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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/22/23 in tutte le aree
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L'usanza di lanciare le monetine nelle fontane, nei pozzi o comunque presso monumenti o luoghi famosi evidentemente non deve essere nuovissima. In passato, a quanto pare, era anche in uso anche infilarle nei sarcofagi. A Monza e' conservato il sarcofago in cui, nel 1300, furono traslate le spoglie della regina Teodolinda (morta nel 627) e attualmente in esposizione una una cappella del duomo dove e' anche conservata la corona ferrea. Nel 1941 tale sarcofago fu aperto per una ricognizione individuando resti di ossa umane di due persone, una di sesso femminile (presumibilmente Teodolinda) e una di sesso maschile (probabilmente il figlio Aldoaldo) ma anche di altri oggetti tra cui 17 monete attualmente esposte presso il locale museo. Vi allego una immagine delle monete, vediamo se siete bravi a riconoscerle (tenuto conto che purtroppo era mostrato un solo lato):3 punti
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Ciao di nuovo! Una nuova puntata con la cortese partecipazione di due monete UGUALI ma non IDENTICHE! Ieri ad una piccola fiera, parlando con un venditore del fatto che mi interesso della grande guerra, lui mi ha raccontato di una piccola particolarità che fa di queste monete un caso veramente singolare, è chiaro che così me le sono portate a casa: due monete da un marco di Guglielmo II (5.55g /24 mm) del 1915, in piena guerra, una con il suo bel colore d'argento leggermente patinato e l'altra...sporca? e l'altro lato pure. Che è successo? Già nei primi tempi dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, si manifestò una notevole carenza di spiccioli, soprattutto nelle zone di confine della Germania. Le prime banconote di emergenza uscirono nel 1914, ma senza alcuna base legale. Il governo del Reich fu costretto ad agire rapidamente in quanto il taglio più basso emesso dalla Reichsbank era una banconota da 5 marchi e anche il decreto del 4 agosto 1914 prevedeva solo l'emissione di tagli da 5, 10, 20 e 50 marchi. Per colmare questa lacuna, il Bundesrat dovette approvare in fretta e furia un'estensione della legge e consentire l'emissione di banconote da 1 e 2 marchi. Nonostante tutto le monete d'argento da 1/2 e 1 marco continuarono però a essere coniate, il fatto di essere di una buona lega 900 fece si che vennero massicciamente tesaurizzate dalla popolazione. Si cercò così in tutti i modi di fermare l'accaparramento: l'argento non fu più decapato per renderlo antiestetico, dopo (come nel mio caso) fu addirittura annerito, ma non servì a nulla. La gente tutto sommato non è così scema e la situazione non migliorò. La carenza di spiccioli continuò, ma questa è un'altra storia. Fine del capitolo! Njk =========== PS: ultimamente sono stato più intraprendente del solito, ma oggi finisce: avevo preso qualche giorno di vacanza, domani si ricomincia col solito tran tran!2 punti
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Ricordo che l'Arcangelo Gabriele è il patrono dei collezionisti di francobolli e della filatelia.2 punti
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DE GREGE EPICURI Credo di aver già postato un esemplare simile, ma quello aveva un aspetto più "argenteo", questo non lo ha affatto. Pesa 1,99 g e misura 20 mm. Conservazione discreta, ma voi come lo giudichereste? L'anno è il 1770.2 punti
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Vengono chiamati anche "testoni di castello". Innocenzo XI nel 1683 procede alla riforma di alcuni argentei, tra cui il testone che passa da gr 9.60 a gr. 9.10 al taglio di 37 pezzi per libbra, infatti viene anche chiamato "testone riformato". In quello stesso anno per respingere l'ennesimo attacco dei turchi a Vienna il papato procede ad una coniazione straordinaria in Castel Sant'Angelo, che ammonta a circa 275.000 pezzi. Ed è una delle monete pontificie con il più alto numero di varianti, Muntoni ne conta circa 100.2 punti
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Numidia Juba I, non hai messo dati ponderali ma dovrebbe essere circa 20 gr e dirca 24mm. Mazard 90 Al dritto Zeus Ammon, in alto legenda in neo punico2 punti
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Per comodità ho messo insieme identificazione e classificazione. E' chiaro che se e' vero che le due cose vanno spesso di pari passo, non e' detto che ciò avvenga sempre, anzi. Posso benissimo aver identificato una moneta, ma non riuscire poi a classificarla (anche solo per lo stato di conservazione). Il mio discorso, ovviamente, e' focalizzato sulla monetazione romana imperiale (come detto sopra), l'ambito di cui mi diletto. @CdC Può essere indicato spostare la discussione in "piazzetta"?2 punti
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Il mio pensiero. Se ho ben capito, tu stai cercando un motore di ricerca, una piattaforma, una applicazione che ti consenta di identificare e classificare una moneta. Ebbene, qualcosa esiste che possa aiutarti (ripeto: aiutarti, non risolverti il problema); magari poi ti posso indicare qualcosa per la monetazione romana imperiale, ma non e' questo il punto. Per identificare e classificare una moneta (come ho già detto in una altra discussione e come e' stato detto poco sopra) occorre sempre conoscere un po' ciò di cui stiamo parlando. La classificazione/identificazione non e' un mero atto automatico che risolvi con una app un po' come siamo abituati oggi con i nostri smartphone, dove ci illudiamo di poter trovare le soluzioni a tutti i nostri problemi, ma e' un processo dinamico che sottintende la conoscenza della tipologia di monete, del periodo storico in cui sono state coniate (pensa solo alle imitative...un mondo...), la analisi attenta del pezzo (effigi, legende, simboli, lettere, personificazioni.....), il confronto con pezzi similari, etc...Insomma, un processo che, soprattutto, richiede studio. Nel caso delle monete romane imperiali vi é la conoscenza del RIC che (per quanto datato e scritto in un inglese magari un pò antiquato e difficile) resta il testo di riferimento imprescindibile per la identificazione e la classificazione (ma non solo, ovviamente, perchè ha una ricca parte introduttiva in ognuno dei suoi dieci volumi). Insomma, per