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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 01/14/24 in tutte le aree
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Salve. Condivido una piastra 120 grana del 1840. Dovrebbe trattarsi della variante " effige diversa ", catalogata dal Magliocca al numero 547 di pagina 344 (R3). Il Magliocca riporta:" ...è un tipo dissimile da quelle successive; Ferdinando II ha il collo inciso come i 30 Ducati catalogati al numero 482 e numero 484; forma del collo che ritroveremo anche nel 10 tornesi del 1839 catalogati al numero 674 e del 1840 al numero 675". Mi dispiace per le foto che presentano delle pecche, causa bustina della perizia. Un caro saluto.5 punti
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PRIMO CAPITOLO: L'ascesa al Trono e la c.d. Epoca giolittiana; (post #10) SECONDO CAPITOLO: La Prima guerra mondiale; (post #84) TERZO CAPITOLO: Dalla fine della Prima guerra mondiale all'avvento del Fascismo; (post #151) QUARTO CAPITOLO: L’avvento del Fascismo e la c.d. Marcia su Roma (1922). (post#223) *** *** *** QUINTO CAPITOLO: La crisi del 1924 Buonasera a tutti. Ripartiamo dopo un lasso di tempo fin troppo lungo con la nostra discussione. Nel post # 223 avevamo affrontato le cause della Marcia su Roma e le conseguenze immediate di quest’ultima. Possiamo riannodare il filo del discorso affermando che la politica governativa per tutto il 1923 fu rivolta a dare credibilità e stabilità alle istituzioni. Tra altre cose, venne approvata dal Parlamento e promulgata la Legge elettorale poi conosciuta come “Legge Acerbo”. Obiettivo primario della norma era quello di correggere le storture del sistema proporzionale, applicato nel 1919, che avevano reso impossibile la costituzione di alcuna solida maggioranza con le conseguenze già accennate nei precedenti interventi. La lista governativa - composta dal Partito Fascista e dai suoi alleati - ebbe nelle successive elezioni dell'aprile 1924 il 60% dei voti. Fino quasi alla metà del 1924, dunque, neppure il critico più malevolo avrebbe potuto affermare che il Re aveva preso una decisione avventata o dannosa nell’ottobre del 1922. Prova ne sia che non vi è traccia nelle pubblicazioni di maggior prestigio del periodo di alcuna censura all’operato di Vittorio Emanuele III. Nel giugno 1924 avvenne l’omicidio del Deputato socialista Giacomo Matteotti, i cui moventi sono state oggetto di numerose indagini storiche alle quali si rimanda. I partiti di opposizione chiesero le dimissioni di Mussolini, affermando con forza una responsabilità di uomini legati al Partito Fascista, il quale – si badi bene – in quel momento non era maggioranza alla Camera, avendo 227 Deputati iscritti su un totale di 535. Purtroppo, l’opposizione non diede battaglia nelle aule parlamentari (come auspicato anche da un “esperto” di manovre parlamentari come Giolitti e dal leader socialista Turati) ma presero la decisione sciagurata di disertare la Camera e dare vita alla c.d. “scissione aventiniana”. In parole povere, liberali, popolari e socialisti rinunciarono a far cadere il Governo Mussolini attraverso il voto di sfiducia parlamentare e, non brillando per coraggio, si limitarono alla sterile protesta aventiniana e all’invocazione dell’intervento Sovrano. Come avrebbe potuto il Re sostituirsi alla Magistratura nell’attribuire a taluno un delitto? Come avrebbe potuto il Re sostituirsi al Parlamento liquidando un Governo che era stato legittimamente insediato con il voto del Parlamento stesso, dopo le elezioni dell’aprile 1924? Curioso notare che le correnti che in altri tempi avevano accusato Umberto I di esercitare un'azione diretta sugli organi dello Stato, ora chiedevano a Vittorio Emanuele III un gesto di forza contro i poteri costituiti. Ecco che l’insipienza e la viltà di molti hanno finito per pesare sulle spalle del Sovrano, anche in questo caso accusato di ogni malefatta benché, come abbiamo visto, poco o nulla Egli poté fare. Nel prossimo intervento tratteremo del consolidamento del Regime. Un saluto cordiale e a presto.5 punti
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Salve a tutti condivido oggi il mio regalo di Natale 2023 (auto regalo ovviamente 🙄), un mezzo scudo di grande rarità che cercavo, invano, da molto tempo, in qualsiasi qualità da BB in su. Questo esemplare, offerto nel listino Numismatica Alex n. 39, e successivamente da me trattato privatamente, con una soddisfacente trattativa finale anche se serrata, è corredato da un cartellino di Franco Grigoli che la classifica qSPL/SPL. Probabilmente la valutazione è lievemente generosa, secondo me volendo essere prudenti forse è più correttamente un BB+/qSPL per quanto riguarda i rilievi, in particolare i capelli. Tuttavia il pezzo presenta una bella patina di gradevole e omogenea colorazione riposata di antica raccolta e non ha colpi o graffi e qui francamente puntare al qFDC o al FDC è un’impresa abbastanza ardua, diciamo quasi impossibile pur avendone le possibilità. Si posiziona con molta dignità in collezione accanto al 1814, che invece è FDC pieno, ma questo millesimo è tutta un’altra storia. Il rapporto di reperibilità tra i due millesimi è almeno di 1 a 30 se non più alto. Il buco nel raccoglitore di Vittorio Emanuele I, l’ultimo rimasto, stava veramente facendo le ragnatele😉, di conseguenza non potevo proprio lasciarmela sfuggire, mancando in numerose collezioni specializzate, anche avanzate. A detta del proprietario e’ rimasta nella stessa collezione, ora dispersa causa eredità, per oltre cinquant’anni. La patina sembra avvalorare questa affermazione. Grazie e buona settimana a tutti4 punti
