Classifica
Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 06/09/24 in tutte le aree
-
La storia del Sud America dopo l'indipendenza dei suoi paesi presenta molti spunti politici e numismatici interessanti. In particolare ci furono vari progetti o tentativi di unioni che non ebbero successo, di cui il più famoso è senza dubbio la República de Colombia, detta comunemente Gran Colombia, creata dal celebre Simón Bolívar come unione federale fra Colombia, Venezuela ed Equador fra il 1819 e il 1831. Ma per iniziare parlerò sinteticamente di un tentativo meno noto, quello della Confederación Perú-Boliviana. Esistita fra il 1836 e il 1839, era formata da tre membri: Stato Nord peruviano, Stato Sud peruviano e Stato Boliviano, di cui i primi due furono appositamente costituiti nel 1836. Il caos in cui versava il Perù fin dal 1835 a causa del colpo di stato del generale Felipe Santiago Salaverry culminò nel patto fra il presidente legittimo, Luis José de Orbegoso, e il presidente della Bolivia, generale Andrés de Santa Cruz, per unire le due repubbliche seguendo un sentimento diffuso fra molti politici influenti dell'epoca. Il progetto fu spinto anche da Simón Bolívar, che lo vedeva come una tappa verso l'unificazione con la Gran Colombia sulla via della formazione della Federación de los Andes, a sua volta concepita come base per una possibile futura unione politica dell'intero Sud America. Salaverry si scontrò con Santa Cruz, che aveva attraversato il confine peruviano-boliviano col suo esercito su richiesta di Orbegoso. Nella battaglia decisiva di Socabaya vinse Santa Cruz: Salaverry fu processato e condannato a morte per tradimento e insubordinazione. Il 28 ottobre si costituì la Confederazione Perù-Boliviana, di cui Santa Cruz era a capo con ampi poteri, retta con la costituzione del 1837. Stato Nord peruviano Stato Sud peruviano Stato Boliviano Ognuno dei tre aveva una monetazione a sè stante. 8 reales nordperuviano: 8 reales sudperuviano: 8 soles boliviano: Tutto finì per mano del maresciallo peruviano Agustín Gamarra, non ostile all'idea generale di unione ma contrario alla divisione del Perù, che insieme ai peruviani contrari a Santa Cruz e ai governi del Cile e dell'Argentina dichiarò guerra al governo della confederazione. L'Esercito Unito di Restauro, formato dall'esercito cileno e da truppe peruviane al comando di Gamarra e del generale cileno Manuel Bulnes, sconfissero l'armata della confederazione, composta dall'esercito boliviano e dalle truppe confederate peruviane, nella battaglia di Yungay a gennaio del 1839. Il 25 agosto Gamarra proclamò sciolta la confederazione e riunificato il Perù. Lo stesso Gamarra iniziò nel 1841 una guerra d'annessione contro la Bolivia, ma morì in battaglia. Ci fu un secondo tentativo nel 1880, quando i presidenti dell'epoca del Perù e della Bolivia idearono la federazione degli Estados Unidos Perú-Bolivianos fra i due paesi, ma il progetto non fu attuato a causa dei disordini provocati dalla Guerra del Pacifico contro il Cile.6 punti
-
Buonasera a tutti i membri del forum 😊. Ci tengo a condividere con voi un piccolo traguardo che ho raggiunto con la mia collezione del Regno d' Italia. Buona serata, Simone https://youtu.be/d5gyPU5MvJo?si=HhkCpFkjXwxIdaAr5 punti
-
Pescata di oggi da ciotola fortunata , spesa totale 5€ 😁4 punti
-
Salve. Condivido un 6 tornesi della Repubblica napoletana con la variante "REPUBBLCA". Saluti.3 punti
-
si, è lei 👍 @QuintoSertorio mi sono permesso di modificare il tuo post inserendo le foto dell’asta, perché riportando solo con i link, col trascorrere del tempo, si perdono i riferimenti alle aste.3 punti
-
E per tre euro oggi ho portato a casa un bel farthing del 1865, ne avevo già una del 1862 ma piuttosto liscia. Un 20 para dell'Impero ottomano del e.H. 1255 anno di regno 3 (nostro 1841) in argento 170/1.000 E questo bel 2 centesimi del 1859 che va a sostituire la stessa corrosa presa due settimane fa (post 1452) ancora in ammollo.3 punti
-
Lavori edilizi in cascina. Dal terreno spunta un tesoro. 285 antiche monete d’argento. Anche di Firenze e di Parma-Piacenza Elegante portale post-rinascimentale della casa padronale di campagna, con sedute alla base delle lesene. A destra: il tesoretto Firenze e Parma-Piacenza, 08/06/24 – Fiorini d’argento di Firenze, uno “scudo” di Parma-Piacenza e tante altre monete europee sono state trovate durante uno scavo per un restauro architettonico, in Sassonia. Conservate, nel tempo, per il valore intrinseco del metallo e sepolte in un’inquieta giornata della metà del Seicento. Chissà qual erano le nubi che percorrevano la mente di chi nascose il tesoro. Timore dei ladri? Rivolgimenti politici? Scavi nel cortile dell’antica fattoria Il ritrovamento è avvenuto nei pressi del portale, che vediamo a