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  1. antvwaIa

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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 08/07/23 in tutte le aree

  1. Complimenti @Ptr79, davvero una splendida cartolina . Più che una cartolina "umoristica", questa fa parte di quelle cartoline "satiriche" propagandistiche, prodotte durante la guerra (ma anche prima che l'Italia entrasse ufficialmente in guerra), che miravano a ridicolizzare il nemico e farlo vedere alla popolazione come "facile da sconfiggere". La produzione non si limitava alle cartoline ma anche ai manifesti e alle testate giornalistiche. Oltre a quelle satiriche, sono state prodotte anche quelle "terroristiche", in cui il nemico, incarnazione del male, è sempre rappresentato come un essere privo di umanità, un sadico assassino, ridicolo ma estremamente crudele. In entrambi i casi, il nemico che viene sconfitto, viene descritto visivamente in modo tale da suscitare, a seconda dei casi, ilarità, disprezzo, odio e indignazione. In quella postata è evidente il fatto che il pilota non sia altri che l'Imperatore Francesco Giuseppe (identificabile dall'alta uniforme bianca che era solito usare), mentre siede sul trono e porta con se un paniere carico di vettovaglie, tra cui spicca la forca ... sistema di repressione prediletto degli austriaci per eseguire le sentenze di morte contro gli irredentisti... e non solo. Quindi una sorta di gita turistica su un velivolo ridicolo, che è destinata a fallire grazie al proietto di artiglieria (i missili non esistevano ancora) che gli sta per arrivare nel deretano (mai frontalmente ... sarebbe meno offensivo). Ogni nazione ne ha prodotte (sia cartoline che manifesti) davvero una quantità incredibile. Posto alcuni esempi tratti da "I Manifesti" e "Il piccolo Re"... Libri a cui tengo moltissimo e che fanno parte della mia collezione personale. 1) Cartolina austriaca in cui il soldato austriaco giganteggia su un ridicolo sovrano italiano. 2) Vignetta inglese (prima utilizzata come manifesto e poi trasformata in cartolina propagandistica) in cui l'infermiera tedesca getta a terra le medicine destinate ad un fante inglese sotto l'occhio compiaciuto del Kaiser Guglielmo e dell'Imperatore Francesco Giuseppe 3) Vignetta anteguerra, in cui un Vittorio Emanuele III viene tirato da una parte dal Kaiser Guglielmo e dell'Imperatore Francesco Giuseppe e dall'altra dallo Zar Nicola II, dal presidente francese Raymond Poincaré e dal Re Giorgio V. 4) Vignetta tedesca in cui i serpente inglese minaccia un infante tedesco ... la scritta vuol dire "Pensate ai vostri figli". Andrea P.S. Mi scuso con i puristi della nobile arte della fotografia per le immagini fatte di fretta e senza una adeguata esposizione e cura.
    4 punti
  2. Salve chiedo maggiori informazioni sulla cartolina in foto, rientrante in una raccolta molto carina di cartoline avente ad oggetto “Umorismo”. ringrazio in anticipo
    2 punti
  3. Salve chiedo maggiori informazioni sulla cartolina in foto, rientrante in una raccolta molto carina di cartoline avente ad oggetto “Umorismo”. ringrazio in anticipo
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  4. Salve chiedo maggiori informazioni sulla cartolina in oggetto, rientrante in una raccolta molto carina di cartoline avente ad oggetto “Umorismo”. ringrazio in anticipo
    2 punti
  5. Salve chiedo maggiori informazioni sulla cartolina in oggetto, rientrante in una raccolta molto carina di cartoline avente ad oggetto “Umorismo”. ringrazio in anticipo
    2 punti
  6. Salve chiedo maggiori informazioni sulla cartolina in oggetto, rientrante in una raccolta molto carina di cartoline avente ad oggetto “Umorismo”. ringrazio in anticipo
    2 punti
  7. Mentre i solidi e i tremissi di Benevento ricalcano quelli bizantini, il tremisse del regno d'Italia ha un elemento di rilevante novità. Sul rovescio, infatti, compare per la prima volta un santo, in questo caso San Michele Arcangelo, protettore dei Longobardi. La raffigurazione dei santi sulle monete ebbe in seguito un enorme successo. Arka Diligite iustitiam
    2 punti
  8. Sicuramente saranno esistite statue di quel tipo. L'iconografia di Vittoria era, nel mondo Romano, proprio quella della didracma repubblicana e del successivo vittoriato: andante, girata di tre quarti, con le ali spiegate e le braccia alzate (due braccia, a differenza di quella siracusana, che ne alza solo uno) a porgere il pegno della vittoria. Lo dimostra la sua unica (per quanto io sappia) statua enea pervenutaci, la Vittoria del capitolium di Brescia. Probabilmente aveva queste sembianze anche la Vittoria contenuta nella curia del Senato sino a che l'iconoclastia cristiana ne ha preteso la distruzione. Il tema dei trofei d'armi, per parte sua, era diffusissimo nella scultura romana. Basta citare quelli marmorei oggi esposti al Campidoglio, cosiddetti "trofei di Mario".
