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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/11/24 in tutte le aree

  1. Ulteriore cavallo FERRANDUS con la S “coricata”. Esemplare fresco di entrata nella serie.
    4 punti
  2. Sono stato all’Eufofil, e son riuscito a portare tutta la famiglia. Ho passato qualche ora veramente piacevole in famiglia, curiosando tra i vari stand. Son molto contento che sia io sia tutti i miei familiari abbiamo trovato qualcosa da acquistare, non necessariamente monete ma un po’ di tutto.. prezzi un po’ alti, spiacevole un commerciante che a mio figlio ha fatto dei prezzi a mio avviso esagerati per dei panda cinesi (230 euro per un panda oncia argento del 91!!?!?) . anche se ragazzino per fortuna i prezzi li conosce meglio di me e non ci è cascato.. spero che anche per i commercianti sia andata bene e che questo sia il primo di una lunga serie
    4 punti
  3. Buonasera a tutti. Forse non avrei dovuto aspettare anni per averla in mano e in raccolta, ma la pazienza è una virtù che ho in abbondanza e finalmente è arrivato il momento di condividere l'ultima mia Mezza Piastra per Ferdinando II . È chiusa in perizia Tevere dal 2007.
    4 punti
  4. DE GREGE EPICURI Ma che naso, quasi Pinocchio!
    2 punti
  5. Ecco qui, spero siano almeno un pochino migliori. Non rendono i fondi lucenti e il lustro ma insomma…
    2 punti
  6. mi sembrano dei comportamenti commerciali poco corretti a dir poco
    2 punti
  7. le 25 doppie hanno un peso da 162,15 a 168,00, non ci sono aste in questo secolo ma il 1/12/1999 ne è stata presentata una all'asta Triton della quale non conosco l'esito. Sappiamo che il 25 doppie del 1714 era nella collezione Franchini e un altro esemplare era nella collezione Avignone. L'esemplare più noto -credo sia quello dell'Avignone- (almeno a me che quando sono depresso vado a vedere per risollevarmi il morale) è esposto al museo di Genova Palazzo Tursi comunque tra CNI e letteratura se ne conoscono 11 esemplari ...vale la pena di vederla... eccola
    2 punti
  8. Ciao ,come ti è stato precedentemente detto ,le tue domande implicano risposte complesse e solo leggendo diversi libri ed articoli potrai avere un'idea sulle tipologie di scambi monetali nel Medioevo ed in età pre-Unità d'Italia. Essendo una persona pratica ti esporrò solo alcuni piccoli dettagli in merito che,spero,possano ,in qualche modo esserti utili. Nel secolo XIII città italiane come Firenze e Venezia imposero la loro valuta aurea ,soprattutto negli scambi commerciali, in Europa ed in Oriente, ma nel secolo XVI accadde il contrario e cioè che fu l'Italia ad adeguare la propria moneta a quella estera. Ad esempio ,verso i primi venti anni del secolo XVI, si impose in tutta Italia una specie monetale mutuata dallo Scudo d'oro del sole francese ed era chiamato in tal maniera perchè ,nella scritta periferica, vi compariva un piccolo sole. La prima città italiana a battere questi Scudi del sole fu Genova ,nel 1508, poi seguirono Milano e Venezia ,grandi centri commerciali. In alcuni casi accadeva che le autorità cittadine, alle quali era data facoltà o dall'Imperatore, o dal consiglio di autonomia(quando esse erano autonome) cercavano di impedire che entrassero, nei commerci cittadini, monete di altre città o di Stati esteri, facendo agire i cambiavalute. Ciò avveniva anche perchè si pretendeva che le monete che entravano in città avessero caratteristiche uguali ,in fatto di peso e qualità del metallo, alle monete emesse dalla medesima città. Esistevano officine monetarie che emettevano monete anche per altre città Vi erano città che introitavano monete "estere"(di altre città o Stati) per poi fonderle in Zecca e creare moneta propria Accadeva che, in certi casi, non era l'autorità emittente a stabilire la quantità di moneta da emettere, ma erano soprattutto i mercanti che portavano metallo in Zecca e che determinavano le monete ed i quantitativi da emettere per loro esigenze commerciali o per le speculazioni che ritenevano