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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 08/11/23 in tutte le aree
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È un famoso tallero di Maria Teresa. Questa moneta ha esteso la fama dell'Imperatrice Maria Teresa, che regnò in Austria, Ungheria e Boemia dal 1740 al 1780. Nel 1753 l'Austria firmò un trattato con il Ducato di Baviera che regolamentava il contenuto di argento fino dei talleri. Le monete prodotte successivamente portano una X dopo la data e si definiscono talleri di convenzione. Dal 1780 in poi, anno di morte dell'Imperatrice, la moneta è stata sempre emessa con la stessa data del 1780 ed è stata coniata dalle seguenti zecche: Birmingham, Bombay, Londra, Parigi, Roma e Utrecht, oltre che dalla zecche Asburgiche di Bruxelles, Hall, Günzburg, Karlsburg, Kremnitz, Milano, Venezia, Praga e Vienna. Tra il 1751 e il 2000 sono stati coniati circa 389 milioni di pezzi. Dal 1946, la zecca di Vienna ne ha emessi più di 49 milioni e viene tuttora prodotta. All'inizio del Novecento è stata la moneta ufficiale dell'Etiopia e nello stesso periodo la banca dell'Abissinia emetteva in Talleri anche le banconote. È stata una delle prime monete usate negli Stati Uniti e ha probabilmente contribuito (accanto all'8 Reales spagnolo) alla scelta degli Stati Uniti di usare il dollaro come unità monetaria. Il tallero di Maria Teresa è stata anche la moneta di Muscat e Oman dove le monete venivano contraddistinte dalle originali attraverso contromarche con caratteri in arabo. La moneta è anche attualmente popolare in Africa e nel Medio Oriente. È una bella moneta d'argento con il ritratto dell'Imperatrice sul dritto e l'aquila bicefala Austro-Ungarica al rovescio. La moneta prodotta dalla zecca di Vienna ha un diametro di 39,5 mm uno spessore di 2,5 mm, pesa 28,0668 grammi di cui 23,3795 g d'argento fino, pari a un titolo di 833/1000. Differenze nelle dimensioni, titolo, peso e alcuni dettagli del conio si possono ritrovare nelle monete prodotte da altre zecche su concessione della zecca di Vienna, per permettere il riconoscimento della zecca produttrice.5 punti
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Cari Lamonetiani, ho riordinato le immagini delle 2 Lire "Quadrighe" e oggi voglio condividerle con voi. Che ne dite? Spero vi piacciano come piacciono a me...4 punti
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Secondo me le hanno già cucinate con le cime di rapa. Scusate… ma da buon barese non ho saputo resistere alla battuta…4 punti
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Some very nice coin here. There are quite a few variations in the series. Here are some of my own. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Qualche bella moneta qui. Ci sono alcune variazioni nella serie. Ecco alcuni dei miei. Obv:– IMP ANTONINVS PIVS AVG, Laureate, horned, draped and cuirassed bust right Rev:– SACERD DEI SOLIS ELAGAB, Elagabalus standing right, holding club and patera over lit altar; star in field right References:– RIC 131 Obv:– IMP ANTONINVS PIVS AVG, laureate draped and cuirassed bust right Rev:– INVICTVS SACERDOS AVG, Elagabalus standing holding a patera over an altar and a club. Star in left field. Bull behind the altar Minted in Rome. A.D. 220-222 Reference– BMC 209-210. RIC 88. RSC III 61b Obv:– IMP ANTONINVS PIVS AVG, laureate, horned, draped and cuirassed bust right Rev:– INVICTVS SACERDOS AVG, Elagabalus standing holding a patera over an altar and a club. Star in left field. Bull behind the altar Minted in Rome. A.D. 220-222 Reference– BMC 209-210. RIC 88. RSC III 61 Obv:– IMP ANTONINVS PIVS AVG, laureate, horned, draped and cuirassed bust right Rev:– INVICTVS SACERDOS AVG, Elagabalus standing holding patera over an altar and branch. Star in right field. Horn on ground to his left Minted in Rome. A.D. 222 Reference– BMC 209 note. RIC 87 (where it is rated Common citing Cohen). RSC III 58. Cohen 58 (illustrated with star in right field) valued at 50 Fr. No examples in RD. ex Numismatica Ars Classica NAC AG Sale 42, Lot 379, 20th November 2007, ex Barry Feirstein Collection, previously privately purchased from Harlan J. Berk. Described as Lightly toned and good extremely fine by NAC. 21 mm. 3.11 gms. 0 degrees.4 punti
