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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/21/23 in tutte le aree
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Condivido volentieri: Alessandro VIII (1689-1691) Doppia 1690 - Munt. 9 AU (g 6,69). La leggenda VECTIGALIBVS REMISSIS allude alla diminuzione delle imposte sul macinato e sulla carne voluta dal pontefice per venire incontro ai disagi della popolazione più povera di Roma.5 punti
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Cari Forumisti condivido oggi l’ultima arrivata in collezione, terzo esemplare in raccolta di questo piccolo grande capolavoro numismatico voluto da Vittorio Emanuele III e uscito dalle geniali mani di Attilio Silvio Motti su modello di Davide Calandra. Cito anzitutto disegnatore ed incisore perché questa tipologia fa parte delle quattro prove che hanno preceduto la altrettanto ricercata emissione regolare. Si tratta della meno rara delle prove, ma comunque ha indubbiamente un suo seguito di aficionados 😁. È entrata in collezione il mese scorso quasi casualmente, a seguito di un prezzo estremamente competitivo, decisamente al di sotto della media per questa conservazione, ed in considerazione del leggero colpetto al bordo a ore sette del R. Sapete che cerco i FDC, ma qui i rilievi non sono poi così male e il rapporto prezzo/qualità assolutamente formidabile. Ho fatto due foto con luci diverse per far apprezzare la differenza di risultati al modificarsi delle differenti angolazioni luminose. I due esemplari di regolare emissione in raccolta sono uno paragonabile a questa, (che è periziata qFDC), precisamente SPL+/qFDC con favolosa patina bersaglio, qui già due volte condiviso, e l’altro è un FDC assoluto, una moneta straordinaria che ha attirato nei decenni l’ammirazione di vari commercianti, periziato Ugo Aureli nel 1969, che però è sepolta da secoli in banca. Anche di questo esemplare che vi mostro oggi il destino è quello, per cui volentieri lo condivido prima della sepoltura 🤣 per la gioia di chi apprezza quest’arte incisoria di assoluto livello mondiale. Le altre tre emissioni di prova sono via via più rare. Si parte dal 1914 Prova, riportato R2 come questo e come la tipologia destinata alla circolazione, ma più difficile da trovare rispetto a questa. Poi si sale vertiginosamente di quota all’R4 del mitico “1a prova” del 1914, davvero difficile da reperire. E si chiude infine con l’inafferrabile “1a prova” con data 1913, a metà strada tra R4 e R5 secondo me, che in FDC sfiora ampiamente le centomila cocuzze (forse cinque gli esemplari noti se non vado errato, ma qualcuno più esperto potrà correggermi). Comunque il 5 lire 1914 e’ universalmente conosciuta come la più bella moneta in argento del Re Numismatico, e forse del Regno d’Italia intero, e in mano le sensazioni che da’ non smentiscono questa fama. Il Prova di Stampa è più raro dell’emissione normale, ma per i FDC veri (diciamo da MS 65 in su) il mercato paradossalmente prezza di più quest’ultima, forse perché i Prova di Stampa generalmente si trovano in qFDC (come il mio esemplare) o FDC, mentre i 1914 regolari in vero fior di conio sono molto bisbetici da trovare, principalmente per i colpi al bordo che caratterizzano oltre la metà degli esemplari, peculiarità che invece solitamente si reperisce meno frequentemente sulle prove, proprio per lo scopo di queste ultime, che non era la circolazione regolare. Buona serata a tutti e alla prossima5 punti
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@gpittini e @nikita_ vedo come voi, forse un bronzo di Akragas sotto il tiranno Phintias di questo tipo? https://www.acsearch.info/search.html?id=71161745 punti
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4 punti
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Pesaro. Leone X (1519-1521). Quattrino MI gr. 0,77. CNI 6/14. Muntoni 157. Berman 725. Cavicchi PS, 119. MIR 712. Condivido volentieri.2 punti
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Un esemplare che il catalogatore ricorda " with a fantastic pedigree " di tetradrammo da Reggio, con al diritto testa frontale di leone ed al rovescio testa laureata di Apollo con etnico nel campo . Sarà il 27 Maggio in vendita LeuNum. 13 al n. 17 . .2 punti
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Cartolina postale commemorativa dedicata, non credo assimilabile ad una primordiale F.D.C.2 punti
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Finalmente mi è arrivato oggi questo quinario (abbastanza raro), che sono anni che lo cercavo.2 punti
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L’ultima volta che la mancanza di evidenze archeologiche è stata tirata in ballo, abbiamo letto un bell articolo sui Leoncini di populonia e altri ori etruschi …falsi sete/ ottocenteschi da mercato antiquario per essere una cosa di cui non tenere conto , mi pare invece sia fondamentale… è stata tirata fuori anche per conii incerti di monete di leontini , gela..e sicuramente qualcosa mi dimentico ma non mi dimentico sicuramente che di ogni moneta di cui non si abbiano evidenze archeologiche è giusto e doveroso dubitare, chiunque l’abbia già vista e giudicata prima di noi, famoso o no …. non parliamo poi di monete che non hanno senso storico o pratico e altre incongruenze pesanti…2 punti
