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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/05/24 in tutte le aree
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Bene,il tuo ducato con sigla ∧G/∧ e taglio a treccia è catalogato al numero 19,pagina 167,del Nomisma,con grado di rarità R3 (rarissima) e valutato 320 euro in MB... Complimenti...4 punti
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https://www.ebay.it/itm/225988978077?mkcid=16&mkevt=1&mkrid=711-127632-2357-0&ssspo=tiw2v3tnr6k&sssrc=4429486&ssuid=FOb1vZlFRsi&var=&widget_ver=artemis&media=COPY Almeno correggi l'inserzione, il taglio non è liscio. Saluti.2 punti
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Colpo di scena! non è "fl"-orin ma "kl" -ein cioè piccol-o/a! 😁 Lo ho notato per come era scritta sopra la "giustizia" Anche se l'unità di cambio "fl" si sarebbe potuta benissimo utilizzare, essendo questo un libro estero 32 qui leggo adesso "kl.(-eine /piccola) Billon M(-ünze/-oneta) " Direi che qui ci siamo. Servus, Njk ================== https://de.wikipedia.org/wiki/Fraktur_(Schrift)2 punti
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Piastra 1831 (37 mm / 27,09 g) Contorno al D/ e giglio ore 12. Provenienza: Numismatica Cristiano NOTA: La moneta è autentica ma rispetto a tutte le altre Piastre, si ha una diversa percezione visiva (color alluminio - porosità) ed ha un peso leggermente calante - a parità di stato di conservazione (una diversa lega d'argento?). Ho rintracciato anche un altro esemplare che presenta la stessa identica coppia di conii e le medesime caratteristiche del tondello (BB+ 27,12 g) - vedi NOMISMA Asta 1 E-live - Lotto 285 https://auctions.nomismaweb.com/it/lot/556344/napoli-ferdinando-ii-1830-1859-piastra-/ Nel caso in cui qualcuno avesse in collezione delle altre Piastre di Ferdinando II che presentano le stesse caratteristiche sopradescritte - di qualsiasi millesimo esse siano - se ne potrebbe parlare nella discussione sulle diverse varianti.2 punti
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Salve @alez72 , in effetti uno dei primi numismatici ad interpretare Q. UR come Q(uestori) Ur(bani) , fu il Babelon non trovando nessun Triumviro Monetario noto alla storia che iniziasse con Q. UR. Ad accrescere la problematica intercorre anche il nome del secondo monetario T. MAL (anagrammato nel denario) che dovrebbe essere per esteso Tito Mallio , pero' l' oscura Gens Mallia ebbe un solo ed unico esponente membro di questa Gens che ottenne una delle più alte Magistrature durante la Repubblica , questi fu Gneo Mallio Massimo , Console nel 105 a.C. Probabile che il monetiere del Denario Tito Mallio fosse fratello o figlio del precedente Console del 105 a.C. Una seconda possibilita' e' che questo Q. (uinto) UR. fosse un componente della altrettanto oscura Gens Urgulania , che fu una Famiglia romana di origine etrusca e di estrazione plebea , considerata una Gens minore dal momento che non sono noti Urgulanii che presero parte alla vita politica di Roma e l' unico membro noto al di fuori delle epigrafi è Urgulania , un' influente matrona amica dell' Imperatrice Livia Drusilla . Quanto detto e' solo una ipotesi .2 punti
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Piastra 1831 (37 mm / 27,53 g) Contorno al D/ e giglio ore 6. Provenienza: Numismatica CNB2 punti
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Catalogue de la collection de Christian Jürgensen Thomsen, 1873 Solo 4 tavole di foto, ma non c'è quella che cerchi. https://www.digitale-sammlungen.de/en/view/bsb11162127?page=226,2272 punti
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https://andrewmccabe.ancients.info/RRC280.html LA carica di Questore urbano non è associata a nessuno dei due nomi precedenti. La legenda, che termina sempre con Q. VR sia che si trovi nella forma AP.CL. T.MAL o T.MAL AP.CL. Quindi Crawford suggerisce che Q.VR rappresenti un terzo monetiere. D'altronde i tresviri monetales erano, appunto, tre. E la triga della vittoria suggerirebbe il connubio dei 3.2 punti
