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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 06/19/24 in tutte le aree
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Salve. Condivido un 10 tornesi 1858 in cui la V di FERDINANDVS e la V di VTR sono delle A capovolte. Grazie per l'attenzione. Saluti.3 punti
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Buongiorno vi presento questa moneta commemorativa da 5 marchi 1979 in nickel, del centenario della nascita di Albert Einstein. Coniata dalla DDR in 55.000 esemplari (di cui non si conoscono i pezzi superstiti), ma non per la circolazione, celebra il famoso fisico tedesco, benché egli non nacque nel territorio della Germania Est, ma a Ulma, in Baden-Wurttemberg (Germania Ovest). Nella sua impresa di costruirsi un passato, che non aveva e non poteva avere, la Germania comunista celebrò vari personaggi storici tedeschi del passato, nella sua propaganda, cercando di attribuirsi la patente di "germanicità positiva" , in contrapposizione "dell'altra parte", erede, invece, del nazismo e del militarismo tedesco. al dritto: emblema dello Stato al rovescio : Albert Einstein , ritratto in vista frontale , le date 1979-19553 punti
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Grazie @PostOffice per come ti conosco ero sicuro che avresti apprezzato e che avresti dato il giusto rilievo a questa bellissima busta!3 punti
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Dal vecchio piccolo album disperso e ritrovato, una piccola ( 125 x 82 mm ) lettera dal regno Lombardo-Veneto e dal tempo in cui non era ancora diffuso l' uso delle buste . Integra, salvo la chiusura in ceralacca, affrancata con un francobollo ritagliato con margini esigui : interessante il testo, che dice degli sviluppi di una "epidemia" di colera nei territori del Cremasco, in quel lontano Agosto 1855 . Curioso che lo scrivente, in quella già piccola lettera, ci dice di aver inserito una ancor più piccola lettera da consegnare ad altro destinatario .2 punti
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@Vietmimin la questione delle zecche galliche ante Postumus è sempre interessante e controversa... Rimanendo in ambito prettamente gallico, gli inglesi hanno aderito a questa suddivisione E il pre? Gallieno aveva effettivamente due zecche distinte o due officine? Le due zecche si sono riunite poi in due officine in un'unica zecca?2 punti
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Come vi capisco, io ormai ho sforato il 1000, tra libri, riviste e cataloghi, e come arriva il corriere ricevo occhiatacce dalla mia compagna, che mi dice “non abbiamo più spazio, dove li metti ora questi?”. Ma io non mi arrendo e continuò a prendere nuovi volumi, per leggere e godere delle monete contenute in ogni pubblicazione. Resistete, perché la nostra passione, o malattia è duplice, Numismatica associata ai libri. 😂😂😂😂2 punti
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@tonycamp1978 Complimenti per il nuovo acquisto che a me piace anche più di quella che già avevi. Per me invece di lustro ne ha tanto questa moneta. Marco2 punti
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Piacevole serata dove si sono identificate delle monete ed i presenti hanno potuto vedere un bel numero di monete greche, romane e delle monete spagnole coniate nelle zecche del nuovo mondo. Visto che la serata è stata apprezzata replicheremo anche in uno degli appuntamenti di questo autunno/inverno. Dopo la pausa estiva riprenderemo con una interessante conferenza, a metà luglio verrà presentato il calendario degli incontri/conferenze per il periodo settembre/dicembre 2024.2 punti
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Credo sia un bottone civile da abito femminile, periodo credo prima metà del '900...2 punti
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Grazie @Cremuzio, è il mio primo post nel quale ho potuto aggiungere qualcosa per arricchire la discussione. Bello poter dare, nel mio piccolo, un contributo.2 punti