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Il giorgino modenese era una moneta dal valore di 5 soldi e con questo valore nominale venne emesso a Modena dal 1598 al 1719. Nel corso degli anni, ed in particolare fra il 1716 e il 1722 il valore dell'argento aumentò in modo significativo generando la tesaurizzazione delle monete di buona lega. Per tale motivo Rinaldo I d'Este duca di Modena, con due ordini, uno nel 1717 per le muraiole, uno nel 1722 per i giorgini, comandò che le muraiole e i giorgini in circolazione fossero consegnate alla zecca ducale al loro valore nominale per essere contromarcate. In seguito a questi ordini furono ritirate e contromarcate anche le muraiole e i giorgini dei precedenti duchi estensi (Francesco I e Alfonso IV) in circolazione da almeno 70 anni (anche per questo motivo molte monete contromarcate appaiono usurate e poco leggibili). Dopo la marcatura con giglio ed aquilette estensi le monete in questione furono reimmesse in circolazione ma con valore nominale aumentato: le muraiole da 2 soldi a 3,33 soldi; i giorgini da 5 soldi a 6,66 soldi. In pratica il duca di Modena comprava muraiole e giorgini al loro valore nominale e dopo aver loro inferto una martellata li reimmetteva in circolazione con un incremento di valore dal 33% (giorgini) al 66,5% (muraiole). Un'operazione speculativa di non poco conto... che ebbe il suo epilogo con l'ordine del 18 luglio 1726 con cui si ordinava che muraiole e giorgini contromarcati tornassero ad essere scambiati per il loro vecchio controvalore ovvero 2 soldi le muraiole, 5 soldi i giorgini... In pratica il duca, dopo aver guadagnato dal 30% al 60% con l'operazione di marcatura, riportava tutto allo stato originale. Con buona pace del volgo che di colpo si trovava svalutata di almeno un terzo la propria magra riserva di contante... Mario4 punti
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Eccomi di nuovo, come promesso vi mostro il secondo acquisto del mese, dopo il falso asse di Otone (discussione nelle monete provinciali) e lo scambio del sesterzio di Filippo I l'arabo (discussione recente di ieri qui in imperiali), finalmente un acquisto andato a buon fine senza incidenti (ci tengo a ringraziare il venditore per l'ottima transazione anche se non posso nominarlo), sarà forse la benedizione del Dio Sole? Dopotutto c'era qualcuno una volta che diceva "E ora, con l'aiuto del sole, vincerò!", in ogni caso quello era Daitarn III e non Elagabalo, anche se, vista la sua fama, non mi stupirebbe che pure lui avesse usato una frase simile 🧐 Tornando al denario in questione, sono estremamente soddisfatto di averla inclusa nella collezione perché è una moneta che per me ha un profondo significato storico. Oltre al ritratto (bellissimo aggiungerei) di Sesto Vario Avito Bassiano, poi Imperatore Marco Aurelio Antonino Augusto, noto a tutti come Elagabalo, sul rovescio ha una raffigurazione del suddetto nelle vesti di Sacerdote del Dio Sole (cosa che lui effettivamente era anche prima di diventare Imperatore) e di conseguenza nella legenda è presente quindi anche il suo soprannome (che deriva appunto dal nome dl Dio El-Gabal), non so bene come spiegarlo, ma è una cosa che mi emoziona tantissimo (lo sto usando anche come foto profilo 😅). Spero piaccia anche a voi ☺️ Ecco la moneta: Elagabalo, Denario 220-222, Roma, RIC 131 3.47g x 20mm. Argento D/ IMP ANTONINVS PIVS AVG; busto laureato, drappeggiato e corazzato; corno sulla corona. R/ SACERD DEI SOLIS ELAGAB; Elagabalo, con patera e clava, che sacrifica su altare; a destra, una stella. qSPL3 punti
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Vi mando qualche foto di lucchetti e chiavi.. fra qualche settimana potrò postare qualche foto di qualche chiave3 punti
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Grazie a te per aver condiviso la tua comune, ma sempre affascinante, moneta dell'imperatrice.3 punti
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Vicinanza del tutto relativa, 18 anni dopo. E supponendo che l’immagine del ponte Milvio, priva di legenda, sia stata immediatamente riconoscibile dalla popolazione di Costantinopoli. Rimane vero che le commemorative della dedicazione di Costantinopoli funzionano di solito accoppiando Roma e Costantinopoli. È il caso delle communissime VRBS ROMA/COSTANTINOPOLIS, ma anche delle emissioni «PR» (Pax Romana? Populus Romanus?) dalle tipologie Roma/Virtus e Costantinopoli/Pax, erroneamente inserite nel RIC VIII e per la zecca di Roma (RIC VIII, Roma 104-106). Si sono invece rivelate essere coniate nel 330 d.C e forse tutte o in parte a Costantinopoli. Si può comunque pensare che se l’iconografia con il ponte rappresentasse Roma, avrebbe probabilmente avuto il suo equivalente coniato nella zecca dell’Urbs. Costantino fece costruire nel 328 un ponte sul Danubio, ad imitazione del ponte di Traiano (pilastri in muratura, sovrastruttura lignea e due piloni di accesso sulle spalle). https://it.m.wikipedia.org/wiki/Ponte_di_Costantino_(Danubio) È rappresentato su un medaglione di Roma (328/333 d.C) con la legenda SALVS REIP, conservato nel museo di Vienna: I ponti di Traiano e di Costantino sul Danubio e il ponte Milvio (e mi sembra, tutti i ponti romani ancora esistenti o di cui conosciamo la descrizione) sono ponti ad arco. Qui si tratta di un ponte con sovrastruttura lignea, ma senza archi e a campata singola, quando non sarebbe stato difficile rappresentare almeno un arco su queste monetine. Ciò che ha fatto dire ad alcuni, con l'aspetto insolito dei due pilastri che forse si trattava di un ponte galleggiante, forse simile al ponte di barche permanente di Arelate, menzionato nel IV sec da Ausonio. Ricostruzione di questo « ponte di Costantino » nel museo di Arles: Purtroppo credo di sì.3 punti
