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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/20/23 in tutte le aree
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Buongiorno, Condivido con voi l'ultimo acquisto, una 1858 con punteggiatura completamente assente al rovescio. I tre conii a confronto : Lo studio va avanti. Un saluto a tutti. Raffaele.5 punti
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Mi sembra che si tratti di Mên, con crescente e berretto frigio. L’etnico (Eumeneia in Frigia) tra i raggi della stella: https://www.acsearch.info/search.html?id=103251383 punti
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È inutile non ci casco...sono bottoni antichi con anelli colorati magici 😆2 punti
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Ri-Ciao a tutti! Oggi scrivo dello Zio Carlo e di tre ridenti cittadine del fronte occidentale, in qualche modo tra loro collegati. Questo bel ragazzo con il Pickelhaube - il caratteristico elmo a punta - pronto per il combattimento è l' "Onkel Karl" nel 1915 che scrive alla sua famiglia dal campo di addestramento di Bitsch (Truppenübungsplatz Bitsch) allora in mano tedesca, situato sul confine con la Francia che poi, col passare degli eventi, diventerà il "camp militaire de Bitche". La cartolina la invia ai suoi cari di Kreuznach (più tardi Bad Kreuznach, Renania-Palatinato) Non lontano da lì e tre anni dopo, più a nord nella città di COBLENZ (che in futuro sostituisce la "C" con una più teutonica kappa nel nome: Koblenz) vengono coniati in ferro dei soldini di emergenza (3 g - Ø 20.2 mm / 5.2 g - Ø 23.7 mm), anche loro KRIEGSGELD, denaro di guerra: ma qui c'è un particolare in più che li rende decisamente interessanti (il D è uguale per entrambi): la data di "scadenza" forse sorprenderò il nostro Sacerdote del Dio Denaro che vive in sintonia con le arti della guerra - @ART, quando vedrà che il denaro perderà il suo valore non - come si potrebbe aspettare da una valuta di guerra - dopo la gloriosa vittoria ma VALIDO FINO A UN ANNO DOPO LA STIPULA DELLA PACE (GÜLTIG BIS 1 JAHR NACH FRIEDENSSCHLUSS) Forse che nel '18 non erano più di tanto ottimisti? C'era in città una corrente politica che così invocava la cessazione del conflitto? Intanto la cassetta si riempie: Alla prossima Njk2 punti
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Buonasera, come evidenziato da @Litra68 moneta incredibile per certi versi: 3 varianti ! L'assenza di punteggiatura al R/ mi sembra molto rara, forse un'esemplare è in possesso di un nostro amico comune e sarebbe bello la postasse. Complimenti Raffaele @Raff82 la tua raccolta vastissima di Varianti si arricchisce di un bel pezzo. Saluti, Beppe2 punti
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Una precisazione, perché è esattamente il contrario. Non bisogna confondere una polis provinciale ed una colonia. La citta nabatea di Bostra (luogo di nascità di Filippo l'Arabo) cade sotto il controllo romano durante il regno di Traiano, e diventa "Nea Traiane Bostra", capitale di provincia dell'Arabia nel 106 d.C, quando Petra aveva già registrato un sensibile calo economico. Le prime monete provinciali di Bostra, da Traiano ad Elagabalo, sono tutte in greco, eccetto i bronzi senza etnico "LEG(IONIS) III CYR" e "COS III" con Zeus Ammone al rovescio, coniati sotto Antonino Pio e Marco Aurelio e probabilmente tutti destinati alla Legio III Cirenaica di stanza a Bostra). Solo a partire di Severo Alessandro le legende vengono scritte in latino, quando Bostra acquisì lo status di colonia romana.2 punti
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E secondo me pure di produzione cinese,viste le parti "anticate" di pseudo patina nera, che a loro piace tanto spalmare di solito😁2 punti
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Ci mancava solo l'euro digitale, già è una sciagura economica quello che tocchiamo figurarsi quello che non tocchi, se ci tolgono anche il gusto dei tondelli in mano, per il piacere di collezionare, a favore del controllo digitale della moneta, vuol dire che ben presto saranno "volatili per diabetici". Finchè c'è contante c'è vita, sparito il contante avranno la possibilità di cancellare intere esistenze con un click. Bello il progresso dematerializzato, come no!!!!2 punti
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Collezione M. Othon Leonardos del 1927. Pezzi napoletani di estrena rarità.2 punti
