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  1. Pxacaesar

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Contenuti più popolari

Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/10/24 in tutte le aree

  1. Per tua opportuna conoscenza, il "supponente di turno" è uno dei massimi esperti italiani di araldica. Detto ciò, si resta davvero sconcertati di fronte a una simile mancanza di rispetto nei confronti di un altro utente del forum che, come tutti, mette a disposizione le sue conoscenze a titolo completamente volontario e gratuito. Mi sa che se vorrai avere qualche notizia in più sul tuo "stemma", dovrai cercarla altrove, questo non sembra un luogo adatto a te.
    4 punti
  2. La produzione del atelier II inizia con imitazioni di stile piuttosto accurato e di solito leggermente sottopeso rispetto ai sesterzi ufficiali. Un'illustrazione con la foto della tavola XXVIII del Bastien che mostra alcuni esemplari del atelier II, Bastien n°141, tutti coniati con gli stessi conii (legenda errata EXERCITVS VAG). I nove esemplari elencati hanno ancora un peso medio di 22 g. Successivamente, intorno alla metà del 263 secondo Bastien, cioè dopo la fine della coniazione ufficiale dei grandi bronzi presso l'officina di Treviri, incomincia la produzione di sesterzi di esecuzione meno curata nella realizzazione dei tondelli, nell'incisione o nelle legende. I sesterzi fusi si moltiplicano, i pesi possono scendere sotto i 10 grammi. Ogni tanto la zecca realizza questi bronzi fusi partendo dalla propria produzione di sesterzi coniati. Questo è il caso dell'esemplare venduto da Leu, e si vede che nell’operazione, il peso diminuisce sensibilmente. L’esemplare fuso pesa 12,5g: https://www.acsearch.info/search.html?id=11233410 Concordo con te @grigioviolail doppio sesterzio comprato da @stuyvesant potrebbe essere una produzione tardiva di Chateaubleau. Tipologia FELICITAS AVG, con Felicitas che regge in mano un caduceo e una cornucopia. Però non sarei così ottimista di te riguardo all’autenticità. Tralascio il fatto che il venditore conosce poco o niente alla monetazione di Postumo (IMP .M.CAES .LAT .POSTUME SP.AVG al posto di IMP C M CASS LAT POSTVMVS P F AV[G]…). È un pò rischioso per l’acquirente, ma non è un argomento di falsità. Significa comunque che dobbiamo essere molto attenti. Mi sembra che ci siano segni di fusione ma anche di sovraconiazione. La riconiazione non è sorprendente ma di solito viene eseguita su tondelli larghi di vecchi sesterzi, d’altra parte mi sembra difficile che una moneta antica sia nello stesso tempo fusa e riconiata. Ma spero di sbagliarmi e aspetto le prossime foto. Un esempio di riconiazione a Chateaubleau con la stessa tipologia FELICITAS AVG: https://www.acsearch.info/search.html?id=8882495 Il dritto è molto simile alla moneta discussa, peccato che sia nascosto in parte dalla riconiazione, ma non ho trovato nel Bastien gli stessi conii. Forse è troppo tardi, forse @grigioviolali troverai nel testo di Pilon? Ne approfitto per ringraziarti, non conoscevo l’espressione calma e gesso!
    4 punti
  3. Cari Lamonetiani, il Gazzettino #11 sta già viaggiando a gonfie vele (siamo già a 50 pagine di monete e notizie). Avete voglia di aggiungere un articolo da voi scritto? Mandatelo a quellidelcordusio.info@gmail.com, ma mi raccomando entro il prossimo giugno.
    4 punti
  4. Va bene la sintesi, ma qui si esagera
    3 punti
  5. Ciao a tutti, riprendo questo post perché non vedo la necessità di aprirne un altro con il medesimo argomento, visto che già @Pxacaesar ha fatto uno dei suoi soliti ottimi excursus storici sull'Imperatore in questione e considerato che mi ero ripromesso di condividere con lui e con tutti voi il mio primo Claudio, una volta che fossi riuscito a trovarlo. Vengo quindi subito alla moneta della quale sono particolarmente soddisfatto: Claudio, Asse, 50-54 d.C., Roma, RIC 116 10.65g x 30mm D/ TI CLAVDIVS CAESAR AVG P M TR P IMP P P; testa di Claudio. R/ S - C; Minerva con lancia e scudo. Grazie a tutti per l'attenzione, Matteo