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Salve chiedo maggiori informazioni in merito alla cartolina in foto. Trovo strano l’annullo di Città del Vaticano. Il mittente l’ha spedita presso le poste vaticane? Inoltre cosa vuol dire casella postale aperta? Ringrazio in anticipo2 punti
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Ciao, oggi condivido un denario dell'Augusta Giulia Mamea (222-235 d.C.) ,figura molto influente e vero Dominus durante il regno del figlio Alessandro Severo, con la personificazione sul rovescio della dea Vesta coniato a Roma nel 226/227 d.C. di tipologia molto comune. Vesta è raffigurata velata, stante con il Palladio sul palmo della mano destra ed uno scettro a sinistra. Di origine greca, fu molto corteggiata da Apollo e Poseidone ma lei chiese ed ottenne da Zeus di poter restare vergine rinunciando ad una vita normale. Divenne così la dea del focolare domestico, venerata in tutte le case private oltre che nel tempio a lei dedicato all'interno del quale il fuoco a lei sacro veniva perennemente alimentato dalle Vestali. Erano delle "sacerdotesse" che avevano come compito principale proprio quello dì non far spegnere mai il fuoco sacro del Tempio di Vesta, i resti del quale sono ancora visibili ai Fori Imperiali. Si narra che in origine venissero letteralmente sottratte alle loro famiglie da fanciulle, poi nel tempo vennero scelte con delle vere e proprie selezioni che erano vincolate da severi criteri estetici, giuridici e morali. La loro consacrazione era sancita dal Pontefice Massimo (la più alta carica della religione romana) ed il loro sacerdozio durava fino al compimento del trentesimo anno di età dopodiché potevano ritornare alle loro famiglie e riprendere una vita normale. Erano mantenute economicamente dallo Stato, godevano di molti privilegi ed erano rispettate ed omaggiate da tutti. Tuttavia far spegnere per incuria il sacro fuoco ed abbandonarsi ai piaceri sessuali portavano alla loro sicura condanna a morte, due cose quindi da evitare. Da esame diretto il denario risulta coniato (spero ai tempi di Mamea) , con metallo non troppo compromesso, abbastanza centrato ed ha circolato. Grazie ed alle prossime 🙂 ANTONIO 18,50 mm. 2,95 g. RIC 360 I resti del Tempio di Vesta visibili ai Fori Imperiali. Le Vestali intende a preparare i tizzoni ardenti coi quali alimentavano perennemente il sacro fuoco all'interno del Tempio di Vesta.2 punti
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Non stavo parlando da commerciante ma da appassionato che avrebbe estremo piacere nel potersi rifornire di oggetti archeologici su cui nessuno mi potrà mai creare problemi o sollevare obiezioni sulla liceità del possesso e garantiti nella loro autenticità e provenienza …. Pensa a quanto bene farebbe al collezionismo Altrimenti si cade di nuovo nella forzatura di voler considerare le monete, intrinsecamente nate e realizzate come oggetti squisitamente seriali, come oggetti “ unici” per via delle differenze casuali di esecuzione… cosa estremamente stupida in quanto si eleva a valore scientifico il risultato puramente casuale della applicazione di una forza fisica. E questo vale anche per la toreutica e la bronzistica, che nel 90% dei casi era realizzata a stampo per esemplari multipli, ne più ne meno che per ke produzioni moderne. I capolavori i gli esemplari unici , degni di tutela individuale, saranno “ forse” il 10% del totale degli oggetti giunti a noi. A parte il plusvalore dato dal tempo e dall’impegno per raccoglierle…. Non ha alcuna valenza scientifica .., al massimo è uno spaccato dei gusti e abitudini di quell’epoca2 punti
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Lasciando perdere che questo gruppo di monete era assente di raffigurazioni. Se ho 1000 denari tutti uguali io guardo l' insieme e non la singola moneta. Perciò si apprezzano di meno tutti i dettagli della singola moneta e si guarda all' insieme con meno attenzione. A quel punto allora ha più senso ridistribuire nel mercato privato i doppioni guadagnando e magari proteggendo di più quelle poche monete rimaste al museo, come già detto da altri. Almeno secondo me2 punti