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Reggio antica, era chiamata dai greci “Reghion”, nome che scrivevano in greco calcidese “Recion”. La fondazione di Reggio, come città stato e colonia magno greca, è antichissima e risale ad oltre 2700 anni fa. Il culto dell’acqua era molto diffuso. L’acqua è un elemento essenziale per l’uomo e la sua sopravvivenza, e Reggio ne era ricca e lo è tutt’oggi. Tanto è vero che in passato vi erano anche numerosi edifici termali, dove gli antichi romani si facevano i bagni. Su Reggio insistono anche numerosi corsi d’acqua, ormai incanalati o coperti. Il fiume principale, chiamato Calopinace, che ora scorre a sud della stazione centrale, scorreva in passato nei pressi della villa comunale, all’altezza dell’odierna via Lemos. E fu deviato per consentire la costruzione di un forte, il Castelnuovo, nel cinquecento. A testimonianza per gli antichi reggini della loro devozione ed importanza delle divinità fluviali, fu coniata la prima moneta. In essa è presente un animale ibrido, cioè con il corpo e le corna di toro ed il viso di un uomo barbuto. La prima moneta di Reggio, che passo ora a descrivervi, verosimilmente fu coniata alla fine del VI secolo avanti Cristo, e si trova oggi custodita in un ricco museo francese a Parigi. In essa è infatti raffigurato questo toro con viso umano, che è una divinità fluviale, (probabilmente riconducibile al corso d'acqua reggino del Calopinace, chiamato anche in passato Taurocinio), è in argento, pesa 5,69 grammi, è una “dracma”. Da un lato è in rilievo, dall’altro è incusa, cioè incavata nel metallo. Si vede bene in essa questo toro con viso umano, detto “Acheloo” inginocchiato. Sotto il toro vi è la scritta “Recinon” retrograda. Tale tipo di iconografia era molto in voga alla fine del VI secolo ed in seguito. E fa riferimento ad Eracle, il cui nome deriva dal greco (gloria di era) e poi divenne Ercole per i romani. E’ ovviamente un eroe leggendario, un eroe della mitologia greca. Assieme alla raffigurazione presente nella moneta di Reggio antica, vi sono molte altre raffigurazioni dello stesso personaggio mitico, in vasi greci dipinti, in altre monete o in altari per uso domestico, che noi chiamiamo “arule”. Vi mostro, in una foto che ho scattato al museo di Reggio uno di questi altarini in argilla, che proviene da Locri e la cui immagine di Acheloo è tra le migliori sovrapponibili, come feci notare in un altro mio studio, risalente a molti anni fa. Coincidono anche le costole. Sopra il toro inginocchiato della moneta di Reggio si trova una faretra, che nella iconografia intera della scena è appesa ad un albero assieme all’arco ed a un nodoso randello, tipico della figura di Eracle. L’intera scena, con Eracle che combatte il toro inginocchiato e la faretra appesa all’albero, è visibile chiaramente in un vaso greco che appartiene allo stesso periodo in cui venne coniata la prima moneta di Reggio, che vi mostro qui in foto, il vaso a vernice nera è datato 510 a.C. quindi coevo alla dracma incusa, e si trova ora conservato in un museo a Monaco di Baviera. Di tale dracma ne é noto un secondo esemplare, apparso in un catalogo di una vendita Vecchi, avvenuta a Londra il 5 marzo 1997, precisamente un frammento, con la variante dell’etnico sotto la linea di esergo in RECION retrogrado, anziché Recinon. Ho trovato proprio qui su La moneta, una discussione che associa, erroneamente, la dracma incusa reggina ad un Hektè in elettro di Focea con la cicala di IV secolo a.C. che ovviamente non ha niente a che vedere nè cronologicamente nè iconograficamente con la dracma reggina, che raffigura Acheloo con faretra ed è di fine VI sec. a.C. C’è chi vi vede sopra il toro delle locuste, delle cicale o delle larve di cicala, opinioni che io deontologicamente rispetto da studioso, ma al tempo stesso sono assolutamente prive di ogni validità scientifica dimostrata, ed iconograficamente le reputo fantasiose, poiché non riesco a trovare nessun reperto archeologico che raffiguri uno di questi animali sopra il toro inginocchiato, cioè sopra Acheloo. Quindi non posso attribuire un criterio scientifico di validità a tali opinioni. Che sono, come tante, interpretazioni personali di fatti non certi o indubitabilmente dimostrabili, a cui l’archeologia e la numismatica deve sottostare. Ci sono curiose interpretazioni, poiché nessuna raffigurazione su monete, vasi, oggetti fittili o altro mostra Acheloo ed Eracle con una cicala sul dorso del toro, nessuna, almeno a me pare sino a provare il contrario. Ho letto quando venne pubblicato un contributo di una vecchia mostra detta "D.R.A.C.M.A." sui quaderni ticinesi, che cerca di provare che l’arco e la faretra siano una pupa di cicala, ma a corredo di quel saggio , non trovo riscontri iconografici tra Acheloo e le cicale ed Eracle. E quando si volesse provare che Rhegion emise quella dracma per finanziare una guerra contro Locri, guerra che poi effettivamente perse, non reggerebbe l’esempio in quanto una pupa di cicala sarebbe segno di sconfitta e non di vittoria. Ed a quella interpretazione se ne aggiungono altre, che ripeto ho evitato di citare tutte nei limiti del mio post. Molte e altrettanto secondo me fantasiose, che vogliono spesso le monete di Reggio coniate per finanziare guerre, come se non ci fossero altri motivi per coniare monete, in una città ricca di importanti traffici, quale Rhegion di VI sec. a.C. era. E questo è un motivo in più per conoscerne la sua incredibile ed interessante storia trimillenaria. Sicuramente la dracma incusa con toro androprosopo inginocchiato a sinistra e faretra ed arco sopra la schiena del toro, suscita interesse, iconograficamente parlando, e lo ha suscitato anche in passato tanto che venne riprodotta, quindi falsa, ed acquistata dal vecchio museo civico di Reggio ed esposta in una delle sue vetrine nel 1895, del peso pensate un po’ di gr 10. Se esaminate un vecchio libro di numismatica reggina, che si chiama "Rhegium Chalcidense" di Pietro Larizza la troverete descritta dall'autore nel suo libro del 1905. Il numismatico reggino la illustra al n. 1 delle sue tavole fotografiche. La stessa moneta però scompare, quando al vecchio museo civico di Reggio si accorgono che era un falso, ed infatti nell'edizione successiva dedicata alle monete bruzie del Larizza sparisce tra le foto illustrate nelle tavole. Io ebbi modo di consultare tutta la documentazione presente nei vecchi inventari ora custoditi all'Archivio del museo archeologico nazionale. Poi ci fu tutta una storia su quelle terribili monete e tetradrammi di Reggio " i famosi mostri di Rhegion". Ha scritto Salinas: “Decreto di Ministro non farà diventare numismatico chi non lo sia. Ricordo la serie di argento delle monete di Reggio esposte nel Museo di quella città (era il