa anomalia nel millesimo 1842. Tornando al fatto dell' “aquila sdoppiata” nel martoriato stemma di Aragona, cerco di sintetizzare quali potrebbero essere le cause: 1- Ribattitura involontaria: l'incisore con il piccolo punzone diede 2 colpi al conio madre ( magari era anzianotto oppure aveva appena festeggiato con gli amici della Zecca ) 2- Ribattitura volontaria: voleva lasciare un segno di riconoscimento del proprio operato ( sappiamo tutti che in caso di problemi era preferibile essere identificato per essere scagionato ) 3- Punzone deformato e/o malformato: In questo caso però le due aquilette dovrebbero essere uguali e sdoppiate, cosa che non è. Negli esemplari che ho visto esiste una netta prevalenza di aquiletta sdoppiata a sinistra rispetto a quelle con sdoppiatura bilaterale o solo a destra. Anche in questo caso è un particolare difficilmente spiegabile (se non con il fatto dell'ipotesi al punto 2). Ciao @Releo, definire "variante" un particolare che esula da un ipotetico "modello base" della Piastra. può starci ma in senso lato, per il fatto che nella monetazione della Zecca di Napoli è praticamente impossibile definire un modello standard e quindi quali sono le Varianti? In questo caso non sono daccordo. Le Aquile Capovolte hanno un significato storico e araldico ormai palese ed accettato da tutti. Nel caso delle "Aquile sdoppiate" sarà difficile ( in mancanza di documenti ) comprendere se abbia una valenza storica. Concludo inserendo 2 monete con l'anomalia segnalata da @santone Ex Ranieri - Asta 6 - Lotto 674 Ex VL Nummus Asta 16 - Lotto 1885 Saluti, Beppe
    1 punto
  50. Salve. Ringrazio Raffaele per avere portato sul forum l'argomento riguardante le ribattiture sulle piastre 1842. Gliene avevo parlato in privato qualche settimana fa, ma, di mia iniziativa , non mi sarei mai esposto a parlarne in questa sede. Non sapevo che un esperto come Santone si fosse interessato alla questione. Mi fa piacere, perché pensavo di essere ancora preda delle solite allucinazioni numismatiche. Seguo queste particolari aquilette da molto tempo ed ho sempre nutrito dei dubbi (come, mi sembra, accada anche per Santone), sulle origini e sul ruolo da attribuire alle ribattiture di cui sono portatrici. Sono ribattiture dovute a scivolamento o malfunzionamento del conio? A casualità o ad errore? Mi pare alquanto difficile! E se fossimo, invece, di fronte ad una nuova variante? Esse coinvolgono solo le aquilette e, secondo me, non sono utilizzate per una correzione delle aquilette sottostanti, già disposte a regola e in modo conforme rispetto a quanto avviene in tutte le infinite altre piastre 120 grana di Ferdinando II, senza, quindi, alcun bisogno, di una rivisitazione. Sono nitide e definite e si trovano solo in rarissimi esemplari del 1842 o del 1844. Si ripete un po' quanto avviene nelle piastre 1834 aquile capovolte, con aquile sì capovolte, ma ribattute "sempre" su altre in posizione del tutto normale. Nel nostro caso, invece, abbiamo aquile normali ribattute su altre normali. Che sia tutto "voluto" in ambedue le circostanze? Che si miri a "segnare" le monete e che sia sbagliato e riduttivo parlare di una semplice ribattitura? Posto 3 mie monete, due del 1842 ( la prima delle due é quella passata di recente all' asta 66 di Artemide ), la terza é del 1844. Non sono riuscito a trovarne altre. Ringrazio Santone e Raffaele. Saluti.
    1 punto
Questa classifica è impostata su Roma/GMT+01:00
×
  • Crea Nuovo...

Avviso Importante

Il presente sito fa uso di cookie. Si rinvia all'informativa estesa per ulteriori informazioni. La prosecuzione nella navigazione comporta l'accettazione dei cookie, dei Terms of Use e della Privacy Policy.