    3 punti
  6. Buongiorno...ecco pure il rovescio, che ieri non mi caricava....sembra più un raviolo quadrato che na moneta😅...
    3 punti
  7. Calma e gesso. 1) Moneta autentica. 2) Non esistono dupondi né assi per Postumo, ma solamente sesterzi (corona laureata) e sesterzi ritariffati (corona radiata) di ipotetico doppio valore (o comunque superiore della versione laureata). 3) Questo è un sesterzio (devo controllare sul Bastien) che dovrebbe essere uscito dall' atelier II (Chateaubleau) e quindi non è una produzione ufficiale di zecca. Il pezzo ha tutta l'aria di essere un prodotto realizzato per fusione. Anche qui dovrei controllare nel libro di Pollon per una possibile definizione da quale delle tre officine dell'atelier potrebbe essere uscita. ma al momento son fuori casa e non ho né Bastien né testo di Pilon sull'atelier II
    3 punti
  8. DE GREGE EPICURI @417soniaA parte il fatto che prima o poi potresti ritornare come conferenziere sulla Serenissima!
    2 punti
  9. Ciao, Prevedere quello che sarà è impossibile visto che ci sono tantissime variabili in gioco, tra cui tasso di umidità dell’aria e materiale con cui è a contatto, senza contare lo stato del metallo che varia da moneta a moneta (molto dipende anche dalla storia pregressa della moneta, come eventuali manipolazioni e luoghi di conservazione). Ciò premesso mi sembra che il risultato sia decisamente gradevole; patina omogenea con piacevole iridescenza bluette. Come dice Antonio dovrebbe (condizionale obbligatorio) continuare a progredire in questo modo ma il blu potrebbe continuare a scurirsi sempre di più man mano che avanza. Puoi rallentare il processo tramite le bustine di acetato inserendoci la moneta e piegandola, per poi chiuderla in una di quelle bustine doppie che si usano per le perizie (io uso così e nel risvolto libero inserisco il mio cartellino). L’argomento patina è tanto affascinante quanto aleatorio relativamente alla sua formazione. Ti mostro a titolo di esempio una patina che è “cresciuta” con me nel monetiere Zecchi, e che da circa un anno ho inserito in bustina di acetato proprio per rallentarne la formazione. La moneta non è mai stata lavata, viene già da una vecchia collezione di famiglia ed è stata conservata in un monetiere di solo legno. La patina quando la presi aveva delle bellissime tonalità fumè, ma nel monetiere sopra citato è decisamente esplosa in tutta la sua bellezza. Si caratterizza per avere diversi “strati” che conferiscono una fantasmagoria di iridescenze. La foto mostra in parte questa caratteristica con i colori rossicci e blu “accesi”. È questo un esempio tipico di quanto una bella (e soprattutto, sana) patina possa impreziosire (e al contempo anche rivalutare) una moneta Una patina “troppo pesante” è chiaramente soggetta al parere del singolo collezionista; quello che io potrei giudicare eccessivo, per un altro potrebbe essere gradevolissimo, e viceversa. Un aspetto che io uso per valutare l’entità della patina è quanto questa valorizzi la moneta nel suo complesso (nei rilievi, o nella scena del rovescio). Se la patina ha un tono scuro, ed è coprente fino al punto di “oscurare” la scena dei rilievi, allora, a mio parere, è “troppo pesante”
    2 punti
  10. Convegno in corso. Stamattina ottima affluenza di collezionisti e molti gli espositori presenti, direi più del primo anno. Posto incantevole. Un solo appunto... luce un po manchevole ma che si può migliorare.
    2 punti
  11. Ciao, ho visionato attentamente le foto che hai postato ( con tutti i limiti del caso) ed il mio parere è che si tratta della foto della stessa moneta. Io propendo ( almeno spero) per un errore del venditore nel pubblicare le foto. Non voglio pensare che siano due esemplari diversi ma totalmente identici. Si aprirebbero ,se così fosse , scenari molto inquietanti. Cosa aggiungere? 🤔 ANTONIO