vecchio museo civico di Reggio poi confluito nel Museo archeologico n.d.r.),: una serie di mostri incredibili, che non avevano la menomissima affinità con monete antiche. Eppure quei mostri erano stati catalogati per cura del Governo e di ognuno ne era stato notato il luogo preciso del rinvenimento ed il peso. Ed eran pesi di 30 o 40 grammi che non rispondevano ad alcun sistema metrologico dell’antichità. (A. Salinas, La numismatica e le collezioni pubbliche italiane Roma 1913). Essendo questa discussione aperta di dimensioni limitate vi ho risparmiato tutte le divagazioni con termini e parole in greco, e di vari miti, che non avrebbero comunque aggiunto criteri scientifici a quanto vi ho detto. Chi volesse approfondire può leggersi gli importanti studi sulle arule greche della prof.ssa Barra Bagnasco, oltre ovviamente alla sterminata letteratura scientifica ed iconografica esistente attorno al tema di Eracle ed Acheloo. la moneta dell’antica Reggio si trova qui: https://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb41833948t Il vaso con Acheloo lo trovate qui: https://it.m.wikipedia.org/wiki/File:Herakles_bull_Staatliche_Antikensammlungen_1583.jpg lo studio di Barra Bagnasco qui: http://www.old.consiglio.basilicata.it/pubblicazioni/ARCHEOLOGIA%20DELLE%20ACQUE/bagnasco.pdf e l’arula (altarino) di Locri in argilla che raffigura Eracle che combatte Acheloo con la faretra a sinistra della scena, che vi ho messo nella foto, la trovate al bellissimo Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria esposta e che vi consiglio di visitare. Ogni commento o osservazione su quanto avete letto, perché questo sito è frequentato oltre che da molti appassionati anche da competenti e validi studiosi di archeologia e numismatica, è gradito4 punti
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Buonasera a tutti, stasera propongo un Denario di Sabina. Un po' di note, Fonte Wikipedia Vibia Sabina (86 circa – 136-137) fu Augusta dell'Impero romano, moglie dell'imperatore Adriano. Fu la figlia di Salonina Matidia, nipote dell'imperatore Traiano,e di Lucio Vibio Sabino,un senatore di rango consolare.Sposò nel 100 circa Adriano, su richiesta dell'imperatrice Plotina, in vista di una possibile successione di Adriano a Traiano anche la madre di Sabina gradiva lo sposo, e gli permise di sposare la figlia. Nel 117, anno della successione del marito, ottenne il rango di Augusta. Si sposò quando doveva avere 14 anni, mentre Adriano dieci di più.Il matrimonio durò quasi quarant'anni. Era presente al fianco di Adriano quando questi visitò Atene nel 112 e quando divenne imperatore alla morte di Traiano (117-118), in Oriente. Seguì il marito nel viaggio del 121-122 in Germania superiore (Mogontiacum) e poi in Britannia, dove Adriano ordinò la costruzione del vallo omonimo. La troviamo ancora al fianco del marito durante un nuovo viaggio in Oriente, quando ne viene celebrata la presenza a Palmira attorno all'anno 129-130. Adriano concesse alla consorte titoli e onori. Le fece innalzare statue celebrative in tutti i luoghi dell'Impero che insieme visitarono.Famosa la visita ai Colossi di Memnone, in Egitto, nel novembre del 130. In quell'occasione la poetessa di corte Giulia Balbilla compose quattro epigrammi, che furono incisi sulla famosa "statua parlante" di Memnone. Il matrimonio non diede figli. Adriano si legò anche al giovane Antinoo,alla cui figura dedicò statue, templi e perfino una città in Egitto, dove il suo amato era morto affogato nel Nilo. Secondo la Vita Hadriani, all'interno dell'Historia Augusta, Adriano nel 122 destituì il prefetto del pretorio, Septicio Claro, il segretario personale dell'imperatore, lo storico Svetonio, e molti altri per aver trattato con troppa familiarità l'imperatrice.E avrebbe voluto allontanare la stessa Sabina - continua l'Historia Augusta - se non fosse stato trattenuto dal timore dello scandalo. Forse esisteva una tresca tra Septicio Claro e l'imperatrice. Sabina morì nel 136 o nel 137, prima di suo marito, per cause ignote.Alcune voci suggerirono che Adriano l'avesse avvelenata. Numerose sono le statue erette per celebrare Sabina, raffigurata con i capelli raccolti a treccia, rialzata in fronte con un nodo centrale o con una semplice pettinatura divisa in fronte e il tipico copricapo lunato; l'Augusta nelle monete coniate in suo onore viene associata all'effigie delle dee Concordia, Giunone Regina, Pudicizia o è raffigurata nell'apoteosi finale sull'aquila, perché, dopo morta, Sabina venne divinizzata. La villa nota come Villa Adriana a Tivoli era di sua proprietà, e l'imperatore Adriano vi trascorreva le estati, desideroso di stare lontano da Roma. Al suo interno si possono trovare i resti delle copie di ciò che di più bello l'imperatore aveva visto in Oriente, come le Cariatidi, il Canopo di Alessandria d'Egitto, l'Eretteo, l'Amazzone Efesina, mosaici famosissimi (come quello di Sosos di Pergamo). Classificazione della casa d'Aste. Sabina (Augusta, 128-136/7). AR Denarius (17,4mm, 3g). Rome, c. AD 128-136/7. Diademed, draped bust of Sabina right, seen from front, hair waved, rising into crest on top above diadem, knotted in queue, falling down back of neck. R/ Venus standing facing, head right, lifting dress in right hand, apple in left. RIC II 396. RIC II.3 2576. Saluti Alberto3 punti
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Io sono stato presente un paio d'ore venerdì pomeriggio e tutta la mattinata di sabato. Meno affluenza di venerdì ovviamente perché lavorativo mentre sabato verso le 11 si è avuto il picco, a mio avviso, di visitatori. Per me è stato un convegno piacevole per i vari amici rivisti, le chiacchiere ed anche un paio di acquisti per la mia collezione. Credo che da anni ci sia una costante riduzione del numero di commercianti di spicco e di monete interessanti sui banchi...come diceva anche un altro utente, rispetto anche solo a 5 anni fa ci sono parecchie defezioni importanti per motivi che abbiamo già elencato in altre discussioni e che non riprendo. Detto questo mi sono convinto a dover ricalibrare le mie aspettative sui convegni del futuro, perché questo settore è profondamente mutato in tutto ed è inutile aspettarsi un ritorno al passato. Quindi la priorità per me non saranno più le monete ma la convivialità, il ritrovare amici e veder le rispettive monete, confrontarsi e mangiare insieme a pranzo. Marco3 punti