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Non sarebbe un cattivo suggerimento per quanto riguarda i duplicati… alcuni paesi esteri già lo fanno, con ottimi risultati. Quando ne hai uno per ogni museo, di oggetto , e gli altri schedati , il resto a cosa ti serve ? L’effetto wunderkammer lo ottieni anche con le copie. E risolveresti anche altri problemi .., 150 stateri identici o 450 , per il pubblico non fanno differenza …. i 3300 aurei di treveri, fanno tremare i polsi ai numismatici , e fanno fare la bavetta ai delinquenti, ma ai fini della conoscenza o dell’esposizione, che peso hanno? Nessuno una volta fotografati e schedati accuratamente….ma sicuramente ci sarebbe l fila ad acquistare i duplicati , se fosse possibile ….2 punti
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Ho costruito una collezione delle sue monete della zecca orientale. Potrebbe essere interessante confrontare la zecca di Roma, tipo in piedi Virtus mostrata sopra con la varietà orientale della mia collezione. Obv:- HADRIANVS AVGVSTVS P P bare head right Rev:- COS III, Virtus,standing right, holding scepter and parazonium; left foot raised, resting on helmet. Unknown Eastern Mint. Bust style is very well executed and good enough to be from Rome. Reference:- RIC -, cf RSC 355, cf BMC Page 380 #25 (Vienna) (draped bare head bust right) same reverse die though the image is very grainy.2 punti
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Io continuo a pensare che, se ne avessero tenute 100 e vendute le altre 350, le 350 ci sarebbero ancora. E, se avessero impiegato il ricavo della vendita in sicurezza, sarebbero state tutte salve. O no? Arka Diligite iustitiam2 punti
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Complimenti per le bellissime monete postate, spero, quando le mie finanze me lo permetteranno, di trovarne una anch’io.2 punti
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Sembrerebbe la riproduzione di un 100 kurus in oro 1327 anno 9 di regno (٩) (1917) data non presente in altre tipologie similari.2 punti
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Questo timbro mi ha incuriosito molto, la prima volta che lo vedo. Sapresti dirmi quando e per quale motivo veniva usato?2 punti
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Questa è la differenza fra le distanze dal bordo delò 5 Lire "Delfino": L'immagine è tratta da: TECNICHE ED ERRORI DI CONIAZIONE nella sezione VARIANTI delle 5 LIRE sul sito di ANDREA DEL PUP (https://www.erroridiconiazione.com). Qui troverai anche le annate che presentano diversità nella distanza.2 punti
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Ciao a tutti, se ci rifletto ricordo che fin da ragazzino sono stato attratto dalle chiavi e serrature al punto da fare razzia di tutto quello che mi capitava sottomano, salvo poi essere stoppato da mio padre. Da adulto per un certo periodo ho subito il fascino dei vecchi lucchetti e dei loro meccanismi raccogliendone alcuni; (probabilmente ci deve essere qualche aspetto psicologico che mi sfugge in tutto questo). alcuni esempi...2 punti
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un saluto a tutti i nummofili, la condizione di questo giorgino non è proprio il massimo ma è evidente la ribattitura con il giglio al dritto e pure al rovescio anche se un po' impastata si intravede altro segno di ribattitura. Chi e perché sceglieva di ribattere le monete. Gordon1 punto
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L'ultimo acquisto mi permette di scrivere qualcosa su uno dei misteri (tanti) della monetazione sabauda. La moneta, come da titolo, è un Cavallotto del primo tipo di Carlo Emanuele I. La data è il 1587 come tutti quelli di quel tipo, anacronistiche sono le date 1586, antecedente all'ordinanza della loro produzione e il 1588 che, come l'esemplare pubblicato dal Cudazzo, è un falso d'epoca. Quello di cui mi interessa parlare è invece il segno di zecca, l'ultimo che mi mancava in collezione e molto discusso, le lettere VA in nesso. Parliamo dell'anno 1587 e delle zecche attive in quell'anno al di qua delle Alpi. La maggior parte delle pubblicazioni numismatiche che trattano la monetazione sabauda affermano che le zecche "al di qua dei monti", cioè Aosta, Asti, Torino, Vercelli e Nizza furono appaltate agli zecchieri Roglia, Robbio e Cesare Valgrandi. Sono affermazioni imprecise, il Promis scrive chiaramente che il 31 Dicembre 1586 l'appalto di queste zecche fu dato a Giovanni Tommaso Roglia e Giovanni Tommaso Robbio tutti e due di Chieri per tre anni, ma il Duca non approvò questo contratto ed affidò le zecche a Cesare Valgrandi che gli fece una offerta migliore, 13000 scudi annui al posto degli 11000 degli altri due offerenti. Quindi l'unico appaltatore delle cinque zecche aperte