opportune. Accadevano situazioni in cui le autorità, per sopperire alla carenza del circolante aureo, emettevano monete in argento. Cosa molto importante e non da trascurare, in ambito di cattive gestioni finanziarie, agiva il fattore speculativo: la cattiva moneta "cacciava"la buona come la legge di Gresham sostiene( le monete di buona lega venivano, in un certo qual modo"tesaurizzate" e si lasciavano in circolazione monete di bassa lega) Vi erano città, Stati o Regni che accettavano determinate monete ,provenienti dall'estero, per via delle frequenti esportazioni, per facilitare i pagamenti a discapito di monetazione locale, com'è il caso della Calabria bizantina che produceva seta grezza e la esportava su importanti piazze commerciali come quelle sicule e pugliesi accettando pagamenti in Tarì e Robaii a discapito dei Solidi bizantini. Nulla di esaustivo ,ma solo alcune nozioni che si reperiscono in Rivista Italiana di Numismatica anno 1994 e 1995 nello studio di Bellesia"Un Tentativo di Classificazione Cronologica degli Scudi D'Oro dii Ercole II per Reggio Emilia". Da non trascurare di leggere i libri di Carlo Maria Cipolla, nella fattispecie"La moneta a Firenze nel Cinquecento" e David Abulafia"Maometto e Carlo Magno:le due areemonetarie italiane dell'oro e dell'argento " in Storia d'Italia ,Annali, 6 odjob
    2 punti
  9. Certo, c'è anche chi colleziona i tappi di bottiglia, quindi vanno senz'altro bene anche le monete bucate. Il concetto è attribuirne il giusto valore che, a parte l'eventuale caso di rarità, non troverà mai schiere di potenziali acquirenti tali da generare strappi di valore. Segua anche qualche asta, c'è ne sono 3/4 a settimana ultimamente, e vedrà che la Lira del Gritti la trova poi a poco più di 100€ e in buone condizioni. Per questo vederne una otturata a quel prezzo, mi vien da sorridere.....tutto qui.
    2 punti
  10. Nuovo link: ______________________________________________________________________________________________________________________ Ecco una poco nota quanto interessante testimonianza della guerra fredda : i biglietti "nucleari" di Japtan Island. E' una delle isole dell'atollo di Eniwetok, nelle Mashall, area utilizzata per test atomici dal 1947 al 1962 (*). L'isola di Japtan serviva come luogo di "riposo e recupero" con un bar vicino a una spiaggia. Furono stampati a bordo della AGC-12 USS Estes (una nave-posto di comando per operazioni anfibie) nel 1952 e usati per il commercio coi nativi, che li accettavano in cambio di prodotti disponibili in loco. Erano emessi (se così possiamo dire) dal presidente del "consiglio di ricreazione". Il retro riproduceva un innesco di bomba atomica con due particelle che si scontrano all'interno del detonatore. (*) Fra l'altro il 1º novembre 1952 qui venne provata Ivy Mike, la prima bomba all'idrorgeno. L'esplosione sviluppò un rendimento di 10,4 megaton e fu abbastanza potente da polverizzare l'isola di Elugelab, su cui la bomba era piazzata. USS Estes
    2 punti
  11. Il tesoro di Erpelle viene esposto per la prima volta al Museo Winckelmann: più di 1700 monete d’argento del Trecento scoperte nel 1921 in alcuni vasi di terracotta nel Carso triestino. La mostra che si inaugura giovedì 9 maggio 2024, alle ore 17, al Museo d’Antichità “J.J. Winckelmann”, con ingresso da via della Cattedrale 15 a Trieste, espone un prezioso ritrovamento emerso di recente da una cassaforte del museo: si tratta del tesoro che, nascosto agli inizi del XV secolo, venne scoperto nel 1921 a Hrpelje/Erpelle (oggi in Slovenia a 4 chilometri dal confine italiano). Composto da più di cinquemila monete d’argento e una dozzina d’oro fu casualmente ritrovato da Giovanni Kolaric, impiegato ferroviere presso la stazione di Erpelle, nell’estate del 1921 in una dolina, forse all’ingresso di una grotta, conservato in alcuni vasi di terracotta. Dalla Cronaca del museo del 15 ottobre 1921 apprendiamo che lo scopritore lo portò al Museo d’Antichità per venderlo. Venne consegnato al direttore Piero Sticotti che