sinistra @ Foto Altstadt-Wettin L’accesso, di struttura disegnativa ancora medievale, al palazzetto con rustici @ Foto Altstadt-Wettin Quel che è certo è il fatto che il proprietario del tesoro, con un piccone scavò per circa mezzo metro nel terreno duro del cortile, nei pressi del portone d’entrata. Poi prese il sacco colmo di denaro e lo lasciò calare. Compattò per bene il terreno e si ritenne soddisfatto per il lavoro compiuto. In effetti il nascondiglio era perfetto. Talmente introvabile da aver retto per circa 350 anni nella terra, vicino all’entrata della proprietà, un palazzetto con annesse strutture rurali. E’ evidente che il proprietario del tesoretto morì prima di sussurrare a qualche familiare il luogo in cui si trovava un mucchio di denaro. Del resto molto spesso capitava così. Il denaro veniva sepolto in cantina, nel cortile, nell’orto. Normalmente vicino a un muro o a un punto di riferimento visivo. Poi passavano gli anni. Morti improvvise, smemoratezze. I casi della vita. E’ evidente che i tesoretti sono ancora molti, in Europa. In Italia emergono con minore frequenza. E c’è da chiedersi perché. Forse un rapporto disarmonico tra Stato – ancora troppo truce, a fronte di una legislazione farraginosa che pone il cittadino, in modo illiberale, sempre in colpa nei confronti dello Stato stesso – e per la proibizione – de facto – dell’uso di rilevatori di metalli. Il ritrovamento del tesoretto è avvenuto nel corso di lavoro di restauro di una antica fattoria, con radici medievali e sviluppo rinascimentale e seicentesco, oggi situata nell’area urbana di Wettin, frazione con circa 2500 abitanti della città tedesca di Wettin-Löbejün. L’antica fattoria è stata presa in carico da un gruppo di appassionati che ha deciso di riporre l’edificio all’antico splendore di dimora di campagna borghese, con annesse strutture agricole. I lavori sono svolti da un gruppo di volontari che sta recuperando l’edificio storico. Uno di loro guidava il trencher, macchina usata per scavare trincee. Gli altri assistevano all’opera. Ed ecco che il trencher inizia a sputare qualche moneta argentea, nel terreno rimosso. Fermi tutti! I volontari dell’associazione Altstadt Wettin – gruppo che ha assunto il nome della storica fattoria – ha bloccato l’intervento e ha provveduto alla denuncia del ritrovamento, senza proseguire lo scavo. Sul posto si sono così recati gli archeologi dell’Ufficio statale per la conservazione dei monumenti e l’archeologia della Sassonia-Anhalt (LDA) che hanno rimosso l’intero blocco di monete e terreno, per poi procedere, in laboratorio a un microscavo. Per quanto le monete fossero disposte alla rinfusa è importante capire se esista una microstratigrafia, nel blocco. Bisogna stabilire se alcune monete sono state accantonate prima e altre dopo nel contenitore che fu quindi deposto nel terreno. Gli archeologi hanno scavato attorno al tesoretto, recuperandolo poi in blocco. La forma compatta del mucchio di monete fu data da un contenitore organico che si è poi decomposto @ Ufficio statale per la conservazione dei monumenti e l’archeologia della Sassonia-Anhalt (LDA) Le monete d’argento di grande formato, talleri e monete straniere equivalenti costituiscono più della metà del ritrovamento, mentre il resto è costituito da talleri e groschen. La moneta più antica ritrovata fu coniata nel 1499, la più recente al 1652. Il momento dell’occultamento risale quindi, probabilmente, alla fine degli anni ’50 del Seicento. Anche se è difficile affermare il potere d’acquisto dell’epoca, il ritrovamento, costituito da monete ad alto contenuto di argento, rappresentava sicuramente un valore considerevole. “Le 285 monete d’argento, di colore verdastro, giacevano in un accumulo fortemente compattato nel terreno senza contenitore protettivo – hanno spiegato nelle ore scorse gli archeologi tedeschi, presentando la scoperta – Probabilmente, un tempo, erano state accumulate in un contenitore organico come una borsa. Con il sostegno dei soci dell’associazione presenti, è stato possibile recuperare il tesoro dal blocco in modo professionale. La documentazione in loco è stata curata dal Dott. Claudia Beuger, socia dell’associazione e archeologa. Il microscavo è stato effettuato nel laboratorio di restauro dell’ADL Sassonia-Anhalt in condizioni di rilevamento scientifico. Le monete sono state rimosse a strati, registrate e trattate per il restauro”. Visione ravvicinata del blocco di monete. Al centro del mucchio non presentano nemmeno segni di degradazione da ossidazione “Nel tesoro si trovano molte monete che raramente compaiono nei reperti della Sassonia-Anhalt. – proseguono gli archeologi – Di particolare rilievo è uno scudo italiano del 1630 di Odoardo Farnese, che governò il Ducato di Parma e Piacenza dal 1622 fino alla sua