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Ciao @Atexanosiccome mi sembra di aver capito che è un denario che hai acquistato da poco e che puoi restituire ti posto foto di un falso che ho trovato nel mio archivio ( sono appena tornato a casa) identico alla tua moneta. Stessi conii, stato di conservazione ed identico tondello. Sembrano esserci pochi dubbi. La tua moneta è una riproduzione ottenuta per fusione. ANTONIO3 punti
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E' vero, c'è tanta ignoranza, anch'io ho visto acquistare 500 lire caravelle strausate nei mercatini a 20/25 euro da qualche settantenne nostalgico: "quando ero bambino le ho usate!", e magari nella bancarella a qualche metro di distanza le vendevano a 5 euro Comunque gli è andata bene ed ha speso solo 50 euro per portare a casa il ricordino del 10 lire. Meno male che non ha voluto investire in questa! Nell'era di internet se sei capace di fare 2 clic di mouse per comprare online un 10 lire a 50 euro, vuol dire che si è capaci di farne 4 di clic ed effettuare una ricerca sullo stesso sito, e trovi questa inserzione di seguito, che con 4 euro e mezzo spedizione compresa te ne porti a casa 7 di 10 lire, che a volerla dire tutta sono pure tanti! te ne dovrebbero dare un chilo con quella cifra! Molti valutano le loro monete vedendo inserzioni online al prezzo più alto ed assurdo perchè è più eccitante: "il mio 100 lire usato del 1978 vale 1.500 euro! e c'è chi la vende anche a 12.000 euro!" Ma non riescono a vedere la stessa che viene proposta in vendita a un euro e mezzo? semplicemente questa vendita al ribasso la snobbano perchè non ha nulla di **magico** rispetto le assurde, e comunque, anche un euro e mezzo sono pur sempre troppi! In buona sostanza è verissimo che c'è tanta ignoranza, ma ci sono così tanti danarosi e senza cervello? nessuno comprerà quel 20 lire a 100.000 euro o tutte quelle citate nel link del primo post.2 punti
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Egregi, questo è un raro, forse unico caso di "Conservazione schrödingeriana". Secondo la teoria, la moneta è in uno stato di sovrapposizione: sia rovinata che intonsa, finché non si apre l'astuccio e si osserva la stessa. L'unica cosa che manca è il legame stretto con l'oggetto, in quanto la teoria di Schrödinger si applica fino ad oggi solo al mondo quantistico, non a quello macroscopico. Eventualmente si potrebbe spedire l'armadio sigillato, completo con il raccoglitore a Vienna al "The Erwin Schrödinger International Institute for Mathematics and Physics (ESI)" - https://www.esi.ac.at/ - forse loro possono dare una risposta più concreta. Servus, Njk2 punti
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In realta', "piccioni" fa poi rima con "e tanti bacioni". Riscatto sul finale, dai😁 Buona notte. Stilicho2 punti
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Appena giunto dalla newsletter LEU (traduzione google translate per fare prima): Fresco di stampa: RIC V.4 - L'Impero Gallico (260-274 d.C.) https://spinkbooks.com/products/roman-imperial-coinage-volume-v-4-the-gallic-empire-by-jerome-mairat Ordina ora con il codice sconto Leu 'LEU' e risparmia il 20% E' disponibile anche in formato PDF Il 2023 ha segnato il centenario della pubblicazione del primo volume della serie Roman Imperial Coinage (RIC) di Harold Mattingly e Edward Allan Sydenham, l'opera di riferimento standard per le monete emesse dagli imperatori romani. Originariamente concepito come una serie di dieci volumi, il volume finale di RIC è stato pubblicato nel 1994. A questo punto, molti dei volumi precedenti erano già obsoleti, motivo per cui da allora sono stati gradualmente rivisti. Un RIC I (Augusto a Vitellio) aggiornato è apparso nel 1984, il RIC II (Vespasiano-Adriano) è stato suddiviso in tre parti, due delle quali pubblicate rispettivamente nel 2007 (Vespasiano-Domiziano) e nel 2019 (Adriano), mentre il volume dedicato a Nerva e Traiano è ancora in divenire. Forse il più obsoleto dei volumi RIC originali ora è RIC V, che è dedicato alla monetazione degli imperatori delle caserme da Valeriano I. a Floriano (RIC V.1, pubblicato nel 1927) e da Probo a Massimiano (RIC V.2, pubblicato nel 1933), rispettivamente. Nei nove decenni trascorsi dalla pubblicazione del RIC V.2 nel 1933, nuove scoperte e ricerche hanno notevolmente ampliato la nostra conoscenza sulla monetazione di questo periodo turbolento ma cruciale della storia romana. Siamo quindi molto entusiasti che il nostro amico Dr. Jerome Mairat abbia appena pubblicato RIC V.4: The Gallic Empire (AD 260-274) in concomitanza con il centenario del RIC. Jerome, che è il curatore della Heberden Coin Room presso l'Ashmolean Museum di Oxford, è forse meglio conosciuto come uno dei redattori generali della serie di dieci volumi Roman Provincial Coinage (RPC) e direttore di RPC online. Tuttavia, ciò di cui molti collezionisti di monete provinciali romane potrebbero non essere a conoscenza è che Girolamo iniziò la sua ricerca con monete imperiali romane, vale a dire la monetazione del cosiddetto "Impero gallico", un regno separatista nell'Europa nordoccidentale governato nel 260-274 d.C. da sei imperatori consecutivi (sette, se si conta anche il figlio minore di Tetrico, Tetrico II) che non riuscirono a far valere la loro pretesa di potere in tutto il mondo romano. Il nuovo RIC V.4 di Jerome si basa sulla sua tesi DPhil presentata sullo stesso argomento nel 2013 all’Università di Oxford e colma un’importante lacuna nella nostra comprensione della moneta e della storia di questo impero separatista poco compreso. Supportato da una donazione di Leu, il RIC V.4 di Jerome è stato pubblicato nel dicembre 2023 da Spink & Son Ltd (ISBN 978 1 912667 99 4). Rilegato in copertine di stoffa laminata di alta qualità, ordina la monetazione dell'"Impero gallico" in 829 numeri di catalogo su 294 pagine, tutte illustrate su non meno di 88 eccellenti tavole. Inoltre, un'introduzione generale dettagliata affronta la cronologia, le zecche, le denominazioni e i