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  1. ARES III

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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 08/24/23 in tutte le aree

  1. Questa moneta è singolare. Concordo con @Pxacaesar tenendo conto delle lettere visibili, il dupondio più somigliante sarebbe quello con Iuventas. La legenda completa al dritto sarebbe AVRELIVS CAESAR AVG PII F. Ma riconosco appena il volto snello di Marco Aurelio da cesare. La grafia del CA di CAESAR è maldestra, non c’è nessuna traccia della E, e al rovescio l’oggetto tenuto in mano rimane inspiegabile se si tratta di un dupondio o di un asse di Marco Aurelio Cesare. Se ci fosse una V all’inizio della legenda (sembrava anche a me) rimanerebbe poco spazio per il candelabro. Le imitazioni di bronzi sotto gli Antonini sono rare, ma mi chiedo se non è il caso qui? La silhouette più somigliante a quella dell rovescio è Libertas. Il falsario avrebbe realizzato un ibrido, con un rovescio di un sesterzio o di un dupondio di Antonino Pio (emesso circa 10 anni dopo) e una legenda LIBERTAS COS IIII abbreviata. Come direbbe giustamente Pxacaesar, in attesa di altre ipotesi... 😉
    4 punti
  2. Buona notizia ricevuta da Biagio Ingrao ,ha recuperato parte della collezione rubata anni fa
    4 punti
  3. La stessa cosa che si dice in altre professioni: è un peccato che ci sono così tanti divorzi e l'avvocato risponde grazie a Dio che sono così tanti...
    2 punti
  4. Nuovi ritrovamenti a Populonia in queste ore. Svelato il mistero della fossa anomala piena di ceramiche etrusche. La storia, le foto Gli archeologi di Sostratos hanno risolto il mistero della fossa anomala, al Campo all’Arpia, a Populonia, in Toscana. Dopo qualche giorno di riposo ferragostano, i ricercatori hanno proseguito lo scavo e ora i contorni del piccolo mistero sono stati messi a fuoco. Durante le attività di ricerca nella necropoli etrusca gli studiosi si erano imbattuti in una fossa colma vasi potori, cioè contenitori utilizzati per le sacre libagioni. Oggetti di ceramica falisca, tarquiniese, volterrana, di produzione locale, ma anche vasi di importazione dall’Attica. Perchè tutto quel vasellame in una fossa, che risulta priva – almeno per ora – di resti umani?. Facciamoci raccontare cos’è successo, nelle ultime ore. “Dopo la sosta ferragostana al Campo, all’Arpia nel Parco Archeologico di Baratti (Populonia) sono riprese le ricerche – affermano gli archeologi di Sostratos onlus – Anche i ritrovamenti delle ultime ore continuano ad essere coerenti con quanto fino ad adesso rilevato: da un’altra fossa, che intercetta un’ulteriore sepoltura-deposito in modo quasi perpendicolare (come a formare una “T”), rileviamo un interessante ritrovamento. Come possiamo illustrare nelle fotografie che pubblichiamo, ci sono due reperti, un Genucilia ad Onde ed una coppa in Vernice Nera di tipo Petite Estampillés (con dei graffiti che sembrano dei numerari), che emergono dalla fossa il cui scavo deve essere ancora completato. “Riassumendo – proseguono gli archeologi di Sostratos – nei due piani di sepoltura, probabilmente conseguenti ad una ristrutturazione della necropoli intorno alla prima metà del III secolo a.C., continuano ad essere ritrovate fosse riempite di corredi provenienti da altre tombe. Mancano per adesso i resti umani”. Quindi i recipienti offertoriali e altri oggetti di ceramica che stavano davanti o dentro le vecchie tombe furono, dagli operai impegnati in quell’antichissima ristrutturazione, rimossi. Venne poi scavata una buca – che per ora si rivela con una forma di T – e lì depositati e sepolti. @ Sostratos @ Sostratos @ Sostratos Cos’era, allora, questo deposito? @ Sostratos @ Sostratos https://www.stilearte.it/nuovi-ritrovamenti-a-populonia-in-queste-ore-svelato-il-mistero-della-fossa-anomala-piena-di-ceramiche/
    2 punti
  5. Come promesso ecco altri 2 buoni da 2 lire per numismatici..
    2 punti
  6. Buonasera aggiungo alla bellissima serie di @El Chupacabra anche questi buoni da 2 lire..PROVA! Poi domani con calma posto qualche altra chicca ..😜
    2 punti
  7. Cari Lamonetiani, tanto per movimentare queste sonnacchiose giornate di mezza estate, ho raccolto le immagini (come qualche giorno fa ho fatto con le Quadrighe) delle 2 Lire "Aquila sabauda" e le condivido con voi. Qualcuna, non essendo comunissima, non è al top, ma la visione d'insieme, secondo il mio modesto parere, rimane appagante. Spero piaccia anche a voi.