in quell'anno fu solamente il Valgrandi. Non ci aiuta il fatto che non siano ad oggi rintracciati rendiconti di battitura di quell'anno di queste zecche, quindi si parla solo per ipotesi senza poter far riferimento a numeri precisi. Ora voglio parlare di questo segno di zecca. Le sigle VA in nesso ad oggi sono state rintracciate solamente su quattro tipologie monetali, non escludo che in futuro possano uscire fuori nuovi esemplari di tipologie diverse, con le monete sabaude non sarebbe una eccezione, e sono la lira, la mezza lira, il cavallotto del I tipo ed il mezzo grosso di Piemonte. In queste monete solo il cavallotto ed il mezzo grosso sono datate, ma è da ipotizzare che anche la lira e la sua mezza siano state prodotte in quell'anno proprio per l'identico segno di zecca. In nessuna altra moneta di altre zecche viene inserito il nome dello zecchiere, come ho già scritto era solamente il Valgradi quindi non necessitava, era sott'inteso... perché in questo caso si? E qui la mia, penso più che valida, ipotesi: Nell'ordinanza era scritto che le monete dovevano essere battute con l'iniziale della zecca "Colla permissione di battere secondo l'ordine al contratto annesso in Torino, Aosta, Vercelli, Asti e Nizza, col contrassegno per ciascuna zecca dell'iniziale del nome della città" citando Promis. Fin qui nessun problema per Torino, Vercelli e Nizza, ma Asti ed Aosta? Ora da uno studio dell'Orlandoni risulta che molti cavallotti con la A sono stati rinvenuti in Valle di Aosta e quindi è probabile che questa sigla corrisponda proprio ad Aosta, quindi perché siglare con VA altre monete di Aosta come affermano quasi tutti? La mia ipotesi è che queste monete siano state prodotte ad Asti, probabilmente in maniera meno copiosa visto il numero esiguo di esemplari, e utilizzata la sigla VA proprio per differenziarle da quelle Valdostane. Non esistono per ora documenti che comprovino la cosa, ma neppure nulla che lo escluda! Vorrei sentire dei pareri su queste mie considerazioni, anche se oramai si mettono solo più i "mi piace" o i "grazie", anche perché magari qualcuno è a conoscenza di qualche particolare o qualche notizia che mi sfugge, o potrebbe aiutarmi nel capire se sono nella giusta direzione oppure no. Altra considerazione, anzi è solamente un appunto... Ai fianchi della sigla di zecca sono presenti due punti o bisanti, a parte Torino che presenta dei trifogli o più raramente bisanti e questa sigla VA che ha dei triangoli o raramente bisanti, ... il perché di queste differenze rimarrà un mistero.1 punto
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Le 2 Lire "Quadriga briosa", secondo il catalogo Gigante hanno un bordo considerato di 2° classe perché presenta debolezze. Tuttavia (la foto inganna), quello che hai notato è semplicemente "bava di conio".1 punto
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Avevo acquistato questo francobollo in quanto tifoso, ma non sapevo valessero tanto. Prezzo magari fissato da qualche antimilanista.1 punto
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Ecco i miei due denari di Adriano, il primo con la Spes, il secondo con la Fides: Ric 601 20mm 3.43g Ric 2200 18mm 3.48g1 punto
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Ci provo...La firma VDB presente solo nella prima emissione del 1909🤔1 punto
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Crawford cita RRCH 90, quindi deve essere Marcianise. In RRC cita 16 esemplari del tipo conosciuto, 15 dei quali ritiene provenissero da Marcianise.1 punto
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Complimenti! Moneta eccellente Mi sta venendo voglia di averne una anche io ahah Il soprannome sul retro è la ciliegina sulla torta1 punto
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L’epoca imperiale romana riaffiora a Cerveteri Due importanti reperti archeologici probabilmente risalenti all’epoca imperiale romana, sono stati rinvenuti il mese scorso a quindici giorni uno dall’altro, durante i lavori di ripulitura e manutenzione eseguiti dal Gruppo Archeologico del Territorio Cerite nel sito delle Acquae Caeretanae nel Comune di Cerveteri (Rm). Secondo il presidente del Gruppo, Paolo Marini, nel primo caso si tratta di “un busto in marmo bianco a grana fine mancante della testa e di parte della spalla sinistra. Il busto è loricato con una corazza ornata da una testa di Gorgone al centro; un panneggio copre quello che resta della spalla sinistra. L’accollatura della corazza è listata ed il suo tipo ricco nei particolari degli spallacci e del gorgonèinon. Il plinto di sostegno è decorato da un motivo floreale a palmetta. Il secondo reperto, come riferisce il direttore del Polo Museale del Castello di Santa Severa, Flavio Enei, è un pilastro a