disegni delle monete di quest'epoca, spesso controversi, rispondendo a molte delle domande e sollevandone di nuove. Alcune delle scoperte e dei suggerimenti di Jerome scateneranno senza dubbio nuove discussioni tra gli studiosi, mentre i collezionisti troveranno il suo volume RIC estremamente utile per classificare le proprie monete e cacciare le rarità. Un secolo dopo la pubblicazione del RIC I di Mattingly e Sydenham, il RIC V.4 di Girolamo rappresenta un grande passo avanti per chiunque sia interessato alla monetazione del III secolo d.C. in generale e a quella del cosiddetto 'Impero Gallico' in particolare, e diventerà una parte indispensabile di qualsiasi biblioteca numismatica. Con lo sconto Leu del 20%, RIC V.4 è disponibile per 120 £ invece di 150 £ da Spink | Libri da subito. Utilizza il codice sconto "LEU" al momento del pagamento per applicare lo sconto all'ordine. Se anche tu vuoi sostenere l’importante ricerca numismatica di Girolamo, ti consigliamo una donazione al Progetto Monetazione Provinciale Romana. Frutto della collaborazione di molti studiosi e istituzioni guidate dal British Museum Press, dalla Bibliothèque Nationale de France e dall'Ashmolean Museum di Oxford, RPC elenca attualmente nella sua versione online più di 70.000 diversi tipi di monete attestati in più di 400.000 monete singole, formando un strumento indispensabile per chiunque sia interessato a questa monetazione così diversificata. Fresh off the Press: RIC V.4 - The Gallic Empire (AD 260-274) Order now with Leu's discount code 'LEU' and save 20% –– 2023 marked the 100th anniversary of the publication of the first volume of the Roman Imperial Coinage (RIC) series by Harold Mattingly and Edward Allan Sydenham, the standard reference work for coins issued by the Roman emperors. Originally conceived as a ten-volume series, the final volume of RIC was published in 1994. By this point, many of the earlier volumes were already outdated, which is why they are since gradually revised. An updated RIC I (Augustus to Vitellius) appeared in 1984, RIC II (Vespasian-Hadrian) was split into three parts, two of which were published in 2007 (Vespasian-Domitian) and 2019 (Hadrian), respectively, while the volume dedicated to Nerva and Trajan is still in the making. Perhaps the most outdated of the original RIC volumes now is RIC V, which is dedicated to the coinage of the barracks emperors from Valerian I. to Florian (RIC V.1, published in 1927) and Probus to Maximian (RIC V.2, published in 1933), respectively. In the nine decades since the publication of RIC V.2 in 1933, new discoveries and research have greatly expanded our knowledge about the coinage of this turbulent yet crucial period of Roman history. We are thus very excited that our friend Dr. Jerome Mairat has just published RIC V.4: The Gallic Empire (AD 260-274) to coincide with RIC’s 100th anniversary. Dr. Jerome Mairat Jerome, who is the Curator of the Heberden Coin Room in the Ashmolean Museum in Oxford, is perhaps best known as one of the General Editors of the ten-volume Roman Provincial Coinage (RPC) series and the Director of RPC online. However, what many collectors of Roman Provincial coins may not been aware of is that Jerome began his research with Roman Imperial coins, namely the coinage of the so-called ‘Gallic Empire’, a breakaway realm in northwestern Europe ruled in 260-274 AD by six consecutive emperors (seven, if you also count Tetricus’ juvenile son, Tetricus II) who failed to assert their claim to power throughout the entirety of the Roman world. Jerome’s new RIC V.4 is based on his DPhil thesis submitted on the same subject in 2013 at the University of Oxford and fills an important gap in our understanding of the coinage and the history of this little-understood separatist empire. Supported by a donation from Leu, Jerome’s RIC V.4 was published in December 2023 by Spink & Son Ltd (ISBN 978 1 912667 99 4). Bound in high-quality foiled cloth covers, it orders the coinage of the ‘Gallic Empire’ into 829 catalogue numbers on 294 pages, all illustrated on no fewer than 88 excellent plates. In addition, a detailed general introduction addresses the often-controversial chronology, mints, denominations, and designs of the coinage of this era, answering many of the questions and raising new ones. Some of Jerome’s findings and suggestions will undoubtedly spark new discussions among scholars, while collectors will find his RIC volume extremely useful in classifying their own coins and hunting rarities. A century after the publication of Mattingly’s and Sydenham’s RIC I, Jerome’s RIC V.4 is a big leap forward for anyone interested in the coinage of the 3rd century AD in general and that of the so-called ‘Gallic Empire’ in particular, and it will become an indispensable part of any numismatic library. With Leu’s discount of 20%, RIC V.4 is available for 120 £ instead of 150 £ at Spink | Books as of now. Use the discount code 'LEU' in the checkout to apply the discount to the order. Should you also consider supporting Jerome’s important numismatic research, we recommend a donation to the Roman Provincial Coinage Project. A collaboration of many scholars and institutions led by the British Museum Press, the Bibliothèque Nationale de France, and the Ashmolean Museum in Oxford, RPC currently lists in its online version more than 70,000 different coin types attested in more than 400,000 individual coins, forming an indispensable tool for anyone interested in this highly diverse coinage. We now wish you much joy reading the new RIC V.4 and a good start into 2024!1 punto
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Salve condivido foto di una cartolina della quale mi ha in particolare colpito affrancatura che non avevo mai visto e chiedo ai più esperti maggiori informazioni. Ringrazio in anticipo1 punto
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Buonasera, mmmmm.... qualche dubbio, dati ponderali e foto del bordo per scioglierli Scioltissimo... 😉1 punto
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Che dire. Complimenti vivissimi per l'importante aggiunta alla tua splendida collezione. Ottimo acquisto.1 punto