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Salve @lucius LX Infatti questa tipologia con legenda GERMANICVS MAX V è comune alle zecche di Treviri e Colonia (Lugdunum non ha mai coniato per Valeriano e Gallieno). A Colonia a partire dal settembre 256, trasformandosi a tratti in una zecca itinerante che segue Gallieno durante le sue campagne militari contro i Germani, e poi a Treviri, luogo di residenza del nuovo cesare Salonino dall'autunno 258, dopo la morte di Valeriano II e l'usurpazione di Ingenuo. Per distinguerle, basta guardare i nastri della corona radiata: divergenti a Colonia con un nastro che scende sul collo, entrambi rivolti verso l’esterno a Treviri. Antoniniano di Treviri: Il tuo antoniniano proviene quindi dalla zecca di Colonia, e con questa legenda corta GALLIENVS P F AVG al dritto, risale al 257. Nota bene: Nel MIR, Robert Göbl non ha fatto la distinzione, e l'intera tipologia è stata attribuita alla zecca di Colonia. (Göbl 872).2 punti
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Ciao Mi sa che hai sbagliato forum allora per queste info😅 Qua le compriamo le monete, non le facciamo estinguere 😅 Poi le caravelle..... @ART Ciao Pierluigi2 punti
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Grazie @Sergio Gr per aver aggiunto notevole interesse alla moneta e al personaggio che la firmo' . Per quanto riguarda la maggior rilevanza della S rispetto ad AFRA , credo che influisca poco sul dubbio che SAFRA sia o non sia Spurio Afranio od altro personaggio non conosciuto , perche' lettere singole di maggior rilevanza rispetto ad altre lettere presenti nella stessa moneta , sono presenti nelle monete repubblicane ed anche in quelle imperiali romane . Il dubbio dell' attribuzione deriva proprio dalla mancanza costante , quindi non e' un caso , del punto che divide la S da AFRA , come se il personaggio volesse volutamente distinguersi dalla Gens Afrania , oppure che volesse firmarsi con il suo Cognomen .2 punti
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Buon pomeriggio davvero una disamina impeccabile. Complimenti e per me è fonte di ispirazione questo dibattito(come tanti altri che leggo di Voi esperti). Probabilmente avranno letto questa discussione ed avranno preso in seria considerazione l’analisi effettuata.2 punti
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NUMISMATICA E STORIA ANTICA MONETA ROMANA DI EPOCA REPUBBLICANA RINVENUTA NEL TERRITORIO DI VALLATA A cura del Prof. Rocco De Paola __________________________________________ Un’altra interessante moneta romana, di epoca repubblicana, la troviamo descritta ancora una volta nell’opuscolo di don Arturo Saponara, che rappresenta, oggi, un riferimento assolutamente imprescindibile per la conoscenza di taluni aspetti della storia del nostro paese(1). Nel contesto di quell’aureo libretto leggiamo: “…dell’era repubblicana citerò…il pezzo molto ben conservato, parimenti d’argento, con la bellissima dea Roma nel lato dritto, la biga e l’iscrizione SAFRA ROMA nel rovescio. Noto in questa iscrizione che la S è di stile differente dalle altre lettere, per cui io la interpreto in questo modo: S(STELLION) AFRA(AFRANIUS) ROMA” (2). Manca, purtroppo, qualsiasi riferimento al luogo ed all’epoca in cui quella moneta fu ritrovata. Tuttavia, le informazioni fornite da Saponara sono bastevoli per individuarne la tipologia, per circoscrivere il periodo storico in cui venne coniata e per identificare il magistrato monetale, artefice di quella emissione. Di origine plebea(3), la “gens Afrania”, forse originaria del Piceno, compare molto tardi negli annali della storia repubblicana (4), venendo a far parte del Senato nel VI secolo ab U.C., epoca in cui viene menzionata per la prima volta nella persona di C. Afranius Stellio, pretore nel 569 ab U.C. (185 a. C.) e triumviro designato alla deduzione di una colonia di cittadini romani a Saturnia nel 183(5). Da notare il “cognomen” Stellio (it.Stellione), forse derivato da un appellativo con connotazioni negative(6), che permarrà per l’intero periodo repubblicano. “Praenomina” usuali, in età repubblicana, saranno Caius, Lucius, Spurius, Marcus, mentre in età imperiale prevarranno Publius e Sextus. Quella famiglia, pur non patrizia, ebbe, comunque, degli eminenti rappresentanti tra il II secolo