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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 06/22/24 in tutte le aree

  1. Buonasera, recentemente ho aggiunto in collezione un Follis di Galeria Valeria, il primo di questa Augusta, ha un bel modulo a mio avviso peccato che non riesca a fare delle foto che facciano risaltare la patina. Non vorrei perché non ho usato il mio solito panno rosso. Riporto un po' di notizie prese come al solito da Wikipedia. Galeria Valeria (... – Salonicco, 315) era figlia dell'imperatore romano Diocleziano, seconda moglie dell'imperatore Galerio, nonché Augusta. Galeria Valeria era figlia di Diocleziano e Prisca e sposò Galerio nel 293, quando suo padre lo elesse cesare per l'Oriente. Questo matrimonio, chiaramente organizzato per rafforzare i rapporti tra i due imperatori, richiese che Galerio divorziasse dalla sua prima moglie, di cui si ignora il nome. Il padre diede alla figlia il titolo di Augusta per evidenziare la preminenza di Galerio tra i tetrarchi e il titolo di mater castrorum (madre degli accampamenti) nel novembre 308. Probabilmente sterile, Valeria non diede figli a Galerio, per cui decise di adottare come proprio il figlio di una concubina di suo marito, di nome Candidiano. Valeria simpatizzava con i cristiani, mentre suo marito li perseguitava. Quando Galerio morì, nel 311, Licinio divenne imperatore, e gli furono affidate Valeria e sua madre Prisca. Le due donne, comunque, furono costrette a sacrificare agli dei e fuggirono da Licinio, molto interessato a sposare Valeria, per mettersi sotto la protezione di Massimino Daia, già sposato, la cui figlioletta venne promessa in matrimonio a Candidiano. Poco tempo dopo però anche Massimino Daia, volendo rafforzare la sua posizione al potere e impadronirsi dell'eredità di Galerio, propose a Valeria di sposarlo, promettendole che avrebbe divorziato dalla prima moglie. Narra il retore Lattanzio nel De mortibus persecutorum che Valeria indossava ancora le vesti nere del lutto per Galerio e dignitosamente rifiutò le proposte di matrimonio di Massimino, grazie alla libertà che come augusta e figlia dell'imperatore poteva permettersi: le sue argomentazioni furono che era ancora in lutto; che l'ex marito che era stato padre (adottivo) di Massimino, quindi il legame appariva quasi incestuoso; che era riprovevole ripudiare una moglie fedele e un tale marito avrebbe fatto lo stesso con lei alla prima occasione; infine che un'augusta prendesse un secondo marito era cosa contraria agli usi e senza precedenti. Massimino si infuriò contro Valeria, ma non osava ucciderla, per cui la punì indirettamente, facendo condannare a morte tre nobili matrone sue amiche con false accuse di adulterio. Poi la fece arrestare e confinare in Siria, confiscando le sue proprietà. Valeria tuttavia riuscì con dei messi ad avvisare il padre della sua situazione, chiedendo aiuto. Diocleziano inviò a più riprese dei legati, ma le sue richieste di riscattare la figlia non vennero ascoltate da Massimino. Alla morte di Massimino, Licinio decisa di avviare una purga dei possibili rivali, per cui fece assassinare Candidiano, nipote di Diocleziano, a Nicomedia e ordinò la pena capitale per Valeria. La donna fuggì, nascondendosi in varie provincie per più di un anno, mascherata da plebea, finché non fu trovata a Tessalonica; fu catturata assieme alla madre Prisca. Le due donne furono portate, tra la compassione della folla, fino alla pubblica piazza, dove vennero decapitate. I loro corpi furono gettati in mare. Di seguito la classificazione della casa d'Aste. Galeria Valeria (Augusta, AD 293-311). Æ Follis (24mm, 7.2g). Antioch mint, 3rd officina. Struck under Galerius, circa late AD 308. Draped bust right, wearing stephane. R/ Venus standing left, holding up apple and raising drapery over shoulder; –|(crescent)/Γ//ANT•. RIC VI 98. Saluti Alberto
    5 punti
  2. Incatena l'amore alla fedeltà. La fedeltà è legata strettamente con l'amore. Citazione che troviamo al D/ di un esemplare di Osella di Murano dell’anno 1679 con provenienza asta Negrini, giugno 2024, lotto 947. Ricordiamo dal CNI: “Non si conosce l'epoca precisa in cui la Repubblica di Veneria abbia concesso alla Comunità di Murano di poter fare coniare, nella vecca di Venezia, un limitato numero di oselle, secondo le consuetudini. La più antica osella conoscinta risale al 1581; però risulta che anche prima se ne sono battute e lo Zanetti ritiene che qualche anno dopo il 1521 i Muranesi abbiano ottenuto siffatto privilegio. A Murano le oselle venivano donate. Dopo il 1581 vi è un'interruzione di quasi un secolo fino al 1673, in cui si riprende la battitura delle oselle, procedendo con brevi intervalli fino al 1796. Le oselle di Murano, per metallo, peso e valore erano simili a quello di Venezia ed al pari di esse avevano corso quale moneta.” Osella coniata sotto il dogato di Alvise Contarini.
