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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/20/23 in tutte le aree
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Dopo la mia "pausa" Vicereale ritorno a Collezionare le amate Borboniche. Stavolta il pezzo che metto in Collezione è questa Piastra del Planelli. Sorpresa è stata riceverla con il suo cartellino di vendita della ditta Iorio di Napoli☺️, secondo voi è corretto il giudizio segnato per la conservazione? Infine chiedo scusa per le mie mani in foto, è difficile evidenziare i rilievi con quella patina pesante nel rovescio. Il cartellino di vendita .7 punti
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Ciao @Releo, non credo che gli altri utenti vogliano dire che non sia una variante o che non possa essere apprezzata maggiormente economicamente rispetto alle altre ma che non reputano corretto il "perché" che alcuni tendono a dare riguardo questa variante. La variante esiste, è classificabile e pienamente collezionabile. Perché esiste? Attualmente ci sono delle teorie che non tutti sono concordi ad accettare come ragione o spiegazione delle variante in questione. Mi chiedo, dato che la moneta c'è, è diversa, è una variante, è censita... serve veramente trovare un motivo? Poi il discorso cambia se dovesse venire fuori una documentazione o una fonte a confermare una determinata ipotesi, là secondo me ha senso parlare del perché la variante esiste.5 punti
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Prima che tu impazzisca... sesino di Pavia per Filippo Maria Visconti Mario5 punti
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Cari Forumisti condivido oggi l’ultima arrivata in collezione, terzo esemplare in raccolta di questo piccolo grande capolavoro numismatico voluto da Vittorio Emanuele III e uscito dalle geniali mani di Attilio Silvio Motti su modello di Davide Calandra. Cito anzitutto disegnatore ed incisore perché questa tipologia fa parte delle quattro prove che hanno preceduto la altrettanto ricercata emissione regolare. Si tratta della meno rara delle prove, ma comunque ha indubbiamente un suo seguito di aficionados 😁. È entrata in collezione il mese scorso quasi casualmente, a seguito di un prezzo estremamente competitivo, decisamente al di sotto della media per questa conservazione, ed in considerazione del leggero colpetto al bordo a ore sette del R. Sapete che cerco i FDC, ma qui i rilievi non sono poi così male e il rapporto prezzo/qualità assolutamente formidabile. Ho fatto due foto con luci diverse per far apprezzare la differenza di risultati al modificarsi delle differenti angolazioni luminose. I due esemplari di regolare emissione in raccolta sono uno paragonabile a questa, (che è periziata qFDC), precisamente SPL+/qFDC con favolosa patina bersaglio, qui già due volte condiviso, e l’altro è un FDC assoluto, una moneta straordinaria che ha attirato nei decenni l’ammirazione di vari commercianti, periziato Ugo Aureli nel 1969, che però è sepolta da secoli in banca. Anche di questo esemplare che vi mostro oggi il destino è quello, per cui volentieri lo condivido prima della sepoltura 🤣 per la gioia di chi apprezza quest’arte incisoria di assoluto livello mondiale. Le altre tre emissioni di prova sono via via più rare. Si parte dal 1914 Prova, riportato R2 come questo e come la tipologia destinata alla circolazione, ma più difficile da trovare rispetto a questa. Poi si sale vertiginosamente di quota all’R4 del mitico “1a prova” del 1914, davvero difficile da reperire. E si chiude infine con l’inafferrabile “1a prova” con data 1913, a metà strada tra R4 e R5 secondo me, che in FDC sfiora ampiamente le centomila cocuzze (forse cinque gli esemplari noti se non vado errato, ma qualcuno più esperto potrà correggermi). Comunque il 5 lire 1914 e’ universalmente conosciuta come la più bella moneta in argento del Re Numismatico, e forse del Regno d’Italia intero, e in mano le sensazioni che da’ non smentiscono questa fama. Il Prova di Stampa è più raro dell’emissione normale, ma per i FDC veri (diciamo da MS 65 in su) il mercato paradossalmente prezza di più quest’ultima, forse perché i Prova di Stampa generalmente si trovano in qFDC (come il mio esemplare) o FDC, mentre i 1914 regolari in vero fior di conio sono molto bisbetici da trovare, principalmente per i colpi al bordo che caratterizzano oltre la metà degli esemplari, peculiarità che invece solitamente si reperisce meno frequentemente sulle prove, proprio per lo scopo di queste ultime, che non era la circolazione regolare. Buona serata a tutti e alla prossima3 punti
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Come nuovo utente e nuovissimo collezionista non posso che ringraziarvi per questi bellissimi post, tra l'altro ho preso una di queste monete, che metto qui di seguito, quasi per caso, visto che mi piacciono molto quelle con le "scenette" o le opere architettoniche (ne ho prese una tempo fa di Massenzio con un bellissimo tempio con lupa che allatta i gemelli) perchè oltre al "valore" storico per via dell'Imperatore raffigurato, hanno anche un valore aggiuntivo con la raffigurazione che dà uno spaccato di quello che era il mondo di allora, insomma, mi sono spiegato con i piedi ma immagino avrete capito cosa intendo dire. Tornando alla FTR quando l'ho vista non ho saputo resistere, anche se a quel tempo non sapevo neanche cosa fosse di preciso, l'ho presa solo perchè per me era bellissima, adesso poi che ho scoperto tutto quello che c'è dietro sono ancora più emozionato, ho finalmente capito come mai ogni volta che ne cercavo una simile c'era sempre un albero, una capanna o un personaggio completamente diverso dalla mia. Eccola, dovrebbe essere una maiorina di Costante.3 punti