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Quando ero ragazzo, vale a dire alla fine dei mitici anni ‘60, ricordo benissimo un passaggio contenuto nell’ormai dimenticato capolavoro, per l’epoca, del mai abbastanza compianto Commendator Cesare Bobba di Asti, il “Super Manuale del Collezionista di Monete Decimali Italiane”, dove scriveva: “tratto il tema della pulizia delle monete semplicemente per raccomandare di non pulirle mai” Ma mi rendo anche conto di essere ormai vecchio e fuori dal tempo, per cui queste citazioni lasciano assolutamente il tempo che trovano.2 punti
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Ho letto molti tuoi post @Pxacaesar e li ho trovati generalmente molto interessanti e sono anche d'accordo che i dubbi, a volte, aiutino a crescere. Quello che, a mio parere, non aiuta a crescere, anzi è nocivo, è il dubbio generalizzato e fine a se stesso, basato sul nulla o su semplici impressioni del tutto personali. Condannare una moneta antica, giudicata autentica da tanti insigni studiosi, alla falsità solamente perché trovata negli ultimi trenta o quaranta anni, senza evidenze di scavi archeologici, mi sembra una cosa molto approssimativa, una chiacchera da bar insomma.2 punti
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DE GREGE EPICURI Potrebbe essere un bronzo di Siracusa nel periodo romano: testa barbuta al D, al R. figura femminile con lungo scettro , SNG Copen. 907.2 punti
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Concordo con Tetrico II e propongo al rovescio una SPES quindi riportabile a qualcosa tipo RICV Tetricus I 270-274 Tipo questa:2 punti
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Per un IDENTIKIT numismatico del terribile VERCINGETORIGE https://www.cronacanumismatica.com/top-contents-per-un-identikit-numismatico-del-terribile-vercingetorige/ Dal classico Babelon ad una revisione delle emissioni romane, un identikit numismatico di Vercingetorige fra vecchie teorie e nuove ipotesi di Francesco Billi | Nel 48 a.C. Giulio Cesare (fig. 1) era da poco rientrato a Roma dopo la definitiva conquista della Gallia Transalpina, a ovest del fiume Reno fino alle coste atlantiche francesi e a nord della Gallia Narbonese, l’attuale Francia meridionale già provincia romana dal 121 a.C., fino al Canale della Manica. In quell’anno nominò nuovi responsabili della zecca e nella capitale dell’Impero vennero coniate numerose emissioni dedicate all’impresa dell’illustre generale. Una di queste, in particolare, è ancora oggi argomento di discussione fra numismatici e studiosi di storia antica: parliamo ovviamente del misterioso denario coniato a nome del magistrato Ostilio Saserna (RRC 448/2) e raffigurante al dritto il busto maschile di un barbaro etnicamente caratterizzato da barba e capelli lunghi, dal mantello e, nel campo dietro la nuca, dal tipico scudo celtico allungato (fig. 2). La questione è particolarmente intrigante poiché per molti la moneta rappresenterebbe niente di meno che Vercingetorige, re degli Arverni, capo indiscusso della coalizione anti romana in Gallia, principale nemico di Giulio Cesare e, dunque, grande sconfitto nello scontro appena conclusosi. Inoltre, se così fosse, il denario del Saserna mostrerebbe l’unico ritratto finora conosciuto del celebre condottiero barbaro. Fig. 1 Busto di Giulio Cesare rinvenuto nel 2007 presso Arles, la romana Arelate nella Gallia Narbonese, e considerato uno dei pochi ritratti del condottiero eseguiti mentre era ancora in vita | Fig. 2 Ostilio Saserna, denario in argento, Roma, 48 a.C., RRC 448/2a; D/ Volto di barbaro e scudo celtico nel campo. R/ Carro da guerra celtico con auriga e guerriero armato di lancia e scudo Questa suggestiva tesi è piuttosto diffusa e la ritroviamo espressa, con maggior o minor cautela, in numerosi articoli e inserzioni d’asta. Del resto, Vercingetorige era stato condotto a Roma da Giulio Cesare come preda di guerra, i Romani l’avevano potuto vedere di persona e, nel 48 a.C., era ancora imprigionato in una cella della capitale. Il ritratto monetale in questione, poi, tradisce uno stile realistico e fisionomico, come se il conio fosse stato pensato per raffigurare un determinato personaggio e non una personificazione ideale: chi potrebbe essere costui, visto la notorietà del soggetto, se non Vercingetorige? Il condizionale, tuttavia, rimane d’obbligo, nonostante il fascino e l’indiscutibile effetto evocati dall’ipotesi di ritrovarci ancora oggi faccia a faccia con il temibile re dei Galli. Infatti, volendo sgombrare il campo da qualsiasi equivoco, chi scrive questo articolo appartiene alla schiera degli scettici, cioè di chi pensa che l’identificazione