    4 punti
  3. Un aspetto molto insolito per un follis ufficiale , e se fosse dovuto alla tecnica di produzione dei tondelli, non so spiegarmi perché il metallo in eccesso copra una zona incisa (il cerchio della perlinatura) Potrebbe essere un falso d’epoca, fatto ad esempio con uno stampo in terracotta simile a quelli venduto alcuni anni fa dalla CNG, fra cui 3 esemplari alessandrini per Galeria Valeria: Dopo la tetrarchia questo metodo di contraffazione diventa molto più raro, i falsi generalmente vengono coniati e non più fusi.
    3 punti
  4. Un po' di monete Americane.
    2 punti
  5. Buona sera, interessante moneta. Le monete in questione furono coniate dopo la conquista della Sicilia di Enrico di Svevia in sostituzione di monete del tutto simili in diametro e aspetto coniate sotto i re normanni. Tali monete vengono generalmente denominate frazioni di Dirham, anche se in realtà non si capisce bene di quale nominale si tratti. Il peso di questo nominale sotto i normanni è generalmente intorno ai 0.45 g per circa 10 mm di diametro. La moneta è in mistura di argento Sotto Enrico questo nominale, evidentemente apprezzato dalla popolazione fu coniato abbondantemente. A una prima produzione del tutto simile a quella normanna, 0.4- 0.45 g di peso per 10 mm di diametro (ma meno di 1 mm di spessore) in mistura si assiste ad un progressivo scadimento della mistura di argento che viene compensato con un forte aumento di peso. Il peso aumenta perchè aumenta lo spessore, che supera i 2 mm, come in questo esemplare. Gli ultimi esemplari coniati salgono di peso in maniera consistente e superano il grammo. Io ne posseggo 2: una di dimensioni e peso standard e uno di 1,12 g. Questo da 1,59 g è in effetti il più pesante di cui ho contezza. Si era fatta una discussione sull'argomento qualche anno fa, che tra l'altro sarebbe bello riprendere, in cui ho anche inserito una foto dei miei esemplari.
    2 punti
  6. Ragazzi grazie a voi che dimostrate interesse, il mio scopo e' stato fin dall'inizio quello di divulgare questa materia. Dare le chiavi per capirla crea altri filatelisti, accresce l'interesse per un sano studio e divertimento. Solitamente i collezionisti con esperienza quando devono spiegare una cosa o gli viene posta una domanda, hanno sempre quell' atteggiamento poco chiaro del "dico e non dico", ...impauriti di crearsi rivali che andranno a sottrargli i tesori di pulcinella.. ...questo perché si "riduce" questo hobby a business.
    2 punti
  7. Ciao, testone giubilare di Clemente VIII (Munt. 13). Autentico, fortemente tosato (il peso regolare dovrebbe essere tra 9.30 e 9.40 grammi) e con segni piuttosto evidenti di corrosione: questi potrebbero essere anche legati a conii logori per usura o a lavaggio aggressivo con qualche acido. Ti allego due esemplari molto simili al tuo per aspetto generale e peso. Michele
    2 punti
  8. Sono molte, per fortuna, le monete che esistono e non sono segnalate sui cataloghi od in pubblicazioni, solo per le Savoia tante esistenti sul nostro catalogo non sono state inserite nel volume del Cudazzo che dovrebbe essere il più aggiornato.. Come mai sia possibile ha molte spiegazioni, l'importante è che fra tutti i collezionisti si tenga memoria di queste mancanze. Anche questo è numismatica!
    2 punti
  9. Cari tutti, di recente, sono venuto in possesso dell’esemplare in oggetto che presenta al R/ lo stemma coronato entro un cerchio perlinato. E’ proprio la presenza del cerchio perlinato che renderebbe l’esemplare non solo molto raro ma forse anche inedito. L’occasione è quindi di condividere con voi questo nuovo ingresso e magari leggere qualche vostra osservazione e/o informazione al riguardo. Grazie e saluti. Ringrazio @anto R
    2 punti
  10. Perché oramai lo sanno anche i sassi che scrivere "perito Giuseppe Graziano" su una moneta equivale a scrivere "ciao, sono una moneta falsa in una falsa perizia a nome di un perito falso"
    2 punti
  11. Giusto per rendere l'idea...
    2 punti
  12. Buongiorno a tutti, ho fatto il mio primo acquisto di una serie di francobolli che mi piaceva e mi sembravano ben centrati, spero di non aver speso troppo 🙂. I francobolli sono tutti linguellati tranne uno (quello da 1 lira) che è integro. Chiedo un parere ai più esperti @PostOffice e a tutti quelli che vorranno intervenire. Grazie
    1 punto
  13. A Taranto mercoledì 26 giugno presentazione dell’importante e interessante libro edizioni D’Andrea, con relatori illustri !
