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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 06/19/23 in tutte le aree
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Il motto dei numismatici è: vendi guadagna e pentiti. quello dei collezionisti è: Non pensare al prezzo ma a quanto ti interessa o piace la moneta. Il prezzo poi te lo dimentichi,una moneta brutta o una mancante , la noti ogni volta che guardi la collezione9 punti
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Ciao a tutti, oggi condivido volentieri con voi un denario di Alessandro Severo che ho in collezione da più di 10 anni, con un ritratto discreto. Provenienza HD Rauch. Descrizione dell'asta: Severus Alexander (222-235). Denarius (3,40g), Roma, 233 n.Chr. RIC 120, RSC 440.4 punti
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Una testa di bronzo dell'imperatore romano Settimio Severo conservata al museo Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen Ricongiungere testa e corpo di una statua antica non è per niente facile È comune che nei secoli a un certo punto siano state “decapitate”, e a quel punto non c'è molto che si possa fare Buona parte delle statue di arte greca e romana che si possono vedere oggi nei musei è senza testa per svariati motivi, gli stessi per cui nelle gallerie in giro per il mondo si trova anche una gran quantità di teste rimaste, per così dire, mozzate. Ci sono poi altre sculture, come alcune di quelle conservate alla Galleria Borghese di Roma, che hanno una particolarità: la testa non è quella originale. Il fatto è che riuscire a trovare la testa e il corpo che in origine appartenevano alla stessa statua è estremamente improbabile, quindi a volte si sceglie di restaurarle usando parti di sculture diverse. Ci sono anche casi in cui si pensa di aver trovato la giusta corrispondenza, e poi emergono dubbi. Tra le statue della Galleria Borghese che hanno una testa definita «non pertinente» c’è quella di una figura femminile di epoca romana con indosso le vesti tipiche e ritratta in movimento. Il sito della Galleria spiega che la scultura risale alla tarda età adrianea, attorno al 135 d.C., ma la testa, seppur della stessa epoca, «è cronologicamente di poco anteriore». Per fare un altro esempio ce n’è poi una di Afrodite che risale al II secolo dopo Cristo ma ha una testa più moderna, che richiama una divinità diversa. Come ha detto al New York Times Kenneth Lapatin, curatore della collezione di arte antica al J. Paul Getty Museum di Los Angeles, comunque «oggi abbiamo molte più parti del corpo (teste senza corpi e corpi senza teste) che statue complete». Anche se è difficile fare un calcolo preciso, questo fatto secondo Lapatin «è evidente» osservando «qualsiasi» galleria di arte greca e romana al mondo. Nei secoli molte teste appartenenti a sculture antiche sono andate perdute durante le guerre o a causa di altri eventi che le hanno danneggiate. La testa è una delle parti di una statua che si possono staccare più facilmente in caso di colpi o cadute perché è collegata al resto del corpo attraverso il collo, che è più sottile. Ci sono però altre ragioni per cui spesso se ne trovano di separate dai rispettivi torsi. Rachel Kousser, professoressa di arte antica alla City University of New York, spiega che anticamente dissidenti o invasori tendevano per così dire a “decapitare” le statue dei sovrani in segno di spregio contro l’autorità del potere dominante, ma poteva accadere lo stesso anche con quelle di divinità o persone nobili. Altre teste invece venivano staccate dai saccheggiatori, che così potevano rivendere due parti di una statua anziché una sola. In altri casi ancora le teste erano sole per una questione più pragmatica. A volte gli scultori romani scolpivano prima corpi dalle forme idealizzate, sui quali poi inserivano teste con le fattezze precise di certi nobili o imperatori. In questo modo le teste potevano essere