morte nel 1646. In Toscana, queste grandi monete d’argento erano chiamate tallero e usate soprattutto per il commercio del Levante. Un altro tallero del ritrovamento Wettiner è stato coniato da Cosimo II de’ Medici nel 1620, Granduca di Toscana dal 1609 al 1621”. Chi erano i proprietari dell’edificio L’edificio allungato a due piani con una facciata elegante, che aveva fini di rappresentanza, fu costruito nella seconda metà del XVI o all’inizio del XVII secolo. I proprietari erano membri benestanti della comunità di Wettin, come testimonia un piccolo portale a nicchia con posti a sedere, probabilmente risalente al 1550. La storia della casa e dei suoi proprietari può essere tracciata attraverso fonti scritte fino alla fine della Guerra dei Trent’anni. Dal 1681 in poi, la casa fu probabilmente sede della farmacia più antica della città con tracce di questo utilizzo ancora visibili sotto forma di un soffitto barocco in stucco del XVIII secolo e di una volta da farmacia. In considerazione dei numerosi incendi cittadini attestati, è uno degli edifici secolari più antichi conservati di Wettin, e quindi di notevole importanza per la storia della città. Il tesoretto di Wettin fu nascosto poco dopo la fine della Guerra dei Trent’anni. Le monete elettorali e ducali sassoni e quelle delle contee di Hohnstein e Mansfeld sono particolarmente regionali. L’Albertustaler e la varietà di monete provenienti da paesi più lontani, come Austria, Svizzera e Germania meridionale, oltre alle due monete provenienti dall’Italia, suggeriscono che il proprietario fosse un commerciante o una famiglia di mercanti attiva anche nel commercio a lunga distanza. Al momento del deposito delle monete, la casa in Brauhausgasse apparteneva a Johann Dondorf, uno dei cittadini più ricchi di Wettin, sindaco della città dalla fine degli anni ’60 del Seicento. Dondorf guadagnava principalmente dall’agricoltura, dalla viticoltura e dalla produzione di birra. Wettin era una città produttrice di birra estremamente ricca durante e dopo la Guerra dei Trent’anni. Dopo la sua morte nel 1675, fu trovata una grande quantità di talleri nella sua casa, suggerendo un possibile collegamento tra il ritrovamento del tesoro e questo importante cittadino di Wettin. https://stilearte.it/lavori-edilizi-nella-vecchia-cascina-dal-terreno-spunta-un-tesoro-285-antiche-monete-dargento-anche-di-firenze-e-di-parma-piacenza/3 punti
-
La posizione di questo francobollo non è sicuramente casuale. Considerato che viene inviata ad una signorina puo' essere benissimo un messaggio segreto tra due amanti. Qui vi fornisco la chiave di lettura SEGUE.... purtroppo stasera ho poco tempo...3 punti
-
Ciao, Mi sembra di ricordare sia riportata dal Montenegro, vado a memoria quindi potrei sbagliare non avendolo. È riportata dal D'Incerti, quindi se controlli il Montenegro la trovi. Un saluto Raffaele.2 punti
-
No, ho fatto una ricerca su Sixbid ed ho confrontato le immagini della moneta apparsa nelle due aste.2 punti
-
Noi devoti adoratori di Dio Denaro abbiamo poteri speciali d'identificazione delle Sue varie manifestazioni fisiche.2 punti
-
2 punti
-
Una bellissima banconota spagnola non presente nella discussione, sempre del primo decennio del '900.2 punti
-
Buonasera. Io ti posso dire che entrambi sono monete da collezione. E che entrambe non possono assolutamente rientrare nel concetto di oro da investimento, cioè monete bullion. Il loro prezzo è di gran lunga superiore a quello che si paga, per grammo di oro fino, in una moneta bullion. Per me, però questo è solo il mio parere personale, entrambi i prezzi sono eccessivi e mai li spenderei per monete contemporanee coniate per collezionisti (credo siano anche fuori mercato questi prezzi, e di tanto) . Con meno di 950€, invece di una sterlina di Carlo III, ti potresti portare a casa una bellissima sterlina della regina Vittoria, anche in alta conservazione. Moneta carica di storia e di fascino, in quanto coniata per circolare, quindi per "vivere" tra la gente. Oppure, se vuoi monete bullion, perché non ti prendi un bel 20$? Al prezzo dell'oro di porti a casa un pezzo di storia americana. Però lo devi prendere in un banco metalli serio (anche all'asta, facendo attenzione, lo si può fare) e non su siti come quello postato, dove rischi di strapagare le monete2 punti
-
Ciao a tutti nuova piccola aggiunta. Un 3 cavalli di Filippo Iv. La trovo in ottime condizioni. Al solito, come spesso capita per questa tipologia, rimarrà sempre il dubbio della data 1636 o 1638.saluti Eliodoro1 punto
-
