Classifica
Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/04/23 in tutte le aree
-
Salve. Riporto la foto del retro delle piastre 120 grana 1834 con aquile rovesciate nello spazio Aragona. Tutte quelle che, fino ad oggi, sono conosciute e documentate. Complessivamente sono "sette" e sono suddivise su due conii differenti. Nell'ordine di presentazione, le prime" cinque" presentano uno stesso conio, le successive "due", invece, hanno origine da un conio diverso. Altri esemplari con la variante in oggetto, anche dopo verifiche approfondite, non sono risultati presenti sul mercato. Naturalmente, è gradita la segnalazione del collezionista che si trovi in possesso di una 1834 aquile rovesciate non riportata in questo topic o che ne conosca l'esistenza. Un caro saluto.5 punti
-
L’articolo di Ramskold (Constantine's Vicennalia and the Death of Crispus, link allegato sopra da @Illyricum65) ipotizza che la coniazione di questi bronzi dinastici è innescata dalla sosta di Costantino nelle città imperiali sul percorso che lo porta da Nicomedia a Roma nell’anno dei Vicennalia (luglio 325/luglio 326). La tipologia comincia probabilmente ad Antiochia subito dopo la sconfitta di Licinio alla fine del 324 o all’inizio del 325, che è come riportato da Illyricum l’unica zecca che ha emesso queste serie anche per le augustae Fausta e Elena. Poi s’incontrano, a volte associate con delle coniazioni d’oro o d’argento, nelle diverse tappe del periplo segnate su questa pianta: Un raro bronzo dinastico di Ticinum, RIC 0, che senza sorpresa s’inserisce nell’emissione P T del anno 326: Una delle conclusioni di questo studio è che Crispo era ancora vivo all’arrivo di Costantino e della sua corte a Roma il 18 luglio 326, che segna l’inizio della prima emissione romana di questi bronzi dinastici, con l’insolito esergo SMRA. Un’emissione rarissima coniata dalla sola officina « A », indipendente delle altre officine P,S,T,Q già esistenti, emissione probabilmente presto interrotta dall’assassinio di Crispo che si situerebbe pertanto fine luglio/agosto 326. Questo evento drammatico spiegherebbe anche la sorprendente assenza di coniazione d’oro a Roma, sebbene la sosta di Costantino nell’Urbs, da giugno a settembre 326, fosse stata il punto culminante delle festività dei vicennalia. Il Santo Graal per ogni collezionista di Crispo, sarebbe l’ultima moneta coniata a suo nome: Crispo è già sparito al momento dell’emissione più comune SMRP, che coinvolge le quattro officine P, S, T, Q (prima foto dei post #1 e #2 di Illyricum, con « rosette-diadem » per Costantino e la corona al rovescio al posto della stella per i Cesari). Secondo Ramskold, questa emissione SMRP sarebbe posteriore di circa 2 o 3 anni alla precedente, eseguita probabilmente anche lei in presenza di Costantino a Roma, forse all’occasione del funerale di Elena attorno al 329 d.C. Non può in ogni modo essere anteriore alla metà del 327 per il tipo di diadema, un ottimo marcatore temporale per la monetazione costantiniana. Insomma, se vedete un Crispo con esergo SMRP-Q, è sicuramente un falso. Se è un Crispo SMRA, può essere falso anche lui ma per carità, fatemi sapere! 😂5 punti
-
Sono daccordo con te. Ho dovuto fare un mutuo per metterla in collezione....5 punti
-
Esiste pure una serie più tarda contraddistinta dalla presenza a rovescio di una ghirlanda sopra il testo. https://www.cointalk.com/threads/constantinian-anepigraphic-series.393213/ Purtroppo da qualche tempo circolano spesso dei falsi. Vi segnalo un tipo ultimamente molto frequente: Dati fisici non indicati. https://www.ebay.it/itm/225638050128 Bronze - 1.4 grams Diameter - 18.5 mm https://www.ebay.it/itm/115792770255 Altri due cloni di cui ho perso i riferimenti web: Bronze - 1.4 grams Diameter - 17.8 mm Bronze - 1.46 grams Diameter - Non indicato Per cui se dovreste essere attratti dall’idea di inserire in collezione una moneta anepigrafa costantiniana … fate attenzione. Saluti Illyricum4 punti
-
Buongiorno Halloween, per prima cosa usiamo il "tu" .... così facilitiamo la comunicazione. Premetto che le foto che hai postato hanno avuto la mia istantanea attenzione ma... mi servirebbe, prima di poter dare una opinione che stia in piedi: - il peso - una fotografia con il pezzo quasi orizzontale... in modo che si vedano gli ideogrammi con un pochino di angolazione - la conferma che gli ideogrammi sono in incusso (scavati) e non in rilievo (non vorrei essere io che ci vedo male). - nel caso siano in incusso riusciresti a fare un positivo usando della plastilina, gomma pane o altro ? Già così ti posso dire che, se autentico, si tratta di un pezzo cinese antecedente al 1657. (la tipologia di queste monete va dal 621 al 1657 ... solo mille anni) Gli ideogrammi posti a sud, est e ovest (寧通寶) significano Ning Thong Bao Thong Bao (通寶) significa 1 contante (ovvero una moneta circolante) L'ideogramma Ning (寧) per essere contestualizzato dovrei associarlo all'ideogramma posto a nord (ma ho qualche