Vai al contenuto

Classifica

  1. CdC

    CdC

    CDC


    • Punti

      8

    • Numero contenuti

      1013


  2. Vel Saties

    Vel Saties

    Utente Storico


    • Punti

      5

    • Numero contenuti

      2711


  3. lorluke

    lorluke

    Utente Storico


    • Punti

      5

    • Numero contenuti

      2846


  4. Archestrato

    Archestrato

    Utente Storico


    • Punti

      4

    • Numero contenuti

      1433


Contenuti più popolari

Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/07/23 in tutte le aree

  1. Sono stati nascosti (non cancellati) altri due post. E' l'ultimo tentativo, prima di chiudere una discussione che poteva anche essere interessante se non avesse preso, chissà poi perché, una strada dai toni sbagliati. E' legitttimo che un utente difenda le proprie idee, e un altro, invece, le critichi ma, come dicevano i latini, est modus in rebus, esiste una giusta misura delle cose, e non è quella vista qui finora. Proviamo a cercarla questa misura, e a continuare la discussione.
    4 punti
  2. In vent'anni avrai sicuramente trovato una gran varietà di monete, benchè comuni: invece di disperdere tutto magari potresti selezionarle e mettere in piedi una piccola ma interessante raccolta. Sarebbe un buon passatempo e non vanificherebbe la briga di aver conservato monete per così tanto tempo.
    3 punti
  3. Buongiorno. Falso allarme. A mio avviso, non si tratta di una variante inedita... Molto probabilmente, quest'anomalia è dovuta ad una rottura del conio che ha interessato la lettera E, tanto da farla apparire un blocco unico che va a delineare qualcosa di simile ad una grossa lettera I. Entrando nel dettaglio, possiamo notare una serie di singolari elementi che contraddistinguono questo conio: il 4 che tocca il 6; la foglia che tocca il 4; nessuna bacca alla destra del 4; una sbavatura alla destra della T; qualcosa sotto la S; una tacchetta sotto la E; etc. In conclusione, si conosce un solo conio con l'insieme di tutte queste caratteristiche. Una moneta con lo stesso conio al rovescio, la postò Asclepia in questa vecchia discussione... Spero di essere stato utile, Lorenzo
    3 punti
  4. Buonasera, La riscoperta delle vicende collezionistiche di una moneta in un passato più o meno remoto a volte richiede lunghe attese. Come una ferita, la lacerazione della memoria implica un decorso a volte frustrante al fine di potersi ricomporre. E così, mentre insisto nel tendere l’orecchio, per cogliere un suo sussurro nella nebbia, mi è capitato di trovarmi faccia a faccia con una presenza inaspettata. Un’altra “vecchia moneta antica” sepolta senza memoria di sé che amaramente rimpiange il tempo che fugge alle nostre spalle, per non tornare mai più. Un incontro che tuttavia allevia il peso dell’attesa, un’occasione per soccorrere un altro naufrago nel frattempo. Era stata vittima di chissà quali traversie. Cicatrici indelebili ne solcavano il volto, segno della caccia spietata di un predatore senza scrupoli, ed un sortilegio del mondo moderno ne aveva intrappolato la figura in una gabbia trasparente. Giaceva così quando la incontrai, serrata nelle fauci della bestia che chiamiamo Slab, nella recente asta 232338 di Heritage al lotto 63009. Una belva famelica aveva provato ad asportare le tracce di ossido che coprivano l’etnico al rovescio ed i campi e parte dei rilievi al dritto, facendo solo danni ad una moneta che non aveva ricevuto la benevolenza dei millenni. Tuttavia, pur slabbato e ferocemente pulito, l’esemplare non era stato ancora sopraffatto dalla cupidigia di un certo mercato. Per questa sua volontà di resistere e di riemergere a tutti i costi dall’oblio, sento forte e giustificato lo sprone a condividerne i ricordi. Quando e chi abbia provato a pulire malamente la moneta non credo lo sapremo mai, sicuramente ciò è potuto accadere solo dopo la fine del giugno 1927. Quando sia stata slabbata non saprei ricostruirlo. Nella vendita tenuta tra il 27 ed il 30 giugno 1927 da Henri Baudoin, Arthur Sambon ed Ambrogio Canessa a Parigi figurava al lotto 746 il didrammo geloo catalogato nell’opera di Jenkins su questa zecca al numero 96.27 (O29-R51). La stessa moneta passata da Heritage senza essere notata o ascoltata, nonostante di cose da dire ne avesse, eccome. E che storia poteva narrarci? Quella del suo precedente custode naturalmente: Pasquale Maria Attanasio Giuseppe Nicola Fredere Vincenzo Luigi del Pezzo (Berlino 2-5-1859, Napoli 20-6-1936) ottavo Duca di Caianello e Marchese di Campodisola (sesto della sua famiglia a ricevere questo titolo). Il titolo ducale fu ricevuto da Ottavio del Pezzo il 22-4-1651 per avere combattuto a favore di Filippo IV nei moti rivoluzionari del 1647, quello marchionale giunse circa mezzo secolo dopo a Gaetano del Pezzo terzo Duca di Caianello per successione dalla famiglia De Simone, sposó infatti Maria Francesca De Simone. Il nostro Pasquale del Pezzo si laureò a Napoli in Giurisprudenza prima e matematica poi. Fu presso l’università Federico II professore di geometria, preside della facoltà di Scienze e rettore. Fu un insigne matematico ma progressivamente, forse per un qualche richiamo ancestrale alle funzioni istituzionali o più probabilmente per il suo ruolo di rilievo nella massoneria, si avvicinò alla vita politica attiva: di Napoli prima e del Regno d’Italia successivamente. Consigliere provinciale di Caserta nel 1879, membro del consiglio superiore della pubblica istruzione, membro del Consiglio superiore di statistica, sindaco di Napoli dal 1914 al 1917, senatore (nel gruppo liberale democratico) dal 1919 fino al decesso e membro della Commissione per il giudizio dell’Alta Corte di giustizia (1929-1934). Fu socio dell’Accademia dei Lincei, altresì socio e poi presidente dell’Accademia pontaniana di Napoli e della Società reale di Napoli. Ricevette varie onorificenze: cavaliere, ufficiale, commendatore e grande ufficiale dell’ordine dei santi Maurizio e Lazzaro, commendatore e grande ufficiale della corona d’Italia. Una nota di vita privata interessante è che sposó in prime nozze Anne Charlotte Leflere, sorella di un importante matematico svedese ma soprattutto autrice di teatro e sostenitrice della lotta per i diritti delle donne. Apparentemente il del Pezzo non coltivò con significativo coinvolgimento il suo interesse nella numismatica, la sua collezione forse andrebbe considerata nel solco di quello che era un uso comune tra gli aristocratici del suo tempo. Tuttavia non riesce difficile immaginarlo a prendersi un po’ di tempo per se stesso, per una pausa dal turbinio dei suoi impegni, mentre