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https://www.cronacanumismatica.com/silbannaco-pacaziano-sebastiano-e-jotapiano-usurapatori-si-ma-chi-li-conosce/ Quattro personaggi del III secolo e le loro rare monete | Figure poco note, ma che hanno lasciato tracce nella numismatica imperiale di Roberto Diegi | Se tutti conosciamo bene, o anche benissimo, i nomi e la vita di Augusto, Nerone, Traiano e altri celebri imperatori di Roma, non altrettanto non può dire di alcuni, usurpatori quasi sempre, che hanno comunque lasciato un segno nella storia di Roma e, per quanto ci riguarda più da vicino, poche ma interessantissime monete. Cominciamo da Silbannaco (Marcus Silbannacus) Si sa veramente poco di lui: si ritiene sia stato un usurpatore al tempo di Filippo l’Arabo (244-249), o tra la caduta di Emiliano e l’ascesa al trono di Valeriano (253). Per lungo tempo Silbannaco è stato noto per una singola moneta, un antoniniano che si dice sia stato trovato in Lorena ed è ora al British Museum. Il dritto della moneta porta il ritratto dell’imperatore, raffigurato con la corona radiata solare, un drappeggio e la corazza, e tutto intorno la legenda IMP MAR SILBANNACVS AVG; il rovescio celebra le vittorie dell’augusto con Mercurio che regge una Vittoria e un caduceo, con la legenda VICTORIA AVG. Si veda la descrizione della moneta qui sotto. Fig. 1 | Antoniniano coniato a Roma nel 253. Al dritto busto radiato e IMP MAR SILBANNACVS AVG. Al rovescio Mercurio con caduceo e Vittoriola; la legenda è VICTORIA AVG. Pare che sia un pezzo unico Basandosi sul luogo di ritrovamento e sullo stile di questa moneta, oltre che sul fatto che il nome Silbannacus mostra una origine celtica (come suggerisce il suffisso “acus”), si è ritenuto a lungo che Silbannacus fosse un comandante militare in Germania Superiore, probabilmente rivoltatosi contro Filippo l’Arabo e soppresso da Decio. Un secondo antoniniano è stato pubblicato nel 1996, e riporta al rovescio la legenda, abbreviata in maniera scorretta, MARTI PROPVGT. In base allo stile, è stato ritenuto che questa moneta fosse stata coniata a Roma; visto che questa legenda errata è presente su una moneta di Emiliano del 253, è stata avanzata l’ipotesi che Silbannaco si sia ribellato nella capitale in quell’anno, e che abbia tenuto il potere sino all’avvento di Valeriano. Questa seconda interpretazione ritiene che Silbannaco fosse un ufficiale lasciato da Emiliano a guardia della città mentre l’imperatore si muoveva contro Valeriano, acclamato imperatore dalle truppe. Dopo la sconfitta e la morte di Emiliano nel settembre 253, Silbannaco si sarebbe proclamato imperatore, col sostegno delle truppe rimaste a Roma (fatto che gli diede la possibilità di coniare monete a suo nome), prima che Valeriano lo eliminasse. Fig. 2 | Antoniniano coniato probabilmente nel 253 a Roma. Al dritto busto radiato e IMP MAR SILBANNACVS AVG. Al rovescio MARTI PROPVGT: Marte con lancia e scudo. Anche questo pare che sia un pezzo unico Questi antoniniani – ripeto rarissimi, addirittura pezzi unici – sono citati pure dal Tredici e dal Montenegro, che pure non azzardano valutazioni di alcun tipo. Parliamo ora di Pacaziano (Tiberius Claudius Marinus Pacatianus) Anche di questo personaggio, a livello biografico, non sappiamo quasi nulla. E’ stato un usurpatore contro l’imperatore Filippo l’Arabo, che ha tenuto il potere attorno al 248-249. Esiste una iscrizione ritrovata a Bostra (anntichissima città della Siria), in cui viene nominato un certo Claudius Marinus, clarissimus puer, figlio di Claudius Sollemnius Pac[…], governatore dell’Africa sotto Alessandro Severo e poi governatore della Celesiria (provincia romana vicino all’attuale Libano). Alcuni storici identificano questo Sollemnius Pac. con il padre di Pacaziano. Ma veniamo più direttamente a Pacaziano. Le truppe di stanza in Moesia e Pannonia lo acclamarono imperatore, mentre regnava Filippo I. Sulle cause di questa rivolta si sa poco, si può solo supporre che sia stata in qualche modo legata alla minaccia, sottovalutata, di una invasione gotica. La data della rivolta è probabilmente il 248. Fig. 3 | Antoninano coniato a Viminacium nel 248-249. Al dritto busto radiato e IMP TI CL MAR PACATIANVS P F