    1 punto
  8. Grazie mille 👍 👍 👍
    1 punto
  9. Tanto per iniziare potresti consultare questa guida presente nel forum:
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  10. Non vedo nulla neanch'io 🤷‍♂️
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  11. No non sei l’unico 😉
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  12. ovviamente nessun problema!! Mi sembrava così a memoria, avendo acquistato tempo fa in un lotto una lira 1901 (che prossimamente mostrerò) e a ricordo mi pareva una NC. Aggiungo comunque che per me il NC è apprezzato sia a livello storico che a livello numismatico come spartiacque della rarità. Saluti Gordon
    1 punto
  13. Una ricerca familiare in orizzontale (così si chiama una ricerca parentale che tenga conto di tutti i rami) richiede molto tempo e molta fatica; il semplice sviluppo verticale (filo genealogico, ovvero di padre in figlio) sembrerebbe più semplice e veloce, ma in realtà è agevolato dalla catalogazione di tutti i nominativi che portano lo stesso cognome, perchè permettono di capire gli spostamenti e gli affari di famiglia. Io per la ricerca della mia famiglia paterna ho impiegato 25 anni, ed una ventina d'anni per la famiglia materna, agevolato dal fatto che la maggior parte dei componenti li ho trovati in 2 province confinanti. Entrambe le famiglie presentano documenti a partire dagli inizi del XVI° secolo, con i capostipiti vissuti al tempo di Cristoforo Colombo. Queste ricerche mi hanno permesso di conoscere parenti vicini e lontani, allacciare rapporti e fare nuove conoscenze. Ciò non ha impedito di scoprire stranezze, e lati comici, come quando mi sono visto contestare il prezzo di 20 Euro per un libro (236 pagine e oltre 100 illustrazioni) nonostante 20 anni di ricerca 😂 perchè ritenuto troppo oneroso...........
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  14. Ieri ho finito il libro di Giorgio Cella, Storia e geopolitica della crisi ucraina. Dalla Rus' di Kiev a oggi., Carocci 2022. E per quelli che conosono il polacco c'è il libro di Leszek Podhorodecki, Dzieje Ukrainy, Bellona 2022. Entrambi utili per conoscere la storia dei Tatari e dei Tartari. Arka Diligite iustitiam
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  15. Stando alle regole, utènsile va bene come aggettivo (la macchina utènsile) ma il sostantivo vuole l'accento sulla i (l'utensìle del fabbro). Nello scritto non si vede ma nella lingua parlata, attenzione alla pronuncia! apollonia P.S. Anch'io dovrei mettere la faccina perchè l'ho saputo da poco.
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  16. In realtà sono 2 Euro buttati perché ormai sono difficilmente utilizzabili come moneta (non ho mai provato, ma credo che non funzionino più neanche per pagare i parchimetri o i distributori automatici), senza contare che per acquistarli devi pagare 4-5 euro in più per compensare l'opera del decoratore. Sono venduti sulle bancarelle per turisti e fatalmente finiscono dimenticati in qualche cassetto a prendere la polvere. Alla fine lo Stato ci guadagna la differenza tra il valore nominale di 2 Euro ed i costi originali di conio. Più o meno quello che succedeva tanti anni fa quando certi spiccioli di lira venivano usati come anima per fare bottoni. Non sono un esperto di questioni legali e non mi esprimo sul fatto che le "decorazioni" siano più o meno legali. Indipendentemente da tale aspetto, a me sembrano un inutile spreco.
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  17. Ciao è un due denari di Vittorio Amedeo III come hai già scritto tu del 1776. Era la moneta più piccola della monetazione, ci volevano 6 monete da due denari per fare un soldo e ce ne volevano 120 per fare una lira! Ti allego il link al catalogo https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-VA3/1
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  18. Purtroppo visto che non sono esperto il rischio è di comprare repliche pensando che siano originali e quindi pagarli come tali.grazie ancora
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  19. Segnalo l'uscita di un nuovo volume dedicato ai regni di Carausio e Alletto, edito quest'anno da Spink (30 £). Di seguito, la sinossi presente sul sito dell'editore: One of the most exciting periods of Britain’s history under the Romans remains largely unknown today. Yet, at the end of third century AD, two men successively ruled the island, together with parts of the Continental coast, as emperors of Britannia for a period of ten years. They minted their own coins, initiated Britain’s first truly integrated defence system and successfully repelled an invasion from the mighty Roman empire. This is the story of Carausius and Allectus – the rebel emperors of Britannia.They were major thorns in the side of Rome and posed a huge threat to the authority of Diocletian and Maximian. It took ten years, after Carausius first rebelled, for the Roman empire to mount a second invasion and this time it was successful. Britain rejoined the ‘Eternal Light of Rome’ and the victory was accompanied by tremendous celebrations. There was an attempt to wipe the names of Carausius and Allectus from history but enough evidence remains to piece together this extraordinary episode in the annals of Britain. The rebel emperors were recorded in a few later histories and found fame again in the 18th century. Carausius, in particular, was celebrated as a great naval hero who stood up to the might of Rome.Contemporary sources in the third century AD damned them as criminals and pirates. This book aims to set the record straight and details the remarkable achievements of Carausius and Allectus, the rebel emperors of Britannia. 240 x 152mm 244 pages Hardback, with colour illustrations throughout https://spinkbooks.com/products/the-rebel-emperors-of-britannia-carausius-and-allectus-sam-moorhead-and-graham-barker Sul sito dell'editore è ordinabile a 30£, ma con costi di spedizione piuttosto elevati (ulteriori 30£), a cui va aggiunta la dogana; è comunque reperibile su altre piattaforme con costi probabilmente minori.
