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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 03/25/23 in tutte le aree
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Cari amici dopo una pausa forzata riprendo le mie modeste condivisioni di grandi moduli italiani in argento. Stasera andiamo a Parma, regnante Maria Luigia d’Austria, figlia dell’imperatore Francesco I, nel 1810 sposa Napoleone Bonaparte e nel 1814 il Trattato di Fontainebleau le attribuisce il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla. Le sue monete a partire dal 1819 furono coniate a Milano, incluse quelle del 1815, che vennero battute in quell’anno (1819). Mori’ nel 1847. I pezzi da 5 lire, come i marenghi e i doppi marenghi d’oro, sono sempre state molto apprezzate dai collezionisti. Degli scudi si conoscono 4 millesimi: il 1815, il più reperibile, il 1832 che vi presento stasera, più raro, il 1832 ribattuto sul 1815, molto raro, e per finire una delle monete più rare di tutto l’Ottocento italiano, il mitico 1821 conosciuto in tre esemplari, che l’imperatrice fece coniare per commemorare la morte del marito. L’esemplare qui fotografato, da poco in collezione, vanta una perizia Nip di FDC e presenta una discreta patina omogenea su fondi lucenti e rilievi intonsi. Ne sono abbastanza fiero perché così non è proprio semplice da reperire sul mercato. Buon weekend a tutti7 punti
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Cari forumisti, spero di farvi cosa gradita, oggi condivido con voi questo gioiellino in alta conservazione. È moneta comune (a differenza della sorella coniata a Roma), ma non è facile trovarla in queste condizioni:5 punti
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Non è aiutato, è spatinato … i segni intorno alle lettere non sono ripassi ma l’effetto della ripresa del conio4 punti
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Buonasera, di seguito vi riporto due documentari, anche se datati, molto interessanti sul processo di stampa delle valuta cartacea degli Stati Uniti con relative interviste e commenti in lingua originale. E' sempre affascinante veder all'opera artigiani altamente qualificati nelle varie fasi produttive del processo di stampa delle banconote che poi faranno parte del tessuto sociale ed economico del Paese: Buona visione numys3 punti
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Salve, continuo esposizione delle monete raccolte da mio nonno.. che cosa ne pensate della moneta in foto? Questa non era depositata in vassoio rosso, non ha la stessa patina delle foto postate settimane passate. Io direi un BB. Ringrazio in anticipo. Peso 27,47 g3 punti
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Sarebbe divertente se venisse dall'Italia. Uno "scontro" Italia Grecia, due paesi oscurantisti come pochi, magari con l'aggiunta alla Turchia, sarebbe "fantastico". Comunque, sarebbe persino più "divertente" se uscisse fuori un incisore dei nostri giorni, cosa che non mi sento affatto di escludere (così come la possibile provenienza da uno dei paesi da te citati). Gli americani si sono tolti il problema, restituendo pure all'Italia il tetra di Gela, ma dubito che abbiano prove certe sulla provenienza.3 punti
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Assolutamente d'accordo con quanti prima di me hanno affermato di apprezzare le monete con pedigree. Anche io le cerco e se posso le aggiungo in collezione, disposto per tale motivo a fare anche una battuta in più per aggiudicarmele. In collezione ho testoni che sono stati prima di DeFalco, Cappelli, Grigori, ANPB, Calcagni, Muntoni, Magnaguti e Santamaria. Sapere che ora queste stesse monete sono parte della mia raccolta, mi dà la consapevolezza di essere custode temporaneo di pezzi che illustri collezionisti hanno ritenuto degni e meritevoli delle loro raccolte. Michele3 punti
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A cotal osar del tristo, l'occhio mio rorido faceasi di bragia lo villan discipulo guatando!3 punti