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Ciao a tutti, visto che siamo quasi in periodo natalizio, mi sono anticipato il consueto autoregalo che mi faccio tutti gli anni per compleanno(15 dic)+Natale, non ho saputo resistere alla tentazione di spuntare una casella dalla lista "soddisfazioni da concedermi prima o poi se posso", lista nella quale era compresa anche la moneta oggetto di questo post e che ho il piacere di condividere con voi. Si tratta di un asse di Gaio Giulio Cesare Augusto Germanico, meglio conosciuto come Caligola, potrei farvi un piccolo excursus storico ma non credo che aggiungerei molto a quello che già tutti sapete (molto meglio di me anche), principalmente derivato da fonti storiche successive a lui avverse, anche se per lui, al contrario di Nerone, non ci sono molti appigli per poterlo scagionare (complice anche una quasi certa malattia mentale che lo aveva colpito negli ultimi anni del suo breve regno). Ricordo che da piccolo il primo "incontro" con Caligola fu per via della famosa storia del cavallo senatore, una cosa che mi ha sempre fatto sorridere, ho scoperto poi anche il nome del cavallo, Incitatus, al quale Caligola teneva moltissimo perchè appassionato di corse. Incitatus tra l'altro apparteneva se non vado errato, alla scuderia dei verdi, quella che poi sarà anche la preferita di Nerone (che con il verde aveva un rapporto particolare a quanto sembra). Tutto questo per dire che alla fine, senatore o meno, sicuramente era un cavallo a cui teneva molto. Dal punto di vista collezionistico ho sempre cercato di avere una sua moneta ma fino ad ora senza successo. Lasciamo quindi da parte stravaganze varie e cavalli e veniamo alla moneta in questione. Averla in collezione per me è una soddisfazione immensa ma non devo certo spiegarvi cosa si prova, lo sapete benissimo. Adoro il ritratto e il fatto che è centrata in maniera quasi perfetta. Caligola, Asse, Zecca di Roma, 37-38 d.C., RIC 38 D/ C CAESAR AVG GERMANICVS PON M TR POT; testa di Caligola R/ VESTA; S - C; Vesta con patera. 11.12g x 29mm Vi ringrazio per la vostra attenzione e le vostre sempre gradite considerazioni 😀 Matteo (ho visto che molti mettono il proprio nome in fondo al post, è una cosa che condivido volentieri)2 punti
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Esistono anche nominali di valore inferiore all'oncia: quartoncia (https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-RRB11/8) e semioncia (https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-RRB11/7), ma non avevano notazione di valore. Il termine "triens" non è una dizione diversa da "triente": uno è latino (per l'esattezza, nominativo), l'altro italiano (e comunque corrisponde all'ablativo latino). L'asse fu prodotto, per brevissimo tempo, anche in argento (la cosiddetta "libella", ovvero "libra leggera", nome derivante dal fatto che in origine l'asse valeva una libra di bronzo). Non aveva, però, notazione di valore (https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-RC/26). La moneta da tre assi non si chiamava a tripondio, ma tressis, ed effettivamente aveva una notazione "III" (https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-RRB5/1) Il sesterzio in origine valeva non 4 assi, ma 2,5; l'etimologia deriva infatti da semi-terzio, "[due più] metà del terzo". Proprio per il valore di 2,5 la sua notazione era "IIS", ovvero "asse-asse-semisse". La notazione "HS" secondo me non esiste: compare nella scrittura corrente (ad esempio, sui muri di Pompei) ma credo che sia solamente un "IIS" barrato in centro, esattamente come "£" per la "L" di lira. Il valore fu portato a 4 quando quello del denario fu portato a 16 (perché il sesterzio era un quarto del denario), ma non ricordo di aver mai visto la notazione "IIII". I sesterzi non furono mai emessi in bronzo, in epoca repubblicana, a meno che siano sesterzi alcune emissioni di Cesare (https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-I2/46) e Ottaviano (http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-I17/38). Sono in effetti sesterzi in bronzo alcune rare monete della serie navale di Antonio, che però alcuni studiosi riconoscono come emissioni greche e non romane (vedi sotto). Inoltre non è corretto parlare di "ottone": l'altra lega usata per queste monete, oltre al bronzo, è l'oricalco. La notazione "X", prima che sul denario, compare sul decussis, di pari valore ( http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-RRB13/1) La notazione "XVI" compare su poche emissioni. Poi per ragioni tradizionali si torna a "X" benché il valore sia rimasto di 16 assi. La notazione a forma di asterisco non è, probabilmente, una "X" barrata, ma un monogramma della notazione "XVI" Le notazioni superiori a X, che compaiono sugli aurei, sono di dubbia interpretazione: non è detto che esprimano il valore in assi (dovrei cercare la bibliografia su questo; molti studiosi concordano in effetti sul fatto che esprimano il valore in assi, ma ricordo che ci sono delle difficoltà in relazione al valore reciproco oro/bronzo che si ritiene sussistesse all'epoca). Una curiosità: potrebbe essere non un caso, ma una specie di gioco di parole, che la notazione "I" corrisponda all'iniziale di Ianus (dio, come noto, raffigurato sull'asse) e la notazione "S" a quella di Saturnus (presente invece sul semisse) Sulla serie navale di Antonio:2 punti