sostituite, soprattutto se i personaggi a cui appartenevano avevano perso popolarità. Secondo Eric Varner, professore di arte e storia classica alla Emory University di Atlanta, questo potrebbe essere il motivo per cui moltissime statue di Nerone non hanno più la testa. Una delle statue con testa «non pertinente» conservate alla Galleria Borghese Alcuni archeologi e curatori sentiti dal New York Times dicono che non vale la pena cercare di trovare teste e corpi che appartengano alle stesse statue per rimetterli insieme, perché per quanto potrebbero aiutare a capirne di più sulle opere originali le probabilità di riuscita sono bassissime. A volte però è successo. È il caso di una statua romana di circa 2mila anni fa che era conservata al museo Getty da quasi 50 anni e che nel 2016 fu ricomposta grazie al lavoro di alcuni restauratori che avevano trovato la sua testa originale in una galleria di New York. Poco più di un secolo prima, nei primi anni del Novecento, era stato ritrovato anche il braccio destro mancante del Laocoonte, uno dei complessi scultorei più celebri dei Musei Vaticani, che era finito con altri frammenti di statue di marmo nella bottega di uno scalpellino di Roma. Uno dei casi più recenti di statue ricomposte che forse non lo erano invece riguarda una testa di bronzo dell’imperatore romano Settimio Severo conservata dagli anni Settanta al museo Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen, in Danimarca. Il museo danese riteneva che la testa appartenesse a un corpo di bronzo senza testa che uno dei suoi curatori aveva visto in mostra a Indianapolis ed era conservato nella collezione permanente del Metropolitan Museum of Art di New York (MET). Secondo un catalogo del museo danese, in base ad alcune analisi del 1975 l’ipotesi che la testa e il corpo appartenessero alla stessa scultura era plausibile, anche se il MET non l’aveva mai considerata una raffigurazione di Settimio Severo, e anzi un esperto di bronzi che il museo di New York aveva incaricato di esaminarla riteneva che le due parti non corrispondessero. Quattro anni dopo comunque il Glyptotek chiese in prestito il corpo della statua da New York e lo espose nella sua interezza assieme alla testa conservata in Danimarca. Anche un’archeologa turca, Jane Inan, ritenne che testa e corpo appartenessero alla stessa statua: a suo dire l’aspetto delle due parti assemblate sembrava un po’ strano, ma lo giustificò spiegando che la testa era stata orientata di fronte anziché leggermente di lato, come avrebbe dovuto essere in origine. Il museo danese provò anche a comprare il resto del corpo dal MET ritenendo di poter ricomporre la statua, ma senza successo. La vicenda ha avuto una svolta all’inizio di quest’anno, quando il museo di New York ha dovuto restituire la statua alla Turchia, visto che alcune indagini e testimonianze avevano provato che era stata rubata da un sito archeologico turco negli anni Sessanta. Adesso la Turchia sta chiedendo a sua volta la restituzione della testa conservata al museo di Copenaghen, convinta di poter mettere di nuovo insieme la statua antica nella sua forma originale. Il Glyptotek tuttavia ha cominciato a esprimere dubbi sul fatto che testa e corpo appartenessero davvero alla stessa statua: Rune Frederiksen, responsabile delle collezioni del museo, dice che al momento le prove in favore di questa teoria sono «circostanziali e deboli» e si rifiuta di commentare ulteriormente fino a quando non saranno concluse nuove analisi, che ci si aspetta dureranno due anni. Zeynep Bon, funzionaria del ministero turco della Cultura e del Turismo, si è detta molto scettica: a suo dire il museo danese starebbe cercando di tergiversare per evitare di restituirla. https://www.ilpost.it/2023/06/19/statue-testa-arte-greca-romana/4 punti