a. C ed il I secolo d. C. Lucio Afranio, di cui si hanno scarse notizie, vissuto forse tra la seconda metà del II secolo a. C. e l’inizio del successivo, fu un apprezzato poeta “comico”, autore di diverse “comoediae togatae”, emulo del greco Menandro e del latino Terenzio. L’omonimo Lucio Afranio fu legato di Pompeo e console nel 60 a. C. Publio Afranio Potito faceva parte della corte di Caligola, ma, avendo incautamente fatto voto di sacrificare la propria vita per propiziare la guarigione dell’imperatore, poiché tentennava nel mettere in atto la sua promessa, fu costretto dal malvagio tiranno a suicidarsi, lasciandosi cadere dall’alto di una rupe precipite (Svetonio, 27, “ex aggere”), agghindato con rami di verbena come una vittima sacrificale (Cassio Dione, 8). Sesto Afranio Burro, tutore e consulente di Nerone per i primi otto anni di regno, fu poi fatto allontanare dalla corte e, forse, morì di veneficio, come sospetta Tacito (7). Afranio Quinziano, invece, avendo partecipato alla congiura di Pisone contro Nerone, scoperto, pose volontariamente fine alla propria vita. Afranius Dexter, amico del poeta epigrammatico Marziale, “consul suffectus” nel 98 d. C., fu ucciso nel corso del suo consolato. Come si vede da queste poche note, il “cursus honorum” di molti componenti della “gens Afrania” ebbe un esito infausto. Più fortunati, forse, i capostipiti di quella famiglia vissuti tra il III e il II secolo a. C. A detta di Babelon, solo uno dei membri di quella gens, Spurius Afranius, comparirebbe sulle monete, che sarebbero state coniate verso l’anno 200 a. C. Ancora Babelon afferma che il suo denario, della tipologia del cosiddetto bigato, per via della biga che compare nel rovescio di quella moneta, presenta talvolta un aspetto un po’ grezzo e sarebbe molto simile alle monete di P. Cornelius Sulla, di L. Saufeius e di Pinarius Natta, magistrati monetali dal 152 al 149, tanto da far ritenere che Spurio Afranio facesse parte del medesimo collegio monetario di quelli(8). Tuttavia, ciò apparirebbe contradittorio con quanto sostenuto dallo stesso Babelon circa la presunta età di coniazione della moneta, che risalirebbe all’anno 200 a. C. circa. Occorre anche considerare che i “collegia” dei magistrati monetali erano formati da tre componenti. Infatti, in letteratura, si parla costantemente di “IIIviri aere, argento, auro flando feriundo”, a meno che non si debba intendere che Spurio Afranio sia stato collega di uno o di due dei citati personaggi. Il “cursus honorum” aveva inizio proprio con la carica di magistrato monetale che, quindi, era assegnata non più tardi dei venticinque anni. Di conseguenza, il Nostro nell’anno 200 a. C. avrebbe avuto circa quell’età. Questo concorderebbe con quanto sostenuto da Gennaro Riccio (citato nella nota 3), il quale ritiene che le monete di Spurio Afranio siano state coniate intorno agli anni della Seconda Guerra Punica, che si concluse con la vittoriosa battaglia di Zama del 202 a. C. Si può, quindi, verosimilmente ipotizzare, in carenza assoluta di altre fonti documentarie, che Spurio Afranio sia vissuto tra la fine del III secolo e la prima metà del II secolo a. C. e che potrebbe essere il padre od il fratello di C. Afranius Stellio, ma si tratta di pura congettura(9). L’ipotesi avanzata da Saponara, secondo la quale la moneta da lui osservata andrebbe attribuita ad un presunto “Stellion”, non trova, quindi, fondamento nelle fonti. D’altra parte, abbiamo già precisato che “Stellio” sarebbe il solo ed unico cognomen conosciuto di quella gens in epoca repubblicana, mentre in età imperiale subentrano altri e diversi cognomina. Anche perché si dovrebbe ammettere che i due appellativi si troverebbero in posizione invertita rispetto alla regola generale e codificata secondo la quale il “nomen” precede sempre il “cognomen”, salvo rare eccezioni. Stellio sarebbe, in tal caso, il nomen anziché il cognomen di quella famiglia, cosa che appare inverosimile. Nulla quaestio, invece, come si è già ampiamente dimostrato, sul fatto che AFRA vada interpretato come AFRANIUS. Che la moneta osservata da Saponara possa essere un denario di argento di Spurio Afranio trova