    2 punti
  9. La forma triangolareggiante può essere scomposta in quattro forme principali, senza che vi sia una netta divisione tra l'una e l'altra. Forme triangolareggianti: a) tondello equilatero con i tre lati curvilinei; b), c) e d) con angoli al vertice rispettivamente di 45, 60 e 90°. Una moneta può essere spezzata agevolmente in due o in quattro parti: ogni altra spezzatura appare di difficile realizzazione e quindi improbabile. La spezzatura in quattro parti da origine a quattro tondelli triangolareggianti con un angolo di 60° ed il lato opposto curvilineo, che è quanto si osserva con maggiore frequenza. Tuttavia, la spezzatura non è agevole e spesso darebbe origine a tondelli con un angolo maggiore di 60°, sino a 90°, o minore di 60°, sino a 45°, che è quanto si osserva. Inoltre, poiché buona parte di queste monete triangolareggianti può inscriversi in un cerchio di circa 15 mm di diametro, ne consegue che se fossero originate dalla spezzatura di una vecchia moneta, questa dovrebbe avere un diametro di circa 30 mm con uno spessore simile a quello dei nummi del V secolo: un diametro incompatibile con i numerali del IV secolo, i maggiori dei quali – maiorine e decargiri – hanno un diametro di circa 20 mm, e anche quello dei follis nati dalla riforma diocleziana, circa 25 mm, non appare coerente con la dimensione delle monete triangolareggianti battute i nome di Valentiniano III e, inoltre, hanno uno spessore forse eccessivo. Invece, la forma equilatera con i tre lati tondeggiante e i tre vertici approssimativamente di 60°, sembra essere il risultato di un tondello al quale si è voluto dare questa forma, e non il risultato di una spezzatura di una vecchia moneta. Quale spiegazione dare a questa particolare forma di queste emissioni controverse in nome di Valentiniano III? Sono il risultato della spezzatura di vecchie monete (con successiva ricottura in forno sin quasi al punto di fusione), o sono il risultato di un tondello volutamente con questa forma?
    2 punti
  10. È in stampa il nuovo Gazzettino. A breve verrà comunicato l'evento numismatico milanese in cui verrà distribuito questo autunno.
    1 punto
  11. Salve chiedo maggiori informazioni sulla cartolina in oggetto, rientrante in una raccolta molto carina di cartoline avente ad oggetto “Umorismo”. ringrazio in anticipo
    1 punto
  12. Ciao, oggi condivido un denario dell'imperatore Adriano (117-138 d.C) recante sul rovescio la personificazione della dea Roma seduta, con lancia e scudo appoggiato vicino al trono a sinistra e con la Vittoria sostenuta con mano destra , coniato a Roma nel 123 d.C. Adriano fu un imperatore che governò bene assicurando un lungo periodo di stabilità e prosperità all'impero, limitando le azioni militari più al mantenimento dei territori conquistati dai suoi predecessori e quindi alla salvaguardia dei confini (famoso il cosiddetto Vallo di Adriano, una lunga muraglia con fortificazioni, opera imponente che aveva il compito di impedire alle popolazioni della Britannia di riconquistare quanto loro sottratto) che all'acquisizione di nuovi. Viaggiò moltissimo e trascorse la maggior parte del suo tempo nelle province per rendersi conto di persona di come erano amministrate e come si viveva realmente contribuendo con i suoi interventi, dove vi era necessità, a migliorare la situazione esistente. Uno degli imperatori da annoverare tra quelli che hanno lasciato segni positivi e sicuramente benvoluto dal popolo. La divinità Roma, che era venerata come la protettrice dell'Urbe e di tutto l'impero, fece la sua comparsa sulla monetazione romana tra il lll ed il ll secolo a.C.e tra le varie ipotesi la più probabile sembra attribuirle origini greche. Aveva enorme importanza per I romani della città eterna, ma il suo culto fu incentivato soprattutto nelle provincie con la finalità di avvicinare I suoi abitanti al rispetto ed alla lealtà verso lo Stato centrale, cosa ovviamente molto importante. Da esame diretto la moneta è coniata (spero nel 123), ben centrata, con discreto metallo ed ha svolto egregiamente la sua funzione restando tuttavia ben leggibile 🙂. Grazie ed alle prossime ANTONIO 17,50 mm. 3,24 g. RIC 77 Raffigurazione in bassorilievo della dea Roma.
    1 punto
  13. DE GREGE EPICURI D'estate sono in Friuli, e qui Francesco Giuseppe è sempre molto in auge; pensate che sulle rovine del Forte Hensel, a Malborghetto, sventola la bandiera imperiale austro-ungarica. Vi mostro perciò una medaglia al valore (Der Tapferkeit) dell'imperatore medesimo: è comunissima, essendo stata coniata per molti anni. Pesa 14,55 g e misura 31 mm.