subito ne avvisò l’Ufficio delle Belle Arti e coinvolse il Museo di Aquileia. Allo scopritore e al Consorzio agrario di Erpelle (proprietario del terreno) venne riconosciuto il premio in denaro spettante in base alla legge italiana, entrata in vigore nel nostro territorio solo da pochi mesi. Dimenticato un’altra volta qualche anno più tardi, senza essere stato pubblicato o studiato in modo approfondito, questo tesoretto si credeva perso per sempre. Inaspettato è ora tornato nuovamente alla luce. Pare che il tesoro fosse stato all’epoca suddiviso in tre parti. Ora a Trieste è di fatto presente un terzo del totale, cioè 1773 monete d’argento in buone condizioni di conservazione. Lo studioso Giulio Carraro, dell’Università di Trieste, ha potuto analizzarlo e le sue ricerche sono state recentemente pubblicate nel volume “Dobrila Tat. Il tesoro di Erpelle 1921”, per i tipi di EUT. La curiosità suscitata dalla presentazione del volume e la richiesta di poter vedere il tesoro hanno portato alla mostra che ora si inaugura al Museo Winckelmann e che resterà aperta fino al 29 settembre 2024, con orario 10-17, da martedì a domenica, con ingresso libero da piazza della Cattedrale 1. Composto originariamente da oltre cinquemila monete d’oro e argento, il tesoro di Erpelle rappresenta uno dei principali esempi di tesaurizzazione, per quanto si è potuto ricostruire, legata all’opera dei banditi medievali. L’eterogeneità delle valute rappresentate regala uno spaccato della vitalità economica e monetaria nell’Europa centrale e orientale del XIV secolo, offrendo un prezioso supporto allo studio delle relazioni mercantili e degli scambi commerciali attraverso l’area alpina e quella balcanica lungo le rotte che portavano ai porti dell’Adriatico settentrionale, dai quali i prodotti venivano poi venduti in tutta Europa. Non deve stupire che un tesoro di monete d’argento come questo venisse sepolto in luogo nascosto: la popolazione dell’Europa tardo medievale (tra XII e XV secolo) era spinta all’occultamento di tesori dalle precarie circostanze sociali, politiche ed economiche. Nelle aree periferiche e di frontiera, la crescente povertà, esasperata dall’aumento della pressione fiscale da parte delle autorità, aveva visto dilagare il contrabbando. Al folklore dell’area di Erpelle è legato il personaggio del ladro Dobrila, o Dobrilla: un contrabbandiere il cui lato moralmente discutibile viene considerato espressione dell’umana “arte di arrangiarsi” che derubava le ricche carovane dirette nell’entroterra dai porti di Trieste e dell’Istria, in particolare quelle cariche di sale, l’oro bianco del Medioevo. Dobrilla viene tradizionalmente legato al tesoro scoperto a Erpelle nel 1921 ed è lecito ritenere che le leggende abbiano probabilmente un fondo di verità. Oltre la metà delle monete superstiti è prodotta dalla zecca di Venezia, potenza marinara in fortissima espansione nell’Adriatico. Non mancano tuttavia dei lotti consistenti di monete del Patriarcato di Aquileia e del Regno d’Ungheria, protagonisti anch’essi del panorama politico ed economico dell’Europa medievale. Altri attori sullo scacchiere commerciale, rappresentati all’interno del tesoro, sono i Carraresi di Padova e i mercanti bavaresi. Un’ultima curiosità è legata a un interessante lotto di monete contraffatte, contenute nel tesoro di Erpelle, che ha rappresentato l’occasione per approfondire anche l’attività dei falsari medievali: puniti con pene severissime, essi rischiavano la vita per produrre denaro falso, evidentemente spinti da motivazioni che giustificavano i rischi legati alla loro attività. Un tesoro ritrovato. Banditi e carovane sul Carso nel medioevo 10 maggio -29 settembre 2024 Museo d’Antichità “J.J. Winckelmann” Piazza della Cattedrale 1, Trieste Da martedì a domenica, dalle 10 alle 17 Ingresso libero [email protected] www.museoantichitawinckelmann.it
    1 punto
  12. Buongiorno. Amerei avera qualque informazione a proposito di questa croce di bronzo, alta di mm.52 con l'appiccagnolo. Grazie a voi.
