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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 01/28/24 in tutte le aree
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Se ci rassegnamo è la fine dei convegni e qualcuno potrebbe anche essere contento. I convegni vanno fatti in altra maniera, basta improvvisazioni, basta 0 sorveglianza, basta dentro tutti ad ogni ora. Se i convegni sono organizzati dal primo che passa, senza offesa, il risultato è questo. Ma è così difficile vedere come viene organizzato Berlino o Monaco o Praga o tanti altri?????5 punti
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Buona Domenica, cerco di dare un modesto contributo alla vostra interessante ricerca, postando le mie Piastre 1818. Premetto che non sono Ribattute e nel taglio presentano tutte il Giglio. Testa Grande: Testa Piccola collo corto/normale: Idem: Testa Piccola Collo Lungo: Buona Serata, Beppe4 punti
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Al momento è possibile consultare per intero e gratuitamente la RIN sino al 1989: https://www.socnumit.org/indici-e-archivio-storico-della-rivista-italiana-di-numismatica/3 punti
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Buongiorno a tutt*, sono iscritto da appena tre giorni e come anticipavo nella presentazione non ho alcuna esperienza numismatica. Sono però affascinato dalla monetazione romana di età imperiale e volevo iniziare una piccola avventura collezionistica ricostruendo una famiglia: l’imperatore Traiano Decio (249-251 d.C.), l’Augusta Herennia Etruscilla, e i due figli Erennio Etrusco e Ostiliano. Vorrei farlo attraverso i loro antoniniani, per una preferenza estetica personale (da una prima ricerca mi sembra che Ostiliano potrebbe rappresentare il problema maggiore). Comunque, spinto dall’entusiasmo del neofita, ho acquistato la mia prima moneta, un antoniniano di Decio, in un negozio di numismatica della mia città. Allego la foto della moneta . Legenda: D.: IMP CMQ TRAIANUS DECIUS AUG R.: DACIA Peso: gr. 3,85. Diametro: 21mm La sottopongo all’attenzione di chi volesse aiutarmi – oltre che con un giudizio generale - soprattutto a comprendere il diverso aspetto dei due conii (dal vero e con luce naturale evidenti ancor più che in foto). Sul diritto il busto dell’imperatore è netto e definito (per me, neofita, in modo addirittura sorprendente), mentre sul rovescio la Dacia ha contorni molto morbidi. Da quanto leggo mi sembra di capire che potesse accadere che il conio d’incudine del diritto producesse immagini migliori dell’altro, per il diverso consumo, la diversa dinamica di conio, e la diversa importanza attribuita alla due facce. Tuttavia l’aspetto del rovescio è quasi sfuocato (suscitando in me persino il timore di una fusione). Un’ultima cosa: ho un microscopio stereoscopico e potrei procurarmi un adattatore per la reflex, così da avere ingrandimenti a buona definizione dell'aspetto dei contorni della figure del diritto e del rovescio: potrebbe essere utile? Come vi dicevo è la prima moneta che ho acquistato e che osservo. Grazie per qualunque consiglio e indicazione vorrete darmi. Lucius LX2 punti
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Ciao, ti consiglio di fare un giro nella nostra pagina di sezione dedicata ai links utili, dove potrai trovare strumenti utili alla catalogazione: Il RIC (come già detto detto) resta un riferimento, ma magari all'inizio può essere un po' difficile (per me lo e' tutt'ora😅); quindi puoi avvalerti di altri strumenti (compresi i testi: sempre fondamentali eh?). La classificazione e' certamente un elemento fondamentale nella analisi di una moneta, ma a mio avviso forse viene dopo (così come la rarità, almeno per me). A me piace in primis osservare, analizzare e studiare le effigi, le particolarità dei busti, il significato dei rovesci e, non da ultimo, il contesto storico della moneta. A proposito del rovescio della tua moneta ti consiglio questa discussione: Chiudo dicendoti che sono stato colpito dal tuo entusiasmo, il vero primum movens per iniziare un viaggio affascinante nel mondo della monetazione romana imperiale, indipendentemente dal collezionare o meno. Ciao. Stilicho2 punti