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Buona sera a tutti, anch'io voglio contribuire a questa discussione, condividendo la mia Piastra del 1831. Tre quadratini nel campo del Portogallo (tipico in questo millesimo). Un caro saluto a tutti2 punti
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Salve. Diametro 37,5 mm Peso 27,59 Taglio inciso al rovescio giglio alle ore 2 Provenienza: Cambi Saluti.2 punti
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Buon pomeriggio, oggi vorrei invitare tutti gli Amici collezionisti a pubblicare - ai fini di studio - le immagini delle proprie Piastre del primo millesimo coniato dalla Zecca di Napoli a nome di Ferdinando II di Borbone. L'idea, è quella di creare una sorta di archivio fotografico, corredato da pesi, misure e - possibilmente - corredate anche dalle rispettive "auto-certificazioni" riguardo la provenienze delle proprie Piastre (es: casa d'aste - negozio di numismatica - da coll. privata - coll. di famiglia - etc.) per una sorta di "tracciabilità" degli esemplari presentati, certamente di legittima provenienza. La descrizione di eventuali varianti è facoltativa (es. punteggiatura della legenda, stemma del Portogallo, etc.). Per completare la didascalia delle immagini, sarebbe gradita - ma non indispensabile - anche solo la descrizione del contorno in incuso (ad esempio, contorno al D/ e giglio ore 9). In caso di dubbi sull'autenticità dell'esemplare presentato invece, occorrerebbero necessariamente anche le foto del contorno. Eviterei di condividere dei conclamati falsi d'epoca - se non altro - per non confondere le idee a quei neofiti che scorrono le immagini senza leggere le descrizioni. Mi preme precisare che, NON si tratta di un concorso di bellezza (per questo, meglio evitare commenti del tipo: per me BB, per me qSPL, etc.) e neanche di un concorso fotografico. Quindi, non abbiate remore nel pubblicare monete in bassa conservazione e/o scatti fotografici "fatti al volo", l'importante è che non siano delle foto sfocate. Vi ringrazio in anticipo per la collaborazione. Lorenzo. Per iniziare, condivido una mia Piastra 1831 (37,5 mm / 27,45 g) Contorno al D/ e giglio ore 6. Provenienza: Casa d'aste NOTA: ex collezione @Galenus1 punto
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Purtroppo l'opera di Rinaldi non ha il giusto merito che gli spetterebbe. Nei tre volumi ogni moneta è fotografata e dettagliatamente descritta con numerosi e originali approfondimenti numismatici e storici. Nella collezione numismatica (formata dalla collezione del già CNN e del prof. Scacchi) vi si possono trovare molte rarità e curiosità che finalmente sono state consegnate agli studiosi e ai collezionisti. Dopo questo mirabile trittico si auspicherebbe la pubblicazione della collezione numismatica del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dove l'unica pubblicazione risale poco dopo l'Unità d'Italia. È nota che tale collezione presenta esemplari di eccezionale rarità che vanno dal mondo greco ai Borboni, comprendendo le matrici, punzoni e coni. Chissà se un giorno qualche studioso (o più di uno) abbia l'opportunità e le capacità di farci questo gradito regalo.1 punto
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Pag. 83 nota n. 1 Il fondo numismatico della Società Napoletana di Storia Patria. La monetazione di età vicereale. di GERARLUIGI RINALDI Edizioni D’Andrea, 20201 punto
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Se metti una foto, possibilmente corredata dei dati ponderali, Andrea (e altri) un parere te lo danno gratis, poi se la moneta è davvero interessante fai sempre in tempo a periziarla petronius1 punto
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Grazie per aver condiviso questa bella moneta, ma, soprattutto, queste interessantissime note trascritte da documenti ufficiali, finora inedite. Chissà quanto saranno stati curati i primi esemplari coniati…1 punto
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Per me più che l aspetto a buccia d arancia, sarebbe interessante poter vede il bordo.1 punto