cercare devi sapere cosa cercare. Non dimenticare poi che l'identificazione e' solo una tappa, non e' l'unica cosa che conta. Ci sono monete che non riuscirai mai ad identificare e classificare completamente, ma ciò non ne diminuirà il valore ai tuoi occhi che è poi l'unica vera cosa che conta. Acsearch, nella sua introduzione, recita: Welcome to acsearch.info, the auction archive for coins, banknotes and antiques. Insomma, e' un archivio delle aste, completo solo per i clienti "premium" (a pagamento). Devi aver già classificato la tua moneta. Per le romane imperiali puoi usare Online Coins of the Roman Empire (numismatics.org), in particolare nella sezione "identify a coin". Per le monete in bronzo del IV secolo: Bibliothèque de monnaies romaines (nummus-bible-database.com) Questi sono alcuni esempi; poi, come detto, ci sono i cataloghi delle aste, cartacei e su web, il confronto delle immagini, il forum (dove confrontarsi, chiedere).... e spesso da usare tutti insieme. Insomma, come vedi da questi links, un lavoro dinamico che richiede più passi, ma che ha sempre alla base una certa conoscenza di ciò di cui stiamo parlando (e cercando). Ciao. Stilicho2 punti
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Ciao, trovi le informazioni su questa moneta in questa pagina https://en.numista.com/catalogue/pieces118031.html2 punti
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Concludo infine portando alla vostra attenzione un articolo che mi ha molto incuriosito... ho pensato un po’ se inserirlo in questa discussione o in quella dei denari di Pisa, ma visto l’ampio spazio dedicato in questa discussione al rapporto tra i denari di Lucca ed i primi denari pisani (ed alla difficoltà, spesso, di distinguerli correttamente!😅) ho la sensazione che questo sia il posto più adatto! https://www.academia.edu/95223026/La_zecca_di_Napoli_al_culmine_del_Ducato_normanno_in_Rassegna_del_Centro_di_Cultura_e_Storia_Amalfitana_61_62_2021_pp_63_92 È un articolo relativamente recente (risale al 2021): partendo da una rilettura critica di una fonte documentaria, il Chronicon beneventanum di Falcone Beneventano, dimostrerebbe come pisani avrebbero iniziato a coniare denari lucchesi già nel 1134 (ben 15 anni prima di quando finora ritenuto!!!) e per giunta non a Pisa, ma a Napoli, approfittando del diritto di zecca detenuto dal Ducato napoletano ma allora ancora non posseduto dalla città di Pisa... denari che avrebbero poi preso la via del Nord, per rientrare in patria pisana come “pagamento“ per l’appoggio militare alla causa di Roberto di Napoli e Rainulfo di Alife contro Ruggero II d’Altavilla... Nell’articolo sono presentate anche le immagini di alcuni denari “lucchesi” rinvenuti in ripostigli dell’Italia Meridionale (quello di Alife in particolare, e quello di Montescaglioso), considerabili come di verosimile produzione napoletana, per suggerire l’aspetto dei conî dei denari “lucchesi napoletani”...2 punti
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Assi imitativi barbarici (?) di Agrippa sui quali compare la contromarca TIAV , interpretata come contromarca del periodo di Tiberio , Claudio o Tito . Un' interessante articolo apparso su Academia,edu che spiega l' origine e l' interpretazione di TIAV . Asse_Agrippa_imitativo_con_contromarca_T.pdf https://www.academia.edu/keypass/TlhqMUdsOGNKM3hVbDArdzJpcXVnQkpqd1Bucy80TGg1ZzBDZEVSWDFCVT0tLWFJQnFSOVJIMHdjcjlBTjdtTUIvNHc9PQ==--778da31c81c906eef21bb13eb479c6d9c64df099/t/xqxFq-Rp0HknF-jSaDR/resource/work/38265215/Asse_Agrippa_imitativo_con_contromarca_TIAV?email_work_card=title2 punti
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Sarebbe almeno da vietare ripetizioni di commemorazioni e sopratutto gli sponsor. Vedere monete di 3 colori della nutella, sono di una tristezza disarmante. Ma quanto siamo caduti in basso con IPZS?2 punti
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E perchè? Non c'è niente di male a dare visibilità a un articolo interessante scritto da un utente, anzi... va nel senso della mission del Forum quello di condividere conoscenza. Illyricum2 punti
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Sarebbe cosa buona e giusta che ISPZ si interfacciasse con chi poi le monete che conia dovrebbe comprarle. Con molta probabilità ne beneficerebbero entrambi.2 punti
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Buongiorno, segnalo la pubblicazione della mia monografia dal titolo "Le monete milanesi di Carlo V". L'Opera tratta ed illustra tutte le emissioni caroline coniate dalla zecca di Milano, fornendo inoltre tutti gli approfondimenti necessari per avere una visione multidisciplinare della materia. Trovano uno spazio dedicato anche le figure dei Maestri incisori, le suggestive medaglie monetiformi, un'enigmatica tessera e quelle emissioni oggi non reperite o rifuse ancor prima di entrare in circolazione. Non potevano certo mancare un repertorio delle principali vendite pubbliche aventi significativi nuclei della monetazione trattata, l'illustrazione delle affascinanti falsificazioni d'epoca e qualche piccola "rivoluzione" (con solide basi documentarie!) come quella riguardante la catalogazione dello scudo "dei Giganti". I materiali monetari sono ordinati secondo un'inedita impostazione cronologica, creando così una vera e propria narrazione di queste prestigiose emissioni tanto apprezzate sia dai numismatici sia dagli storici dell'arte. L'acquisto dell'Opera è possibile unicamente presso le principali librerie online, Amazon ed ovviamente il sito dell'Editore. Prezzo di copertina: 49,90 € ISBN 9791221498295 141 pagine Immagini a colori Copertina rigida Pagine in carta patinata da 130g/m2 Formato 17x24 cm Buona lettura Antonio Rimoldi1 punto
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dabbene Inviato 1 Luglio #1 Ritorna “ Milano Numismatica “ l’11 novembre 2023 a Milano all’Hotel De La Ville, fermata MM1 Duomo. Milano Numismatica sarà un contenitore numismatico per gli appassionati, i studiosi, i collezionisti e i giovani che amano la numismatica. Ci saranno più ingredienti che verranno man mano comunicati, in primis la consegna e la presentazione da parte degli autori stessi del nuovo Gazzettino di Quelli del Cordusion.10, sarà anche l’occasione per festeggiare questo numero importante e speciale. Rifaremo ai tavoli un workshop sulla qualità e conservazione delle monete assistiti da esperti Tutor divisi per diverse monetazioni e periodi storici. Tornerà’ “ la moneta donata ai giovani “ e anche una chicca per i collezionisti numismatici che divulgheremo dopo l’estate. Aperto a tutti, ma essendo limitati i posti, è’ opportuno confermare la vostra presenza o qui o a [email protected]1 punto