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Questo intervento dimostra unicamente che Lei non sa di cosa parla. La collezione Moretti era a disposizione di tutti gli studiosi che volevano studiarla. Nel corso degli anni tutti i più importanti mercanti e i grandi studiosi di monetazione siciliana l'hanno visionata e utilizzata per i loro studi. Questa è un'informazione che chiunque si interessa di monetazione siciliana a un certo livello conosce e che Lei evidentemente ignora. Questo è un elenco incompleto dei grandi esperti che hanno visto la moneta e non hanno espresso alcun dubbio sulla sua autenticità: Christoph Boheringer, Silvia Hurter, Ulla Westermark, Carmen Biucchi, Herbert Cahn, Maria Caccamo Caltabiano, Kenneth Jenkins, Martin Price., Ross Holloway, Leo Mildenberg. Oggettivamente tutti fallibili, ma dal prestigio universalmente riconosciuto, mentre io non ho ancora capito Lei chi è e che argomenti porta oltre la storia dell'orafo di Messina e il fatto che la moneta sia troppo ben conservata. Sicuramente avremo anche noi venduto qualche moneta falsa, ma come diceva mio padre il più bravo e quello che sbaglia meno e quando si vendono migliaia di monete ogni anno è normale che si faccia qualche errore. Con questo intervento giuro di non intervenire più sul forum che purtroppo da troppo spazio a interventi di persone che fanno illazioni senza argomentare in maniera ragionevole. Arturo Russo3 punti
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Ciao, e se fosse un sextans di Populonia? https://www.acsearch.info/search.html?id=52812163 punti
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Propongo una nuova sezione del forum con popup immediato al primo login dei neo iscritti3 punti
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Buongiorno. In merito a chi propone tali facezie: "Siano maledetti loro e tutta la loro progenie fino alla settima generazione; che il loro cane sia incrociato con un lama che gli sputi in faccia ogni volta che passano in corridoio, che il gatto gli vomiti palle di pelo nel letto quotidianamente e se mai avranno un pappagallo che questo li insulti in ogni momento." Antica maledizione Egizia 😇3 punti
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Scusate. Probabilmente io vivo in un mondo parallelo fatto da fate ed unicorni multicolori. Un mondo dove, evidentemente, non capisco una cippa di monete ed affini e, prevalentemente, colleziono e catalogo fotografie di monete che non posso permettermi. Ma volevo chiedere lumi a voi che avete un polso differente dal mio sulla situazione della numismatica riguardo a cosa significa tutto questo aumento di richieste sugli euro circolanti. Nulla contro gli appassionati di monetazioni contemporanee, ça va sans dir: mio padre stesso ne è appassionato ed è una delle poche cose che riesce a seguire nelle situazioni in cui versa e mi chiede di procurare ogni anno quanto coniato dalle varie zecche. Ma davvero c'è chi crede che monete contemporanee circolate e circolanti possano essere vendute a decine di migliaia di euro per un difettino o un eccesso di metallo o per intervento divino? Ci sono monete con migliaia o centinaia di anni di vita, monete di enorme importanza storica, archeologica oltre che collezionistica e.... davvero la numismatica in percentuale si concentra sul circolante? Desiderio di svoltare col colpo della vita? Io ricordo con affetto ed ammirazione la passione e la profondità con cui il mio professore di numismatica all'università ci mostrava le monete. E quanto abbiamo studiato e sognato su ognuna di esse. Aiuto: cosa è andato storto?2 punti
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Nella prossima asta Leu Lot 307 | Auction: 13 verrà battuto un bellissimo aureo di Claudio datato al 41-54 d.C. che presenta al rovescio un arco di trionfo per le vittorie (non definitive) riportate dall'imperatore nella perfide Albione. Di questo aureo abbiamo parlato anche in un'interessante discussione sulle monete che presentano archi di trionfo: Scheda Originale Claudius, 41-54. Aureus (Gold, 19 mm, 7.81 g, 11 h), Lugdunum, 46-47. TI CLAVD CAESAR AVG•P M•TR•P•VI IMP•XI Laureate head of Claudius to right. Rev. Triumphal arch surmounted by equestrian statue left between two trophies, the rider raising his right hand in salute and holding spear in his left; on architrave, DE BRITANN. BMC 32. Calicó 349a. CBN 54. Cohen 17. RIC 33. An very attractive example of this historically important issue, well struck in high relief and with a very expressive portrait. Traces of mounting and with a few light marks, otherwise, about extremely fine. Ex Auctiones AG 24, 23-24 June 1994, 460. When Claudius was made emperor by the Praetorian Guard in 41, it was more because of his pedigree than any suspected skill at governing. Perhaps to make up for this, he quickly sought to conquer new territory. Britain had already been invaded twice before by Julius Caesar without any permanent annexation, while Caligula's intended campaign in 40 reportedly ended in little more than ordering his troops to stab at the English Channel's waves and collect seashells. In 43, perhaps under the pretext of restoring Verica, the Atrebatic king, the southern part of the island was conquered in a swift military operation. After receiving the submission of several rulers, Claudius returned to Rome victorious, and a splendid arch was built to commemorate his success, as depicted on our coin. Unfortunately for the Britons and the Roman soldiers on their island, Claudius' return to Rome did not bring the bitter campaigns to a close, and it would take the empire several more decades to permanently subdue the resistance of the various indigenous tribes in what is today England and Wales.2 punti