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Bella anche questa immagine insieme al Direttore Ente Fiera e con gli organizzatori del Convegno col Gazzettino.2 punti
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Buonasera, mi permetto di estrapolare una parte dell'intervento che, personalmente, farei leggere a tutti i nuovi iscritti al Forum. Altro che la moderna produzione dell'IPZS, buona per i .... "neofiti" Un saluto cordiale e a presto.2 punti
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Grazie tantissimo a tutti quanti, grazie al vostro aiuto ho imparato veramente tanto! Devo anche dire che avete una conoscenza impressionante!! 🙏👏2 punti
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Ecco la testimonianza mia di un bel Convegno di Piacenza con una bella partecipazione e ovviamente il Gazzettino … @ciosky682 punti
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Le croci sono molto diverse, una è grigliata, l'altra è con i gigli "legati" alla croce...2 punti
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Sei tu che dovresti pagare gli altri per prendersi questa cosa. Buttala nel cestino. Poi un minimo di educazione: presentazione, saluti, una domanda di senso compiuto?1 punto
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Parole sante, non ricordo una cosa: ma a Monaco si vedono dove parcheggiano le auto i commercianti? Non vedere dove le mettono è già un qualcosa.. Almeno non si sa dove sono e non possono nemmeno essere pedinati.1 punto
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Ho rinominato la discussione, unito le due aperte da @TV57 e spostato la risultante in Monete bizantine. petronius1 punto
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Il volo di Dedalo e Icaro era già troppo "studiato" , "pensato". Quello di Astianatte mi era sembrato più "casuale" ,direi "non voluto" e quindi più calzante a rendere l'episodicita ' dell' evento...1 punto
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Raffaele, posto la foto, ma non so se è migliore di quella di prima. Ciao.1 punto
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Comunque non sono certo, perché non è la mia tipologia, ma mi ricorda molto i denari svizzeri del cantone di Vaud del vescovo Aimone di Monfalcone...1 punto
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Non si tratta di una moneta dei Vandali, o sardo-vandala, come alcuni autori sostengono. Trattasi, più semplicemente, di un comunissimo nummus bizantino come definisce la lettera-numerale greca "A" = 1 Cfr Hahn Metlich MIBE 1 ed2 Vienna 2013 Giustiniano, zecca di Cartagine1 punto
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Buongiorno a tutti, @Releo per favore potresri postare una foto migliore di questo punto? Controllavo il Corpus e nelle svariate piastre del 18 presenti nella collezione del Re sono descritte tutte con giglio nel taglio. Da notare come al numero 52 è descritta la reimpressa su una 10 lire veneta....alcune volte basta leggere per bene 😜 Un saluto Raffaele.1 punto
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Disprezzare no, ma è indubbio che la qualità delle monete attuali è scarsina. Io colleziono saltuariamente anche gli Euro circolati: quelli appena emessi sono belli e lucenti, ma dopo qualche anno di circolazione presentano usura notevole. Non possono essere minimamente paragonati alle vecchie monete che sono passate di mano in mano per decenni. La stessa Repubblica Italiana, tanto in declino nei favori di molti collezionisti, presenta un'eccellente qualità nei materiali. Mala tempora currunt.1 punto
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Inizialmente mi sembrava genuina. Ma dopo l’intervento di @Nibbi anch’io inizio ad avere qualche dubbio. E quando si ha qualche piccolo dubbio meglio lasciar stare… come le hanno già consigliato preferisca spendere qualcosina in più, ma con la certezza che uno si porti a casa un pezzo autentico. E comunque un venditore che non si assume la responsabilità di ciò che vende perde professionalità. Ci sono così tanti professionisti numismatici in Italia che vendono con tanto di certificato, che non ha senso acquistare da privati o commercianti avventurieri. Tranne nel caso in cui questi ultimi abbiano le vecchie fatture e certificati in grado di dimostrarne la lecita provenienza e l’autenticità, allora il discorso cambia…1 punto