    1 punto
  14. Buonasera a tutti, da sempre legato al territorio dove vivo, ne amo conoscere ed approfondire la storia. Il mio Nick name già la dice lunga. Ho già in collezione monete del territorio tra cui la Litra con il galletto e l'etnico Svesano, recentemente ne ho acquisito uno con Etnico Caleno. Conservazione molto bassa e problemi che necessitano di un intervento restaurativo conservativo che ho già avviato con i primi mezzi a disposizione. Partendo dalla premessa che il territorio di Suessa, in epoca preromana popolato dagli Aurunci, entrò sotto il dominio di Roma, che vi dedusse una colonia di diritto latino, nel 313-312 a.C. Suessa coniò monete dal 270 a.C. circa alla Seconda guerra punica. Nel 209 a.C., proprio durante questo conflitto, dodici colonie, tra cui Cales, inviarono legati a Roma, dove rifiutarono di dare l'aiuto che era stato loro richiesto secondo la formula togatorum. Finita la guerra Roma ridusse profondamente l'autonomia precedente e tra le autonomie perse ci fu anche il diritto di coniazione. Quindi a proposito di Cales... Antichissima città degli Aurunci e degli Ausoni, Cales, ricordata da vari scrittori latini, fu conquistata del Romani nel 335 a.C. e vi fu insediata una colonia di 2500 uomini. Fedele ad Annibale, fu punita da Roma con l'imposizione di alti tributi nel 204 a.C. Riabilitata come colonia, nel secolo II a.C. divenne celebre per le ceramiche, oggi conosciute sotto il nome di vasi caleni. Eretta in municipio, a partire dal I secolo fu dotata di templi, di un anfiteatro, di terme e di teatro, mentre nel V secolo fu fondata la Diocesi di Calvi. Nell'879 fu distrutta dai Saraceni e fu ricostruita con mura dal longobardo Atenolfo I, Gastaldo di Calvi e Conte di Capua. Fece poi parte del principato normanno di Capua e nel secolo XII fu conquistata dal re normanno Ruggero II. Grazie alla sua posizione strategica lungo la Via Casilina e lungo la strada per Venafro, fu dotata di un castello e fu sede di una dogana. Fu feudo dei vescovi di Calvi, degli Stendardo nel secolo XIV, dei Carafa e possesso dei duchi di Sessa, fino al 1460, quando Ferdinando I d'Aragona la cedette definitivamente a Capua, di cui poi seguì le sorti. Assediata e saccheggiata durante la Congiura dei baroni, fu quasi completamente abbandonata dopo secoli di declino in seguito alla peste del 1656. Gli abitanti, fuggiti da una situazione ormai compromessa, si rifugiarono nei vicini casali di Zuni, Petrulo e Visciano, tutti lontani circa un miglio, lasciando fondamentalmente spopolata la zona più antica della città. Essi seguirono nei fatti l'esempio dato dai vescovi locali, che dal 1647 presero ad abitare nella vicina Pignataro. Il centro abitato di Zuni divenne sede del potere locale e in seguito sede del municipio, denominato Calvi Risorta e che riunì sotto un'unica amministrazione i tre casali di Calvi Vecchia. ll 27 giugno 1818 le due diocesi furono unite aeque principaliter con la bolla De utiliori di papa Pio VII, assumendo il nome di diocesi di Calvi e Teano. La fonte storica riportata proviene da wikipedia. La trovo basilare al momento, ma si potrebbe approfondire ulteriormente chi volesse. Vi mostro la nuova arrivata. Saluti Alberto
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  15. C'è stata qualche punzecchiatura a causa di un post un po' troppo "saccente" (a buon intenditor... ) cui è stata data risposta adeguata Adesso cerchiamo di tornare nei ranghi. Grazie.
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  16. Ciao, ANTONIO in lettere maiuscole. Apprezzo in particolare il suggerimento della tua Prof. sui saccenti dove dice: “…ma soprattutto cercate sempre, in qualunque occasione, di non esserlo anche voi...” L’ostentazione di cognizioni comprende anche quella di ritenere saccente una persona che non si conosce, giudicandola sulla base di impressioni personali e di predisposizioni d’animo che fan parte della propria indole. Prima di rivolgere lo sguardo verso gli altri, sarebbe bene farlo in sé stessi. apollonia
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  17. Ciao,queste sono solidi e tremissi dei ducati longobardi del sud. Avrai trovato in rete anche i tremissi ,non solidi ,di Liutprando re ,dal regno della Langobardia Maior nel nord Italia.
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  18. Quoto @Ale75 Fano... La legenda comincia con S P ....
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  19. Le emissioni controverse sono quelle riportate dal RIC dal n. 2140 al n. 2164. Kent le attribuisce (dubitativamente) alla zecca di Roma, Mostecky a quella di Cartagine. Molto rare nei ripostigli italiani, invece sono molto frequenti in quelli nordafricani. La loro forma per lo più è triangolare. Nel mio data-base ne ho 498: di queste, il 63% ha forma triangolareggiante.
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  20. Spade, seax e un enigmatico anello-sigillo: grandi scoperte nel più grande cimitero altomedievale della Renania-Palatinato I ritrovamenti sono avvenuti nei pressi di Ingelheim am Rhein, città tedesca della Renania-Palatinato, dove è in corso lo scavo di uno dei più grandi cimiteri risalenti al periodo merovingio di tutta la regione. Finora sono state documentate più di 250 tombe databili tra il 500 d.C. circa e la prima metà dell’VIII secolo. Molte presentano ricchi corredi di armi, una (appartenente forse a una donna) un enigmatico anello sigillo. La tomba 447 in fase di scavo © Christoph Bassler/ Stadtverwaltung Ingelheim 2023 Testo: ©Elena Percivaldi. Foto: ©Forschungsstelle Kaiserpfalz / e autori indicati. ©RIPRODUZIONE e rielaborazione del testo VIETATE senza citare espressamente la fonte. Una sepoltura ancora intatta di un guerriero franco, armato con una ricca panoplia di armi, è tornata alla luce nei pressi di Ingelheim am Rhein, città tedesca della Renania-Palatinato. La sepoltura, identificata con il numero 447, è stata scoperta a giugno, miracolosamente intatta, in mezzo ad altre tombe già violate e saccheggiate nel Medioevo, ma il ritrovamento è stato comunicato solo in questi giorni. Nell’area, nota per la produzione di vino – la città è soprannominata “Rotweinstadt” («città del vino rosso») e la strada lungo