fra il ritratto monetale nel denario di Saserna e Vercingetorige non sia affatto scontata. Per questo ora, com’è giusto che sia, cercherò di giustificare la mia scomoda posizione ed avanzare, con la dovuta prudenza, un’interpretazione alternativa. Fig. 3 Ritratto di Ernst Babelon (1854-1924) sulla medaglia in bronzo realizzata dall’artista belga Godefroid Devreese e dedicata al numismatico francese, Bruxelles, 1910, Forrer VI 322 | Fig. 4 Giulio Cesare, denario in argento, zecca itinerante, 48-47 a.C. RRC 452/4; D/ Ritratto femminile diademato rivolto a sinistra R/ Trofeo di armi celtiche con prigioniero seduto ai suoi piedi Babelon e Vercingetorige, anche i grandi possono sbagliare Tra i principali sostenitori della comparsa di Vercingetorige nei denari romani degli anni 48 e 47 a.C. vi fu il celebre numismatico Ernst Babelon (1854-1924), dal 1892 direttore del Cabinet des médailles e dal 1902 titolare della cattedra di numismatica antica e medievale al Collège de France (fig. 3). In generale le sue tesi sono giustamente considerate autorevoli, compresa quella che individuava il celebre condottiero gallico, non solo nel busto maschile della moneta di Saserna, ma anche nel prigioniero in catene, ai piedi del trofeo, raffigurato in alcune emissioni della zecca al seguito di Cesare (RRC 452/5 e 452/4) (fig. 4). Fig. 5 Vercingetorige getta le sue armi ai piedi di Cesare, dipinto del pittore francese Lionel Royel, 1899, Musèe Crozatier, Le Puy en Velay Per questo argomento specifico, tuttavia, non possiamo ignorare il retroterra culturale dell’eminente studioso, né il contesto politico in cui egli iniziò la sua carriera. Infatti Ernst Babelon, che innanzitutto era francese, si diplomò nel 1878 e la sua Descrizione delle monete della Repubblica Romana venne pubblicata a Parigi già nel 1884. Ebbene, proprio dalla metà del XIX le élite francesi si stavano appassionando al mito moderno di Vercingetorige, rivisitato in chiave romantica e nazionalista (fig. 5). Questa visione alterata, in parte sopravvissuta fino ad oggi, inventò l’immagine di un Re sfortunato che aveva unito la nazione della Gallia, peraltro mai esistita storicamente, con l’obiettivo di cacciare gli invasori romani dal patrio suolo. Nel 1865 l’imperatore Napoleone III aveva commissionato una monumentale statua di Vercingetorige da collocare nel presunto sito dell’antico oppidum celtico di Alesia, scenario dell’ultimo assedio di Giulio Cesare nel 52 a.C., durante il quale si consumò la resa definitiva del condottiero barbaro (fig. 6). Fig. 6 Statua monumentale di Vercingetorige, opera dell’artista francese Aimé Millet, fatta innalzare nel 1865 dall’Imperatore Napoleone III sul presunto sito dell’antico oppidum di Alesia | Fig. 7 Dritto dello statere aureo coniato a metà del I secolo a.C. in nome di Vercingetorige, con ritratto apollineo sul modello della monetazione macedone, esemplare conservato nel Museo delle Belle Arti di Lione Durante la Guerra franco-prussiana, terminata nel 1871, la propaganda nazionalista francese aveva paragonato il patriota Gambetta a Vercingetorige, l’assedio di Parigi a quello di Alesia e i tedeschi alle legioni romane. Dunque Babelon, pur da studioso integerrimo qual’era, difficilmente avrebbe potuto evitare il fascino di un personaggio recentemente assunto dai suoi connazionali tra gli antichi eroi fondatori della Francia, al pari di Giovanna d’Arco. E il fatto che di Vercingetorige non si conoscesse neppure il volto, fu un’ulteriore motivazione per ricercarlo sulle monete di età cesariana conservate presso la Biblioteca Nazionale parigina. D’altra parte le vere emissioni di Vercingetorige, cioè quelle celtiche coniate a suo nome, forse proprio durante l’assedio di Alesia e delle quali ci sono giunti alcuni nominali in oro e in bronzo, non mostravano il volto del re, ma un ritratto apollineo, imitando gli stateri macedoni ai quali il popolo degli Arverni si era sempre ispirato per il proprio circolante (fig. 7). Quindi l’identificazione di Vercingetorige con il barbaro del denario di Saserna fu per il Babelon una conclusione legittima e ragionevole, ma anche condizionata dai suoi tempi e suggestionante. Il rovescio della moneta visto nel dettaglio A mio modo di vedere può essere fornita un’interpretazione alternativa della moneta in questione e della sua iconografia, ma per farlo dobbiamo superare l’ossessione del ritratto in sé e concentrarci, invece, sugli elementi che ne costituiscono il contesto storico e numismatico, a cominciare dal suo rovescio. Infatti il tipo scelto per il rovescio dello “pseudo Vercingetorige” è rappresentato da un carro da guerra celtico sormontato da due guerrieri etnicamente definiti dalla nudità in combattimento, dalle armi (tipico scudo allungato e lancia), nonché da barba e capelli lunghi (fig. . Siamo di fronte, quindi, ad una doppia citazione, riconducibile ad una personalità o ad una componente del variegato universo gallico. Fig. 8 Ostilio Saserna, denario in argento, Roma, 