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DUPONDIO (monetazione tipica con la Testa di Minerva) simbolo del valore (II) e valeva 2 assi TRIPONDIUS simbolo del valore (III) e valeva 3 assi SESTERZIO simbolo del valore (IIII) o (IIS) o (HS) e valeva 4 assi. Moneta prodotta sia in argento che in bronzo/ottone QUINARIO d'argento simbolo del valore (V) e valeva la metà di un denario DENARIO simbolo del valore (X) e valeva 10 assi (almeno all'inizio) successivamente "X barrata" (X) o (XVI) per indicare il valore di 16 assi AUREO da 20 assi simbolo del valore (XX) AUREO da 40 assi simbolo del valore (XXXX) AUREO da 60 assi simbolo del valore (LX)2 punti
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Le monete classiche , nel mio caso le repubblicane , riservano sempre delle conoscenze inaspettate se da queste si riesce ad indagare a fondo sulle legende , sulle iconografie o sui nomi che accompagnano le immagini dei rovesci , ricerche che in teoria potrebbero servire a proporre anche nuove ipotesi . Sono da sempre convinto che le monete antiche acquisiscono un valore collezionistico personale ancora maggiore quando da esse si estraggono quante piu’ notizie possibili , numismatiche e storiche , almeno per mia cultura la penso cosi’ , ma naturalmente non e’ una regola uguale per tutti . Fatta questa breve premessa passo ad illustrarvi quanto da me ignorato prima della ricerca storica su un’ Asse che recava nel rovescio , sopra la classica prua di nave , il prenome e nome M. ATILI Notizie tratte da Wikipedia : La Gens Atilia , a volte scritta storicamente Attilia , era una famiglia plebea di Roma che salì alla ribalta all'inizio del IV secolo a.C. Il primo membro di questa Gens ad ottenere il consolato fu Marco Atilio Regolo , nel 335 a.C. Gli Atilii continuarono a detenere le più alte cariche dello stato per tutta la storia della Repubblica e fino alla prima epoca imperiale . Gli Atilii , ramo dei Reguli , erano i più illustri della loro Gens . Il cognome Regulus è un diminutivo di Rex , piccolo Re , Signore , Principe . Questa famiglia salì alla ribalta al tempo delle guerre sannitiche e continuò fino all'intervallo tra la prima e la seconda guerra punica , quando fu soppiantata da quella dei Serranus o Saranus . Gli Atilii Serrani (Sarani) continuarono fino al tempo di Cicerone , prima di svanire nell'oscurità . Alcuni esponenti della Gens Atilia , esempio Marco Atilio Serranus , portavano il cognome "Serranus". Secondo quanto detto da Virgilio nel nono libro della sua Eneide, la forma in questione perpetuerebbe il nome di uno dei giovani Rutuli sorpresi nel sonno da Niso (durante la guerra fra Rutuli e Troiani) che nel corso della sua aristìa fa irruzione nel ricco padiglione del condottiero Remo , il quale verrà da lui massacrato con gli accompagnatori personali e alcuni guerrieri ai suoi ordini , tra i quali un adolescente chiamato appunto Serrano . Nel testo latino Serrano è definito insignis facie , ovvero "bellissimo d'aspetto" , espressione che per molti traduttori andrebbe intesa in senso non solo fisico , ovvero chi è bello è anche buono (il concetto di Kalokagathia , mutuato dal mondo greco) e dunque benvoluto ; il suo assassinio , che perdipiù è effettuato tramite decapitazione , al pari del suo condottiero Remo e dei commilitoni Lamiro e Lamo , sarà motivo di grande dolore per l'esercito rutulo . D'altronde il poema virgiliano celebra esplicitamente questa gens nel libro sesto , quando Anchise mostra al figlio Enea nei Campi Elisi i futuri protagonisti di Roma , tra i quali anche uno degli Atilii caratterizzati dall' agnomen . " Uccide vicini tre incauti schiavetti distesi in mezzo alle armi e lo scudiero di Remo; uccide anche l'auriga, sotto i cavalli scovatolo; con la spada gli recide la gola riversa. Poi tronca la testa al loro signore, e lascia che il corpo rantoli in grosso fiotto; caldo di sangue nerastro si imbibisce a terra il giaciglio. E ancora Lamiro e Lamo e il giovinetto Serrano, che in quell'ultima notte a lungo aveva giocato, bello d'aspetto; le membra domate dal dio gravemente, stava disteso; fortunato, se ancora avesse