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Ciao a tutti, ho beccato questo Penny del 1947 che presenta alcuni acciacchi ma un colore che trovo estremamente piacevole. Purtroppo il rovescio presenta un lieve accenno di ossidazione del rame. Risulta ancora presente la dicitura IND. IMP. che sarà rimossa nel 1949. Peso, 9,33 gr - orientamento a medaglia - 30,8 mm di diametro.1 punto
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C'è un percorso numismatico? O la commissione è composta solo da grafici pubblicitari?1 punto
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Ciao La variante te l'ho già indicata nella prima risposta e ti ho linkato il lavoro di Pau Ripolles così che puoi controllare da solo no. se guardi tu stesso non si parla di rarità perché è un articolo scientifico e non per collezionisti stato di conservazione non particolarmente eccelso, direi un MB/qBB non ho idea del prezzo perché non colleziono lo stesso semisse è in questo lotto: https://it.wallapop.com/item/lote-de-7-monedas-antiguas-917765353 dalla nuova fotografia si vede bene la "S" di semisse dietro la testa che sfubbe nella foto del tuo lotto. strano che mettano la stessa moneta in due lotti differenti1 punto
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"V" come Vaticano: La PENULTIMA della lista dei serpenti con 800 monete!!! Fortuna che ne ho saltato la metà che era romana https://en.numista.com/catalogue/index.php?r=snake&ct=coin&o=y&p=5 ma poi solo tu hai l'alluminio che si arrugginisce?!? ma che raccoglitori usi?🤣1 punto
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Ciao sempre bella questa tipologia , la conservazione è quella di una moneta che ha fatto il suo dovere come dice Savoiardo1 punto
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Ciao a tutti! Qualcuno può aiutarmi nella difficile impresa di identificare questa moneta? Il retro è illeggibile. Diametro 14 mm grazie un saluto1 punto
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A 20 cent al pezzo non ne trovo più, minimo 3 pezzi un euro, ma non trovo nulla che mi manca Queste erano un euro ciascuno, ma gli ho fatto notare che il 10 cent non stava per nulla bene e che il verde rame stava affiorando. Avevo il 20 cent del 1935 e del 1937 ed il 10 cent del 1932, Italia (Regno e Repubblica), San Marino e Vaticano quando posso faccio anche le annate, tutto il resto tipologicamente. @Meleto Scusa ma ho fatto un bel pò di confusione, nel sistemarle nelle caselline ho dovuto spostare parecchie monetine vaticane per posizionare date e nominali e sono andato a scannerizzare due monete che non c'entrano nulla! eeeeh la vecchiaia avanza! Erano entrambe del 1934 e non del 1936, ed il 20 cent sofferente del verde rame che affiora e che tenterò di togliere.1 punto
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Un euro due monetine poca roba ma è sicuramente meglio di tornare a casa a mani vuote. 10 e 20 cent entrambe del 1936 per Pio XI1 punto
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https://wallapop.com/item/semis-romano-946813510?utm_medium=AppShare&utm_source=ShareItem1 punto
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Da notare che le ammoniti ,i noti fossili di molluschi con la conchiglia a spirale,derivano il loro nome da Ammone ,che aveva le corna di ariete e il cui luogo di culto più importante era nell'oasi di Siwa in Egitto. Alessandro Magno la visitò ed è per quello che molte sue monete lo presentano come "Ammon".1 punto
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Pongo alla vostra attenzione queato articoletto veloce e , certamente, per principianti sulla monetazione numida. un breve e succinto excursus. https://coinweek.com/the-coinage-of-ancient-numidia/ The Coinage of Ancient Numidia By Mike Markowitz February 8, 2021 CoinWeek Ancient Coin Series by Mike Markowitz ….. NORTH AFRICA IN antiquity was a greener place. Climate change and centuries of deforestation and overgrazing have caused extensive desertification of lands that once fed and sustained ancient empires. The kingdom of Numidia, which emerged in the third century BCE in parts of Tunisia and Algeria, produced an extensive coinage. The history of this kingdom is closely entwined with the story of Carthage and its long wars against the rising power of Rome. Numidians were the ancestors of the modern people known as Berbers. Only fragments of the Numidian language survive, written in Punic (Carthaginian script), Greek, and eventually Latin letters. There were two main tribal groups: the Massylii in the east and the Masaesylii in the west. Numidians were skilled horsemen and Numidian cavalry was highly prized as allies or mercenaries by ancient armies, so it is not surprising that horses often appear on the coins. Syphax Kings of.NUMIDIA, Syphax. Circa 213-202 BCE. Æ 26mm (10.04 gm). Diademed and bearded head left / Horseman galloping left; • and Punic legend “sphq hmmlkt” in cartouche below. Mazard 10; SNG Copenhagen 492. Good VF, black patina. Extremely Rare. Image: CNG. Kings of Numidia, Syphax Æ Quarter Unit. Circa 213-200 BCE. Bare head left / Horseman galloping right; [globe] and Punic legend below. MAA 3; Mazard 9; SNG Copenhagen -. 