conforto in diversi autori che riportano pari pari le stesse caratteristiche e le stesse diciture da lui usate. Nicola Leoni, dotto ed eclettico studioso dell’Ottocento, nel descrivere monete di epoca romana, cita una moneta d’argento della gens Afrania, affermando testualmente che nel dritto riportava “la testa di Roma armata” con il segno del denario (una X che ne indicava il valore equivalente a dieci assi), mentre nel suo rovescio si osservava una biga guidata da una Vittoria con la scritta SAFRA ed, in esergo, ROMA(10). La testa della dea Roma come doveva comparire sulla moneta di Spurio Afranio descritta da Saponara. A sinistra, in evidenza, la X che indicava il denario. Contrariamente a quanto sostenuto da Babelon, il profilo della divinità raffigurata sembra di eccellente fattura. La Vittoria alata sulla biga e le scritte S AFRA e ROMA. Come aveva notato Saponara, effettivamente la S è più rilevata rispetto alle lettere seguenti. Gennaro Riccio ritiene che la testa galeata sia quella di Pallade, ma questo non deve comportare dubbio di sorta, in quanto quella dea era spesso identificata proprio con Roma. Le diciture del rovescio sono praticamente identiche a quelle rilevate da Leoni ed altri. Afferma, poi, il Riccio “queste monete semplici con gli ordinari antichi tipi della prua e della biga appartengono a SPURIO AFRANIO questore (sic!) della Repubblica in tempo della Seconda Guerra Cartaginese”(11). Egli, infatti, dopo aver affermato che lo “zecchiere di esso è affatto ignoto nella storia di Roma”, ipotizza che la moneta sia stata coniata al tempo di quella memorabile guerra, inferendo tale determinazione dalla piccolezza dell’ “asse” e dei suoi sottomultipli, “che per altro serbano le antiche uniformi rappresentanze de’ tempi di libertà” (12). Vengono anche descritte ed illustrate altre monete. Una di esse presenta una testa di Giano, nel dritto, e una prora di nave con delfino sulla destra, nel rovescio. Un’altra evidenzia una testa di Pallade nel dritto e prora e delfino nel rovescio. Un Ercole, con testa rivestita di pelle, insieme con la prora solita e con il delfino, compare in un altro esemplare. Invece è un Mercurio con il medesimo cetaceo a campeggiare in un’altra moneta. Infine un Giove “laureato” è riportato in un ultimo modello. Poco oltre, Riccio cita l’opinione di Borghesi, secondo cui quel mammifero sarebbe stato l’antico simbolo di quella famiglia che avrebbe continuato ad imprimerlo sulle monete anche quando cominciò a segnarvi il proprio nome. Da Eckhel proverrebbe, anche, la conferma che quella S debba essere letta come Spurius anziché Sextus.2 punti
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Ultimi ingressi: - Alteri, Aes grave librale; - Alteri, Rei Publicae Romanae Moneta; - Belloni, Le monete romane dell’età repubblicana; - Campana, Corpus Nummorum Antiquae Italiae; - Fenti, La monetazione romana repubblicana; - Garrucci, Le monete dell’Italia antica; - Healy, Il metallo: mito e fortuna nel mondo antico. Miniere e metallurgia nel mondo greco e romano; - Lulliri, La monetazione cartaginese in Sardegna; - Thurlow-Vecchi, Italian cast coinage; - Vecchi, Etruscan coinage. Ora mi si inizia a presentare un nuovo grosso problema: non ho più spazio 😂😂2 punti
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Claudio II riserva una monetazione assai interessante, molto copiosa e per questo ricca di varianti e inediti... si fanno spesso delle scoperte interessanti cercando tra la moltitudine dei suoi antoniniani che vengono immessi nel mercato... con un po' di pazienza si può trovare qualche chicca per il costo di una pizza di asporto, con la differenza che ti porti a casa "per asporto" un pezzo di storia! ...poi, visto che sei in zona, ti consiglio anche di entrare nelle mura di Mediolanum e di trovare pure quel generale di cavalleria insubordinato che risponde al nome di Aureolo!2 punti
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@Pontetto il valore delle sovrane dipende sempre dallo stato di conservazione. Persino le fiocchetto quando chiuse in 67 (super perfette fanno 4 volte il fino). Le Vittoria sono tutte monete numismatiche, non si scambiano a peso a meno che siano rottami. Qui puoi vedere realizzi e varianti: https://www.coinarchives.com/w/results.php?search=1853+sovereign+&s=0&upcoming=0&results=100 Buona giornata.2 punti