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  13. Salve. Il contorniato di Nerone della Roma Numismatics Auction 25 del 22.09.2022 raffigura al rovescio Pentesilea, la regina amazzone figlia di Ares e Otrera della mitologia greca, e Achille, l’eroe greco con spada e scudo mentre la trascina a terra dal cavallo per ucciderla nella guerra di Troia. Lot 963. Nero Æ Contorniate. Rome, late 4th century AD. IMP NERO CAESAR AVG P M X (sic), laureate head of Nero to right; silver inlay palm-branch in right field / ACILLES PENTISILEA, Achilles, with sword and shield, advancing to right in the act of knocking the Amazon queen Penthesilea to the ground in order to kill her; horse to right and fallen arms in exergue. Mittag Nero XVIII/78; Alföldi 12. 39.03g, 42mm, 6h. Very Fine; pierced with part of suspension loop still in hole. Extremely Rare. Pentesilea si convinse a partecipare alla guerra di Troia combattendo al fianco dei difensori della città perché, durante una caccia, aveva ucciso accidentalmente la sorella Ippolita con una lancia. Questo incidente causò a Pentesilea un dolore così grande da desiderare solo di morire, ma, in quanto guerriera e amazzone, doveva farlo con onore e in battaglia. Pentesilea arrivò a Troia con dodici compagne la notte prima della ripresa dei combattimenti dopo la morte e il funerale di Ettore, e promise ai Troiani che avrebbe ucciso Achille. Nel suo primo e unico giorno di combattimento Pentesilea uccise molti uomini e cercò di combattere contro Aiace Telamonio, ma questi si limitò a deridere i suoi tentativi, ritenendola un'avversaria inadatta. Aiace chiamò Achille che con un solo colpo alla corazza la fece cadere a terra. Pentesilea implorò per la sua vita, ma un impassibile Achille la uccise e si fece beffe del suo cadavere. Ma quando le tolse l'elmo rimase colpito dalla sua bellezza e provò un grande rimorso, per cui cullò il corpo di Pentesilea e ne pianse la morte. Ma non è tutto, come vedremo in seguito. apollonia
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  14. Sono assolutamente d'accordo con tutto quello che hai scritto e mi fa molto piacere condividere con voi la mia modesta collezione, alla fine qualche spunto interessante viene sempre fuori 😀 Vista la mia modesta esperienza non mi sono mai avvicinato al discorso restauro e pulitura, preferisco non rischiare di rovinarle, magari se in futuro sarà necessario mi farò aiutare da qualcuno più esperto di me. Comunque le informazioni sono molto interessanti e le aggiungo al mio bagaglio di informazioni che via via sta crescendo 😀 Per la moneta nello specifico se ho notizie a riguardo le metterò qui di seguito. Matteo
    1 punto
  15. Questa è carta bollata utilizzata nel Regno delle due Sicilie a partire dal 1817 circa. Infatti il bollo in alto a sx varia riportando nel tondo la dicitura "REGNO DELLE DUE SICILIE" ed uno scudo con tre gigli, simbolo dei Borboni, sormontato da una corona regale, tenuto da 2 rami con foglie ripiegate. Il tondo diviso in due sezioni, riporta in quella inferiore il valore del bollo di G. 6. Viene modificato anche il bollo a secco impresso sulla carta e difatti è formato da un tondo che porta sul bordo la scritta REGNO DELLE DUE SICILIE suddivisa in due parti da due elementi floreali e contenuta tra due cordoni. Il cerchio interno è suddiviso in tre settori: nel primo ci sono i tre gigli dei Borboni e la scritta Catenacci (l'incisore della Zecca di Napoli, Vincenzo Cantenacci che realizzò il conio); nel secondo c’è un cavallo che si alza imperioso sulle zampe posteriori, mentre, nell’ultimo settore c’è la rappresentazione del simbolo della Sicilia: la testa della medusa con tre gambe disposte a girandola. La filigrana dovrebbe riportare lo stemma araldico borbonico ma sarebbe utile una foto in trasparenza caro @nikita_ per avete un riscontro.