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Un mare di occasioni mancate, che per fortuna ogni volta cancello dalla mente per non incazzarmi come un bufalo nei miei confronti. Le motivazioni vanno dalla carenza di mezzi finanziari (la più frustrante, ma allo stesso tempo la più giustificabile), alla troppa prudenza, al giudizio (mio) non completamente azzeccato, al malfunzionamento del collegamento, persino alla dimenticanza del giorno o dell' orario dell'asta. Non chiedetemi quali siano le singole monete perse perché inserirle sarebbe per me un ulteriore colpo.4 punti
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La simbologia presente sulle monete di Filippo III è molto intrigante ma per la quasi totalità fa capo al mito di Giasone e del Vello d'oro da cui fu poi creato l'Ordine cavalleresco del Toson d'Oro. Ordine caratterizzato da un collare in cui era presente una serie di simboli che ritroviamo sulle monete. La maglia del collare vede contrapposti degli acciarini (con una parte a forma di B a ricordare la Borgogna) con pietre focaie dalle quali sprizzano fiamme a rappresentare il motto dell'Ordine Ante ferit quam flamma micet (colpisce prima che la fiamma divampi). Non si evidenzia però in questa simbologia, almeno in maniera diretta, la presenza dei due tronchi decussati con le fiamme. Si tratta invece del più antico simbolo del Vello. La croce di Borgogna formata da due tronchi di alloro con prominenze disuguali che rappresentano la nascita dei rami. Il motto di questa simbologia è Flamescit Uterque "Tra i due sorge la fiamma". Questa fiamma che i rami accendono è la fiamma della fede. Una simbologia quindi legata molto alla fede. Di seguito un particolare della culla di Carlo V (fonte web - Musées Roayaux d'Art et Histoire. Bruxelles) dove sono ben visibili, tra i due acciarini, i tronchi decussati da cui sprizzano le fiamme). Sperando di aver fatto cosa gradita e di non aver detto castronerie (che verranno sicuramente segnalate) ma sono andato a braccio dopo aver visto il tornese postato precedentemente.3 punti
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Per me stesso discorso di @aemilianus253... Ma devo aggiungere una considerazione. Molti anni fa vedo su un catalogo d'asta una moneta che cercavo da tempo e in ottima conservazione. La stima era di 1000 e per non perderla offro 5000 (all'epoca lo si faceva per iscritto e tramite fax). La moneta fu aggiudicata per 5500. Immaginate la delusione per averla persa. Chiamo la casa d'aste e gli dico: sapevate che ci tenevo potevate fare 6000 e aggiudicarmela. E il proprietario dell'asta mi dice: Il tuo antagonista aveva offerto 12.000. Questo per consolare tutti quelli che pensano di aver perso una moneta ''per un soffio''... Arka Diligite iustitiam3 punti
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Buonasera a tutti, da sempre legato al territorio dove vivo, ne amo conoscere ed approfondire la storia. Il mio Nick name già la dice lunga. Ho già in collezione monete del territorio tra cui la Litra con il galletto e l'etnico Svesano, recentemente ne ho acquisito uno con Etnico Caleno. Conservazione molto bassa e problemi che necessitano di un intervento restaurativo conservativo che ho già avviato con i primi mezzi a disposizione. Partendo dalla premessa che il territorio di Suessa, in epoca preromana popolato dagli Aurunci, entrò sotto il dominio di Roma, che vi dedusse una colonia di diritto latino, nel 313-312 a.C. Suessa coniò monete dal 270 a.C. circa alla Seconda guerra punica. Nel 209 a.C., proprio durante questo conflitto, dodici colonie, tra cui Cales, inviarono legati a Roma, dove rifiutarono di dare l'aiuto che era stato loro richiesto secondo la formula togatorum. Finita la guerra Roma ridusse profondamente l'autonomia precedente e tra le autonomie perse ci fu anche il diritto di coniazione. Quindi a proposito di Cales... Antichissima città degli Aurunci e degli Ausoni, Cales, ricordata da vari scrittori latini, fu conquistata del Romani nel 335 a.C. e vi fu insediata una colonia di 2500 