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Buonasera, Questa è una delle monete che più mi piace tra quelle di Filippo l'Arabo, sia per il bellissimo colore argento antico, sia per la patina ed ovviamente per l'alta conservazione. Opinioni?1 punto
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Moneta molto interessante. Decisamente ne girano troppe per definirla R5, io sarei più per un R2 o R3, ma si sa che sulle papali il Gigante prende un sacco di cantonate. Trattandosi di una variante è comunque difficile dare indicazioni di rarità o valutazioni precise.1 punto
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Bravissimo, un'ottima scelta. Gli antoniniani in argento o mistura d'argento sono monete belle, varie e storicamente interessantissime, oltre ad avere il non trascurabile vantaggio di avere prezzi alla portata di tutti. La moneta è un bell'esemplare con il consueto rovescio poco definito, carica di fascino e di storia. Il diritto è ben definito e in buona conservazione: non è così sorprendente, dal momento che queste monete sono state coniate in un'epoca di crisi economica e hanno circolato poco, venendo tesaurizzate nel giro di pochissimi anni. Goditela come preferisci: le fotografie al microscopio non sono indispensabili, ma se ti piace l'idea di realizzare ingrandimenti e osservare in dettaglio il tuo esemplare non vedo perché non farlo. Dici di non avere alcuna esperienza numismatica, ma hai fatto tutto giusto: ti sei documentato e hai fatto un acquisto mirato. Ci sono tutte le basi perché la numismatica diventi una passione Prossimo consiglio - se già non hai provveduto - è prendere un libro che presenti le principali emissioni del periodo e ti aiuti a catalogare. Senza bisogno di scomodare il RIC (quello magari arriverà più avanti) potresti prenderti il Sear, "Roman Coins and their Value", vol. 3, edizione del 2005. Lo trovi senza problemi anche su amazon o comunque online intorno ai 40 euro.1 punto
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Moneta sicuramente genuina con ottimo diritto e rovescio stanco come già sottolineato sopra. Cosa significhi e come si verifica lo hai già presente, in quanto lo hai descritto nella descrizione di apertura. A prescindere dal prezzo (che non ti chiedo) un buon esemplare per aprire una collezione. Saluti Illyricum 😉1 punto
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Ma noi non disprezziamo mai nessun nummo. 😄 Il Re Galantuomo assicurò al neonato Regno d’Italia ben 18 anni di coniazione ininterrotta di questi monetoni, che circolarono alquanto. Alcuni millesimi sono rari, qualcuno molto raro, uno estremamente raro, ma se non si cerca la data specifica costituiscono un’ottima palestra iniziale per un neofita che con poche decine di euro può tenere in mano un pezzo imponente di dimensioni e comunque carico di Storia. Certo che se da’ la caccia al ‘66 va a schiantarsi, ma non è mai così 😝1 punto
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Praticamente da diventare matti! @Raff82 e @LOBU vi contatto via MP. Chi vuole aggiungerci per aiutarci a capirne qualcosa è il benvenuto1 punto
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Questa piccolina (⌀ 20 mm. 3 grammi) era con le monete del precedente post e me l'hanno regalata, non è una moneta e nemmeno un gettone, non ha un appiccagnolo divelto ed in passato era argentata, in buona sostanza una medaglietta non portativa. Prodotta genericamente per un qualsiasi evento da incidere al retro, una data o per un nominativo, in questo stato non ci si può attribuire nulla, praticamente non è stata utilizzata. Si potrebbe presumere dal viso giovane della Regina Vittoria un periodo di produzione attorno al 1840/50.1 punto
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Vabbè, vedo che non ci capiamo… hai fatto un nome preciso in un contesto preciso, a tuo dire a titolo di esempio. Ecco, a mio parere questo è sbagliato.1 punto