AVG. Al rovescio Roma seduta con Vittoriola e lancia; la legenda è ROMAE AETER AN MILL ET PRIMO Fig. 4 | Rarissimo antoniniano di oltre 4 grammi coniato a Viminacium nel 248-249. Al dritto busto radiato e IMP TI CL MAR PACATIANVS P F AVG. Al rovescio CONCORDIA MILITVM : e la Concordia seduta Preoccupato dalle usurpazioni di Pacaziano e Iotapiano (si veda più avanti) Filippo pensò di intervenire, ma il senatore Decio, il futuro imperatore, predisse la fine dei due usurpatori per mano dei loro stessi sostenitori: così fu, e anche se non vi è notizia delle ragioni per le quali Pacaziano fu ucciso dai propri soldati, è ragionevole che fosse deposto se non fosse stato in grado di portare a termine il compito per il quale era stato scelto, difendere le province del nord-est dai Goti. La rivolta di Pacaziano ebbe comunque un effetto negativo su Filippo: l’imperatore mandò un riluttante Decio a riprendere il controllo delle province, ma i soldati dell’esercito danubiano, per evitare punizioni, lo elessero imperatore, sostenendolo fino alla sconfitta di Filippo. Della monetazione di Pacaziano rimangono molti antoniniani, nei quali spesso si richiama, come fece ampiamente Filippo, il millennio della fondazione di Roma. Eccone alcuni, ovviamente tutti abbastanza rari. Fig. 5 | Antoniniani coniati a Viminacium nel 248-249. Al dritto IMP TI CL MAR PACATIANVS P F AVG con busto radiato. Al rovescio la Pax con ramo d’ulivo e scettro trasversale; la legenda recita PAX AETERNA Fig. 6 | Antoniniano di 4,15 grammi, coniato a Viminacium nel 248-249 e conservato al medagliere di Berlino. Al dritto IMP TI CL MAR PACATIANVS P F AVG con busto radiato. Al rovescio FELICITAS PVBL e la Felicità stante con caduceo e cornucopia Ed è adesso la volta di Iotapiano (Marcus Fulvius Rufus Iotapianus) Fu un usurpatore contro l’imperatore romano Filippo l’Arabo, che si ribellò nelle province orientali intorno all’anno 248 o 249. Sebbene la sua rivolta finì molto male, Filippo ne uscì così indebolito che soccombette al nuovo imperatore Traiano Decio. Jotapiano fu membro della aristocrazia mediorientale e potrebbe essere stato un membro della famiglia reale commagena, che perse il potere a favore dei Romani sotto Vespasiano. Aurelio Vittore riferisce come Iotapiano dichiarasse di discendere da Alessandro; mentre alcuni studiosi identificano l’avo dell’usurpatore in Alessandro Severo, La ribellione di Iotapiano iniziò in Siria, verso la fine del regno di Filippo, e fu una reazione contro l’aumento della pressione fiscale ordinata da Gaio Giulio Prisco, il fratello di Filippo. La capitale della Siria, Antiochia, divenne il centro della rivolta. La zecca delle pochissime monete è appunto quella di Antiochia. Lo stile e la qualità delle monete fatte coniare sembra far capire come quella di Jotapiano sia stata una ribellione di breve durata e di piccola estensione, perché l’usurpatore non controllò nessuna altra zecca. Fig. 7 | Antoniniani coniati probabilmente ad Antiochia nel 248-249. Al dritto busto radiato e IMP C M RV IOTAPIANVS. Al rovescio VICTORIA AVG con la Vittoria alata a sinistra Iotapiano fu ucciso dai propri soldati, per motivi sconosciuti, probabilmente all’inizio del regno di Decio. Come appena detto Jotapiano fu eliminato dai suoi stessi soldati, quegli stessi che lo avevano sostenuto per un breve periodo di tempo e lo avevano obbedito combattendo per lui, facendogli raggiungere i più alti onori dell’Impero; .E’ strano -lo ho già annotato- come Decio, prima di diventare imperatore, predisse ad un Filippo ormai alla fine del suo tempo, come Iotapiano e gli altri usurpatori sarebbero stati uccisi dai loro soldati. Una congiura? Forse organizzata dallo stesso Decio che era divenuto l’uomo più influente dell’Impero? La cosa non sorprenderebbe poi più di tanto. Sono state ritrovate poche monete di Iotapiano, esclusivamente antoniniani: tutte mostrano un tratto rozzo, ed hanno un solo rovescio, quel VICTORIA AVG che celebrava le vittorie dei ribelli contro Filippo. Fig. 8 | La stessa moneta illustrata sopra (antoniniano coniato probabilmente ad Antiochia nel 248-249) ma con la Vittoria avanzante verso destra Per per concludere, ecco “l’illustre sconosciuto” Sebastiano Ho lasciato per