Un esempio di come le false credenze e superstizioni popolari possano tramandare e alterare ai posteri la realta' storica , infatti tutto il quartiere in cui sorge la Tomba e' ancora oggi comunemente chiamato "Tomba di Nerone" , e' anche un esempio di come la conoscenza del latino durante il medioevo fosse quasi totalmente ignorata e dimenticata dal popolo , infatti la grande lapide , con ai lati i Dioscuri , posta sul fronte della Tomba indica chiaramente a chi appartenesse il grande sarcofago , ma andiamo con ordine . Questa bella Tomba antica , una delle pochissime antiche Tombe romane ancora posta nel luogo e sul suo basamento originario , sorge sulla via Cassia poco prima , per chi esce da Roma , oppure poco dopo a destra per chi entra , del Grande Raccordo Anulare sul lato sinistro uscendo o destro entrando ; occorre precisare pero' che l' attuale via Cassia corre in questo punto , parallela alla antica Via , distante circa una quindicina di metri , infatti percorrendo la nuova via Cassia vedrete la tomba dal lato posteriore liscio e anepigrafo , mentre in antico il lato anteriore decorato e con epigrafe , era di faccia all'antica via , come lo erano tutte le antiche tombe situate lungo le vie consolari ; comunque e' facilmente visitabile , basta entrare a piedi nel bel parco in cui e' posta per ammirarne con rispetto la grande bellezza che ci giunge da un lontano passato . Il grande sarcofago ha dimensioni notevoli lungo circa 2,5 metri , alto 2 e largo oltre 1 in marmo di Luni o di Carrara , anche il basamento in antico era ricoperto di marmo dando in generale un colpo d'occhio impressionante . Chi era il proprietario , anzi i proprietari , di questa famosa Tomba ? la cosa piu' semplice da fare e' quella di riportare integralmente e in ordine il chiaro testo della lapide che riporta le cariche militari e civili in ordine decrescente di importanza , riportate dal nostro antico uomo , successivamente la traduzione , quattro note conclusive e le fotografie del grande sarcofago . Lo stile del sarcofago , lo stile delle scritte , alcune parole scritte , tipo "Praesidi" e l' ortografia usata , fanno ritenere la data della deposizione del nostro uomo , nel corso della seconda meta' del IV secolo ; di fede pagana : D.M.S. P.VIBI P.F. MARIANI E.M.V. PROC. ET PRAESIDI PROV. SARDINIAE P.P. BIS TRIB. COHH X PR. XI URB. IIII VIG. PRAEF. LEG. II ITAL. P.P. LEG. III GALL. FRUMENT. ORIUNDO EX ITAL. IUL. DERTONA PATRI DULCISSIMO ET REGINIAE MAXIME MATRI KARISSIMAE VIBIA MARIA MAXIMA C.F. FIL. ET HER. che tradotto ci riporta : AI SACRI DEI MANI PUBLIO VIBIO MARIANO FIGLIO DI PUBLIO UOMO DI EGREGIA MEMORIA PROCURATORE E GOVERNATORE DELLA PROVINCIA DI SARDEGNA DUE VOLTE PRIMIPILO TRIBUNO DELLA DECIMA COORTE PRETORE DELLA UNDICESIMA VIGILE DELLA QUARTA URBANA PREFETTO DELLA SECONDA LEGIONE ITALICA PRIMIPILO DELLA TERZA LEGIONE GALLICA ADDETTO AL VETTOVAGLIAMENTO PROVENIENTE DALLA COLONIA DI GIULIA DERTONA PADRE TENERISSIMO E REGINA MASSIMA MADRE CARISSIMA VIBIA MARIA MASSIMA DONNA ILLUSTRE FIGLIA ED EREDE Da questo veniamo informati in base alla lapide , che Publio Vibio Mariano ricopri importanti cariche civili e militari , non fu Senatore , ma fu di estrazione , Equestre , in quanto si parla di "egregia memoria" , che il monumento funebre fu eretto dalla figlia Vibia Maria Maxima e che insieme al padre fu deposta anche la madre Regina Massima che fu invece di estrazione Senatoriale , titolo di cui si fregia la figlia , con il termine "Clarissima" . Da quanto scritto sul Sarcofago possiamo ricavare anche alcune ipotetiche conclusioni : 1 Il nostro uomo appartenne alla Gens Ma'ria e successivamente fu adottato dalla Gens Vibia , originaria di Perugia , famiglia probabilmente di origine etrusca , per cui assunse il nome completo di : Publio Vibio Mariano 2 Il cognome Mariano potrebbe essere derivato dalla Gens Ma'ria , di appartenenza da parte della madre , come ad esempio Tito Flavio Vespasiano , la cui madre si chiamava Vespasia . 3 Che Publio Vibio Mariano era originario di Giulia Dertona , l' odierna Tortona in Piemonte . 4 Forse la figlia Vibia Maria Massima , il cui nome completo comprende il nome della Gens Ma'ria del padre Vibio piu' il Cognomen della madre Massima , fu parente dello storico e Senatore Mario Massimo , operante in quegli anni della seconda meta' del IV secolo . 5 La Gens Ma'ria era ancora presente nel IV secolo , mentre le prime notizie di questa antica Famiglia repubblicana risalgono a Caio Mario , che tra le altre famose attivita' politiche , militari e civili , fondo' la citta' di Eporedia , l' odierna Ivrea , in Piemonte , vicina a Tortona da cui proveniva Publio . Notare purtroppo che nella lapide descrittiva in alto a destra , il marmo e' stato rifatto , in quanto in eta' antica fu praticato un passaggio dai tombaroli per profanare e rubare gli ornamenti preziosi che erano sui corpi di Vibio e di sua moglie Regina . Per concludere , la vera Tomba di Nerone , come ci tramanda Svetonio nella vita dei dodici Cesari , sorgeva sulle pendici del Pincio , un prolungamento nord occidentale del colle Quirinale , vicino all' attuale chiesa di Santa Maria del Popolo , nell' omonima Piazza del Popolo .1 punto