la quale si trova il cimitero è la Rotweinstrasse, la «strada del vino rosso» – , gli archeologi del Forschungsstelle Kaiserpfalz stanno scavando uno dei più grandi cimiteri del periodo merovingio dell’intera Renania-Palatinato. Le indagini sono iniziate nel 2015 e hanno finora documentato più di 250 tombe databili tra il 500 d.C. circa e la prima metà dell’VIII secolo. Il cimitero della Rotweinstrasse in fase di scavo © Forschungsstelle Kaiserpfalz Ingelheim L’individuo della Tomba 447, di sesso maschile e deceduto all’età di circa 30-40 anni, era stato deposto all’interno di una bara di legno, di cui però non resta traccia. Al fianco destro portava una spatha a doppio taglio, della quale restano anche parti del fodero in bronzo e gli elementi del sistema di sospensione. «La lunghezza della lama, in ottimo stato di conservazione, è di circa 75 cm, l’intera spada compresa l’elsa e il pomolo è lunga circa 93 cm», riferisce Christopher Bassler, archeologo responsabile dello scavo. Il ritrovamento di spade nel cimitero della Rotweinstrasse non è molto frequente in quanto le tombe sono state oggetto di spoliazione già in antico. Un’altra spada in buono stato era però stata rinvenuta, insieme ad altre armi, anche in un’altra tomba, la numero 357, «la prima – hanno annunciato gli archeologi nella presentazione dei reperti avvenuta lo scorso dicembre – a contenere ancora una spatha tra quelle che abbiamo scavato negli ultimi anni». Spatha, sax e altri materiali dalla Tomba 357 ©Alexander Slowikow, Christoph Bassler / Stadtverwaltung Ingelheim 2023 Punta lancia di ferro della Tomba 357. ©Ines Birk / Stadtverwaltung Ingelheim 2023 Oltre che con la spatha, l’individuo della tomba 447 era stato deposto anche con il sax o seax (ne resta la lama e i rivetti in bronzo del fodero), il tipico “coltellaccio” multiuso diffuso tra le popolazioni “barbariche” dell’età delle migrazioni. Si trattava di un’arma versatile dal significato simbolico: basta pensare che per i Longobardi, la cui società era basata sull’equivalenza tra popolo ed esercito, lo scaramasax connotava l’uomo libero, che possedeva quindi il diritto-dovere di portare le armi. Completavano la panoplia del guerriero franco un secondo coltello, una lancia (ne resta la punta) e lo scudo, di cui rimane l’umbone metallico simile a quello emerso in un’altra tomba, la numero 355. Corredo della tomba 355 con l’umbone metallico © Ines Birk / Stadtverwaltung Ingelheim 2023 I ritrovamenti sono ora in fase di studio. Le caratteristiche dell’armamento sembrano datare la sepoltura – come la già citata numero 357 – al VII secolo. Maggiori informazioni giungeranno dopo la ripulitura e il restauro degli elementi metallici, che conservano sotto lo spesso strato di ruggine alcune tracce di ornamentazione. Anche i resti ossei saranno sottoposti ad accurate analisi. Le cause della morte, forse in battaglia o per malattia, dell’individuo non sono state infatti ancora accertate con precisione. Cimitero altomedievale di Ingelheim am Rhein: una lunga serie di scoperte archeologiche La scoperta annunciata in questi giorni è solo l’ultima di una lunga serie. Nel maggio scorso, durante la campagna di scavo di quest’anno, era stata presentato il ritrovamento di un’altra tomba – la Tomba 361 (foto sotto) – appartenente anch’essa a un individuo di sesso maschile sepolto tra il 550 e il 600 d.C. Probabilmente si trattava di un uomo libero appartenente alla “classe media” della società franca: le armi presenti, restaurate come gli altri reperti da Detlef Bach, erano infatti un seax lungo circa 38 cm, una punta di lancia e un coltello, mentre la spada era assente. Tomba 361 (Foto Detlef Bach) Tomba 361 (Foto Detlef Bach) Di particolare interesse, tra le tante finora tornate alla luce, è però la sepoltura (tomba 422) risalente alla seconda metà del VII secolo contenente un raro orecchino d’argento, che sembra qualificarla come femminile. L’oggetto più significativo è soprattutto l’anello-sigillo in bronzo scolpito con le lettere QSD, da sciogliere probabilmente in «QUIS SICUT DEUS», chi è come Dio (qui sotto). Anello sigillo dalla tomba 422 ©Fotos Benjamin May / Stadtverwaltung Ingelheim 2023 Elementi di cintura dalla Tomba 422 ©Fotos Benjamin May / Stadtverwaltung Ingelheim 2023 Secondo gli archeologi l’anello potrebbe anche essere stato realizzato nella tarda antichità e riutilizzato senza che necessariamente si conoscesse il significato delle lettere; tuttavia la presenza nella tomba di un elemento di cintura e una guarnizione in ferro ageminato decorati con un motivo a forma di croce (sopra) potrebbe, forse, ricondurre la sepoltura a un contesto cristiano (le popolazioni franche si erano convertite al Cristianesimo già nel 496, anno del battesimo del loro re Clodoveo). Interessante, notiamo noi, anche il fatto che lo locuzione rappresenti la traduzione latina del nome dell’Arcangelo Michele, in ebraico Mi-ka-El, «chi è come Dio?» (di solito l’espressione si trova nella versione «Quis ut Deus?»). Potrebbe trattarsi di un indizio della presenza di un culto locale dell’Arcangelo? Fonte dei dati di scavo: Città di Ingelheim e Forschungsstelle Kaiserpfalz Testo: ©Elena Percivaldi. Foto: ©Forschungsstelle Kaiserpfalz / e autori indicati. ©RIPRODUZIONE e rielaborazione del testo VIETATE senza citare espressamente la fonte. ©STORIE & ARCHEOSTORIE. RIPRODUZIONE RISERVATA. https://storiearcheostorie.com/2023/08/06/archeologia-spade-seax-e-un-enigmatico-anello-sigillo-grandi-scoperte-nel-piu-grande-cimitero-altomedievale-della-renania-palatinato/
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  21. Mi hai preceduto Miroita anch’io me avevo selezionate un paio non sono rarissime. personalmente ne possiedo una completa del papa Clemente XI (1700-1721)
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  22. Affascinante anche la storia di Maria Luigia, io me la son letta tutta d'un fiato anche se la conoscevo già. Riporto qui sotto il link per chi potesse interessare un approfondimento storico: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Maria_Luisa_d'Asburgo-Lorena
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  23. Se vai in rete se ne trovano. Te ne posto un paio.