    1 punto
  16. Difficile dare informazione sicure basandosi su foto e non visionando l'esemplare. Nella mia esperienza ci sono effettivamente denari ed antoniniani che presentano superfici con concrezioni malachitiche (verdi), probabilmente sono dovute al rame presente in lega che affiora. Avendole rimosse su alcuni esemplari (dopo averle ammorbidite con immersione in acqua distillata) con bulino e sotto microscopio binoculare, posso dirti che possono essere rimosse senza danni o creazione di "crateri" (su antoniniano di Postumo e di Salonino a memoria), se ritenute deturpanti. Vi sono poi delle erosioni superficiali su monete in argento invece che risultano essere un primo stato di corrosione dovuto a microcorrenti galvaniche che si innescano tra il cuore rameica e l'argento superficiale innescando appunto il distacco dello strato superficiale. In questo esemplare l'immagine mi pare più suggestiva di distacchi di lamina superficiale di argento dovuta a corrosione (tipo 2) ma essendo uno sguardo mediato e non a moneta in mano non lo garantisco. Il peso di 3,10 g è leggermente calante (varia a seconda sia una emissione pre o post riforma) ma non tale da indirizzare chiaramente in un senso preciso. Se hai un buon rapporto con il venditore potresti chiedere la sua opinione in merito a quelle due evidenze e magari poi riportarle. Buona serata Illyricum
    1 punto
  17. Si tratta di un Jenkins 159 (O43/R92). Ultimo accoppiamento di conii del gruppo IIc dell’ottimo corpus di Jenkins. Questo gruppo condivide una profonda curvatura dell’area della sella del cavallo. Nel complesso gradevole a confronto di diversi conii un po’ rozzi. Invece il Jenkins 104 (O32/R59) è a mio parere un capolavoro, e costituisce il prototipo della serie dei tetradrammi (serie IIa) appena successivi ai tre accoppiamenti di conio dei tetradrammi eccezionali J101-103 (serie If) con cavaliere e toro androprosopo intero. Per il J104 parla da se’ l’esemplare della Abecassis, asta Leu 81…
    1 punto
  18. DE GREGE EPICURI A questo punto vi mostro anche la mia ex-moneta, ho trovato la foto.
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  19. 1 punto
  20. Grazie mille per la spiegazione. Mi sto avvicinando solo ora a questo genere di tondelli e ogni nozione che posso apprendere è molto importante.
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  21. Stiamo esaminando delle foto,quindi non possiamo pronunciarci in modo univoco sull'autenticità di questa bolla. Trattasi di una bolla consunta e propendo per l'autenticità proprio per questo motivo: se fosse stata falsa ,il falsario ,per ricavarci di più, l'avrebbe fatta più leggibile. Inoltre,da quello che si può vedere, il materiale, utilizzato è proprio quello d'epoca e non vi sono tracce di fusione moderna. odjob
    1 punto
  22. Ho questo foglio di carta bollata da 6 grana a 4 facciate non utilizzato del Regno delle due sicilie successivamente riconvertito a Regno d'Italia. Da quello che si evince non vengono usate da subito le lire, anche il timbro Regno d'Italia è da 6 grana, il timbro sarà dello stesso 1861 (Unità d'Italia) o magari 1862. il particolare
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  23. Ciao, grazie a te che condivi le tue monete ( io lo faccio da 3 anni ormai...come passa il tempo...) che, opinione personale, ritengo una cosa molto importante per noi neofiti. Siccome sono in nostro possesso le possiamo analizzare, si possono dare informazioni certe quando si chiede un parere e ci vengono poste domande inerenti la stessa, il tutto a beneficio didattico di quanti seguono le discussioni. Quindi molto importante. Condividete sempre le vostre monete. 🙂 ANTONIO
    1 punto
  24. Grazie mille per il suo tempo.
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  25. Ciao, per quanto concerne le macchie che si intravedono sulla moneta l'idea che mi sono fatto io ( avendo una quindicina di denari di Caracalla, due dei quali con evidenti affioramenti di malachite e cuprite vedi foto) e che molto probabilmente si tratta di affioramenti in superficie dei metalli meno nobili presenti nella lega della moneta. Sappiamo che con la riforma monetaria di questo imperatore, oltre all'introduzione del nuovo nominale " antoniniano", si ridusse anche l'argento fino presente nei denari (divenne circa il 50%) percui, in determinate condizioni ambientali, il rame che aveva la percentuale maggiore nella metà della lega di metalli non nobili poteva affiorare in superficie. Visto il peso del tuo denario e le foto buone che hai postato escluderei che sia suberato mentre non escluderei del tutto depositi da contatto con altre monete. Posto foto di due miei denari non suberati con fenomeno di affioramenti sia di malachite che cuprite ( macchie più scure/rossicce) ANTONIO
    1 punto
  26. Esistono molti falsi di bolle pontifice,bizantine e veneziane,a me l'esemplare postato non piace,il fatto che sia in bassa conservazione non aiuta e potrebbe facilmente nascondere per l'appunto un falso,un esemplare in buona/ottima conservazione sarebbe più facile da valutare... Ricordo che diversi anni fa ci fu un'invasione di falsi di bolle pontifice,anche nelle aste,che per quanto possano dare un certo margine di sicurezza non le rende immuni dall'errore di valutazione...