48 a.C. RRC 448/2a. Tipo di rovescio con carro da guerra celtico, auriga e guerriero armato di lancia e scudo E considerando che la monetazione di Roma antica, nella sua funzione politica e propagandistica, conservava regole rigidamente codificate, appare al limite della probabilità l’ipotesi che Ostilio Saserna, magistrato sicuramente filo cesariano, avesse doppiamente omaggiato il principale nemico di Giulio Cesare, raffigurandolo in volto, al dritto, e bellicoso sul suo carro da guerra, al rovescio. Anche perché, vale la pena ricordarlo, nel 48 a.C. Vercingetorige era ancora incarcerato a Roma e il linguaggio iconografico dell’epoca avrebbe potuto benissimo rappresentare la sua condizione di prigioniero senza ricorrere all’esagerazione quasi provocatoria di mostrarlo come un eroe sul campo di battaglia. Quell’interessante precedente di Narbo Martius Se non esiste nella numismatica romana un precedente coniato per esaltare con queste modalità il nemico sconfitto, neppure nel caso del ben più famoso Annibale, conosciamo invece un tipo di rovescio analogo: quello del denario serrato emesso nel 118 a.C. a Narbo Martius, capoluogo della Gallia Narbonese (all’incirca l’attuale Francia meridionale). Il contesto è celtico provinciale nel periodo immediatamente successivo alla fondazione della colonia, la prima al di fuori della penisola italica, e l’emissione porta il nome di Porcio Licinio (fig. 9). Nel dritto della moneta compare, secondo la tendenza dell’epoca, la testa elmata della dea Roma, ma al rovescio è raffigurato un carro da guerra, guidato da un guerriero celtico nudo, armato di scudo, lancia e caratterizzato inequivocabilmente dell’attributo del carnyx, la tromba che i Galli suonavano in battaglia. Fig. 9 Porcius Licinius, denario romano serrato della zecca di Narbo Martius, 118 a.C., RRC 282/5. D/ Testa elmata di Roma R/ Guerriero gallico su carro, con scudo ovale, lancia e carnyx Questa emissione è stata collegata alla vittoria di Gneo Domizio Enobarbo sulla tribù degli Allobrogi, tuttavia è evidente come l’intento del tipo di rovescio non fosse quello di esibire, né esaltare, il nemico sconfitto, ma, al contrario, quello di celebrare la nuova Gallia coloniale, entrata a far parte dell’Impero Romano, libera da catene e vigorosa. I tre denari a nome di Ostilio Saserna Sulla scia di questo precedente coloniale possiamo interpretare le monete battute nel 48 a.C. a nome di Ostilio Saserna come un programma iconografico unitario finalizzato a celebrare non solo la conquista militare della Gallia da parte di Giulio Cesare, ma anche la sua inclusione nell’impero. In altre parole, benché lo “pseudo Vercingetorige” abbia monopolizzato l’attenzione generale, le tre distinte emissioni denariali del Saserna rappresenterebbero insieme un vero e proprio manifesto dedicato al processo di romanizzazione della Gallia secondo la visione politica cesariana. Fig. 10 Ostilio Saserna, denario in argento, Roma, 48 a.C. RRC 448/1a.; D/ Volto diademato di Venere R/ Vittoria alata che incede con caduceo e trofeo di armi celtiche La conquista militare e la Gallia Comata In questo senso una prima moneta (la RRC 448/1a e 1b) esprimerebbe il vero e proprio omaggio a Giulio Cesare trionfatore delle campagne galliche, raffigurando al dritto la testa di Venere, progenitrice della Gens Iulia, e al rovescio la personificazione della Vittoria alata che incede con un caduceo nella mano destra e un trofeo militare di armi celtiche appoggiato sulla spalla sinistra (fig. 10). Un secondo denario del Saserna (RRC 448/3) si riferiva all’espansione dell’Impero con l’annessione della Provincia della Gallia Comata, o Tres Galliae, attraverso la sua personificazione femminile caratterizzata dai lunghi capelli (“comata” in latino significa proprio capelluto o frondoso) e dalla presenza del carnyx celtico nel campo (fig. 11). Fig. 11 Ostilio Saserna, denario in argento, Roma, 48 a.C., RRC 448/3. D/ Personificazione della Gallia con carnyx dietro la testa R/ Artemide-Diana di Efeso con lancia nella sinistra e la destra che trattiene una cerva per le corna Un’interpretazione, quest’ultima, avanzata dallo stesso Babelon e, in questo caso, condivisibile, tant’è che simile iconografia venne riproposta anche sulla corazza dell’Augusto di Prima Porta, in prossimità dell’ascella del braccio sinistro, all’inizio del I secolo d.C. Per il rovescio da abbinare alla personificazione della Gallia Comata fu scelta l’Artemide Efesina, vestita di lungo chitone, con una lancia nella mano sinistra e la destra che trattiene una cerva per le corna. Una divinità territoriale, dunque, diffusasi al di là delle Alpi grazie ai coloni greci di Massalia, l’attuale Marsiglia (come confermato dallo storico Strabone 4, 1,4), ma anche espressione di un antico legame fra la regione transalpina e la città di Roma dove, in età arcaica, il re Servio Tullio fece edificare sull’Aventino il tempio di Diana-Artemide con evidenti influssi ionici. La tessera mancante A questo