ultimo Sebastiano perché, a mio parere, non fu un usurpatore, a differenza degli altri dei quali ho trattato. Nato probabilmente a Narbona, in Gallia, era un autentico aristocratico, fratello del più noto Giovino, che nel 411 aveva usurpato il trono dell’imperatore romano d’Occidente Onorio. Giovino nominò il fratello Sebastiano co-imperatore) nel 412. Monete con l’effigie di Sebastiano furono coniate ad Arles e a Treviri. A causa di un deterioramento delle relazioni tra Giovino e il re dei Visigoti, Ataulfo, mosse contro gli Usurpatori del trono di Roma. Uccise in battaglia il nostro Sebastiano e fece mandare la sua testa alla corte di Onorio a Ravenna. Quanto detto riguarda peraltro anche Giovino al quale toccò la stessa sorte finale del fratello. Come ho detto eravamo quasi alla metà del V secolo e la Gallia in questo periodo era una vera e propria polveriera: i principali usurpatori provenivano da questa Provincia e, grazie all’avvento più pressante delle popolazioni germaniche, potevano contare su un buon numero di uomini armati per far valere i propri diritti, oltre a godere dell’appoggio, ormai quasi scontato, della nobiltà locale. Fig. 9 | Rarissima siliqua coniata ad Arelate nel 412-413. Al drritto busto diademato e DN SEBASTIANVS P F AVG. Al rovescio Roma seduta tiene Vittoriola; la legenda è RESTITUTOR ROM; KON in esergo Anche i barbari, dal canto loro, vedevano il lato positivo della situazione, sperando di introdursi nell’Impero e guadagnarsi, al seguito dell’occupante illecito, un posto nella società, fornendo un contributo in armi e vettovaglie agli ambiziosi usurpatori. Fu, questo, il caso di Giovino e suo fratello Sebastiano. Ma Ataulfo, re dei Visigoti, a seguito di complesse vicende che non è il caso di trattare qui, si rivolse a Onorio, l’imperatore legittimo, stipulando una sorta di accordo nel quale, tra le varie clausole vi fu quasi certamente la cattura e la morte degli usurpatori che furono sconfitti e, naturalmente, condannati a morte e decapitati. Le teste di Giovino e Sebastiano furono consegnate alla corte di Onorio, a Ravenna, che le fece appendere come monito sulle mura della capitale. Sebastiano ha fatto coniare solo siliquae, del peso variabile da 1 a 2 grammi. Fig. 10 | Siliqua coniata probabilmente ad Arelate nel 412-413. Al dritto busto diademato e D N SEBASTIANVS P F AVG. Al rovescio Roma seduta tiene Vittoriola e una lancia rovesciata; la legenda dice VICTORIA AVGG; KONT in esergo Certamente la siliqua riportata inf fig.10 è in cattive condizioni di conservazione, ma non mi è stato possibile trovare di meglio. Quella rillustrata in fig. 9 è certamente molto meglio conservata, ma – come ho annotato – i maggiori cataloghi non ne fanno cenno, mentre la si trova facilmente in diversi siti internet. Per concludere questo mio articolo dedicato prevalentemente ai tanti usurpatori, spesso sconosciuti, che hanno funestato il III secolo e che hanno attraversato come meteore il palcoscenico della storia, dobbiamo però ammettere, parlando di Sebastiano, che pure il V secolo non ha scherzato: forse, anzi certamente, gli usurpatori sono stati meno numerosi, ma in compenso – si veda il caso di Sebastiano e del fratello Giovino – hanno segnato pesantemente il mondo romano dell’epoca, tirando in ballo personaggi di spicco quali l’imperatore legittimo Onorio, il re dei Visigoti Ataulfo, Galla Placidia e molti altri.4 punti
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Le monete in fdc potrebbero reagire con la plastica del sacchetto. Creando patine terribili come spesso si incontrano. Rovinando quindi le monete: vantaggi zero e solo danni. La soluzione migliore, quasi sempre, sono le capsule. Non è la soluzione più economica, ma è la migliore per esempio per i 2€ commemorativi in fdc. Poi bisogna capire di quali monete stiamo parlando. Le mie monete, le più preziose, le tengo su velluto. Per dare un buon consiglio bisogna capire di quale monetazione stiamo parlando4 punti
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Non credo che ci siano significati particolari nel posizionamento della N. Semplicemente durante la composizione del conio succedeva che mancasse spazio nella posizione normale, ovvero tra la legenda e la spada, e quindi veniva messa tra la spada e il Santo (variante molto più rara). Arka Diligite iustitiam3 punti