2.92g, 24mm, 12h. Very Fine. Extremely Rare. Image: Roma Numismatics, Ltd. Syphax, king of the Masaesylii, ruled from c.215 to 203 BCE. He formed an alliance with Rome during the Second Punic War and fought successfully against the rival Numidian tribe allied with Carthage. In 206, Syphax married a Carthaginian noblewoman named Sophonisba (Sapanba’al in Punic), who persuaded him to switch sides. The Roman historian Cassius Dio (c. 155-235 CE) described her as: “…clever, ingratiating, and altogether so charming that the mere sight of her or even the sound of her voice sufficed to vanquish every one… (Book XVII, 51-52)“ Massinissa, the king of the rival Massylii, defeated Syphax with Roman aid in a great battle at Cirta (now Constantine, Algeria). Syphax was captured and died in Roman captivity in 202 BCE. To avoid the humiliation of being forced to march in a Roman triumphal procession, Sophonisba took poison secretly provided by Massinissa, who was in love with her. Syphax issued some rare bronze coins. There is a “unit” of about 10 grams[1] and a quarter unit of about three grams[2]. His portrait appears on the obverse, wearing the diadem, a headband that was the Hellenistic emblem of kingship. A rider on a galloping horse appears on the reverse with the Punic inscription sphq hmmlkt (“Syphax the King”). Like Hebrew, Punic was written without vowels. Vermina Vermina, silver tetradrachm, 14.43 gBritish Museum 1840.1010,2 The British Museum possesses an apparently unique silver tetradrachm (BM 1840, 1010.2) in the name of Vermina, son of Syphax. It weighs 14.53 grams and was acquired in 1840. A beardless, diademed male head appears on the obverse and a galloping horse with a Punic inscription “Vermina the king” in a rectangular frame on the reverse. All we know about Vermina is that he survived his father’s defeat, made peace with Rome in 200 BCE, and retained a small kingdom in western Algeria (the British Museum attributes the coin to “Mauretania”). Massinissa and Micipsa Kings of Numidia, Massinissa or Micipsa, 203 – 148 or 148 – 118. Bronze circa 203-148 or 148-118, Æ 13.53 g. Laureate and bearded male head l. Rev. Galloping horse l.; below, pellet. Müller 18a. Mazard 50. SNG Copenhagen 505. MAA 18a. In unusual condition for the issue. Struck on a very broad flan and with a lovely brown tone. Good very fine Ex Auctiones sale 13, 1983, 463. Image: Numismatica Ars Classica. Kings of Numidia, Massinissa or Micipsa Æ Half Unit. Siga mint, circa 203-148 BCE or 148-118 BCE. Diademed head left / Horse rearing left; filleted palm frond in the background; Δ above, Punic MN below. MAA 23; Mazard 60; SNG Copenhagen 499-501. 7.18g, 25mm, 12h. Image: Roma Numismatics, Ltd. KINGS of NUMIDIA. Massinissa or Micipsa. 203-148 BCE or 148-118 BCE. PB Unit (27mm, 11.24 g, 12h). Laureate and bearded head left / Horse rearing left; Punic MN below. MAA 26; SNG Copenhagen 518. Near VF, tan and green patina, typical roughness. From the Continental Collection. Image: CNG. Massinissa, who ruled from 203 to 148 BCE, is the most famous Numidian ruler[3]. He enjoyed a remarkably long reign and played a crucial role in the Second Punic War, switching sides from Carthage to Rome. At the decisive Battle of Zama (202 BCE), he led the right wing of the Roman army, with 6,000 Numidian and 3,000 Roman cavalry. His father was a chieftain of the Massylii. Polybius (c. 200 – 118 BCE), a Greek historian who knew Massinissa personally, called him “the best man of all the kings of our time.” The Numidian king lived for over 90 years, and remarkably, his tomb still survives. Massinissa issued an extensive coinage in bronze, but because the coins are either un-inscribed or inscribed with just a few ambiguous Punic letters, his coins cannot be reliably distinguished from the coins of his sons who reigned after him: Micipsa, Gulussa, and Mastanabal. The current practice of most cataloguers is to attribute the coins to “Kings of Numidia, Massinissa or Micipsa (?)” or similar. A large bronze “unit” of about 12-14 grams bears a bearded, laurel-wreathed head of the king within a dotted border on the obverse and a riderless horse on the reverse[4]. On a rare half-unit of about seven grams, a leafy palm branch, perhaps celebrating a military victory, appears behind the horse[5]. A number of Numidian coins struck in lead survive from this period, perhaps an emergency issue because the supply of bronze ran short. Because lead is so soft, these are rarely found in high grade and are relatively inexpensive[6]. Adherbal NUMIDIA, Kings of. Adherbal (?). Circa 118-112 BCE. Æ 25mm (12.20 gm). Diademed and bearded head left / Horse prancing left; star above, pellet below. SNG Copenhagen 498; Mazard 66; Müller 40; Laffaille 652. Good VF, brown patina, just a hint of roughness. Scarce. Image: CNG. Adherbal (named for a famed Carthaginian admiral of the First Punic War) was the son of Micipsa and the grandson of Massinissa. He ruled Numidia from 118 to 112 BCE, when he was killed by his adoptive brother, Jugurtha, who seized the throne and fought a bitter war against the Roman republic for six years[7]. Some bronze coins are doubtfully attributed to Adherbal’s brief reign. On the reverse, a starburst appears above a prancing horse[8]. Jugurtha Faustus Cornelius Sulla AR Denarius. Rome, 56 BCE. Draped bust of Diana right, wearing diadem with crescent; lituus behind, FAVSTVS downwards before / Sulla seated left on platform above kneeling figures of Bocchus, king of Mauretania, on left who offers an olive branch and Jugurtha, king of Numidia, on right, his hands tied behind his back; FELIX downwards to right. Crawford 426/1; BMCRR Rome 3824-3825; RSC Cornelia 59. 3.97g, 18mm, 6h. Image: Roma Numismatics, Ltd. Jugurtha was a son of Mastanabal, and therefore a grandson of Massinissa. Although his mother was a lowly concubine, Jugurtha was adopted by his uncle, King Micipsa: Though he had common origins, Jugurtha seems to have grown up with all of the conventionally desired traits: strength, handsomeness, intelligence, skill at arms, athleticism. And he was popular with the people (Hildinger, 64). Jugurtha killed his co-ruler cousins Hiempsal and Adherbal and seized the throne solely for himself in 112 BCE. No coins are reliably attributed to Jugurtha’s reign (118-105 BCE) but he figures prominently on a historic Roman denarius issued 48 years after he was strangled to death in a Roman prison[9]. Faustus Sulla, a mint official, celebrated his father’s achievement in capturing Jugurtha, thereby winning the “Jugurthine War”. The reverse of the coin, depicts Jugurtha kneeling with his hands bound behind his back, while the victorious Lucius Cornelius Sulla is presented with an olive branch by his ally, King Bocchus of Mauretania. Iarbas KINGS OF NUMIDIA. Iarbas or Hiarbas (84-82 BCE). AE. Obv: Male head right. Rev: Head of Africa right, wearing elephant skin headdress; legend in right field. Mazard 95; Müller 88 (Uncertain). Condition: Fine. Weight: 9.43 g.Diameter: 24 mm. Image: Gitbud & Naumann. Iarbas (or Hiarbas) is an obscure figure who seized the Numidian