difficoltà a identificarlo ... per questo mi servirebbe vederlo in rilievo). Le monete cinesi non venivano coniate ma prodotte per fusione, cosa che è continuata invariata fino alla fine del XIX secolo... quindi non può essere un negativo "da coniazione". La fusione avveniva in appositi stampi in argilla nei quali venivano impresse, con un'unica moneta, chiamata "moneta-madre" tutte le monete che si volevano fabbricare. Logicamente per poter fare un'operazione del genere, dovevano essere utilizzati due stampi diversi, uno per il dritto e uno per il rovescio. L'estrazione avveniva per frantumazione dello stampo in argilla... che quindi era monouso. In seguito furono usati stampi in bronzo... che avevano un ciclo di vita ben maggiore (presumo usando leghe a basso contenuto di stagno, al fine di aumentare la temperatura di fusione e quindi mantenere un delta termico maggiore tra le temperature di fusione tra lo stampo e il bronzo che veniva versato all'interno... ma è solo una mia ipotesi). Del momento in cui si rese necessario aumentare la capacità produttiva si passò poi dagli stampi tradizionali (che permettevano la produzione di poche monete per volta) agli stampi chiamati "ad albero", dove un canale centrale consentiva al metallo fuso di fluire nelle cavità.3 punti
-
Grazie Rocco. Ultimamente sono riuscito a portare a casa dei pezzi che rincorrevo da tempo. Questo è un altro3 punti
-
Grazie x la citazione @Raff82 non so se corrisponda a quelle descritte da @Releo ( complimenti per l'interessante discussione ). La posto anche se la conservazione è piuttosto bassa. Buona serata,2 punti
-
Forse sto per bestemmiare e se sbaglio "mi corrigerete" [cit.] ma il pesare la monete non dovrebbe essere la prima cosa da fare - o se non la prima - uno dei requisiti per la perizia? La densità è data dal rapporto tra peso e volume e - sebbene possano esserci delle differenze tra leghe con la stesse percentuali di metalli dovute soprattutto alle temperature utilizzate nell'ottenimento della lega stessa - i protocolli costanti adottati dalle zecche dovrebbe garantire una densità pressocché identica tra pezzi diversi dello stesso esemplare. A parità di dimensione quindi il peso andrebbe sempre verificato per la controprova dell'autenticità complessiva del pezzo. Come è possibile che ben due esperti del settore non lo abbiano fatto?2 punti
-
E non solo quella 😊 Anche la 1848 reimpressa appartenuta al Pin e riportata nel suo bel lavoro sulle Piastre di Ferdinando II.2 punti
-
2 punti
-
Io ormai le monografie delle zecche umbro-marchigiane le ho tutte a partire dal Finetti, dai volumi di Cavicchi, di Ciavaglia, Mengozzi, Mazzei, Emidi, Leopardi,...... Ma un MIR Marche-Umbria andrebbe fatto da chi le zecche le conosce. Altrimenti sarebbe come fare un copia-incolla.2 punti
-
Buonasera a tutti , mi associo a chi mi ha preceduto, bei Sesterzi @Andy66. Sono anche io un amante di questo "taglio" e come gli altri appassionati nella mia rincorsa ai denari non disdegno qualche Sesterzio. Saluti Alberto2 punti
-
Buona sera. AD 324-325. La famiglia imperiale viene celebrata in una emissione anepigrafica (anepìgrafo agg. [dal gr. ἀνεπίγραϕος, comp. di ἀν- priv. e ἐπιγραϕή «iscrizione; titolo»]. – 1. Di monumento, senza epigrafe. 2. Di manoscritto, o di componimento letterario, senza titolo: codice a.; canzone anepigrafa. Tratto da www.treccani.it ) a nome di Costantino, Crispus, Costantino II e il giovane Costanzo II (raramente a nome di Elena*). Se ne era parlato già altre volte, una discussione relativamente recente è questa: https://www.lamoneta.it/topic/166265-anepigrafe/ *Elena così come Fausta sono rappresentate solo in un officina di Antiochia. Alcuni esemplari: La zecca più diffusa è Antiochia dove è stato proposto che la Famiglia Imperiale abbia soggiornato ma la serie anepigrafa come già anticipato è emessa da varie zecche tanto da far ipotizzare che si tratti di una vera e propria “serie dinastica”: https://www.acsearch.info/search.html?id=507983 https://www.acsearch.info/search.html?id=2580561 https://www.wildwinds.com/coins/ric/constantine/_thessalonica_RIC_VII_141.jpg Il riferimento bibliografico dedicato anche a queste emissioni è il seguente: https://www.researchgate.net/publication/278128917_Constantine%27s_Vicennalia_and_the_Death_of_Crispus Inoltre ho utilizzato il link: https://www.cointalk.com/threads/constantinian-anepigraphic-series.393213/2 punti
-