prolungato il gioco per tutta la notte, fino a che non spuntasse la luce " (Virgilio , Eneide , IX ) " Chi te, o grande Catone, potrà passare sotto silenzio, e te, o Cosso? chi la stirpe di Gracco o la coppia - due fulmini in guerra - degli Scipiadi, rovina della Libia, e la frugale forza di Fabrizio, o te, che nel solco, Serrano, affondi i semi?" (Virgilio , Eneide , VI) In foto tre esemplari 2 assi e 1 Denario che recano i nomi M. ATILI , M.ATIL e SAR emesso da uno o forse due Marco Atilio (Saranus) , personalmente dubito che entrambe le versioni appartengano allo stesso monetiere di questa Gens pur avendo lo stesso prenome Marco , lo deduco anche per il motivo che la seconda versione con M. ATILI o ATIL viene datata circa al 148 a.C. (Cr.214/2) , mentre la prima versione con SAR , circa al 155 a.C.(Cr.199/2) Considerando che Marco Atilio Sa(r)ranus fu Triumviro monetalis circa nel 151 a.C. e che probabilmente costui fu il figlio di Marco Atilio Serrano Pretore del 174 , le sue monete dovrebbero recare l'iscrizione SAR , quindi queste monete potrebbero appartenere al tipo 199/2 , anno 155 , mentre le monete con iscrizione M. ATILI o M. ATIL , dovrebbero appartenere ad un altro M. ATILIO , forse nipote del primo M. ATILI SARANUS il Pretore del 174 , oppure potrebbero ricordarlo postumo ; due Marco Atilio Sarano sono conosciuti tramite due personaggi , insieme al monetiere del 155/148 a.C. , o probabilmente sono le stesse persone : Marco Atilio (C. f. C. n.) Serranus , Pretore nel 174 a.C. , al quale venne assegnata la Sardegna e gli fu affidato il comando della guerra in Corsica . Marco Atilio (M. f. C. n.) Serranus , Pretore in Hispania Ulterior nel 152 a.C. , sconfisse i Lusitani e prese la loro città principale, Oxthracae. Non ho trovato altre notizie sul personaggio . In foto due Assi recanti al rovescio M. ATILI e M. ATIL e un Denario con al rovescio SAR1 punto
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Buongiorno a tutti! Finalmente, dopo tanto cercare, sono riuscito ad aggiudicarmi un mezzanino di II tipo di Andrea Dandolo... una moneta che mi ha affascinato fin dalla prima occhiata ma che alla prima occasione mi ero lasciato sfuggire... ...e che poi ho faticato davvero a trovare, almeno in stato di conservazione soddisfacente! Sarà anche comune, come ho sentito scrivere nel forum, ma evidentemente chi ce l’ha non la cede facilmente!😅 Eccola qua: Ex Numismatica Ferrarese, asta e24 del settembre 2023... ...peso 0,76 g, diametro compreso tra 14,90 mm e 16,48 mm, orientamento degli assi di conio 0 gradi...1 punto
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Salve a tutti. Un bronzo della "Anders collection" esitato prima da Roma Numismatics e poi da NAC, indicato come "zecca incerta" del Sud Italia. Diametro mm. 17, peso gr 6,13. Oltre al cartellino della collezione Anders (che ne fa propria l'indicazione), ce n'è uno di una precedente collezione con precisa descrizione ed attribuzione alla zecca di Locri che non sono riuscito a trovare in sillogi o medaglieri... Al rovescio, alla destra dell'aquila (?) solo deboli tracce di lettere... graditissimi, come al solito, pareri ed indicazioni con ringraziamenti anticipati1 punto
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Credo che valga molto di più rispetto all'investimento iniziale😆 ... comunque non mi dispiace 👍1 punto
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Ciao, è un tetra si Filippo (a me sembra Filippo I, ma potrei sbagliarmi col figlio). Una moneta in una lega con basso contenuto di argento. Coniata ad Antiochia come scritto in esergo. Non mi suscita dubbi particolari riguardo la sua autenticità. Conservazione direi un VF? Nel complesso una bella moneta, complimenti.1 punto
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Trovata!4 reichpfennig 1932 ora ho capito cosa mi ricordava con quel cerchio! https://en.numista.com/catalogue/pieces8463.html1 punto
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DE GREGE EPICURI @littleEvilA me la moneta sembra autentica,anche se come moneta è ormai deturpata, specie dai fermagli al rovescio. Peccato, perchè le monete ungheresi di Maria Teresa sono molto belle.1 punto
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Chi colleziona euro di solito utilizza EURik. App scaricabile gratuitamente.1 punto
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Non pensavo che fosse così ostica... questa sorta di croce... ...non è una croce.1 punto
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Malta 2023 - 10 euro in ag. 9999 (gr. 62,20) 550° Anniversario della nascita di Niccolò Copernico1 punto