    1 punto
  14. Salve condivido immagini di una cartolina di Trieste viaggiata. Molto bella a colori nonostante il periodo. Chiedo ai più esperti maggiori informazioni in generale sull’oggetto. Ringrazio in anticipo
    1 punto
  15. Complimenti Alberto,gran bella monetina,il ritratto è bellissimo... Stai solo attento a quelle fiorescenze verdi, potrebbe essere cancro del bronzo...
    1 punto
  16. Non vorrei rovinare l' entusiasmo per l' acquisto dando un valore, ma visto che lo chiedi credo ti possa servire. Il 30c linguellato non lo pagherei di piu' di 10€.. gli altri due linguellati e difettosi non più di 5€ l'uno. Inoltre, .. bisognerebbe capire visto che non hai postato il dietro se la linguella e' ancora in loco o e' stata tolta lasciando traccia della stessa. Sembra una cosa secondaria ma non lo e'.
    1 punto
  17. L' approfondimento di @caravelle82 sulla cartolina e' corretto, ed e' corretta l' osservazione di @Ptr79 circa l' annullo.. in effetti manca qualcosa.... SEGUE............
    1 punto
  18. La tua ipotesi è valida, ma naturalmente non lo potremo mai sapere con certezza Il francobollo è il valore da 10 lire della serie Italia al Lavoro, emessa nel 1950 e composta da 19 valori, ognuno dedicato a un mestiere tipico di una regione italiana. I valori sono soltanto 19 e non 20 perché il Molise è diventato regione autonoma solo nel 1963, qui infatti condivide con l'Abruzzo (meglio "gli Abruzzi") il valore da 6 lire https://www.ibolli.it/php/ems-italia-306-Italia al lavoro.php petronius
    1 punto
  19. e siamo sempre al solito discorso: comprare per puro spirito collezionistico non è previsto, dobbiamo per forza comprare perché speriamo di guadagnarci, e vabbè...
    1 punto
  20. Bravo @caravelle82 qui bisogna che impariamo ,che se @PostOffice va in ferie siamo in crema....💩🤣🤣🤣
    1 punto
  21. Parte I Parte II
    1 punto
  22. Ciao @Stilicho , poni osservazioni giustissime e competenti . Per la prima parte del tuo intervento la casa d' asta infatti scrive genericamente AE (bronzo) con peso di 9,63 grammi il che riconduce la moneta piu' ad un Asse piuttosto che a un Dupondio . Di contro la moneta che ho postato nella risposta n° 4 , presa dal RPC 517 ha un peso di 20,40 grammi , quindi compatibile con un Dupondio (ma anche con un Sesterzio) , il RPC 517 lo riporta come Dupondio (credo che tutta la monetazione in bronzo di Augusto faccia riferimento ai tre moduli A-D-S , esclusivamente in base al peso piuttosto che alla composizione delle monete) Di conseguenza la moneta di Deamoneta pesando solo 9,63 grammi si puo' ascrivere ad un Asse . Per quanto riguarda la composizione mineralogica della moneta , cioe' se composta di solo Rame oppure di Rame e Zinco (oricalco) , concordo con te quando scrivi che le nostre conoscenze , sulla Storia romana e in particolare sulla monetazione , presentano punti ancora poco chiari . Nel caso specifico l' Oricalco , gia' conosciuto in Grecia fin dal V secolo a.C. , fu introdotto costantemente da Tiberio , prima di lui Augusto conio' Oricalco di prova ? come diremmo oggi proof ?
    1 punto
  23. L'unica moneta sabauda che mi viene in mente con quel tipo di croce sono i vari bianchetti, obolo di bianchetto e maglie di bianchetto nei vari duchi, ma al rovescio non mi risulta che finiscano con una S prima della croce... È in condizioni che non facilitano la lettura di quel che si intravede delle legende... difficile venirne a capo.
    1 punto
  24. Basterebbe una serie di monete dedicate ai Papi (una per papa) e può andare avanti decenni...
    1 punto
  25. Sì. Credo che l'abbiano fatto per aumentare l'utilità didattica della cartina, in fondo parliamo di un atlante scolastico. Dato che alcuni paesi reclamano quei territori ma tanti altri sono contrari alle rivendicazioni si è arrivato a un compromesso: il Trattato Antartico internazionale oggi in vigore non pretende di annullarle ma le sospende di fatto, permettendo a tutti i paesi del mondo che lo vogliano di aprire basi (solo civili di ricerca) e circolare nel continente senza che nessuno possa impedirlo. Se vuoi sapere più in dettaglio leggi questo:
    1 punto
  26. Molto interessante questa mappa dell'Antartide, graficamente semplice ma che riunisce due elementi che non si vedono spesso in atlanti relativamente recenti: le rivendicazioni politiche (con gli spicchi segnati sulle carte all'incirca fino agli anni '90, poi levati per non sollevare polemiche visto il trattato internazionale che le "congela") con in più le rotte di alcune delle principali vecchie esplorazioni del continente. E' un'accoppiata comune solo fino agli anni '70 circa.