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  27. Buongiorno @Rufilius, volevo chiederti, a moneta in mano, come interpreti quelle due zone di corrosione al diritto a ore 2 (G di GERM) e a rovescio (a dx della lira). Grazie Illyricum 😉
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  28. Circa quello che si sa del trafugamento riporto la parte che riguarda le monete genovesi dalla più completa magnifica e istruttiva discussione: "L’episodio è da riferire non al nucleo di monete donate dal Re Umberto II nel 1983 ma alla collezione intera quando era ancora in vita il Re Vittorio Emanuele III e si lega alle vicende della Collezione Reale dopo l’8 settembre, vicende ben note. Le casse per ben due volte furono avviate in Germania e recuperate. Quando furono revisionate fu evidente che due di esse erano state aperte e manomesse. Lo stesso Re Vittorio Emanuele III constatò il danno e stilò una lista di monete trafugate che inviò a tutti i commercianti. La lista è pubblicata nello Speciale di Cronaca Numismatica n. 85 dell’aprile 1997. Sullo stesso speciale di CN a p. V si legge : “Si ebbe un unico caso di effrazione. Monete di valore, specialmente d’oro, sono state trafugate, e altre sono nel massimo disordine : questo registrava nel proprio diario il generale Puntoni sotto la data 11 giugno 1945. Si trattava di un centinaio circa di pezzi, gli unici ancora oggi mancanti, tutti contenuti in un solo pacchetto- quello trafugato appunto nei primi giorni del giugno 1945- tra i quali devono purtroppo annoverarsi anche alcuni rarissimi multipli della moneta genovese”
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  29. Condivido in parte nel senso che ritengo la visione utilissima (forse) solo per determinati governanti.
    1 punto
  30. Che brutta storia finita nell'oblio. Ecco l'elenco delle monete trafugate dalla Collezione Reale da un articolo di CN degli anni novanta del secolo scorso. Tenete conto che nell'articolo ci sono alcuni errori, ad esempio quello chiamato 5 scudi di Giano Campofregoso noi lo chiamiamo 10 scudi d'oro, le 8 doppie del 1608 sono le 15 doppie e il 6 scudi di peso 382,30 g è il mitico 10 scudi unico conosciuto...
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  31. Croce di San Tommaso. se può essere utile: https://www.ilsole24ore.com/art/in-devozione-san-tommaso-croce-lettore-ADpOMcg?refresh_ce=1 Sposto nella sezione corretta.
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  32. Chi non l'ha ancora visto non si perda The Day After (1983) di Nicholas Meyer. Per una rilassante serata nucleare con gli amici è considerato da molti il più bel film di sempre sulla guerra nucleare, infatti alla prima TV in USA terrorizzò molti spettatori. https://www.dailymotion.com/video/x88thw4 Lingua originale: https://www.dailymotion.com/video/x88sxqq
    1 punto
  33. Monete affascinanti i multipli dello scudo di Genova. Il 4 scudi è sicuramente rarissimo, ma nei portali online ne ho trovati diversi esemplari e appare comunque (seppur non di sovente) sul mercato. Il più "grosso" che ho trovato è invece questo: Da 6 scudi (60 mm, 229.50 g) del 1719. Ex Triton XV del 2012. Moneta eccezionalmente rara!!
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  34. Nella Serenissima: ...Dello zecchino si ebbero dei multipli da 2 sino a 105 zecchini (del peso di 367,41gr.), avevano corso legale in quanto per gli scambi e i commerci in generale i pagamenti avvenivano a peso d’oro, anche se l’esecuzione di tali multipli si volle talvolta nell’intento di fare degli omaggi a sovrani, principi, ambasciatori, cittadini veneziani benemeriti ed in occasioni particolari. Spesso per ostentazione, queste monete, venivano forate e trasformate in monili da appendere al collo...