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Buonasera a tutti, complimenti @Raff82, azzarderei tre varianti in una sola moneta. Lettere grosse al diritto Assenza punteggiatura al rovescio Aquile Rovesciate . Saluti Alberto1 punto
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Buonasera rugbysti! Intanto parto col fatto che stasera purtroppo devo saltare la partita mannaggia. Non so se vedere i vostri bei commenti o vederli domani,magari dopo aver visto la replica sulla piattaforma preposta(credo questa scelta). Voi commentate e commentate comunque😁 Sono d' accordo con quel che dici. Ma mi sono promesso di non parlar più dopo che sono stato smentito nei principali appuntamenti dei quarti🤣 Penso che in cuor nostro,stiamo vedendo tutti la stessa finale,ma saremo siiiiicuramente divisi nel pronostico finale😏1 punto
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Lascia stare. Si tratta di una patacca, come appare chiaramente dall'aspetto della scritta FERT e dal bordo risicato.1 punto
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Ars et Nummus asta n. 2 dei giorni 16-17-18 maggio 1963 Non c'è la foto nella tavole.1 punto
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Buongiorno...se è in mistura e le dimensioni sono le medesime, dovrebbe pesare di più!! Non moltissimo, ma na piccola differenza dovrebbe esserci... Vedo però dal nostro catalogo che però il peso è variabile, e credo si intenda che la moneta in rame ha cmq peso variabile ...da 4,9 a 5,35... Il colorito almeno dalle foto non fa necessariamente pensare ad una moneta in mistura o biglione, non c'è niente di argentino in questa foto. Inoltre non ho mai sentito o visto per altre monetazioni prove in mistura ma solo in rame, piombo, metallo bianco...ma in rame con piccola percentuale di argento mai, ma è solo la mia esperienza. Poi ci sono monete di presentazione in rame, argento e in oro ma questo è un altro discorso.1 punto
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Molto interessante, grazie. Non sapevo che le monete dell'82 a.C. avessero "restituito" quelle del 1271 punto
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Ciao Sandokan, posseggo tipologicamente tutte le monete con Menelik II a parte quelle in oro, quel tondello non è una moneta. Purtroppo nello specifico non posso essere di aiuto perchè non so proprio di cosa si tratta.1 punto
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Perdonami ma sono cose completamente diverse: un conto è chi compra ESCLUSIVAMENTE per rivendere subito dopo a prezzo maggiorato, e lo fa da privato cittadino (NON da negoziante: è ovvio che i negozianti debbano guadagnarci...), come abbiamo avuto esempio anche qui (un utente che si vantava di aver preso numerose monete Ag Aeronautica da 5€, ormai esaurite sul sito, e dava appuntamento agli utenti su ebay sfottendo a destra e a manca), un altro il collezionista che compra per il gusto della moneta e che, per un motivo o per un altro, dopo anni, si rivende la collezione...1 punto
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Più per muovere le acque che per convinzione, mi butto con Tyndaris (Greek Sicily). apollonia1 punto
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Ho trovato un interessante articolo che parla dell'arco di Fabiano "fornix fabianus" che fu eretto da Quinto Fabio Massimo Allobrogicus. Nell'articolo viene riportato il denario con apollo definendolo denario di Q. Fabio Massimo. Lo riporto qui di seguito perché mi sembra interessante in generale e comunque potrebbe dare indicazioni sulla moneta coniata credo in onore di q fabius maximus proprio nel periodo della dittatura di Silla 82/80 a.C. FORNIX FABIANUS - ARCO DI FABIANO POSIZIONE DELL'ARCO ARCO Dl FABIANO. "A piedi del lato Orientale del Comizio si pone comunemente l'arco di Fabiano, il quale doveva trovarsi nello sbocco della via Sacra nel foro." Il Fornix Fabianus fu uno dei più antichi archi trionfali di Roma eretto nel Foro Romano a cavallo della via Sacra, tra la Regia e la Casa delle Vestali, dove cioè inizia la salita della Velia. Il Fornix Fabianus segnava l’angolo nord-est del Foro all’altezza della Basilica Aemilia e, pur non essendo il primo eretto a Roma, fu il primo arco nel perimetro del Foro, un grande onore che poi in età imperiale sarebbe stato riconosciuto solo ad Augusto, Tiberio e Settimio Severo. RICOSTRUZIONE DELL'ARCO DI FABIANO L’Arco Fabiano viene citato due volte da Cicerone che lo chiama “fornix” anche perché era un arco semplice; egli nel primo testo racconta che il Fornice si trovava sulla Via Sacra nel tratto che collegava il Foro al Vico per il quale si saliva sul Palatino, dove si trovava