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  20. Ciao , secondo un mio modesto parere da collezionista la moneta , se quelle macchie fossero di Cuprite , la lascerei cosi com'e' , l' importante e' che non nascondino la zona interessata ma che come un velo lascino vedere lettere o lineamenti al di sotto .
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  21. Ciao, ho visto di qua http://www.ecb.eu/press/pr/date/2001/html/pr011005.en.html
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  22. No, guarda che stai interpretando male quel passaggio. “Un prezzo che non supera dell'80 per cento il valore sul mercato libero dell'oro in esse contenuto” vuol dire che non puoi vendere una moneta d’oro (con una purezza di almeno 900 millesimi) come oro da investimento se il prezzo che chiedi è più del 180% il valore dell’intrinseco. Faccio un esempio concreto così da spiegarmi meglio. Un marengo pesa 6,45 grammi ed è in oro 900 millesimi. Stando alla quotazione del mercato di oggi, un grammo d’oro puro vale 56,70 euro. Perciò il valore intrinseco del marengo è pari a 330 euro (arrotondo per comodità). Ciò significa che non puoi vendere marenghi a più di 330 euro x 180% = 594 euro. Perciò, se chiedessi ad esempio 500 euro per il tuo marengo sarebbe ancora definibile come oro da investimento. Se, invece, la volessi vendere a 700 euro si tratterebbe di una moneta per collezionisti numismatici e si avrebbe una tassazione diversa.
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  23. Capisco e condivido il tuo pensiero,in mano esperte comunque e non mi riferisco a me ma a tutti coloro che lo fanno di mestiere o professionisti amatoriali,hobbysti ...si fanno meno danni con un bisturi che con uno stuzzicadente e spazzolini per i denti
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  24. Io sinceramente non andrei oltre qualche immersione in acqua demineralizzata e spazzolata con spazzolino a setole medie, la trovo gradevole anche così ed il rischio di fare danni è sempre molto alto, infatti fosse per me prenderei solo monete intonse..
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  25. Allora, se lo sai fare, per conto mio procedi tranquillamente… quelle ossidazioni non sono da preservare ,in quanto solo obliteranti del disegno originario e non aggiungono nulla alla storicità della moneta stessa Poi facci vedere come è venuta
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  26. Accusa a sfondo politico non fondata buona giornata
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  27. Ciao, moneta molto interessante . Come già anticipato, da quando si può vedere dal ritratto, si tratta dì Marco Aurelio raffigurato da Cesare quindi con testa nuda. Per quanto riguarda il nominale, se il peso ed il diametro da te indicati sono corretti, penso che non si tratti di un asse bensì di un dupondio. La caratteristica dei dupondii era la corona radiata sulla testa degli imperatori (che indicavano un valore doppio, del dupondio appunto il doppio dell'asse) che ne permettevano l'immediato riconoscimento. In questo caso però Marco Aurelio era solo Cesare percui non poteva essere rappresentato ne con corona radiata ne con quella di alloro (solo l'imperatore poteva esserlo) quindi le discriminanti sono rappresentati dal peso e dal diametro della moneta. Attendiamo ulteriori interventi a proposito 🙂. ANTONIO
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  28. È stata chiusa MS63 PL.
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  29. Sono monete-medaglie in argento che riportano diametri e pesi delle normali monete allora in circolazione. Confronta le misure con le 500 Lire d'argento, con le 100 Lire in acmonital e le 200 Lire in bronzital.
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  30. Complimenti a tutti per le bellissime aquile postate, vi aggiungo la mia, che spero non sfiguri, le foto sono fatte al volo. Saluti Marfir
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  31. Anche se può sembrare egoistico.. io non li presto, ...sono come le pipe per fumare tabacco per me... non prestabili..
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  32. @folleperifolles eccoci! E' un ottimo volume, molto più tecnico rispetto al vecchio Casey.
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  33. Allora, vista la partecipazione (e prima che lo faccia qualcun altro...) eccovi i Buoni da 1 Lira, anch'essi in nichelio quasi puro (975/1000) e soggetti allo stesso tipo di usura dei fratelli maggiori:
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  34. Come NIP (Numismatici Italiani Professionisti) sono anni che combattiamo questi fenomeni, ma purtroppo si riesce a fare ben poco. Arka Diligite iustitiam
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  35. bellissimi gli esemplari proposti.. è già una fortuna poterli ammirare in foto.. figuriamoci possederli😊, ringrazio @r.tino per averli condivisi.. Nel mio peregrinare il destino ha voluto che mi toccassero queste.. a cui sono molto affezionato
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  36. Se i Pincopanco avevano uno stemma, di solito c'è sempre un esponente della famiglia che lo sa. E che magari ne ha copia: in tal caso, il problema si sposta sull'autenticità di essa, ma questo è un altro discorso. Se nessun Pincopanco sa nulla, di solito ce n'è uno che cerca il cognome su qualche testo araldico. Se l'ha trovato, il problema diventa dimostrare che esiste un collegamento fra i Pincopanco "in vita" e i Pincopanco "in libro". Unica soluzione: fare una ricerca genealogica. Ma seria. E fatta bene. In altri termini: spenderci tempo e soldi, girando per archivi. Ricerca genealogica che diventa indispensabile nel caso che i testi araldici non conoscano i Pincopanco. Ma attenzione: per prima cosa, a priori non si può sapere se la ricerca riuscirà ad affondare nei secoli, o si fermerà a pochi decenni. Seconda cosa: a priori non è detto che lo stemma salti fuori, può darsi che la ricerca dia appigli per cercarlo altrove. Terza cosa: può anche darsi che non dia appigli. Quarta e ultima cosa: dopo la ricerca, se i Pincopanco non avevano stemma, hanno comunque la ricostruzione della propria storia famigliare, il che è comunque un'ottima cosa. Alternativa: i Pincopanco uno stemma oggi possono farselo creare apposta, a condizione che non plagino nessuno stemma preesistente.