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  35. Par API, oggi, a' N uovo = parapioggia nuovo Buona giornata
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  36. Anche io, come te, pensavo non ci fossero molti riferimenti bibliografici, studi o documentazioni ma poi ho trovato qualcosina che potrebbe permettermi di iniziare un percorso in questa nicchia almeno a livello regionale. Questi due volumi in inglese: - Italian Municipal Revenue Stamps, Volume 1, Cities A-K, Fiscal Philatelic Foundation, New York, 1999. - Italian Municipal Revenue Stamps, Volume 2 , Cities L-Z, Fiscal Philatelic Foundation, New York, 1999 Il testo di Diena: - Le marche municipali d’Italia: dalla loro introduzione fino alla fine del 1881, traduzione di Claudia Zanetti, Vaccari, Vignola (MO) 2002. Questo catalogo on-line molto interessante: http://www.italianmunicipalstamps.alexkemura.co.uk/imun3.htm N.B.: per accedere al catalogo selezionare la relativa voce (in verde) sul menu in alto Infine voglio condividere questo bellissimo video di presentazione del libro "la carta bollata" del 1990 di Fortunato Marchetto, ideatore del neologismo "fiscalfilia":
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  37. Che meraviglia, quanti ricordi, quanta vita e’ trascorsa…ero un bambino, e ora sono nonno…
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  38. Ho sottomano la foto dell'esemplare venduto da Finarte N. 269 nel 1977 ed è un esemplare diverso da quello pubblicato. Il lotto descritto è il nr. 195, mentre la foto corrispondente è al nr. 194 (evidentemente hanno invertito le foto).
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  39. Medaglia devozionale mistilinea con ornati, in metallo bianco o argento? prima metà del XX sec. . D/ Madonna di Pompei con ai lati San Domenico e Santa Caterina da Siena.- R/ San Giuseppe con Gesù Bambino. Ciao Borgho
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  40. Grazie anche a voi per i commenti 😀 @ImmensaF grazie per la condivisione della tua moneta, a mio avviso le monete sono tutte belle, alle volte si trovano meglio, alle volte peggio, ognuna ha la sua storia da raccontare, quelle conservate bene indubbiamente fanno un gran figura nella collezione e sono utili a capire lo stile del periodo e cosa rappresentano con precisione, quelle conservate peggio ci raccontano o possiamo cercare di immaginarci le peripezie e le avventure che hanno vissuto per arrivare fino a noi, in ogni caso in un bel vassoio tutte insieme danno una grande soddisfazione 😀
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  41. Un altro frammento che avevo conservato perchè era la prima marca da bollo che vedevo con raffigurato Vittorio Ema. II°.
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  42. La certificazione, mi pare, ne attesta soltanto l'originalità, e su questo direi che c'erano pochi dubbi Ho provato a cercare qualcosa su questa Aponense, ma senza risultato, magari se qualcun altro tenta sarà più fortunato. Comunque, trattandosi di un titolo relativamente recente, dalla grafica non esaltante (parere personale) ed emesso da una società, se non sconosciuta (qualcuno la conoscerà pure ) certamente non famosa, ribadisco che, a mio parere, il valore non può essere elevato. Può comunque sempre rappresentare, insieme all'altro, un buon inizio di collezione
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  43. 1 punto
  44. Concordo in pieno con @Bassi22. Arka Diligite iustitiam
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  45. In merito a tale complesso argomento occorrono almeno un paio di precisazioni, in primo luogo è vero che le valute usate nelle varie piazze erano molteplici ma bisogna considerare che quelle usate principalmente nel commercio internazionale e nei grandi scambi erano sempre poche, nel periodo altomedievale vennero usati dapprima solidi e iperperi bizantini, in alcuni casi anche monete di derivazione islamica come dinar o quarti di dinar, quest'ultimi soprattutto in Italia meridionale ma anche in alcune piazze come Pisa e Genova, poi nel tardo medioevo, dal trecento in poi, dominarono fiorini e ducati d'oro, i primi nelle piazze dell'Europa occidentale e centrale (Spagna, Francia, Germania, Fiandre, Boemia e Ungheria) i secondi nel levante mediterraneo (Isole dell'Egeo, Anatolia, Cipro, Siria ed Egitto fino all'India), gli operatori mercantili che viaggiavano e commerciavano a