Signori, io posso sbagliare (del resto giudico da foto e non sono infallibile), però, il discorso che la moneta sia C e di valore contenuto e che quindi, non valga la pena di falsificarla non regge. Ammesso che sia Ag 900 (e non una lega d'argento con un metallo "più pesante" per raggiungere il peso corretto), il valore è comunque inferiore a quello della moneta in sé. Bisogna tener conto anche del momento in cui è stata prodotta: l'argento poteva avere un valore di mercato inferiore a quello odierno e la moneta (anche se usurata, ma questo potrebbe essere non stata alterata già all'origine, ma avere una storia tutta sua) aveva - da catalogo - un valore superiore a quello di oggi che penalizza, e di molto, le basse conservazioni. L'acquirente (e il vostro ragionamento conforta questa ipotesi) rimane meno sospettoso davanti ad una moneta comune ed in conservazione contenuta, ma la realtà dimostra che se c'è comunque un guadagno (basta pensare ai centesimi di euro falsificati per non parlare degli 1 e 2, tanto per rimanere al giorno d'oggi...) la moneta verrà falsificata. Inoltre, una moneta comune può ottenere un vantaggio nella produzione in economia di scala: chi trova strano che se ne possa trovare abbastanza facilmente? Al contrario, una moneta molto rara e/o di gran valore sarà soggetta a maggiori controlli e non ne potrai immettere sul mercato molti esemplari. È solo la differenza di costi di produzione e valore ricavato che fa una moneta più o meno falsificabile. Recentemente, mi è capitato di vedere un 100 Lire oro di Carlo Alberto talmente perfetto (praticamente FDC) che aveva superato l'esame di due periti (che, data la perfezione dei particolari l'avevano data per buona), ma non del terzo che per scrupolo l'ha pesata. La differenza di circa un grammo è stata l'unica cosa che ha rivelato la falsità della moneta in oro 750/1000. Pensate se avessero usato oro 900, il valore numismatico aggiunto avrebbe consentito un guadagno diverse volte superiore al costo di produzione. Ma qui parliamo d'una moneta che si presta a qualche verifica in più dato il valore, cosa che probabilmente non si sarebbe fatto per una moneta comune, sia pure in alta conservazione.2 punti
-
Cingranella del 1847 busto giovanile. Taglio liscio. @giuseppe ballauri , anche qui la data sembra "corretta" su altre cifre.2 punti
-
Esatto, forse anche un tacito accordo col Cavicchi. Si son spartiti l'Italia!2 punti
-
Buonasera, sono d'accordo sul fatto che sia difficile - se non impossibile - dare una risposta certa. Io rimango dubbioso sulla lettera H, anche perché, a differenza degli esemplari postati in cui la H è frutto di un punzone unico (e di origine nordica) completamente diverso dagli altri e creato ad hoc, nei bolognini ogni segno era un punzone a sé stante. Quindi nel nostro caso si tratta di tre punzoni (due I e uno con la doppia stanghetta) come anche per esempio per la N...e se dovessi decidere, quella unione delle due I mi farebbe pensare ad un tentativo di creare una U latina e quindi una V...a supporto di questa mia ipotesi, vi è lo spazio temporale tra queste due emissioni, 1254 la prima (doppia I con segnetto in mezzo) e 1265 la seconda (V per la U latina), unico tentativo di modificare significativamente quella lettera del nome dell'imperatore...io la vedo come una sorta di trasformazione: Forma iniziale II; Forma intermedia I = I; Forma "finale" V. Non essendovi certezze, sarebbe curioso sapere se in monetazioni coeve nelle città italiane avessero un punzone per la lettera H e come fosse creato, posto che molte zecche seguirono l'esempio del bolognino grosso bolognese. Concludo ritenendo che un errore del maestro dei conii, seppur nel ventaglio delle possibilità, mi sembra improbabile tenuto conto dei controlli che venivano effettuati sulle monete e sull'assenza, per quanto è a mia conoscenza, di altri errori in queste precise emissioni. Riccardo2 punti
-
Chiedi al buon Alberto Varesi, da sempre vessato da queste ripetute domande, ma sempre gentile nel rispondervi.2 punti
-
la mia idea non è poi cambiata moltissimo, e anzi, avendo lavorato sul "valore" dell'AE4, sono sempre più convinto che le monete in bronzo circolassero al valore nominale. credo ci siano prove significative su questo e l'ho recentemente scritto. alcuni fraintendimenti sono a mio avviso dovuti all'uso dei termini. Ad esempio è difficile a mio avviso negare che a un certo punto nel V secolo l'AE4 valesse 5 nummi... e che poi sia stato portato nuovamente al valore di 1. (1) Gennari Alain, The value of the Æ4 and the reforms of Anastasius I / Il valore dell’Æ4 e le riforme di Anastasio I | Alain Gennari - Academia.edu sulla terminologia che ha creato problemi cito un passo di Esichio di Alessandria, che per il V secolo parla di un follis da 8 λεπτά, 6.000 dei quali fanno un solido. molti hanno scritto che forse il follis da M=40 in alcuni luoghi potesse "valere" 8 nummi... Ma.... se l’autore avesse citato con la parola λεπτά l’Æ4, quindi una piccola moneta reale, che come aveva probabilmente in una parte del V secolo il valore di 5 nummi, la frase potrebbe essere forse ricostruita così: un follis da 8 λεπτά, ognuno dei quali da 5 nummi, 6.000 dei quali fanno un solido. Quindi 1 follis = 8 λεπτά = 40 nummi per l'oro il tema è completamente differente.... parliamo di monete/lingotto, quindi la pesatura c'era senza alcun dubbio, e ci sono fonti che parlano di frazioni che di fatto non furono mai coniate, quindi la cosa è a mio avviso fuori di dubbio, l'oro