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Busta FDC con annullo Die Emissionis del 12 Mar 1968, raccomandata espresso affrancata con i due valori di posta aerea serie Arcangelo Gabriele, 1000 lire lilla bruno e 1500 lire grigio nero bellissimi. La busta e l' affrancatura sono sicuramente filatelici in quanto fuori tariffa, ma cio' non toglie la bellezza dell' insieme e mi commuove che l' Arcangelo Gabriele sia stato raffigurato su dei francobolli di posta aerea. San Gabriele Arcangelo e' il patrono delle poste e tutto quello che riguarda le comunicazioni, in quanto fu Lui che porto' il messaggio della nascita di Gesù alla Madre di Dio. La collezionerei solo per questo motivo.2 punti
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Andrebbero valutate con foto ben definite e messe a confronto con una originale. Dalle foto si notano addirittura particolari discordanti tra le tre monete. Va considerato comunque che l'usura spesso porta ad avere una percezione differente di alcuni particolari impressi sul tondello..2 punti
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Sì, decenni fa, e non si è mai fermata. Ancora oggi mi tengo aggiornato e studio, la brama di conoscenza non sembra avere limiti. Quando smetterò è perchè sarò morto "nell'anima".2 punti
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Effettivamente, guardando il rovescio, pare di vedere l' abbozzo di ES di CONSERVATORES. Ma chi erano i "Conservatores"? Vediamo se mi ci raccapezzo (ogni volta per me e' così con la tetrarchia....un caos...) La moneta e' dell'inizio dell'autunno del 307. L'autorità emittente e' Massenzio che era stato nominato augusto proprio a Roma nel 306 dalle sue truppe. Lo stile, in effetti (come detto), e' tipico "massenziano". Costantino e' qui cesare, anche se inizialmente (nel 306) era stato nominato augusto dalle truppe di stanza ad Eburacum alla morte del padre Costanzo Cloro. Poi, però, sotto la pressione di Galerio (augusto senior dopo l'abdicazione di Diocleziano e Massimiano del 305 e intenzionato a far rispettare la successione tetrarchica) aveva accettato di tornare al rango di cesare lasciando il titolo di augusto a Severo II che era stato cesare di Costanzo Cloro e quindi legittimo augusto. Nel periodi di coniazione della moneta, però, era tornato in auge anche Massimiano che aveva abdicato obtorto collo e che ritornava così al potere con il rango di augusto accanto al figlio Massenzio. Quindi, penso che i "Conservatores" siano Massenzio, Massimiano e Costantino cesare. La moneta dovrebbe essere una sorta di strizzatina d'occhio a Costantino che, di lì a poco, verrà nominato addirittura augusto proprio da Massenzio e Massimiano che cercavano in lui un alleato contro Severo II prima e lo stesso Galerio poi che erano calati in Italia con l'obiettivo (fallito) di rovesciare gli usurpatori "romani". Ciao. Stilicho2 punti
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Salve @Atexano , il valore economico delle monete antiche in generale e' molto vincolato allo stato di conservazione piu' che alla rarita' . Personalmente non condivido questo rapporto di stato/prezzo perche' per le monete antiche si parla principalmente di Storia e in teoria la Storia non ha nulla a che vedere con lo stato di conservazione di una moneta , anzi piu' la moneta e' consumata piu' alto dovrebbe essere il prezzo perche' dimostra di aver circolato per tante mani di uomini antichi , vedendo e sopportando fatti a noi oscuri . Ma questo concetto rimane pura teoria , forse un po' filosofico , ma personalmente la penso cosi' . Venendo alla tua moneta e facendo riferimento al mercato numismatico , il prezzo che l' hai pagata , 50 euro , e' equo in relazione alla conservazione , oggi l' avrei pagata anche 20/30 in piu' , le monete di Traiano e in particolare i Sesterzi sono sempre molto ricercati . Per me , in relazione a quanto ho scritto , hai fatto un buon acquisto .2 punti