-
il Tipo in questione è sempre riconiato su Dracma Dionisiana, da qui il peso spesso notevole di questi esemplari ed attribuito ai mercenari stanziati ad Adrano e Katane. Il tuo dovrebbe corrispondere a CNS III, 2st1, p.331 (CNS sta per Corpus Nummorum Siculorum, Vol.III). Premetto che è un esemplare un po sottopeso, ma di dracme di 21/22 gr. ogni tanto qualcuna la si vede. Non vi sono tracce del sottotipo, il che potrebbe dipendere dal fatto che abbiano usato una dracma consumata per riconiarci sopra. è vero, ci sono delle fratture tangenziali del Flan ed anche in questo caso potrebbero dipendere da una battitura su un tondello poco caldo (il che avrebbe impedito al metallo di espandersi correttamente nella battitura). In sostanza, da quello che vedo in foto, non mi fa pensare male. Certo, sarebbe un esemplare da vedere bene dal vivo ed approfondire. Non so di dove tu sia, nel dubbio, è una moneta che puoi far vedere dal vivo a qualche numismatico . Non puo essere pressofusione, al massimo pressa meccanica1 punto
-
Ciao, frazione di dirham del sultano Qala'un ,zecca di Al-Qahira (Il-Cairo)1 punto
-
Ha ragione Raff, è riportata dal Montenegro che io non ho controllato nonostante ce l'ho in libreria...1 punto
-
1 punto
-
1 punto
-
ciao, non è molto chiaro il disegno... è possibile che si vede nelle facce di sinistra la stella ebraica? comunque complimenti veramente per la bravura... non è che hai veramente la sfera di cristallo?!?🔮 🤔😅1 punto
-
1 punto
-
Difficile immaginare una moneta autentica trattata, oltre che l'eliminazione della scritta EURO ci sarebbe anche il rifacimento del bordo per far sparire i 2 *** 2 *** 2 che sono in incuso, c'è da asportare del metallo ed il peso ne risentirebbe, nonchè il diametro. Se puoi indicare i dati esatti.1 punto
-
Allora,devo subito correggere una cosa, il sovrano era un califfo e non un sultano. Il califfato omayyade dura dal 632 dc al 1031 dc. La capitale era Damasco e si estendeva per tutto il Medio Oriente,Penisola Arabica,Nord Africa fino al sud della Spagna. Nel 750dc persero gran parte dei territori ,sconfitti dagli Abbasidi, e ripararono in Spagna (Al-Andalus) dove fondarono il Califfato di Cordoba fino al 1031 dc quando si frantumo' in tanti califfati indipendenti. Il periodo di questa moneta dovrebbe essere il primo (632-750) e la zecca una delle tante siriane.1 punto
-
@Gabriele5 abbi pazienza non appena posso ti rispondo, ..se dovessi dimenticare causa età avanzata tu riporta all' attenzione.1 punto
-
@QuintoSertorio, mi sembra che la tua moneta provenga dalla Nomisma E-live 18 dell'8 novembre 2010, lotto 449 e successivamente riproposta, sempre da Nomisma, nell'asta 58 del 6 novembre 2018, lotto 1124. Chiedo ai più esperti se quello che ho scritto corrisponde a verità. Aggiungo un altro esemplare apparso nella vendita Münzzentrum Auktion 192 del 16 settembre 2020, lotto 2073:1 punto
-
Ciao, questo è un dirham del sultano Qala'un, zecca di Al-Qahira (Il-Cairo) che ha subito una doppia coniatura. Ci sono tracce del dritto sul verso e viceversa. Ti posto un dirham integro che con un po di pazienza puoi decifrare.1 punto
-
1 punto
-
Ciao Senza dubbio è una riproduzione, così come ben spiegato da @gennydbmoney, tanto più che io ci vedrei i due punti simmetrici di attaccatura che mi fanno immaginare che fosse parte di un braccialetto o di una collana. saluti luciano1 punto
-
1 punto
-
Salve. Intervengo solo per aggiungere, alla foto delle tre piastre sopra riportate (affiancate al dritto ed al rovescio), la foto di un'altra piastra 1817 R con la "V" di "SICILIARVM" provvista di barretta. Essa, al dritto, presenta lo stesso conio di tutte le precedenti, al rovescio, invece, mostra essere dello stesso conio della terza delle tre affiancate. Per cui, riepilogando, le 4 piastre prese complessivamente in considerazione hanno tutte lo stesso dritto, ma si differenziano per il rovescio ( due con un conio e le altre due con un conio differente ). Saluti.1 punto
-
Mi hai dato una nuova chiave di lettura di tutta una corrispondenza di famiglia che ora dovrò riconsultare per intero appena ne avrò l’occasione! Fantastico @PostOffice1 punto
-
1 punto
-
Assolutamente no,e il mio "modus operandi '... La moneta è assolutamente autentica... Comunque io non seguo particolarmente le varianti del punto si,punto no... Però facendo la ricerca ho notato che effettivamente non è così comune come variante...1 punto
-