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Ciao, non avrai grosse difficoltà a trovare monete di Massimino Trace . Nonostante abbia governato solo per poco più di 2 anni ne sono giunte a noi tantissime di questo imperatore, quindi alle prossime 🙂 ANTONIO1 punto
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Piastra 1831 (37,5 mm / 27,33 g) Contorno al D/ e giglio ore 6. Provenienza: ex collezione Ascari (Milano)1 punto
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Ciao, nel caso della personificazione dell'Italia la diversità è dovuta solo al maestro incisore che ha eseguito il conio ( esempio dimensione della figura più piccola, veste con più o meno pieghe, scettro più o meno corto ecc...) che non rappresentano varianti. Invece la presenza o meno della corona d'alloro è una differenza sostanziale che quindi comporta una distinzione nella classificazione della moneta( appunto variante 🙂) ANTONIO1 punto
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Hai ragione! Ora che le guardo meglio anche l'Italia sembra avere un vestito diverso. Anche io l'ho comprata perché c'era scritto Italia, ed è l'unica che ho della serie. Io l'ho pagata £70.1 punto
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Concordo. anche io faccio la collezione dei viaggi e ho il denario con la personificazione dell'Italia. Allego foto tratte dal sito della casa d'aste ( Acquisto del 2017)1 punto
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Potrebbe essere falsa; controlla il peso, il magnetismo e la leggenda incisa sul contorno. Di strano riesco a vedere solo il bordo, non omogeneo nella sua circonferenza, come "arrotondato" e non "piano" come nella moneta autentica qua sotto.1 punto
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Grazie per le immagini,la sigla con le A senza traversa dovrebbe essere rara, oggi verifico sui testi... Il taglio liscio è comune rispetto al taglio a treccia o con cerchietti e quadratini...1 punto
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Per me si, da queste ultime foto. Tocca a te dimostrare che non lo sia postando foto con meno luce artificiale e che mostrano dettagli chiari, magari ponendo la moneta leggermente inclinata cosi da evitare i riflessi della luce. Poi ovvio mai possibile avere certezze da dalle foto, sono pezzi che vanno visti in mano da esperti di monetazione greca. Comunque quel effetto buccia di arancia sui fondi del dritto non indica certo un tondello battuto a martello con un conio.1 punto
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Visto che non sono arrivati nuovi decreti, mi sono deciso a pubblicare il programma (forse) completo: https://numistoria.altervista.org/blog/?p=327711 punto
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E' un distintivo della G.I.L. credo significhi Gioventù Italiana Littorio, non è certamente religiosa! Ciao Borgho1 punto
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Capovolgendo l'immagine si vede una piccola G ed una grande M. Potrebbe essere un distintivo fascista. La M ovviamente sarebbe l'iniziale di Mussolini.1 punto
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Vero? Di una lucidità spaventosa. Improvvisamente Alesia ,Masada ,il galata che uccide la moglie e si suicida e moltitudini di testimonianze dell' arte o letterarie appaiono sotto una luce diversa .. angosciante e disperata .1 punto
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forse intendi questo: https://digi.ub.uni-heidelberg.de/diglit/cat_mus_naz_napoli1867_col_santangelo1 punto
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Anche l'imperatore Vespasiano fece erigere un tempio nei pressi di Campo Marzio chiamato Forum Pacis ed anche lui governò dopo una sanguinosa guerra civile. L'occasione fu la vittoriosa campagna militare in Judea. Il mese in cui veniva celebrata la Pace era quello di luglio. Il denario risulta coniato, centrato, in ottimo argento ed ha evidentemente circolato restando comunque leggibile e piacevole (per me ovviamente 🙂). Grazie ed alle prossime ANTONIO 18,3 mm 3,03 g RIC 941 punto