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  37. vero, diciamo una falsa partenza che ha portato ad un corretto arrivo confermando un'importante funzione del nostro forum ... grazie ancora a @miglio81,
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  38. "Figure di teste di cavallo che simboleggiano il Pegaso" io non le vedo: mi servono occhiali nuovi? Servus, Njk ========== PS: la prima cosa che ho visto è stata una biga: Meglio di un Test di Rorschach!
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  39. Mi butto: ...la migliore in conservazione FDC (le foto parlano bene) è la 902. Che ne pensi?
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  40. Non sia mai che in una mia discussione qualcuno completi l'esposizione senza che io abbia detto la mia:
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  41. Ciao! Si tratta di un fiorino piccolo o picciolo di Firenze.
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  42. Io sono d'accordo con la Signora @Desiré Fulchino: Chi ha una azienda ha delle responsabilità verso i clienti. Fare un'asta estiva, per me, significa che il venditore non va in ferie dopo l'asta; Ho vissuto in una famiglia di cuochi e metà della famiglia non era a casa per Natale e per Capodanno, e non arrivava nemmeno terminata la cena, perchè i clienti avevano il diritto di stare al ristorante fino all'ora che desideravano (entro dei limiti chiaramente). Non è che siccome la gente va a cena a divertirsi non ha il diritto di rimanere a tavola finché vuole. Uno può decidere di tenere il locale chiuso a Natale, ma se apre, poi non può cacciare i clienti alle 23. Vi lascio immaginare cosa succederebbe ad un ristoratore che alle 23 dice ai clienti "andate a casa, tanto per voi cenare è un divertimento, fatevi una vita!" I collezionisti partecipano alle aste per divertimento e pagano! mi sorprende che discorsi simili vengano proprio da commercianti. Nessuno costringe i commercianti a fare l'asta in agosto. Mi pare chiaro che se un commerciante fa l'asta in agosto non va in ferie fino alla fine di settembre, quando tutti i lotti saranno spediti e certamente consegnati. Poi ognuno lavora come crede e come gli pare, ma credo che la Signora abbia tutto il diritto di lamentarsi per questa politica della casa d'aste, ed eventualmente di non fare più acquisti da loro se ritiene. Io stesso non gradirei affatto attendere due mesi per ricevere una moneta! Peraltro acquistare una moneta da mille euro in asta significa darne altri duecento alla ditta, e mi sembra un motivo più che sufficiente per attendersi che le monete arrivino in ordine e presto. Lavoro da quando ho 19 anni (in un altro settore), e mai ho lasciato un cliente senza servizio per andare in ferie! La ditta con cui lavoro gestisce una media di 30mila spedizioni al giorno tutto l'anno, e non è mai stato un problema spedire in agosto, né ho lasciato un cliente senza merce perché dovevo andare in ferie. Questo è il mio pensiero ovviamente, per quello che vale.
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  43. La casella di posta aperta è un servizio riservato ad utenti che ricevono grossi quantitativi di posta, è un box che si trova all interno dell ufficio postale, l'utente non ha la chiave come nelle cassette postali, ma dovrà rivolgersi all'impiegato per ritirare la corrispondenza, come nel fermo posta.
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  44. In fatto di chiavi il massimo che si può vedere penso siano le chiavi antiche romane, ma per normative e prezzi mi basta ammirarle nei musei. Ciao.
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  45. la classica chiave dall'inconfondibile suono... CLANK CLANK CLANK
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  46. Il prezzo di riferimento dell’oro è internazionale, se non sbaglio mercato di Londra, che due volte al giorno pubblica prezzo di riferimento (famoso fixing). Tutti gli info provider del mondo usano i dati di questo mercato. In Italia ci sono vari info provider, potresti usare il sito web del sole24ore. Io preferisco kitco. A livello internazionale ve ne sono tanti altri (Bloomberg, Reuter, etc..).
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  47. Salvato fra i preferiti, grazie mille. E qualche sito italiano su questa quotazione?