ed io mi son fatto prendere la mano! 😁 Oggi ero già virtualmente a Mylau in Sassonia con @PostOffice e @caravelle82 a prendere una birra lager, e senza spostarmi troppo ora posso mostrarvi il mio nuovo arrivo. Qui i bordi sono dorati: perche? L'intenzione era che questi pezzi, di taglio maggiore rispetto a quelli che poi circolarono, si presentassero diversamente, ricordando le monete in metallo che volevano sostituire, una specie di "nordic gold" spennellato sulla ceramica. spighe di grano e putto... grano e contadino... madre che allatta. i bordi qui sono venuti meglio ed in mano fanno pure la loro presenza! Il bello è che adesso la serie è finita! Che faccio? Visto che i motivi sono abbastanza piacevoli, magari le metto in un quadretto. Njk1 punto
-
Poseidonia - paestum? Poseidone nell'atto di scagliare un fulmine, al rovescio toro...1 punto
-
Grazie @PostOffice Entrambi gli annulli hanno un altro segno, purtroppo non nitido. quello da te indicato mi sembra più un 32, ma potrebbe essere anche un 22. I segni non mi sembrano proprio uguali. Ti invio immagini ingrandite L’altro annullo sembra abbia un 20 ma è ancora meno nitido. Ecco ingrandimenti1 punto
-
Salve condivido immagine di una busta di famiglia e chiedo ai più esperti maggiori informazioni ringrazio in anticipo1 punto
-
Grazie per le belle parole, sto solo cercando di dare i rudimenti di questo hobby, affinché se ne possa godere la meraviglia e tutti i ""sani"" vantaggi che esso porta per l' individuo.1 punto
-
se è falsa non c'è nessun artista antico. c'è solo un falsario moderno.1 punto
-
Esatto, poi: -non era una pratica utilizzata ai tempi -non sono evidenti i segni di asportazione di metallo -La forma del tondello è in linea con monete del tempo. Se ii riferimento è alle mancanze del flan, se ne era già parlato, probabilmente erano colpi di scalpello pre- coniatura che avevano lo scopo di alleggerire un tondello troppo pesante (e quindi non regalare argento …).1 punto
-
Conchiglia naturale da collezione Cymbiola imperialis Dimensioni 16 x 8 x 7 cm. Peso 380 g. apollonia1 punto
-
Conchiglia naturale del genere Lambis da collezione 20 x 8 cm. Peso 260 g. apollonia1 punto
-
Crocifisso di stile bizantino, ma a mio giudizio credo moderno, in quanto le superfici sono troppo lisce rispetto a quelli confusione antica.1 punto
-
Buona giornata a tutti voi, se posso essere d’aiuto vorrei dare la risposta a gigetto13, premessa importante: Gli Albrizzi erano una famiglia di mercanti di Bergamo, con interessi nel commercio di olio d’oliva che esportavano a Venezia, dall’isola di Creta. Si spostarono a Venezia nel corso del XVI secolo. Essendo la Repubblica di Venezia, in lotta con i Turchi, era alla continua ricerca di fondi e supporto logistico. Gli Albrizzi, offrirono la propria flotta mercantile a sostegno della marina della Serenissima. Come contropartita la Repubblica di Venezia cambio’ in maniera radicale la posizione sociale degli Albrizzi, dandone ampi poteri decisionali nelle mercanzie delle isole del levante, portando di conseguenza le loro ricchezze a dismisura. Gli Albrizzi, furono ammessi al patriziato ricco, nell'anno 1667. Antonio Albrizzi, difese strenuamente la Canea contro i Turchi, impiegando le proprie sostanze. Caduta la città in mano dei nemici, egli passò ai servizi della Repubblica Veneta, con la carica di comandante: sopra navi da guerra. Morì nell’isola di Candia; …alcuni testi sostengono in mare, nella parte a sud di Candia, in seguito alle ferite riportate nel combattimento. Maffio Albrizzi, con i sui figli, continuò a prestare servizio militare. Giovanni Battista resto’ nella avvocatura. Già dal 1297 i Capello appartenevano al Patriziato veneziano, gli Albrizzi, essendo stati elevati al rango di nobili a seguito dei loro successi durante le campagne militari d’oltremare a salvaguardia del predominio della Serenissima, in occasione del matrimonio, tra un’erede della celebre Bianca Capello e un membro della famiglia Albrizzi venne consolidato l’appartenenza al patriziato ricco nella Repubblica di Venezia. Il suo sesino al nome del Doge Marino Grimani e' coevo dei tempi, porta la contromarca al R/ con il leone che tiene una ruota. La ruota non si vede, ma si vede bene la parte posteriore del leone avente la coda completa, ricurva verso la testa e l'andatura a sinistra, che fa parte dell'assieme dello stemma gentilizio degli Albrizzi. Il leone che tiene una ruota nello stemma gentilizio sormonta due torri (simbologia dei possedimenti), ma queste non sono presenti sulle contromarche. Nella parte del D/, dovrebbe essere stampigliata una – A al centro, con la gambetta centrale o senza, con due piccoli busti di persone con l’acconciatura tipica dell’epoca aventi una collana con un medaglione, a significare la simbologia dei commercianti ai lati, (sembrano due segnetti nella contromarca poco chiara e al posto dei busti dei commercianti, possono essere scambiati come due calici rovesciati). la lettera A, con la gambetta