    1 punto
  27. I miei tre francobolli. 30 centesimi 59 centesimi 1 lira e sopra 50 centesimi
    1 punto
  28. Sulla pagina 10, in cartina politica, è rappresentato il sud della Scozia. Sulla 11 invece, sempre su carta politica, il nord dell'Inghilterra. Nella pagina 12 vi è la cartina (ancora una volta politica) del Galles e del West Midlands. Mentre in quella successiva vi sono (sempre in cartina politica) il sud-ovest dell'Inghilterra e il sud del Galles. Nelle due pagine successive (14 e 15) altre due cartine politiche: la prima dell'est dell'Inghilterra e Midlands e la seconda del sud-est dell'Inghilterra. A pagina 16 troviamo l'ultima cartina del Regno Unito, nella quale viene raffigurata, sempre in modo politico, l'Irlanda del nord. A pagina 17 invece, troviamo tre immagini del Globo Terrestre e le foto dei continenti.
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  29. Quale pensi poteva essere un prezzo onesto?
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  30. La mia è solo un ipotesi
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  31. Buongiorno, piccolo aggiornamento. Ho acquistato un antoniniano con tracce di argentatura di Aureliano. Inoltre ho trovato finalmente un antoniniano di Quieto che faccia da compagnia a quello di Macriano. La moneta viene dagli Stati Uniti tramite privato, e ho pagato 40 euro di tasse doganali che seppure mi rodono è stata una cosa sul momento (caso diverso l'Annibaliano che sono stato una settimana a fare tira e molla con la dogana spagnola). Alla fine tra tasse e altro ho speso la stessa cifra per l'Annibaliano e il Quieto, ma credo che il primo sia leggermente più ricercato del secondo.
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  32. No, no, l'approccio è corretto Buona notte, apollonia
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  33. Ritornando all’esemplare ex #1, in un’asta Nomisma del 2018 era presente uno analogo così descritto: NAPOLI Ferdinando II (1830-1859) 10 Tornesi 1858 - Magliocca 695b; Gig. 209b CU (g 31,70) R Graffi al D/ e colpi al bordo. E' l'interessante variante in cui tutte le V del diritto sono state inspiegabilmente rese con delle A rovesciate. https://nomisma.bidinside.com/it/lot/565890/napoli-ferdinando-ii-1830-1859-10-tornesi-/
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  34. “Pagani [1982, pp. 16-17, nn. 248, 250, 254, 258-260, 266], ripreso poi da altri autori, cataloga le seguenti monete, riprendendole dal Dotti, Rolla [1927, pp. 47, 51, nn. 184-185, 187, 189-191, 297], che non cita alcuna fonte e verosimilmente si rifà ai quantitativi indicati da Carboneri [1915b, pp. 862-867, tab. B]: 5 lire 1840 Torino (49.896 pezzi coniati), 5 lire 1841 Torino (14.873 pezzi coniati), 5 lire 1843 Torino (36.524 pezzi coniati), 5 lire 1845 Torino (42.151 pezzi coniati), 5 lire 1846 Genova (263.761 pezzi coniati), 5 lire 1846 Torino (46.333 pezzi coniati) e 5 lire 1849 Torino (102.667 pezzi coniati). Tutte queste monete non sono state catalogate né da Promis [II] né dal CNI [I]; inoltre, di queste monete non si conosce alcun esemplare e si ritiene che i quantitativi di produzione segnalati da Carboneri [v. supra] siano stati usati per coniare, in quegli anni, monete da 5 lire in argento con date differenti.” https://catalogogigante.it/monete-italiane/regno-di-sardegna/carlo-alberto-di-savoia-1831-1849/5-lire-scudo-sannitico-4-tipo-37-mm-24.72-25.03-g-ag/moneta?mpe=1&aal=1-6-294-0&tip=294-99-4-1498-2&cnu=966
    1 punto
  35. Complimenti Massimo @Scudo1901. E’ sempre bello leggere i tuoi traguardi, soprattutto perché sono ben finalizzati al raggiungimento di precisi obiettivi.
    1 punto
  36. Vi arrendete? Europa (nazione ampiamente rappresentata in questa discussione) fine XIX sec. orientamento banconota Bel biglietto...
    1 punto
  37. Vittorio Emanuele II, 1865, 20c su 15c azzurro, soprastampa bruna a ferro di cavallo..ed e' per questo che verrà soprannominato "ferro di cavallo". Il francobollo fu soprastampato come provvisorio per la nuova tariffa interna. Questo francobollo ha tre varianti, il tuo appartiene al 2°tipo quello di piu' valore peccato sia decentrato verso dx in basso ma e' una cosa comune per queste emissioni. Questa è la filigrana a corona, notare come si distingue bene su sfondo nero sul tuo esemplare. Furono stampati a Londra dalla tipografia De la Rue . E' quotato. Se mi viene in mente altro faccio seguito. Non e' un brutto esemplare per niente.