    2 punti
  12. Non mi sembra così speciale. E nemmeno rarissimo.
    2 punti
  13. Salve, segnalo che è stata presentata la collezione numismatica 2024 in calce il link al catalogo https://www.ipzs.it/docs/public/catalogo_collezione_numismatica_2024.pdf
    2 punti
  14. Alla prossima asta Nomisma 69 del 23-24/3/2024 sarà battuto il Lotto 1258 così ottimamente descritto in Catalogo e relative foto. NAPOLI Filippo IV (1621-1665) 2 Cavalli 1632 - Magliocca 140 (questo esemplare illustrato, indicato R/5 senza alcuna valutazione) CU (g 1,49) RRRRR Questo esemplare, estremamente raro, è raffigurato nel Magliocca a pag. 247, n. 140. Il due Cavalli di Filippo IV, con al rovescio ritratte due cornucopie e con la legenda PVBICA COMMODITAS, venne, nel passato, denominata moneta dal valore di un Cavallo. Gli studiosi della monetazione di Napoli, Michele Pannuti e Vincenzo Riccio nel loro lavoro sulle monete di Napoli (dalla caduta dell’Impero Romano alla chiusura della zecca), pag. 182 nota 22, corressero questo errore riportando la moneta (in considerazione del suo peso) al valore di due Cavalli. Sia il Cagiati che il Dell’Erba restituirono due esemplari di questo tipo, rispettivamente, uno con la data 1622 (rif. Corpus 272, pag. 290 - Cagiati n. 1 pag. 285, coll. Gnecchi) e l’altro con la data 1636 (citato dal Dell’Erba), ma gli stessi Autori (cioè il Pannuti ed il Riccio) hanno tralasciato, giustamente, la trascrizione delle suddette monete perché ritenute inesistenti con incise queste date; l’evidenza venne avvalorata esaminando l’esemplare del Corpus al n. 667, pag. 339 e del quale né proposero la foto nel loro lavoro, ma non si accorsero che al rovescio la parola PVBLICA era mancante della lettera L. Il Cagiati disegnò solo l’esemplare con la data 1622. La moneta è con la lettera S dietro la testa, a sinistra di Filippo IV e questa è accertata identificativa del mastro della zecca dell’epoca, Lorenzo Salomone il quale svolse la sua funzione nella zecca di Napoli negli anni dal 1630 fino al 1634. Nel 1622 la zecca era retta da Michele Cavo, che siglava le monete con le sue iniziali M e C, appare quindi manifesta l’errata catalogazione e trascrizione da parte sia del Cagiati sia dal Dell’Erba degli esemplari con la data 1622 e 1636; quanto accaduto ha portato, probabilmente, ad un errore di lettura della data da parte degli autori tenuto conto delle piccolissime dimensioni della moneta oppure, molto probabilmente, da un disegno originato con errore. Al contrario, trascritti correttamente con la data 1632, ma con la denominazione di Cavalli (perché antecedenti al lavoro del Pannuti), sono i due esemplari presenti nel Corpus ai nrr. 667 e 668 pag. 339, rispettivamente il primo della collezione Reale (SM) ed il secondo riportato dallo stesso Cagiati al n. 2 (sempre della coll. Gnecchi). L’esemplare della collezione Reale (SM) è raffigurato alla Tav. XII con il n. 19 e contiene, come detto, l’errore al rovescio della parola PVBICA anziché PVBLICA e avanti busto, a destra, il contrassegno del coniatore, cioè la raffigurazione di un piccolo giglio. Un ulteriore esemplare è della coll. Bovi, trascritto al n. 69 pag. 55 del suo lavoro sulle monete di Napoli di Filippo IV e di Enrico di Lorena (Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano, Anno L-LI, gennaio 1965 - dicembre 1966); Il Bovi la descrive come moneta da Due Cavalli e aggiunge la nota (61) che sul Corpus venne denominata Cavallo, evidenziando (perché visibile) il giglio avanti busto (contrassegno come la moneta di SM) ma non nota l’errore PVBICA. Nel catalogo della collezione di monete di Bovi/Mastroianni (Museo Principe Gaetano Filangieri), stampato nell’anno 1984, l’esemplare (del Bovi) è raffigurato a pag. 239 Tav. 30 con la numerazione 38/1006, con la data 1622 e con le sigle M/C, ovviamente anche in questo caso è compiuto lo stesso errore di trascrizione del passato. Infatti, esaminando attentamente la foto si evince che è con la data 1632, ha il giglio avanti busto ed è con l’errore PVBICA. La moneta proposta ha la sua prima apparizione sul mercato numismatico (stessa moneta raffigurata dal Magliocca), ha la data 1632, contiene l’errore PVBICA e ha il contrassegno del coniatore “giglio”. Non si conoscono altresì passaggi tra privati e il nominale manca in tutte le collezioni conosciute, a parte SM e il Bovi. Ultima e doverosa osservazione è determinata dalla condizione, ad oggi, a meno di una prova contraria, che questi limitati esemplari conosciuti avendo sempre il giglio (come contrassegno) e contenenti lo stesso errore di conio “PVBICA”, provengono da un'unica battuta e operata sempre dallo stesso coniatore di turno nei locali della zecca di Napoli. Grading/Stato: MB Complimenti!