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  24. Quattrino di Urbino con lo struzzo? Arka Diligite iustitiam
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  25. Zecca di Ancona, quattrino con S. Ciriaco. battuto sotto il Pontificato di papa Sisto V (1585-1590), M.I.R., 1346, var.-Ciao Borgho
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  26. Ciao a tutti, ormai diversi anni fa era stata avviata questa discussione sui denari di Siena; ci sono evidenti problemi di datazione su queste monete e manca uno studio completo (quello di Metcalf è riferito solo ad un ripostiglio e mancano i riferimenti ad altre emissioni)... e poi ci sarebbe da fare una lista dei ritrovamenti noti... e molto altro. Avreste voglia di fare questo esercizio insieme? magari postando le proprie monete con i relativi dati e i ripostigli che conosciamo, così possiamo iniziare a dividerli in gruppi secondo le proposte anche di Metcalf e del Promis, e provare ad associarli cronologicamente. Magdi
    1 punto
  27. Ciao, da che parte d'Italia scrivi? Magari potresti fare un salto in qualche circolo di collezionisti, così possono darti qualche indicazione.
    1 punto
  28. Quando ho letto la notizia, temevo fosse solo una fake news. Sono davvero contento che finalmente a questo danno seguito da incredibili errori da guinnes sia stato finalmente posto rimedio. Sperando che ora che la statua possa rimanere definitivamente intatta e sorvegliata a dovere, ringrazio chi ha postato questa buona notizia.
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  29. Per un esemplare di tipologia Commodo (giovane) con corazza e paludamento/Cavallo al pascolo, zecca di Alessandria (Troade), la data è ca. 177-179. https://rpc.ashmus.ox.ac.uk/coins/4/148 apollonia
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  30. Ungheria re Coloman 1095 - 1116 denaro. Riguardo all' autenticita' non mi esprimo.
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  31. Interessante discussione, ammetto che ne sono attratto anch'io ma non ho mai approfondito,ho solo due chiavi che se non sono antiche sono abbastanza vecchie,oggi se riesco posto qualche foto... Di testi per le chiavi ne ho visti e comunque so che ci sono molti collezionisti di questi affascinanti oggetti...
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  32. vale la pena poi non restringere troppo il campo a Valentiniano (425-455) perché anche questo può essere fuorviante .... vorrei ricordare, una su tutte, questa "Lacaam 1988 ex Ratto 1930 n 2353" che data almeno al 461...almeno... e si può andare oltre nella ricerca ... Bonifacio, giusto per dirne uno, era morto da 30 anni almeno...
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  33. attenzione... dire che molte monete siano "imitative" o "non ufficiali" o comunque che si discostino dalla "norma"...usate il termine che volete.... e dire che siano coniate in Africa, (quindi sotto una autorità? o no?) sono due cose ben distinte... ma nettamente la penisola italica, soprattutto nel V secolo è una terra di imitative ben oltre ciò che la vulgata ci passa... Diventano sempre tutte vandale, protovandale o vandaliche, come diceva il Wroth, e ancora ce lo si porta dietro, quando, e ci tengo sempre a citarla, Cesano nel 1913 (!!!!) già scriveva queste illuminanti parole, che vi metto volutamente in neretto perché a più di 100 anni di distanza sono ancora poco ascoltate, soprattutto dalla numismatica diciamo "da negozio" o da quella "a braccio"...(che non è quella di questa discussione ci tengo a precisarlo)..... scriveva quindi la Cesano, ripeto, 1913, criticando Wroth senza mezze misure: Come si può apporre ai Vandali questo gruppo di pezzi tanto numerosi su tutta la penisola italica? Sinora mancano dunque prove e ragioni che confermino la attribuzione del De Salis e del Warwich Wroth, laddove abbondano le une e le altre per considerare primieramente quegli esemplari quali vere e proprie contraffazioni sorte sul suolo italiano nell’età preostrogotica .... e questa frase, per chi ha visto le monete da scavo in Italia, e studiato i ritrovamenti, andrebbe scolpita sulla pietra saluti Alain
    1 punto
  34. la classica chiave dall'inconfondibile suono... CLANK CLANK CLANK
    1 punto
  35. Sfondi un muro aperto. Per me tutte le tipologie controverse sono di Cartagine e si estendono per lo meno dal 423 al 455: quindi dapprima coniate da Bonifacio, poi da Genserico. In quanto alle triangolari, credo che vada fatta una differenza tra quelle con i tre lati concavi e quelle a fetta di torta: le prime, conseguenza della composizione della lega utilizzata, le seconde le attribuisco tutte a Cartagine. Questo lo dico esplicitamente solo ora, perché non mi pare corretto aprire un post su un forum già con delle conclusioni. Se lo apro, è per conoscere altre opinioni, non per esternare le mie o difendere quelli che forse sono solo miei pregiudizi...