throne around 88 BCE and ruled until 81 when he was captured and executed by the forces of Roman general Pompey the Great[10]. Some bronze coins are doubtfully attributed to Iarbas. They show a long-haired male head on the obverse and a personification of “Africa” wearing a distinctive elephant-skin headless on the reverse[11]. The North African forest elephant native to Numidia was probably hunted to extinction around the year 100 CE[12]. Juba I KINGS of NUMIDIA. Juba I, Circa 60-46 BCE. Drachm (Silver, 18mm, 3.60 g 12), Utica. REX IVBA Diademed, bearded, draped and cuirassed bust of Juba I to right, scepter over his right shoulder. Rev. (Punic legend) Octastyle temple with a flat roof and a small, central, pedimented tower. MAA 29. Mazard 84. SNG Copenhagen 523. Attractively toned and with a striking portrait. Some flatness, otherwise, nearly extremely fine. Image: Nomos AG. KINGS of NUMIDIA. Juba I. Circa 60-46 BCE. AR Quinarius (14.5mm, 1.73 g, 10h). REX IVBA, laureate and draped bust of Victory right / Horse galloping right; IOBAI HMMLKT (in Neo-Punic) above. MAA 30; Mazard 87; Müller, Afrique 52; SNG Copenhagen 525. Good VF, toned, a little off center, traces of find patina, a touch of porosity. Very rare. Image: CNG. Juba I., 60-46 BCE. Æs, Cirta; 12,69 g. Head of Zeus-Ammon r.//Elephant Alexandropoulos 35. Rare in this condition. Image: Künker. KINGS of NUMIDIA. Juba I. Circa 60-46 BCE. Æ Half Unit (22.5mm, 6.84 g, 1h). Cirte mint. Head of Africa right, wearing elephant skin / Lion advancing right, head facing. MAA 36; Mazard 93; Müller, Afrique 58; SNG Copenhagen 532. VF, brown surfaces. Image: CNG. Juba I (Ywb’y in Punic) reigned as the Roman client king of Numidia from 60 to 46 BCE. His extensive silver coinage was based on the standard of the Roman denarius, and he also issued bronze coins on a local standard. On his silver denarius, he appears with a pointed beard and an elaborate wig or hairdo with rows of tight curls, and the Latin inscription REX • IVBA[13] (“King Juba”). The reverse shows a columned temple, with the Punic inscription of the same meaning (HMMLKT YWB’Y) On most examples, the Punic inscription is partly off the edge, or not fully struck up[14]. There is a very rare silver quinarius (valued at one-half denarius) with a bust of Victory on the obverse and a galloping horse on the reverse[15]. Juba’s heavy bronze “unit” (about 12.7 grams) depicts the head of Zeus-Ammon on the obverse and a walking elephant on the reverse[16]. The bronze half unit (about 6.8 grams) shows a personification of “Africa” wearing an elephant skin headdress on the obverse and a walking lion on the reverse[17]. In the Roman civil war of 49 through 45 BCE, Juba sided with the forces of Pompey the Great. The Numidians defeated and killed Gaius Scribonius Curio, one of Julius Caesar’s lieutenants, at the Battle of the Bagradas (August 24, 49 BCE)[18]. Three years later, after Caesar arrived in North Africa, the combined forces of Juba and the Pompeians were routed at the Battle of Thapsus (April 6, 46 BCE). In the aftermath of the battle, Juba committed suicide. His son Juba II, who was educated in Rome, was restored to the Numidian kingdom by Emperor Augustus in 30 BCE, and later made king of Mauretania after Numidia became a Roman province. The royal coinage of ancient Mauretania will be examined in a future article. Collecting Numidia In major coin auction catalogs, ancient coins of Numidia are generally found right after the coinage of Ptolemaic Egypt and right before neighboring Mauretania. The standard reference for the coinage of Numidia and Mauretania is Mazard (1955), 265 pages, in French. Long out of print, second-hand copies currently sell for as much as $250-300 USD. Jean Mazard (1900-1984) was a jurist and numismatist who lived in Algeria and assembled an extensive collection of ancient North African coins that was later acquired by the famous Armenian-French collector Nadia Kapamadji (1901-1978). Bronze coins of Massinissa and his sons, and the silver coins of Juba I appear frequently in major auctions but other Numidian royal issues range from scarce to very rare. * * * Notes [1] CNG Mail Bid Sale 57, April 4, 2001, Lot 663. Realized $2,000 USD (estimate $1,000). [2] Roma Numismatics E-sale 62, October 17, 2019, Lot 95. Realized £240 (about $307 USD; estimate £150). [3] https://en.wikipedia.org/wiki/Masinissa [4] NAC Auction 114, May 6, 2019, Lot 362. Realized CHF 450 (about $442 USD; estimate CHF 500). [5] Roma Numismatics E-sale 62, October 17, 2019, Lot 96. Realized £200 (about $256 USD; estimate £75). [6] CNG Electronic Auction 327, May 28, 2014, Lot 743. Realized $60 USD (estimate $100). [7] https://en.wikipedia.org/wiki/Jugurthine_War [8] CNG Triton V, January 15, 2002, Lot 590. Realized $400 USD (estimate $300). [9] Roma Numismatics, E-sale 66, January 9, 2020, Lot 832. Realized £800 (about $1,044 USD; estimate £1,000). [10] https://en.wikipedia.org/wiki/Hiarbas_(king) [11] Pecunem Auction 37, November 1, 2015, Lot 367. Realized €100 (estimate €130). [12] https://en.wikipedia.org/wiki/North_African_elephant [13] There is no letter “J” in Latin. The letter did not come into general use until the 16th century. [14] Nomos Auction 14, May 17, 2017, Lot 278. Realized CHF 1,400 (about $1,430 USD; estimate CHF 500). [15] CNG Triton XVIII, January 6 , 2015, Lot 798. Realized $2,200 USD (estimate $1,000). [16] Künker Auction 182, March 14, 2011, Lot 402. Realized €1,200 (about $1,677 USD; estimate €350). [17] CNG Electronic Auction 392, March 1, 2017, Lot 351. Realized $525 USD (estimate $150). [18] https://en.wikipedia.org/wiki/Battle_of_the_Bagradas_(49_BC) References https://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Cassius_Dio/home.html Hildinger, Erik. Swords Against the Senate. Cambridge MA (2002) Mazard, Jean. Corpus Nummorum Numidiae Mauretaniaeque. Paris (1955) Müller, Ludvig. Numismatique de l’ancienne Afrique. Vol. III: Les monnaies de la Numidie et de la Mauritanie. Copenhagen (1862) Sear, David. Greek Coins and Their Values, Volume 2: Asia and Africa. London (1979)1 punto
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La moneta per la Nutella, come anche quella per la Vespa, la Olivetti, le figurine Panini ed ora per Armani, fanno parte della serie sulle eccellenza italiane, non c'entra nulla la pubblicità....1 punto