    1 punto
  15. Gianfranco, concordo con @modulo_largo . Tra l'altro anche quella patina terrosa simile alla desert patina in realtà assomiglia a quella presente in molte monete provenienti da area iberica. Ciao Illyricum 😉
    1 punto
  16. A proposito di Atalarico, due lotti che saranno battuti alla prossima asta Nomisma 69 del 23-24/3/2024, così descritti e relative foto. Lotto 340 OSTROGOTI Atalarico (526-534) Solido a nome di Giustiniano - Busto elmato di fronte - R/ Angelo stante di fronte con globo crucifero - Metlich 36 AU (g 4,43) Ex Sothebys's 28 ottobre 1993, lotto 1830; ex NAC, 24, lotto 368 Grading/Stato: SPL Lotto 341 OSTROGOTI Atalarico (526-534) 20 Nummi - Busto elmato di Roma a d. - R/ Lupa a s. - Metlich 84n AU (g 6,39) Bell'esemplare Grading/Stato: BB+
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  17. Ritorno su questa discussione per segnalare il 2 tornesi 1858 con simbolo stella a 5 punte... Inedito?
    1 punto
  18. Per me zecca spagnola al 99%
    1 punto
  19. Posto anche la mia che presenta una tipologia di ritratto che, a differenza di quanto indicato dalla casa d’aste, non credo sia riconducibile alla zecca di Roma . Voi cosa ne pensate?
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  20. Tripode sacrificale (traduzione da https://en-m-wikipedia-org.translate.goog/wiki/Sacrificial_tripod?_x_tr_sl=en&_x_tr_tl=it&_x_tr_hl=it&_x_tr_pto=sc ) Un tripode sacrificale, il cui nome deriva dal greco "tre piedi", è un arredo religioso a tre gambe utilizzato nelle celebrazioni e in altre procedure rituali. Questo ruolo rituale deriva dal suo utilizzo come semplice supporto per un recipiente di cottura posto sul fuoco. Come sedile o supporto, il tripode è la struttura di supporto più stabile per terreni irregolari, dall’uso universale e antico. I tripodi erano di due tipi e avevano diverse funzioni. In primo luogo, alcuni oracoli si posavano su grandi tripodi per pronunciarsi. Molto più comuni erano i tripodi e le ciotole in cui venivano arsi i sacrifici più piccoli. Questi sono particolarmente associati ad Apollo e all’oracolo di Delfi nell'antica Grecia e venivano anche dati ai templi come offerte votive, assegnati come premi in concorsi associati a feste religiose e semplicemente dati in dono tra persone. Il tripode più famoso dell'antica Grecia era il tripode delfico su cui sedeva la sacerdotessa pitica per pronunciare gli oracoli della divinità. Il sedile era formato da una lastra circolare posta sopra la sommità del tripode, sulla quale veniva deposto un ramo d’alloro quando non era occupata dalla sacerdotessa. In questo caso, in epoca classica il tripode era sacro ad Apollo. Secondo il mito, Eracle si recò dall’oracolo di Delfi per chiedere cosa fare per espiare l'omicidio di Ifito. L'oracolo non voleva dargli un responso e allora l'eroe, infuriato, afferrò il tripode su cui sedeva la Pizia per pronunciare i suoi oracoli. Apollo cercò di fermarlo e ciò provocò uno scontro tra il dio e l'eroe. Alla fine Zeus dovette intervenire per porre fine a questa lite. Il mito di Eracle in lotta con Apollo per il tripode appare in dipinti vascolari più antichi della più antica letteratura scritta. L'oracolo originariamente avrebbe potuto essere correlato alla divinità primordiale, la Terra. Nel periodo artistico geometrico i tripodi erano fissati ai pentoloni che sostenevano. Nel Museo di Delfi ci sono frammenti di tali tripodi, il più caratteristico dei quali è quello con manico a forma di anello. Un altro tripode ben noto a Delfi era il tripode plateano, ricavato dalla decima parte del bottino prelevato dall'esercito