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Sulle pendici del monte Ermada è visitabile una grotta carsica frequentata dal neolitico ed adattata in età romana (dal II al V sec. d.C.) a luogo di culto del dio Mithra. All’interno della grotta sono stati rinvenuti due rilievi in calcare che rappresentano la figura di un giovane che sacrifica un toro in onore del dio Sole, assieme ad un gran numero di monete e lucerne lasciate dai fedeli come offerte votive. Alcuni offerenti erano nominati in iscrizioni qui individuate di cui, come i rilievi, sono esposti i calchi. E’ rilevante la collocazione del luogo di culto in vicinanza delle risorgive del fiume Timavo, dove in epoca romana si veneravano il corso d’acqua divinizzato, Diomede e Saturno, in relazione ai quali si ipotizza anche la presenza di un tempio presso l’attuale chiesa di San Giovanni in Tuba. La grotta si trova in una piccola dolina dalle pareti scoscese, 50 metri a monte della superstrada, all’altezza del cimitero di Duino e di San Giovanni al Timavo. La grotta del Dio Mitra è piuttosto nascosta ma di facile accesso. Dista circa due chilometri dalle fonti del Timavo, in direzione di Duino. Si percorre la statale 14, sino al bivio che porta al centro di Duino. Poco dopo l’incrocio, sulla sinistra, si incontra una stradina che porta alla caserma della Forestale. Raggiunta la caserma si imbocca un largo tratturo sulla sinistra. Si prosegue e, prima di raggiungere il sottopassaggio dell’autostrada, si imbocca il sentierino che scende verso il basso. La grotta del Mitreo è proprio lì. La grotta venne scoperta nel 1963 da alcuni speleologi della Commissione Grotte; allora la grotta era ingombra di pietrame di grosse dimensioni che in qualche punto giungeva a toccare la volta. Ecco una descrizione che risale all’epoca delle prime esplorazioni ed è redatta da Mario Galli: “Il primo ingresso è un ampio portale alto circa 1 metro e largo oltre 7 mestri, diviso in due da un cumulo di grosse pietre. La seconda apertura è costituita da un foro strettissimo che si apre sull’orlo meridionale della dolina e che immette nella cavità di un pozzetto di 2,5 metri. La cavernetta, accessibile in qualche tratto con difficoltà a causa delle sue piccole dimensioni, è probabilmente il residuo di una cavità di proporzioni ben maggiori che ha subìto un colossale riempimento di detriti; essa rappresenta la parte superiore di una galleria anticamente percorsa dalle acque, la cui parete ha ceduto in corrispondenza di qualche fratturazione, dando luogo all’attuale imbocco, ampliandosi con il succedersi dei fenomeni di crollo. Il suolo infatti è costituito da un grande cumulo di terra e pietra che in più punti raggiunge la volta, lievemente digradante verso la parete orientale, dove lascia, sotto volta, una fessura impenetrabile. Poche tozze concrezioni, in parte semisepolte, ornano la parte meridionale della cavità, dove più scomodo è l’accesso in quanto per alcuni metri la cavernetta è alta appena 30-50 cm. La parte più spaziosa della cavità è quella settentrionale. Proseguendo oltre il cumulo di massi che divide in due l’entrata, si giunge in un vano di dimensioni più ridotte del precedente e che è la sua continuazione. Successivamente, superando un basso passaggio si giunge alla base del pozzetto mensionato”. In considerazione del fatto che la grotta era ubicata in un’area già nota per la presenza di vestigia romane, e che quindi poteva rappresentare un interessante sito archeologico, venne iniziato lo sgombro del materiale detritico che riempiva quasi completamente la cavità. Durante i lavori di disostruzione, la Commissione Grotte portò alla luce alcuni reperti attribuibili all’epoca romana e quindi i lavori vennero immediatamente sospesi; successivamente vennero ripresi dalla Sezione Scavi e Studi di Preistoria Carsica “R. Battaglia” della Commissione Grotte, limitatamente ad una zona di 5m x 2m situata sotto la parete sinistra (entrando), nella quale si erano trovati i reperti attribuibili all’epoca romana. I signori Stradi, Andreolotti e Giombassi della Commissione Grotte eseguirono alcuni scavi d’assaggio. Lo scavo venne approfondito nel suolo sottostante il detrito e furono rinvenuti numerosi resti