sezione rettangolare di cm 26×23, alto cm 87 con base modanata presenta sulla faccia superiore un incasso circolare di cm 18 di diametro destinato all’alloggiamento di un ulteriore elemento (Busto o altro oggetto), che sulla faccia anteriore presenta scolpiti a rilievo una situla con ansa sopraelevata e un sistro, oggetti chiaramente riferibili al culto isiaco Subito sotto detti strumenti si legge l’iscrizione P.AELIUS.AUG.LIB/EPICTETUS/VOTO, ben impaginata, con lettere poco profonde, alte 3 cm. Si tratta di una dedica ad Iside del liberto imperiale Publio Elio Epicteto, probabile liberto dell’imperatore Adriano, presumibilmente inquadrabile nel periodo compreso tra il 117 e il 138 d.C. Per motivi di sicurezza, ambedue i reperti sono stati portati al laboratorio di restauro del Polo Museale Civico nel Castello di Santa Severa, in attesa che si decisa la loro collocazione. Il Comune di Cerveteri è intenzionato ad avanzare la richiesta affinché i reperti rinvenuti siano destinati al Museo Nazionale Archeologico Cerite sito al centro della città etrusca dove tra le varie testimonianze archeologiche che compongono la sua collezione, figurano il Cratere e la Kylix di Eufronio. “Il ritrovamento del busto marmoreo e del pilastro avvenuti alle Acquae Caeretanae – ha detto la sindaca di Cerveteri Elena Gubetti – premia la costanza e il lavoro svolto dai volontari Gruppo Archeologico del Territorio Cerite svolto, va sottolineato, in modo assolutamente gratuito. Sono convinta che il sito regalerà altre importanti scoperte che contribuiranno ad arricchire il patrimonio archeologico nazionale e in particolare della nostra città. Spero che la nostra richiesta di poter collocare busto e pilastro nel nostro museo sia accolta, sarebbe un motivo in più per studiosi e appassionati di archeologia per visitare il nostro museo che già offre molto da ammirare dell’antica civiltà etrusca. Nel caso – conclude la sindaca – a settembre presenteremo i due reperti al pubblico nel corso di un incontro dedicato al quale inviteremo la stampa e importanti ospiti qualificati, tributando all’evento l’importanza che merita”. https://www.lagone.it/2023/08/07/lepoca-imperiale-romana-riaffiora-a-cerveteri/1 punto
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La collezione del Vietnam è vastissima, se ci si mette dentro anche l'indocina francese e le emissioni d'emergenza tipo quelle dei viet cong o le nam bo la tipologica di base conterebbe centinaia di biglietti.. Proprio per questo in Vietnam c'è un grande mercato di cartamoneta, anche considerando il patriottismo dei vietnamiti, molto fieri della loro storia. Purtroppo però l'economia povera del paese impedisce una crescita dei prezzi, che ristagnano... In questo caso specifico, diciamo che le conservazioni non aiutano però a sperare in una rivalutazione.1 punto
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@gpittini, lo "stile" del rovescio sembra avvicinarsi alle coniazioni del 1636. la mia è solo un'ipotesi. un caro saluto.1 punto
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Quando la posta era una cosa seria veniva usato per agevolare la distribuzione della corrispondenza nelle grandi città , come identificativo del postino che consegnava e allo stesso tempo poteva essere identificativo del quartiere. A volte questi annulli sono anche a forma di cuore. Le città interessate dal servizio furono Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo, Bologna, Genova, Firenze e Venezia, iniziò con il Regno d'Italia e si protrasse fino ai primi anni della Repubblica.1 punto
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In formato digitale ci sono comunque i primi 9 numeri del Gazzettino sul nostro sito di Academia.edu https://independent.academia.edu/QuellidelcordusioGazzettini1 punto
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Il tesoro di Marcianise è stato ritrovato nel 1932. Si dice che contenesse 100 Victoriati di cui 1 victoriatus d'oro nello stile del 94/1 victoriatus. All'arrivo dei Carabinieri erano rimasti solo 8 Victoriati, tutti 94/1. Le altre monete del tesoro di Marcianise non sono mai state documentate ma noto che il BM, il BNF e altri musei hanno acquisito più esemplari di 94/1 negli anni '30 e dei 16 esemplari del tipo noti a Crawford ha anche indicato che tutti tranne uno ( un esemplare posseduto dal BM prima di Marcianise) provenivano da questo unico tesoro. Per maggiori informazioni si veda il Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano 1937 pag. 32 dove Ettore Gábrici discute di questo tesoro. Puoi trovarlo qui: http://www.socnumit.org/doc/BCNN/BCNN1937.pdf . Crawford cita anche AIIN 1954 pagina 113 tuttavia non ho accesso a questo articolo. Se qualcuno può scansionarlo e fornirmelo