uomini. Fedele ad Annibale, fu punita da Roma con l'imposizione di alti tributi nel 204 a.C. Riabilitata come colonia, nel secolo II a.C. divenne celebre per le ceramiche, oggi conosciute sotto il nome di vasi caleni. Eretta in municipio, a partire dal I secolo fu dotata di templi, di un anfiteatro, di terme e di teatro, mentre nel V secolo fu fondata la Diocesi di Calvi. Nell'879 fu distrutta dai Saraceni e fu ricostruita con mura dal longobardo Atenolfo I, Gastaldo di Calvi e Conte di Capua. Fece poi parte del principato normanno di Capua e nel secolo XII fu conquistata dal re normanno Ruggero II. Grazie alla sua posizione strategica lungo la Via Casilina e lungo la strada per Venafro, fu dotata di un castello e fu sede di una dogana. Fu feudo dei vescovi di Calvi, degli Stendardo nel secolo XIV, dei Carafa e possesso dei duchi di Sessa, fino al 1460, quando Ferdinando I d'Aragona la cedette definitivamente a Capua, di cui poi seguì le sorti. Assediata e saccheggiata durante la Congiura dei baroni, fu quasi completamente abbandonata dopo secoli di declino in seguito alla peste del 1656. Gli abitanti, fuggiti da una situazione ormai compromessa, si rifugiarono nei vicini casali di Zuni, Petrulo e Visciano, tutti lontani circa un miglio, lasciando fondamentalmente spopolata la zona più antica della città. Essi seguirono nei fatti l'esempio dato dai vescovi locali, che dal 1647 presero ad abitare nella vicina Pignataro. Il centro abitato di Zuni divenne sede del potere locale e in seguito sede del municipio, denominato Calvi Risorta e che riunì sotto un'unica amministrazione i tre casali di Calvi Vecchia. ll 27 giugno 1818 le due diocesi furono unite aeque principaliter con la bolla De utiliori di papa Pio VII, assumendo il nome di diocesi di Calvi e Teano. La fonte storica riportata proviene da wikipedia. La trovo basilare al momento, ma si potrebbe approfondire ulteriormente chi volesse. Vi mostro la nuova arrivata. Saluti Alberto2 punti
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Buongiorno da molto tempo, cercavo di sostituire la mia vecchia lira 1936, acquistata tanti anni fa agli inizi della mia raccolta, con un esemplare migliore, senza spendere troppo. Finalmente ieri l'ho trovata Ecco la foto della nuova moneta e questa la vecchia...2 punti
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Ciao, oggi condivido un denario dell'Augusta Faustina Minore (161-175 d. C) moglie dell'imperatore Marco Aurelio, con la personificazione sul rovescio della dea Giunone (Iuno) coniato a Roma. Giunone , insieme a Giove e Minerva, formava la triade di divinità più venerate dal popolo romano. Era in particolare la protrettice del matrimonio e quindi dell'amore tra marito e moglie e delle donne partorienti che a lei si rivolgevano affinché tutto andasse nel migliore dei modi. Percui importante soprattutto per l'universo femminile. Era spesso raffigurata come una donna formosa (da cui bellezza giunonica) con scettro, patera ed il pavone animale a lei sacro. Iconografia che troviamo sulla moneta da me presentata. Per il suo festeggiamento fu scelto il mese di giugno che fu a lei dedicato. Da esame diretto risulta coniato, abbastanza centrato e con discreto metallo in ottimo argento. Come si può notare dalla consunzione ha circolato molto svolgendo pienamente la sua funzione, restando tuttavia leggibile. Colgo l'occasione per chiedere a @Illyricum65@Illyricum65 se ci sono novità per quanto riguarda una ricerca, sempre didattiche ed importanti, annunciata un anno fa su dei denari della stessa tipologia aventi identici conii e medesimo stato di conservazione di cui @gioalposto il suo esemplare in una discussione. Condividete, se ne avete voglia, i vostri esemplari perché ammirare nuove monete è sempre molto bello ed importante 😶. Grazie ed alle prossime ANTONIO 17,50mm 3,12g RIC 688 Altri miei esemplari di Faustina a cui aggiungere un sesterzio 😶2 punti