rigira tra le dita un tondello che con i suoi due millenni e mezzo di storia lo ispira ad agire come personaggio attivo sul palcoscenico della vita pubblica istituzionale. Dopotutto erano aristocratici i governanti dell’epoca dell’emissione del didrammo geloo in questione, dopotutto anche quella moneta in gioventù era stata testimone di un’epoca e della sua conclusione. Di nuovo siamo al tramonto della tirannide Dinomenide a Gela, di nuovo si aprivano spazi per nuove istituzioni, nuove guerre, nuove visioni dell’ordine civile. Di seguito le immagini relative all’esemplare Jenkins 96.27, che testimoniano lo scempio che può subire un una moneta che pur umile di aspetto può vantare nobili origini. Ecco cosa succede a chi osserva solo superficialmente le monete, pensando che magari non può far danno a togliere un po’ di ossido da una moneta malconcia ed un po’ corrosa, mentre invece rischia di farla sprofondare in un disperato oblio, ignorando quale sia la sua ascendenza e quale sia il giusto trattamento da riservarle di conseguenza. Aggiungo in coda che non è la prima volta che un esemplare di questa collezione subisce i maltrattamenti dei posteri: Un collezionista è innanzitutto un custode ed un custode non può permettersi di dimenticare la storia di una moneta, poiché il tesoro che custodisce è proprio in questo che consiste, la storia. Tutta la storia, senza compromessi.
    3 punti
  5. Buongiorno a tutti. Segnalo una curiosa serie ibrida degli aurei di Lucio Vero e Marco Aurelio a mio giudizio ottenuta per fusione (di bassa qualità a dire il vero). Alcune centinaia di aurei originali di Lucio Vero cui questa riproduzione è ispirata furono rinvenuti sull’Aventino nel 1893, in occasione dei lavori di costruzione della Chiesa di Sant'Anselmo all'Aventino e del rispettivo monastero (RIN1893.pdf). Nelle aste di fine Ottocento-inizi Novecento, aurei di quelle serie ricorrono con grande frequenza, anche in più pezzi nella stessa vendita. Ancora oggi, benché assorbiti dal mercato, non sono difficili da trovare nelle aste internazionali… Basta avere sufficienti disponibilità economiche. Approfittando dell’interesse per queste monete, qualche "artigiano" ha prodotto dei curiosi ibridi che associano il dritto di Lucio Vero loricato e paludato al rovescio di una serie omologa di Marco Aurelio. https://www.biddr.com/auctions/harmeroflondon/browse?a=3937&l=4622303 La casa d’aste censisce un secondo esemplare passato nel 2014 e, a mio giudizio, prodotto dalle stesse matrici https://www.numisbids.com/n.php?p=lot&sid=646&lot=402 Quanto asserito costituisce mio giudizio personale: caveat emptor.
    2 punti
  6. La serie Greatest Coins di ANS esamina le monete della collezione dell'American Numismatic Society, accuratamente selezionate per la loro fama storica. In questo episodio, la curatrice delle monete romane, la dottoressa Lucia Carbone, esamina quella che è probabilmente la moneta romana più celebre, il denario EID MAR (Idi di marzo) di cui si conoscono soltanto 80 esemplari, due dei quali appartengono all'ANS. Quella moneta fu coniata sotto l'autorità del principale assassino di Giulio Cesare, Marco Giunio Bruto, nel 43-42 a.C., per commemorare l'assassinio di Cesare alle Idi di marzo del 44 a.C. Poco dopo Bruto morì sul campo di battaglia, suggellando la fine della Repubblica. Qui la scheda della moneta di proprietà ANS https://numismatics.org/collection/1944.100.4554
    2 punti
  7. Appena tornato a casa, oggi è stata una giornata abbastanza frequentata in mattinata,ma dalle 12 in poi c'è stata una progressiva riduzione sia di visitatori che di commercianti, tutto sommato per me è stato un buon convegno dove ho incontrato vecchi amici e fatto qualche acquisto...
    2 punti
  8. Rricominciamo. Questo è un anello da arciere visto che chiami tendiarco gli anelli . Con quegli anelli tra le dita non riusciresti a scagliare nemmeno un fiammifero. E poi visto che vi spalleggiate continua pure a discutere con il tuo amico, qui il tentativo di fare una discussione un po' diversa è troppo trasgressivo . Vai avanti ad appiccicare articoli di riviste. Che non costa niente
    2 punti
  9. Si invitano i partecipanti alla discussione ad evitare attacchi personali.
    2 punti
  10. Su questo argomento posso suggerire un video molto interessante sulla storia delle monete di Ancona.
    2 punti
  11. Mi pare ci sia poco da aggiungere, se non ricordare all'utente le regole per chi richiede l'identificazione di una moneta (o, in questo caso, di una presunta variante): In particolare si richiama l'attenzione sui seguenti punti: "Scansione o foto della moneta, sia diritto che rovescio" "Diametro (indispensabile) - Peso (fondamentale)" Questi ultimi nel caso in questione potrebbero sembrare superflui, ma siamo sicuri che non si tratti di un falso? Mancando tutto ciò non resta che chiudere la discussione, se e quando il Sig. @Pierg50 sarà in grado di fornire quanto indispensabile per ricevere un parere, potrà, se vorrà, aprirne un'altra.
    2 punti
  12. Salve , vorrei chiarire alcuni aspetti riguardanti un oggetto che ho potuto studiare grazie agli esemplari messi a disposizione da un amico, e dal suo negozio di archeologia. l'oggetto è questo, talmente equivocato che merita un posto "corretto" nella nostra memoria. Non voglio soffermarmi troppo sulle inesattezze circolanti a riguardo, né i motivi per cui sono state formulate perché sono molte. Dirò soltanto che è stato scambiato per vari oggetti senza mai capire esattamente il suo vero utilizzo, cosi che è stato battezzato genericamente anello cuspidato. Io ci vedo invece un attrezzo con un utilizzo ben definito. Ho costruito un facsimile di cartone di uno scudo oplita per cercare di spiegarmi piu chiaramente possibile, e scusate se non è un granché. Sto andando dritto al sodo con foto perché altrimenti sarebbe complicato seguire il ragionamento. Come potete vedere nella prima foto sopra vi sono tre piramidi, due accoppiate che finiscono sul bordo dei fori e una solitaria che invece lascia qualche millimetro tra il foro e la sua base, proprio quel piccolo spazio permette ad un anello metallico come quello che ho applicato sul bordo dello scudo che la circondi senza invadere lo spazio nel foro. Questa cuspide solitaria la infilerò nell'anello, unendo quindi di fatto il nostro oggetto allo scudo. Cosi come nella prossima foto.A questo punto devo spiegare alcune caratteristiche importanti dell'"oggetto":come si puo vedere la forma convessa di questo anello si adatta quasi perfettamente alla circonferenza dello scudo ma vista da sopra asseconda anche