livello internazionale si procuravano e usavano preferibilmente tali valute, ma in ogni caso va sempre tenuto conto che il saldo in moneta occupava solo parte degli scambi che normalmente, soprattutto in occasione delle fiere internazionali (Ginevra, Lione, Piacenza, etc..) avveniva merce contro merce, ciò che rimaneva in più da saldare per completare lo scambio poteva essere appunto evaso in monete, generalmente mediante strumenti creditizi come le lettere di cambio che comprendevano i costi del passaggio da una valuta all'altra a seconda delle piazze in cui erano emesse... In secondo luogo bisogna sempre ricordare che la moneta usata negli scambi internazionali in epoca medievale e moderna e per tutto il periodo del gold standard (fino alla prima guerra mondiale sostanzialmente) era a carattere "reale", cioè valeva per il metallo prezioso contenuto, la moneta cosiddetta fiduciaria, il cui valore non era legato al metallo prezioso ma era stabilito più o meno arbitrariamente dall'autorità pubblica che la emetteva, era in quei periodi limitata al solo mercato interno a ciascun paese e agli scambi ordinari e minuti del quotidiano, in pratica le monete d'oro e quelle d'argento di grosso modulo ed alto intrinseco potevano essere tutte usate ovunque da ciascun viaggiatore che le portasse con sè dal proprio paese, erano sostanzialmente valutate a peso di metallo come "moneta merce" trascurando ovviamente il valore nominale attribuito loro nei paesi di emissione, ogni piazza soprattutto in epoca moderna si era dotata di organizzazioni e istituzioni apposite che avevano il compito di preparare tariffe e bandi con cui ogni moneta a carattere internazionale, soprattutto quelle più diffuse, era ragguagliata alla valuta propria della piazza di riferimento... Un esempio classico di scambi monetari a grande distanza in epoca moderna è il grande commercio internazionale tra mercanti europei e paesi orientali, Impero Ottomano, Persia, India e Cina, dal cinquecento in poi, animato da enormi quantità di argento monetato, soprattutto in forma di pezzi da otto reales spagnoli o delle colonie spagnole, che venivano radunati in massa e trasportati attraverso il Capo di Buona Speranza nei mercati orientali in cambio delle merci locali, spezie, seta, cotone porcellane, prevalentemente, tali monete valevano per il loro peso e quantità d'argento contenuto, in Persia e India dopo essere state pesate nelle dogane dei porti di arrivo, Bandar Abbas, Ormutz e Surat, venivano portate nelle zecche locali per essere fuse e con il metallo ottenuto coniare monete tipiche di quegli imperi, gli abbasi e le rupie... Per approfondire al meglio gli arcani del monetame in epoca medievale ecco il testo a mio avviso migliore: https://www.amazon.it/Money-its-Use-Medieval-Europe/dp/0521375908/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=ÅMÅŽÕÑ&crid=3NZUYDW0FBQE5&dib=eyJ2IjoiMSJ9.r_tfbu2LTbie8sVq6M6Y5lVianrPRKh_cQDzABQdN1Q3J1h5Q9Azy6DQmZlStsHLEr9gICosjYy6rReMcfXnTOAP6F8yfJGh-XGjBQPyg7g.k_rTgKxY9UsTxdYgnnqmovaXi071BOju7fWAjW0ndkk&dib_tag=se&keywords=spufford+money&qid=1715189838&sprefix=spufford+money%2Caps%2C113&sr=8-1
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  46. Non sono mie ma sono consultabili. Si tratta di vecchie mappe polacche tirate fuori dagli archivi ex-Patto di Varsavia che riportano piani per l'invasione dell'Europa occidentale, usate all'epoca come base per le esercitazioni oppure come materiale da studio delle varie ipotesi d'azione in caso di guerra. Riportano in modo dettagliato le direttrici d'attacco ideali per le unità del Patto. Quella più grande [ qui ulteriormente ingrandibile] è completa di ipotetici attacchi nucleari (i funghetti rossi indicano quelli sovietici, i funghetti blu quelli della NATO), che nei piani di quei tempi erano presi normalmente in considerazione e sarebbero stati eventualmente eseguiti con bombe atomiche tattiche di potenza nell'ordine dei 100 - 300 kilotoni.
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  47. Dopo un pò di tempo un altro scudo entra a far parte della famiglia... questo è passato non proprio inosservato su ebay in Francia, e proviene da un commerciante Francese Il 1837 per Torino è dato per RR, in questa conservazione secondo me lo è veramente. Ne avevo vista una in conservazione simile in asta, ma è finita ben oltre il limite che mi ero posto Carina no?
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