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Buonasera amici Condivido volentieri con voi questa moneta da 10 lire 1929 2 rosette che ho aggiunto alla mia collezione. A me sembra in alta conservazione con una gradevole patina. I vostri pareri sono sempre ben accetti . Metto alcune foto fatte con luce naturale e altre con luce artificiale. Grazie in anticipo a chi vorrà intervenire.1 punto
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Buona sera. Mi sembra proprio una bella conservazione. Forse le foto la penalizzano ma il particolare della mano che porta il fascio e le bave sono indici di buona conservazione, direi almeno spl se non di più. Cordiali saluti. Gabriella1 punto
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Va beh, ma così poi magari pensa che la sua moneta valga più di 1000 dollari. ok la rarità, ma non è l’unico parametro a fare il prezzo di una moneta, anzi.1 punto
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È una riproduzione-souvenir delle macchinette automatiche della Reggia di Caserta. Costo attuale 3 euro, sicuro materiale non nobile. Saluti1 punto
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Ribadisco che di romane non capisco nulla ma in quest' ultima postata l'orecchio di Traiano mi sembra innaturale,forse ritoccato?...1 punto
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Salve @Sergio Gr grazie ancora di questo nuovo ampliamento . Di antiche monete romane e non , ritrovate casualmente in ogni luogo del nostro territorio , faccio riferimento in questo post dedicato alla Gens Maiania :1 punto
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Salve, per me collezionare monete significa soprattutto preservare la storia che racchiude ognuna di essa. Perché eliminarle per ottenere un lingotto anonimo? Se proprio vuoi darle via consiglio la vendita, e sono sicuro che ci saranno collezionisti pronti a prenderle. 🙂1 punto
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Per me è falsa. La mascella del re sarebbe sufficiente a condannarla. Ma anche il bordo, il contorno, il profilo del re, la data, ecc. Io me ne terrei alla larga. Qui sotto, per confronto un esemplare in buona conservazione.1 punto
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Aggiungo anche per le altre coniate dallo stesso monetiere. (Purtroppo non riesco a condividere le foto.....) (Le immagini sono tratte dalle tavole II e III del testo di Riccio). Una fantomatica moneta con testa laureata di Giove e Vittoria in “triga” nel rovescio, con sopra il numero XXXIII, suscita curiosità ed interesse, poiché riporterebbe la scritta “M. AFRA” che lascerebbe supporre che vi sia stato un Marco Afranio, altro soggetto del tutto ignoto di quella famiglia, che avrebbe dato il suo nome alla moneta. Una moneta d’argento con queste caratteristiche, su autorevole testimonianza di J. H. Eckhel, sarebbe stata conservata nel Museo Imperiale di Vienna(14) e lo stesso Riccio ne fornisce una immagine nel Supplemento della Tavola LI al n°3. Immagine della moneta con la scritta M. AFRA. Forse si tratta di una ricostruzione sulla scorta dei dati forniti da Eckhel. Si noti il numero XXXIII sulla “triga”, un carro trainato da tre anziché da due o quattro cavalli. Babelon non fa nessun cenno a questo e, nel descrivere il denario d’argento di Spurio Afranio, aggiunge qualche altro particolare sulla “gàlea” della dea Roma, alata e sormontata da un’aquila, mentre la Vittoria agita una sferza, incitando i cavalli alla corsa(15). Le altre monete descritte, tutte riferite a Spurio Afranio, riportano altre divinità nel dritto. Una testa laureata di Giano ha nel rovescio una prora con un delfino a destra, con la scritta solita SAFRA ROMA. Si tratta di una moneta di bronzo del valore di un asse. Anche la testa, parimenti laureata, di Giove ha nel rovescio la prua di nave con delfino. La “S” dietro la testa del dio ci fa capire che si tratta di un semisse di bronzo. La testa della dea Roma galeata presenta in alto quattro punti ad indicare il suo valore, ossia un “ triens” di bronzo. Anche la moneta con testa di Ercole coperta con pelle di leone è un bronzo. I tre puntini dietro di essa ci fanno intendere che si tratta di un