la "bombatura dello scudo appoggiandosi al bordo esterno con le due protuberanze che sporgono da ciascuno dei due fori (come nella prossima foto vista dall'alto). Si può notare anche come lo scudo lasci completamente liberi i fori, in modo che vi si possa infilare un oggetto senza nessun impedimento. Dove voglio arrivare credo lo avrete capito, e cioè che questo era un dispositivo per trasportare le aste attaccate allo scudo durante le lunghe marce di spostamento che facevano i soldati nell'antichità. Voglio ricordare che gli eserciti opliti durante gli spostamenti portavano quasi ogni cosa sullo scudo, non solo le lance, ma anche il bagaglio con gli alimenti, e il giaciglio, anche aiutati da servitori in caso di pericolo non imminente, servitore che avrebbe passato rapidamente le armi al oplita con l'avvicinarsi del pericolo.Io credo che venisse ricavato il gancio di attacco per accogliere la cuspide nel bordo metallico di rinforzo che aveva ogni scudo ligneo di questo periodo. Ma vi sono anche ritrovamenti di scudi di bronzo, alcuni recano diversi fori e anche ganci vicino al bordo esterno come mostrerò più avanti.
    1 punto
  13. Ciao, oggi condivido un denario dell'Augusta Giulia Mamea (222-235d.C) madre dell'imperatore Alessandro Severo, donna molto influente durante il regno del figlio chiamato a governare quando era ancora un adolescente, recante sul rovescio la raffigurazione della dea della Fecondità (Fecunditas) coniato a Roma nel 231-232 d.C. È rappresentata seduta, volta a sinistra mentre tende la mano ad un bambino. Divinità molto importante per la società romana in quanto portatrice di fertilità per le donne prima della gravidanza e protettrice delle stesse prossime alla maternità. Le nascite, in tutte le civiltà, erano (e sono) importantissime perché consentivano ricambio generazionale e come in quella romana assicuravano anche nuove leve per le legioni sempre impegnate nella salvaguardia e nell'espansione dei confini portando Roma ad essere "caput mundi ". Tuttavia la mortalità infantile e delle donne partorienti era elevatissima, da qui l'esigenza di rivolgersi alla dea perché tutto si svolgesse nel migliore dei modi. Faccio ora alcune considerazioni riguardanti la moneta che mi hanno spinto a farla entrare in collezione e quindi studiarla dal vivo. Da esame diretto il denario risulta coniato ( spero ai tempi di Giulia Mamea), ben centrato, metallo abbastanza integro, buon ritratto dell'Augusta ed ha circolato con usura molto più visibile sul rovescio forse interessato anche da conio stanco. Particolare è il peso scarso per la media del periodo, solo 2,16 g. , anche se visionando moltissimi esemplari della stessa tipologia e non solo, alcuni riportano un peso di poco superiore al mio. Quindi che dire, non è interessato dal fenomeno della cristallizzazione e non è nemmeno suberato (cose che avrebbero giustificato la scarsa grammatura). Mia considerazione opinabile, possibile che negli esemplari sottopeso come il mio ( diametro e spessore sono nella media) di argento nella lega che compone il metallo ce n'è molto meno del 50% che era il quantitativo previsto per quell'epoca? Forse coniata in una officina dove c'era carenza momentanea di metallo nobile? O chissà....La sensazione maneggiandola ed osservandola dal vivo è quella , per rendere l'idea, di una moneta in Italma 10 lire spighe della Repubblica 🙂. Ogni commento sarà ovviamente gradito. Grazie ed alle prossime ANTONIO 18,5 mm. 2,16 g. RIC 332
    1 punto
  14. Grazie per la condivisione del denario e per il consueto interessantissimo excursus storico 🙂
    1 punto
  15. DE GREGE EPICURI Effettivamente, non è una "bella" moneta, e risulta particolarmente usurata sia al D che al R. Fa eccezione, stranamente, la capigliatura ed il diadema, che pure sono sporgenti. Io credo che entrambi i coni fossero molto stanchi per lunga utilizzazione; forse nel conio di incudine la testa era stata un po' risistemata. In effetti, in queste monete dei Severi, il conio del R è sempre peggiore e meno curato del conio di D. La percentuale di fino del 50% vale per Settimio Severo; in seguito scende, e si possono avere monete molto leggere e anche grigiastre, ad es. per Elagabalo.
    1 punto
  16. Perché in Italia non si può fare legalmente nulla per marcarle in maniera indelebile a parte segnalarle all iapn , che le ha gia pubblicate. Comunque sono fusioni , ti ripeto lo si sa per certo : chi, cosa, come e quando Non me lo fare un corso di microfusione e/o pressofusione sennò poi mi tocca farne io uno a te…
    1 punto
  17. Scherzi...e di che. A disposizione
    1 punto
  18. Ciao Alessandro guarda che anche le micro fusioni specialmente di quegli anni si notano, la tecnica i materiali e le macchine per la fusione, sia per pressofusione o centrifuga a induzione a controllo ottico della temperatura di fusione dei metalli, negli anni 60 non sapevano ancora cosa fossero, si fondeva a cannello e con una centrifuga a mano, che siano copie come ho detto ci sta però non ottenute per fusione, era più semplice e meno costoso fare dei coni modificandoli di volta in volta per non fare le monete tutte uguali e usare una pressa cosa che come ho detto si nota bene sul secondo retro, anche oggi con la tecnica della galvano o chiamala come vuoi noti la differenza dall'originale anche se è una tecnica che con qualche accorgimento in più può essere molto insidiosa. Quando ci vediamo a Verona ti faccio un corso accelerato di tecnica di fusione. Scusa una domanda ma se si sa che sono copie perchè voi professionisti non fate qualcosa per toglierle di mezzo? Si rischia che il giorno che verranno rivendute diventeranno originali per chi se le può permettere visto il pedigree che avranno acquisito e la cosa si ripeterà ogni volta sempre peggio diventando originali a tutti gli effetti. @Pxacaesarnon ti preoccupare nessun esame Silvio
    1 punto
  19. Silvio, sono copie realizzate per micro fusione negli anni 60. Ne hanno vendute a decine in in asta sotheby tenuta anni fa a Milano, per la dispersione dell’eredità Meneghini. ce ne erano sacchetti interi, di queste e di aurei di settimio e caracalla, e si sa anche chi le ha fatte materialmente. ( e chi era all’asta sa anche chi si è comprato la maggior parte…. Per farci cosa , comincia a essere chiaro )
    1 punto