persiano dopo la battaglia di Platea. Questo era costituito da una vasca d'oro sorretta da un serpente di bronzo a tre teste (o tre serpenti intrecciati), sulle cui spire era inciso l'elenco degli stati che avevano preso parte alla guerra. La coppa d'oro fu derubata dai Focesi durante la Terza Guerra Sacra (356–346 a. C.). Il supporto fu trasferito dall'imperatore Costantino a Costantinopoli nel 324, dove nella moderna Istanbul è ancora visibile nell'ippodromo, l'Atmeydanı, sebbene danneggiato: le teste dei serpenti sono scomparse, ma una è ora esposta ai vicini musei archeologici di Istanbul. L'iscrizione, invece, è stata restaurata quasi integralmente. Tali tripodi avevano solitamente tre orecchie (anelli che fungevano da maniglie) e spesso avevano un sostegno centrale come supporto oltre alle tre gambe. I tripodi sono spesso citati da Omero come premi e come doni augurali nei giochi atletici. In epoche successive, riccamente decorati e recanti scrizioni, si tripodi servirono allo stesso scopo. Sembrano essere anche doni preziosi per gli ospiti, come nel caso dei Feaci che offrirono a Ulisse un pentolone e un tripode. "Il nostro ospite ha già impacchettato gli abiti, l'oro lavorato e gli altri oggetti di valore che avete portato per la sua accettazione; ora quindi regaliamogli ulteriormente, ciascuno di noi, un grande tripode e un pentolone. Recupereremo noi stessi mediante l'imposta di una tariffa generale; poiché non ci si può aspettare che i privati sopportino il peso di un regalo così bello." Odissea, 13.10-15 [tr. S. Butler]. I tripodi erano usati anche come offerte dedicatorie alle divinità, e nelle gare drammatiche delle Dionisie il corego vittorioso (un cittadino ricco che sosteneva le spese per l'equipaggiamento e l'addestramento del coro) riceveva una corona e un tripode. Avrebbe dedicato il tripode a qualche divinità o lo avrebbe posto sulla sommità di una struttura di marmo eretta a forma di tempietto circolare in una strada di Atene chiamata la strada dei tripodi dal gran numero di memoriali di questo tipo. Uno di questi, il Monumento Coragico di Lisicrate da lui eretto per commemorare la sua vittoria in una drammatica contesa nel 335 a. C., è ancora in piedi. La forma del tripode della vittoria, oggi scomparso dalla sommità del monumento di Lisicrate, è stata resa variamente dagli studiosi a partire dal XVIII secolo. Martin L. West scrive che la Pizia di Delfi mostra molti aspetti di pratiche sciamaniche, probabilmente ereditate o influenzate dalle pratiche dell'Asia centrale. Cita il fatto che fosse seduta in un pentolone su un tripode, mentre faceva le sue profezie, che fosse in uno stato di trance estatica, simile agli sciamani, e che pronunciasse frasi incomprensibili. Secondo Erodoto (Le Storie, I.144), i tripodi della vittoria non dovevano essere rimossi dal recinto del santuario del tempio, ma lasciati lì come offerte. Gli scavi nei primi santuari, in particolare a Olimpia, hanno restituito molte centinaia di vasi a forma di tripode, per lo più in bronzo, lasciati come votivi. Questi avevano una ciotola poco profonda con due manici sollevati in alto su tre gambe; nelle versioni successive il supporto e la ciotola erano pezzi diversi. Durante il periodo orientalizzante i tripodi erano spesso decorati con protomi in forma di grifoni, sfingi e altre creature fantastiche. Evoluzione storica e tipologica del tripode I primi vasi sacrificali erano per lo più in ceramica, alcuni realizzati come tripodi ma altri con una base rotonda continua sotto la ciotola, che si gonfiava man mano che scendeva. Alla fine del periodo geometrico