punto la tessera mancante per completare il mosaico finora delineato sarebbe la rappresentazione dei nuovi abitanti barbari dell’Impero, che Giulio Cesare intendeva romanizzare, tant’è che i suoi avversari politici lo rimproveravano per l’eccessiva clemenza dimostrata verso i capi celtici sconfitti. Verso tutti, ovviamente, tranne che verso Vercingetorige, il quale fu giustiziato dopo il primo trionfo del 46 a.C. (Svetonio, Caes. 37, 1-2). Questa tragica sorte, come suggerisce lo storico Cassio Dione, dipese soprattutto dal tradimento ordito dal re degli Arverni nei confronti di Giulio Cesare. Infatti Vercingetorige era stato alleato del condottiero romano per gran parte delle campagne galliche, ne conosceva le tattiche di combattimento e forse era stato membro del suo ristretto entourage, composto da aristocratici romani e non, prima del clamoroso voltafaccia che rischiò di compromettere il successo dell’ambiziosa carriera cesariana (fig. 12). Fig. 12 Statua di Vercingetorige a Clermont-Ferrand, presso Place de Jaude, progettata nel 1870, in clima di Guerra franco-prussiana, ma realizzata nel 1903 dallo scultore e patriota francese Bartholdi, il cui nome è legato soprattutto alla Statua della Libertà di New York | Fig. 13 Saint Rémy de Provence, Mausoleo di Glanum, monumento di età cesariana, seconda metà del I secolo a.C. Era soprattutto il tradimento della passata amicizia, insomma, che rendeva Vercingetorige inadeguato al nuovo percorso di cooptazione della nobiltà barbara nei ranghi del governo romano e, allo stesso tempo, lo indicava come il miglior capro espiatorio da eliminare per placare le contestazioni verso l’eccessiva benevolenza di Cesare. Tuttavia per tanti altri nobili della Gallia le cose andarono in maniera ben diversa. Il perdono fu praticato con generosità e molti di loro accettarono la presenza romana che, in fin dei conti, gli garantiva non solo maggior autonomia rispetto al ritorno di un re, ma anche le ricchezze derivanti dai commerci con Roma. I monumenti coevi nelle provincie romane d’occidente testimoniano ancora oggi questa fase di intensa romanizzazione di seconda metà del I secolo a.C. Per esempio il mausoleo di Saint Rémy de Provence, nel sito dell’antica città di Glanum, riporta un’iscrizione celebrante l’adozione di alcuni dignitari locali nella Gens Iulia: un enorme privilegio che comportava la concessione della cittadinanza romana e che, in questo caso, avrebbe potuto coinvolgere lo stesso Giulio Cesare come garante (fig. 13). La dedica del mausoleo di Glanum è una delle prove più eloquenti di una fase successiva e distinta dalla brutale conquista militare, cioè quella della trasformazione della nobiltà barbara in influenti cittadini al servizio di Roma. La nuova aristocrazia provinciale Piuttosto che a Vercingetorige, il più discusso denario di Ostilio Saserna dovrebbe riferirsi a questa nuova aristocrazia di origine provinciale, assunta nei ranghi politici imperiali (fig. 14). Il busto maschile di barbaro con mantello rappresenterebbe, perciò, uno di questi nobili guerrieri devoti a Cesare o, più genericamente, l’aristocrazia guerriera della Gallia in fase di romanizzazione e pronta a difendere il comune impero, così come suggerito dal tipo di rovescio. Con questa interpretazione, infatti, si completerebbe un vero e proprio ciclo iconografico monetale unitario, dedicato all’annessione della Gallia Comata e coerente con la visione imperialistica dei cesariani: celebrazione di Cesare e della sua conquista militare (RRC 448/1), rappresentazione dell’espansione del territorio provinciale (RRC 448/3), e promozione del processo di romanizzazione della popolazione locale, iniziando dai vertici, per potenziare le risorse umane e militari dell’Impero (RRC 448/2). Fig. 14 Ostilio Saserna, denario in argento, Roma, 48 a.C. RRC 448/2a. Tipo di dritto con volto di barbaro e scudo celtico nel campo | Fig. 15 Particolare del Galata Suicida, o Galata Ludovisi, copia in marmo di I secolo a.C. ispirata all’originale ellenistico di Pergamo Il realismo: “una questione di stile”… Infine sul realismo del ritratto monetale, argomento più volte ribadito a sostegno della tesi di chi identifica il personaggio con Vercingetorige, occorre precisare che un simile volto poteva non essere riferito ad un barbaro in particolare. Infatti la rappresentazione etnica dei celti risentiva allora dello stile realistico e fisiognomico tipico della scultura ellenistica, che proprio nel I secolo a.C. godette di particolare celebrità a Roma. Secondo lo studioso Filippo Coarelli, ad esempio, fu lo stesso Cesare a commissionare per la sua villa una copia marmorea del cosiddetto Galata Suicida, opera realizzata dall’originale scultura in bronzo che si trovava nel palazzo ellenistico di Pergamo (fig. 15). E i due volti, quello del denario di Saserna e quello della scultura, pur non essendo identici, condividono un’analoga impostazione realistica nel definire il ritratto del barbaro. Conclusioni In conclusione: benché autorevoli studiosi abbiano sostenuto che il denario di Saserna rappresentasse Vercingetorige, questa potrebbe non essere l’unica ipotesi possibile e, forse, neanche la più plausibile. Da una riflessione complessiva sulle emissioni del magistrato, infatti, emerge l’intento di sostenere la propaganda cesariana in una maniera ben più coerente con il contesto politico e culturale dell’epoca. Il processo di romanizzazione, considerato fondamentale per la costruzione dell’impero, potrebbe spiegare benissimo la scelta iconografica, mentre, per quanto riguarda lo stile, occorre sottolineare come la ritrattistica barbara fosse significativamente influenzata in quel periodo dalle copie ellenistiche caratterizzate da un approccio marcatamente realistico. Inoltre, resta il fatto che la monetazione romana repubblicana, codificata secondo consuetudini ben precise, difficilmente avrebbe accettato l’eccezione clamorosa di concedere l’onore del conio di dritto ad un nemico di Roma, traditore di Cesare e per giunta ancora in vita, benché prigioniero in attesa dell’esecuzione. Fig. 16 Vercingetorige si arrende a Cesare, dipinto del pittore francese Henri-Paul Motte, 1886, Musèe Crozatier, Le Puy en Velay Detto ciò, il mito moderno e romantico di Vercingetorige potrebbe continuare a sopravvivere anche senza il coinvolgimento della numismatica, che ha avuto il merito, questo sì, di consegnare a pensatori e artisti ottocenteschi un suggestivo modello di ritratto barbaro (fig. 16). Non è neanche giusto, però, deludere troppo l’emozione di chi, osservando questa moneta, pensa ancora oggi di intravvedere i lineamenti dello sfortunato re degli Arverni, o magari di qualcuno al lui somigliante, ma la storia, a mio modesto parere, andò diversamente. Vero è che se tornasse in vita uno dei personaggi coinvolti, e magari lo stesso Cesare, sarebbe tra le prime cose che tutti noi appassionati di numismatica gli vorremmo chiedere. Almeno… io lo farei.2 punti
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ciao, grazie della tua risposta. ho verificato il diametro coincide pero l'atra faccia ha una coccinella in plastica attaccata con l'attak e non riesco a tirarla via quindi non riesco a verificare il peso.1 punto
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....e finendo con i 10 centesimi Somalia AFIS , che mi han dato tanto lavoro,visto che si era "horrorizzato" di verde "a schizzo" ( come piace definir il cancro a me quando è diffuso a puntini ovunque)😜1 punto
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Si tratta straordinariamente della seconda emissione datata 2022: la Memorial Sovereign. Coniata per celebrare la regina Elisabetta contiene oltre al ritratto del neo re Carlo III al dritto, una rivisitazione del celebre incisore Jody Clark delle cosiddette "Royal Arms" al rovescio. Le due versioni datate 2022 al diritto quindi hanno rispettivamente la regina Elisabetta II e re Carlo III, mentre al rovescio le medesime "Royal Arms" rappresentate in due diverse incisioni. Ovviamente l'orientamento dell'effige di Re Carlo è verso sinistra, dato che è tradizione che al cambio di regnante vi sia una inversione. Se vuoi contattami in privato.1 punto
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Buongiorno. Mi spiace, ma senza fotografie, avanti e retro, non troverà aiuto. Nel titolo manca "H"1 punto
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Bellissima collezione, spero che tu riesca a completarla al più presto. Di seguito partecipo con le monete che dispongo di re Zog I d’Albania.1 punto
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Cosa intendi @dux-sablettere più aperte? Se trovassimo un 4° esemplare dallo stesso conio, ma con consunzione molto differente e con inequivocabili segni del tempo, come delle concrezioni minerali per esempio, tutti gli altri sarebbero probabilmente scagionati. Ma così tra consunzione molto simile e stile fuori canoni, la mia opinione è molto negativa. Però tra le altre cose non capisco perché, sempre seguendo una ipotesi di non autenticità, l'artigiano si sarebbe preso la briga di realizzarli con rovesci differenti (il 1° e il 3° hanno rovesci uguali, il 2° no). E questo, che è un elemento congruo con la coniazione Romana, va dalla parte della autenticità di tutti dato che, secondo me, salvo uno salvi tutti e viceversa.1 punto
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Sì, credo che la soluzione sia questa. Mi è stata d’aiuto la numismatica con le raffigurazioni su monete e medaglie della Nike con il serto in mano nella premiazione degli atleti per trovare quel 5 virgolettato. Quanto a “Sonora”, mi ricordavo un film western con questo titolo. Altrettanto da apollonia1 punto
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Ciao Rocco, per me bb complessivamente. Appena mi trovo a Napoli devo andare da Tonino, è parecchio che non passo da via De Pretis.1 punto