  20. Ciao a tutti . Mi permetto di esprimere il mio parere (perché solo di questo si parla 🙂). Sono stato il primo a mettere la reazione mi piace quando è stata postata la discussione perché effettivamente da quando le foto comunicano per me ci sono molti dubbi sull'autenticità delle monete. Senza farmi influenzare dal fatto che si tratta di ibridi (ci sono casi noti di monete autentiche per altri imperatori, percui) guardando le foto soprattutto del secondo esemplare ci sono alcuni punti molto anomali (che evidenzio) che fanno pensare ad una produzione per fusione e non per coniazione. La corona, la barba ed i capelli hanno un rigonfiamento ed una rotondità che non si sposano con una moneta coniata o come sembra consunta da circolazione in quei punti così come la Vittoria sul rovescio. Visto poi che si tratta di esemplari ibridi unici se anche autentici faranno parte di una produzione minima di monete percui le imperfezioni non possono essere sicuramente imputate ad una rottura o ad un difetto del conio. Tra l'altro sul primo esemplare sembrano essere meno evidenti ma le foto sono più esposte alla luce, quindi. L'oro è molto difficile da giudicare tramite foto percui cosa aggiungere, parola a chi vorrà intervenire e discussione importante che seguirò con interesse perché molto didattica per me. ANTONIO
    1 punto
  21. Diamoci del tu tranquillamente😉 Prova così per le foto
    1 punto
  22. Senza eintrare in merito alla questione, ho trovato questo: Il mio umile parere è che questa teoria sia un poco... azzardata: io un arco lo possiedo e non credo di aver voglia di provare queto metodo. Njk
    1 punto
  23. Beh, mi sembra corretto che sia catalogata fra le monete, trattandosi effettivamente di una moneta d'emergenza, come i corrispondenti notgeld tedeschi. Emessa da un'autorità ufficialmente riconosciuta ed universalmente accettato come mezzo di pagamento. Qui la scheda delle due monete di Nizza https://numismatica-francese.collectorsonline.org/cat/FR-NICE1
    1 punto
  24. Trovata! Queste sono le mie, che un collega mi ha portato di ritorno da una vacanza in Perù la serie presenta solo due varianti, che poi si differenziano tra loro solo per il valore, alcune hanno anche le cifre in braille, ma queste non le ho. I disegni dei centesimi ricordano le decorazioni del sito archeologico di Chan Chan i Soli 🌞 riprendono le linee del del Colibrìdi Nazca del Colibrì Per tutti quelli che trovano un legame tra le piramidi Inca ed egiziane (entrambe naturalmente costrutite da alieni ) ricordo che anche le decorazioni greche e peruviane sono frutto di artisti marziani Alla prossima, Njk
    1 punto
  25. L'aiuto c'è stato dicendo che con il Messico era stata una buona intuizione, non dovevamo essere lontani In base alla disposizione dei punti braille è precisamente un 20 centimos
    1 punto
  26. Questa volta è braille! 1-5-10-20 centimos del nuovo sol peruviano anni '90, questa serietta in ottone condivide lo stesso rovescio, mi manca solo questo centimo.
    1 punto
  27. Non conoscendo nello specifico la monetazione non posso ovviamente giudicare, ma anche se con qualche errore è molto apprezzabile lo sforzo di questi appassionati di numismatica e della loro città che pubblicano video interessantissimi per divulgare le richezze di un luogo così ricco di storia e numismatica come Ancona. Allora spero che si prosegua sulla via della ricerca e della scoperta sulle monete agontane. Bravissimi 👍👍
    1 punto
  28. Confermata l’età delle impronte fossili più antiche d’America Un nuovo studio forte supporto per l'intervallo di età di 21.000-23.000 anni per le impronte umane fossili più antiche del Nord America di Beatrice Raso 5 Ott 2023 | 20:00 https://www.meteoweb.eu/2023/10/confermata-eta-impronte-fossili-piu-antiche-america/1001308204/ Foto National Park Service Un nuovo studio conferma l’età delle impronte umane fossili più antiche del Nord America, descritte e datate per la prima volta nel 2021. L’analisi, pubblicata sulla rivista Science, supporta la stima dell’età delle impronte compresa tra 21.000 e 23.000 anni. I risultati del 2021 hanno avviato una conversazione globale che ha suscitato commenti discordanti all’interno della comunità scientifica sulla precisione delle età. “La reazione immediata in alcuni circoli della comunità archeologica è stata che la precisione delle nostre datazioni non fosse sufficiente per sostenere la straordinaria affermazione che gli esseri umani erano presenti in America del Nord durante l’Ultimo Massimo Glaciale. Ma la nostra metodologia mirata in questa ricerca attuale ha davvero dato i suoi frutti“, ha dichiarato Jeff Pigati, geologo di ricerca del USGS e co-autore dello studio appena pubblicato, che conferma l’età delle impronte di White Sands.
    1 punto
  29. Oggi, 7 ottobre, nella ricorrenza della Battaglia di Lepanto del 1571. la newsletter di VCOINS offre questo articoletto firmato da Jesús Vico and Beatriz Camino. Prima, però, non posso non citare questo post di @417sonia La battaglia di Lepanto, combattuta il 7 ottobre 1571 nel Golfo di Patrasso, fu un momento decisivo nella storia della guerra navale. Contrappose la Lega Santa, una coalizione di potenze cristiane, all'Impero Ottomano ed è considerato uno degli scontri navali più significativi dell'era rinascimentale. Contesto: l'espansione dell'Impero Ottomano Le origini dell'Impero Ottomano possono essere fatte risalire alla fine del XIII secolo, quando iniziò come un piccolo emirato turco in quella che oggi è la Turchia. Ampliò rapidamente il suo territorio e, nel 1453, conquistò la capitale dell'Impero bizantino, Costantinopoli. Condividendo i confini con l'Europa, gli Ottomani si scontrarono spesso con potenze europee come Russia, Austria e Venezia, che tentarono senza successo di fermare l'espansione ottomana. Nel frattempo, Venezia aveva fondato un vasto impero terrestre per sostenere la sua fiorente industria marittima commerciale. Questa espansione portò all'acquisizione di territori come Cipro e Creta, nonché alla creazione di avamposti nella Grecia continentale. Tuttavia, questo dominio iniziò a scemare intorno alla fine del XVI secolo quando gli Ottomani iniziarono a costruire la loro flotta navale. Alla fine del XVI secolo, un mercante di nome Joseph Nasi presentò agli Ottomani una proposta intrigante: la fondazione di una colonia ebraica sull'isola. Convinti da questa proposta, gli Ottomani decisero di invadere Cipro. Nel 1570, le truppe ottomane sbarcarono a Cipro, provocando una brutalità diffusa. Famagosta, ultimo possedimento cristiano dell'isola, resistette ferocemente, infliggendo pesanti perdite agli Ottomani. Alla fine, però, venne massacrato. La brutalità dell'assedio sconvolse l'Europa, portando il Vaticano e gli Asburgo a formare una coalizione per resistere agli Ottomani. La coalizione, conosciuta come La Lega Santa, era guidata da Don Giovanni d'Austria