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https://www.cronacanumismatica.com/quell-aureo-del-millenario-ritrovato-e-unico-al-mondo/ Quell’AUREO del millenario di Roma ritrovato e UNICO AL MONDO A nome di Filippo I, coniato nel 248, l’aureo del millenario di Roma citato da Henry Cohen è apparso in asta nel 2021 colmando una lacuna nella serie imperiale di Roberto Ganganelli | Anno 248 dopo Cristo: Roma, la capitale del mondo di allora, compie mille anni dalla sua fondazione avvenuta, secondo la tradizione, nel 753 avanti Cristo per opera di Romolo. Sul trono imperiale siede dal 244 Filippo I (Marcus Iulius Philippus Augustus), detto l’Arabo per le sue origini siriane. Un millenario che l’imperatore celebra con grande solennità e nel segno di un potere che sembra inattaccabile, anche se ben presto gli avvenimenti avrebbero preso una brutta piega, con rivolte in varie province, fino a portare lo stesso Filippo a perdere la vita presso Verona, nel 249, combattendo contro le armate di Decio che, acclamato imperatore dalle legioni, pure lo aveva rassicurato sulla propria fedeltà. Tra le tante monete coniate per celebrare i mille anni dalla fondazione dell’Urbe, molte raffigurano animali: il leone appare ad esempio su un tipo di antoniniano Il millenario, in ogni caso, rappresenta l’apoteosi di Filippo l’Arabo il quale lascia segno di questo evento anche nella monetazione, con varie emissioni celebrative. Ce n’è tuttavia una – un aureo di eccezionale importanza – di cui fino a un passaggio in asta nel 2021 (vendita Leu Numismatik 10, lotto 2345) – non rimanevano che labili tracce bibliografiche. Questo aureo del millenario (mm 21, g 4,73, orientamento coni ore 6) reca al dritto la legenda IMP PHILIPPVS AVG con busto laureato, drappeggiato e corazzato di Filippo I a destra. Al rovescio la legenda SAECVLARES AVGG e un leone che incede verso destra. Era sconosciuto fino al 2021, se non per una nota di Henry Cohen, l’aureo del millenario di Roma con ritratto di Filippo l’Arabo e leone andante a destra Conosciuto fino al 2021 soltanto in argento (antoniniani) e bronzo (sesterzi), questo tipo non era attestato in oro tranne che in una nota di Henry Cohen, il quale scrisse che “l’une de ces deux médailles avec le buste lauré, est décrite dans l’ancien catalogue du Cabinet de France sans indiquer de quel côté est tournée le lion”. Da questo vago riferimento si può pensare che a Parigi, nel XIX secolo, fosse conservato proprio un aureo del millenario con un leone al rovescio e che la preziosa moneta andò perduta nella famigerata rapina alla collezione della Bibliothèque nationale avvenuta il 5-6 novembre 1831. Purtroppo la moneta venne fusa dopo la rapina, insieme a tutti gli altri oggetti rubati, provocando una delle più grandi e tragiche perdite di esemplari numismatici in oro della storia. Un esemplare simile a questo, andato in asta Leu Numismatik, era conservato a Parigi e venne rubato e fuso durante una rapina nel lontano 1831 Cohen non sapeva se il leone camminasse verso destra o a sinistra, sull’aureo trafugato a Parigi, poiché l’antico catalogo della collezione non ne specificava la direzione, e le opere successive o dubitavano della stessa esistenza di questa moneta o la ignoravano del tutto. La comparsa sul mercato di questo aureo del millenario di Roma, quasi due secoli anni dopo gli studi di Cohen, dimostra che il grande numismatico francese aveva ragione nel riportare tale tipologia come esistente nella collezione di Parigi, ed molto probabile che anche il leone di quel perduto esemplare camminasse verso destra. Un sesterzio di Filippo l’Arabo al tipo del leone, dalla tipica forma quadrangolare, coniato nel 248 per celebrare il millenario dalla fondazione di Roma Nonostante un piccolo foro abilmente otturato e alcuni graffi, l’aureo del millenario è stato aggiudicato per 12.000 franchi svizzeri, pari alla base d’asta. Ma questo è solo un dettaglio, di fronte al fascino e all’importanza storica di questa moneta.2 punti