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Che dire.... Questo non è un buco chiuso, è inserire in collezione un pezzo importante!1 punto
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Questa è una casella davvero "pesante" da riempire! Complimenti Massimo, moneta che esalta ancora di più la tua collezione... Michele1 punto
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Buonasera DiviAugusti Aggiungo ulteriori informazioni prendendo semplicemente i dati dal citato M.I.R. 1728 (non è monetazione che conosco) : peso = 0,63 - 0,90 gr diametro = 14 -16 mm rarità = RRRR Buona serata1 punto
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Salve, credo si riferisca alla mia discussione: Ovviamente le due monete sono state associate non per datazione, ma per la presenza della cicala su entrambe. A questo punto non so se quella di Rhegion sia effettivamente una cicala, ma a proposito di quella discussione, devo integrarla con due monete estrapolate da un'altra sua interessante discussione https://www.lamoneta.it/topic/28493-animali-nelle-monete-greche/ uno statere di Abdera e una tetradracma dell'altra città dello stretto, Messana.1 punto
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@AntonioRusso questo è quello che, a grandi linee, ci si aspetta di vedere su questi denari . Questo è quello che si vede sul tuo,(controlla anche te).1 punto
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Cominciano le feste di Natale! S. Perfetto, L’impatto del feudalesimo aragonese nel Regno di Napoli. La moneta nei feudi di Napoli (1441-1498), Aracne, Roma 2023 https://www.academia.edu/110838388/L_impatto_del_feudalesimo_aragonese_nel_Regno_di_Napoli_La_moneta_nei_feudi_di_Napoli_1441_1498_Aracne_Roma_2023_320_pp_1 punto
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Provo a prenderla . Speriamo non superi i 34.........altrimenti lascio. 👌🏼1 punto
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Nei primissimi anni di ebay i prezzi erano "quasi" normali, anche i privati più spinti ed avventurosi si adeguavano. Ricordo che aveva già assorbito ibazar con tutti i suoi utenti (ero iscritto sin dal 1999). Successivamente il passaggio lira/euro qualcuno ancora sbagliava a inserire i prezzi e mettevano tipo 5.000 euro per delle monete comuni, ma chiaramente la richiesta era di 5.000 lire (l'ho potuto appurare con qualche domanda al venditore). La cresta era eventualmente sulla spesa postale, e certuni non facevano addirittura la spedizione unica, tre monete prese tre spedizioni caricate sul costo, aberrante direte... ma non è nulla rispetto a quello che si vede ora! un vero schifo! Naturalmente c'era qualche assurdità anche a suo tempo oltre quella menzionata sopra, tipo una 20 lire della Repubblica usata che non valeva nulla proposta a dieci mila lire + spedizione per esempio e varie patacche proposte in vendita come autentiche. Quantomeno nei vari commenti nella community di ebay la consideravamo un'assurdità, aspettano il pollo? e pensavamo a degli sprovveduti o a ragazzini che si divertivano a smanettare sul pc, non si poteva di certo immaginare che si sarebbe arrivati a questo punto di non ritorno Sappiamo bene che per questa sopra Il pollo che abbocca non ci sarà mai, va bene che si può essere sprovveduti, ma non c@gli/altri Sono quindi solo frutto della possibilità della messa in vendita gratuita oppure (Osservato da 292 utenti) per fare aumentare le visualizzazioni grazie all'estrema stranezza dell'inserzione? sta di fatto che hanno sporcato le vendite online sino all'inverosimile.1 punto
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Resoconto oltremodo interessante - grazie! - che permette di approfondire una zecca importante quale Rhegion ma tenuta sempre un po’ in ombra rispetto alle importante zecche siciliane che - parlando dell’area magno-greca e sicula - rubano la scena. esiste una foto dell’esemplare con Acheloo della vendita Vecchi del 1997?1 punto
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Si può essere,il presunto cuneo potrebbe essere parte della base della P di PHILIPP... quello che sembra 9 per me è parte del collo,anche qui effetto causato dalla ribattitura, credo che difficilmente si possa stabilire con certezza il simbolo del coniatore a causa proprio della ribattitura...1 punto
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I gatti di Schroedinger ormai si possono realizzare anche su scala macro. Secondo me la tua moneta ha qualcosa a che fare con i laboratori dell'ETH a Zurigo: https://www.science.org/doi/10.1126/science.adf75531 punto
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Credo che questo video abbia diritto ad un post in questa sezione: La descrizione è nei sottotiloli, il riassunto è "Artista della Jacuzia suona musica tradizionale"1 punto
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Ciao, bel denario della "triste" Augusta Sabina. Condivido il mio della stessa tipologia. Alle prossime ANTONIO1 punto
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Buonasera, ci avevo pensato ma poi ho pensato a un possibile effetto della ribattitura.. Saluti Alberto1 punto
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Buonasera, conoscendoti svarierai in lungo e in largo, tra Italiane, regno, estere, nipponiche, di tutto... Saluti Alberto1 punto
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.....a proposito,i propositi arretrati sono tutti arrivati,pure quello senza speranza ahaahhah Mo possiamo pensar al 2024. Chissà dove potrò svariare😂1 punto