e comprendeva 212 navi che trasportavano 28.500 soldati provenienti da Spagna, Italia, Stato Pontificio, Venezia e altro ancora. La battaglia di Lepanto Il 7 ottobre 1571, la Lega Santa, composta da oltre 200 galee, affrontò l'armata ottomana di circa 250 navi. La battaglia ebbe luogo vicino al Golfo di Patrasso, vicino alla costa occidentale della Grecia. Le forze cristiane navigavano sotto la bandiera della Lega Santa, esibendo il simbolico crocifisso come emblema unificante. La battaglia iniziò con un cannoneggiamento, poiché entrambe le parti si scambiarono bordate, lanciando palle di cannone e proiettili. La flotta cristiana, coordinata da Don Giovanni d'Austria, adottò rapidamente una formazione che enfatizzava la potenza di fuoco e la manovrabilità. Le loro galee erano progettate per la velocità e l'agilità, mentre gli ottomani avevano navi più grandi e lente che facevano molto affidamento sulle tattiche di abbordaggio. Inizialmente, il vento favorì gli ottomani, ma verso mezzogiorno si spostò a favore dei cristiani. Molte navi ottomane si incagliarono e i loro equipaggi fuggirono sulla terraferma greca, dove furono accolti dai colpi di arma da fuoco dei cristiani. Le squadre di imbarco inseguirono i sopravvissuti nell'entroterra e le navi ottomane abbandonate furono catturate. Nel mezzo del caos, l'ammiraglia di Don Juan, la "Real", ingaggiò un feroce duello con l'ammiraglia ottomana, la "Sultana", comandata da Ali Pasha. Alla fine, le forze di Don Juan riuscirono a catturare e uccidere Ali Pasha, demoralizzando la flotta ottomana. Al centro, la linea ottomana si disintegrò e il fianco settentrionale si ritirò nell'entroterra, andando incontro a un destino simile. Dopo ore di intensi combattimenti, la flotta cristiana uscì vittoriosa. Avevano catturato o affondato una parte significativa dell'armata ottomana, infliggendo un colpo devastante alla potenza navale dell'Impero Ottomano. Conseguenze L’Impero Ottomano non aveva mai subito una sconfitta di tale portata prima della battaglia di Lepanto. Solo 30 delle loro navi sopravvissero alla battaglia e subirono pesanti perdite, con 30.000 soldati uccisi o feriti e 3.000 fatti prigionieri. Da parte cristiana, 8.000 persone persero la vita, 21.000 furono ferite e 10 galee andarono perdute. La vittoria della Lega Santa fu celebrata come simbolo dell'unità dei cristiani e punto di svolta nella lotta contro l'espansione ottomana. La Spagna, che aveva svolto un ruolo di primo piano nella Lega Santa, consolidò la sua posizione di grande potenza europea. L’Impero asburgico, guidato da Filippo II di Spagna, si assicurò la posizione di forza dominante nella geopolitica europea. Venezia espanse la sua influenza nel Mediterraneo, acquisendo il controllo su diversi territori strategicamente importanti. Anche Genova trasse vantaggio dalla vittoria, così come lo Stato Pontificio, che vide protetti i suoi possedimenti territoriali in Italia. L'importanza della battaglia di Lepanto segnò il primo caso di sconfitta di una significativa forza ottomana, ottenuta attraverso una rara alleanza di forze cristiane europee. Nel 1683, la Civiltà Occidentale ottenne un'altra vittoria decisiva a Vienna, contribuendo al declino dell'Impero Ottomano e relegandolo a una potenza secondaria. La battaglia fu immortalata anche nella letteratura e nell'arte, diventando un simbolo dell'eroismo cristiano contro i turchi ottomani. Ha ispirato opere come il "Don Chisciotte" di Cervantes e innumerevoli dipinti raffiguranti l'epico scontro. Monete correlate:
    1 punto
  30. Obverse Pope's bust facing left. Script: Latin Lettering: PIVS • V • GHSLERIVS • BOSCHEN • PONT • M • .F.P . Engraver: Gianfederico Bonzagni Reverse Naval battle scene. Ships of the Holy League to the left with allegorical winged figure of victory, to the top god in clouds firing thunder bolts on the Ottoman fleet. To the far right view of harbour with towers. : on the left the Galee of the Lega Santa with the allegorical figure of the winged Victory holding the chalice and the astile Cross, at the top N.S. nimbato and cloud radiates the Turkish fleet, on the right, which sinks Script: Latin Lettering: DEXTERA TVA DOM • PERCVSSIT • INIMICVM 1571 Engraver: Gianfederico Bonzagni
    1 punto
  31. Premesso la forza degli avversari e consapevoli che i francesi vogliono vincere a tutti i costi questo mondiale in casa, l'Italia è una squadra che non è mai scesa in campo e ha dimostrato che nelle gare importanti viene meno...non riesce a fare ancora il salto di qualità a livello mentale per diventare un top team costante nei risultati. Inoltre mi è sembrata appagata di aver raggiunto l'obbiettivo della qualificazione ai prossimi mondiali e se così fosse allora ritengo che è necessario resettare tutto per ricostruire una squadra con uomini con personalità, grinta, fame di vittoria. Tanti, troppi gli errori commessi sia in difesa che in attacco e a volte anche senza pressione dell'avversario e non parliamo delle rimesse. Cosa bisogna pensare che i reparti sono stati allenati male? C'è una scena emblematica verso la fine della partita dove l'Italia nei 22 della Francia prova a spingere per arrivare alla sospirata meta ma i francesi, come se fossero sullo 0-0, placcato più arrabbiati che mai per lasciare inviolata la propria linea difensiva e riescono a riconquistare palla a 2 metri dal touch down ed in quel momento esplode l'esultanza del guru della difesa francese Shaun Edwards. Probabilmente dipende anche da quello che un tecnico riesce a trasmettere alla squadra nei momenti chiave della partita ed in particolare in match di livello dove ci vuole quel qualcosa in più che in questo mondiale non abbiamo visto. Non è tutto da buttare ma bisogna ripartire e fare esperienza di questo mondiale per costruire qualcosa di importante perché siamo l'Italia è dobbiamo dimostrare di saper crescere e saperci affermare con orgoglio e voglia di vincere .... come sempre forza azzurri🏉🇮🇹
    1 punto