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Ciao a tutti! A domanda rispondo, per cui non “sparate sul pianista”. Non me ne volete, ma ho anche deciso di non intervenire perché a mio parere tutto questo “lavorìo fotografico” lascia il tempo che trova. Le foto hanno condizioni di scatto differenti (sia tecniche, come risoluzione [per giunta inadeguata] luce e punto focale per citarne solo alcune) tali da rendere ombre, luci e toni, prospettiva ingannevoli. Perdonate la schiettezza ma tant’è. Per giunta non si possono paragonare dei dettagli usurati con dei dettagli esenti da usura: cambia tutto, specialmente in foto poi con il discorso delle ombre. Per il resto, ho già dato il mio parere. Ma visto che ci sono volevo chiedere una cosa: non ho capito se questa moneta sia stata vista in mano anche da @Alberto Varesi in persona. No perché se così fosse, mi pare davvero superfluo andare a cercare il parere di un perito estero. Per carità, saranno pure bravi, ma sulle monete italiane è meglio che lasciassero stare… A buon intenditor2 punti
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Allora oggi hai proprio deciso di farci schiattare il fegato?🤣🤣2 punti
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chiedo venia, sono rimasto coi 1 lincoln cent...hahahahahahahahahahahah2 punti
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Sabato mattina alle 10,30 circa sarò presente al Convegno di Piacenza al banco di Fabio Perrone per dare qualche copia del Gazzettino di Quelli del Cordusio n.10 a chi non lo avesse ricevuto ancora e avesse piacere di averlo, a sabato !2 punti
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Sono d'accordo in parte, perchè prima che collezionista e amante delle monete non sono scemo, e se vedo che compro a 50 dalla zecca e poi il mercato dice 25 beh mi farei piacere altri tipi di monetazione che quanto meno tengano la spesa iniziale. Credo che nessuno qua voglia regalare soldi alla zecca solo per il gusto di collezionare o avere passione nella numismatica.2 punti
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Buongiorno, Ogni moneta porta con sé una storia: Questo Grano lo trovai in vendita sulla baia anni fa, poi scoprì che faceva parte di ciò che rimaneva di una vecchia collezione. Mancato il collezionista, la figlia iniziò a vendere tutto 😔2 punti
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è una Salus di fine IV secolo. considerando le lettere a destra, e soprattutto il fatto che il diadema sia a rosette e non a doppio filo, azzardo Teodosio I - Antiochia Ric IX n 67 c saluti2 punti
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È come se tu avessi fatto un buco nel muro ,appoggiandoci l' occhio hai guardato indietro nel tempo,hai avuto la possibilità di indagare la forma mentis degli antichi romani . Hai incrociato lo sguardo con la musa della Storia.2 punti
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Buonasera amici dell sezione, eccomi a voi di lnuovo per chiedere lumi su cotal pezzo che risulta, secondo euro collezione, essere tirato in 220000 pezzi di cui 150000 destinati alla circolazione e 70000 in divisionale. Un bel colpo di cucù dopo i 50 cent Principato di Monaco e sempre come resto dalle macchinette del caffè.:-) Mi potreste dire , solo per mera curiosità, se siamo sul BB o leggermente più in alto nella conservazione, rarità e quanto potrebbe essere quotato? Non essendo un esperto di €, e poco anche delle altre monetazioni in realtà, ho questa curiosità, la monetina andrà insieme alle altre in collezione. saluti.1 punto
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Per la Slovenia si passa da qui: https://www.bsi.si/en/banknotes-and-coins/numismatics/how-can-i-buy-a-numismatic-product1 punto
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Complimenti. Mi ci son voluti tre giorni per trovare il nome della giacca a vento. Buona serata. apollonia1 punto
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@Oppiano al 260 è una 2 lire! Conio diverso - ovvio che ci saranno differenze! Ecco con accanto una 5 lire. E @ilnumismatico la risposta è no. Varesi in mano non l'ha vista.1 punto
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E mi sa di sì. Se trova spesso ste monete significa che è gradita😁1 punto