    1 punto
  38. in tanto tempo che seguo questa monetazione non mi era mai capitato di vederne una così.. per cui mi sono sentito quasi obbligato a prenderla nonostante ne avessi già una
    1 punto
  39. Buon Giorno, ricordando che si stanno avanzando ipotesi, che anche se logiche e verosimili, ipotesi di studio restano, abbiamo notizie, da vari documenti di Firenze, relative a Fiorini coniati fuori dalla Zecca. Questo è un dato di fatto. Possiamo supporre con un certo grado di certezza che una parte di queste imitazioni fossero da imputare a chi per risparmiare sui costi della Zecca faceva riferimento a “operatori” con costi più bassi per monetare il proprio oro, una ulteriore fonte da non dimenticare riferita a Opizzino Spinola con i suoi collegati, ed eventuali “eredi”, titolare (lo Spinola) di un diritto imperiale a coniare Fiorini e per la restante parte a chi per i più vari motivi sfruttava la fama di Firenze. Le imitazioni, se corrette in peso e titolo, ai fini del controvalore non presentavano sostanziali differenze rispetto agli originali, a parità di peso e titolo valevano il loro intrinseco in oro. Il Fiorino è non solo moneta è anche merce (oro, a inizio XIV secolo). Non conosco documenti che possano dipanare nel dettaglio la questione ed è improbabile esistano. Contratti formali che riguardino la consegna di oro da monetare da parte di committenti a opifici per la realizzazione di Fiorini sono difficilmente ipotizzabili. Anticipato questo, ogni “Fiorino” che si allontani in modo significativo da quelli sicuramente di Firenze ci autorizza a dubitare riguardo alla sua effettiva origine. Con riferimento alla imitazione (sempre nel senso della precedente premessa) segno guada (?) dal testo del Dr De Benetti, ne esistono altre più o meno simili, ritengo che la classificazione “geometrico”, che dà comunque una idea dell’aspetto delle raffigurazioni sulla moneta, aggiunga poco ai fini della comprensione. Queste monete vanno classificate per singoli coni o per famiglie di coni, dove con “famiglia” individuerei le monete che originano da una stessa “officina” con punzoni e tecniche di preparazioni dei coni tra loro confrontabili. Riguardo alla possibile provenienza da una medesima officina di produzione, lo escluderei in considerazione dei punzoni usati e dalla tecnica di realizzazione (si confronti il modo di realizzare i volti). Allego anche per questo segno, un originale (asta Lanz 148) che presenta sette “petali” (non saprei come indicarli diversamente) mentre il Bernocchi nelle tavole ne disegna otto, oltre a una ulteriore imitazione dall’asta NAC 44 (anche questa con otto petali). Tutti i MIR 4-54 che ricordo hanno sette “petali”. Un segno simile con otto "raggi" è il sole. Come sempre più si cerca di approfondire l’argomento più interrogativi emergono, potrebbe essere successo che in luogo di fare riferimento a un originale si sia fatto riferimento a una imitazione. In fondo il “problema” delle imitazioni anonime è stato affrontato in tempi relativamente recenti. Cordialità
    1 punto
  40. Certo. I buoni negozi di filatelia possono offrire diverse scelte di qualità per lo stesso francobollo e rilasciare una ricevuta di cosa esattamente si sta acquistando.
    1 punto
  41. Visto che la discussione non è piu' proseguita, mostro per quale motivo i francobolli non sono perfetti e pertanto l' esborso finanziario poteva essere minore. Questi due francobolli purtroppo mancano di un dentino entrambi. L' unico perfetto sembra essere il 30c che è quello che vale di meno. In un negozio queste imperfezioni sarebbero state considerate sul prezzo essendo esemplari non di prima scelta.