  32. Oggi vi presento un asse di Augusto, che ha una particolarità: sembra contenere il nome di un futuro imperatore (Marcus Salvius Otho). Ma si tratta solo di omonimia, perché stiamo parlando non dell’imperatore Otone, ma di suo nonno, che sotto Augusto ricopriva l’incarico di magistrato monetario. Pare opportuno ricordare che a Roma intorno all’anno 250 a.C. vennero istituiti i triumviri monetales, magistrati incaricati di presiedere alla coniazione delle monete. La loro sede era presso il tempio di Iuno Moneta sul Campidoglio. La loro funzione primitiva sembra essere stata di sorvegliare la fusione e l'affinamento dei lingotti d'oro e d'argento provenienti dalle miniere e di curare l'incetta di monete straniere. Dall'anno 217 a. C., il loro nome è indicato nelle monete più chiaramente, dapprima con iniziali, poi per intero, e s'introducono nella monetazione tipi nuovi, per lo più con allusioni ai nomi, ai fasti e alle memorie delle famiglie dei tresviri. Dalla fine del sec. II a. C. cominciarono a costituire una magistratura regolare di tre membri dal titolo ufficiale di tresviri monetales o di tresviri auro argento aere flando feriundo. L'organizzazione della zecca era quindi posta sotto la direzione di triumviri monetali (IIIVIR AAAFF - Triumvir Auro, Argento, Aere Flando Feriundo), di solito giovani senatori agli inizi della carriera politica. I triumviri monetales erano eletti per due anni; uno di essi era a turno alla presidenza del collegio. Nell'anno 44 a. C. Giulio Cesare aveva portato il loro numero a quattro; Augusto verso l'anno 27 a. C. lo riportò a tre. Circa dall'anno 12 a. C. i nomi dei triumviri non appaiono più sulle monete d'oro e d'argento la cui coniazione era passata alla diretta dipendenza dell'imperatore; si riscontrano invece ancora nelle monete di bronzo fino verso l'anno 3 a. C., quando la coniazione enea cominciò ad essere devoluta al Senato. Quantunque con Traiano la cura effettiva della produzione monetale fosse passata ai procuratores monetae imperiali, la carica di triumvir monetalis continuò a sussistere fino a Gallieno, scomparendo del tutto con Aureliano. Nel 7 a. C., l'anno in cui la moneta di figura fu emessa, i triumviri monetali in carica erano i seguenti tre: P. Lurius Agrippa, M. Maecilius Tullus, M. Salvius Otho. Essi batterono assi di tipologia simile, ma con i propri nomi nella leggenda. Marco Salvio Otone era un membro della gens Salvia. Suo padre è descritto da Svetonio come un Eques (cavaliere) di origine etrusca, i cui antenati provenivano da Ferentinum e discendevano dai principi dell'Etruria. La madre non viene nominata e viene indicata come di origine umile. Si presume che Otone sia nato intorno al 40 a.C. Fu allevato ed educato nella casa dell'imperatrice Livia, probabilmente insieme ai figli Tiberio e Druso dopo la morte del padre nel 33 a.C.. Grazie all'influenza di Livia entrò in senato e divenne pretore e triumviro monetalis. Otone sposò una donna di cui non si conosce con certezza l'identità, ma Svetonio la descrive come una nobildonna "alleata di diverse grandi famiglie". La comparsa del nome "Titianus" tra i suoi discendenti ha fatto ipotizzare che potesse essere una Titia. Ecco la moneta: Augustus, 27 BC-AD 14 As (Copper, 26 mm, 12,32 g), with M. Salvius Otho, moneyer, Rome, 7 BC. CAESAR AVGVST PONT MAX TRIBVNIC POT Bare head of Augustus to right. M•SALVIVS•OTHO•IIIVIR•A•A•A•F•F around; large S•C. BMC 226. CBN 687. Cohen 515. RIC 431.
    1 punto
  33. Infatti il tuo Asse fu emesso dal nonno del futuro Imperatore , qui trovi l' albero genealogico dei Salvii Othones del periodo , elenco ricavato in base ad iscrizioni epigrafiche : Marco Salvio Otone , nonno dell'Imperatore Marco Salvio Otone , zio dell'Imperatore Otone Lucio Salvio M. f. Otone , padre dell' Imperatore , divenne Console suffectus dal 1° luglio del 34 d.C. Salvia , sorella di Otone e fidanzata di Druso Cesare Lucio Salvio L. f. M. n. Otone Tiziano , fratello maggiore dell' Imperatore , divenne Console nel 52 d.C. Marco Salvio L. f. M. n. Otone , Imperatore dal 15 gennaio al 16 aprile 69 d.C. Lucio Salvio L. f. L. n. Otone Coccieiano , nipote dell' Imperatore , divenne Console suffectus nell' 82 d.C. , quest' ultimo Othones Coccieianus fu probabilmente un adottato dalla Gens Cocceia , oppure era il gentilizio della madre . Bel ritratto di Augusto e bella patina , peccato non uniforme .
    1 punto
  34. Grazie per aver condiviso la moneta e per l'interessante excursus storico 🙂 Mi piace molto il ritratto 😃
    1 punto
  35. Il rovescio e' una VIRTVS EXERCITI (coniata per Onorio ed Arcadio): Type 85 (tesorillo.com) Al dritto, da ore 8, mi pare di leggere DN A....che mi fa pensare ad Arcadio. In effetti, l'effigie di dritto pare barbuta, ma non vorrei che fosse solo una falsa immagine dovuta alla conservazione non ottimale in quel punto. Ciao. Stilicho
    1 punto
  36. Rileggendo bene il titolo della discussione, capisco di essere uscito fuori tema. Consideratela una parentesi all’interno dell’argomento in oggetto. Sarebbe certamente stato opportuno inserire le mie riflessioni in altro topic. Riflessioni, tuttavia, esposte più volte in altre sezioni senza avere delle risposte “specifiche”. Risposte che desirerei tanto ottenere. Scusate per aver portato la discussione su un diverso binario da quello preindicato. Non era mia intenzione creare confusione. Saluti a tutti.
    1 punto
  37. Grazie @Releo per il tuo punto di vista. Hai cercato una analogia tra tipologie monetali diverse, e devo dire che la dinamica che hai descritto per la 1805, poteva esistere anche per le Piastre di Ferdinando II, negli anni '30 del diciannovesimo secolo, e apprezzo l'approccio "analogico". Certo, come hai scritto anche tu, queste ipotesi non sono riferibili a ciò che è avvenuto per il mio esemplare che ho mostrato, ma può sussistere per altri esemplari mostrati da altri utenti, che ringrazio. Ciò nonostante, come suggerisce @giuseppe ballauri , ritengo che, per cercare di rimanere su binari coerenti sia nei confronti della monetazione di Ferdinando II che nei confronti del tema della discussione, dovremmo cercare di capire o interpretare le dinamiche che hanno fatto della Piastra del 34 la più piena di Varianti. Per questo penso che la quasi totalità delle varianti della 34 nascano da errori, da distrazioni e correzioni in corsa, da inaffidabilità dei lavoranti a vario titolo, da caos, poi gradualmente eliminato. Ci sono state tante nuove assunzioni in zecca nel 34? Detto questo. ti ringrazio nuovamente.
    1 punto