quadrante. La moneta con testa di Mercurio con petaso alato, altro bronzo, presenta la particolarità di non avere il simbolo del delfino, ma due semplici punti sul lato destro della solita prora di nave, segno che si tratta di un sestante. Secondo Babelon, il ricorrente simbolo di quell’intelligente e simpatico cetaceo ci consente di supporre che gli antenati di Spurio Afranio abbiano ricoperto qualche importante carica nella flotta romana, inoltre questo autorizzerebbe a ritenere che tutte le monete di incerta attribuzione che presentino quella immagine siano riconducibili alla famiglia degli Afranî(16). Di questo denario d’argento ritrovato nel territorio di Vallata si ignora il nome del proprietario, né, tantomeno, siamo in grado di sapere se sia ancora in possesso di qualche concittadino. Si può solo far voto che possa ancora trovarsi in mani fidate. E’, comunque, assodato che i ritrovamenti di antiche monete non sono stati certo sporadici e questo fa pensare ad una cospicua presenza di antichi abitatori nelle nostre contrade. Il fatto incontrovertibile che i pezzi rinvenuti appartengano a varie epoche induce a ritenere che per un lunghissimo periodo vi si stata una costanza degli insediamenti sul nostro territorio. Tale ipotesi è avvalorata e confermata dai numerosi reperti che sono venuti alla luce nel corso dei secoli, tra cui vanno sicuramente annoverate le monete che, purtroppo, o sono ancora custodite in occulti recessi o sono state ahimè! alienate per vilissimo prezzo. _______________1 punto
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Buongiorno. Quale sarebbe la convenienza di un'operazione del genere? Le monete che hai valgono il peso dell'argento. Spenderesti soldi per ottenere un lingotto che varrà il peso dell'argento. Quindi alla fine ci hai perso soldi. Inoltre il lingotto potrebbe essere difficilmente rivendibile. Tanto più se sarà fatto da una ditta sconosciuta. Considerando che un kg d'argento vale 880€, e farsi fare il lingotto qualche centinaio di Euro costerà, direi che economicamente non ha senso1 punto
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Onestamente non mi fa una buona impressione, taglio, collo e firma, data, profilo del re..... Io passerei Saluti1 punto
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Non farlo , commetteresti un errore . La moneta e' solo molto corrosa , ma la sua storia e la rarita' del COS III (solo anno 100) la rendono degna di essere in collezione . Un esemplare "come" il tuo fu venduto a 1200 dollari .1 punto
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Lo spazio è il tormento principale di ogni bibliofilo e appassionato di libri, io spendo tantissimo tempo a elucubrare sempre nuove, ingegnose e acrobatiche traslazioni librarie al fine di reperire nuovo spazio disponibile 😅... Comunque davvero notevole la tua biblioteca specializzata in numismatica della Roma repubblicana e dell'Italia antica, ti stai avvicinando alla leggendaria biblioteca McCabe 🧐1 punto
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provo ad evidenziare le differenze di lustro tra la mia precedente e la nuova arrivata.. con delle foto ad hoc con luce laterale è possibile far notare tutto.. da considerare che la precedente è periziata qfdc.. la precedente ha sicuramente il pregio di avere un conio più nuovo.. rilievi più alti e ben impressi.. però alla prova del lustro si notano tutte le lacune.. per cercare il lustro sono costretto ad una illuminazione verticale.. ma questo non è lustro.. ma riflesso... per questo con delle foto ad hoc è sempre possibile mascherare tutto e confondere il riflesso con il lustro magicamente con una foto ad hoc tutto sembra più bello1 punto
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Le figure e gli assi delle 52 carte sono caricature di vari personaggi politici anni ‘90 tra i quali Francesco Cossiga, Miglio, Umberto Bossi, Gianni Agnelli, De Michelis, Bettino Craxi, Spadolini, Ciriaco De Mita, Giulio Andreotti, Eugenio Scalfaro, D'Alema, Nilde Jotti, Ochetto. apollonia1 punto