    1 punto
  42. La moneta fu emessa a Vienne, nella Gallia Narbonese, su piede romano. Anche queste furono coniate nella Gallia Narbonese, precisamente nella capitale, Narbo, su piede romano: https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G168/1 https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G37/1 E allora? Perché la prima dovrebbe essere "comunque considerata provinciale", e le altre invece sarebbero repubblicane ufficiali? Ora, confronta i tre argenti nell'illustrazione allegata. Tutti e tre sono denarii. Per tutti e tre, il peso medio si addensa attorno a 3,80 g. Tutti e tre sono stati emessi a Bolskan, nome latino Osca, nome attuale Huesca. Sono datati, rispettivamente, circa 150 a.C. (il primo, SNG BM Spain 695-742); circa 80 a.C. (il secondo, SNG BM Spain 743-753); 39 a.C. (il terzo, SNG BM Spain 754-757). La città iberica di Bolskan entrò in orbita romana già dal 205 a.C. e fu definitivamente assoggettata nel 179 a.C. dal pretore Aulo Terenzio Varrone, che le impose il nome latino di Osca. Fu capitale dell'effimero regno di Sertorio (generale romano secessionista), dal 77 al 72 a.C. Una città "romana" a tutti gli effetti, quindi, e giuridicamente ricadente nel più completo imperium esercitato dalla repubblica, e tutte e tre le monete furono battute nel periodo in cui era sotto completo dominio romano. Unica differenza? la legenda, che su tutte e tre porta il nome della città, ma è scritta a caratteri iberici sulle prime due, caratteri latini sulla terza. Ebbene, la terza, e solo la terza, è censita da Crawford come moneta repubblicana: https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G223/1 Conclusione: la differenza fra repubblicana e provinciale in certi casi è, a mio modesto avviso, del tutto formale, per non dire aleatoria.
    1 punto
  43. Purtroppo, comportandosi in questo modo, tendono ad allontanare i collezionisti dato che la situazione sta assumendo un mero scopo speculativo. Ed è per questo che, a mio parere, a lungo andare si rischierà di rimanere...con un cerino in mano :)
    1 punto
  44. Fatta la premessa di cui sopra, e considerato che la moneta è datata al 36 a.C. (e, quindi, non è "imperiale", in quanto precede le riforme introdotte da Ottaviano Augusto che segnano il passaggio al nuovo sistema monetario tipico dell'epoca imperiale), la risposta secca è questa: da un punto di vista formale, è provinciale (in quanto non è censita fra quelle ritenute "ufficiali" dagli studiosi più eminenti); da un punto di vista sostanziale è sicuramente provinciale (fu coniata lontano da Roma, per esigenze locali), ma questo non esclude che sia anche "repubblicana" (proprio perché la repubblica era una struttura a macchia di leopardo, non monolitica, da un punto di vista sia costituzionale sia, per quel che qui interessa, numismatico).
    1 punto
  45. Da SE apollonia
    1 punto
  46. Salve condivido immagine di una busta di famiglia e chiedo ai più esperti maggiori informazioni ringrazio in anticipo
    1 punto
  47. Salve condivido immagino di una busta viaggiata e chiedo ai più esperti maggiori informazioni. Ringrazio in anticipo
    1 punto
  48. Blu....5 anni. Pastore australiano testone e affettuoso
    1 punto
  49. Ipotesi di destinazione Secondo Plinio (N. H., 33, 46) il vittoriato sarebbe stato introdotto come mercis loco, ossia argento a peso, nell'Illirico. La teoria estrapolata dagli scritti di Plinio attualmente tende ad essere screditata; si ritiene infatti che l'associazione con i territori dell'Illirico sia scaturita da un'analogia ponderale con i nominali circolanti in quelle aree, come accade colla comparazione alle dracme padane. Plinio però scrisse la sua opera due secoli dopo l'entrata in circolazione del vittoriato e la sua associazione non appare molto credibile o comunque non verificabile. Patrick Marchetti, studioso belga, ritiene che il vittoriato sia un nominale destinato ad un differente canale di emissione. I Romani lo avrebbero utilizzato, almeno nel corso della guerra annibalica, per pagare gli auxilia. Le truppe straniere infatti ricevevano una paga inferiore rispetto a quella dei legionari e sempre secondo lo studioso belga ad un ausiliario spettava la paga di un vittoriato per 4 giorni di servizio, mentre ad un legionario un denario per il medesimo periodo. Il vittoriato rappresenterebbe dunque "una frode" perpetrata dallo Stato nei confronti degli ausiliari, ma si trattava di una truffa poco evidente in quanto apparentemente questi soldati percepivano lo stesso numero di monete di un legionario. Questa particolare ipotesi risulta incerta principalmente perché si ritiene che gli auxilia, in quel periodo, percepissero la paga direttamente dai governi di origine ma, al tempo stesso, fornisce una verosimile spiegazione sul perché questo nominale fu coniato. Sempre a sostegno di questa ipotesi vi è la corrispondenza tra le aree di circolazione del