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Per un IDENTIKIT numismatico del terribile VERCINGETORIGE https://www.cronacanumismatica.com/top-contents-per-un-identikit-numismatico-del-terribile-vercingetorige/ Dal classico Babelon ad una revisione delle emissioni romane, un identikit numismatico di Vercingetorige fra vecchie teorie e nuove ipotesi di Francesco Billi | Nel 48 a.C. Giulio Cesare (fig. 1) era da poco rientrato a Roma dopo la definitiva conquista della Gallia Transalpina, a ovest del fiume Reno fino alle coste atlantiche francesi e a nord della Gallia Narbonese, l’attuale Francia meridionale già provincia romana dal 121 a.C., fino al Canale della Manica. In quell’anno nominò nuovi responsabili della zecca e nella capitale dell’Impero vennero coniate numerose emissioni dedicate all’impresa dell’illustre generale. Una di queste, in particolare, è ancora oggi argomento di discussione fra numismatici e studiosi di storia antica: parliamo ovviamente del misterioso denario coniato a nome del magistrato Ostilio Saserna (RRC 448/2) e raffigurante al dritto il busto maschile di un barbaro etnicamente caratterizzato da barba e capelli lunghi, dal mantello e, nel campo dietro la nuca, dal tipico scudo celtico allungato (fig. 2). La questione è particolarmente intrigante poiché per molti la moneta rappresenterebbe niente di meno che Vercingetorige, re degli Arverni, capo indiscusso della coalizione anti romana in Gallia, principale nemico di Giulio Cesare e, dunque, grande sconfitto nello scontro appena conclusosi. Inoltre, se così fosse, il denario del Saserna mostrerebbe l’unico ritratto finora conosciuto del celebre condottiero barbaro. Fig. 1 Busto di Giulio Cesare rinvenuto nel 2007 presso Arles, la romana Arelate nella Gallia Narbonese, e considerato uno dei pochi ritratti del condottiero eseguiti mentre era ancora in vita | Fig. 2 Ostilio Saserna, denario in argento, Roma, 48 a.C., RRC 448/2a; D/ Volto di barbaro e scudo celtico nel campo. R/ Carro da guerra celtico con auriga e guerriero armato di lancia e scudo Questa suggestiva tesi è piuttosto diffusa e la ritroviamo espressa, con maggior o minor cautela, in numerosi articoli e inserzioni d’asta. Del resto, Vercingetorige era stato condotto a Roma da Giulio Cesare come preda di guerra, i Romani l’avevano potuto vedere di persona e, nel 48 a.C., era ancora imprigionato in una cella della capitale. Il ritratto monetale in questione, poi, tradisce uno stile realistico e fisionomico, come se il conio fosse stato pensato per raffigurare un determinato personaggio e non una personificazione ideale: chi potrebbe essere costui, visto la notorietà del soggetto, se non Vercingetorige? Il condizionale, tuttavia, rimane d’obbligo, nonostante il fascino e l’indiscutibile effetto evocati dall’ipotesi di ritrovarci ancora oggi faccia a faccia con il temibile re dei Galli. Infatti, volendo sgombrare il campo da qualsiasi equivoco, chi scrive questo articolo appartiene alla schiera degli scettici, cioè di chi pensa che l’identificazione fra il ritratto monetale nel denario di Saserna e Vercingetorige non sia affatto scontata. Per questo ora, com’è giusto che sia, cercherò di giustificare la mia scomoda posizione ed avanzare, con la dovuta prudenza, un’interpretazione alternativa. Fig. 3 Ritratto di Ernst Babelon (1854-1924) sulla medaglia in bronzo realizzata dall’artista belga Godefroid Devreese e dedicata al numismatico francese, Bruxelles, 1910, Forrer VI 322 | Fig. 4 Giulio Cesare, denario in argento, zecca itinerante, 48-47 a.C. RRC 452/4; D/ Ritratto femminile diademato rivolto a sinistra R/ Trofeo di armi celtiche con prigioniero seduto ai suoi piedi Babelon e Vercingetorige, anche i grandi possono sbagliare Tra i principali sostenitori della comparsa di Vercingetorige nei denari romani degli anni 48 e 47 a.C. vi fu il celebre numismatico Ernst Babelon (1854-1924), dal 1892 direttore del Cabinet des médailles e dal 1902 titolare della cattedra di numismatica antica e medievale al Collège de France (fig. 3). In generale le sue tesi sono giustamente considerate autorevoli, compresa quella che individuava il celebre condottiero gallico, non solo nel busto maschile della moneta di Saserna, ma anche nel prigioniero in catene, ai piedi del trofeo, raffigurato in alcune emissioni della zecca al seguito di Cesare (RRC 452/5 e 452/4) (fig. 4). Fig. 5 Vercingetorige getta le sue armi ai piedi di Cesare, dipinto del pittore francese Lionel Royel, 1899, Musèe Crozatier, Le Puy en Velay Per questo argomento specifico, tuttavia, non possiamo ignorare il retroterra culturale dell’eminente studioso, né il contesto politico in cui egli iniziò la sua carriera. Infatti Ernst Babelon, che innanzitutto era francese, si diplomò nel 1878 e la sua Descrizione delle monete della Repubblica Romana venne pubblicata a Parigi già nel 1884. Ebbene, proprio dalla metà del XIX le élite francesi si stavano appassionando al mito moderno di Vercingetorige, rivisitato in chiave romantica e nazionalista (fig. 5). Questa visione alterata, in parte sopravvissuta fino ad oggi, inventò l’immagine di un Re sfortunato che aveva unito la nazione della Gallia, peraltro mai esistita storicamente, con l’obiettivo di cacciare gli invasori romani dal patrio suolo. Nel 1865 l’imperatore Napoleone III aveva commissionato una monumentale statua di Vercingetorige da collocare nel presunto sito dell’antico oppidum celtico di Alesia, scenario dell’ultimo assedio di Giulio Cesare nel 52 a.C., durante il quale si consumò la resa definitiva del condottiero barbaro (fig. 6). Fig. 6 Statua monumentale di Vercingetorige, opera dell’artista francese Aimé Millet, fatta innalzare nel 1865 dall’Imperatore Napoleone III sul presunto sito dell’antico oppidum di Alesia | Fig. 7 Dritto dello statere aureo coniato a metà del I secolo a.C. in nome di Vercingetorige, con ritratto apollineo sul modello della monetazione macedone, esemplare conservato nel Museo delle Belle Arti di Lione Durante la Guerra franco-prussiana, terminata nel 1871, la propaganda nazionalista francese aveva paragonato il patriota Gambetta a Vercingetorige, l’assedio di Parigi a quello di Alesia e i tedeschi alle legioni romane. Dunque Babelon, pur da studioso integerrimo qual’era, difficilmente avrebbe potuto evitare il fascino di un personaggio recentemente assunto dai suoi connazionali tra gli antichi eroi fondatori della Francia, al pari di Giovanna d’Arco. E il fatto che di Vercingetorige non si conoscesse neppure il volto, fu un’ulteriore motivazione per ricercarlo sulle monete di età cesariana conservate presso la Biblioteca Nazionale parigina. D’altra