era pesato eccome... L'argento, nei secoli V e VI ha a mio avviso una complessità maggiore, e a oggi non so dare una spiegazione che mi soddisfi al 100%, ma in un sistema basato sull'oro e che ti fatto non vive di concambi fissi, credo che plausibilmente fossero monete scambiate a valore facciale, pur con un valore la cui stabilità era assai limitata. che le monete avessero valori "fluttuanti" è abbastanza ovvio a mio avviso in un sistema che vive una inflazione abbastanza costante se per le monete come la LIRA è sufficiente aggiungere degli zeri, e far lentamente sparire i tagli più piccoli, su monete tendenzialmente prive del valore facciale basta ritariffarle .... su monete come quelle bizantine, con il valore impresso si procederà prima riducendo la dimensione e peso, e secondariamente facendo sparire i moduli più piccoli, che è quello che accade il pentanummo, non a caso, sostituisce rapidamente l'AE4 .... dal quale spesso è indistinguibile e tutti i multipli minori (5, 10 e 20) in un tempo non troppo lungo spariscono e si resta con un solo nominale da 40 nummi, di dimensione ridotta.... spero di aver espresso chiaramente il mio punto di vista, se così non fosse, mi scuso, ma sono disponibile a provarci ancora saluti Alain2 punti
-
DE GREGE EPICURI Il Touring Club Italiano venne fondato (credo a Milano) nel 1894, e nella sua lunga storia ha prodotto alcune medaglie che mi sembrano davvero pregevoli. Oggi ne mostro una del 1904; la mia purtroppo è un po' ossidata. Al D., una testa maschile a destra; al bordo dx, la scritta MENTE, mentre sul lato sin. è presente in piccolo un distintivo rotondo del TCI. Al rovescio, un albero; ai suoi due lati la scritta: Il TCI ricorda a 50.000 soci- il compiuto decennio della sua utile e gagliarda vita- MCMIV. La mia medaglia pesa 8,95 g e misura 25-27 mm, essendo tendenzialmente ovale. Il tutto in un gradevole stile floreale.1 punto
-
Qualcuno sa indicarmi le nuove uscite prossime delle Monete Regionali Italiane?1 punto
-
https://www.storiachepassione.it/ritrovata-una-rara-maschera-militare-romana-la-sorprendente-scoperta-in-romania/?fbclid=IwAR30TzIHsiU4ZI2M8NAACrNcY9lINM0tBha7htCQV-nxl-ht97AEuuaJyXo https://www.archeomedia.net/romania-ritrovata-una-rara-maschera-militare-romana/ Quella che doveva essere una semplice uscita con il metal detector si è trasformata in una straordinaria scoperta archeologica. Ci troviamo in Romania, precisamente nel distretto di Gorj, a sud-ovest del paese. Un ricercatore dilettante ha rinvenuto una maschera militare in ferro, di origine romana, risalente all’incirca al II o III secolo d.C. L’uomo non ha perso tempo ed ha immediatamente segnalato la presenza dell’oggetto alle autorità competenti. Oggi la maschera è esposta nel museo distrettuale di Gorj; l’archeologo rumeno Gheorghe Calotoiu ha dichiarato come la maschera militare potesse appartenere ad un soldato di stanza nella zona, probabilmente sul monte di Bumbești-Jiu. Nella zona indicata vi era un fortino di difesa in grado di tenere sotto controllo i movimenti locali. La scoperta, per quanto sorprendente, si inserisce in un ampia gamma di ritrovamenti nella zona del fortino: monete, elmi, armi, ceramiche nonché inscrizioni di un certo livello – una dedicata all’imperatore Caligola. Il fortino di Bumbești-Jiu sarebbe servito durante le due campagne daciche (102-103 e 105-106) condotte dall’Imperatore Traiano, salvo poi cadere in disuso una volta raggiunti gli obiettivi prefissati. Ora la domanda che tutti si pongono: a cosa serviva una maschera militare e, soprattutto, siamo sicuri fosse a scopo militare? Rispondiamo prima a quest’ultima per poi affrontare la prima questione. In linea di massima, i ritrovamenti registrati fino ad oggi, indicano come le maschere romane avessero principalmente due scopi: quello protettivo-militare (utilizzate da chi portava i vessilli in battaglia) e quello da parata. Tali maschere avevano una funzione prettamente “psicologica” perché in grado di incutere timore negli animi avversari. Spesso fungevano da elemento protettivo per tutti quei soldati che materialmente non erano in grado di portare uno scudo, vedasi i signiferi (portatori di insegne). Fino a qualche tempo fa, la convinzione era che queste maschere di ferro – talvolta bronzo – fossero solo per l’estetica di una parata. Una scoperta simile nella foresta di Teutoburgo lascia pensare che la teoria militare sia molto più di una supposizione. Ultimi test hanno infatti dimostrato come la maschera spesso fosse collegata direttamente all’elmo. Bene, per tutti coloro che gridano alla scomodità di un elemento simile, sappiate che gli stessi studi certificano l’assoluta funzionalità delle maschere in ferro.1 punto
-