la casa di Ortensio che poi divenne consigliere di Augusto. Nel secondo testo racconta che quando la folla scendeva giù dalla Via Sacra Summa, iuxta Regia, all’altezza della Regia doveva stringersi per passare sotto il Fornice Fabiano. Il termine fornix venne usato per gli archi eretti in età repubblicana, in età imperiale furono chiamati arcus, il che sottolinea anche il differente valore che questi monumenti ebbero nelle due età. Il fornix era eretto a spese proprie dalla gens che intendeva così pubblicizzarsi al popolo di Roma; era stato così per l'Arco di Scipione ed fu così per la Fornix Fabiana fatta erigere nel 120 a.c. dalla gens Fabia dopo aver ottenuto il consenso del Senato. QUINTO FABIO MASSIMO ALLOBROGICO Il fornix era stato eretto da Quinto Fabio Massimo Allobrogico (Quintus Fabius Maximus Allobrogicus; ... – ...; fl. 120 a.c.) nel 121 a.c. per celebrare la sua vittoria sugli Allobrogi. GENS FABIA Fabio Massimo, apparteneva alla nobile gens Fabia, antichissima famiglia patrizia romana, inclusa fra le cento gentes originarie ricordate dallo storico Tito Livio. Era figlio di Quinto Fabio Massimo Emiliano, console romano nel 145 a.c. e venne nominato questore nel 134 a.c., lo stesso anno in cui lo zio Scipione Emiliano ottenne il secondo consolato, cosicchè partì a suo fianco per la guerra contro i Celtiberi in Hispania. La guerra terminò nel 133 a.c. con la distruzione della città di Numanzia, l'antica roccaforte celtiberica di Numancia, in Spagna, dopo 15 mesi di assedio. Tornato a Roma nel 132 a.c., si occupò personalmente nel 129 a.c., delle esequie dello zio, pronunciando egli stesso il discorso funebre in suo onore. Venne poi nominato Pretore della Spagna nel 124 a.c., cui seguì la carica di console nel 121 a.c., avendo come collega l'infame Lucio Opimio, colui che pur essendo di estrazione plebea sterminò tremila Romani sul monte Aventino, costringendo Gaio Gracco al suicidio. Divenuto console nel 121 a.c., gli fu affidata la guerra contro gli Allobrogi in Gallia Transalpina, riportando una vittoria decisiva su di loro e su Bituito, re degli Arverni. A Fabio venne affidata la guerra contro gli Allobrogi nella Gallia Transalpina. Qui guidò l'esercito assieme al suo predecessore Gneo Domizio Enobarbo, console romano nel 122 a.c. Vinse nello stesso anno una vittoria decisiva sugli Allobrogi e su Bituito, re degli Arverni. Nel 120 a.c., per queste vittorie, gli venne accordato dal senato il trionfo, durante il quale fece sfilare il re degli Arverni, Bituito, nella sua armatura d'argento, e gli fu conferito l'agnomen Allobrogicus. Inoltre il Senato decise di far innalzare in suo onore il Fornix Fabianus, un arco sulla Via Sacra che segnava l’angolo del Foro all’altezza della Basilica Aemilia, e fu il primo arco nel perimetro del Foro. Il senato accordò il monumento ma fu pagato dallo stesso Fabio grazie ai bottini di guerra. Il Fornix Fabianus, o Arco Fabiano venne eretto nel Foro Romano a cavallo della via Sacra tra la Regia e la Casa delle Vestali nel 121 a.c. per celebrare la vittoria sugli Allobrogi. Fu poi restaurato da suo nipote nel 56 a.c. che se lo dedicò a sua volta, Ancora esistente ai tempi di Cicerone (106-43 a.c.), fu abbattuto, spoliato e riciclato non sappiamo quando. Nel XVI secolo furono rinvenuti nei paraggi frammenti di iscrizioni appartenenti al monumento, ma la sua collocazione è stata precisata solo in seguito a sondaggi nel XX secolo. Rufo e Vittore alla fine del IV secolo lo chiamano Arcus Fabianus, ma non ci sono poi altre citazioni del monumento. Era ancora esistente ai tempi di Cicerone (106-43 a.c.) POSIZIONE DELL'ARCO DI FABIANO (INGRANDIBILE) I RESTI DELL'ARCO Nel 1546 vennero rinvenute presso il Tempio di Antonino e Faustina le epigrafi dedicatorie dell'Arco ed altri frammenti ad esso pertinenti che erano stati utilizzati per la copertura della Cloaca sulla Via Sacra. L’epigrafe dedicatoria dell’arco (CIL VI, 1407) era però intitolata a Quinto Fabio Massimo nipote dell’Allobrogico. LE EPIGRAFI Sembra che all'epoca l’epigrafe già si trovasse "in Hortis Maximorum ad Forum Boarium" perché, come narra Pirro Ligorio, la gens Maximorum stava raccogliendo documenti epigrafici che testimoniassero le antiche origini della famiglia. Quando si seppe che erano stati ritrovati frammenti del Fornix Fabianus, ottennero dal Papa Paolo III l’autorizzazione a condurre gli scavi per conto proprio, per cui ciò che veniva ritrovato lo portavano nei loro Horti della zona del Foro Boario (dove i cinquecentisti credevano che anticamente trovasse la domus dei Massimi). LE FONDAZIONI DEL FORNIX RINVENUTE NEGLI SCAVI DEL 1953 Le iscrizioni