parte le vere emissioni di Vercingetorige, cioè quelle celtiche coniate a suo nome, forse proprio durante l’assedio di Alesia e delle quali ci sono giunti alcuni nominali in oro e in bronzo, non mostravano il volto del re, ma un ritratto apollineo, imitando gli stateri macedoni ai quali il popolo degli Arverni si era sempre ispirato per il proprio circolante (fig. 7). Quindi l’identificazione di Vercingetorige con il barbaro del denario di Saserna fu per il Babelon una conclusione legittima e ragionevole, ma anche condizionata dai suoi tempi e suggestionante. Il rovescio della moneta visto nel dettaglio A mio modo di vedere può essere fornita un’interpretazione alternativa della moneta in questione e della sua iconografia, ma per farlo dobbiamo superare l’ossessione del ritratto in sé e concentrarci, invece, sugli elementi che ne costituiscono il contesto storico e numismatico, a cominciare dal suo rovescio. Infatti il tipo scelto per il rovescio dello “pseudo Vercingetorige” è rappresentato da un carro da guerra celtico sormontato da due guerrieri etnicamente definiti dalla nudità in combattimento, dalle armi (tipico scudo allungato e lancia), nonché da barba e capelli lunghi (fig. . Siamo di fronte, quindi, ad una doppia citazione, riconducibile ad una personalità o ad una componente del variegato universo gallico. Fig. 8 Ostilio Saserna, denario in argento, Roma, 48 a.C. RRC 448/2a. Tipo di rovescio con carro da guerra celtico, auriga e guerriero armato di lancia e scudo E considerando che la monetazione di Roma antica, nella sua funzione politica e propagandistica, conservava regole rigidamente codificate, appare al limite della probabilità l’ipotesi che Ostilio Saserna, magistrato sicuramente filo cesariano, avesse doppiamente omaggiato il principale nemico di Giulio Cesare, raffigurandolo in volto, al dritto, e bellicoso sul suo carro da guerra, al rovescio. Anche perché, vale la pena ricordarlo, nel 48 a.C. Vercingetorige era ancora incarcerato a Roma e il linguaggio iconografico dell’epoca avrebbe potuto benissimo rappresentare la sua condizione di prigioniero senza ricorrere all’esagerazione quasi provocatoria di mostrarlo come un eroe sul campo di battaglia. Quell’interessante precedente di Narbo Martius Se non esiste nella numismatica romana un precedente coniato per esaltare con queste modalità il nemico sconfitto, neppure nel caso del ben più famoso Annibale, conosciamo invece un tipo di rovescio analogo: quello del denario serrato emesso nel 118 a.C. a Narbo Martius, capoluogo della Gallia Narbonese (all’incirca l’attuale Francia meridionale). Il contesto è celtico provinciale nel periodo immediatamente successivo alla fondazione della colonia, la prima al di fuori della penisola italica, e l’emissione porta il nome di Porcio Licinio (fig. 9). Nel dritto della moneta compare, secondo la tendenza dell’epoca, la testa elmata della dea Roma, ma al rovescio è raffigurato un carro da guerra, guidato da un guerriero celtico nudo, armato di scudo, lancia e caratterizzato inequivocabilmente dell’attributo del carnyx, la tromba che i Galli suonavano in battaglia. Fig. 9 Porcius Licinius, denario romano serrato della zecca di Narbo Martius, 118 a.C., RRC 282/5. D/ Testa elmata di Roma R/ Guerriero gallico su carro, con scudo ovale, lancia e carnyx Questa emissione è stata collegata alla vittoria di Gneo Domizio Enobarbo sulla tribù degli Allobrogi, tuttavia è evidente come l’intento del tipo di rovescio non fosse quello di esibire, né esaltare, il nemico sconfitto, ma, al contrario, quello di celebrare la nuova Gallia coloniale, entrata a far parte dell’Impero Romano, libera da catene e vigorosa. I tre denari a nome di Ostilio Saserna Sulla scia di questo precedente coloniale possiamo interpretare le monete battute nel 48 a.C. a nome di Ostilio Saserna come un programma iconografico unitario finalizzato a celebrare non solo la conquista militare della Gallia da parte di Giulio Cesare, ma anche la sua inclusione nell’impero. In altre parole, benché lo “pseudo Vercingetorige” abbia monopolizzato l’attenzione generale, le tre distinte emissioni denariali del Saserna rappresenterebbero insieme un vero e proprio manifesto dedicato al processo di romanizzazione della Gallia secondo la visione politica cesariana. Fig. 10 Ostilio Saserna, denario in argento, Roma, 48 a.C. RRC 448/1a.; D/ Volto diademato di Venere R/ Vittoria alata che incede con caduceo e trofeo di armi celtiche La conquista militare e la Gallia Comata In questo senso una prima moneta (la RRC 448/1a e 1b) esprimerebbe il vero e proprio omaggio a Giulio Cesare trionfatore delle campagne galliche, raffigurando al dritto la testa di Venere, progenitrice della Gens Iulia, e al rovescio la personificazione della Vittoria alata che incede con un caduceo nella mano destra e un trofeo militare di armi celtiche appoggiato sulla spalla sinistra (fig. 10). Un secondo denario del Saserna (RRC 448/3) si riferiva all’espansione dell’Impero con l’annessione della Provincia della Gallia Comata, o Tres Galliae, attraverso la sua personificazione femminile caratterizzata dai lunghi capelli (“comata” in latino significa proprio capelluto o frondoso) e dalla presenza del carnyx celtico nel campo (fig. 11). Fig. 11 Ostilio Saserna, denario in argento, Roma, 48 a.C., RRC 448/3. D/ Personificazione della Gallia con carnyx dietro la testa R/ Artemide-Diana di Efeso con lancia nella sinistra e la destra che trattiene una cerva per le corna Un’interpretazione, quest’ultima, avanzata dallo stesso Babelon e, in questo caso, condivisibile, tant’è che simile iconografia venne riproposta anche sulla corazza dell’Augusto di Prima Porta, in prossimità dell’ascella del braccio sinistro, all’inizio del I secolo d.C. Per il rovescio da abbinare alla personificazione della Gallia Comata fu scelta l’Artemide Efesina, vestita di lungo chitone, con una lancia nella mano sinistra e la destra che trattiene una cerva per le corna. Una divinità territoriale, dunque, diffusasi al di là delle Alpi grazie ai