viene introdotta un'innovazione: i tripodi erano staccati dal grande pentolone di bronzo (lebes), che ora è posto su di essi. Nel museo si trova un esemplare caratteristico: su un pregiato tripode di bronzo, sostenuto da piedi in bronzo fuso, giaceva un grande pentolone globulare. Sulle sue pareti si sviluppano teste di grifoni e di leoni, oltre a figure femminili alate, forse sirene. Queste creature provengono dal Medio Oriente, mentre anche la tecnica della fusione seguita dalla martellatura allude alle officine orientali. In riferimento ai pentoloni a tripode dell'antica Grecia, dopo l'VIII secolo la maggior parte aumentò sia in dimensioni sia in quantità di dettagli, diventando più decorativi, e furono usati quasi esclusivamente come dedica agli dei nei santuari. apollonia
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  21. https://www.moneteromane.info/corrisp/c736/c736.html Roma, asse, Adriano e la galea giuliodeflorio@yahoo.it
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  22. Pubblico anche il file dove i particolari delle monete sono ben distinguibili st05691.en24.PA_compressed.pdf
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  23. Ciao @Rufiliuscomplimenti per l'ottima moneta. Centrata,totalmente leggibile, con buon metallo e con un diametro di 30 mm che per vari fattori non è proprio facilmente riscontrabile su tali nominali 🙂 ANTONIO
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  24. Per una cosiddetta micronazione autoproclamatosi non riconosciuta da nessun stato al mondo non si può parlare di monete, numismatica e circolazione, servono per fare cassa, sicuramente gli amanti di queste produzioni non mancheranno. Diciamo che la loro circolazione non è quella classica, impensabile poter essere veramente utilizzabili, questi prodotti circolano solamente tra i banchetti dei convegni, nei negozi di numismatica e quando vengono spediti ai destinatari. Le produzioni numismatiche di questa discussione sono anch'esse ideate per fare cassa >>>> >>> definite giustamente 'monete non circolanti' sono coniate esclusivamente per i collezionisti, seppur pacchiane e a dir poco kitsch quantomeno sono a corso legale nei rispettivi Paesi.
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  25. Io bloccherei la patinazione con le capsule. Di più a mio avviso risulterebbe troppo pesante.
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  26. Infatti hai perfettamente ragione , mi ha tratto in inganno la descrizione di mezza Siliqua riportata da Artemide e in piu' sono stato poco attento nel leggere il Ladich Pero' , almeno , ho indovinato il numero di riferimento e la rarita' (R)
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  27. Concordo con @Adelchi66: non mi pare nulla di speciale, sinceramente. Ne' così "very rare" visto che ne passano spesso in asta. In realtà l'esemplare riportato, se il peso è corretto, non è una mezza siliqua bensì 1/4 di siliqua: 0,66gr è esattamente nella media riportata anche dal Ladich. Pertanto la casa d'aste ha sbagliato a segnalarla visto che la catalogoazione al COI 59, MEC 1, 127; MIB 54 è corretta e di riferisce al quarto di siliqua. E, a ben vedere, non esistono 1/2 silique di Atalarico a nome di Giustino o Giustiniano con la scritta in esteso ma solo col monogramma. Ne' nel COI, ne' nel BMC, ne' nel MEC, ne' in Demo, ne' nei vari cataloghi di Arslan,. Infatti, @Cremuzio, il nr 15 del Ladich corrisponde ad 1/4 di siliqua.
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  28. verrà fuori che è la stessa moneta e si è sbagliato a riproporla sul negozio on Line. ….