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Par la prima penserei più che altro a Londra o giù di li...1 punto
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Ciao a tutti, è un pò che non faccio post e ho pensato quindi di condividere con voi uno degli arrivi del nuovo anno, ho scelto un denario di Adriano, visto che era anche tanto che non postavo una moneta imperiale di questa tipologia e ultimamente ne ho aggiunte qualcuna alla collezione. Publio Elio Traiano Adriano è un Imperatore che non ha bisogno di molte presentazioni, la prima cosa che viene in mente a tutti è sempre il Vallo di Adriano, forse il suo mausoleo, che oggi è Castel Sant'Angelo, la ricostruzione del Pantheon...tuttavia è molte altre cose, un viaggiatore, un consolidatore, un sognatore, un innamorato perso dal cuore spezzato...non era ovviamente un santo come dimostra ad esempio la terza guerra giudaica... Per quanto mi riguarda ho imparato a conoscerlo ed apprezzarlo meglio (prima era principalmente "quello del Vallo" nelle note della lista delle monete da acquistare) per via del fatto che la sua storia si incrocia ad un certo punto con quella di Nerone, oggetto, come qualcuno di voi sa, di una mia cronica fissazione. Adriano come saprete è stato colui che ha spostato il Colosso di Nerone dalla sua posizione originaria per piazzarlo vicino all'Anfiteatro Flavio, l'ipotesi più accreditata infatti per cui sarà noto con il nome "Colosseo" è proprio perchè era "l'anfiteatro vicino al Colosso". Il motivo dello spostamento della statua è la costruzione del tempio di Venere e Roma (iniziato nel 121 e inaugurato da Adriano nel 135 ma terminato poi da Antonino Pio nel 141), visibile ancora oggi nei fori Imperiali (del Colosso invece rimane solo la posizione del basamento), a questo proposito vi metto due foto che ho fatto io nell'ultimo viaggio. I resti del Tempio in questione sono quelli al centro con la cupola, il basamento (vedi immagine sotto) è in basso a destra ma è fuori dall'inquadratura, la foto è scattata dal Colosseo e dalla posizione in cui mi trovavo il basamento è coperto dall'anfiteatro. Ecco l'area del basamento del Colosso di Nerone, attualmente è piuttosto anonimo visto che comunque non rimane nulla di quello originale ma è in ogni caso emozionante trovarsi lì. Ma veniamo alla moneta ovviamente, mi è piaciuta particolarmente perché al rovescio ha una scena di vita quotidiana, in questo caso una scena di voto (religioso non elettorale come giustamente ha precisato @Stilicho che ringrazio ancora). Visto che quello rappresentato è l'Imperatore, mi sono divertito ad immaginarmi (in maniera assolutamente fantasiosa 😁) la scena come succede oggi, con i giornalisti che riprendono il voto di un personaggio o un politico famoso 😃 Adriano, Denario, Roma, 130-138, RIC 290 3.21g x 17mm, Argento D/ HADRIANVS AVG COS III P P; testa di Adriano. R/ VOTA PVBLICA; Adriano, con patera, accanto ad un tripode. Grazie a tutti per l'attenzione, Matteo1 punto
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Sono guardia giurata armata da anni e vi assicuro che basta mettersi d'accordo con chi fa i contratti e ormai svolgiamo qualsiasi tipo di intervento e di lavoro anche per solo 1 o 2 giorni. Non sono costi proibitivi per chi ha un capitale del genere. Per attacchi come quello in Sardegna c'è poco da fare, ma nel caso di Loris, se due guardie armate lo avessero scortato nel parcheggio non credo ci sarebbero stati problemi. Poi però ci sono altre ipotesi. Durante il viaggio? Sotto casa? Per una scorta per esempio da Piacenza a Torino dove il numismatico vive ci sono costi maggiori, ma a richiesta si fa tutto. Ultimamente scortiamo mezzi che trasportano esplosivi, parti di armamenti, o anche carichi con valori ingenti. Esempio pochi giorni fa un tir carico di prodotti di alta moda dal porto di La Spezia ad Arezzo. A piacenza c'e ad esempio l'Ivri. Sono persone preparate di solito . Purtroppo ormai ognuno di noi deve spendere di più per la sicurezza....30 anni fa l'allarme di casa lo avevano in pochi oggi ormai tutti. Questo è il primo esempio che mi viene in mente. Poi ovviamente una polizza assicurativa sarebbe stata perfetta ma li non saprei di che prezzi si parla.1 punto