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Ciao a tutti! Fa sempre piacere rileggere queste belle discussioni e anche se è passato un po' di tempo colgo l'occasione per "rinfrescare" questa con il mio ultimo arrivo: un cinque marchi 1936: "Ma - si chiederà qualcuno - l'abbiamo già postato!" allora lo giro e diventa una bella spilla patriottica per la mia collezione di numisaltra Ormai ho capito che molti di voi rabbrividiscono a vedere queste "cose", ma per me sono briciole di storia. Servus Njk1 punto
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Nessuno obbliga di partecipare….. ed è proprio questo il bello! Il “potere” di non partecipare…..1 punto
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Gentili Forumisti dopo qualche anno (quasi 5) dalla prima condivisione, ripropongo alla Vostra attenzione questa prova, il lotto 452 della mitica asta Nomisma 60 del 2019, ripresa fotograficamente a luce radente, per consentire di apprezzare un inizio di patina che al momento dell’acquisto quasi non aveva. Il Re Numismatico nel 1927 e nel 1928 era davvero diventato un fanatico della perfezione nelle coniazioni di queste venti lire ed anche dei Littori, a giudicare dalla varietà di prove che fece coniare dalla zecca. Del Littore, a parte il 1927-V si contano varie prove, tra cui anche una con data 1928, che a ben ragionare non ha molto senso essendo il secondo anno di coniazione. Dell’elmetto invece, oltre alla prova di stampa qui stasera rappresentata in alta conservazione, esiste anche la semplice prova, in verità più rara e quotata di questa, che pure comunque non si trova proprio in ogni mercatino ☺️🤗 Grazie dell’attenzione e cari saluti a tutti1 punto
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Salve,è un po che studio questa moneta perché mi sta intrigando. Secondo me dalla misura di 16mm è un liard di Desana ma nn trovo riscontri, solo due moneta differenti con le stesse (penso) caratteristiche. La prima,un gran douzein di Delfino Tizzone. Nel dritto lo stemma sembra lo stesso con tizzoni e aquila e quella O in basso sembra corrispondere. Nel rovescio c è penso un salto di conio e quell' MA dovrebbe essere un MP e in basso sotto la croce sembra ci sia un 8. La croce gigliata pero e differente da questo liard sempre di Delfino Tizzone.1 punto
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L'Eurobarometro 2023 dice che il gradimento dell'euro inteso come beneficio per il proprio stato è aumentato al 69%, quello inteso come beneficio complessivo per l'UE al 79%. Nel primo caso le maggioranze sono ovunque schiaccianti tranne che a Cipro (58% positivo - 31% negativo), in Italia (60% - 34%) e in Croazia (51% - 36% col 10% di indecisi), nel caso croato nulla di strano visto che a inizio anno si è accusato il colpo delle ben note speculazioni sui prezzi durante cambio di valuta. Una considerazione personale: non so qual è il motivo della relativa scarsa popolarità dell'euro a Cipro, ma in Italia sarebbe proprio ora di darci una svegliata.1 punto
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Ci sono delle regole ben precise. Queste vanno rispettate. La Francia l'ha fatto? NO Ergo il disegno non va bene1 punto
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Se non controllano, qualcuno prima o poi mette i panettoni al posto delle stelle. Da qualche parte mi sembra di aver letto che le leggi e/o i regolamenti vanno rispettati. E le monete credo le possano fondere tranquillamente: non penso neppure che i "malvagi" legislatori europei sappiano che cos'è un condono. Servus, Njk1 punto
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Il compro oro non fa da sostituto d'imposta. Le devi dichiarare nel quadro RT del modello unico.1 punto