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  48. Buonasera Può essere imitativa del 6 bolognini prodotto dalla zecca di modena ma rimane pesarese. Qua ti metto un esemplare in mio possesso per apprezzare le differenze. Complimenti Marco
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  49. Gli Avari sono un "popolo" asiatico multietnico che purtroppo si conosce poco e male. Nei prossimi post cercherò di trattare e descrivere molto sommariamente questo popolo, pur sapendo sin d'ora che i miei sono poco più di cenni incompleti vista la vastità della tematica. "Come tanti altri popoli tra fine del mondo antico e inizio del medioevo, appaiono episodicamente sui libri di storia, appena menzionati, con quel nome che sembra fatto apposta perché gli studenti del secondo anno del liceo sbaglino a pronunciarlo, accentando la seconda "a" (Avàri) e creando strane ed erronee associazioni mentali (magari ritenendoli particolarmente "tirchi", al punto che il loro eponimo sia stato usato per antonomasia [1]). In realtà, però, gli Avari sono stati una grande Nazione, fondamentale per la storia dell'area est-europea e ancora presente nelle zone caucasiche, una nazione, come molte tra quelle "barbariche" orientali, poco studiata e, per molti tratti, piuttosto misteriosa, a partire dalle sue origini remote. UAR? Chi erano gli Avari? Da dove venivano? In effetti, purtroppo, la scienza storica può rispondere a questo quesito solo con dei "forse", con ipotesi in buona parte condivise solo da alcuni gruppi di studiosi. La più affascinante tra esse, ricollega l'inizio dell'epopea avara ad un popolo altrettanto misterioso quanto i suoi presunti discendenti, un popolo spesso citato dalle cronache orientali ma sconosciuto ai più: gli Uar. Gli Uar erano la più grande delle tre componenti etniche che costituivano la confederazione nota in Occidente (intendendo questo termine come Impero Romano d'Oriente) come "Hephthalites" e in Cina come "Yanda" e certamente erano l'etnia dominante del Khwarezm (la regione tra delta dell'Amu Darya e lago d'Aral). Lo storico cinese Liang ne parla come un popolo dell'Asia orientale e questo, insieme con la scoperta da parte di J. Marquart di molte somiglianze tra termini usati dagli Hephthalites in India e parole della lingua mongola, ha portato alcuni studiosi a ritenere che almeno una parte degli Uar fosse di origine proto-mongolica [2]. Di fatto, comunque, l'eterogeneità dei popoli sottomessi alla dinastia Hepthalita lascia spazio a numerose altre ipotesi, quali quella di un apparentamento con gli Yuezhi indo-europei specializzati nel commercio della giada con gli Hua [3] o quella che li vuole come ramo dei Tiele schierati con gli Xiongnu meridionali nella guerra intra-etnica contro gli Xiongnu settentrionali, cosa questa che li legherebbe indissolubilmente alla confederazione unna. Ciò, tra l'altro, spiegherebbe molte cose, prima tra tutte la migrazione verso occidente, allorché, si suppone attorno al 460, gli Uar e alcune tribù unne si posero sotto il dominio di una delle cinque famiglie Yuezhi (e, così, le due teorie finiscono per unificarsi) che guidavano l'"Hephthal". Verso la fine del VI secolo, poi, raggiunti da altre tribù quali Zabender, Tarnach e Unni Kotzagerek, andarono a formare, secondo quanto studiato dallo storico delle popolazioni nomadiche András Róna-Tas [4], venendo a contatto con Persiani indo-europei, il popolo degli Onoguri (da cui deriva il nome "Ungheria"), di cui, certamente, gli Avari erano parte e che, muovendosi verso il Danubio, avrebbero assoggettato un territorio enorme che, per qualche tempo, avrebbe incluso anche i Bulgari [5]. Unni e Avari, dunque, e non appare per nulla casuale che, infatti, gli storici bizantini Menandro Protettore (il primo che ci racconta che gli Avari parlassero una lingua praticamente uguale a quella degli Unni) e Teofilatto Simocatta [6] citino gli Unni come una componente importante dell'elite dominante Hephthalita, arrivando addirittura a identificare gli Unni stanziali dell'area dell'odierno Kazakistan come i "veri" Avari d'Oriente, contrapposti a gruppi minoritari e mescolati a nuclei sciti di "pseudo-Avari" che si stabilirono in Pannonia. La ragione di ciò rimane ancora piuttosto oscura: una possibile spiegazione potrebbe essere che, quando all'inizio del VI secolo la confederazione Hephthalita venne conquistata dall'Impero Göktürk, un insieme di clan, in parte Uar, in parte unni e in parte sciti, intendendo sottrarsi al giogo Göktürk, fuggisse e migrasse verso le regioni del Caucaso settentrionale e che i loro nuovi vicini credessero di avere a che fare con gli Avari, fino a che i nuovi arrivati non stabilirono un contatto diplomatico con i Bizantini e, dopo una prima fase, i Göktürk convinsero questi ultimi del fatto che coloro che offrivano loro alleanza non fossero gli Avari veri, ma sono dei fuoriusciti che usurpavano un nome tanto prestigioso [7]. E' molto probabile che, in ogni caso, la distinzione non avesse molto senso e che avesse ragione Walter Pohl affermando nel 1998: "Se gli Avari siano mai stati un gruppo etnico distinto, la distinzione non