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Per fare chiarezza definitiva sull'argomento riporto la testuale comunicazione che gentilmente Antonio Morello mi ha inviato: "nell'inviare il numero di Settembre/Ottobre della Rivista, abbiamo comunicato agli abbonati che la Libreria Classica Editrice Diana cesserà l'attività al 31.12.2023. La Rivista Monete Antiche, continuerà ad essere pubblicata da un altro editore. Direttore responsabile (Katia Pontone) e Curatore (Antonio Morello) rimarranno gli stessi. Abbiamo chiesto agli abbonati di non rinnovare per il 2024 (per ora), perché saranno comunicati i dettagli in merito dal nuovo editore. Per ora ti anticipo che ci saranno dei miglioramenti sia nella veste grafica, nella rilegatura, nella carta, nella copertina, nei contenuti ma anche nei servizi; infatti, la rivista non sarà più spedita in abbonamento postale (che ci costa ritardi e perdite delle spedizioni) bensì in modalità 'piego di libri', più costoso ma meglio 'servito'."1 punto
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Sono orgoglioso di fare parte di questo forum ! Popolato da personaggi di grande calibro..1 punto
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Si, come darti torto... ma cosa c'entra con la numismatica?1 punto
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I problemi di reazione con la plastica, per dare un'idea, sorgono dopo circa un anno. Sì, le capsule sono tondelli trasparenti a forma di moneta in plastica rigida. È un metodo sicuramente più costoso rispetto agli oblò e ancora di più rispetto ai normali fogli con bustine. Come quasi tutto, più si spende più si ha. I metodi di conservazione che occupano meno spazio sono i peggiori. I migliori sono quelli che occupano più spazio. Sta a te trovare il giusto compromesso tra spazio, tempo, costo. Per quanto riguarda il rischio di cadute ovviamente c'è: basta non farle cadere 😅. Se si è accorti, le si maneggia adeguatamente e magari sopra la scrivania con sotto un apposito vassoio non rigido, il rischio di danni è minimo.1 punto
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Scritto dall'amico @eliodoro tra l'altro... Saluti Illyricum 😉1 punto
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Mi preme precisare che non si legge da nessuna parte che la rivista "Monete Antiche" cesserà la sua pubblicazione MONETE ANTICHE continuerà ad essere pubblicata Direttore e Curatore della rivista non cambieranno. odjob1 punto
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Ri-Ciao a tutti! Oggi scrivo dello Zio Carlo e di tre ridenti cittadine del fronte occidentale, in qualche modo tra loro collegati. Questo bel ragazzo con il Pickelhaube - il caratteristico elmo a punta - pronto per il combattimento è l' "Onkel Karl" nel 1915 che scrive alla sua famiglia dal campo di addestramento di Bitsch (Truppenübungsplatz Bitsch) allora in mano tedesca, situato sul confine con la Francia che poi, col passare degli eventi, diventerà il "camp militaire de Bitche". La cartolina la invia ai suoi cari di Kreuznach (più tardi Bad Kreuznach, Renania-Palatinato) Non lontano da lì e tre anni dopo, più a nord nella città di COBLENZ (che in futuro sostituisce la "C" con una più teutonica kappa nel nome: Koblenz) vengono coniati in ferro dei soldini di emergenza (3 g - Ø 20.2 mm / 5.2 g - Ø 23.7 mm), anche loro KRIEGSGELD, denaro di guerra: ma qui c'è un particolare in più che li rende decisamente interessanti (il D è uguale per entrambi): la data di "scadenza" forse sorprenderò il nostro Sacerdote del Dio Denaro che vive in sintonia con le arti della guerra - @ART, quando vedrà che il denaro perderà il suo valore non - come si potrebbe aspettare da una valuta di guerra - dopo la gloriosa vittoria ma VALIDO FINO A UN ANNO DOPO LA STIPULA DELLA PACE (GÜLTIG BIS 1 JAHR NACH FRIEDENSSCHLUSS) Forse che nel '18 non erano più di tanto ottimisti? C'era in città una corrente politica che così invocava la cessazione del conflitto? Intanto la cassetta si riempie: Alla prossima Njk1 punto
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Buonasera a tutti, vorrei chiedere se qualcuno ha informazioni sull'emissione di questa moneta. Innanzitutto vorrei chiedere se fu emessa da q fabio massimo allobrogicus o da sui figlio di cui però non trovo cenni (probabilmente non fu degno di note). Viene indicato come denario di restituzione datato 82/80 a.C. identico nel retro a quello di q fabius maximus allobrogicus craw 265/1 ma sul davanti anziché Roma è raffigurato Apollo. Allego foto.1 punto
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Sembra che il suo magazine sia dedicato principalmente alle ricette di cucina. Certo, se le sue competenze culinarie sono le stesse che in numismatica, ci vuole coraggio a provarne una petronius1 punto
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La discussione alla quale mi aggancio ha costituito l’occasione per scrivere questo lungo, lunghissimo, post che da tempo avevo in mente e che, per questioni di tempo, non ero riuscito prima d'oggi a mettere giù. Il richiamo dell’art. 64 del Codice dei Beni Culturali non è mai ridondante e tantomeno scontato, come giustamente osserva @Oppiano . La tutela del collezionista di monete antiche trova il suo primo baluardo nella competenza, nella correttezza e nella preparazione del commerciante, requisiti tutti sussumibili nel concetto di professionalità. Il secondo baluardo è nel livello di studio e approfondimento che chi si approccia a collezionare monete antiche deve necessariamente prestare anche alla normativa nel cui ambito dovrà muoversi. E’ un dato di fatto oggettivo. Ed è un fatto altrettanto oggettivo, con il quale ciclicamente mi scontro, che alcuni (pochi per fortuna) commercianti professionisti che vendono anche monete antiche, ancora oggi non abbiano ben chiara l’essenza dell’attestazione di autenticità e provenienza di cui all’art. 64 del Codice dei Beni Culturali. Probabilmente perché il commercio di antiche non rappresenta, per loro, il core business. Capita, quindi, che taluni ritengano di assolvere all’obbligo posto dall’art. 64 del Codice dei Beni Culturali mediante la consegna all’acquirente di “un mero pezzo di carta” (o di un file, nei casi più evoluti) impropriamente denominato “certificato” di autenticità e “lecita” provenienza (come se un bene oggetto di compravendita, qualunque esso sia, possa essere di provenienza illecita!). L’attestato di cui all’art. 64 non si risolve in una foto della moneta antica (per restare nell’ambito degli oggetti di nostro interesse) corredata di una descrizione (auspicabilmente non sommaria e imprecisa) conclusa dalla pomposa dicitura: “certifico che la suddetta moneta è autentica e di lecita provenienza”, a volte pure priva di timbro e sottoscrizione del commerciante (come pure – vi garantisco – mi è capitato in un emblematico caso isolato che ha fortemente ispirato questo post). Tantomeno l’obbligo può ritenersi assolto dal rinvio alla fattura di acquisto e alle condizioni generali di vendita (che, nella stragrande maggioranza dei casi, già contengono la garanzia che il materiale proposto in vendita sia genuino e autentico). Naturalmente il mio discorso è circoscritto agli operatori commerciali italiani, gli unici ad essere tenuti al rilascio dell’attestazione in commento. E’ sconfortante verificare ancora oggi, dopo fiumi di discussioni, di problemi giudiziari e di polemiche, quanto sia complicato per qualcuno comprendere l’importanza che l’attestazione prevista dal Codice dei Beni Culturali riveste anche nella formazione del pedigree che ogni moneta antica dovrebbe recare con sé. Pedigree della cui importanza pure tanto si discute. Ovviamente lo sconforto è tutto personale. L’art. 64, che su questo forum sarà stato citato una infinità di volte, è chiaro nel delineare il contenuto dell’attestazione. La norma recita testualmente che: “Chiunque esercita l'attività di vendita al pubblico, di esposizione a fini di commercio o di intermediazione finalizzata alla vendita di opere di pittura, di scultura, di grafica ovvero di oggetti d' antichità o di interesse storico od archeologico, o comunque abitualmente vende le opere o gli oggetti medesimi, ha l'obbligo di consegnare all'acquirente la documentazione che ne attesti l'autenticità o almeno la probabile attribuzione e la provenienza delle opere medesime; ovvero, in mancanza, di rilasciare, con le modalità previste dalle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa, una dichiarazione recante tutte le informazioni disponibili sull'autenticità o la probabile attribuzione e la provenienza. Tale dichiarazione, ove possibile in relazione alla natura dell'opera o dell'oggetto, è apposta su copia fotografica degli stessi”. Ho voluto sottolineare ed enfatizzare con l’uso del grassetto le espressioni lessicali che, a mio avviso, costituiscono l’essenza della disposizione. Ribadisco che qui farò riferimento solo alle monete antiche. Il commerciante italiano ha l’obbligo (non la facoltà) di garantire all’acquirente che la moneta venduta sia autentica e di documentarne o di attestarne la provenienza (la norma non dice “lecita” perché si sarebbe trattato di una ovvietà). Tale obbligo, quindi, può essere assolto per due vie, tra esse non alternative ma in posizione di subordine l’una rispetto all’altra: a) consegnando all’acquirente la documentazione che attesti l’autenticità della moneta (una eventuale perizia, ad esempio, ove esistente) e la sua provenienza (mi viene da pensare alla documentazione giustificativa dell’acquisizione della moneta che il venditore, a sua volta, ne ha fatto da un terzo: in questo caso si potrebbero porre problemi legati alla privacy del terzo cedente che, tuttavia, ritengo possano agevolmente superarsi laddove il commerciante, al momento dell’acquisizione, abbia l’accortezza di richiedere e ottenere dal proprio dante causa una autorizzazione al trattamento e alla diffusione di quei dati sensibili); b) in mancanza (della documentazione di cui sopra), dichiarando egli stesso (il venditore, intendo) l’autenticità e la provenienza della moneta, offrendo all’acquirente tutte le informazioni a tal fine necessarie: è quest’ultimo l’attestato propriamente inteso. Ovviamente, poiché detta dichiarazione integra gli estremi di una assunzione di responsabilità a tutti gli effetti di legge nei confronti dell’acquirente, è scontato rilevare che il commerciante (che non voglia incappare in problemi) dovrà a sua volta avere accertato preliminarmente l’autenticità e la provenienza della moneta che pone in vendita (e, quanto alla provenienza, sconsiglierei a qualsiasi commerciante di farlo accontentandosi di una autodichiarazione da parte di colui dal quale intende acquisire la moneta). Per l’assolvimento dell’obbligo posto dall’art. 64 il commerciante (italiano) non può chiedere all’acquirente un solo centesimo, neppure camuffando la pretesa (postuma) sotto il velo del rimborso spese per “stampa fotografica di alta qualità” (come pure un “buontempone” si è preso la briga di rispondermi per giustificare una richiesta di pagamento di un attestato che in prima battuta non mi era stato spedito unitamente alla moneta antica acquistata). Il commerciante dovrà tenere conto di questo costo nel momento in cui andrà a determinare il prezzo della moneta offerta in vendita (o l’entità delle commissioni applicate, in caso di intermediazione), così di fatto recuperandolo comunque, sia pure indirettamente (ma in maniera sicuramente più elegante), dal cliente finale. A mio avviso, un attestato di autenticità e provenienza degno del disposto normativo dovrebbe comporsi da: (i) riproduzione fotografica della moneta, sicuramente sempre producibile nel caso dei nostri amati tondelli (si rammenti che l’art. 64 specifica che “Tale dichiarazione, ove possibile in relazione alla natura dell'opera o dell'oggetto, è apposta su copia fotografica degli stessi”); (ii) una accurata descrizione della moneta, comprensiva di dati ponderali (fedeli), stato di conservazione (per quanto opinabile) e riferimenti bibliografici, che si concluda con una attestazione di autenticità della stessa (autenticità che, come detto, dovrebbe essere stata accertata dallo stesso commerciante prima di immettere la moneta sul mercato; in ogni caso, generalmente il materiale messo in vendita viene garantito autentico già nelle condizioni generali di vendita… ma i rinvii non mi piacciono); (iii) le informazioni sulla provenienza, quali ad esempio: collezione privata italiana, europea o extracomunitaria (senza la necessità di menzionare l’identità del precedente proprietario); il numero di annotazione, in entrata e