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Ciao, la personificazione sul rovescio di questo denario è quello della dea Annona. La dea dell'Abbondanza è sempre rappresentata con una cornucopia e celebrava il benessere in tutti gli ambiti della vita, cioè il bene in generale. L'Annona invece era una divinità che si invocava in agricoltura nel periodo di semina e di sviluppo dei raccolti e veniva ringraziata solo nel caso in cui questi ultimi erano cospiqui. Sono visibili la spighe di grano nella mano destra ed il Modio , che era un contenitore per derrate agricole secche usato anche come unità di misura delle stesse, appoggiato sulla prua di una Galea, nave adibita anche al trasporto del grano. È un denario abbastanza comune che nel suo aspetto generale lascia dei dubbi, ne troverai altri 🙂 ANTONIO1 punto
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Immagino tu voglia sapere perché si debba sottoporre una moneta a questa spettroscopia XRF. La risposta è semplice: rende possibile scandagliare l'oggetto per conoscerne la composizione e fugare molti dubbi sull'autenticità senza danneggiare l'esemplare. Il Marengo in oggetto aveva sollevato tali dubbi poiché presentava alcuni dati sospetti. Ad es. presentava uno spessore non uniforme, per alcune pesate (con bilance di precisione diverse e periti diversi) risultava avere un peso in eccesso oltre il range consentito e questo richiamava la possibilità che avesse un'anima in platino (la data rientrava in quelle di cui si aveva notizia di contraffazione rara per i Marenghi italiani, ma frequente nei Marenghi francesi di questo periodo storico con cui Napoleone III cercava di risparmiare sull'oro in quanto il platino, all'epoca costava un terzo del metallo giallo). Mostrato a Verona, il gotha dei periti presenti s'era equamente diviso a metà tra chi lo riteneva autentico e chi no. La moneta, come potete vedere, aveva superato l'esame posta in un'asta Negrini ed ora è periziata Varesi che ne ha confermato l'autenticità grazie anche alla spettrografia di fluorescenza ai raggi x. Insomma, il metodo è un valido mezzo per verificare l'autenticità di una moneta. Ovviamente dato il costo, è applicabile soprattutto in presenza di monete rare e costose (non certo per questo Marengo che ha goduto dell'esame solo perché è finito al centro di una discussione fra numerosi esperti).1 punto
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L'infanzia rubata dei bambini delle fabbriche Bambina in un cotonificio a Newberry, South Carolina, attorno al 1908. Lewis W. Hine Durante l’industrializzazione dell’Ottocento i bambini lavoravano nelle fabbriche svizzere fino allo sfinimento. Uno sfruttamento poi vietato grazie all’intervento di un politico senza partito e all’introduzione di una delle leggi più severe al mondo. «Cercasi lavoratori: due famiglie numerose di operai, ovvero con bambini in grado di lavorare, sono le benvenute in una filanda». Con questo annuncio pubblicato sul giornale “Anzeiger von Uster” negli anni 1870, un industriale svizzero cercava dipendenti per la sua fabbrica. Era evidente che anche i figli delle famiglie operaie dovevano darsi da fare. In Svizzera, il lavoro minorile era una realtà quotidiana già prima dell’apparizione delle fabbriche. Ma con l’industrializzazione, è diventato una reale forma di sfruttamento. Ancor prima della rivoluzione industriale, i contadini e i lavoranti a domicilio consideravano i figli come una forza lavoroLink esterno. La famiglia era sostanzialmente una comunità di lavoro e il fatto che le nuove generazioni dessero il loro contributo era una questione esistenziale. Non appena un bambino era abbastanza grande per lavorare, dava una mano nella fattoria o