    1 punto
  36. la 2133 è ancora della serie con la lettera d'officina.... quindi decisamente precedente per le 2150 e 2151 di cui ho diversi esemplari, dovrò girarteli in forma riservata, perchè molti non sono pubblicabili ... a oggi ormai ho qualche decina di migliaia di monete per la revisione che sto fsacendo, e molte le ho fotografate nei musei, e non posso divulgarle per Valentiniano ad esempio ho 552 monete indiscutibilmente classificabili con il ric (officina e legende incluse) e circa 1000 la cui classificazione è incerta per spezzatura di legenda o officina almeno.... certo nulla a confronto di Leone I di cui ho 2700 monete
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  37. Ciao grigioviola. Il tema dell'abbondanza di radiati imitativi presenti nei tesoretti nordafricani è un tema appassionante tutto ancora da sviluppare. Occasionalmente, questi radiati appaiono anche nei ripostigli occidentali, così come occasionalmente vi sono presenti i nummi delle emissioni controverse in nome di Valentiniano III, ormai dai più date a Cartagine. Come riporti, Cartagine non è solamente il granaio dell'impero d'Occidente, ma dalla provincia d'Africa giungono anche l'olio, la ceramica ed altri prodotti di un'artigianato che all'inizio del V secolo è molto fiorente. Come sempre quando ci sono rapporti commerciali, anche i piccoli nummi di bronzo attraversano il Mediterraneo, un po' come succede a noi viaggiando in giro per il mondo che spesso torniamo a casa con alcune monetine dei luoghi dove abbiamo soggiornato. Questo spiega la presenza di nummi di Valentiniano III coniati dalla zecca romana (e da Aquileia) nei ripostigli africani, così come quella, più occasionale, delle monete delle emissioni controverse e vandale nei ripostigli italici.
    1 punto
  38. Grazie Poemenius. Comprendere da quale zecca vengano i RIC 2150-51 è molto importante: nonostante la legenda al dritto abbreviata, vanno chiaramente separate dalle altre "emissioni controverse". Hai le immagini dei nummi dei quali hai postato gli eserghi? Sarebbero immagini preziose. Tutti i nummi RIC 2150-51 potrebbero essere una variante del RIC 2137. Quella in cui mi pare leggere in esergo CON mi è stata data dicendomi che viene da ebay, ma non ho nessun dato in più... La posto: tu ne sai qualcosa? Grazie In quanto alla serie TOV, direi che è associata a diversi numeri, anche TOV XXX. Conoscevo il TOV °V° (forse è proprio la tua!)
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  39. purtroppo i dubbi ci sono... per prima cosa la marca di zecca ... RMS e RMT e secondo, non per importanza, la legenda al dritto D N PLA VALENTINIANVS P F AVG e D N PL VALENTINIANVS P F AVG, che esclude subito Valentiniano II .... peccato che al momento io abbia visto solo 1 esemplare ...e mi manchi il secondo (quello del British) e non credo ne esistano altri.... certo che diverse tipologie in generale saranno emendate, il lavoro è iniziato da 3 anni e conto di concluderlo tra altri 2.... ma non cerco risposte semplici, quindi ciò che ragionevolmente non può essere emendato, come la 2105, non lo sarà... la VRBS ROMA FELIX 1271 ad esempio, è forse un errore di lettura in tutte le tre officine... al momento non l'ho trovata in nessun museo... mi mancano Torino e Bologna che farò a settembre e spero di poter verificare il British e i Capitolini presto, tuttavia, se alla fine non ne troverò nemmeno una, almeno dubitativamente la tipologia rimarrà citata... sono emendate invece le monete di cui posso documentare l'errore di interpretazione, quelle sì
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  40. Poemenius ha messo in evidenza un altro aspetto di questa monetazione controversa che costituisce un capitolo molto enigmatico della numismatica del V secolo: la difficoltà di separare le monete coniate da un'autorità preposta ad esso, dalla monetazione imitativa dovuta a soggetti diversi. Un altro capitolo molto enigmatico, e che si ricollega a quello di cui stiamo discutendo, è definire l'inizio della monetazione vandala: ma preferisco non mettere carne al fuoco. Vorrei, invece, riportare l'attenzione al quesito che ho proposto: perché una forma triangolare e con quale tecnica si spezzano e si riconiano dei tondelli (o monete più antiche). Rispondere che sono triangolari in quanto conseguenza della spezzatura è banale e risponde solo parzialmente al quesito: infatti seppure è certo che le monete ottenute per spezzatura di un flan tondo in quattro parti risultano necessariamente triangolari, vi sono anche monete il cui tondello nasce triangolare, come negli esempi postati precedentemente. L'argomento si complica se prendiamo in considerazione le rare emissioni RIC 2150-2151. La qualità dell'incisione è ben superiore a quella delle altre emissioni controverse; nell'unica in cui si legge bene l'esergo, il contrassegno di zecca sembra CON (!), Arles; dei soli quattro esemplari di cui ho trovato l'immagine, tre sono triangolari. Da notare, inoltre, che il ritratto al dritto mostra sempre lo stesso volto, con gli stessi lineamenti affilati, diversamente dalle altre emissioni controverse dove non esiste un modello di riferimento. L'esistenza di tre monete su quattro di forma triangolare in una tipologia apparentemente riconducibile ad Arles complica moltissimo un discorso già molto complicato.