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Secondo me è molto effetto wow ma non dà la certezza che siano sovrapposti alla perfezione. È altresì molto utile per dare l’idea che nel complesso le figure occupano le stesse posizioni le une rispetto alle altre.1 punto
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Per lo stesso motivo, secondo me, nell’esemplare in oggetto la zampa del cavallo in primo piano sembra essere un tutt’uno com la linea dell’esergo. Questo è un effetto che si vede molto nelle 2 lire quadriga briosa usurate. Questo è un mio esemplare con un’usura simile.1 punto
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Dico la mia: Anche le 2 lire quadriga briosa in FDC come si trovano anche sul sito della zecca hanno quello spigolo sulle cifre della data. Ma negli esemplari circolati l’usura ‘’taglia’’ lo spigolo (lungo un piano parallelo alla faccia della moneta) e quindi vediamo solo la base del rilievo, più larga. Anzi questa comparazione mi sembra addirittura a favore dell’ipotesi che sia vera la moneta in oggetto.1 punto
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Direi che la foto del museo della zecca è presa con un effetto piuttosto strano, ed è di bassa qualità. Usando piuttosto come pezzo per comparare quella postata da @magellano83 ieri: Anzi, direi che a prenderne 4 e metterle lato a lato, salta fuori che i numeri di quella sul sito della zecca sono i più atipici! Ma notiamo lo stesso come combaciano i dettagli - come l'1 è connesso via un ponticino minuscolo al 9, come la punta del secondo "1" rientra a gancetto, come il cerchio del 9 non è costante, ma si avvicina ad una linea retta a sinistra, etc...1 punto
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P sì che la cerata S offre PSICHE LACERATA SOFFRE Buona serata. Stilicho1 punto
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Se può essere utile: Anche questo articolo: https://www.erroridiconiazione.com/t-9-errori-di-placcatura-o-stratificazione/1 punto
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Doppio tornese francese - Frederic Henri de Nassau1 punto
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Per completezza, allego anche quello che potrebbe essere un terzo conio con la stessa caratteristica (8 su 7), dove però, la ribattitura della data sembrerebbe "ben fatta" e quindi, non così esplicita ed evidente come nei due conii precedenti.1 punto
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Legge di Gresham (link Wikipedia) Scusate ma siamo più che abbondantemente off topic. Il discorso in merito alla circolazione o meno dello scudo ai tempi di VEIII è stato più e più volte affrontato. Ad esempio se ne era parlato in questa discussione: Vi chiedo la vostra gentile collaborazione nel continuare questa tematica nella succitata discussione, così da non deviare dalla tematica della discussione, ovvero la moneta di Loruca. Grazie per il vostro sostegno, Fabrizio1 punto
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Il sospetto che abbia circolato viene. E come sempre una risposta ce la dà la Storia. La lira italiana ha mantenuto un valore piuttosto stabile fino alla Prima guerra mondiale. Fu questo catastrofico evento a sbilanciare il valore tra lira e argento e far tesorizzare la moneta perché il suo argento valeva più della moneta stessa. Si può quindi presumere che questo sia avvenuto per tutte le monete del Regno allora circolanti. La 5 lire 1914 era semplicemente l'ultima arrivata un po' come le 2 lire quadriga briosa. Quindi, già circolavano pochissimi pezzi magari e la teorizzazione avvenne immediatamente perché già due anni dopo quella moneta non conveniva più spenderle a valore facciale ma metterla "sotto il materasso" come bene rifugio di metallo prezioso.1 punto
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per la grammatura dipende dal tipo di stampante che adoperi. Mi sono trovato bene con grammature 90-110 (con una inkjet non andrei oltre i 110). Visto che il cartellino lo appoggio dentro il vassoio e sopra ripongo la moneta, ho sempre usato carta priva di acidi ed in cotone fatta a mano, generalmente è per uso artistico, costa più di quella normale e le grammature variano dai 90 ai 300 (ma ti sconsiglio grammature pesanti perchè potrebbero inceppare la stampante o rompere i rulli).1 punto