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Ottimo! Falsa pista, lettere greche, probabilmente ΘEO(C?) Credo di aver identificato la strana contramarca: Howgego 705, ST legate assieme e M per Stobensum Municipium (Stobi , Macedonia) È una contromarca utilizzata in almeno due città di Macedonia, Tessalonica e Amphipolis (RPC I, 1554 e 1626) La più somigliante è il RPC 1554 di Tessalonica, ma anche se c’è il ritratto del divo Giulio (ΘΕΟΣ), la legenda del rovescio non corrisponde, e la contromarca è al dritto: https://rpc.ashmus.ox.ac.uk/coins/1/1554 Mi chiedo se non sarebbe il bronzo RPC I, 5421. Tutto concorda, legenda ΘΕOC, modulo, peso, e s’indovinano le lettere ΘΕ della legenda ϹΕΒΑϹΤΟΥ / ΘΕ nel campo sinistro. La zecca è incerta: « The attribution to Thessalonica was based on the general similarity with 1554-5, but has been rejected by I. Touratsoglou, Die Münzstätte von Thessaloniki in der römischen Kaiserzeit, p. 43, n. 69; the style is different, as is the die axis. (…) It is not clear if ΘΕ refers to Θεός (if so, why omit the last two letters?), or is part of another word such as an ethnic (hence the original attribution to Thessalonica. » https://rpc.ashmus.ox.ac.uk/coins/1/5421 La contromarca dovrebbe permettere se non sbaglio, di identificare con certezza la zecca di Tessalonica per questo RPC I, 5421. Ma lo stile del ritratto è diverso (difficile di riconoscere il profilo di Cesare!) e richiede una conferma di questa ipotesi. Puoi darmi l’asse della tua moneta per favore?1 punto
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Sconvolgente. Il radar-laser rivela 6mila piattaforme di città del 500 d. C. ancora nascoste sotto le foreste. Cosa sono La strumentazione tecnologica dissolve la presenza di alberi e coglie le strutture di una città scomparsa nella foresta. Il centro urbano, com’è ben visibile dall’immagine, si sviluppava su un altopiano Sono visibili resti di edifici, molti dei quali si affacciavano su una strada che da un lato porta all’esterno del nucleo urbano, verso il basso, e dall’altro verso una sorta di acropoli dominata da un edificio – probabilmente un tempio – collocato in una posizione sopraelevata rispetto all’abitato. Alla nostra destra vediamo strutture più ampie delle semplici abitazioni e correlate, come fossero padiglioni di un centro di potere @ Foto di Antoine Dorison and Stéphen Rostain Una ricerca pubblicata sulla prestigiosa rivista Science ha annunciato la scoperta di un denso sistema di centri urbani preispanici nella Valle dell’Upano, nell’Amazzonia ecuadoriana. Gli autori dello studio, utilizzando la tecnologia Light Detection and Ranging (LiDAR), hanno identificato un paesaggio costituito da monumentali piattaforme, piazze e un complesso sistema stradale che si estende per decine di chilometri. Il Lidar è una tecnica di rilevamento remoto che utilizza la luce laser pulsata per misurare le distanze dalla Terra. La differenza nei tempi di ritorno del laser e la misurazione delle lunghezze d’onda consentono di compilare una mappa digitale tridimensionale del paesaggio, eliminando eventuali ostacoli che potrebbero nascondere caratteristiche archeologiche. Il LIDAR, acronimo di Light Detection and Ranging (o Laser Imaging Detection and Ranging), rappresenta uno strumento avanzato di telerilevamento con diverse applicazioni in settori come la geologia, la sismologia, l’archeologia, il telerilevamento e la fisica dell’atmosfera. Questa tecnologia sfrutta l’emissione di impulsi laser per determinare la distanza di un oggetto o di una superficie, ma può anche essere impiegata per misurare la concentrazione di specie chimiche nell’atmosfera e nelle distese d’acqua. Il principio di funzionamento del Lidar è simile a quello del radar, che utilizza onde radio al posto della luce. La distanza dell’oggetto viene determinata misurando il tempo trascorso tra l’emissione dell’impulso laser e la ricezione del segnale retrodiffuso. Un componente chiave di un sistema Lidar è il laser, un fascio coerente di luce a una precisa lunghezza d’onda, inviato verso l’oggetto o l’area da analizzare. La principale distinzione tra Lidar e radar risiede nelle lunghezze d’onda utilizzate. Il Lidar impiega lunghezze d’onda ultraviolette, nel visibile o nel vicino infrarosso. Questo consente al Lidar di localizzare e ottenere immagini e informazioni dettagliate su oggetti molto piccoli, delle dimensioni dell’ordine della lunghezza d’onda utilizzata. Di conseguenza, il Lidar risulta particolarmente sensibile agli aerosol e al particolato in sospensione nelle nuvole, rendendolo un elemento chiave in applicazioni meteorologiche e di fisica dell’atmosfera. Grazie alla sua capacità di fornire dati ad alta risoluzione e di penetrare attraverso ostacoli visivi, il Lidar è diventato uno strumento essenziale in molteplici campi scientifici e applicazioni pratiche, consentendo una comprensione dettagliata e accurata di superfici terrestri, atmosfera e altro ancora. Secondo gli studiosi, questi centri urbani messi in luce dal Lidar risalgono a un periodo compreso tra il 500 a.C. e il 600 d.C., sovvertendo completamente le precedenti narrazioni sulle culture amazzoniche. Il Prof. Stephen Rostain del Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica in Francia ha dichiarato a BBC: “Questo è più antico di qualsiasi altro sito che conosciamo in Amazzonia. Abbiamo una visione eurocentrica della civiltà, ma questo dimostra che dobbiamo cambiare la nostra idea su cosa sia cultura e civiltà.” L’antichità delle strutture che risalirebbero – più o meno, sotto il profilo cronologico, alla caduta dell’Impero romano e allo sviluppo del nostro Medioevo- dimostrerebbero la grandiosità di civiltà antichissime, già a quelli che si ritengono gli esordi e ai presupposti degli stessi. Il Lidar ha rivelato oltre 6.000 piattaforme rettangolari, interpretate principalmente come basi di antiche abitazioni, all’interno di cinque grandi agglomerati e dieci insediamenti più piccoli. Questi sono circondati da campi agricoli e terrazze collinari, testimonianza dell’organizzazione avanzata di queste comunità preispaniche. Il sistema stradale interconnesso che collega gli insediamenti suggerisce la loro coesistenza simultanea, sfidando le ipotesi precedenti sulle capacità delle antiche società amazzoniche. Queste città antiche precedono addirittura altre società amazzoniche sofisticate, inclusa la recente scoperta dell’antico sistema urbano di Llanos de Mojos in Bolivia. Sebbene la popolazione esatta degli insediamenti nella Valle dell’Upano sia ancora sconosciuta, gli autori dello studio sottolineano l’ampia densità degli insediamenti. Le modifiche paesaggistiche su vasta scala osservate nell’Upano sono paragonabili alle estese alterazioni riscontrate nelle “città giardino” della civiltà Maya classica. Questa scoperta non solo ridefinisce la nostra comprensione del passato amazzonico ma sollecita anche una rivalutazione delle idee preconcette sullo sviluppo delle civiltà su scala globale. Gli esperti si interrogano ora sulla complessità di queste antiche società e sulle possibili influenze che potrebbero aver avuto su altre culture dell’epoca. Un nuovo capitolo si apre nell’esplorazione del passato nascosto della giungla amazzonica, portando alla luce una civiltà antica e avanzata finora sconosciuta. https://stilearte.it/sconvolgente-il-radar-laser-rivela-6mila-piattaforme-di-citta-del-500-d-c-ancora-nascoste-sotto-lintrico-delle-foreste-cosa-cambiera/1 punto