coloni greci di Massalia, l’attuale Marsiglia (come confermato dallo storico Strabone 4, 1,4), ma anche espressione di un antico legame fra la regione transalpina e la città di Roma dove, in età arcaica, il re Servio Tullio fece edificare sull’Aventino il tempio di Diana-Artemide con evidenti influssi ionici. La tessera mancante A questo punto la tessera mancante per completare il mosaico finora delineato sarebbe la rappresentazione dei nuovi abitanti barbari dell’Impero, che Giulio Cesare intendeva romanizzare, tant’è che i suoi avversari politici lo rimproveravano per l’eccessiva clemenza dimostrata verso i capi celtici sconfitti. Verso tutti, ovviamente, tranne che verso Vercingetorige, il quale fu giustiziato dopo il primo trionfo del 46 a.C. (Svetonio, Caes. 37, 1-2). Questa tragica sorte, come suggerisce lo storico Cassio Dione, dipese soprattutto dal tradimento ordito dal re degli Arverni nei confronti di Giulio Cesare. Infatti Vercingetorige era stato alleato del condottiero romano per gran parte delle campagne galliche, ne conosceva le tattiche di combattimento e forse era stato membro del suo ristretto entourage, composto da aristocratici romani e non, prima del clamoroso voltafaccia che rischiò di compromettere il successo dell’ambiziosa carriera cesariana (fig. 12). Fig. 12 Statua di Vercingetorige a Clermont-Ferrand, presso Place de Jaude, progettata nel 1870, in clima di Guerra franco-prussiana, ma realizzata nel 1903 dallo scultore e patriota francese Bartholdi, il cui nome è legato soprattutto alla Statua della Libertà di New York | Fig. 13 Saint Rémy de Provence, Mausoleo di Glanum, monumento di età cesariana, seconda metà del I secolo a.C. Era soprattutto il tradimento della passata amicizia, insomma, che rendeva Vercingetorige inadeguato al nuovo percorso di cooptazione della nobiltà barbara nei ranghi del governo romano e, allo stesso tempo, lo indicava come il miglior capro espiatorio da eliminare per placare le contestazioni verso l’eccessiva benevolenza di Cesare. Tuttavia per tanti altri nobili della Gallia le cose andarono in maniera ben diversa. Il perdono fu praticato con generosità e molti di loro accettarono la presenza romana che, in fin dei conti, gli garantiva non solo maggior autonomia rispetto al ritorno di un re, ma anche le ricchezze derivanti dai commerci con Roma. I monumenti coevi nelle provincie romane d’occidente testimoniano ancora oggi questa fase di intensa romanizzazione di seconda metà del I secolo a.C. Per esempio il mausoleo di Saint Rémy de Provence, nel sito dell’antica città di Glanum, riporta un’iscrizione celebrante l’adozione di alcuni dignitari locali nella Gens Iulia: un enorme privilegio che comportava la concessione della cittadinanza romana e che, in questo caso, avrebbe potuto coinvolgere lo stesso Giulio Cesare come garante (fig. 13). La dedica del mausoleo di Glanum è una delle prove più eloquenti di una fase successiva e distinta dalla brutale conquista militare, cioè quella della trasformazione della nobiltà barbara in influenti cittadini al servizio di Roma. La nuova aristocrazia provinciale Piuttosto che a Vercingetorige, il più discusso denario di Ostilio Saserna dovrebbe riferirsi a questa nuova aristocrazia di origine provinciale, assunta nei ranghi politici imperiali (fig. 14). Il busto maschile di barbaro con mantello rappresenterebbe, perciò, uno di questi nobili guerrieri devoti a Cesare o, più genericamente, l’aristocrazia guerriera della Gallia in fase di romanizzazione e pronta a difendere il comune impero, così come suggerito dal tipo di rovescio. Con questa interpretazione, infatti, si completerebbe un vero e proprio ciclo iconografico monetale unitario, dedicato all’annessione della Gallia Comata e coerente con la visione imperialistica dei cesariani: celebrazione di Cesare e della sua conquista militare (RRC 448/1), rappresentazione dell’espansione del territorio provinciale (RRC 448/3), e promozione del processo di romanizzazione della popolazione locale, iniziando dai vertici, per potenziare le risorse umane e militari dell’Impero (RRC 448/2). Fig. 14 Ostilio Saserna, denario in argento, Roma, 48 a.C. RRC 448/2a. Tipo di dritto con volto di barbaro e scudo celtico nel campo | Fig. 15 Particolare del Galata Suicida, o Galata Ludovisi, copia in marmo di I secolo a.C. ispirata all’originale ellenistico di Pergamo Il realismo: “una questione di stile”… Infine sul realismo del ritratto monetale, argomento più volte ribadito a sostegno della tesi di chi identifica il personaggio con Vercingetorige, occorre precisare che un simile volto poteva non essere riferito ad un barbaro in particolare. Infatti la rappresentazione etnica dei celti risentiva allora dello stile realistico e fisiognomico tipico della scultura ellenistica, che proprio nel I secolo a.C. godette di particolare celebrità a Roma. Secondo lo studioso Filippo Coarelli, ad esempio, fu lo stesso Cesare a commissionare per la sua villa una copia marmorea del cosiddetto Galata Suicida, opera realizzata dall’originale scultura in bronzo che si trovava nel palazzo ellenistico di Pergamo (fig. 15). E i due volti, quello del denario di Saserna e quello della scultura, pur non essendo identici, condividono un’analoga impostazione realistica nel definire il ritratto del barbaro. Conclusioni In conclusione: benché autorevoli studiosi abbiano sostenuto che il denario di Saserna rappresentasse Vercingetorige, questa potrebbe non essere l’unica ipotesi possibile e, forse, neanche la più plausibile. Da una riflessione complessiva sulle emissioni del magistrato, infatti, emerge l’intento di sostenere la propaganda cesariana in una maniera ben più coerente con il contesto politico e culturale dell’epoca. Il processo di romanizzazione, considerato fondamentale per la costruzione dell’impero, potrebbe spiegare benissimo la scelta iconografica, mentre, per quanto riguarda lo stile, occorre sottolineare come la ritrattistica barbara fosse significativamente influenzata in quel periodo dalle copie ellenistiche caratterizzate