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  29. Ciao, è un denario sul quale esprimere un parere non è facile. Nel suo aspetto generale l'impressione per me è che sia autentico. Non sembra aver circolato molto ma nonostante questo i rilievi sia del dritto che del rovescio non sono netti perché in fase di coniazione c'è stato un salto o uno slittamento del conio. Mi lascia pensare questo il doppio profilo visibile e le imperfezioni dei capelli ( che ti indico nella foto). Per me non fa testo ai fini dell'autenticita' o meno quel probabile saggio del metallo visibile sul viso. Sono presenti anche su tantissimi denari falsi. Questo è quanto mi comunicano le foto. Resto come te in attesa di ulteriori interventi. 🙂 ANTONIO
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  30. Buongiorno, sono a chiedere un vostro aiuto su quanto segue. Come sapete da questa discussione la mia vita numismatica è iniziata appena pochi giorni fa con l'acquisto della mia prima moneta, un antoniniano di Traiano Decio. Acquisto realizzato il 24 Gennaio presso un rivenditore della mia città. Tre giorni fa, scorrendo il catalogo dello stesso negozio, ho visto - disponibile alla vendita - una moneta di Traiano Decio. Nell’immagine, la moneta in alto (su sfondo nero) è una mia fotografia di quella che ho acquistato il mese scorso (1). In basso invece (su fondo bianco) la foto scaricata da internet della moneta riapparsa in vendita (2). Mi sembra evidente si tratti di moneta identica; stesso tondello, conio, usura… mi sembra che ogni dettaglio coincida. Aggiungo inoltre un confronto a colori dei due diritti, nel quale ho esagerato la saturazione per evidenziare le tracce di ossidazione rossa presenti sulle due immagini (a sx l'immagine del rivenditore, a dx la fotografia della mia moneta). Considerato che si tratta di due diverse fotografie, una fatta da me e una dal rivenditore, mi sembra di ravvisare una sostanziale somiglianza nella forma e distribuzione delle tracce. A fronte di tutto ciò, è più ragionevole pensare che si tratti della stessa moneta o di due monete identiche ? Con le diverse conseguenze del caso… Ho scritto al negozio due giorni fa, non ricevendo, al momento, risposta. Grazie dei suggerimenti che potrete darmi Buona giornata, Lucius LX
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  31. Per esempio dalla rubrica XI del capitolare che dice: “Item semo tegnudi de far segno in la moneda, la qual nu faremo far azò che lo sia cognosudo che la sia fata a lo tempo delo nostro ficio de moneda, e quelo segno lo qual serà fato scrivere mo in ti nostri quaderni”».
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  32. Ciao a tutt*, approfitto di questo topic per postare la foto dell'esemplare proveniente dalla collezione di un nostro caro, e mai dimenticato, ex membro della community de Lamoneta. Purtroppo, questa, e tutte le altre monete, tra cui alcune rarissime, sono andate perdute per sempre quando ci ha lasciati In quella di Leu, la stella è a sinistra, in questa a destra Buona giornata Giulio
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  33. Concordo,poi con l' orooooo 😅
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  34. Certo.. non appena rientro ti dico tutto @Federr . Sono anche antichi.
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  35. Provo: Informazione contaminata e scorretta
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  36. @ART continuo sulla falsa riga del post precedente... Se qualcuno volesse seguire le parole ecco
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  37. Conferenza interessante, penso altresì che Arslan sia meglio leggerlo che ascoltarlo e lo penso a ragion veduta che qualche suo intervento l'ho sentito.
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  38. Se devo essere sincero già ieri gli ho detto "hai pensato al fatto che potrebbe essere una cristallizzazione?" Poi non ho specificato esattamente il tipo di cristallizzazione, penso che ignori (come me del resto prima di questi post) che il suddetto fenomeno possa presentarsi anche come una esfoliazione e non solo come una vera e propria rottura o crepa. Lui non è uno sprovveduto né l'ultimo arrivato, colleziona monete da anni e ha tantissimi libri, ma si occupa e interessa principalmente di romane. Io cerco sempre di essere onesto perché credo profondamente che ciò che do sia anche ciò che infine ricevo. Sul fatto che sia un imitazione cisalpina o un originale massaliota abbiamo disquisito a lungo ma lui rimane della sua idea, e io non ho né l'esperienza ne le competenze per convincerlo del contrario, anche se tutte le ragioni le ho elencate.