vittoriato e quelle costituenti il teatro bellico frequentato da queste truppe ed i territori di reclutamento. Un peso e una riduzione ponderale analoghi a quelli del vittoriato si rinvenirebbero nelle dracme dell'Illiria: inizialmente pari a 3 scrupoli sia ad Apollonia che a Dyrrachio, si sarebbero inoltre svalutate, nella prima città, a 2,92 grammi. Su questa base, Thomsen ha ipotizzato che il vittoriato fosse stato dapprima coniato nelle zecche del centro-sud Italia approssimativamente in contemporanea all'introduzione del denario, al fine di disporre di una moneta che, in vista della campagna illirica contro il regno macedone (alleato di Cartagine), rispondesse a una metrica ponderale compatibile con quella dei Paesi in cui si sarebbero svolte le operazioni belliche. Sulla base dei dati di circolazione, F. Barello (Archeologia della moneta. Produzione e utilizzo nell'antichità, Roma 2006, pp. 197-198) propende per l'ipotesi che il vittoriato fosse destinato a fare da aggancio con il sistema monetale dei Celti stanziati nella pianura padana, che utilizzavano, nella seconda metà del III secolo, una dracma al di sotto dei 3 grammi di peso. In questo senso è estremamente significativo il contenuto dell'arbitrato romano (117) tra gli abitanti di Genova (Genuates) e i Viturii Ligurenses (tribù ligure dell'interno), che impose a questi ultimi un tributo annuo di 400 nummi vittoriati, conservato sulla tavola bronzea detta "di Polcevera" (CIL I, 199)[1]. Considerato il basso contenuto d'argento del vittoriato, l'imposizione riportata sulla tavoletta di Polcevera potrebbe essere vista come un tentativo di risparmio di risorse: imponendo il pagamento in nummi vittoriati veniva utilizzata una moneta probabilmente più familiare ai diretti interessati ed al tempo stesso le risorse di argento dell'area di influsso romano venivano in certa misura preservate; quel nominale "povero" avrebbe poi circolato in quelle zone a tutto vantaggio del politicamente sempre più pesante denario di Roma. Per Coarelli (Argentum signatum, 2013) il vittoriato deve essere leggermente precedente al denario (come Thomsen ha dimostrato) e deve quindi incastrarsi fra la fine dell’emissione del quadrigato e la riforma denariale, quindi nell’anno dal 261 al 215. Riduzioni ponderali Mommsen, per primo, evidenziò l'esistenza di due differenti standard di peso per il vittoriato: 3 scrupoli (circa 3,41 g), il primo; 2 e 4/7 di scrupolo (circa 2,92 g), il secondo, con ogni evidenza più recente. Dalle fonti tradizionali sappiamo che nel 217, dopo l'inizio della Seconda Guerra Punica, la lex Flaminia ridusse il peso del denario da 4 a 3 e 3/7 scrupoli (portandolo a g 3,9); si ritiene che la prima riduzione del vittoriato, pari appunto a 1/7 di peso, sia contemporanea, per mantenere invariato il rapporto di 3/4 tra le due monete. Una successiva riduzione subì verso il 104 in seguito alla lex Clodia che ne fissava il peso a g 1,95 rendendolo quindi pari a mezzo denario e portandolo, di fatto, a ricostituire il quinario romano che aveva cessato di esistere colla riforma monetaria del 217. Vittoriati e dracme padane Mommsen (Histoire de la monnaie romaine, Tomo II, Parigi 1870, pag. 99) per primo ha supposto un'influenza ponderale del vittoriato sulla dracma padana. Osserva Pautasso (La monetazione preromana dell'Italia settentrionale, 1966) che la dracma padana, nata sotto l'influenza commerciale di Massalia, perde ben presto ogni relazione con la di originaria ispirazione; può quindi porsi il quesito se il diverso andamento ponderale della monetazione cisalpina possa essere stato determinato dall'influenza del vittoriato, coniato sul piede della dracma focese e destinato al commercio con le regioni adriatiche e ioniche, l'Italia meridionale, la Spagna, la Liguria e la stessa Massalia. I ripostigli forniscono indicazioni contrastanti. Sono pochi i casi di ritrovamenti congiunti di dracme padane e vittoriati e questo farebbe dubitare di un rapporto di coesistenza fra le due monetazioni e di una equivalenza ponderale, finalizzata a semplificare gli scambi. Tuttavia sono ancor più rari, forse inesistenti, i ritrovamenti delle dracme padane con quelle di Massalia, onde si può escludere che fosse Massilia il riferimento ponderale per i popoli padani. Su queste basi, alcuni studiosi escludono una connessione ponderale fra le due monetazioni: i ripostigli attesterebbero un afflusso graduale dele monete romane nelle regioni cisalpine, parallalelo alla crescente influenza commerciale di Roma, per cui la scarsità dei vittoriati (e, soprattutto, dei ritrovamenti congiunti con le dracme padane) dimostrerebbero una loro scarsa penetrazione, imputabile ala fatto che sarebbero arrivati solamente con la fondazione delle colonie, quando ormai erano una moneta in declino. Inoltre, le dracme padane non presenterebbero alcuna riduzione ponderale parallela a quella subita dal vittoriato con la lex