sembra essere sopravvissuto ai secoli in Europa. Essere un 'Avaro' sembra aver significato, piuttosto, far parte dello stato avaro (in modo simile a come essere 'romano' aveva cessato di avere un significato etnico). Quello che è certo è che nel momento in cui sono arrivati in Europa, gli Avari erano un gruppo di genti polietniche" [8] L'EPOPEA DI UN POPOLO Ciò che dalle cronache costantinopolitane sappiamo con un certo grado di certezza storica è che gli Avari, come visto un insieme eterogeneo di circa 20.000 cavalieri, arrivarono nella regione settentrionale del Caucaso nel 557 e immediatamente mandarono un'ambasceria a Costantinopoli, dando luogo al loro primo contatto con l'Impero. I nuovi arrivati furono ritenuti i diretti discendenti degli Unni, tanto il loro aspetto ricordava quello della gente di Attila. Per quanto fosse presente tra gli Avari il tipo antropico europide, nella maggior parte di loro erano evidenti i caratteri mongolidi: bassa statura (in media 165 cm. i maschi e 155 le femmine, con un successivo aumento di 6-8 cm.), carnagione giallastra, volto piatto, occhi scuri e a mandorla, capelli neri - che però, diversamente dagli Unni, gli Avari raccoglievano in due trecce ricadenti sulle spalle. Emanavano una puzza tremenda, perché non si lavavano mai. Indossavano mantelli di pelliccia o cappe di cuoio; e di cuoio avevano le corazze, gli stivali, le selle. Usavano staffe di ferro, che furono i primi a introdurre in Europa. Maestri nel tiro con l’arco, nel combattimento ravvicinato adopravano una spada ricurva. Al termine della battaglia, il loro khan (khâqân) raccoglieva in un sacco gli orecchi dei nemici uccisi, mentre i prigionieri di rango erano impalati con una tecnica raffinata. Donne e bambini venivano portati via. Abitavano in tende simili alle yurte mongole, adornate con nastri multicolori, code di cavallo, corna di bufalo, teschi umani. Insomma, c'era di che far inorridire i raffinati bizantini ma questi "popoli primitivi", in cambio di una discreta quantità d'oro, si offrivano di sottomettere a nome dei bizantini alcune "genti indisciplinate" dell'interno, cosa che, in effetti, puntalmente fecero, sconfiggendo e integrando varie tribù nomadi (Bulgari kutriguri e utiguri, Sabiri, Antii, ecc.). Verso il 562 praticamente tutte le steppe dell'Ucraina e il bacino inferiore del Danubio erano nelle loro mani e stavano diventando un pericolo per l'Impero, che, con Giustiniano I, decise di farli allontanare dai propri confini: gli Avari si mossero quindi verso nord, in quella che è l'odierna Polonia, fino alle sponde del Baltico, ma non riuscirono ad espandersi verso ovest, in Germania, sia per l'opposizione dei Franchi che per le dure condizioni in cui versava l'Europa occidentale. In cerca di terre più fertili e più adatte alla pastorizia, dunque, gli Avari richiesero a Costantinopoli la concessione delle aree a sud del fiume Danubio (nella odierna Bulgaria), ma se le videro negare dai Bizantini, che usarono i loro contatti con il Göktürks come una minaccia contro l'aggressione barbarica: fu per questo che essi rivolsero la loro attenzione verso la pianura dei Carpazi e le difese naturali che essa offriva [9]. Tuttavia, il bacino dei Carpazi era stato già occupato dai Gepidi e, nel 567, gli Avari dovettero firmare un'alleanza con i Longobardi, nemici giurati dei Gepidi, e con essi riuscirono a distruggere e occupare gran parte del regno di questi ultimi, per poi "persuadere" i nuovi alleati longobardi a muoversi verso il nord Italia, in una invasione che segnò l'ultimo movimento di massa germanico nel periodo di migrazione. A questo punto Bisanzio doveva affrontare più direttamente la questione avara e, continuando nella sua politica di spingere le tribù barbariche le une contro le altri, i Bizantini riuscirono a convincere gli Avari ad attaccare gli Sclaveni in Scizia Minore, raccontando di come la loro terra fosse ricca di bottino e non fosse mai stata conquistata prima [10]. Dopo una campagna devastante contro gli Sclaveni, gli Avari tornarono a stabilirsi in Pannonia, ma non prima di aver imposto il loro protettorato a molte aree in precedenza bizantine (sebbene, appunto, occupate dagli Sclaveni) e ora considerarte parte del loro khanato (fondato verso il 580 da re Bayan) che, alle soglie del 600, si estendeva dall'odierna Austira fino alle steppe del Ponto e aveva il suo centro nella ricca città di Sirmio (catturata nel 582). In realtà, inizialmente non è completamente corretto parlare di un vero e proprio protettorato: in cambio di enormi elargizioni in oro gli Avari si erano impegnati a fornire una certa quantità di mercenari all'esercito imperiale. Di fatto, però, quando Bisanzio si era rifiutato di aumentare, come richiesto dal successore di Bayan, Bayan II, la quantità dei tributi, gli Avari non fecero altro che procedere alla cattura delle città di Singidunum e Viminacium, imponendo il loro volere. Gli anni '90 del VI secolo furono caratterizzati da uno stato di guerra permanente tra Avari e Bizantini che, sotto la guida dell'imperatore Maurizio, riuscirono, all'inizio del VII secolo, ad ottenere anche qualche