centrale o senza, attesta il nome del casato degli Albrizzi. Ho avuto l’occasione di vederne solamente tre esemplari fino ad oggi, di cui uno, dove la contromarca era ben visibile, purtroppo il possessore voleva tenerla per se altrimenti sarebbe finita inevitabilmente nella mia collezione. Anche le altre, penso siano rimaste ai collezionisti che al suo tempo me le mostrarono. Per me non e’ attendibile l’attribuzione di alcuni scritti, dove nel caso del suo sesino, si vede una specie di – V - larga, sono le due estremita’ del fiore di (Creta). Bisognerebbe comunque vederla piu’ attentamente dal vivo la sua moneta, ma se risponde a quello che vedo, la contromarca e’ degli Albrizzi. La Repubblica di Venezia avendo dato grossi poteri agli Albrizzi includendoli al Patriziato Ricco per la fedelta’ dimostrata, sembra che allora tollerasse ma non troppo la storpiatura delle proprie monete ufficiali. Mi spiego: La quasi, dico quasi tolleranza, ci poteva stare da parte dell’organo emittente sopra le monete? Questa tolleranza se cosi’ la possiamo definire, viene accennata in maniera sommaria, celata in alcune filze ufficiali ??, riguardanti delle notizie sui mercati interni delle isole come Creta, Candia ecc. per le monete minute...? Assolutamente no, non vi era tolleranza alcuna al riguardo delle contromarche diverse da quelle eseguite dai Vidimatori ufficiali della zecca della Serenissima. Nei Decreti: sopra ori et arzenti et sopra le monete, riguardanti le monete che dovevano circolare nei possedimenti sia per il rame per l’argento e l’oro, simbolo questo di potenza e di forte egemonia sui possedimenti della Repubblica, non vi e’ alcun riferimento a permessi temporanei per i patrizi aventi interessi commerciali all’interno dei loro mercati. Molto Pericoloso e peculiarmente multati i commercianti in Venezia con queste monete, anche se devo fare notare, che i commercianti non entravano in Venezia di certo, con queste monete. Al tempo stesso bisogna notare che Venezia, chiudeva uno, se non due occhi per la circolazione nei possedimenti, …tanto... era la…al di fuori della citta’ dal domino in terraferma, ma solamente ed esclusivamente queste monete potevano circolare per un tornaconto economico ragguardevole dai proventi commerciali fatti in quelle isole. Comunque attualmente si riescono a trovare contromarche varie sulle monete in argento di quei privati commercianti, non nell’oro. Nessun patrizio o potente commerciante si sarebbe azzardato a contromarcare degli zecchini, troppo il rischio. La perdita di tutte le sostanze accumulate nel tempo per l’ambizione personale di ostentare il proprio status nei mercati era decisamente perseguibile con le leggi vigenti della Repubblica di Venezia. Anche queste monete se entrate a Venezia, venivano immediatamente ritirate e rifuse perche’ …ed ecco la celata tolleranza: …difettose…, quindi venivano semplicemente cambiate ai Banchi di Cambio, senza penalizzare i-il commerciante che le possedeva, per tolleranza di chi le contromarcava, ( in questo caso gli Albrizzi ). La sua e’ una moneta a mio avviso rara, difficile da trovare sui mercati numismatici attuali e a volte queste monete essendo di rame dove si trovano con una… “certa facilita’”…forse…, fra le tante, si riescono ad acquistare con pochi euro perche’, non conosciute piu’ di tanto. Sono piu’ sincero…non conosciute. Purtroppo queste monete venivano contromarcate in maniera alquanto sommaria e quindi i marchi soventemente sono difficili da vedere in maniera nitida. Con piacere mio, questa e’ un’altra moneta rara che sicuramente arricchisce la collezione del sig. Gigetto13....perfetto. Vi saluto cordialmente, a presto R.M.Bordin1 punto
-
Buona giornata a tutti voi Se lo gradite, per quanto mi sia possibile espletare il tutto nello scritto provo a darvi una risposta ai vostri quesiti, ma gradirei innanzitutto avvisarvi che il sistema espresso in grammi ovvero il nostro e’ in difetto rispetto al sistema Veneziano dal momento che i loro calcoli erano espressi in grani veneti, quindi vedrete che nel calcolo che vi illustrero’ troverete la parola per difetto ma che non ha nulla a che vedere con l’aggio. Fabry61 Nel nostro caso la contromarca è sinonimo di conoscenza del valore in quanto a Cipro non usavano le veneziane ed i Marcelli ed i Mocenighi non avendo chiaramente indicato il valore era necessario rendere la "piazza" edotta. In efetti il primo Marcello pesa solo gr. 2,26 (essendo usato e tosato rispetto ai 3,20 di peso medio) e pertanto contromarca 7 e 2 Eccomi…. Allora: il peso giusto con l’aggio di tolleranza e’ 3,20 che corrisponde a 10 soldi bene Quindi, il calcolo del Banco di Cambio ufficiale e’ questo: gr.3,20 diviso 0,32 maggiore risulta 0,32 ovvero 1 soldo. Grammi 2,26 diviso 0,32 (peso ufficiale), che e corrispondente