  38. Beppe, non ho pensato neanche per un istante di confrontare le piastre di Ferdinando ll con le 1805 capelli lisci. Non mi è passato neanche per la testa. La prima parte della mia risposta riguarda la piastra di Ferdinando II in oggetto. E mi sembra chiaro. La seconda parte prende lo spunto dalle osservazioni fatte in precedenza sulla “A” e sulla “V” per allargarsi al discorso sulle “ A” capovolte e le “V” , prendendo in osservazione, in questo caso, le 1805 capelli lisci. La seconda parte, in definitiva, è assestante. Sembra un procedere un po’ contorto, ma, dopo aver risposto al quesito posto correttamente da Fondamentale, mi sono inoltrato in un approfondimento nel rapporto fra “A” e “ “V” , fra “A” capovolta e “”V” in una stessa legenda. Apprezzo il tuo intervento, non me la sono presa assolutamente a male, ci mancherebbe altro! Le discussioni servono per capirsi e non c’è mai nessun motivo valido per inalberarsi. Piuttosto, attendo da mesi che qualche collezionista mi risponda sul motivo per il quale, secondo lui, per esempio in quelle 1805 capelli lisci, per le cosiddette “A” capovolte non si sia pensato di capovolgere il punzone della “A”, già presente nella stessa legenda, e si sia, invece, utilizzato un punzone differente, secondo me costituito da una “V” più barretta. Ho riportato più foto proprio per far notare che la stranezza riguarda più conii e non si concentra su un solo caso . Se ne potrebbero tranquillamente aggiungere altri di casi e potremmo allargare il discorso anche ad altri nominali. Ti ringrazio. Un abbraccio.
    1 punto
  39. Dunque facciamo chiarezza: non mi risulta siano stati rinvenuti"tendiarco" nella fase etrusco-celtica di Marzabotto ( nel caso , postare evidenze letterarie). Ho una discreta biblioteca sulla decorazione vascolare ,dallo stile geometrico alle "genucilia" passando dal corinzio alla ceramica Attica allo stile di Egnathia e mai ho visto raffigurazioni di guerrieri con giavellotti agganciati allo scudo. Il "Doriforo" stesso nel suo canone porta la lancia appoggiata sulla spalla e lo scudo non presenta traccia di anelli tricuspidati. La tattica oplitica si estingue e diventa obsoleta con l' avvento della dinastia macedone nel III sec. aC. Che la fece evolvere nella famosa falange macedone ,diversa e più "pesante". Ti contraddici da solo quando scrivi che uno di tale manufatto proviene da York, per semplice motivo che nel sud della Scozia non si è mai adottata la tecnica oplitica ,si è passati ,nella migliore delle ipotesi ,dal carro da guerra , all' armamento celtico con scudi lunghi romboidali ,allo scarso equipaggiamento di Scoti e Pitti,alla panoplia romana sul Vallo di Adriano,a quella vichinga,a quella sassone a quella normanna ecc. ecc. , ergo parliamo di un manufatto figlio della globalizzazione romana visto che si trova in tutta Europa. Anch'io conosco benissimo questa classe di materiali ,Ve ne sono molti sparsi per molti musei del nord e centro Italia,i più vicini a me : Vigevano, Gambolò,Tortona,Torino ,Milano ,Pavia e così via. Se ne è parlato spesso anche nel Forum ,cercatelo... Come vedi hai perso l' ennesima occasione di tacere ,non voglio elencare qui i molti casi ma la lista sta diventando imbarazzante. Non basta farsi un film nella testa per avere ragione,bisogna formulare ipotesi che stanno in piedi sia cronologicamente che nella pratica . Mi sa che probabilmente soffri un po' della sindrome detta di "Thor Heyerdhal " o del "kontiki" : non è detto che una cosa sia accaduta solo perché si è potuta fare. Come al solito poche idee ma confuse.
    1 punto
  40. Come disse un grande luminare studioso di antichità "il collezionismo andrebbe abolito " nel frattempo ravanava tra la Farnese e la Pontificia...
    1 punto
  41. La mezza doppia del 1762 è considerata, a seconda del catalogo, - R4 da 2 cataloghi - R5 da 1 catalogo - R8 (con scala da 1 a 10) da 1 catalogo. Non limitandosi all'ambito delle mezze doppie di Carlo Emanuele III, posso confermarti che sono possibili ENORMI margini di miglioramento nell'attribuzione della scala di rarità da Carlo Emanuele III a Vittorio Emanuele II re di Sardegna.
    1 punto
  42. La maggior parte delle monete provenienti dagli scavi archeologici nel territorio del Ponto datano al regno di Mitridate VI Eupatore. È noto che durante la guerra contro i Romani, le spese militari di Mitridate aumentavano e per pagare i mercenari, le armi, le armature, la costruzione delle navi, ecc. questo sovrano fece coniare un gran numero di monete di bronzo dalle città del regno del Ponto, principalmente da Amiso, la città più grande e più importante della regione. Negli scavi tra il 2007 e il 2013 si sono trovati sei tipi di monete di Mitridate con la scritta AMISOY: Aegis-Nike, Ares-spada nel fodero, Atena-Perseo, Dioniso-cista mystica, Perseo-Pegaso e Zeus-aquila. In fig. 7 è riportato il bronzo che raffigura la testa elmata di Ares (come Mitridate VI) sul dritto e la spada (di Ares) nel suo fodero sul rovescio, dove compaiono spesso monogrammi e simboli. Il mio esemplare da London Ancient Coins 8, 274, già riportato in questa discussione ma riproposto per comodità di chi legge, è del tipo senza monogrammi nel campo del rovescio. PONTOS, Amisos. Time of Mithradates VI Eupator. Circa 85-65 BC. Æ (20 mm, 6.478.44 g). Helmeted head of Ares right / Sword in sheath. RG 29; SNG BM Black Sea 1148; SNG Stancomb 676. VF, black patina. apollonia
    1 punto
  43. Aggiungo che Il periodo di emissione della medaglietta va dal 1610 al 1625. anepigrafe. Ciao Borgho
    1 punto
  44. Due monetine due euro (1,50 + 0,50) Un bel notgel da 10 cent autorizzato dalla Camera di commercio francese ed emesso a cura del Comune di Nizza (dipartimento delle Alpi marittime) nel 1922 . E' catalogata da Numista tra le monete non in exonumia. https://en.numista.com/catalogue/pieces8905.html Alluminio che supera il secolo di vita è già un qualcosa, merita di essere messa accanto alle monete che posseggo della Francia di quel periodo. Ed una minuscola monetina (dimensioni di un cent di euro) del Nicaragua, 5 centavos di cordoba del 1972. Seppur piccola fu coniata con la stessa accurata iconografia delle sorelle più grandi (10-25-50 centavos + 1 cordoba). Il conquistatore spagnolo Francisco Hernández de Córdoba al dritto, ed i cinque vulcani con il sole splendente al rovescio (rappresentano l'unione e la fraternità dei cinque paesi fondatori delle originarie cinque Province Unite dell'America Centrale). Dimensioni a confronto con il mio cordoba sempre del 1972.
    1 punto
  45. Nella numismatica russa esiste un termine imperiale. Valuta dei territori di frontiera nazionali.
    1 punto
  46. Volevo riprendere questa vecchia discussione per condividere con voi che da qualche tempo ho visto il negozio nuovamente aperto
    1 punto