vittoria: in particolare, nel 602, sembrava che Bisanzio stesse per avere la meglio, ma una ribellione dell'esercito imperiale (al quale Maurizio aveva rifiutato il ritorno a casa durante l'inverno come di norma) prima e, soprattutto, l'invasione persiana dell'Impero poi, diedero mano libera agli Avari in tutta l'area balcanica, tanto da portarli ad un tentativo abortito d'invasione del nord Italia nel 610 e da permettere loro di imporre tributi in oro e in natura a Bisanzio per la cifra record di 200.000 solidi poco prima di 626 [11]. Il 626 segna un momento cruciale per la storia avara, l'inizio del declino: l'appoggio al fallito tentativo sassanide di assedio a Costantinopoli fa perdere di prestigio all'elite guerriera e numerosi "clienti" slavi si ribellano al loro dominio. Nel 630 Samo assume il potere sui territori a nord e ad ovest del khanato, diventando "Re dei Venedi" e, all'incirca nello stesso periodo, il gran khan Kubrat del clan Dulo conduce una rivolta che pone fine all'autorità degli Avari sopra la Pianura Pannonica, creando ciò che i Bizantini chiamarono "Antica Grande Bulgaria". Infine, una guerra civile, forse dovuta ad una lotta di successione in Onoguria tra l'alleanza Avari - Bulgari kutriguri e Bulgari utiguri, nel 631-632, vide la disfatta dei kutriguri e l'inglobamento degli Avari nella "Patria Onoguria". Dopo la sottomissione ai Bulgari, gran parte degli Avari (ad eccezione di un piccolo gruppo che emigrò verso nord lungo il Volga), chiusi nell'area transilvanica e ucraina occidentale, venne assimilata dai Cazari [12]. E' più o meno a questo periodo che risalgono gran parte dei resti archeologici avari in nostro possesso. Sebbene il bacino dei Carpazi fosse il centro dil potere degli Avari, la maggioranza di tali resti sono stati rinvenuti a sud-est della zona carpatica, suggerendo un forte grado di presenza nell'area balcanica, fino alla Macedonia settentrionale. Gli scavi mostrano una società altamente strutturata e gerarchizzata, ricca di complesse interazioni con altri gruppi "barbarici", in cui il khan (o, più correttamente, khagan) era la figura preminente, circondata da una minoranza aristocratico-nomadica, così come dimostrato dal numero piuttosto limitato di sepolture particolarmente ricche, nelle quali, oltre a quantità notevoli di monete d'oro, sono stati rinvenuti interessanti "simboli di rango", quali cinture decorate, armi, staffe simili a quelle trovate in Asia centrale e cavalli. L'esercito avaro era, però, composto da numerosi altri gruppi (Slavi, Bulgara, Gepidi, ecc.) che si offrivano come mercenari per piccole ricompense e appare evidente che esistesse un vasto strato sociale di clientes semi-indipendenti, formato prevalentemente Slavi, e di appartenenti a tribù alleate (come i Bulgari kutriguri o gli Slavi ardagasti) con facoltà di condurre offensive autonome in terra bizantina. E' quasi certo che inizialmente gli Avari e i loro sudditi vivessero separatamente, tranne che per un certo numero di donne slave e germaniche sposate a uomini avari, ma che, a partire dalla metà del VI secolo, i popoli germanici e slavi si siano inseriti nell'ordine sociale e nella cultura avara, a loro volta chiaramente influenzati dai costumi persiano-bizantino: gli studiosi hanno, infatti, identificato una fusione che dà luogo ad una "cultura avaro-slava" caratterizzata da ornamenti come orecchini a forma di mezza luna, fibbie in stile bizantino e braccialetti di perline con estremità a forma di corno. Su questa base, Paul Fouracre nota, "appare nel settimo secolo una cultura materiale mista slava e avara, frutto di rapporti pacifici e armoniosi tra guerrieri avari e contadini slavi. Si ritiene possibile che almeno alcuni dei leader delle tribù slave abbiano addirittura potuto far parte della aristocrazia avara" [13] Con il 670, i Cazari avevano frantumato l'unità della confederazione onoguro-bulgara, portando gli Utiguri a lasciare l'Ucraina per migrare verso ovest: è verso il 677 che gli "Ungari" (cioè gli Onoguri) si affermano decisamente in Pannonia, dando vita al cosiddetto periodo di mezzo avaro-bulgaro (670-720 dC), in cui un gruppo di Onoguri, guidati da khan Kuber, dopo aver sconfitto gli Avari a Sirmio, si trasferì a sud e si stabilì nella regione dell'odierna Macedonia, mentre un altro gruppo di Onoguri utiguri bulgari, guidati da khan Asparukh si era già stabilito in modo permanente nei Balcani (679-681). Anche se l'impero avaro era sceso a metà della sua dimensione originale, in questa fase aveva consolidato il suo dominio sulle parti centrali del bacino medio-danubiano ed esteso la sua sfera di influenza occidentale sul bacino viennese, con lo sviluppo di nuovi centri e il rafforzamento della base di potere degli Avari, sebbene la maggior parte dei Balcani fosse ora era nelle mani delle tribù slave, su cui né gli Avari né i Bizantini erano in grado di riaffermare il controllo [14]. Agli inizi dell'ottavo secolo, una nuova cultura archeologica appare nel bacino dei Carpazi: la cosiddetta "cultura del grifone e del viticcio": anche se alcuni studiosi hanno tentato di attribuire tale evento all'arrivo di