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Basta non chiamare "monete" questa roba.... Questione già affrontata tante volte, ma utile ripeterla a beneficio di quanti vorranno trarne insegnamento.1 punto
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Mah, a me sembra di leggere un commerciante (ed allora avrebbe ragione), non un collezionista. Perché quando leggi " sul mercato queste monete, al pari delle citate del 2022, si trovano comodamente sotto prezzo" e "temiamo che prima di vedere di nuovo casi come quello della 5 euro pizza Margherita, della 5 euro 50 anni dallo sbarco sulla Luna, o anche la follia della 5 euro animali in via di estinzione "Tigre", di acqua sotto i ponti ne passerà molta, moltissima" capisci che si guarda solo al soldo. Ma il collezionista compra per passione, non compra per speculare e se voglio fare soldi mi rivolgo altrove. Io compro perché mi piace l'oggetto, mi piace collezionarlo, non nella speranza di pagarlo 50 e rivenderlo entro breve a 500 (se poi succede è un effetto collaterale, non voluto). Anzi, dovrebbe finire tutto ma proprio tutto sul mercato sotto prezzo, così ci liberiamo degli speculatori. Certa gente si meritebbe di volere a tutti i costi la Tigre, di non riuscire a prenderla sul sito della zecca e di doverla pagare 700€.1 punto
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Il tuo post mi ha ispirato la pubblicazione di questo elenco completo, che spero possa essere utile anche ad altri collezionisti. https://numistoria.altervista.org/blog/?p=325231 punto
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Tu non sai cosa hai aperto! sono anni che cerco di uscirne fuori con le varianti di conio per questa tipologia, ma è da impazzire. Ci sono varianti minori nei capelli (ad esempio, dalla corona in su) che sono difficilissimi da individuare, anche per la scarsa definizione delle foto e la relativa difficoltà nel reperirle. Avevo iniziato uno studio ma poi ho lasciato. Ne avevo collezionate diverse di queste. Allego la foto di un mio esemplare di 7 su 8 ribattuta Ciao Raffaele, se hai modo potresti condividere anche le relative note della pagina del Gigante? Mi par di intravedere commenti relativi ai rilievi, cosa su cui avevo avevo dissertato molto molto tempo fa proprio qui sul forum in una vecchia discussione: Grazie in ogni caso, Fabrizio1 punto
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Non focalizzarti troppo sul "grading".. MB, qBB e compagnia cantante sono criteri a mio modestissimo parere pensati per altre monetazioni. Per le monete antiche hanno un ruolo indicativo-convenzionale ma nulla più (personalmente le conservazioni non le guardo praticamente mai..). Il tuo pezzo è in condizioni generali discrete, ma risulta ancora godibile. Se la moneta ti piace e pensi di averla pagata il giusto, fine. Goditela e non preoccuparti che sia MB, qMBB, qsMBB+..1 punto
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Bella Releo! Ne approfitto per condividere la mia re-impressa 1818 (senza ribattitura della data). Sul contorno, in incuso: Providentia Optimi Principis e giglio. Per chi volesse approfondire l'argomento, allego anche un'immagine dove ho raggruppato 9 diversi conii di Piastre re-impresse 1818 del medesimo tipo. Un saluto, Lorenzo1 punto
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Non te la cavi così facilmente...ci dovresti descrivere "sta' meraviglia" (usando però parole che non ti regalino una bella querela...).... Sembra peggio delle copie che ho preso due anni fa...1 punto
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Per chi fosse interessato alla monetazione gonzaghesca, novellarese, modenese e per tutti i numismatici più curiosi, come anticipato nella discussione in collegamento ho recentemente pubblicato su academia.edu la mia analisi di una particolare tipologia di sesino, totalmente sconosciuta ed inedita, emesso dalla zecca di Novellara. Presentazione ed analisi recentemente pubblicata sul n°399 di Panorama Numismatico. Di seguito il collegamento: https://www.academia.edu/113171106/Zecca_di_Novellara_un_sesino_di_tipologia_inedita Mario1 punto
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