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Il pifferaio di Hamelin Il pifferaio di Hamelin (Der Rattenfänger von Hameln, letteralmente "l'accalappiatore di ratti di Hameln") è il soggetto di una leggenda tedesca ambientata nella città di Hameln o Hamelin, in Bassa Sassonia. È anche nota come Il pifferaio magico o titoli similari. Un'illustrazione della fiaba su una vetrata di una chiesa di Goslar. Nella sua versione base, che fu oggetto di trascrizione dei fratelli Grimm e messa in poesia da Wolfgang Goethe e dall'inglese Robert Browning, narra di un suonatore di piffero magico che, su richiesta del borgomastro, allontana da Hamelin i ratti al suono del suo strumento; quando il borgomastro si rifiuta di pagarlo per l'opera, questi si vendica irretendo i bambini del borgo al suono del piffero e portandoli via con sé per sempre. La leggenda del pifferaio nacque intorno alla seconda metà del XIV secolo e parrebbe correlata alla peste che imperversava in Germania in quel periodo, il cui agente, il bacillo Yersinia pestis, trovava un efficace vettore nel ratto (roditore anche noto come «pantegana»). Un'altra possibile origine della leggenda parrebbe essere il repentino abbandono della città da parte di circa 130 ragazzi, probabilmente emigrati per andare a lavorare altrove nel Paese. Meno probabile appare essere una teoria secondo la quale i giovani abitanti di Hamelin sarebbero morti in blocco per via di un'inondazione o, ancora, rapiti da qualche setta o annegati nel fiume Weser. Trama La storia si svolge nel 1284 ad Hameln, in Bassa Sassonia. Un uomo con un piffero si presenta in città e propone di disinfestarla dai ratti; il borgomastro acconsente, promettendo all'uomo un adeguato pagamento. Non appena il pifferaio inizia a suonare, i ratti, incantati dalla sua musica, si mettono a seguirlo, lasciandosi condurre fino al fiume Weser, dove annegano, e Hamelin è libera dal flagello. L'uomo torna in città per ricevere la ricompensa, ma il borgomastro si rifiuta di pagare il pifferaio. Questi, per vendetta, riprende a suonare mentre gli adulti dormono, attirando dietro di sé tutti i bambini della città. Centotrenta bambini lo seguono in campagna e vengono rinchiusi dal pifferaio in una caverna. Nella maggior parte delle versioni, non scampa nessun bambino, oppure se ne salva uno che, zoppo, non era riuscito a tenere il passo dei compagni. Varianti meno note della fiaba introducono un lieto fine in cui un bambino di Hamelin, sfuggito al rapimento da parte del pifferaio, riesce a liberare i propri compagni, oppure è il pifferaio stesso a liberare i bambini quando il borgomastro decide di pagarlo. Secondo un'altra variante i bambini entrano nella caverna seguendo il pifferaio ma fuoriescono da un'altra caverna, la grotta di Almasch in Transilvania: questa era una delle leggende che spiegava l'arrivo dei sassoni in Transilvania, rappresentati in questo caso dai bambini portati dal pifferaio magico di Hamelin. Origini della fiaba Il più antico riferimento a questa fiaba si trovava in una vetrata della chiesa della città di Hameln e risalente circa al 1300. Della vetrata si trovano descrizioni su diversi documenti del XIV e XVII secolo, ma pare che essa sia andata distrutta. Sulla base delle descrizioni, Hans Dobbertin ha tentato di ricostruirla in tempi recenti. L'immagine mostra il Pifferaio Magico e numerosi bambini vestiti di bianco. Si pensa che questa finestra sia stata creata in ricordo di un tragico evento effettivamente accaduto nella città. Esisterebbe tuttora una legge non scritta che vieta di cantare o suonare musica in una particolare strada di Hamelin, per rispetto nei confronti delle vittime. Nonostante le numerose ricerche, tuttavia, non si è ancora fatta luce sulla natura di questa tragedia. In ogni caso, è stato appurato che la parte iniziale della vicenda, relativa ai ratti, è un'aggiunta del XVI secolo; sembra dunque che la misteriosa vicenda di Hamelin avesse a che vedere solo con i bambini. Al contrario, paradossalmente, l'immagine del pifferaio seguito da un esercito di topi è quella che la maggior parte delle persone associa a questa fiaba, magari senza ricordare nient'altro della vicenda. Le principali ipotesi circa gli avvenimenti di Hamelin sono le seguenti: I bambini furono vittime di un incidente; forse annegarono nel Weser o furono travolti da una frana. I bambini furono vittime di un'epidemia e furono portati a morire fuori dalla città per proteggere il resto della