nell’officina. In generale, svolgeva soltanto quelle mansioni che corrispondevano alla sua forza, mentre gli adulti si occupavano dei lavori più pesanti. Offerta d'impiego pubblicata sul giornale "Anzeiger von Uster" negli anni 1870. Gli industriali ricercavano esplicitamente dei bambini. Anzeiger von Uster Il bambino, una forza lavoro Poi è arrivata l’industrializzazione. Nel XIX secolo, il passaggio dalla fattoria alla fabbrica non ha minimamente scalfito l’immagine del bambino in quanto forza lavoro. Anzi, negli stabilimenti industriali sono iniziati i veri e propri sfruttamenti. A differenza dal lavoro in fattoria, in fabbrica non era importante se un compito venisse eseguito da un adulto o da un bambino. Non ci voleva in effetti molta forza per infilare i fili nelle macchine tessili. Molti di questi piccoli operai lavoravano sulle macchine per tessere e per ricamare. Gli stabilimenti si concentravano prevalentemente nella Svizzera orientale e nel canton Zurigo. La zona lungo il fiume Aabach, tra i laghi di Pfäffikon e di Greifen, è diventata un centro dell’industria tessileLink esterno svizzera e di conseguenza anche un centro del lavoro minorile. Quasi un terzo degli operai di queste fabbriche aveva meno di 16 anni. Alcune famiglie lavoravano per le grandi aziende tessili utilizzando i telai o le macchine da ricamo che avevano in casa. E anche per questo lavoro a domicilio erano impiegati i bambini. All'inizio del XIX secolo, l'industria tessile svizzera si sviluppò soprattutto lungo il fiume Aabach, tra il lago di Pfäffikon e quello di Greifen. Kunstdenkmäler des Kantons Zürich, Bd. 3 Lavoro dall’alba al tramonto Il destino dei figli di una famiglia attiva nel settore tessile, in fabbrica o a casa, era presto segnato. I bambini non avevano modo di realizzare i loro desideri. Già dai primi anni di vita trascorrevano la maggior parte del tempo a fare lavori ripetitivi. Molti andavano a scuola soltanto di rado e non avevano nemmeno la possibilità di giocare. Estratto di un tema scolastico di un bambino di 12 anni, che descrive il suo quotidiano in quanto figlio di una famiglia attiva nell’industria tessile negli anni 1880. «Appena mi alzo al mattino devo scendere in cantina per lavorare sul telaio. Lavoro dalle 5 e 30 alle 7, poi posso gustarmi la colazione. Poi devo di nuovo lavorare fino al momento di andare a scuola. Al termine delle lezioni alle 11 vado velocemente a casa e devo di nuovo lavorare fino a mezzogiorno. Poi posso godermi il pranzo, prima di dover nuovamente lavorare fino alle 12 e 45. Torno poi a scuola per imparare qualcosa di utile. Alle 16, quando finisce la scuola, mi avvio sulla via di casa con i miei compagni. A casa devo di nuovo lavorare sul telaio fino a quando diventa buio e poi posso cenare. Dopo aver mangiato devo di nuovo lavorare fino alle 22. A volte, quando c’è molto lavoro, rimango nella cantina fino alle 23. In seguito auguro la buonanotte ai miei genitori e vado a letto. Succede così ogni giorno». End of insertion Alcuni bambini venivano impiegati per infilare i fili negli aghi da ricamo già dall’età di 6 anni. Si trattava di un lavoro che richiedeva tempo e dita sottili. Non sorprende dunque che venisse realizzato essenzialmente da donne e bambini. Raggiunta l’età scolastica, era normale che un bambino lavorasse fino a sei ore al giorno: al mattino presto, prima di recarsi a scuola, a mezzogiorno e alla sera fino a tarda notte. Bambini stanchi e apatici Il lavoro eccessivo ha ovviamente avuto conseguenze negative sulla salute dei bambini. Gli ispettori constatavano regolarmente le schiene curve, gli occhi in cattivo stato e l’espressione stanca dei piccoli operai. Nel 1905, un sacerdote di Appenzello Esterno scriveva che i bambini apparivano stanchi, sonnolenti e fiacchi: «Sono senza energia, sia mentalmente che fisicamente. Quando sono seduti sono disattenti e sbadati, non mostrano alcun interesse e si guardano in giro con indifferenza». Lo sfruttamento dei più piccoli era strutturato, ma non a causa della cattiveria o