al di sotto di un soldo ufficiale, ed il risultato e’ 7.06525. Tenendo conto che il dopo 7 e’ ,065, quest’ultimo viene diviso sempre per 2, ovvero il risultato esatto sarebbe 0,65 : 2 = 0,32 -, ma siccome risulta 0,12 e' al di sopra (le tabelle ufficiali descrivono le tolleranze che vanno da 010 a 0,22-sempre in grani veneti) …..dovendo stare sotto l’aggio deciso, … risulta la contromarca 7 e 2. Nel caso della 8 e 2 Questo Marcello invece ne pesa gr. 2,62 e pertanto contromarca 8 e 2 Rispondo a Fabry61. Il calcolo e’ uguale ma un po’ piu’ macchinoso, sempre per gli squilibri dei rapporti, ma comunque comprensibile: Grammi 2,62 ( soldo=0,32 ufficiale-in questo caso la moneta e’ 2,62 ed e’ calcolato con questo peso) diviso 0,31, -l’aggio e’ l’uno dopo il 3-, risulta 8,45, per difetto, l’8 e’ stampigliato sulla moneta e il difetto e’ diviso, peso 0,45, dopo l’8, viene subito calcolato lo 0,45 e diviso 2 (aggio), risulta a 0,225 per difetto, ed ecco il 2 stampigliato sulla moneta. I quattro cerchi disposti a forma di croce, sono la vidimazione delle monete in quanto alla loro bonta’ del titolo, con ovviamente la stampigliatura del valore effettivo (dato dall’intrinseco effettivo di cui vi ho descritto nel calcolo), con cui per l'appunto queste monete potessero circolare e per una visione immediata da parte dei commercianti e della popolazione. Attenzione ai cerchi di delimitazione. I cerchietti non venivano messi a caso ma i Saggiatori, con una buona precisione li stampigliavano sui bordi. Se queste monete venivano ulteriormente stronzate (limate-tosate), intaccando solamente la bombatura esterna del cerchietto, dovevano essere immediatamente cambiate, altrimenti vi era la penale pecuniaria…molto salata. Per Venezia, era cosi’ evitata la rifusione delle monete in argento aventi queste costi onerosi per la riconiazione delle stesse che dovevano arrivare dalla zecca di Venezia, senza contare il trasporto blindato e i rischi del viaggio, guardie, ciurma poco affidabile compresa ecc.ecc.. In questo modo gli ufficiali saggiatori apportavano dei numeri che stavano a significare il valore effettivo sui mercati. Queste monete, per Decreto, erano effettivamente circolanti nei possedimenti ma poco tollerate nella citta’ di Venezia, dove dovevano essere immediatamente cambiate dai commercianti, al Banco del Cambio. Difficilmente queste monete arrivavano sui mercati di Venezia, innanzitutto, perche’ dannose per le tasche del commerciante estero, dove oltre alla svalutazione delle stesse subiva anche la perdita dell’aggio, che veniva automaticamente tassato dai banchi ufficiali al Banco del Cambio. Non sempre sulle monete contromarcate dai saggiatori si vedono i numeri del valore e...vi risparmio...per non farvi addormentare. Nei pochi Decreti (che ho potuto visionare) per i Possedimenti, alla voce Agostino Barbarigo, si legge che le monete dovevano essere marcate con il valore. Fabry61, stessa asta bellissima contromarca da 10 soldi. Il terzo ( seconda foto da me postata) pesa gr. 3,12 integro senza tosatura (vedesi la perlinatura) e mantiene il proprio valore di 10 soldi (contromarca X) Infatti Marcello=mezza lira=10 soldi. Sono convinto che queste contromarche funzionassero anche al contrario per i famosi grossi di Cipro. La conseguenza era un valore certo finchè la popolazione non si abituava alla moneta. Inoltre mettiamo il risparmio per la Serenissima a non dover battere moneta? Siamo sicuri che gli starter kit sono nati al giorno d'oggi? Oppure venezia aveva già aperto la strada del Mar? Rispondo a fabry61 Giustamente come dice lei Fabry61, esattamente vale anche per le monete con peso giusto. Sebbene per le contromarche con 8-2, 7-2, ecc.ecc., erano lasciate circolare (..andare…), per non essere necessariamente ritirate dalla zecca di Venezia, questo non valeva solitamente -ma non sempre-, per le monete con la cifra X –contromarcata-, che stava ad indicare il valore 10 soldi . Le monete contromarcate con la X , valore 10 soldi (peso pieno), solitamente erano quelle ritirate dai Vidimatori e cambiate con l’aggio pieno gia’ stabilito per Decreto Sopra i Domini, dai provveditori Sopra le Monete, per essere mandate a Venezia. L'organo esecutivo di Venezia, avendo dato l'ordine ai Saggiatori, sapeva di avere gia’ guadagnato con l’aggio sulle… monede de buone paste… Sperando di esservi stato in qualche modo di aiuto vi saluto tutti cordialmente A presto R.M.Bordin1 punto
-
Buonasera, qualcuno sa darmi qualche informazione su questa medaglietta in piombo? Grazie 10001 punto
Questa classifica è impostata su Roma/GMT+01:00
Lamoneta.it
La più grande comunità online di numismatica e monete. Studiosi, collezionisti e semplici appassionati si scambiano informazioni e consigli sul fantastico mondo della numismatica.