da un approccio marcatamente realistico. Inoltre, resta il fatto che la monetazione romana repubblicana, codificata secondo consuetudini ben precise, difficilmente avrebbe accettato l’eccezione clamorosa di concedere l’onore del conio di dritto ad un nemico di Roma, traditore di Cesare e per giunta ancora in vita, benché prigioniero in attesa dell’esecuzione. Fig. 16 Vercingetorige si arrende a Cesare, dipinto del pittore francese Henri-Paul Motte, 1886, Musèe Crozatier, Le Puy en Velay Detto ciò, il mito moderno e romantico di Vercingetorige potrebbe continuare a sopravvivere anche senza il coinvolgimento della numismatica, che ha avuto il merito, questo sì, di consegnare a pensatori e artisti ottocenteschi un suggestivo modello di ritratto barbaro (fig. 16). Non è neanche giusto, però, deludere troppo l’emozione di chi, osservando questa moneta, pensa ancora oggi di intravvedere i lineamenti dello sfortunato re degli Arverni, o magari di qualcuno al lui somigliante, ma la storia, a mio modesto parere, andò diversamente. Vero è che se tornasse in vita uno dei personaggi coinvolti, e magari lo stesso Cesare, sarebbe tra le prime cose che tutti noi appassionati di numismatica gli vorremmo chiedere. Almeno… io lo farei.2 punti
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Ricevo e divulgo una ulteriore iniziativa dalla Sicilia sempre più attiva …2 punti
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Buongiorno a tutti In attesa della risposta dal museo mi sto guardando in giro e ieri all'interno di un lotto di solo reperti romani in vendita proveniente dal Regno Unito ho trovato una placchetta identica alla mia con un soggetto leggermente diverso e vista questa ,ora hanno un senso anche le quattro aperture sugli angoli che servono per l'aggiunta di un'altra placchetta. Ora resto naturalmente in attesa ma visto quello che ho trovato la questione si fa forse davvero interessante. Invio alcuni immagini del lotto. La placchetta è in basso a SX delle immagini Grazie e buona giornata a tutti2 punti
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Buongiorno,se può interessare ho riscontrato la stessa cosa sulle piastre del 93,il campione è stato esiguo ma tutte presentavano il 3 della data formato da due piccole C...2 punti
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La lettura del Suo commento è stata per me un percorrere a ritroso le esperienze di vita che mi portano a condividere (purtroppo) cio' che Lei ha scritto. Analisi lucida di una realtà odierna innegabile e veritiera. Ma, creda, quanta amarezza nel darle ragione, pensando che per i nostri figli (e per me anche i nipoti) il futuro che si prospetta non è quello che noi avevamo pensato (e talvolta sognato) per loro. La ringrazio, SANTI2 punti
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STREGHE! STREGHE! STREGHE! Qualcuno accenda il rogo presto.. E come si fa a porre in dubbio l’opinione sull’autenticità di chi ha avuto la moneta in mano senza evidenze di falsificazione e quando qui si giudica per foto? Si taccia di incompetenza gli esperti o peggio ancora li si considera in malafede? La cautela, non il dubbio, sono doverosi di fronte alle emissioni di estrema rarità, agli unicum, ad esemplari mai censiti. La cautela, lo studio, la ricerca, le analisi scientifiche. Il dubbio se non supportato da dati oggettivi è solo l’altro nome del caos.2 punti
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Condivido volentieri: Alessandro VIII (1689-1691) Doppia 1690 - Munt. 9 AU (g 6,69). La leggenda VECTIGALIBVS REMISSIS allude alla diminuzione delle imposte sul macinato e sulla carne voluta dal pontefice per venire incontro ai disagi della popolazione più povera di Roma.1 punto
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Complimenti, acquisto formidabile. Non ho mai avuto le possibilità economiche per lanciarmi sulle prove ma mi hanno sempre affascinato: ricordo ancora che quand'ero studentello delle scuole medie sognavo sempre di ricevere il volume "Prove e progetti" del Pagani... desiderio che, purtroppo, non si è mai realizzato. E' bello avere l'opportunità di vedere pezzi pregiati come questo, ed è un piacere saperli nelle mani di chi saprà prendersene cura. Grazie per la condivisione.1 punto
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Non credo che qualcuno abbia comprato a cifre folli ciò che viene offerto. E non credo che mai lo farà. Al massimo ci sarà una delusione per chi avrà creduto di avere un tesoro quando scopre la verità. Resta la scocciatura di rispondere alle solite domande in identificazioni, ma basta un po' di pazienza... 😉 Arka Diligite iustitiam1 punto
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Ho letto molti tuoi post @Pxacaesar e li ho trovati generalmente molto interessanti e sono anche d'accordo che i dubbi, a volte, aiutino a crescere. Quello che, a mio parere, non aiuta a crescere, anzi è nocivo, è il dubbio generalizzato e fine a se stesso, basato sul nulla o su semplici impressioni del tutto personali. Condannare una moneta antica, giudicata autentica da tanti insigni studiosi, alla falsità solamente perché trovata negli ultimi trenta o quaranta anni, senza evidenze di scavi archeologici, mi sembra una cosa molto approssimativa, una chiacchera da bar insomma.1 punto
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Francesco R. Serio, Pierluigi Baisi, Giuseppe Gugliandolo. L'ultimo secolo della monetazione del Regno di Sicilia 1720-18161 punto
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Di seguito i riferimenti dal testo della Vanni “il segno dei mercanti”1 punto
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Ciao Gianni Sono differenti le due monete... Secondo la nuova classificazione del Cudazzo questa tipologia viene divisa in svariati tipi... è molto complicato spiegarlo, ma le monete con gli anelli a fine legende vengono suddivisi in deboli e buoni, con differenze di stili, diametri e pesi... Posso dirti che una variante che si vede subito è la lettera A con e senza la stanghetta ... in questo caso ne hai uno per tipo, e uno ha uno stile più rozzo, mentre l'altro meno. Per facilitarti il compito ti inserisco le immagini del volume in cui vengono inserite le varie varianti (o tipologie seguendo questa classificazione) a te resta cercare di capirci qualcosa confrontando anche diametri e pesi... Auguri! poi aggiorna e scrivimi le tue conclusioni... io preferivo quando ke tipologie erano minori...1 punto