archeologici tardoromani, tra i quali un pilastrino con un’iscrizione incompleta, vari frammenti di bassorielievo, resti di vasellame, numerose lucernette e 98 monete, in parte non classificabili per lo stato di deterioramento, ed una pietra cubica di 50cm di lato, che rappresenta con tutta probabilità l’ara sulla quale avevano luogo i sacrifici. Constatata l’importanza dei ritrovamenti i lavori vennero sospesi e ne fu data relazione alla locale Soprintendenza ai Monumenti, Gallerie ed Antichità che riprese gli scavi senza però trovare reperti significativi; si rinvennero ancora alcuni piccoli frammenti della stele votiva ed altre monete, non diverse da quelle già raccolte. Tutto il materiale archeologico fu portato nel Museo di Aquileia. Gli oggetti messi in luce hanno permesso di stabilire che la cavità ospitava un tempietto ipogeo dedicato al Dio Mithra, il cui culto si era diffuso nell’impero tra la metà del III e la fine dei IV secolo e le monete raccolte, tranne una più antica, si riferiscono appunto a tale periodo. Al centro della grotta si trovano due banconi paralleli e tra di essi un blocco di calcare, squadrato, su cui veniva spezzato il pane durante le cerimonie religiose. Sulla parete di fondo trova spazio il calco di una lapide sostenuto da delle colonnine: raffigura il dio Mitra mentre uccide il toro primigenio. Così recita la dedica: “All’invitto dio Mitra Aulo Tullio Paumniano offre per la sua salute e per quella dei suoi fratelli”. Nella grotta, inoltre, sono state trovate moltissime offerte: circa 400 monete, la più antica delle quali fu coniata da Antonino Pio, 160 lucerne e un gran numero di vasetti, tutti databili tra il I e il V secolo d.C. Al di sotto dello strato romano si estende un deposito preistorico intaccato con il livellamento del suolo all’epoca dell’adattamento a luogo di culto; i residui del cocciopesto che costituiva la pavimentazione inglobano infatti qualche resto ceramico dell’età dei castellieri. Con l’avvento del cristianesimo e la proibizione dei culti pagani il tempio venne abbandonato e forse anche devastato e sulle rovine andarono a depositarsi, in quindici secoli, detriti e terreno organico. Nel corso della prima guerra mondiale tutte le cavità della zona subirono adattamenti di vario genere, ma fortunatamente la caverna venne a trovarsi, sia pur per pochi metri, al di là della linea difensiva austriaca che correva lungo la vicina ferrovia, sfuggendo in tal modo alla devastazione a cui andarono incontro altre grotte di interesse preistorico, come la Grotta Fioravante (411/939VG) e la Grotta di Visogliano (80/414VG). Negli anni 1971 e 1972, l’Istituto di Antichità Alto Adriatico effettuò nella parte meridionale della cavità un altro scavo, questa volta nell’intento di acquisire cognizioni sul deposito preistorico, la cui esistenza era stata accertata nel corso delle precedenti indagini. La successione stratigrafica ed i reperti risultarono analoghi a quelli messi in luce in altre grotte del Carso triestino e non furono rinvenuti quei livelli paleolitici che la particolare situazione della cavità aveva fatto ritenere probabili; la trincea ora si esaurisce in uno strato di crostoni stalagmitici ed argilla sterile alla profondità di crica 3m. Gli scavi praticati nella cavità hanno mutato radicalmente l’aspetto della medesima. Ne è risultato un ambiente più spazioso, ma con il materiale di scarto sono stati ostruiti molti passaggi laterali sotto parete, nei quali era possibile avanzare per un buon tratto in varie direzioni; la volta soprastante l’imbocco, giudicata pericolante, è stata fatta crollare con le mine, ottenendo così anche una maggiore illuminazione dell’antro. Attorno all’ingresso è stato eretto un recinto munito di un cancello per evitare gli scavi abusivi e le chiavi sono custodite dalla Soprintendenza. Da “Speleaeus” di Franco Gherlizza ed Enrico Halupca: “Nel 1976 la Soprintendenza Archeologica di Trieste iniziava una consistente e sistematica campagna di ricerche, dapprima per liberare la cavità di tutte le macerie, successivamente per investigare i sottostanti livelli preistorici, ricchi di