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  41. il tema ha una complessità non banale, ed è questo il motivo per il quale non ha trovato a tutt'oggi una soluzione semplice. è ad esempio indefinita la provenienza perché queste monete si trovano spesso in ripostigli nord africani, è vero, ma altrettanto spesso come monete sparse e spurie sul territorio italico e soprattutto a Roma (grazie alla maggiore quantità di contesti pubblicati? possibile....)... quindi circolavano a Roma senza dubbio, a differenza delle monete vandale...per dire.... Quindi abbiamo posizioni diverse, e a sfavore di una origine romana si è espressa ad esempio la Molinari.... altri oltre a Kent invece la appoggiano...pur con il dubbio che tutti abbiamo. va poi detto che sono triangolari una serie di monete numerate dal Kent e attribuite a Valentiniano III per nomi al dritto a lui apparentemente associabili (VAL VALEN VALNTIN VALENT etc ....), ma anche una serie di monete certamente imitative che al dritto sono quasi identiche... allora fino a oggi quale è stato il criterio? le monete che si presentano con una certa regolarità di emissione e con numeri bene o male significativi, sono diventate "di valentiniano" le altre "imitative"... tra le imitative abbiamo casi su casi.. VOT di qualsiasi tipo, XVX etc, Staurogrammi, croci (vedi Ordona che parte con DN V), Aquile stanti come quelle del III secolo per le monete di consacrazione, etc etc etc etc tutte però a me note in un numero di esemplari limitatissimo...spesso uniche. ora, oggettivamente, non esiste per i dritti un confine tra le "numerate del RIC" e le "imitative", ma abbiamo una scala di grigi virtualmente infinita. certo, alcune mostrano una continuità di rovescio, e una casistica tale da far supporre si tratti di una "emissione" piuttosto che di una imitazione estemporanea peraltro di un prototipo inesistente. che le monete siano state spezzate da una più grossa divisa in 4 o 3, o che siano state ridotte meccanicamente come già accadeva da tempo con le monete di IV secolo, fa poca differenza, ma fa differenza il fatto che si sia scelto di riconiare questi frammenti, invece di utilizzarli così come erano (vedi fondi Cossar per capirci....esempio di una casistica infinita in tutto il Mediterraneo) purtroppo va detto che anche il confine tra "moneta buona" e "moneta falsa" va letto con la dovuta attenzione... la nota officina di falsi di Alessandria del secolo precedente raccontata da Gara, era certamente "tollerata" o forse di più, vista la dimensione e la posizione della "zecca dei falsi" in pieno centro città. . . e che dire delle monete imitate in Gallia proprio nello stesso periodo, dove la Moneta publica veniva temporaneamente chiusa .... A questo aggiungiamo che la zecca (moneta publica soltanto... moneta publica lo ricordo è la zecca che conia il solo bronzo e non l'oro o l'argento) di Roma ebbe alla fine del regno di Valentiniano certamente una interruzione.... di quanto non è dato sapere.... ma se questo è vero, per ben più di 7 anni a sud di Ravenna non si vedono coniazioni in bronzo (Roma ricomincia a coniare solo gli AE4 con in monogramma di Ricimero e siamo almeno nel 462...almeno... e Maggioriano conia solo a Milano e Ravenna)... quindi essendo quella del centro Italia un'area abituata alla moneta spicciola, non appare strano che si sia proceduto alla coniazione di una moneta di necessità...autorizzata? tollerata? incentivata? da chi? non è dato saperlo, ma il 455 non è per forza la data ante quem per queste monete.... che a mio avviso non è per nulla scontato assegnare all'Africa. In Africa poi le monete possono essere arrivate in molti modi... pagamenti (essendo una moneta spuria è normale venisse spesa prima), saccheggi, etc etc ... e soprattutto non è facile datarle perché purtroppo essendo assolutamente incerta la datazione dei Domino Nostro, "questi" non possono essere usati per datare "quelle"... la datazione delle Domino Nostro anche se spostata avanti o indietro di 20 o 30 anni, non fornisce poi nessun indizio risolutivo. Anche il "buon senso" non aiuta... perché, ci si chiede, impiegare tutto quello sforzo per spezzare una moneta e riconiarla... di certo era una lamina... forse è vero...forse no ... chiederei... perchè nel ridurre meccanicamente quelle di IV secolo si sprecava tutto quel tempo nel salvaguardare l'immagine imperiale? .... e poi... le imitative di Maggioriano dalla presunta zecca di Aquileia (sempre fondi Cossar) anche lì erano lamine spezzate o monete più antiche battute e poi spezzate.? ho tante domande e nessuna risposta ... anche perché una risposta semplice e che consideri la complessità multipla della cosa, non è per nulla scontato esista saluti Alain
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  42. In qualche caso è evidente che la moneta triangolare proviene da una spezzatura, senza che sia stata ricotta ad una temperatura prossima a quella di fusione, come dimostra il bordo seghettato. Se il bronzo originale spezzato fosse stato una moneta, proprio poiché non è stata ricotta a lungo ad alta temperatura, dovremmo vedere traccia della coniatura precedente, mentre non è così. Inoltre, la grande variabilità nella composizione del bronzo del IV e V secolo rende aleatoria ricuocere ad una "temperatura prossima a quella di fusione" poiché questa risulta molto differente rea una moneta e l'altra. Quello che è stato coniato era un tondello triangolare liscio, non proveniente da una vecchia moneta. Se la soluzione fosse nella laminazione del bronzo in tondelli rotondi di circa 30 m di diametro poi spezzati in quattro? La laminazione del metallo (non solo la battitura, ma la vera e propria laminazione, era un processo applicato nella romanità, ma sui metalli nobili e facile anche sul rame, ma difficile sul bronzo... Poi perché scegliere una tecnica così inutilmente difficile? Infine, la soluzione triangolare riguarda tutte le tipologie, quindi fu di durata relativamente lunga; in qualche caso è evidente la volontà di dare questa forma senza ricorrere alla spezzatura, ma in altri casi essa appare non voluta. E non dimentichiamo che tutte le "emissioni controverse" di Valentiniano III mostrano carattere di emergenza....