nuovi coloni, non vi è alcuna prova di una nuova ondata di immigrazione dalle steppe dopo 700 d.C. e appare più verosimile la teoria degli archeologi ungheresi Laszlo Makkai e András Móczy, che parlano di una evoluzione interna della cultura avara, risultante dalla integrazione dei Bulgari emigrati rispetto alla precedente generazione [15]. CAUCASO! Il declino graduale della potenza avara accelerò nello spazio di un decennio: una serie di campagne dei Franchi guidati da Carlo Magno, dopo il 790, si concluse con la conquista del regno degli Avari e la presa della maggior parte della Pannonia fino al fiume Tisza. Quasi tutti gli Avari vennero battezzati e integrati nella società franca in quella che divenne una marca militare (in seguito, dall'840, parzialmente concessa al principe slavo Pribina che formò il Principato del Balaton), mentre a est l'area transilvanica cadde nelle mani del primo impero bulgaro: l'autoidentificazione come "Avari" in occidente durò ancora una sola generazione e dall'870 circa scompare completamente dagli annali. Tale autoidentificazione rimase, però, nel Caucaso, in cui una dinastia avara aveva formato, già dal VI secolo, il "Sarir", uno stato cristiano situato nell'odierno Daghestan. Durante le guerre contro i Cazari, nel VII secolo, gli Avari del Sarir si schierarono con i nemici e questo, probabilmente, preservò la loro integrità. Sebbene a fine VIII secolo il Sarir subisse una parziale eclissi dopo che gli Arabi avevano preso il sopravvento nella regione, esso, trasformatosi in stato islamico, riuscì a riaffermare la sua influenza sull'area nel IX secolo, sia fronteggiando una Cazaria ormai indebolita che conducendo una politica amichevole verso gli stati confinanti cristiani di Georgia e Alania. Agli inizi del XII secolo il Sarir si disintegrò, per essere, comunque, sostituito da un "Khanato degli Avari" a maggioranza musulmana, poco toccato dalle invasioni mongole e capace di stabilire rapporti di alleanza con l'Orda d'Oro. Barcamenandosi politicamente con le etnie via via emergenti nel Caucaso, il khanato riuscì a sopravvivere fino al XVIII secolo, avendo la possibilità, a tratti (in particolare durante il regno di Umma Khan, tra 1774-1801), di arrivare ad imporre tributi agli stati vicini, compresi Shirvan e Georgia. Nel 1803 il khanato si sottomise volontariamente alla autorità russe, ma l'amministrazione di queste ultime, caratterizzata da una pesante tassazione e dall'occupazione militare dell'area, deluse la popolazione, che si schierò con l'Imamato del Daghestan, guidato da Ghazi Mohammed (1828-1832), Gamzat-bek (1832-1834) e Shamil (1834-1859), di stampo mussulmano radicale. Le guerre caucasiche infuriarono fino al 1864, quando il Khanato Avaro fu abolito e sostituito da un distretto russo: una parte degli Avari rifiutò di collaborare con l'impero russo prima e con l'Unione Sovietica poi e diedero luogo ad una forte migrazione verso la Turchia, dove i discendenti di questo antico popolo vivono ancora oggi [16]. NOTE: (1) In realtà, secondo T. Bolelli, Dizionario Etimologico della Lingua Italiana, Vallardi 2006, il termine "avàro" deririva da una crasi dei termini latini "avidus + aeris" ("avido di denaro"). (2) K. Enoki, "The Liang shih-kung-t'u on the origin and migration of the Huá or Ephthalites" Journal of the Oriental Society of Australia, VII:1-2 (Decembre 1970), pp. 37-45. (3) M. Grignaschi, 'La Chute De L'Empire Hephthalite Dans Les Sources Byzantines et Perses et Le Probleme Des Avar,' Acta Antiqua Academiae Scientiarum Hungaricae, Tomus XXVIII Akademiai Kiado, Budapest (1980). (4) A. Róna-Tas, Hungarians & Europe in the Early Middle Ages: An Introduction to Early Hungarian History, Central European University Press 1999, pp. 109-123. (5) Ivi, pp. 168 ss. (6) Menandros Protiktor, Historiae, VI secolo e Teofilattes Simocattes, Historiae, VII secolo. (7) K. Czeglèdy, Az Etimològia Elmélete és Mòdszere, Benko 1976, pp. 82-89. (8) W. Pohl, Strategies of Distinction: The Construction of Ethnic Communities, Brill 1998, pp. 98-99. (9) L. Makkai, A. Mócsy, History of Transylvania, Volume I, Columbia University Press 2001. (10) F. Curta, The Making of the Slavs, Cambridge U.P. 2001, pp. 66-68. (11) L.M. Surhone, M.T. Timpledon, S.F. Marseken, Xionites: Bactria, Kushan Empire, European Avars, Uar, Hunni, Betascript Publishing 2010, p. 37 . (12) F. Curta, R. Kovalev, The Other Europe in the Middle Ages: Avars, Bulgars, Khazars and Cumans (East Central and Eastern Europe in the Middle Ages, 450-1450), Brill 2007, pp. 294 ss. (13) P. Fouracre, The New Cambridge Medieval History, Cambridge U.P. 2004, p. 274. (14) F. Curta, R. Kovalev, Citato, pp. 319 ss. (15) Ivi. (16) J. Minahan, One Europe, Many Nations: A Historical Dictionary of European National Groups, Greenwood 2000, pp. 86-87" https://www.mondimedievali.net/Barbar/avari.htm Allego anche la foto di un cranio allungato, visto il grande successo che hanno riscosso nella precedente discussione.
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  50. Eccola ... per gentile concessione ... :blum:
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