  47. Buonasera, Ancora una storia, ancora una famiglia. “Una personalità affascinante, il cui nome sarà certamente ricordato fintanto che ci saranno studenti di numismatica greca. Come Sir John Evans ed Il Dr. Imhoof Blumer, possedeva ‘due facce dell’anima’. Per molti era il tipico uomo d’affari onesto e di successo. Per noi era il collezionista erudito e perspicace, per il quale le monete greche non erano solo cose belle ma anche veri e propri documenti storici. Non c’è bisogno che menzioni la sua meravigliosa collezione, dalla quale egli traeva un così genuino compiacimento, poiché la Sylloge ora la rende accessibile a tutti. Ma devo quanto meno condividere il mio profondo rammarico poiché non potrà più contribuire con ulteriori studi dettagliati ad arricchire la Cronaca (Numismatic Chronicle), come quello sui tipi monetali di Selinunte, dove grazie alla sua intima conoscenza della topografia della Sicilia ha così efficacemente affrontato l’argomento. L’accuratezza con cui tutti gli elementi di rilievo sono stati presi in considerazione era tipica del Nostro. …” Con queste parole l’archeologo e numismatico scozzese Sir George MacDonald, allora presidente della Royal Numismatic Society, scriveva il necrologio del Dr Albert Hugh Lloyd (1864-1936). Nel 1946, al termine del caos portato dalla seconda guerra mondiale, la vedova Jessie Lloyd donó la collezione di monete greche al British Museum come lascito in memoria del marito e della figlia Muriel Eleanor Haydon Lloyd (1893-1939), quest’ultima infatti aveva espresso la volontà di donarla alla nazione. La collezione era del resto il frutto di una collaborazione tutta familiare tra padre e figlia sviluppatasi tra gli anni venti e trenta. Il padre da un lato otteneva ottimi profitti dai suoi affari nell’industria del cotone a Manchester (che investiva in acquisti numismatici) e pubblicó diversi articoli sulla Numismatic Chronicle, la figlia dall’altro studió materie classiche a Cambridge (dove la famiglia si trasferì dal 1913) e svolgeva le necessarie ricerche. Si tratta di un insieme di oltre 1700 esemplari principalmente costituito da monete provenienti da zecche greche e puniche di Sicilia e Magna Grecia di cui fu pubblicata una Sylloge nel 1933 e che costituisce ancora oggi una componente altamente significativa del monetiere londinese per queste aree. Una serie assai ampia di monete con diversi esempi rari ed in elevata conservazione che è stata costruita tra il 1920 ed il 1933 con acquisizioni sia da aste che da privati, come una parte della collezione dell’archeologo Arthur John Evans e del Marchese Roberto Venturi Ginori. Alcuni esemplari della collezione provengono da tesoretti e furono acquistati da Lloyd durante i suoi viaggi in Sicilia e nel sud Italia, tra questi alcune monete del Cefalù hoard del 1925 (IGCH2154). A questo punto va detto che i doppi della collezione Lloyd furono venduti in aste pubbliche e privatamente già negli anni venti, probabilmente per finanziare l’acquisizione di esemplari di rilievo (?). In particolare va ricordata l’asta tenuta a Monaco dalla casa Otto Helbing Nachfolger giovedì otto novembre 1928 (Monete greche da proprietà privata straniera - in particolare Magna Grecia e Sicilia). Mi è sembrato doveroso, per chi non ne avesse notizie, iniziare questo nuovo post condividendo quante più informazioni possibili sul collezionista, prima di introdurre la moneta che nel mare magnum delle aste odierne mi faceva cenni inequivocabili pur di poterci restituire un pezzetto della sua vita passata, trascorsa nella buona, direi ottima, compagnia di persone che si amavano e che amavano le monete come documenti della Storia remota, di genti lontane nello spazio e nel tempo. Già, perché nessuna moneta sa essere più generosa di quella che per disattenzione, scarsa attitudine o poco amore viene trascurata e spostata da est a ovest insieme a compagne di viaggio che non sanno più chi sono, che dimenticano senza speranza alcuna la loro storia recente. Proprio lei che si sporgeva curiosa dal suo giaciglio un secolo fa per osservare quel meticoloso custode e sua figlia al lavoro, mentre cercavano un varco tra le nebbie della terra antica dei nostri antenati, proprio lei che ha visto tante compagne andare a sedersi tra gli scranni più alti di una grande famiglia pubblica (evitiamo opportunamente commenti sulle ultime vicende della famiglia pubblica…grazie). Per quanto posso constatare già il dodici ottobre 1988 Numismatic Fine Arts nell’asta XXI al lotto 98 non aveva sentito il richiamo della moneta, tantomeno il suo precedente possessore, il numismatico George C. Brauer, viene da pensare. Così come chi l’aveva inserita nell’ inventario del FAC successivamente. Di certo non CNG, il che mi fa strano in quanto sulla provenienza devo ammettere che in genere sanno ascoltare molto attentamente le monete. Proprio Classical Numismatic Group aveva posto recentemente in vendita l’esemplare, nell'asta online 544 del sedici agosto al lotto 33. Chissà il gran caldo, chissà la concomitanza con l’asta 124. Ma forse è solo perché la moneta non versa in condizioni eccelse e la mania delle alte conservazioni sta stravolgendo l’aspetto culturale della numismatica. Sta di fatto che nessuno, in apparenza, sembrerebbe essersi accorto che la moneta in questione provenisse dall’asta Helbing del 1928 di cui parlavo poco sopra, il lotto era il 3547, e che in conclusione proviene proprio dai doppi della collezione di Albert Hugh Lloyd. Si tratta del didrammo geloo catalogato da Jenkins al numero tre tra i dieci esemplari a lui noti a fine anni sessanta per l’accoppiamento di conii 100 (O30-R55). Nel catalogo di The Coinage of Gela non viene curiosamente riportato il peso che però era inserito nella descrizione della vendita del 1928. La moneta essendo stata battuta al termine delle emissioni di didrammi tardoarcaici della zecca geloa è stata testimone della fine dell’epoca della tirannide Dinomenide a Gela, solo pochi anni prima che questa terminasse definitivamente a Siracusa. È quindi databile indicativamente al 470 a.C. Che dire, una vita interessante 2500 anni fa, una vita interessante cento anni fa. Una Storia che meritava di essere ascoltata ed anche condivisa. https://auctions.cngcoins.com/lots/view/4-AQ44M0/sicily-gela-circa-49085-48075-bc-ar-didrachm-21mm-837-g-4h-near-vf
    1 punto
  48. Io non vendo online. Io non vendo in asta. Anch'io apprezzo il contatto umano. Non vendo scarpe, nè lavatrici. Le monete vanno viste in mano, libere non slabbate, e una bella chiacchierata sulla loro circolazione, sulla conservazione e, perchè no, sul loro valore economico è un piacere al quale non riesco e non voglio rinunciare. Il mercato va in un'altra direzione? Pazienza io vado per la mia strada. Arka Diligite iustitiam
    1 punto
Questa classifica è impostata su Roma/GMT+01:00
×
  • Crea Nuovo...

Avviso Importante

Il presente sito fa uso di cookie. Si rinvia all'informativa estesa per ulteriori informazioni. La prosecuzione nella navigazione comporta l'accettazione dei cookie, dei Terms of Use e della Privacy Policy.