manufatti che andavano dall’età del ferro sino al neolitico. Scavi successivi, per lo più volti ad intaccare gli strati sottostanti, dettero alla luce resti appartenenti all’età del ferro, rappresentato da resti della cultura dei castellieri, Lubiana, Vucedol e ceramiche a Besenstrich. Al neolitico invece si associano dei vasi a fondo cavo, decorati con incisioni, pochi frammenti di ceramica impressa e due frammenti di vaso a bocca quadrata. Un ulteriore scavo, condotto sino all’antico pavimento stalagmitico, ha reso soltanto un radio ed un’ulna di Rhinoceros. Successivamente la cavità è stata sistemata ricostruendo il tempietto con i calchi delle lapidi, delle arette e dei due banconi laterali. Oggi questo risulta l’unico Mitreo in cavità esistente in Italia e quindi costituisce una rarità che andrebbe vieppiù valorizzata”. https://www.archeocartafvg.it/portfolio-articoli/duino-aurisina-ts-la-grotta-del-dio-mithra/2 punti
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Confrontane la forma con la mia Figurati Raff, è sempre un piacere leggere più interventi2 punti
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DE GREGE EPICURI Volevo mostrarvi questa interessante medaglia alpina, che si riferisce alla Prima Guerra mondiale, ed è dedicata alla 79esima batteria da montagna. Pesa 8,26 g e misura 27 mm. Al diritto: aquila sora due cannoni incrociati; sopra: "Campagna di guerra 1915-16-17-18". Sotto: NULLA VIA INVIA, 79esima batteria da montagna. Al rovescio: un gruppo di alpini con un cannone, sotto un dirupo; un alpino osserva col cannocchiale.2 punti
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Ciao @bisante, Ciao @caravelle82 in questo tipo di gettoni, inserire un francobollo ci stava in quanto era per sua natura un valido, comprensivo sostituto della moneta a corso legale. Se un percettore non gradiva questo tipo di sostituzione della moneta, per altro comunemente smerciabile nei negozi, poteva rompere l'involucro e apporre il francobollo su una lettera o cartolina : l'uso della Posta era il più comune veicolo di contatto con gli altri ed è il motivo per cui questi gettoni venivano comunemente accettati. Inserirvi invece questo tipo di marche aveva un impatto diverso, negativo : non è detto che chi lo percepiva conoscesse o avesse necessità di queste marche : magari poteva provare a smerciarle, senza però la certezza che venissero accettate, anche perché il loro controvalore era diverso da quello dei francobolli. Poi, se un privato aveva una rimanenza di marche di vario tipo e non sapeva che farne, poteva anche provarci ad utilizzarle così come tanti esercizi commerciali facevano con i francobolli ma, a mio avviso, si tratta di una piccola furberia e infatti non erano certo comuni, personalmente non credo di averne mai visti. Se poi per giunta una o più di queste marche erano state obliterati, allora possiamo parlare di un piccolo tentativo di truffa, Buona giornata.2 punti
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È solo il taglio della foto che ha incluso parte dello sfondo più scuro. Mi scuso per l'imprecisione grafica, ma ero abbagliato dalla conservazione di questa moneta che dev'essere finita subito in tasca ad un collezionista 150 anni fa (e lì rimasta). Di solito questi Scudi, solo per la loro dimensione nella circolazione, sono ricoperti di graffi e graffietti per non parlare dei bordi tormentati da colpi spesso provocati da lanci su pietra per verificarne il suono dell'argento, mentre in questa moneta i bordi del contorno sono ancora taglienti: Mi sono accorto che se dico "in buona conservazione", i pignoli del forum tacciono. Quando scrivevo "FDC" o "in alta conservazione", apriti cielo, c'era la corsa a trovare veri o presunti difetti. Stavolta, è vero, mi sono nuovamente sbilanciato e vedo che i "motori" si si stanno scaldando...2 punti