dell’ignoranza degli adulti. I genitori, che avevano dei salari bassi, contavano spesso sui redditi supplementari dei figli. Inoltre, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, il ruolo di un bambino di una famiglia operaia, artigiana o contadina, era completamente diverso rispetto a quello di oggi: per i genitori, i figli erano innanzitutto di aiuto nel lavoro. Ciò faceva ovviamente comodo agli imprenditori, che trovavano nei bambini una manodopera a buon mercato. Ed è proprio con questo argomento che numerosi cittadini liberali difendevano il lavoro minorile. Victor BöhmertLink esterno, un noto economista dell’epoca, affermava che per far fronte alla concorrenza dall’estero, le filande «dovevano ricorrere di preferenza al lavoro minorile e femminile». Critiche al lavoro minorile Verso la fine del XIX secolo, le voci critiche contro il lavoro minorile si sono fatte più insistenti e il fenomeno è stato riconosciuto come un problema. Anche Victor Böhmert ha descritto il lavoro minorile come «il lato oscuro più preoccupante del moderno lavoro in fabbrica». Oggi, potrebbe sorprendere il fatto che le critiche fossero giunte dalla borghesia e non dalle famiglie stesse. Ma, come detto, queste temevano che non sarebbero riuscite a sopravvivere senza il reddito supplementare dei figli. Sebbene numerosi politici borghesi avessero riconosciuto il problema, hanno fatto ben poco per cambiare le cose. È invece stato un politico senza partito a imprimere una svolta decisiva. Una bambina di sette anni del canton Svitto durante il lavoro quotidiano al filatoio, attorno al 1900. Schweizerisches Sozialarchiv Dieci anni per la legge sulle fabbriche Nel 1867, Wilhelm JoosLink esterno, deputato indipendente alla Camera del popolo, ha effettuato il primo intervento parlamentare per l’introduzione di una legge federale sulle fabbriche. Il medico di Sciaffusa era noto per il suo impegno a favore dei più deboli. E questo in un’epoca in cui questi temi politici iniziavano a suscitare scalpore un po’ ovunque. Nel momento in cui Joos ha presentato la sua proposta a livello nazionale, alcuni cantoni già disponevano di leggi specifiche sul lavoro in fabbrica, anche quello minorile. Queste erano però spesso troppo lassiste e le regolamentazioni variavano fortemente da una regione all’altra. C’è voluto un po’ prima che l’idea di una legislazione a livello nazionale trovasse un terreno fertile. Più precisamente, si è dovuto attendere il 1877 per far sì che la Svizzera si dotasse della prima legge federale sulle fabbricheLink esterno, che di fatto ha proibito il lavoro minorile. La legge elvetica è stata una delle più severe al mondo. Per l’ex ministro socialista Hans-Peter Tschudi, ha rappresentato «una prestazione pionieristica su scala internazionale». https://www.swissinfo.ch/ita/economia/lavoro-minorile-in-svizzera_l-infanzia-rubata-dei-bambini-delle-fabbriche/435921501 punto
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Lo sfruttamento minorile durante la rivoluzione industriale Con l’avvento della rivoluzione industriale iniziò a dilagare la piaga dello sfruttamento della manodopera infantile. E’ importante ricordare che c’erano poche regole per i lavoratori durante la Rivoluzione Industriale e i ricchi proprietari potevano agire come volevano. Infatti, la prima legge importante creata per porre limiti al lavoro minorile fu una serie di Atti di fabbrica approvati dal parlamento britannico nel corso del 1800, questi limitavano il numero di ore di lavoro dei bambini e stabilivano norme sui luoghi di lavoro. Nel 1833 divenne illegale il lavoro dei bambini di età inferiore ai 9 anni e a quelli di età inferiore ai 13 anni non era permesso lavorare più di 9 ore al giorno. I lavoratori venivano pagati con salari bassi che a malapena permettevano loro di permettersi il costo della vita, di conseguenza molte di queste famiglie avevano bisogno di un reddito extra tramite i loro figli che venivano impiegati in lavori molto pesanti e duri per la loro giovane età. I figli di contadini