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Ti ringrazio della fiducia (mal riposta). Una volta c'era l'art. 661 del codice penale ("Chiunque, pubblicamente, cerca con qualsiasi impostura, anche gratuitamente, di abusare della credulità popolare è soggetto, se dal fatto può derivare un turbamento dell'ordine pubblico ...". Ma il reato (era, per esattezza, una contravvenzione) è stato depenalizzato e, comunque, sarebbe stato difficile riscontrare l'abuso e, soprattutto, il turbamento dell'ordine pubblico. Poi considera che io ho sempre "razzolato" nel civile dove uno dei principi generali è "Vigilantibus non dormientibus iura succurrunt". Questo per "gli articoli" in genere. Se la fandonia (ma deve essere un "dolus malus") è indirizzata a ottenere l'acquisto di un bene è un altro paio di maniche perchè siamo nella ipotesi di artifizi e raggiri che inducono in errore procurando a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno (art. 640 c.p. = truffa)1 punto
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Leggera decentratura che nulla aggiunge al suo valore facciale...1 punto
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Bronzo di Adriano (Alessandria d’Egitto) che raffigura al rovescio la Sfinge seduta, con la zampa su una ruota (D1999 = Naville 38, 11 Mar. 2018, lot 392). Province Egypt City Alexandria Region Egypt Reign Hadrian Obverse inscription ΑΥΤ ΚΑΙϹ ΤΡΑΙΑΝ - ΑΔΡΙΑΝΟϹ ϹƐΒ Obverse design bare head of Hadrian, l. Reverse inscription L ΚΑ Reverse design sphinx seated, l., paw on wheel. apollonia1 punto
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dimentichi la tunica portata in modo sbagliato, licenza poetica per qualcuno.1 punto
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Penso proprio di no, vista la situazione attuale della medaglistica papale (che continua ad avere poca valenza economica) e in particolare quella vaticana post. metà anni sessanta. Propenderei invece per la notevole sciatteria e superficialità che caratterizzano comunque, di questi tempi, ogni attività umana. Un cordiale saluto, SANTI1 punto
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Grazie! Indicativamente, di che periodo potrebbe essere? XIII-XIV secolo circa o gli studi permettono di essere più precisi?1 punto
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Fulminato sulla via di Damasco. In generale dalle monetazioni altomedievali.1 punto
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Leggere non credo che sia un'abilità o una capacità molto complicata per chi scrive. Se uno leggesse i nomi delle varie sezioni con le relative introduzioni, si comprenderebbe cosa fare e dove. Anche il neofita dovrebbe saper leggere, quindi quando sbaglia certe cose è anche questione un po' di sciatteria o non curanza o superficialità... Mi ricordo che quando mi sono iscritto io, ho aspettato molto tempo prima di scrivere e per non sbagliare leggevo e rileggevo prima di aprire una discussione.1 punto
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Da Gadoury mai avuto problemi e scelto sempre l’opzione Fedex per l’invio: Totale aggiudicazione Buyer's commission (+15.00%) EUR VAT on buyer's commission (20%) (+3.00%) EUR Subtotale EUR Diritti di pagamento (Bank transfer [+0.00 EUR]) 0.00 EUR Spese di spedizione (DHL [+25.00 EUR]) 25.00 EUR Totale EUR1 punto
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Oggi anche mia figlia è tornata a casa con: "papà mi hanno dato questi due euro strani come resto a scuola. Abbiamo cercato col professore di storia ed abbiamo visto che valgono più di mille euro". Per un attimo ho creduto di morire1 punto
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DE GREGE EPICURI Grazie davvero a Loris per la ricca, sapiente e interessante relazione. Anche la sede è stata affascinante, anche se un po' scomoda...1 punto
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Mi sono assentato per qualche ora e ritrovo una disamina di @PostOffice sulla dicitura "cartolina postale" depennata che rasenta la perfezione che vuoi aggiungere che la passione è tutto questo. Comunque solo per curiosità volevo far osservare che è vero che le cartoline illustrate non erano conformi alla normativa U.P.U., pur se tollerate, ma nel tempo hanno trovato molti ammiratori che amano collezionarle.1 punto
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Io non ho mai scritto che il Magliocca è carta straccia, anzi quando posso lo elogio. È correttissimo, anzi direi doveroso, riportare le varianti attribuendo un grado di rarità e il relativo valore. Quello che desidero far capire, ma ovviamente non imporre, è che le varianti nello stemma non sono volute, almeno in base alle informazioni che abbiamo in questo momento. È palese che le maestranza della zecca non erano le stesse di coloro che scolpivano gli stemmi e credere che entrambe si mettessero d'accordo per modificare l'arme borbonica per uno scopo massonico o di altra natura mi pare altamente improbabile. Il mio intervento è limitato alle varianti del solo stemma, negli altri casi sono della tua stessa opinione: di certo i segni segreti esistono.1 punto
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Qualche altra foto della serata1 punto