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Questa moneta è particolare, si possono trovare esemplari col bordo molto rovinato e con debolezze importanti sul bordo, ma il dettaglio presente solo sulle monete in alta conservazione è la croce sul petto dell'aquila al R/. Solo in esemplari perfetti è perfetta, e immediatamente inizia a sparire. Il secondo dettaglio più alto sono gli ornamenti orizzontali sulla corona, questi sono i secondi a sparire, dopo la croce. Detto ciò, cercando nell'archivio di Sixbid al link che ho messo sopra, è facile vedere che 1819 con la croce visibile, anche solo un po', ne sono passati ben pochi. Io ne ho contati 3 a fronte di un centinaio di pezzi passati. In questa conservazione non si vede spesso Quella più simile alla mia (sulla base della foto online) è quella passata da NAC, il top che ho visto dallo storico è invece quella passata da Bolaffi Questo un esemplare classificato SPL , non è visibile la croce, i capelli e rilievi anche al D/ mostrano evidente consunzione Io nel mio cartellino ho scritto SPL/FDC, ma visto come vengono classificati i pezzi in asta, sono stato di manica stretta Adesso per chiudere il giro di questo tipo me ne manca una 😛 Il 1821 purtroppo è irraggiungibile2 punti
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E' sempre gratificante (e rassicurante) acquistare una moneta con pedigree: Il valore aggiunto c'è, eccome!, ma nella banalita' del vivere tanti non riescono a vederlo.2 punti
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Ecco le mie foto, le ho reso giustizia 😁2 punti
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Per entrare un minimo nello specifico, gli argomenti da risolvere sono essenzialmente due: Per l’addestramento nel riconoscimento del tipo di moneta servirebbero fotografie che ne ritraggono ciascuna di esse in diverse posizioni, non solo ruotate lungo l’asse, ma anche inclinate a diverse angolazioni, sotto diverse illuminazioni, e in tutti i possibili stati di conservazione. I cataloghi in questo non aiutano perché permetterebbero solo di ruotare le foto delle monete lungo l’asse e sono comunque riportate nel massimo grado di conservazione Il secondo punto è ancora più importante. Per avere una confidenza nella stima del grado di conservazione bisognerebbe innanzitutto avere uno standard ufficiale che assegna ad ognuna delle monete fotografate nei diversi stati di conservazione un punteggio univoco. Dal momento che non è raro che una stessa moneta sia battuta ad un’asta come BB+, ad un’altra come BB, ad un’altra come SPL-, la forte soggettività in questo campo non aiuta. Inoltre può capitare che sia dato a due monete lo stesso stato di conservazione perché una ha i rilievi molto leggibili ma una brutta tacca sul bordo e l’altra ha il bordo perfetto ma rilievi meno leggibili e così via. Comunque anche io sogno una app così 😊2 punti
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Confermo il calice e la datazione 1295-1335 corrispontente a Enrico. Anche l'aquila corrisponde. Riferimento: Rizzolli M 155. Arka Diligite iustitiam2 punti
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Peccato, le macchie sono impossibili da eliminare e la condannano a non valere più del facciale. Quanto al plusvalore, è molto difficile che ci sia in conservazione inferiore al qFDS a meno che non si tratti dei tagli maggiori (200 e 500).1 punto
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Volevo solo aggiungere che la grotta da alcuni anni è recintata e la visita è consentita il sabato (ore 10-12) preferibilmente su prenotazione al Gruppo Speleologico Flondar che ne ha la gestione. Nel 2023 verrà anche distribuito un libretto informativo gratuito. Info: 3396908950 Web: www.flondar.it Saluti Illyricum 😉1 punto
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Sono le sigle del Mastro di Zecca Antonio Planelli. Chiedo scusa se non ho precisato. In un vassoio a riposare sul velluto1 punto
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Anche qui data e alcune lettere delle legende ribattute: non si scampa...1 punto