popolazione. Si è ipotizzato che l'epidemia potesse essere di peste. Altri, con riferimento al fatto che i bambini "danzavano" dietro al pifferaio, hanno pensato alla malattia di Huntington oppure al ballo di San Vito, piuttosto comune in Europa nel periodo che seguì le epidemie di peste nera. Secondo queste ipotesi, il pifferaio è una rappresentazione simbolica della morte o della malattia. Parlano di queste epidemie di ballo di San Vito la Cronaca di Erfurt del 1237 e la Cronaca di Maastricht del 1278. I bambini lasciarono la città per partecipare ad un pellegrinaggio, ad una campagna militare o, addirittura, ad una nuova Crociata dei bambini, non facendo mai più ritorno. In questo caso, il pifferaio rappresenterebbe il reclutatore. I bambini abbandonarono volontariamente i loro genitori e Hameln per fondare nuovi villaggi, durante la colonizzazione della Germania Orientale. Questa teoria porta come prova i numerosi luoghi con nomi simili ad Hameln sia nei dintorni della città che nelle colonie orientali. Le migrazioni di bambini nel XIII secolo sono un fatto ampiamente documentato e quest'ultima teoria gode di un notevole credito. Il pifferaio sarebbe un reclutatore che condusse via buona parte della gioventù di Hamelin per fondare una colonia nella Germania orientale. Tale Decan Lude, originario di Hameln, avrebbe posseduto intorno al 1348 un libro di cori che conteneva un verso in latino che riportava questo evento. Il libro è andato perduto, si pensa intorno al XVII secolo. Oltre ad evocare possibili "epidemie coreutiche", vale a dire balli di gruppo aventi spesso scopo terapeutico, la leggenda del pifferaio magico include elementi mutuati da remote tradizioni orali legate al viaggio verso un luogo misterioso. Due elementi rafforzano tale ipotesi: la presenza del bambino zoppo ed il motivo della caverna. È un dato accertato dagli studi sulle religioni dell'Eurasia il fatto che la zoppia era uno degli attributi delle persone che fungevano da mediatori con l'Aldilà. La caverna è, fin dalla preistoria, un luogo sacro e, soprattutto, un passaggio verso l'altro mondo. Molti miti in Europa, Asia e America raccontano di un eroe (spesso un cacciatore) che, inseguendo la preda, giunge in una caverna fatata nella quale vivono i Signori degli animali e che si rivela il luogo in cui la selvaggina cacciata rinasce a nuova vita. Un racconto tedesco degli eventi di Hameln, purtroppo non illuminante, è sopravvissuto in un'iscrizione databile al 1602-1603, trovata proprio nella città della fiaba: (DE) «Anno 1284 am dage Johannis et Pauli war der 26. juni - Dorch einen piper mit allerley farve bekledet gewesen CXXX kinder verledet binnen Hameln geboren - to calvarie bei den koppen verloren.» (IT) «Nell'anno 1284, il giorno di Giovanni e Paolo il 26 di giugno Da un pifferaio, vestito di ogni colore, furono sedotti 130 bambini nati ad Hameln e furono persi nel luogo dell'esecuzione vicino alle colline.» Versioni letterarie Il resoconto più antico in lingua inglese è quello di Richard Rowlands Verstegan (1548-1636), un antiquario e studioso di controversie religiose, nel suo Restitution of Decayed Intelligence (Anversa, 1605). Egli cita la liberazione della città di Hameln dai ratti e suggerisce che i bambini perduti siano andati a finire in Transilvania. Sembra che sia Verstegan ad aver coniato l'espressione Pied Piper ("Pifferaio Variopinto"), introducendo quello che nei paesi di lingua inglese è l'appellativo più comunemente associato al pifferaio (in Italia, invece, viene comunemente chiamato "Pifferaio Magico"). Piuttosto curiosamente, la data indicata da Verstegan per gli eventi di Hamelin è completamente diversa da quelle proposte da altre fonti, ovvero il 22 luglio 1376. Le note di Verstegan furono la fonte su cui si basò in seguito Nathaniel Wanley per il suo Wonders of the Visible World (1678), a sua volta utilizzato da Robert Browning per la sua celebre poesia. La vicenda di Hameln interessò anche Goethe, che scrisse una poesia su di essa nel 1803 e la citò anche nel suo Faust. I fratelli Grimm, traendo informazioni da undici fonti diverse, inclusero la fiaba del Pifferaio nella loro