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@Cremuzio Come ben indicato nell'articolo diverse sono le emissioni a scopo puramente politico, celebrativo dell'impresa gallica di Cesare. Partiamo con una celebrazione dai toni più classici e generici, l'emissione di Hostilio Saserna RRC 448/1a che rimane bene o male nell'alveo dell'iconografia romana; da lì si passa alla moneta RRC 448/3 che, nella raffigurazione del diritto, è ancora un ritratto ideale e simbolico, più "classico", diciamo. Poi c'è una piccola svolta: un'anelito del verismo tardo repubblicano che si insinua nella raffigurazione del galata capto ai piedi del trofeo di armi gallche sulla moneta di zecca itinerante RRC 452/4 in cui il generale, che controllava direttamente la zecca, svincolato dagli obblighi della zecca romana, si è potuto permettere il lusso di far scrivere il proprio nome. Ma è nella, sempre di Saserna, RRC 448/2a che avviene un salto di qualità e di registro. Per me un capolavoro di comunicazione e propaganda. Qui il verismo della raffigurazione investe sia il rovescio, con l'indicazione precisa di un carro da guerra gallo e simbolo del modo di combattere di quei guerrieri. Cosa c'è di meglio per far vedere la netta differenza tra il combattimento romano, ben conosciuto in patria, fatto precipuamente da schieramenti di fanti che mostrare la diversità del nemico? il suo attaccare caricando con dei carri armati lanciati in velocità? E poi quel diritto carico di tutti i segni umani di un volto non romano. Un esempio di verismo che investe roma dalla guerra sociale fino all'introduzione del neoatticismo augusteo. Sguardo fiero, occhi profondi e palpebre carnose, guance scavate, i capelli acconciati per essere diritti, quell'orecchino e quella torquis. Ditemi che quel naso è una raffigurazione ideale! Tutto fa dire che se il modello non fu Vercingetorige, probabilmente fu un vero guerriero nemico quello ritratto su questa moneta. E se non fu Vercingetorige UN gallo venne usato per simboleggiare IL nemico gallo. Un nemico per nulla vinto e battuto. Non ci sono simboli di vittoria romana ma il sottolineare la fierezza e la potenza bellica del nemico. Tipico di Cesare che non sminuì mai i suoi nemici, anche perché stava a significare sminuire le proprie vittorie.1 punto
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La Cassa di Risparmio ha ripreso questa facciata per produrre delle medaglie, ma nell'altra facciata compare chiaramente lo stemma dell'istituto di credito. Non commissionava patacche. Questa non è della Cassa di Risparmio. CR sta per Copia Riprodotta.1 punto
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Io ho comperato pochi mesi fa delle monete francesi da MDC e non ho pagato nessuna tassa di importazione. Ho ovviamente pagato l'iva monegasca del 20% sulle spese d'asta, ma niente di più. Ciao.1 punto
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Segnalo questo denaro, asta Numismatica Picena del prossimo aprile, spesso le rarità di una monetazione di "nicchia," per giunta su piccoli nominali come i denari lucchesi, sfuggono anche agli stessi venditori per la gioia dei collezionisti ma non è questo il caso, è la prima che vedo in dettaglio quindi non mi esprimo e chiedo vostri pareri, certo che come base d'asta mi sarei aspettato qualcosa di più per una moneta considerata R5 e conosciuta in soli due esemplari fino a un decennio addietro e a meno di altre recenti apparizioni che le abbiano fatto perdere un paio di "R" resta una moneta rarissima.1 punto
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È stato ritrovato un tesoro composto da monete d'argento dell'era turca e un anello in lega di stagno e piombo al confine di Nemesvámos, Ungheria. I reperti attuale sono stati rinvenuti durante l'ammodernamento della strada 77. La direttrice del Museo Laczkó Dezső, Brigitta Pétrváry-Szanyi (dove sono stati esposti i reperti) ha affermato che il tesoro consiste in 154 monete d'argento e un anello in lega di stagno e piombo. La maggior parte delle monete è databile al XVI secolo, la prima coniata tra il 1501-1506 e l'ultima nel 1592. Delle 154 monete, 150 furono coniate nel territorio del Regno d'Ungheria e quattro arrivarono nel paese dalla Polonia (dalla zecca di Vilnius, oggi Lituania). La maggior parte delle monete non è danneggiata. Questo tesoretto potrebbe essere stato sepolto in una borsa di materiale organico, di cui non sono state trovate tracce, ha detto. Gli oggetti sono stati nascosti durante i 15 anni di guerra per paura dell'aggressione turca, ha aggiunto. In particolare l'anello decorato in lega di stagno-piombo color argento non era di grande valore all'epoca, ma è interessante per i posteri perché è coetaneo delle monete ritrovate ed era probabilmente importante per il suo proprietario, poiché lo nascose. Una delle monete d'argento di epoca turca rinvenute l'anno scorso nell'area di Nemesvámos, un 3 garas di Báthory István coniato a Vilnius.1 punto
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Vi voglio dire una cosa da vecchio collezionista,fine anni 90 inizio anni 2000,succedeva ilcontrario ,dicevi a un venditore ma il catalogo la porta 100, ti sentivi rispondere fattela dare dal catalogo.saluti Aldo.1 punto
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LEGIONARIO CHE ALLONTANA UN BAMBINO DALLA CAPANNA Di difficile interpretazione, presenta un legionario con lancia che trae (?) un bambino da una capanna. Non si sa se il bambino sia romano o barbaro; anche il fatto che lo stesso opponga talvolta resistenza, talvolta no, non aiuta a chiarire il quadro. Esistono varianti legate alla relazione tra le due figure rappresentate e al disegno del vegetale sovrastante la capanna. Ad esempio: Il bambino, in posa di sottomissione, viene tratto dal legionario In questo caso il bambino, sembra addirittura porgere la mano al legionario, in posizione statica Intermedia tra le due; il bambino forse oppone una lieve resistenza, il legionario sembra trarlo. Bell’esemplare con patina da deserto, legionario in posizione dinamica e bambino in posizione incerta. E' stato supposto che ad ogni zecca corrispondesse un tipo di vegetazione presente in zona, ma spesso le differenze in monete dalla stessa zecca confutano questa ipotesi. Questo link approfondisce bene la tematica: http://www.forumancientcoins.com/moonmoth/hut_analysis.html1 punto
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