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  43. Tuttavia le emissioni controverse mostrano numerose tipologie ed è difficile pensare che corrispondano ad un periodo breve. Poiché sono d'accordo con l'idea di Mostecky, secondo il quale sono emissioni fatte da Bonifacio comes Africae, le distribuisco tra il 424, incoronazione di Valentiniano III, e il 439, conquista di Cartagine da parte di Genserico: quindi durante 15 anni, un periodo coerente con la varietà di tipologie Per due tipologie attribuite da Kent alla zecca di Roma, la Vittoria con trofeo e prigioniero (RIC 2150-51) e lo staurogramma (RIC 2146), entrambe assai rare, vi sono ragioni sostanziali per escluderle dalle emissioni controverse. Della Vittoria con trofeo e prigioniero ho potuto rintracciare solamente 4 esempi (compreso quello pubblicato sul RIC). Kent riporta per il riferimento 2150 la legenda VICTORIA AVGG con la sigla RO in esergo, e per il 2151 la legenda SALVS REIPVBLICA (sic!) con la sigla R? in esergo. Tuttavia, nei i quattro esemplari osservati la legenda è per tutti VICTORIA AVGG; inoltre la legenda SALVS REIPVBLICE appare solamente nelle prime emissioni romane di Valentiniano III, e mai in quelle controverse. La stessa iconografia del rovescio è presente in un nummo di Onorio con legenda SALVS REIPVBLICE: è possibile che il riferimento 2151 del RIC sia frutto di un’errata attribuzione Valentiniano III di un nummo di Onorio. Infine, la qualità dell’incisione e della legenda, sebbene al dritto sia accorciata, è propria di una zecca imperiale occidentale, e poiché nell’unico esemplare dov’è chiaramente leggibile l’esergo, il contrassegno di zecca è CON, diventa naturale ipotizzare che i nummi RIC 2150-51corrispondano ad un’emissione della zecca di Arles parallela alla coniazione della 13a tipologia valentiniana (RIC 2133) dalla stessa iconografia. L’iconografia dello Staurogramma in ghirlanda non trova un modello nella monetazione imperiale del IV secolo o della prima metà del V e anticipa un tema caratteristico della monetazione bizantina: la sua presenza tra i nummi che fanno riferimento a Valentiniano III è inattesa. Esso potrebbe derivare dall’analogo nummo della serie DOMINO NOSTRO, e sebbene Kent abbia inserito questo nummo tra le emissioni di Valentiniano III, si può con ragionevole sicurezza concludere che esso è nummo vandalo ascrivibile al regno di Genserico e battuto tra il 439 ed il 455. Quindi le tipologie che possiamo ragionevolmente attribuire alla zecca di Cartagine sono solamente sei e non otto. Sei tipologie che possono coprire bene quei 15 anni di Bonifacio. Ma tutto questo non dà nessun aiuto a comprendere il perché di quella forma triangolare....
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  45. Caro @Tinia Numismatica che tu non fossi uno specialistica di magnogreche (aggiungo e siciliane visto che la Sicilia è un'entità storico-geografica distinta) lo abbiamo potuto riscontrare già anni addietro quando nell'asta Cesare condotta da Varesi-Tinia numismatica è stata proposta (assieme ad altre falsificazioni) una didramma falsa di Gela e a quanto vedo dai realizzi pure aggiudicata.....https://www.astetinia.it/it/lot/38/sicilia-gela-didracma-490-475-ac-ag-/ Dico questo perchè se si avesse l'umiltà di studiare, leggere chi ne sa di più e ha avuto modo di analizzare interi ripostigli (come ad es. Jenkins), eviteremo di fare come fanno oggi Leu & compagni. Le mie, per usare una tua espressione, possono essere solo "opinioni"....... Resta il fatto che non vorrei essere nè il collezionista che ha comprato da Leu nè quello della didramma qui postata. Rinfreschiamo pure la discussione al riguardo Ai moderatori del Forum e/o a chi gestisce il sito prego di non censurare questo mio post (metto già le mani avanti visto che viviamo in una società ipocrita del politically correct a tutti i costi) perchè, per il bene della numismatica che questo Forum deve perseguire, vanno difesi i valori sani della numismatica e devono passare quantomeno (sempre a mio avviso) i seguenti messaggi cardine: - i Corpora del passato vanno studiati e costituiscono il punto di partenza per un sano e corretto approccio alla numismatica; - Qualsiasi commerciante e/o astaiolo (soprattutto in caso di vendita all'incanto) non è che può mettere in vendita bellamente una moneta senza curarsi di vagliarla ed esaminarla prima. HA IL DOVERE DI ACCERTARSI ACCURATAMENTE DELL'AUTENTICITA' secondo la c.d. "SCIENZA E MIGLIOR ESPERIENZA DEL MOMENTO STORICO". Scrivo questo, e concludo, perchè dai messaggi di qualcuno passano indicazioni strane o addirittura fuorvianti. Odisseo
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  46. DE GREGE EPICURI Diversi anni fa ne abbiamo discusso nella sezione "imperiali", soprattutto dal punto di vista dell'iconografia, con molte foto di monete che forse possono interessare: http://www.lamoneta.it/topic/69049-la-vittoria/
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  47. Probabili rappresentazioni su Aureo e Denari di Augusto della statua della Vittoria con piede poggiato su globo , nella Curia del Senato , con diversi attributi a secondo delle situazioni iconografiche .
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