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Ci sono conii di Akragas e di Gela (tanto per fare un esempio) che non sono censiti in hoard ufficiali, dubitiamo pure degli esemplari che provengono da quei conii? è precisamente quello che ho visto , e vedo, spesso fare proprio qui …darli per falsi per quella ragione e mi sono opposto a questa logica… quindi mi pare che non ci siamo capiti, almeno su questo punto… per il resto, almeno nel mio campo, troppe volte ho visto la “ nascita” improvvisa di nuove monete inedite , apparse sul mercato antiquario in tempi decisamente brevi e modi confusi, che poi si sono rivelate invenzioni di qualche dotato falsario … ma che finché non sono state “ identificate” come tali, hanno fatto bella mostra in aste, esposizioni museali e affini. Quindi lasciami il mio più che ragionevole dubbio. Magari non conosco bene la monetazione greca o magnogreca come la conosce o fa verso di conoscerla qualcuno che scrive qui, ma conosco bene gli uomini e i falsi , e quanto sia facile ingannare proprio gli esperti ….non è questione di miscredenza( anche se purtroppo è più necessaria di quanto non si voglia credere) o di terrapiattismo… è solo socratico insegnamento. La cosa più bella è stata vedere l’alzata di scudi e la ribellione dei fideisti( qui e in altre discussioni citate) per aver osato mettere in discussione ipotetica monete e persone… Il tutto SENZA che mi sia espresso sulla moneta in se…figurati se davo una opinione…Gia questo cataloga bene la forma mentis di alcuni scriventi … e poi ci si stupisce se qualcuno smette di scrivere qui?! Sembra 19841 punto
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Bellissimo argomento e bellissime monete. E' straordinario il fatto che riusciamo a datare delle monete dopo due millenni grazie ad un mix di calcoli astronomici e annali vecchi di migliaia di anni. Una delle monete con la cometa di Halley dovrebbe essere questa (ripescata sul forum, in un vecchia discussione)1 punto
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Senza leggere il cartellino, avevo pensato a bb/bb+ Ma lo sai,sono un pò stretto🤣,sará di piú....1 punto
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Purtroppo le tirature ufficiali non sono sempre comunicate tempestivamente, ad esempio per la Francia l'ultima tiratura nota è quella del 2019. Le tirature dei circolanti che hai indicato sono: 10 cent Slovenia 2019 22.000.000 mentre 50 cent Vaticano 2021 1.647.133 Secondo me il più chiaro e completo è eurocollezione, più volte citato nel forum, ci puoi trovare tutte le informazioni che vuoi sulla monetazione in euro.1 punto
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Trattandosi di una imitativa non c'è numero di catalogo per essa, ma solo per la moneta che è stata imitata, così come non è possibile indicare con certezza la zecca. In questo caso, direi che l'identificazione corretta della moneta "originale" è quella proposta e mostrata da @Vel Saties, ovvero RIC V 270-274 (per maggiori dettagli vedi questa pagina Online Coins of the Roman Empire: Browse Collection (numismatics.org)). Da notare che l'autorità emittente è formalmente Tetrico, perché Tetrico Junior o II era Cesare, non imperatore.1 punto
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Il forum, il nostro forum, che diventa Facebook. Che pena.. Intanto la moneta resta in secondo piano.. La lirica del qualunquismo si dipana come un velo funebre. É morta la numismatica o qualcuno ha elementi validi di discussione? Osservazioni circostanziate? Niente? Solo patetici sillogismi? In tanti hanno smesso di scrivere, hanno fatto bene, col senno di poi.1 punto
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Ciao oggi condivido il mio ultimo arrivo, un sesterzio di Filippo ll (imperatore insieme al padre Filippo l'Arabo dal 247 al 249 d. C.) con la sua raffigurazione sul rovescio, con lancia e globo, coniato a Roma nel 246 d. C. (spero). Il padre sali al potere nel 244 dopo aver eliminato, grazie all'appoggio dell'esercito, l'imperatore Gordiano lll e vi rimase per cinque anni prima di essere sostituito da Traiano Decio che lo sconfisse nei pressi dell'odierna Verona. L'anarchia militare la faceva da padrona e l'appoggio o l'insubordinazione dell'esercito era determinante per stabilire le sorti di un imperatore. Sembra che trovo la morte proprio per mano del suo esercito dopo la sconfitta come anche Filippo ll che fu assassinato a Roma. Furono ricambiati con la stessa moneta che avevano speso pochi anni prima per il povero Gordiano lll. Da esame diretto il sesterzio risulta coniato, ben centrato, con buon peso e con ritratto e figura del rovescio abbastanza leggibili. Le legende poco nitide, sembrano coperte in alcuni punti da patina di malachite e cuprite (cuprite presente anche sul ritratto di Filippo ll ma sono solo osservazioni da neofita che ha ovviamente tutto da imparare, percui... 🙂) ed ha circolato svolgendo la sua funzione di moneta. Ho scelto di proposito per questo imperatore un sesterzio con ritratto da Cesare perché possiedo già un antoniniano da imperatore coniato a Roma . Non mi resta che aggiungerci un antoniniano coniato ad Antiochia. Superfluo sottolineare che i rarissimi denari per il prossimo futuro devo accontentarmi di vederli in foto, poi chissà... Grazie ed alle prossime ANTONIO 30 mm 21,5 g RIC 256a L'antoniniano coniato a Roma cui aggiungere uno coniato ad Antiochia per archiviare anche questo imperatore 🙂1 punto