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Ciao, Propenderei per una K incisa male. Un’emissione sconosciuta con corona di Nicomedia mi sembra poco probabile. Ma sopratutto lo stile del ritratto riporta alla zecca di Cizico (meno accurato di quello di Nicomedia, trabea con pieghe stilizzate senza ricamo, baffi lunghi ben visibili…) Nicomedia: Cizico:2 punti
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Ecco la mia ultima "occasione mancata", non per il valore dl pezzo, ma perché mi piaceva davvero tantissimo il volto. Divus Augustus AD 14. Roma Dupondius Æ 28 mm 11,35 g Sfuggita perché distratto da mio figlio che aveva bisogno di aiuto con lo studio... pazienza ... nessuna moneta potrà mai avere il valore di un solo minuto passato a condividere qualcosa con lui. ❤️ (Lo so, lo so ... sono un pessimo collezionista)2 punti
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Some beautiful coins shown in this thread. I have a liking for the coins of Severus Alexander because my first ever ancient coin was a denarius of Severus Alexander. Obv:– IMP ALEXANDER PIVS AVG, Laureate head right Rev:– MARS VLTOR, Mars advancing right, holding a spear and shield Minted in Rome, A.D. 232 References:– RIC 246, RSC 161a 3.64gms. 19.91mm. 180 degrees2 punti
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Beh, sicuramente un passo avanti la "vecchia" aveva qualche graffietto in meno, ma era stata selvaggiamente pulita (hairlines) ed aveva i rilievi molto consumati. La nuova ha dei bei campi: peccato tutti quei graffietti sul volto del re, ma penso che dal vivo si notino molto meno. Condivido la mia, anch'essa frutto dì un'annosa ricerca al miglioramento (il nichelio è un materiale facilmente deperibile):2 punti
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Altra monetina non sabauda, ma piemontese, messa in collezione è questo Liard di Francesco di Francia coniato a Torino nel periodo dell'occupazione francese, cioè dalla primavera del 1536 al 1562. È la moneta più piccola coniata in città da Francesco I di Francia, e forse la meno rara, ma sono comunque dei pezzi di storia, il fatto che sotto il dominio dei "cugini" anche le monete seguirono la monetazione francese e non più quella usata fino ad allora sabauda.2 punti
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Ciao, sapendo che a @dupondionon dispiace, anzi, ricondivido i miei 6 esemplari già presentati in passato aggiungendo gli ultimi 3 fino ad ora mai postati ovviamente che hanno tutti , chi più e chi meno circolato. 😶 ANTONIO2 punti
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Molto importante, almeno per me, la presenza nel programma dell’Accademia Italiana di Studi Numismatici, di cui mi onoro di farne parte, con la presentazione di questo nuovo volume dove tra l’altro sarò presente con un piccolo contributo a quattro mani con Michele Chimienti.2 punti
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Nella variopinta simbologia impressa nei bronzi repubblicani coniati troviamo impressi : animali vari , simboli astronomici , simboli religiosi , simboli civili , simboli militari , simboli marinari , simboli agricoli , lettere singole e composte . Di tutta questa varieta’ simbolica , grazie all’ archeologia , di alcuni simboli abbiamo delle conferme materiali . Un esempio tangibile e’ quello del simbolo dell’ elmo (Cr. 118/1-2-3-4-5) , questo particolare tipo di elmo , che troviamo nei vari moduli dei bronzi , riconduce al modello Montefortino , elmo di origine celtica che venne adottato dai Romani , maestri nell’ assimilare armi , e non solo , dai nemici , adattandole e perfezionandole per le proprie Legioni , elmo che rimase in uso con alcune varianti per circa quattro secoli . Per la storia di questo elmo , da Wikipedia : "L'elmetto di Montefortino era un tipo di elmo militare celtico inizialmente, e successivamente romano, usato dal 300 a.C. circa fino al I secolo