facevano lavori rurali spesso differenziati per i due sessi: pastore, contadino e piccolo artigiano per i maschi, sarta, filatrice e lavandaia per le femmine. In epoca ottocentesca, con l’avvento dell’industrializzazione ed il conseguente inurbamento, i bambini venivano impiegati nei lavori di fabbrica o nelle varie botteghe in città soprattutto perché erano più piccoli e potevano adattarsi a spazi ristretti. Gli orari di lavoro andavano dalle 9 alle 12 ore di fila, pressoché senza pause, a volte fino alle 18 ore. I bambini subivano abusi fisici con punizioni corporali da parte dei loro capi essendo ritenuti merce di proprietà esclusiva del datore di lavoro e considerati generalmente più obbedienti degli adulti in termini di completamento del lavoro e accettazione della punizione. Le condizioni di vita nelle città erano misere e caratterizzate da sovraffollamento, scarsa igiene, diffusione di malattie e inquinamento cosicché infortuni e malanni, incrementati inoltre da una scarsa e inadatta alimentazione, portavano a un bivio nella vita di piccoli lavoratori: crescere con un fisico debilitato a vita o morire in età precoce. Influiva in maniera drastica la non affluenza a scuola, in quanto i piccoli erano occupati nel lavoro ed educati con una disciplina rigida e cruenta da parte dei loro padroni o dei familiari stessi. A causa dei frequenti abusi subiti, durante il XIX secolo in Europa sorgevano molti orfanotrofi dove vivevano i piccoli vittime di condizioni di grave disagio psichico e fisico. Si sceglievano soprattutto i figli dei ceti più poveri, che vivevano grazie all’assistenza dello Stato e delle istituzioni caritatevoli: i proprietari delle fabbriche prendevano infatti degli accordi con amministratori di parrocchie e orfanotrofi, i quali in reciproco accordo reclutavano i giovani lavoranti tra le famiglie più misere o tra gli orfani che ospitavano. In Italia, i bambini venivano pagati 50 cent al giorno per una media di lavoro di 12 ore. Nel Settentrione i bambini cominciavano a essere impiegati nelle primissime fabbriche sviluppatasi durante la seconda Rivoluzione industriale, mentre al Meridione si svolgevano ancora prevalentemente attività agricole. https://lascuolafanotizia.it/2021/04/29/lo-sfruttamento-minorile-durante-la-rivoluzione-industriale/1 punto
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E chissenefrega ! Un atto di clemenza per un reicida fatta dal figlio ? Mi sembra proprio che si inizia col piede sbagliato! Noto socialista, vero ? Ma va, rappresentava l'imprenditoria e la grande borghesia! Forse la prima rivoluzione industriale è stata fatta dal conte Cavour anni prima.... Quindi le 12/14 ore nelle fabbriche erano una passeggiata, con il continuo pericolo di subire menomazioni causate dalle macchine che di certo non avevano protezioni! Quanti bambini persero le loro manine per aggiustare i macchinari ! Qui stiamo scendendo nello scandaloso! Va bene difendere l'indifendibile, ma essere spudoratamente sfacciati sulla pelle dei poveretti no, quello no! Più rispetto!1 punto
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Perfetto, allora analizziamo la storia e i fatti anche quelli che mostrano l'incapacità assoluta come Capo di stato, ma poi non ci si lamenti e non si dica che è la solita "minestra" sminuendo l'oggettività dei fatti.1 punto
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Forse perché ci ha messo anche del suo ... e lo dico io con rammarico da monarchico convinto. Se volessimo elencare le sue pecche in ambito politico e di strategia militare ne avremmo parecchie. Questo non significa che una persona inadatta (e sono generoso con la definizione) al trono poi non possa essere invece un valente numismatico. Pure Luigi XVI era un provetto orologiaio, ma nessuno per questo lo considera un monarca eccellente.... Dovremmo quindi separare l'ambito numismatico da quello di uomo di stato, solo così si potrà trattare in modo sereno e corretto di numismatica.1 punto
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