raccolta di Saghe germaniche (Deutsche Sagen), pubblicata per la prima volta nel 1816, intitolandola Die Kinder zu Hameln (storia 245). Nella loro versione, due bambini (uno cieco e uno storpio) rimasero a Hameln; gli altri divennero i fondatori delle Siebenbürgen (Sette Città, in Transilvania). Basandosi probabilmente sul testo dei fratelli Grimm, Robert Browning scrisse una poesia sul Pifferaio, The Pied Piper, pubblicata nel 1849; la poesia è celebre per il suo humour, per i giochi di parole, e per le rime gioiose. La poesia colloca i fatti di Hameln in data 22 luglio 1386. (EN) «When, lo, as they reached the mountain's side, A wondrous portal opened wide, As if a cavern was suddenly hollowed; And the Piper advanced and the children followed, And when all were in to the very last, The door in the mountain-side shut fast.» (IT) «Quando raggiunsero il fianco della montagna un meraviglioso portale vi si aprì, come se si fosse creata improvvisamente una caverna; il Pifferaio entrò e i bambini lo seguirono, e quando alla fine tutti furono all'interno, la porta nella montagna si chiuse velocemente.» Il luogo menzionato da Browning è la montagna di Coppenbrügge, un luogo noto per essere stato, in tempi antichi, sede di oscuri riti pagani. https://it.m.wikipedia.org/wiki/Il_pifferaio_di_Hamelin1 punto
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Salve, allego foto di una cartolina rientrante in una raccolta Natale e chiedo maggiori informazioni. Ringrazio in anticipo1 punto
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Salve, allego foto di una cartolina raccolta ‘Pasqua’ e chiedo maggiori informazioni. Mi ha incuriosito il francobollo che non ho mai visto su una cartolina viaggiata. Ringrazio chi mi saprà dare qualche info1 punto
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Nell’antica Roma si usava ricorrere alle prefiche, donne pagate per far parte di cortei funebri e intonare canti di elogi del defunto, accompagnati da grida di dolore, pianti, gesti di disperazione. Da qui l’erronea credenza che i contenitori rinvenuti in gran numero nelle tombe servissero a raccogliere le lacrime versate dalle prefiche. Il mio “lacrimatoio” in apertura di discussione ha una capacità di 110 mL (o cm3 che dir si voglia) e ho calcolato indicativamente quante lacrime servivano per riempirlo e quante persone dovevano contribuire allo scopo. Una lacrima ha un volume di 6,2 μL (microlitri) =0,0062 mL (millilitri) e poiché una persona può versare 55 lacrime, il volume pro capite è di 0,341 mL. Per riempire il lacrimatoio vi dovevano confluire le lacrime di 323 persone, un numero fuori dal comune pur contando le prefiche e i parenti del defunto. Più realistico ritenere che contenesse essenze e profumi, come nelle tombe dell’antico Egitto e della Mesopotamia. apollonia1 punto
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Rileggendo bene le monete... mi pare di vedere che quella postata originariamente da alainrib presenti al Dir. (dove c'è la crocetta) la scritta che parrebbe indicare + D. PVNSONO e quindi Ponzone o Dego... sull'obolo di Cortemilia invece ci dovrebbe essere scritto CVRMILIE... che non mi pare di scorgere... per quanto riguarda il Rovescio è comune ad entrambi i tipi ovvero MARChIO e al centro NES con la differenza che le tre lettere sono intervallate da punti in quello di Dego mentre non c'è nulla in quello di Cortemilia. Per cui sarei curioso di leggere altre opinioni anche se io voto definitivamente per DEGO ;)1 punto
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L'ostilità all'Austria si manifestava in diversi modi e luoghi; mio padre (nato suddito della duplice monarchia) mi raccontava che a Capodistria, covo di irredentisti, i francobolli di Francesco Giuseppe venivano sempre incollati a testa in giù. Molti poi tenevano in gabbie tricolori dei merli, dal momento che i colori dell'Impero austriaco erano il giallo e il nero. Un gruppo di operai incaricati di pulire a fondo la scritta W L'ITALIA apparsa una notte sul muro del tribunale la pulì così a fondo da incidere il muro... :-)1 punto
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