d.C. con continue modifiche. Questo tipo di elmo prende il nome dalla frazione di Montefortino, del comune di Arcevia nelle Marche, dove fu scoperto per la prima volta, in una tomba celtica. L'elmo Montefortino è caratterizzato da una forma conica o rotonda con una manopola centrale rialzata, un paranuca e delle paragnatidi per proteggere le guance. Altre caratteristiche comuni includono un motivo a "corda" attorno al bordo e un motivo a "pigna" sulla manopola a cresta. Si noti che le classificazioni sono quelle utilizzate dagli archeologi, piuttosto che dai Celti o dai Romani, che, se distinguevano i diversi tipi, non hanno lasciato alcuna traccia conosciuta dei termini che utilizzavano. Nella Repubblica Romana, l'elmo Montefortino fu il primo stadio nello sviluppo della galea, derivato dai lineamenti della versione originaria celtica. Tipi simili si trovano in Spagna, in Gallia e in Gallia Cisalpina. Gli esempi sopravvissuti si trovano generalmente privi delle paragnatidi (probabilmente perché esse erano fatti di un materiale deperibile che non è sopravvissuto, ad esempio in pelle[1]) anche se un paio di fori su ciascun lato dell'elmetto da cui queste piastre avrebbero teso per essere chiaramente identificabili, e gli esempi che includono i guanciali mostrano chiaramente come sono stati usati questi fori. Le versioni romane a volte contengono iscrizioni del nome del soldato che indossava l'elmetto. I precedenti tipi sono generalmente più decorati poiché le legioni repubblicane erano composte da uomini richiamati in leva: dalle riforme mariane (fine del II secolo a.C.) gli elmi economici, non decorati ma efficaci, dovettero essere prodotti in serie per i legionari principalmente poveri. Canosa Rieti : questo tipo è stato il primo a svelare le iscrizioni identificandole chiaramente come romane. Buggenum, circa I secolo a.C.: Questi elmi semplici e pratici appartengono chiaramente al tipo Montefortino e si pensa che siano stati usati durante il periodo di Cesare contemporaneamente al sottotipo Mannheim dell'elmetto Coolus . Le protezioni per il collo di questo tipo sono più larghe e le manopole a cresta tendono ad essere vuote in contrasto con quelle solide dei tipi precedenti. Hagenau, circa I secolo d.C.: questi caschi ibridi mostrano ancora la tipica forma dei caschi Montefortino, ma la protezione del collo diventa sostanzialmente più ampia, e alcuni incorporano un cinturino di rinforzo sulla fronte, oltre a un gancio per il trasporto o una maniglia sul retro" Seguono vari reperti di elmi Montefortino : https://www.roma-victrix.com/summa-divisio/armamentarium/cassideae-et-galeae/montefortino-iv-sec-a-c-i-sec-d-c.html In foto un Asse con simbolo "elmo"1 punto
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Sogni numismatici. Quando cominciamo una collezione e passiamo in rassegna tutte le tipologie che ci piacerebbe raccogliere, c’è sempre “quella” moneta che pensiamo non riusciremo mai ad acquisire… vuoi per l’estrema rarità, vuoi per l’estremo costo. Per un collezionista di Costantiniane, sono tante le tipologie che si farà fatica a inserire nella propria raccolta, ma “quella” moneta non può che essere la mitica SPES PVBLIC. Emissione tra le più emblematiche di Costantino I, un rovescio che trasuda cristianità e di conseguenza estremamente ricercato anche da chi non colleziona Costantino I nello specifico. Ne consegue che, seppur non particolarmente rari, gli esemplari offerti in vendita raggiungono sempre somme spropositate a 4 cifre (top price di 10.000$ alcuni anni orsono). Quando 15 anni fa ho iniziato a collezionare le monete di Costantino I, ho immediatamente identificato la SPES PVBLIC come la “moneta che non avrò mai”… ma mi sbagliavo. i sogni numismatici qualche volta diventano realtà.1 punto