Buonasera a tutti, ho trovato in un lotto di monete questo bolognino grosso, che, stando alla classificazione presente su lamoneta, è classificabile come Chimienti 25. Tra l'altro l'esemplare qui presente in foto mi pare abbia gli stessi conii del mio. La legenda del dritto è indicata come ENRICIIS, ma secondo me dovrebbe essere letta come ENRICHS (si veda la barra orizzontale della H formata da due linee distinte, così come la barra orizzontale della A al rovescio. Ciò è più evidente nella H del mio esemplare e nella A di quello postato su lamoneta. La forma ENRICHS è comunque attestata sul CNI per i bolognini piccoli. Metto foto di confronto e l'ingrandimento della presunta H. Che ne pensate? Grazie a tutti!1 punto
-
confermo e aggiungo CORRADO II imp. Matzke pag.188 n16 - Bellesia pag.55 1/B - CNI XI 1/13.1 punto
-
Finchè non sono arrivato a questa riga la mia faccia era fra " " e " 🤔 "1 punto
-
Ciao @Itachi sebbene l'immagine sia piccola e sfocata, si intravede qualcosa ... se dovessi indovinare, direi la A di Berlino tipo: essendo la moneta del 2002, è una delle più anziane in area euro, e lascia che sia un po' usurata: mandala in pensione prendendo un cappuccino al bar! Servus, Njk1 punto
-
Buonasera, Confermo il denaro lucchese è sotto l'imperatore Corrado II, in legenda CHVINRDUS. Saluti LVCA1 punto
-
È il nostro cervello che si fa ingannare dalle immagini: anch'io la vedo in incusso con il tavolo che esce dal buco in rilievo.Basta che ruoto la foto e tutto ritorna normale con gli ideogrammi in rilievo..👍1 punto
-
1 punto
-
Buonasera a tutti, complimenti @Lenin due monete che mancano in più di una collezione, per fortuna ho avuto la possibilità di tenere in mano la 32 di @Rocco68. Ti dispiacerebbe per favore postare anche il rovescio di entrambe... Saluti Alberto1 punto
-
Buon pomeriggio. Ciao @lorluke, Non mi sentirei di escludere a priori, la possibilità che Arnaud abbia potuto realizzare anche un conio - o più conii - per i 2 grana (come riportato dal Prota). Non a caso, nella descrizione dell'immagine GIF che ho postato, ho fatto presente che la moneta da 2 Grana usata per il confronto grafico con i 40 Franchi del Morghen siglati N.C., è la stessa moneta del lotto 550 NAC, che rappresenta solo uno specifico conio - uno solo - delle numerose varianti catalogate dal Pannuti per questo tipo di moneta (in questo caso quindi, si tratta del n° 455 catalogo Montenegro 2023). Probabilmente, nessun catalogo menziona i 40 Franchi del "tipo Arnaud", forse proprio perché, tutti gli esemplari ad oggi conosciuti, presentano il contorno con una treccia in rilievo e non con il motto in incuso... trattandosi di un conio di prova utilizzato per coniare solo una manciata di esemplari - di una moneta mai messa in circolazione - questa ipotesi potrebbe essere la più plausibile. E poi, a rigor di logica: perché mai il Direttore di Zecca avrebbe dovuto scartare uno di questi due conii in oggetto se - a parte le sigle - agli occhi di tutti appaiono pressoché identici? Dove sono i difetti rilevati dal Direttore? Quale dei due conii presenta quella "decentratura" di cui si lamenta il De Turris nella lettera diretta all'Arnaud? ["le monete non sono ben centrate e l'orlo non è tecnicamente bene in arte"]. A mio avviso, l'errore tanto grave quanto banale, consiste nell'errata deduzione che le monete senza le sigle, presentando anche l'orlo perlinato (al contrario di quelle siglate), possano essere le monete riconducibili al conio dell'incisore Arnaud, probabilmente proprio perché, nella lettera del Direttore, viene menzionato l'orlo della moneta... ma questo non significa che il Morghen a sua volta, non abbia potuto realizzare anche lui un conio con una perlinatura - questa volta - tecnicamente ad arte. In ogni caso, se ci fossero ancora dei dubbi sull'argomento -anziché girarci attorno - perché non si prova a contattare direttamente colui che cura questa monetazione sul Gigante (Di Rauso?) per chiedere delle spiegazioni su ciò che è riportato a riguardo: "Il progetto fu affidato agli incisori Achille Arnaud e Nicola Morghen, che prepararono dei coni di prova dai quali furono scelti due coni approntati da Nicola Morghen, il quale pose, in uno dei due, le proprie iniziali in rilievo nel taglio del collo del re." Spero di essere stato utile. Un saluto, Lorenzo1 punto
-
Scoperta la tomba di un antico romano cremato su prezioso letto da triclinio. Recuperati 600 pezzi del mobile decorato Gli elementi decorativi di iconografia arborea incisi negli ossi trovati nella sepoltura di Colonia. Foto: Jürgen Vogel/LVR-LandesMuseum Bonn Durante uno scavo archeologico condotto dal Museo romano-germanico di Colonia, è stata esaminata una piccola sezione della necropoli meridionale della Colonia romana, lungo la strada principale verso sud, chiamata Severinstraße. Qui è stata recentemente scoperta una tomba a incinerazione risalente alla metà del I secolo d.C. Questa tomba ha rivelato reperti particolari che hanno permesso di stabilire che il corpo del defunto era stato cremato su un prezioso letto del triclinio, decorato con intagli intricati realizzati in osso. Tra le ceneri del rogo sono stati scoperti oltre 600 frammenti di dimensioni maggiori del ricco