gli sarei molto grato. Non si sa molto del cosiddetto tesoro "Münzen und Medaillen". È arrivato sul mercato intorno al 1985. Alcune delle monete sono state vendute nelle loro vendite, ma molte sono state vendute privatamente. Mi è stato detto che hanno offerto in vendita circa 40 esemplari. Non si sa esattamente da dove provengano queste monete e sfortunatamente sospetto che chiunque possa averlo saputo con certezza sia morto da tempo. Puoi vedere molte delle monete di entrambi i depositi al CRRO qui: http://numismatics.org/crro/id/rrc-94.1#annotations The Marcianise hoard was found in 1932. It reportedly contained 100 Victoriati including 1 gold victoriatus in the style of the 94/1 victoriatus. By the time the Carabinieri arrived only 8 Victoriati remained, all of which were 94/1. The other coins in the Marcianise hoard were never documented but I note that the BM, BNF and other museums acquired multiple examples of 94/1 in the 1930s and of the 16 examples of the type known to Crawford he also indicated that all but one(an example owned by the BM before Marcianise) were from this one hoard. For more information see Bolletino del Circolo Numismatico Napoletano 1937 page 32 where Ettore Gábrici discusses this hoard. You can find this here: http://www.socnumit.org/doc/BCNN/BCNN1937.pdf . Crawford also cites AIIN 1954 page 113 however I do not have access to this paper. If someone can scan it and provide it I would be most grateful. Not much is known about the so-called "Münzen und Medaillen" hoard. It came on the market around 1985. Some of the coins were sold in their sales but many were sold privately. I am told they offered approximately 40 examples for sale. Exactly where these coins came from is not known and unfortunately I suspect anyone who may have known for sure is long dead. You can see many of the coins from both hoards at CRRO here: http://numismatics.org/crro/id/rrc-94.1#annotations1 punto
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Absolutely. I have copied the entire post below in English: I attach photos of my two examples of this victoriatus. I suspect these coins were minted during one of the sieges of Nola. Hannibal besieged the city for three consecutive years and it is recorded by Livy that a local citizen received a considerable sum for his allegiance to the Romans. It would make sense during these prolonged sieges that anyone(especially those outside of the city - merchants for instance) working with the Romans would have quickly melted any payment they received(not wanting to be caught in an occupied area assisting the Romans) and this may explain the lack of these victoriati appearing in any hoards with the exception of Marcianise and the 1980s hoard sold by Münzen und Medaillen (from which both of my examples come). Both of these hoards were apparently composed exclusively of these victoriati and, to my knowledge no other known hoard has ever contained an example of one of these types. Additionally almost all of these victoriati known today can be traced back to one of these hoards. This isolated circumstance would also explain the style of these coins which cannot be linked to any other Roman coins of this period.1 punto
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Allego foto di due miei esempi di questo vittoriato. Sospetto che queste monete siano state coniate durante uno degli assedi di Nola. Annibale assediò la città per tre anni consecutivi ed è registrato da Livio che un cittadino locale ricevette una somma considerevole per la sua fedeltà ai romani. Avrebbe senso durante questi assedi prolungati che chiunque lavorasse con i romani potesse aver sciolto rapidamente qualsiasi pagamento ricevuto e ciò spiegherebbe la mancanza di queste monete che compaiono nei tesoretti ad eccezione di Marcianise e del tesoretto degli anni '80 venduto da Münzen und Medaillen (da da cui provengono entrambe le mie monete), entrambe apparentemente composte esclusivamente da queste monete. Questa circostanza isolata spiegherebbe anche lo stile che non può essere collegato a nessun'altra moneta. Si prega di scusare eventuali errori di traduzione. Non parlo italiano.1 punto
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Il ministro delle finanze Adrian Câciu ha dichiarato che l'orizzonte per l'ingresso della Romania nell'eurozona rimane il 2029 ma che l'attuale governo vorrebbe anticipare al 2026, e per farlo dovrebbero essere usate anche le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) rumeno. Ma il consigliere del governatore della Banca Nazionale di Romania, Adrian Vasilescu, ha dichiarato che con un anticipo simile lo sforzo economico per la convergenza sarebbe troppo grande.1 punto