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La caratteristica del rovescio dei nomòi di Velia come quello d’apertura della discussione è la presenza sopra il leone del pentalfa o pentagram, un simbolo la cui storia spazia dal 4000 a. C. ed era comune anche fra i Sumeri intorno al 2700 a. C. Il pentalfa comparve pure nel misticismo pitagorico dove si dice simbolizzasse l’essere umano. A coniare il vocabolo fu proprio Pitagora, per il quale il simbolo era composto da cinque lettere Alfa (Α) intersecate fra loro. Con la lettera Α il filosofo indicava il principio universale di cui il pentalfa era simbolo assoluto. È certo che era il principale ideogramma nel logotipo del sigillo ufficiale di Gerusalemme nel periodo 300-150 a. C. E nel misticismo ebraico medievale il pentagramma è stato chiamato Sigillo o Scudo di Salomone. Durante il Medioevo si iniziò ad associare il pentagramma alla magia e al diavolo; anzi, simboleggiava il diavolo stesso quando era orientato in modo che i due vertici della base, invece di essere rivolti verso il basso come ad es. nella bandiera del Marocco, erano diretti verso l’alto come in questa immagine. apollonia1 punto
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Buongiorno carissimi, con wildwinds non ne sono venuto a capo; mi aiutate a identificarla? A me sembra di leggere come segnno di zecca SMN.1 punto
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Esatto, troverai tanti esemplari RIC 8 per diverse officine nel database di nummus-bible II: http://www.nummus-bible-database.com/rechercher-une-monnaie.htm?page=7&personnages=12&ateliers=10&collections=&vendeurs=&motscles=&numric=&numnbd=&legendes=34&nombreResultats=10&btRechercher=Rechercher1 punto
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@1412luigiA me qualche dubbio la moneta lo lascia, le lettere sono poco definite. Poi magari è solo un effetto fotografico ma in ogni caso, secondo me, a considerarla buona non arriva al BB. Osserva ad esempio l' usura del baffo. Inoltre presenta dei segni abbastanza evidenti di una vigorosa pulizia soprattutto al rovescio. Io aspetterei...poi naturalmente il mio è solo un punto di vista. Buona serata.1 punto
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Buonasera , continuo con la mia raccolta di Auguste sia Denari che Antoniniani. Questa sera vi presento un mio Antoniniano di Salonina. Riporto quel molto poco che ho trovato su Wikipedia, mi piacerebbe saperne di più. Cornelia Salonina fu una Augusta dell'Impero romano, membro della dinastia valeriana, moglie dell'imperatore Gallieno e madre di Cornelio Valeriano, Cornelio Salonino e Egnazio Mariniano. Wikipedia Luogo di nascita: Bitinia, Turchia Morte: 268 dopo Cristo, Mediolanum Coniuge: Gallieno Figli: Cornelio Salonino, Cornelio Valeriano, Licinio Egnazio Mariniano Sposata a Gallieno prima del 242, Salonina fu testimone dell'assassinio del marito nel 268, davanti alle mura di Milano assediata. È incerto se sia stata uccisa nella medesima occasione, o se sia sopravvissuta per clemenza del successore del marito, Claudio II il Gotico. Riporto Catalogazione della casa D'Aste. Salonina (Augusta, 254-268). Antoninianus (22mm, 3.28g, 6h). Rome, 265-7. Diademed and draped bust r., set on crescent. R/ Fecunditas standing l., extending r. hand to child standing before her, holding cornucopia in l.; Δ to r. RIC V 5; MIR 581aa; RSC 39a. Riporto foto di un bellissimo Busto custodito all' Ermitage di San Pietroburgo che la ritrae. Riporto anche una dedica fatta a Gallieno e Salonina, custodita nei musei vaticani. Foto presa dal Sito Web. Per chi volesse approfondire. Aspetto vostri commenti e cenni storico biografici dell'Augusta. Saluti Alberto1 punto
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Bella a me piace, direi che un bel BB se lo merita tutto ...e forse anche un BB+, quindi dai 120/160 (da gigante) il suo valore.1 punto