elemento d’arredo. Questi frammenti erano sparsi sia tra i resti del fuoco che erano stati gettati nella fossa sepolcrale, sia all’interno dell’urna di argilla che conteneva le ceneri della cremazione. Inoltre, è stata portata alla luce una brocca a un manico, deposta come offerta sul coperchio dell’urna. Il triclinio (triclinium in latino) era il locale in cui veniva servito il pranzo nelle case degli antichi romani; il nome ha origine dal composto greco di τρι- “tri-” e κλίνη (klìne) “letto”, chiamati anche lecti conviviales o tricliniares, su cui i padroni di casa e i loro ospiti si sdraiavano per tutta la durata del pranzo. Le case dei patrizi avevano più triclini e il triclinius maius, una grande sala da pranzo, che era usata durante i ricevimenti. Su ogni letto da triclinio potevano prendere posto due-tre persone. I triclini più piccoli, a garanzia di una certa distanza dai corpi altrui, venivano usati per gli ospiti di riguardo e spesso erano decorati splendidamente, come il mobile che venne utilizzato per il rogo funebre per il romano morto in Germania. I frammenti ossei rinvenuti a Colonia possono essere attribuiti ai vari componenti della kline, che si sono spezzati e deformati a causa del calore generato dal fuoco. I frammenti provenienti dalle gambe del mobile presentano zoccoli e componenti a forma di campana, nonché elementi sferici e discoidali, che erano normalmente realizzati in ferro. La cornice in legno del divano era adornata con doghe decorate con disegni di viticci. Altri frammenti decorati a rilievo, tra cui raffigurazioni di cavalli, probabilmente erano attaccati agli angoli della cornice e all’esterno della testata e dei poggiapiedi sui lati stretti del letto. I chiodi di varie dimensioni rinvenuti tra i resti del fuoco e nell’urna appartenevano probabilmente principalmente ai componenti in legno della kline. Elementi decorativi del letto da triclinio recuperati nella tomba romana a incinerazione della necropoli meridionale della Colonia romana Foto: Jürgen Vogel/LVR-LandesMuseum Bonn Il letto conviviale, con i suoi dettagliati intagli decorativi floreali e figurativi, era chiaramente un oggetto di grande valore. “Nella regione a nord delle Alpi – dicono gli archeologi – l’uso dei letti da triclinio per le cremazioni era meno comune rispetto alla Gallia meridionale e all’Italia, dove erano in uso fin dal II secolo a.C. Le tombe a cremazione contenenti kline sono state rinvenute principalmente nella provincia della Bassa Germania e sembra che questa usanza funeraria abbia cessato di essere praticata oltre la metà del I secolo”. Un’altra conservazione notevole di intagli ossei simili a quelli della kline nella sepoltura di Severinstraße è stata riscontrata solo nella necropoli ad incinerazione dell’insediamento militare romano di Haltern am See. https://www.stilearte.it/scoperta-la-tomba-di-un-antico-romano-cremato-su-prezioso-letto-istoriato-da-triclinio-recuperati-600-pezzi-del-mobile-molti-decorati/1 punto
-
1 punto
-
Frammento con striscia verticale di 3 del 20c del 7° Centenario della Morte di San Francesco emissione del 1926 raffigurante 'La Visione di Gerusalemme'. Annullo doppio cerchio grande con lunette rigate di Perugia arrivi e partenze del 21 o 27 ?? .1.26. Qui abbiamo un piccolo enigma filatelico, in quanto l'emissione è del 30.1.1926... quindi ci troviamo un annullo 'primo giorno' fatto prima del primo giorno di emissione. È comunque possibile che la serie dei francobolli fosse arrivata ai grandi uffici postali ovviamente con giorni di anticipo sulla data di emissione, e fosse subito posta in vendita/uso, per carenza di tagli da 20c. È comunque una bella anomalia interessante, non da tutti i giorni.1 punto
-
Lo scudo del 1876 è buono conio stanco e molto usurato da circolato (B/MB), valore metallo. Il secondo di CA del 1835 è falso.1 punto
-
1 punto
-
Buon giorno. Lo scudo di Vittorio Emanuele secondo ha senza dubbio qualche cosa di strano , particolarmente l'usura , il bordo sembra a punti quasi manomesso. Dovrebbe postare, se possibile tutti i FERT nodi e rosette. Mi sembra strano, per il guadagno ricavabile, che ci si possa prendere la briga di falsificare una moneta come questa. L'altro scudo, a mio parere palesemente falso, è però di Carlo Alberto non di Carlo Felice. Cordialità Gabriella1 punto
-
Buon giorno. Lasciando perdere l'augusta opinione direi che questo scudo mi sembra originale e nonostante segni di usura(omogenea) si presenta bene senza colpi ai bordi nell'ambito del BB. Cordiali saluti. Gabriella1 punto
-
Moneta con graffi e colpi al bordo (uno importante al R/ tra ore 11 e 12). Dalle foto direi D/: MB-BB e R/: q.BB.1 punto
-
1 punto
-
1 punto
-
1 punto
-
Vorrei solo riuscire a capire come venivano "ristrette", penso con una specie di torchio, ma mi piacerebbe conoscere il vostro pensiero in merito. Perché di una cosa sono abbastanza sicuro, venivano rimpicciolite di diametro con un qualche tipo di pressa radiale per mantenere il peso.1 punto