dedicatorie e parecchi frammenti dell' arco furono rinvenuti nel 1546 presso il tempio di Antonino e Faustina, ma che già avevano servito come materiale nella costruzione di mura medievali e soprattutto per la copertura della Cloaca sulla Via Sacra, mentre altri frammenti vennero fuori da un muro “qui dividebat Comitium a foro romano”. Secondo le epigrafi, l'arco era stato decorato con le statue di Q. Fabio Massimo Allobrogico, di Lucius Aemilius Paullus, vincitore di Perseo di Macedonia, e di Lucio Cornelio Scipione Africano minore. Altri avanzi del Fornix Fabianus, soprattutto i pesanti blocchi componenti la volta, dai quali si può calcolare la luce dell'arco a m.3,80, furono rinvenuti nel 1882, ma anche essi vennero spoliati e riutilizzati nel medioevo. CICERONE L’Arco Fabiano viene citato due volte da Cicerone che lo chiama "fornix" proprio perché era ad un solo arco e narra che il Fornice si trovava sulla Via Sacra nel tratto che collegava il Foro al Vico per il quale si saliva sul Palatino, dove si trovava la casa di Ortensio che poi divenne di proprietà di Augusto. Cicerone aggiunge che quando la folla scendeva giù dalla Via Sacra Summa, iuxta Regia, all’altezza della Regia doveva stringersi per passare sotto il Fornice Fabiano, posizione del resto confermata dall'oratore Crasso che, per burlarsi del vanitoso Memmio, diceva "credersi egli tanto alto da dover abbassare il capo quando, scendendo sul Foro, passava sotto l' arco Fabiano". LA LOCAZIONE Dalle notizie date dagli scrittori antichi dobbiamo supporre che non fosse collocato dove ora sono ammucchiati i suoi frammenti (presso XXVII sulla pianta severiana), ma piuttosto verso la Regia e il tempio di Vesta ((Cicerone De or. : ad fornicem Fabianum; Planc. 17.7; Sen., Constant. 1.3). Le fonti descrivono il Fornix Fabianus come 'accanto alla Regia' (iuxta Regiam: schol. Cicer. 211 Stangl), o 'accanto alla pozzo in pietra di Scribonius Libo che si trova nel Porticus Iulia' (ad puteal Scribonii Libonis quod est in porticu Iulia: schol. ad Pers. 4.49), e 'davanti alla Sacra Via tra il Tempio di Faustina e il Tempio di Vesta' (ante Sacram viam, inter templum Faustinae ac Vestam: SHA, Gall. 19.4). MONETA DI Q. FABIO MASSIMO Comunque gli studiosi hanno localizzato l'arco sia a sud che a nord della Regia, ma oggi gli studiosi concordano nel collocarlo a nord, soprattutto sulla base di recenti scavi (Steinby) e della ottima analisi che fa Coarelli delle testimonianze letterarie in merito. Abbiamo anche in merito una lettera del 1859 dell'archeologo romano Giovan Battista De Rossi a Teodoro Mommsen con il quale stava collaborando alla stesura del "Corpus Inscriptionum Latinarum", in cui il reverendo De Rossi tenta di tracciare una storia del monumento a partire dai primi resti che erano stati individuati nel Rinascimento, basandosi sulla menzione che ne fece l'archeologo e antiquario Giovan Bartolomeo Marliano (1488 – 1566) nella sua "Urbis Romae Topographia" del 1543. L'arco era probabilmente ancora in piedi nel V o VI secolo d.c., si che Rufo e Vittore alla fine del IV secolo lo chiamano Arcus Fabianus, ma sono le ultime citazioni del monumento. BIBLIO - Giuliano Malizia - Gli archi di Roma - Newton Compton Ed. - Roma - 2005 - - G. Lugli - Monumenti minori del Foro Romano - Roma - 1947 - - Marco Tullio Cicerone - In Verrem actio prima - I - - Filippo Coarelli - Guida archeologica di Roma - Verona - Arnoldo Mondadori Editore - 1975 - - R. Lanciani - Storia degli Scavi di Roma - Roma - 1903 - - Urbis Romae Topographia - 1550 Reprint - Bartolomeo Marliani - 2021 - Da True World of Books - Delhi - India - - Silvio De Maria - Gli archi onorari di Roma e dell'Italia romana - L'Erma di Bretschneider - Roma 1988 - - Vol. VI - Inscriptiones Urbis Romae Latinae - 1876 -1 punto
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No, è Marco Aurelio. Provinciale di Bostra (Arabia) con legenda ΝƐ(A) ΤΡΑ(IANA) ΒΟϹΤ(PA) https://rpc.ashmus.ox.ac.uk/coins/4/67281 punto
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Il massaro (m gotica) è Marco Navager operante dal gennaio 1343 fino a luglio 1348. Essendo mezzanino nuovo, l'intervallo temporale e dal 1346 al luglio 1348: potrebbe anche essere posto in piena epidemia di peste nera1 punto
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Il mezzanino di Andrea Dandolo e quello di Michele Steno, che lo riprende per l'utilizzo a Verona e Vicenza, sono le uniche monete che hanno il cero. E chissà per quale motivo... Arka Diligite iustitiam1 punto