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Buonasera. Potrebbe anche essere una N dell’alfabeto greco scritta da destra a sinistra. Proprio stamattina, ad esempio, mi sono accorto di un altorilievo in marmo (troppo velocemente per fotografarlo...) al MANN in cui su 3 personaggi raffigurati quello a sinistra aveva il nome inciso regolarmente da sinistra a destra, quello centrale ugualmente sx-dx, mentre quello di destra aveva il nome inciso da destra a sinistra. Magari era cosa comune data la facilità con cui si può passare da una scrittura sinistra-destra ad una destra-sinistra (almeno con l’alfabeto maiuscolo). Al di là di ciò, sto notando adesso che sul catalogo del forum la moneta al centro della discussione (94/1) è data come battuta in Campania e datata 211-208 a.C. , quindi dopo la disfatta di Annibale e l’annientamento politico di Capua.1 punto
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Salve, interessante osservazione. Al tempo di Annibale Capua emetteva monete con la scritta in lingua Osca ‘’KAPU’’, quindi da destra a sinistra. Quindi sulle monete che emetteva nel 216-211 a.C. ( si ritiene che la monetazione con scritta ‘’KAPU’’ sia limitata a questo periodo) la città di Capua usava la lingua osca. Però queste sono monete di Roma, avversaria di Capua e di Cartagine nelle guerre puniche. Perché Roma avrebbe utilizzato l’osco? A meno che non si pensi che Capua abbia coniato per Roma queste monete ma in questo caso non si tratterebbe più di una coniazione risalente alle guerre puniche come dice l’articolo di Crawford nel tratto che ho evidenziato.1 punto
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È proprio un ponte. Le righe sotto rappresentano l'acqua che scorre... Arka Diligite iustitiam1 punto
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Salve amici. Nonostante mi sia da qualche tempo allontanato (spero solo temporaneamente) dal mondo del collezionismo, continuo a seguire il forum anche se in modo saltuario. Voglio postare in questa interessante discussione uno degli ultimi esemplare acquistati... Una Cingranella datata 1851 con questa, credo, interessante ribattuta. Saluti1 punto
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Su, lo faccia lo sforzo. Legga quelle poche pagine del Noe, si citano esemplari su cui si poneva il dubbio che non sono quelli da me condivisi. Non serve battere i coperchi come fossimo al mercato ortofrutticolo. È un atteggiamento che offende la memoria degli studiosi del passato che vedo non si degna di attenzionare. Posi la clava, grazie.1 punto
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@stilicho Ciao. Ti può essere utile questa foto di un tetradramma suberato di Alessandro Magno per vedere quali colori si possono sviluppare in superficie nel tempo. Alexander the Great fourree tetradrachm, 13.9 g (compared with about 17.0 g for authentic specimens), copy of posthumous tetradrachm from Amphipolis, Macedonia, c. 315-294 BC, M.J. Price 486. Le fratture nella placcatura d'argento espongono il sottostante nucleo di rame/bronzo e rivelano la natura del pezzo. Lo strato di color arancione è il nucleo di rame e quello di colore verde è lo strato di eutettico che separa la placcatura d’argento dal nucleo di rame. L’eutettico è una miscela costituita da circa 72% d’argento e 28% di rame, composizione che ha il punto di fusione più basso rispetto a quelli delle miscele di tutte le altre composizioni e ha la caratteristica di comportarsi alla fusione come un composto puro. Non si può stabilire se lo strato di eutettico fosse una saldatura d'argento e rame applicata per consolidare il rivestimento d'argento al sottostante nucleo di rame oppure si fosse formato quando il tondello rivestito d’argento è stato riscaldato, parzialmente fuso e quindi è diffuso all’interno del rame. In entrambi i casi il rivestimento si pensa sia stato applicato prima che la moneta fosse coniata, dato che in altro caso i dettagli del disegno sarebbero stati compromessi. apollonia1 punto
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Io l'ho presa a simbolo per la perdita di un culto che affonda le sue origini nel Mito... Adrianopoli indubbiamente é stato un momento decisivo nella caduta dell'Impero per l'annientamento di gran parte dell'esercito romano... ma come dice anche Barbero nel video allegato in apertura il vero shock per un romano fu la caduta di Roma nel 410. Anche per il cittadino che non abitava nell'Urbe. Perché Roma non era solo la capitale ovvero il centro amministrativo ma soprattutto era un simbolo, da sempre invitta e destinata all'Eternità (Roma Aeternae) nel suo ruolo di faro della Civiltà. Quello fu veramente un evento epocale, vissuto con incredulità. Ciao Illyricum1 punto
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