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Tanti anni fa mi venne proposta una moneta in una conservazione eccezionale per il tipo. La cifra per uno che ancora non lavorava era esagerata e dovetti passare... Ora quella cifra la ritengo ridicola per quel pezzo... Non si è più fatta vedere e se un domani apparirà sicuramente il prezzo sarà decuplicato. Forse è meglio che riposi dove si trova ora 😑1 punto
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Se lo spirito del collezionista numismatico e' anche quello dell' investimento : hai perfettamente ragione , una bella moneta con patina originale aumenta sempre di valore . Ma se collezioni con un' occhio alla storia della moneta e con l' altro occhio al prezzo , allora in questo caso anche una "brutta" moneta ti arricchisce lo spirito senza far disperare il portafoglio . Anche il portafoglio ha una sua memoria .1 punto
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Esemplari della moneta da 50 cent. del 1929 a 2 chiusa e 2 aperta con disallineamento del 9 in su e in giù. apollonia1 punto
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Meno male...mi sarebbe dispiaciuto. Mi ha ingannato l'avatar/icona/faccina "infuriato" in rosso sopra la tua immagine profilo. 😅 Mi scuso e ringrazio!1 punto
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5 € di resto dalla Sardegna, niente di che…😄 un saluto dalle Ferie, finalmente arrivate… ✌️✌️1 punto
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Il rebus con Tarquinio il Superbo, con quello precedente su Romolo e Remo, riporta alla mente alcune vicende di Roma nel periodo della monarchia, i primi duecentocinquant’anni della sua storia in cui la città fu retta da un governo monarchico nel quale si alternarono ben sette re di origine sabina o etrusca. Stando alla tradizione antica, l’ultimo re di Roma Tarquinio il Superbo perseguitò i senatori e oppresse il popolo. Fu cacciato in seguito all’offesa arrecata dal figlio Sesto a Lucrezia, moglie di Collatino. Secondo Tito Livio il figlio del Superbo, di nome Sesto Tarquinio – tanto malvagio quanto il padre – si macchiò di un gravissimo crimine, violentando la moglie di Tarquinio Collatino, suo cugino e generale. La donna, di nome Lucrezia, ebbe comunque il coraggio di rendere pubblico l’abuso e, in preda alla più grande disperazione, si pugnalò davanti al marito e al suo parente Lucio Giunio Bruto. Scoppiò così una insurrezione anti-monarchica, dove una buona parte del popolo si schierò dalla parte di Giunio Bruto, il quale riuscì finalmente a scacciare la “superbia” dei Tarquini. Da quel momento in poi, della monarchia, rimase soltanto un ricordo negativo e iniziò il tempo della Res Publica, ovvero della Repubblica. apollonia1 punto
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Buonasera, @Oppiano bello quel galletto Svesano.. ti faccio vedere il.mio. Saluti Alberto1 punto
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Ciao, si tratta di un denario dell'imperatore Marco Aurelio con la raffigurazione sul rovescio della Virtus. Posto foto di esemplare della stessa tipologia del tuo che a mio parere ha circolato molto ma è autentico 😶 ANTONIO1 punto
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Salve a tutti, in una vecchia scatola di famiglia ho ritrovato un vecchio gioco che mi ha riportato a quando ero un bambino! Domino filatelico, regalatomi da mio nonno, ovviamente abbonato di cronaca filatelica.. vi mando una foto, volevo condividere con voi! Ho anche trovato sul web un ritaglio delle regole1 punto
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Buongiorno presento questa moneta, 10 francs 1978, degli Stati dell'Africa Occidentali. Dopo una estenuante circolazione, ormai sfinita, giace nel barattolo dei rottami, meritando un onorato riposo....1 punto
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Alcuni articoli sono già arrivati per il 10 …altri arriveranno, non c’è fretta ma più voci ci saranno e meglio sarà, chi ha qualche idea lo aspettiamo volentieri !1 punto
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