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Si... certamente Amedeo III.. Ti inserisco anche la pagina riguardante Amedeo II, capirai subito la diversità.. Scusa la pessima foto! Aggiorna con le tue conclusioni.. vedremo se saranno le stesse mie.1 punto
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Un notevole esemplare di statere di ormai antico pedigee, da Peseidonia, con le classiche figurazioni di Poseidone e del toro . Sarà il 27 Maggio in vendita LeuNum. 13 al n. 11 . .1 punto
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Grazie Silvio, quindi sono tutte di Amedeo III° cosi posso tranquillizzare il mio "amico" poi per le varianti ci studierò un pò.1 punto
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Concordo al 100%. Tra l'altro mi sono ricordato solo ora, controllando, che tra le mie monete dell'impero delle Gallie ho un'imitativa di Tetrico II identificata come SPES al rovescio, e direi che assomiglia abbastanza a quella di @Phaleg, anche nella forma ovale e nella ridotta dimensione del tondello rispetto al conio. Ecco le immagini:1 punto
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Questo intervento dimostra unicamente che Lei non sa di cosa parla. La collezione Moretti era a disposizione di tutti gli studiosi che volevano studiarla. Nel corso degli anni tutti i più importanti mercanti e i grandi studiosi di monetazione siciliana l'hanno visionata e utilizzata per i loro studi. Questa è un'informazione che chiunque si interessa di monetazione siciliana a un certo livello conosce e che Lei evidentemente ignora. Questo è un elenco incompleto dei grandi esperti che hanno visto la moneta e non hanno espresso alcun dubbio sulla sua autenticità: Christoph Boheringer, Silvia Hurter, Ulla Westermark, Carmen Biucchi, Herbert Cahn, Maria Caccamo Caltabiano, Kenneth Jenkins, Martin Price., Ross Holloway, Leo Mildenberg. Oggettivamente tutti fallibili, ma dal prestigio universalmente riconosciuto, mentre io non ho ancora capito Lei chi è e che argomenti porta oltre la storia dell'orafo di Messina e il fatto che la moneta sia troppo ben conservata. Sicuramente avremo anche noi venduto qualche moneta falsa, ma come diceva mio padre il più bravo e quello che sbaglia meno e quando si vendono migliaia di monete ogni anno è normale che si faccia qualche errore. Con questo intervento giuro di non intervenire più sul forum che purtroppo da troppo spazio a interventi di persone che fanno illazioni senza argomentare in maniera ragionevole. Arturo Russo1 punto
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Visto che si è posta in dubbio l’intera emissione penso a due nomi: Salvatore Pennisi Alessi Barone di Floristella e Roberto Russo (la moneta di apertura fu venduta da NAC nel 1996 ricordiamolo), entrambe fallibili certo, ma esperti di prima classe. Che poi il “dubbio” come sintomo di una mente che non riceve passivamente l’opinione di altri sia un bene siamo d’accordo.1 punto
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Buongiorno per riportare la discussione sull'argomento principale, Re Umberto II°, tutti sappiamo che egli è sepolto all'interno dell'abbazia di Altacomba, in Savoia. Non credete che sia arrivato il momento di traslare la salma in Italia, per farlo riposare accanto agli altri due Re sepolti al Pantheon , a Roma ? Nella foto il sepolcro di Umberto e Maria José , nell'Abbazia.1 punto
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Salve a tutti volevo sapere se questo gettone telefonico senza simbolo della zecca può valere qualcosa, grazie tante!1 punto
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forse un po’ severo.. provo ad allegare foto migliori, ci son tutti i rilievi ben definiti, io avrei detto un BB+. La farò vedere in mano in giro1 punto
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Complimenti davvero!! è proprio lei! Mai vista in ciotola prima d'oggi... purtroppo è proprio orrenda?umberto si vede abbastanza?l'anno è il 1893. Davvero complimenti questa era proprio ostica!1 punto
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Penso possa esserti utile questa tesi disponibile on-line, con relativa bibliografia e sitografia: http://amsdottorato.unibo.it/6069/1/Baldi_Elena_Tesi.pdf ciao Mario1 punto
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Buongiorno Avrei bisogno del vostro aiuto gentilmente per una corretta catalogazione di questo bagattino ed anche sul suo valore/conservazione all'incirca e coi limiti della foto chiaramente. Ringrazio tutti anticipatamente ?1 punto
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