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Il valore facciale è il valore scritto sulla moneta. In questo caso 2 euro. Le monete le puoi acquistare (dove abiti?) nei mercatini di antiquariato, spesso ci sono bancarelle con i 2 euro, oppure in un negozio di numismatica. Cerca il più vicino a te su Google. Oppure anche online. In ogni caso, attenzione al prezzo. Studia, informati, chiedi, sbaglia (meno possibile) e crescerai I 2 euro, così come tutte le monete euro, comprale solo ed esclusivamente in fior di conio. Quelle non in fdc non valgono nulla, butti via i soldi e nessuno te le ricomprerebbe mai. Oltre ad essere normalmente pure bruttine. Piuttosto raccogli quelle che ti capitano come resto. Ma non comprarle Inizia a studiare consultando questo sito: https://eurocollezione.altervista.org/1 punto
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Vedo che anche nella tua del 1856 c'è una ribattuta (la "F" di FERDINANDVS). In quell'anno, fra gli aiutanti v'era un deciso tremore nelle mani: anche le mie tre del '56 hanno tutte un particolare più volte impresso. - "8" (e anche il "6") della data ribattuto: - "Leone" e torretta nello stemma del Portogallo ribattuti (il "leone", a dir il vero, è più impresso "mitragliato" che ribattuto): - "Giglio" e torretta ribattuti:1 punto
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I greci ringraziano sentitamente.,, ma allora perché non la macedonia ? O qualunque altro paese sulla presunta rotta della fuga di Bruto? Si vede lontano un miglio che è solo una operazione di facciata da fare il prima possibile per togliersi quella che diventerebbe una patata bollente tra le mani non appena si entrasse in un giudizio serio . Ma vi immaginate se tra un po’, se ne esce qualcuno e dice, magari prove alla mano, viene dalla Bosnia, o dalla Tracia, o dall’Albania, o qualunque altro diavolo di posto….che casino verrebbe fuori? Ma sarebbe nulla in confronto al fatto che venisse fuori qualcuno a dire : l’ho fatta io, ecco le prove..( vedi Waiss per precedenti) Figura di M epocale per tutta la categoria dei sovrintendenti che hanno partecipato al caso e che non sono stati in grado di riconoscerla come tale, tralasciando quella di RN che l’ha avuta slabbata, e quella di NGC che l’ha slabbata( ma loro garantiscono solo il grading e non l’autenticità….. No, la frettolosa attribuzione alla Grecia ,non meglio specificata, è un comodo escamotage per lavarsene pilatescamente le mani: ci penseranno i superstiti , noi ci tiriamo fuori ….1 punto
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Buongiorno a tutti, ben venga ogni nuovo studio sulle varianti Napoletane purché non crei "confusione" fra i collezionisti. Mi ritrovo monete con numerose "stranezze" e credetemi è difficile poterle interpretare ... Un esempio :1 punto
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la moneta è certamente stata coniata nel 1902...Poi non so perchè nel corpus quella senza ancoretta è stata catalogata come presente in collezione Papadopoli..forse una svista... Sottrazioni che sono state negate..così come le sostituzioni...malgrado prove inconfutabili1 punto
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questo era il vecchio post, la collezione era di monete gadget con La Stampa per la storia della lira, giusto @Saturno?1 punto
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A suo tempo la furbata avrebbero potuta farla con dei francobolli dove la timbratura intaccava solo qualche dentello, uno minuscolo strappetto e ritornavano come nuovi, oppure con dei francobolli non annullati sfuggiti alla timbratura postale staccati dalle buste/cartoline, le poste dicevano che non si potevano riutilizzare, ma quando capitava li usavamo lo stesso tutti, sarebbero stati più credibili. Invece questi della discussione presentano più di un'anomalia, quello che è stato inserito come "valore" non era di uso comune, un nominale insolito da 300 lire, sono timbrati da un datario o qualcosa di similare. Non so se questi artefatti sono stati realizzati a suo tempo per la spendita/truffaldina o perchè c'e' uno specifico interesse collezionistico verso le monete di necessità, in quest'ultimo caso significa che sono piuttosto recenti. Queste marche si trovano attaccati anche in quantità in tanti documenti senza alcun valore storico e si trovano per pochi centesimi, procurarseli è facilissimo. Un mio cento lire degli anni '701 punto