Clodia (g 1,95), in un’epoca in cui ormai erano più intensi gli scambi col mondo romano, e ciò attesterbbe una totale mancanza di collegamento ponderale. G. Gorini, invece, ritiene che le monete celtiche del Nord Italia si siano sempre progressivamente adattate al peso del vittoriato e alle sue riduzioni (da 3,41 a 2,92 g e infine a 1,95 g). Infatti, dacendo riferimento alla classificazione del Pautasso, si osserva che i tipi da 1 a 3 (localizzati in area ligure-pedemontana) hanno peso medio di poco superiore a 3 g e possono quindi essere associati ai primi vittoriati (fine III secolo a.C.); presentano inoltre un’escursione ponderale da 3,5 a 2,7 g che potrebbe essere letta in chiave diacronica e giustificarsi con un progressivo adattamento alla prima riduzione ponderale dei vittoriati. I tipi successivi attestano una progressiva diminuzione di peso, anche in questo caso interpretabile come adattamento alla seconda riduzione ponderale del vittoriato: 2,8-2,7 g per il n. 4 (nord-est della Liguria); 2,6 g per il n. 5 (associato ai Salluvi, localizzati nel Ticinese oppure nel sud della Francia); 2,3 g per il n. 6 (Cenomani, tra Brescia e Verona) e il n. 7 (Insubri); 2,25-2,2 g per i n. 9 e 10 (con alfabeto leponzio o nord etrusco). Per il tipo n. 12 (con alfabeto leponzio) è stato ipotizzato uno standard ponderale di 2 g ma, in realtà, queste monete hanno quasi sempre peso inferiore e potrebbero quindi essere allineate ai vittoriati di 1,95 g, di cui peraltro condividono la datazione alla fine del II secolo a.C. Infine, i tipi da 13 a 30 sono quelli presenti nel tesoretto di Serra Riccò, spesso intepretati come mezze dracme od oboli; presentano tuttavia peso da 1,75 a 0,6 g e potrebbero quindi attestare un adattamento agli ultimi vittoriati e ai quinari del I secolo a.C. Zecche militari I vittoriati con simboli e lettere sembrerebbero emessi nell’Italia meridionale: alcuni simboli sembrano infatti adeguarsi a simboli già utilizzati su monete greche (ad esempio, il pentagrammacompare su bronzi di Teanum e su monete puniche del Bruttium) e se ne registra una maggior presenza nei ripostigli[2], rispetto ai vittoriati senza simboli. Il fenomeno potrebbe spiegarsi con la presenza di zecche ausiliarie, forse anche itineranti con l’esercito, operanti in loco per evitare il pericolo di spostamenti di denaro in un territorio altamente insicuro: infatti i vittoriati con simboli, mediamente più leggeri dei vittoriati senza simboli e quindi attribuibili ad anni successivi al 217, sarebbero stati emessi in concomitanza con l’occupazione cartaginese. Anche l’iconografia ne confermerebbe la natura di monetazione militare di guerra, assolvendo a una funzione di messaggio ideologico grazie all’associazione tra la protezione del dio supremo e la vittoria militare. Per altro verso, si registrano rinvenimenti di vittoriati con simboli in Hispania, lungo la direttrice della campagna di conquista finalizzata a tagliare i rifornimenti ad Annibale (in questa regione sarebbe stato emesso il vittoriato con legenda Roma in incuso, considerato tuittavia il più antico e quindi anteriore alla campagna degli Scipioni, e l’unico doppio vittoriato conosciuto). Campana propone di attribuire a zecca ispanica le coniazioni con pentagramma e con bastone (Cr. 105/1 e 106/1). [1] Lastra bronzea su cui è incisa un'iscrizione in lingua latina, che riporta una sentenza emessa dal Senato romano nel 117 in merito ad una vertenza di confini tra i Genuates e i Veiturii-Langenses, due tribù liguri. Fu rinvenuta nel 1506 nel greto del torrente Pernecco a Pedemonte di Serra Riccò da un contadino del luogo, Agostino Pedemonte, mentre era intento a dissodare un pezzo di terreno. La tavola arrivò quindi nelle mani del governo della Repubblica di Genova che ne permise lo studio e la traduzione. Attualmente è custodita nel Museo di archeologia ligure presso la villa Pallavicini di Genova Pegli. La vertenza tra i Genuates e i Veiturii-Langenses riguardava i confini tra alcuni terreni pubblici e terreni privati ed aveva raggiunto momenti di elevata tensione. Essendo il territorio oggetto del dissidio particolarmente delicato perché attraversato dalla via Postumia, i consoli e il Senato, decisero di intervenire direttamente inviando in loco i due magistrati citati nel testo, Quinto e Marco Minucio Rufo, i quali, dopo un'adeguata ispezione del territorio tornarono a Roma ed emisero la sentenza che fu resa esecutiva dal Senato il 13 dicembre dell'anno 637 di Roma (117). Detta sentenza venne incisa su alcune lastre di bronzo, di cui una sola venne ritrovata. [2] Sono però assenti dai ripostigli dell’Italia meridionale (compreso quello di Caltrano, ove sono presenti quasi tutti i tipi di vittoriati con simboli) il vittoriato con crescente (Cr. 57/1) e quello con pentagramma (Cr. 105/1, presente invece nei ripostigli di Pisa e di Fano).
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