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Il cero è uno delle sette insegne dogali Per ringraziarlo della sua assistenza nelle trattative per l’atto di pace con il Barbarossa, Papa Alessandro III concesse al Dose Sebastiano Ziani il privilegio di farsi precedere nelle cerimonie pubbliche da un cero bianco, quale segno visibile di onore e dell’amore del Papa. Il cero, portato dal cappellano del Dose, originariamente era simbolo di penitenza, ma venne presto trasformato in insegna d’onore, di privilegio e fedeltà. In seguito divenne un accessorio inseparabile dal Dose stesso, tanto che se per qualche motivo la suprema carica non vi partecipava, anche il cero era escluso dalla processione.1 punto
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Una volta nel beauty case di mia suocera, aperto in bagno e di uso quotidiano, ho trovato una sterlina d’oro e un 20 dollari saint gaudens, autenticissime entrambe.. e per 12 mesi è stata con una badante straniera in casa, da sole..1 punto
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Buonasera Grazie per le esaurienti risposte, una domanda ho ancora, il difetto di conio può dare un qualche valore aggiunto alla moneta oppure no, vedo spesso un interesse particolare per la monetazione riportante difetti di conio e non parlo di difetti più o meno ricorrenti come ad esempio le 5 lire 1969 con l'uno capovolto, dovuto comunque a un difetto di conio, ma a difetti casuali e unici comunque ricorrenti. Grazie per le risposte. Silvio1 punto
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La moneta è stata conservata male da chi ti ha precededuto nel possesso. La mancanza di materiale può essere dovuta a qulacosa che si è fermato nel conio e ha creato qull'avvallamento. I parecchi segni inficiano la conservazione e anche se i rilievi non sono male, io non andrei oltre il BB/SPL.1 punto
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Penso siano autentici : le morbidezze sono dovute sia a una certa consunzione del conio che a cattiva pulizia con molti residui obliteranti di Cloruro d'Argento ( quella sostanza bruno violacea di consistenza simile al piombo che spesso ricopre le monete d'argento con lunga permanenza nel sottosuolo) Stesso discorso per la crepa, è riempita di materiale, presumibilmente cloruro d'argento, e ho pochi dubbi sull'autenticità del pezzo, data anche la cristallizzazione e le superfici saltate Un cordiale saluto, Enrico1 punto
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120 grana 1859 di Francesco II, ultima arrivata in collezione. foto di insieme delle altre della stessa serie che ho. adesso mi manca il tarì1 punto
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Grazie veramente per questo nuovo slancio a una manifestazione a cui tengo molto. Molto apprezzato lo sforzo di raccogliere in modo costruttivo le critiche mosse in precedenza, anche attraverso questo forum, ad altre famose manifestazioni. Spero davvero che questi intenti possano far crecere capillarmente l'interesse per la numismatica partecipando numerosi. Così creando un punto d'incontro in un capoluogo da sempre vivacissimo negli scambi commerciali, ma spesso snobbato come fosse in concorrenza per campanelismo.1 punto
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Salve. Condivido una moneta di Carlo II. Si tratta di un tarì del 1685 il cui fascio è legato a II. Il suo peso è di g. 5,61. Un caro saluto a tutti.1 punto
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volevo condividere con voi questo bel mezzo ducato di Carlo II, che per qualità entra di diritto nelle più belle della mia piccola collezione.1 punto
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Buongiorno a tutti! Vorrei sottoporre alla vostra attenzione questo asse Giano/Prua catalogato come Cr. 56/2. Peso 36,67 gr e diametro 32 mm. Mi è sorto qualche dubbio, in quanto il bordo ha una protuberanza centrale che corre per quasi tutta la lunghezza del bordo stesso, come se fosse una fusione. Inoltre, come ho evidenziato, ci sono due crateri che mi sembrano sospetti. Anche il bordo ha due crateri. Forse questi "campanelli d'allarme" sono solo il risultato della fusione del tondello pre coniazione? D'altro canto, l'impressione è buona e la patina ha formato tracce di malachite (presumo). Lascio parlare le immagini, ho provato a fare molte fotografie con luce diversa, sperando siano sufficienti per un vostro parere. Grazie mille in anticipo a chi vorrà intervenire.1 punto
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Un pezzo che (non so neanche io bene perchè) mi piace particolarmente: un asse "veramente" sestantale (pesa 61 grammi), di dimensioni ragguardevoli (diamentro 37 mm, spessore di ben 7 mm).1 punto
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