-
E' stato appena pubblicato, per questo credo sia passato ancora inosservato, un importantissimo parere da parte dell'Ufficio Legislativo del MIC in merito all'interpretazione dell'art. 72 del Codice dei Beni Culturali che riguarda la detenzione e il commercio delle monete antiche e moderne da collezione. In allegato sotto il parere pubblicato ieri. Tre capisaldi colpiscono per la loro menzione esplicita che contrasta con quanto espresso sinora dal ministero: La famosa prova ‘diabolica’ (provare la provenienza di una moneta ante-1909) non puo’ essere richiesta al collezionista/commerciante andando nientemeno contro l'art 42 della Costituzione rendendosi impossibile il diritto di difesa (da parte del collezionista o commerciante) viene riconosciuto alle monete il carattere di 'serialità' (salvo il carattere di particolare rarità o pregio di alcuni particolari esemplari) e quindi la presenza già acquisita per la stragrande maggioranza delle monete presso le collezione dei musei (altro elemento mai citato in precedenza che contrasta anzi con le ultime circolari ministeriali) Infine viene riconosciuto il contributo del collezionismo storico come elemento fondamentale per il Patrimonio Culturale del Paese e quindi la necessità che il collezionismo vada favorito e non demonizzato (devo dire che qui riuscivo a stento a trattenere le lacrime 😄) E' una dipartita storica. Vedremo ora come la nomenclatura si adatterà a tali nuovi dettami. Nel frattempo ....gaudeamus igitur 😊 https://www.beniculturali.it/comunicato/248641 punto
-
Taglio liscio e un 1846, sempre con taglio liscio, per continuare nella serie. Ciao.1 punto
-
Ciao a tutti! Di questa moneta se ne è già parlato (2 EUR Carlo Magno / Karl der Große), ma per me è stata una piacevole sorpresa vedere come i rilievi dell'immagine sul D sviluppino un caleidoscopio di luci e ombre, dipendentemente da come viene illuminata. Ho speso un po' di tempo per fare qualche foto che ne risaltano le proprietà: + al centro il monogramma che il Carlo si faceva scrivere - in quanto analfabeta - e che completava con un Vollziehungsstrich, cioè un tocco finale (la "y" al centro del rombo). Il motivo è preso dalla cappella Palatina del duomo di Aquisgrana: Ade! Njk =============== Per l'archivio: Germania BRD / 2 EURO Data di uscita: 30. März 2023 Tiratura A 4.000.000 (25.000 / 30.000) D 4.200.000 (25.000 / 30.000) F 4.800.000 (25.000 / 30.000) G 2.800.000 (25.000 / 30.000) J 4.200.000 (25.000 / 30.000) per la circolazione (ed in blister)1 punto
-
Carissimo Antonio. Magari nessuno si è voluto esprimere su questa "PATACCA ". Lo faccio io, mi assumo la responsabilità. Basta una busta sigillare il contenuto e vaiiiiiii.....con 26.500 euro, te la porti a casa. Ma in che mondo stiamo arrivando. Mi dispiace per il Perito che l'ho ha fatto. Sicuramente non capisce abbastanza sulle monete Greche Siciliane. Le monete Greche Siciliane, vanno viste com passione e sentire l'emozioni che sprigionano artisticamente. Fai attenzione ( visto che vuoi imparare ) al confronto che segue. Anche se la moneta sigillata fosse coniata, manca il contesto artistico del figurato. Non ti sembra che questa imitazione, sia stata creata da un bambino ???1 punto
-
Chissà come dev'essere stata Babele al tempo della torre ... qualcosa di peggio è difficile da pensare! Rileggendo direi che nessuno in nessun post ha offeso nessuno, ma tutti si sono risentiti per un fraintendimento a catena!1 punto
-
hanno iniziato con la sigillatura delle figurine dei giocatori di baseball. Per certe figurine molto rare iniziarono a sigillarle anche per evitare danni su un materiale alquanto sensibile come la carta ed ovviamente per difesa dai falsi.1 punto
-
F. Gutman and W. Schwabacher, Die Tetradrachmen und Didrachmenpragung von Himera, in MBNG XLVII, 1929, pag.101-144. Breve monografia ancor oggi insuperata su tutti i tetradrammi ed i didrammi di Himera, con relative sequenze dei conii; in relazione all’argomento, la più usata come riferimento bibliografico dalle maggiori case d’asta mondiali ed in letteratura. M. Ierardi, Tetradrachms of Agathocles of Syracuse,in AJN 7-8. New York 1995-6. Breve e recente studio monografico su tutti i tetradrammi di Agatocle per Siracusa con relative sequenze dei conii; in relazione all’argomento, la più usata come riferimento bibliografico dalle maggiori case d’asta mondiali ed in letteratura. G. K. Jenkins, Coins of Punic Sicily, Part 1 in S.N.R. 50 (1971). G. K. Jenkins, Coins of Punic Sicily, Part 2 in S.N.R. 53 (1974). G. K. Jenkins, Coins of Punic Sicily, Part 3 in S.N.R. 56 (1977). G. K. Jenkins, Coins of Punic Sicily Part 4 in S.N.R. 57 (1978). Si tratta di una serie di studi completi su tutte le emissioni siculo-puniche in argento, con relative sequenze dei conii; la più usata come riferimento bibliografico dalle maggiori case d’asta mondiali ed in letteratura. Nel 1997 sono stati raccolti in unico volume a cura della Schweizerische