in uscita della moneta, attribuito nel registro del commerciante prescritto dalla normativa in materia di pubblica sicurezza (si veda l’art. 63 del Codice dei Beni Culturali e l’art. 128 del TULPS), informazione che tutelerà la privacy del soggetto dal quale il commerciante ha acquisito la moneta ma che consentirà, al contempo, in caso di dispute giudiziarie, di risalire agevolmente ai vari passaggi di mano della stessa; ove disponibili, eventuali precedenti passaggi d’asta noti (ad esempio, ex Casa d’Aste S.p.A. vendita n. …. del ….); (iv) timbro e firma del commerciante. E attenzione a non confondere e a non sovrapporre l’importanza dell’attestato con quella della fattura: la seconda non sopperisce e non esclude il primo. La fattura è il titolo che giustificherà e proverà la provenienza della moneta per chi l’ha acquistata, cioè per il suo nuovo proprietario. L’attestato è il documento con cui il commerciante professionale (colui che vende) ha l’obbligo di dichiarare a chi compra la precedente provenienza della moneta, legittimando in tal modo il potere che egli ha di cederla attraverso l’immissione sul mercato. Ritengo che una delle funzioni che il legislatore abbia voluto attribuire all’attestazione di autenticità e provenienza sia quella di consentire (quantomeno sul suolo dello Stato) una sorta di tracciamento dei “passaggi di mano” delle “opere di pittura, di scultura, di grafica ovvero di oggetti d'antichità o di interesse storico od archeologico” (e con i tempi che corrono non può che essere un bene sia per il collezionista che per il commerciante) così da arginare il proliferare dei ricettatori, oltre che dei falsari. Nella prospettiva del legislatore, l’attestato in parola era (ed è) finalizzato a caricare di responsabilità i soggetti coinvolti nella compravendita professionale di oggetti di antichità o di interesse storico o archeologico facendo assurgere i commercianti al ruolo (determinate) di “filtro”, essendo essi indubbiamente gravati dall’onere (non codificato ma non privo di conseguenze ove non assolto) di accertare l’autenticità e la provenienza di ciò che pongono in vendita (non mi stancherò mai di ripeterlo: colui che commercia in questo particolare tipo di beni non può pensare di superare il problema della provenienza mediante la semplice acquisizione, dal conferente, di una autodichiarazione sulla liceità della provenienza e del possesso). Infatti, poiché essi sono obbligati ad attestare all’acquirente l’autenticità e la provenienza del materiale venduto, non potranno che – in primis, a propria tutela – pretendere dal soggetto dal quale si sono a loro volta “approvvigionati” quelle medesime garanzie che essi saranno tenuti a dare all’acquirente. I commercianti, dunque, sono l’anello centrale della catena di responsabilità insite nei trasferimenti della moneta nel tempo. Un ruolo decisivo e pregno di responsabilità che, come ogni professione che si rispetti, deve essere svolto con la massima diligenza e che deve portare il collezionista a prediligere sempre l’acquisto da commerciante professionista. Un ruolo che tanti svolgono in maniera ineccepibile ma che pochi, purtroppo, fingono di ignorare con grave nocumento per l’intero settore. Saluti.1 punto
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Tutte le domeniche, dalle 8 a mezzogiorno. Poi dipende anche dal tempo, qualcuno c'è sempre perché diversi banchi sono al coperto, ma è meglio se scegli una domenica di sole. E poi ci sono anche gli amici del forum petronius1 punto
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Scusami se ti rispondo in ritardo ma sono stato molto impegnato in questi giorni. In pratica diciamo la stessa cosa ma con vedute diametralmente opposte. Quello che io indico con un periodo di crisi dovuto ai venti di guerra che portarono Ferdinando a "spogliare" le chiese con grossi introiti di materia prima per battere moneta, se non erro da te viene invece considerato come il motivo che ha portato a battere moneta con peso inferiore a quello ufficiale. Le due vedute, in maniera semplicistica, portano me a pensare che il tarì sia falso per il peso basso (ovviamente non è solo il peso a determinare il mio pensiero) e a te invece che tale "alleggerimento" possa essere giustificato proprio dal bisogno di denaro in un momento di crisi. La zecca era un Ufficio serio, con persone all'interno professionali e ben remunerate che avevano l'OBBLIGO di battere moneta di giusto peso e lega. Basta leggere uno dei tanti testi in cui sono elencati gli ufficiali di zecca e le loro rispettive mansioni (con conseguenti responsabilità) per comprendere che mai si sarebbe potuta coniare una moneta con questi dati ponderali. Il re magari poteva anche far finta di nulla ma il popolo no. Poi per sottolineare il momento di crisi riporto un frame estratto dal lavoro del Bianchini "Storia delle finanze del Regno di Napoli", p. 333. Insomma l'argento c'era... e tanto rispetto ad altri periodi. Per ultimo ma non ultimo. Per un provvedimento del genere, cioè la circolazione forzosa di moneta che non rispettava le direttive, sarebbe stato necessario una serie di comunicazioni alla popolazione, bandi e quant'altro necessario in cui veniva informata sulla natura delle stesse e che, considerando la crisi, erano da ritenersi buone a tutti gli effetti... Ad ad oggi sarebbe sicuramente rimasta traccia di un simile provvedimento. Io credo di aver terminato i miei argomenti e piena libertà ad ognuno di pensarla diversamente.1 punto
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io ipotizzo che venissero donate ad appartenenti all'arma di Fanteria a ricordo e riconoscenza a seguito degli eventi bellici. tratto da un'asta Bertolami1 punto
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Periodo fortunato questo per la sezione umbro-marchigiana della mia biblioteca numismatica, ultimo arrivato il volume in edizione originale del Corpus dedicato alle Marche, trovato in ottimo stato a 100 euro... 🤓1 punto
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Belle! Ne approfitto per postare un 10 grana 1856 con una bella curiosità: VTH al posto di VTR, provenienza collezione Mirabella, passata (inosservata) da Numismatica Scaligera, Asta E-Live 4... pensate una variante del genere su un 120 grana! Saluti1 punto
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