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Ecco le due monete confrontate, io preferisco di gran lunga la piastra del 571 punto
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Vero che lo sarebbe! Poi avendo più mezzi di lui se fossimo assieme adesso saremmo veramente pericolosi..1 punto
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Non è detto, dipende da come si dispongono le varie parti divise dalla frattura all'interno del conio, in questo caso il frammento più piccolo si è evidentemente "sfilato" dal conio creando un gradino positivo sullo stesso, che poi ha creato questa zona più incassata sulla moneta.1 punto
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Ciao @Ptr79, tuo Nonno sarà orgoglioso di te. Gran belle monete ! E con patine che a me piacciono molto.1 punto
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Complimenti per l'acquisto che di questa moneta, veramente molto bella. I rilievi sono ottimi. La freschezza del metallo invece appare un pochino più moscia, ma potrei sbagliarmi. Io avrei dato SPL+ ai rilievi, ma poco sotto lo SPL per la freschezza, quindi complessivamente uno SPL. Piccola curiosità.. il catalogo del forum, per il R, presenta questa legenda: DVX SAB • IANVAE ET MONTISF • PRINC • PED • & • Tuttavia, vista la presenza dell'unica "&", non sarebbe più corretto dire che la legenda è: PRINC PED & DUX SAB IANVAE ET MONTISF ? 😁 Saluti1 punto
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Complimenti, moneta veramente notevole. Il dritto ha un doppio bordo oppure è un effetto del taglio della foto? Saluti1 punto
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Gran bella moneta! Complimenti! Tra l'altro solitamente definisce le tue monete "in buona conservazione" mentre qui si è sbilanciato😄 Davide1 punto
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DE GREGE EPICURI Una prima domanda che farei: ma i confini della Lombardia nel XV e XVI secolo si possono sovrapporre a quelli attuali? Io credo di no. Ad esempio, Novara in quei secoli era attratta dall'area milanese, e considerata praticamente "lombarda" (nonostante l'effimero dominio dei Farnese). E l'attuale Canton Ticino, con le coniazioni dei Trivulzio? Poi ci sono le zecche lacustri (Musso..), queste indubbiamente lombarde.1 punto
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Mir per me insufficiente per madonnine e sampietrini. Le varianti sono talmente tante, che le opere più esaustive, ad oggi rimangono il CNI ed il Serafini. Fatta eccezione per il volume del Costanzo per la zecca di Civitavecchia.1 punto
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Dipende, ci sono collezionisti che apprezzano altri a cui non interessa niente. Personalmente se riesco a mettere in collezione una moneta con un pedigree importante la prendo e sono disposto anche a pagarla un po' di più. Non andando fuori prezzo però un qualcosa in più sì.1 punto
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A me è capitato di porre in vendita tramite casa d'asta 2 monete ex collezione Spahr con cartellino manoscritto dello stesso Spahr (il più illustre collezionista di monete siciliane medievali e moderne). Ho fatto presente il tutto alla casa d'aste, fornito i cartellini, fornito la provenienza (erano acquistate attraverso Navile Numismatics), ecc. ecc. La casa d'aste ha omesso il tutto e credo buttato il cartellino. Ovviamente le monete sono state svendute. E io sono diventato una iena con la casa d'aste che non mi vedrà mai più come conferente. Nel caso in particolare la casa d'aste non ha fatto non solo i miei interessi, ma nemmeno i propri....1 punto
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Buongiorno a tutti, @wsstj la quasi totalità delle monete di quel periodo si presentano con il tondello irregolare, consequenza della coniazione a Martello. Poi successivamente con l'adozione dei bilancieri le monete assumono una forma circolare regolare. Per la moneta in esame non sono un esperto ma immagino che la sequenza sia comune ad altre, preparazione delle verghe/strisce di metallo , taglio in piccoli quadrati e poi la battitura. Successivamente usando delle apposite forbici venivano rifinite per renderle più tondeggianti. Mi fermo qui sperando di non averti dato informazioni sbagliate, per i quesiti ai quali non ho risposto aspetto intervento di utenti più esperti. Complimenti per il tuo interessamento a questa monetazione. Saluti Alberto Ps. Non dimentichiamo la triste pratica della Tosatura che pure dava il suo contributo al risultato delle forme.1 punto