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  39. Nessuna dicitura conta nulla se dietro non c’è qualcosa a supporto a termini di legge. ”Collezione privata italiana” cosa significa? Che il precedente proprietario l’ha acquistata o che l’ha scavata?”Ce una differenza non da poco. Chi vende, firma una cessione ( tra privati) che è niente altro che una assunzione di responsabilità nei riguardi dell’acquirente , con cui il venditore si dichiara lecito possessore della moneta. Va da sé che se invece non lo è perché la dichiarazione non è veritiera, se ne assume tutti gli obblighi e conseguenze di legge. In caso di vendita da professionista a privato, si emette fattura( per le monete classiche nessun altro tipo di documento è legalmente ammesso) con scheda fotografica e descrittiva della moneta ( obbligatoria) in cui ci DEVE essere riportato il numero di registro relativo al bene come riportato sul registro beni usati d preziosi ex questura . Qualunque altra documentazione vi venga rilasciata che non risponda alle caratteristiche suddette, non ha validità legale ( e soprattutto penale). Se vi rilasciano qualcosa di diverso ( fatture generiche, fatture per servizi o prestazioni non meglio identificate, scontrini e compagnia cantante) significa che a: il venditore non ha i documenti in regola per esercitare questo tipo di commercio specifico ( licenza ambulante, licenza monete moderne, licenza preziosi non specifica) ma che usa un qualche tipo di escamotage per far finta di essere in regola, ma poi in sede di eventuale controllo la sconta l’acquirente b: non ha i documenti di acquisizione e/o registrazione a norma di legge ( ex TU 64) 😄 non ha alcuna licenza valida ma è solo un bagarino ( BDM bagarino di m…come dice un collega fiorentino) E sono guai per gli acquirenti se c’è un controllo
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  40. Non è uno stemma, ma un semplice e generico insieme di figure dal vago sapore napoleonico, oltretutto nemmeno troppo ben realizzato.
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  41. Immagino bronzi... Perché invece c'è un noto e enorme riuso di monete bizantine contro marcate da loro se ben ricordo nel viii ix secolo.. Ma dovrei rileggere perché qua esuliamo un po' dalle mie competenze e non vorrei dire castronerie Provo a chiedere alla Gigante se ha un abstract nei prossimi giorni
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  42. DE GREGE EPICURI Fra le tue, anche il cippo ed il tempio commemorano il millennio; le scritte possono essere SAECULUM NOVUM oppure SAECULARES AUGG. Non so quante siano in tutto, ma sono abbastanza numerose, oltre che rare e interessanti.
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  43. Ciao! Non avete idea quanto mi sia dispiaciuto non essere presente, ma una visita al San Raffaele alle 18 .... che poi sono diventate le 18.30 mi hanno impedito di venire e anche di guardare la relazione online, perché tornato a casa, ormai alle 20 passate, mio figlio ed io abbiamo deciso di uscire a mangiarci una pizza. Ragazzi, la prossima volta farò il possibile! un saluto a Marco che si è speso per fare la relazione e a tutti i Soci. Luciano
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  44. Certo che succede dappertutto. Peccato che l’impunita’ di cui i criminali godono in Italia ha pochi uguali al mondo. 🤷🏽‍♂️
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  45. Ecco la testimonianza mia di un bel Convegno di Piacenza con una bella partecipazione e ovviamente il Gazzettino … @ciosky68
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  46. Quindi… Spedizione in Britannia. 20.000 ausiliari e 4 legioni coinvolte nella campagna bellica. Necessità di pagare le truppe di stanza sul continente e quelle che sono sbarcate in un territorio dove non possono utilizzare la moneta locale come moneta di necessità come accaduto in altre aree dove venne utilizzata quella presente in bronzo per le piccole spese quotidiane. Inoltre Roma deve pagarli per evitare rivolte e sedizioni. Per questo motivo vengono attivate delle zecche sia in Gallia che in Hispania e che provvedono al fabbisogno dell’area gallica e britannica le prime, quella ispanica e dell’Africa del Nord (cif. Mauretania) la seconda. Circolano poi delle produzioni imitative caratterizzate da una certa sommarietà ed approssimazione (con diametri e pesi calanti) che verosimilmente sono monete di necessità (di origine militare?) non ufficiali ma tollerate obtorto collo in quanto appunto necessarie alle miriadi di piccole operazioni comemrciali di ogni giorno. Le produzioni galliche sono relativamente simili a quelle centrali da un punto di vista stilistico, mentre quelle ispaniche sono caratterizzate da uno stile abbastanza tipico, come nel caso in esame. Quindi non imitativa ma ufficiale da zecca ispanica. Si tratta di una cosiddetta "moneta ausiliaria" dal Rodolfo Martini. https://www.numisbids.com/n.php?p=lot&sid=3810&lot=916 https://www.forumancientcoins.com/board/index.php?topic=65318.0 La legenda dalla spaziatura sembra che NON termini con il successivo titolo PP (Pater Patriae) che entra in vigore dal gennaio 42 e quindi è antecedente come emissione. Tutto ciò in estrema sintesi. Saluti Illyricum
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