Numismatische Gesellshaft, Zurich , e disponibile presso Spinks di Londra. G. K. Jenkins, The Coinage of Gela, D. A. I., Berlin 1970. Monografia su tutta la produzione monetale di Gelas con relative sequenze dei conii; in relazione all’argomento, la più usata come riferimento bibliografico dalle maggiori case d’asta mondiali ed in letteratura. G. K. Jenkins, Electrum Coinage at Syracuse, in Essays in Greek Coinage presented to Stanley Robinson, Oxford 1968. Monografia su tutte le emissioni in elettro di Siracusa, con relative sequenze dei conii; in relazione all’argomento, la più usata come riferimento bibliografico dalle maggiori case d’asta mondiali ed in letteratura. G. K. Jenkins, The Coinage of Enna, Galaria, Piakos, Imachara, Kephaloidion and Longane, in AIIN, Suppl al Vol. 20, 1975. Breve monografia sulle emissioni di alcune zecche minori di Sicilia; Molto usata come riferimento bibliografico dalle maggiori case d’asta mondiali ed in letteratura. G. K. Jenkins - R. B. Lewis, Carthaginian Gold and Electrum Coins, Royal Numismatic Society Special Publication n°2, London 1963. Monografia su tutte le emissioni Cartaginesi in oro ed elettro, comprese quelle battute in Sicilia, con relative sequenze dei conii; in relazione all’argomento, la più usata come riferimento bibliografico dalle maggiori case d’asta mondiali ed in letteratura. J. H. Jongkees, The Kimonian Decadrachms, Utrecht 1941. Monografia su tutti i decadrammi di Cimone e nello stile di Cimone per Siracusa , con relative sequenze dei conii; in relazione all’argomento, la più usata come riferimento bibliografico dalle maggiori case d’asta mondiali ed in letteratura. Testo di difficile reperimento Colin M. Kraay, The archaic Coinage of Himera, Centro Internazionale di Studi Numismatici. Biblioteca 1, Napoli 1983 Monografia su tutte le emissioni arcaiche di Himera, con relative sequenze dei conii; in relazione all’argomento, la più usata come riferimento bibliografico dalle maggiori case d’asta mondiali ed in letteratura. S. Mirone, Stiela, Topografia e Numismatica ,in Zeitschrift fur Numismatik herausgegeben von J. Menadier und K. Regling mit Tafel I-XIV. XXXVIII. Band, Heft ¼, Berlin Weidmannsche Buchhandlung 1928. Opera datata con breve studio sulla monetazione di Stiela; spesso usata come riferimento bibliografico dalle maggiori case d’asta mondiali ed in letteratura. S. Mirone, Le monete dell’antica Katane, Catania 1929. Breve monografia ormai datata sulle emissioni monetali di Katane; a volte usato come riferimento bibliografico dalle maggiori case d’asta mondiali ed in letteratura. G. E. Rizzo, Monete Greche della Sicilia, Roma 1946. Opera costosa ma superba per l’alta qualità delle fotografie e delle monete stesse illustrate nelle numerose tavole, tra le più belle esistenti per ciascun tipo e per i minuziosi commenti sugli aspetti artistici di ciascun conio da parte dell’Autore, su tutte le principali, e più artisticamente valide, emissioni della Sicilia Greca, dagli inizi al 400 circa a.C. Molto usata come riferimento bibliografico dalle maggiori case d’asta mondiali ed in letteratura. Disponibile in ristampa Forni. R. Ross Holloway, The Thirteen Months Coinage of Hieronymos of Syracuse. Berlin 1969. Monografia completa su tutte le emissioni di Geronimo per Siracusa, con relative sequenze dei conii; in relazione all’argomento, la più usata come riferimento bibliografico dalle maggiori case d’asta mondiali ed in letteratura. R. Ross Holloway, Le monetazioni di Agyrion, Aluntion, Entella, Hipana, Nakone, Stiela, estratto dal suppl. n°20 degli Annali dell’Istituto Italiano di Numismatica, Napoli 1975. Breve studio sulle monetazioni di alcune piccole zecche della Sicilia; spesso usata come riferimento bibliografico in relazione all’argomento dalle maggiori case d’asta mondiali ed in letteratura. W. Schwabacher, Die Tetradrachmenpragung von Selinunt, MBGNG XLIII, 1925, pag.1-89 Breve monografia ancor oggi insuperata su tutti i tetradrammi di Selinous, con relative sequenze dei conii; in relazione all’argomento, in relazione all’argomento la più usata come riferimento bibliografico dalle maggiori case d’asta mondiali ed in letteratura. W. Schwabacher, Das Damareteion, Bremen 1958. Monografia sui decadrammi della serie „Damareteion“ di Siracusa; Molto usata come riferimento bibliografico sull’argomento dalle maggiori case d’asta mondiali ed in letteratura. Testo di difficile reperimento. C.T. Seltman, The Engravers of the Akragantine Decadrachms, in Num. Chron. 1948, 1-10. Studio sugli incisori dei decadrammi di Akragas; in relazione all’argomento, la più usata come riferimento bibliografico dalle maggiori case d’asta mondiali ed in letteratura. Testo di difficile reperimento.1 punto
Questa classifica è impostata su Roma/GMT+01:00
Lamoneta.it
La più grande comunità online di numismatica e monete. Studiosi, collezionisti e semplici appassionati si scambiano informazioni e consigli sul fantastico mondo della numismatica.