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Bravissimo @rada, ora ho capito bene che tipo di collezione intendi portare avanti e concordo in toto con te. P.S. anch'io ritengo il 5 franchi di Lucca e Piombino una moneta superlativa, piena di fascino.1 punto
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Ormai da un paio di anni sto portando avanti una collezione di Scudi (collezione tipologica e per il momento senza particolare attenzione ad eventuali varianti, come ad esempio per i vari tipi di 5 Franchi di Lucca). Alcune monete le ho acquistate in conservazione medio-alta, in quanto anche in conservazione superiore all'SPL si trovano magari sui 50 Euro (ad esempio alcuni 5 Franchi francesi o alcuni 5 Pesetas spagnoli). Arrivato ad avere in collezione una 30ina di pezzi, le monete mancanti hanno purtroppo prezzi spesso molto elevati in alta conservazione. Dato che a me piacerebbe completare il più possibile il quadro storico ottocentesco rappresentato da queste monete, a volte per alcune tipologie cerco conservazioni più modeste. Ad esempio, dopo lunghe ricerche, di recente ho acquistato un 5 Franchi della Repubblica Subalpina in conservazione MB+ ma perfettamente leggibile ad Euro 70, mentre la stessa moneta in conservazione vicina al FDC l'ho vista passare in asta ad oltre 1500 Euro. Il 5 Franchi di Lucca e Piombino è a mio parere una moneta piuttosto interessante anche dal punto di vista storico e quindi mi piacerebbe particolarmente metterla in collezione; tuttavia non vorrei spendere una cifra esagerata, dato che il mio progetto, anche se lo sto portando avanti con calma e senza fretta, è piuttosto ampio e dispendioso. Questo giusto per dare un quadro della mia idea di collezione1 punto
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Suggerisco la lettura di una interessante monografia sulla monetazione di prinicipesca di lucca e Piombino, edita dal noto circolo Mario Rasile Quaderno di Studi - Elisa Bonaparte Baciocchi , quattro monete per una principessa - fascicolo XLVII - Settembre Ottobre 2001. Per il 1808 sono stati rilevati ben 6 conii 4 di tipo a busto medio, 1 a busto piccolo e 1 a busto grande Non entro nel merito della classificazione seguita, chiara ma altrettanto tecnica(Da "Rasile" le varianti sono classificate a seconda della punteggiatura al Rv e della fattura del fiocco di chiusura dei rami decussati). , e focalizzerei semplicemente l'attenzione sui busti che allego sono come quelli riportati da Favaldar Dei 6 varianti quasi tutte (5) presentano l'occhiello della data 180 8 pieno, in alcuni casi la ribattitura del conio su 7 è evidente ed in altri meno. Il tipo con 1808 "pulito" si accoppia ad un solo conio di dr. con busti medi, ed ha la prerogativa di avere al rv. la legatura dei rami con nastri pendenti, tipica delle coniazioni del 1805. Di quale intreccio siano poi vitteme i conii di Firenze per Elisa e consorte lo ignoro; certo che la coniazione ebbe inizio nel 1810 coniando con i millesimi 1805-1806-1807-1808, ciò la dice lunga sulla possibilità di generare, impronte e conii a volontà. Sebbene la prima coniazione fosse di soli 6.000 esemplari coniati per i millesimi 1806 e 1807, ne seguì una seconda emissione più ampia di 200.000 franchi (provenienti da monete lucchesi rifuse) a copertura dei già predetti millesimi e del 1805, 1808. Del 1808 esiste un esemplare di prova con evidenti segni di ribattitura e mancante all'opera citata, probabilmente unico, mal coniato che riporta sul bordo BALANCHIER A VIROLE ADOPTE EN 1808 (o 1803 ?), questo tipo sembra avere l'8 "pulito" e manca dei nastri pendenti.1 punto
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