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Le carte di Forattini con la caricatura dell’autore sulla confezione realizzate per il noto rotocalco Panorama nel 1993. Il dorso presenta Il logo della rivista su sfondo colorato a losanghe con la P maiuscola ripetuta più volte. Il mazzo rosso è di 52 carte (6,3x8,9 cm) + 2 Jolly + carta esplicativa. Il mazzo blu è di 52 carte con il 4 di quadri come carta esplicativa + 3 jolly. apollonia1 punto
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Sono due monete con il monogramma di Ricimero nella prima si vede anche una parte di legenda non banale per questa tipologia DN LB SE faccio fatica a giudicarle dal tipo di foto così sfocata, ma mi sembrano "buone" complimenti1 punto
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Dovrebbe trattarsi di Girolamo Dandolo, nominato con decorrenza 3 agosto 1662, mentre Giulio Donà entra il servizio il 1° marzo 1675 e il Doge Domenico Contarini era già morto il 26 gennaio 1675.1 punto
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F.M. è Francesco Maria Malipiero, di Vittore. Nominato Massaro con decorrenza 15 Aprile 1624......1 punto
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concordo @Ernestinasecondo me è almeno SPL+, non ho mai visto dal vivo una FDC quindi non saprei quanto si avvicina a quel grado1 punto
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Gentili Amici, voglio condividere con Voi una scoperta che per me rappresenta un'autentica soddisfazione anche se, molto probabilmente, si tratta di circostanza fin troppo nota e scontata; però, navigando in internet, pur avendo profuso impegno a reperire notizie mirate, non sono riuscito a trovare riscontri. Mi riferisco all'imperatore Valeriano II che, come è noto, sembra essere stato il primogento di Gallieno e non certamente il figlio della seconda moglie di Valeriano I . Il giovanissimo Cesare sembra essere stato ucciso da Postumo nell'anno 259 d.C. a seguito dell'assedio di Colonia. I caratteri somatici di Valeriano II possono solo evincersi dalle raffigurazioni monetali non essendo conosciuti statue o sculture realizzate con certezza in suo onore; per la verità, nel Museo Torlonia di Roma è presente un busto che potrebbe essere dedicato a Valeriano II ma i tratti somatici di un uomo d’età avanzata pongono seri dubbi che possa trattarsi proprio di Valeriano II . Consultando fonti in rete, vengono fornite notizie in merito all'aspetto fisico di Valeriano II tant'è che viene descritto come un giovane di bell'aspetto, con il volto ovale, il labbro superiore un pò sporgente su quello inferiore, capelli o molto corti o molto lunghi da potersi articolare in numerose ciocche ben visibili. Ebbene, avendo la fissa di osservare molto attentamente i ritratti delle mie monete ma soprattutto di quelle pubblicate in rete, ho avuto modo di osservare che in numerosissime monete (quasi tutte, in maniera più o meno evidente) sul volto di Valeriano II compare, sotto l'occhio destro, una sorta di escrescenza Di questo particolare anatomico non sembrano esserci notizie. Sulla foto che allego è agevole constatare quanto sottolineato. La presenza di questo particolare anatomico presente sul dritto di tantissime monete (e a questo punto non può trattarsi di difetti di conio per eccesso di metallo) potrebbe essere utile per aggiungere una importante notizia sulle caratteristiche fisiche di questo personaggio storico che sebbene non annoverabile tra i veri protagonisti della storia romana, ha pur sempre avuto un ruolo nel travagliato periodo storico dell'anarchia militare. Fatemi sapere se anche voi avevate notato ciò che ho avuto modo di osservare io. Vi ringrazio in anticipo Mario1 punto
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La moneta postata e' un follaro, non una frazione di follaro. Quanto alla presenza dei leoni in Sicilia, a me risulta che il c.d. leone delle caverne europeo ( resti trovati anche presso il monte Pellegrino) si sia estinto prima del 10.000 a.C., quindi molto prima della Roma arcaica.1 punto
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Condivido anche la 1834 con la contromarca BOMBA. Impressa come sfregio sul collo del Re "come un collarino."1 punto
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