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Quando ricevo la notifica che quel mio post di tanti fa viene ripescato ed è ancora utile mi fa sempre molto piacere............. Un saluto Simone1 punto
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Ciao, ad integrazione di quanto già detto su questa tipologia di monete celebrative di Marco Aurelio ( ma anche del co-imperatore Lucio Vero) con la Vittoria raffigurata sul rovescio vi sono anche quelle della vittoria sui Parti (campagne partiche dal 161-166 d.C.) condotte e portate a buon fine da Lucio Vero prima della sua morte. Posto foto di un mio denario di Marco Aurelio ( coniato prima delle monete della discussione)🙂. ANTONIO 18,50 mm 3,11 g RIC 1631 punto
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sì. si tratta della revisione del RIC V per la parte dell'impero gallico (che aveva moltissime lacune nell'opera originaria) curata da Mairat che di fatto ha aggiornato (da quello che ho potuto capire da alcune letture in anteprima fatte da colleghi gallici d'oltralpe) la sua splendida tesi sulla monetazione degli usurpatori gallici che ho più volte consigliato e linkato qui sul forum. In buona sostanza si tratta di una trasposizione in stampa e a grande diffusione di quel lavoro (senza tutto quel corpus di tavole presenti nella tesi, ma con un comparto grafico più compatibile con gli usuali volumi della serie del RIC). Indubbiamente un'opera da avere in libreria per gli amanti/seguaci del settore, ma che, ahimé, personalmente non prenderò (non al momento almeno) in quanto, anche se con diversi buoni sconto (non solo LEU li fa) rimane comunque un prezzo a mio avviso tendente al proibitivo: si rimane sempre attorno ai 150€ + spese di spedizione... il che mi fa già immaginare un costo analogo per la parte relativa alla revisione del RIC per gli usurpatori britannici Carausio e Alletto prevista anche quella fra non moltissimo tempo... 2025 se non già nel 2024.1 punto
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Buonasera a Tutti. In realtà, a mio avviso, i Marenghi hanno circolato (ed anche parecchio) sin quando il valore dell'intrinseco è stato lontano dal valore nominale. Mi spiego meglio, nessuno si sarebbe mai sognato di tesaurizzare una moneta da 20 lire (di nominale) quando il valore del fino contenuto in essa sarebbe stato, all'epoca, di 5,6 o 10 lire... Ovvio che essendo comunque di pezzatura elevata (per l'epoca) circolassero meno dei centesimini... Quindi sin verso la seconda metà del 1800 queste monete sono state normalmente utilizzate per le transazioni economiche. Ne è un'assoluta dimostrazione la difficoltà (ed il costo da sostenere...) per trovarle in alta conservazione tra il 1801 ed il 1870 circa. Il discorso è andato progressivamente a modificarsi indicativamente sulla fine del Regno di Vittorio Emanuele II e consolidandosi con Umberto I dove il valore del fino contenuto era ormai prossimo al valore del nominale ed allora le monete hanno iniziato ad essere pesantemente tesaurizzate. Effettivamente per quasi tutte le date di Umberto I è abbastanza semplice trovare Marenghi in alta conservazione seppur il loro valore, per alcune, è comunque elevato ma dettato da vari fattori tra cui le tirature non elevate. Con Vittorio Emanuele III il discorso è diametralmente cambiato ed i Marenghi emessi (in pochissimi esemplari ed in alcuni caso realizzando emissioni per i soli numismatici) sono stati venduti a prezzi superiori al nominale e non hanno mai realmente circolato. Buona serata a tutti, Massimo.1 punto
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Assolutamente sì. Ti consiglio anche il libro di Anna Serena Fava, sempre sui simboli delle monete repubblicane.1 punto
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Salve. La moneta oltre ad usura naturale sembra aver subito in passato una brusca pulizia. E comunque 50 Euro per una moneta che molto ricercata dai collezionisti male non è.1 punto
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Non mi sembra falso (c'hai anche le fughe di conio, che ti serve di più?? ); è un po' malconcio... potresti trovare di meglio credo. 40 euro penso siano giusti1 punto
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Ciao @fastrobert, io noto una punzonatura a mezzaluna sul dritto. Mi sembra di certo vissuta ma non falsa. Ho chiesto foto migliori al venditore. Ecco a voi.1 punto
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@prtgzn Mi spiace ma gli incontri informali non sono supportati dal collegamento online, in quanto per come si svolgono queste riunioni non si riuscirebbe a seguire gli interventi di più persone e riprendere i materiali presenti. Con le conferenze avendo un relatore coadiuvato da una presentazione è molto più gestibile.1 punto
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Ciao,come è già stato detto da chi mi ha preceduto è un 3 cavalli coniato a Napoli durante il regno di Filippo IV di Spagna (1621-1665)... Possiamo restringere il campo in base alla sigla S posta dietro la testa del Re che risponde a Lorenzo Salomone,mastro di zecca dal 16 novembre 1630 al 24 novembre 1634... Restringendo ulteriormente il cerchio posso dire che questa tipologia di 3 cavalli con testa del Re a sinistra e sigla S dietro è stata coniata nel biennio 1631-1632... Di seguito un'esemplare della stessa tipologia per un confronto...1 punto
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Avevo capito che l’editore sarebbe stato diverso, non più l’editrice classica Diana ma l’associazione culturale numismatica italiana, della quale non trovo i contatti.1 punto
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