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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 03/20/23 in tutte le aree
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Buon pomeriggio a tutti, ieri sera ho passato in rassegna un po' dei miei Rami Borbonici, conservazione stazionaria almeno così mi sembra andando a memoria, ho smarrito le vecchie foto per un confronto. Come vi sembra la mia Tris? Secondo voi esisterebbe la possibilità di fare poker ? 😀 Voi a Tris come siete messi? Scusate il modo scherzoso ma mi faceva piacere condividere e stuzzicare. Saluti Alberto7 punti
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Direi che e’ un discorso molto limitante quanto esposto sopra. le regole devono essere regole e non essere fatte per salvaguardare una categoria ( quella dei veri collezionisti o meno). intanto anche il ‘vero’ collezionista puo’ avere necessità di vendere . Oppure giunto al termine del suo ciclo collezionistico dover provvedere in vita ad una divisione sei suoi beni senza lasciare la ‘patata bollente’ agli eredi che magari sono digiuni di tutto e potrebbero rischiare di rovinare un patrimonio. Molto egoistico dire ‘ ci penseranno i miei eredi’. Se uno vuole bene alle persone che ha intorno ci oensa eccome e ci pensa per tempo. Soprattutto perche oggi - come vediamo - le regole sonk complesse e richiedono molta piu’ attenzione che in passato. quanto sopra riguarda il solo lato collezionistico. Pensiamo pero’ che l’altra metà del cielo e’ formata da commercianti che vivono di questi scambi. Il collezionista lo fa per passione - il Mercante ci vive. Quindi le regole - che si applicano agli uni e agli altri - diventano ancora piu’ cogenti nel caso del commercio che deve avere istruzioni precise e aggiungerei logiche e liberali per poter lavorare e possibilmente prosperare . tutto questo ovviamente nella legalità- ma una legalità intelligente - che non ostacoli stupidamente gli scambi e che sia efficiente. Esattamente come succedeva nella prima metà del Novecento dove collezioni di nome venivano vendute liberamente o andavano a formare quelle Pubbliche che ammiriamo ancora oggi e Pubblico e Privato collaboravano alla grande senza alcun clima di caccia alle streghe. a quei tempi i funzionari numismatici erano molto preparati ( una su tutte la bravissima Lorenzina Cesano) e il dialogo con i commercianti per incrementare le collezioni pubbliche o anche richiedere pareri e confrontarsi era continuo, pacifico e fruttuoso per entrambi le parti.6 punti
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Dov’è l’emoticon delle corna .. ah eccolo .. 🤘5 punti
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Filippo l'Arabo Marco Giulio Filippo Augusto (in latino Marcus Iulius Philippus Augustus, meglio noto come Filippo l'Arabo (Philippus Arabs), nato a Trachontis nel 204 circa e morto a Verona nel 249), è stato imperatore romano per cinque anni, dal 244 alla sua morte. Sono poche le notizie sui cinque anni e mezzo di regno di questo imperatore nato di umili origini e passato alla storia per aver celebrato il primo millennio di Roma e per la sua origine araba. Dopo una breve campagna sul fronte danubiano, di nuovo in subbuglio per la minaccia delle popolazioni germaniche, Filippo si recò a Roma per consolidare i rapporti con il senato e per celebrare con grande sfarzo, il 21 aprile 247, le feste del millenario di Roma. Sui confini, però la situazione fu drammatica, i Goti passarono il Danubio e invasero la Mesia. Vari usurpatori vennero acclamati dalle truppe. Così nel 249 anche il regno di Filippo terminò nel sangue e il suo posto fu preso dal senatore Messio Decio, comandante delle truppe sul fronte danubiano. (Fonte Wikipedia) Valore nominale: Sesterzio Diametro: 30 mm circa Peso: 18,65 gr Metallo: Bronzo Dritto: IMP M IVL PHILIPPVS AVG (Imperator Marcus Iulius Philippus Augustus), busto laureato,drappeggiato e corazzato dell'imperatore volto a destra visto di 3/4 da dietro Rovescio: FIDES EXERCITVS (Fides Exercitus), quattro insegne militari chiamate “signa” di cui la terza sormontata da un'aquila rivolta a destra, S - C in campo Zecca: Roma Officina: 2a Emissione: Anno di coniazione: 249 Riferimento: RIC 171a, Cohen 51 Rarità: R2 Note: Sesterzio leggero e di piccole dimensioni ma comunque gradevole, molto ben centrato. Ritratto abbastanza usurato ma rovescio particolareggiato. Coniato per accrescere la fedeltà dell'esercito. La cosa non funzionò troppo bene, visto che esisete il fondato dubbio che sia stato ucciso dai suoi stessi soldati per ingraziarsi il nuovo imperatore Gaio Messio Quinto Traiano Decio proclamato dalle legioni non fedeli. Che ne pensate? Commenti? Ave! Quintus4 punti
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Buongiorno a tutti! Ho il piacere oggi di mostrarvi un Asse di restituzione di Tiberio 34/37 d.C., SC Fulmine Alato (RIC 83) Vi auguro una buona giornata4 punti
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Da queste considerazioni si capisce: 1) che sei un giovincello (... diciamo così) e devi ancora studiare per sgrezzare la lingua italiana 2) che è meglio evitare di parlare piuttosto che fare inutili commenti del genere 3) che non hai la più pallida idea di cosa vuol dire invecchiare e di cosa è più giusto fare per chi possiede una collezione di qualche valore (ho assistito a numerose vendite di collezioni rinomate in cui il conferente era presente per vedere il destino della passione di una vita che aveva messo all'incanto non per disperazione ma per ponderata valutazione: Mantegazza, Rocca, Vitalini, ANPB, ecc ...)4 punti
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Le emissioni degli ostrogoti a mio avviso sono fortemente ispirate da un disegno propagandistico molto complesso. L’ho anche recentemente scritto sugli Annali AIIN, credo che le stesse monete da 40 nummi a nome di Zenone furono coniate da Teodorico e non da Odoacre. Già in Asolati si legge di un ampio disegno politico di Teodorico finalizzato a ricollegare l’appartenenza della dinastia degli Amali alla discendenza di Flavio Costantino attraverso rimandi stilistici alla prima dinastia flavia, scelta stilistica che sarà ancora “d’attualità” sui grandi bronzi di Teodato, per i quali basti il paragone gli assi di Tito. Quando dico “primi Flavi” intendo quelli di Vespasiano, perché i “secondi Flavi” sarebbero quelli di Costantino I attraverso Aureliano etc …. D’altronde la dinastia flavia era la più antica dinastia imperiale romana ricollegabile in qualche modo ad una successiva dinastia imperiale “cristiana”, quella di Costantino I, e questo certamente contribuì a renderla nuovamente popolare a distanza di più di quattro secoli dalla sua fine. Che ci sia un programma propagandistico è evidente, il tema della vittoria di tipo “Flavio” ad esempio lega il noto medaglione da tre solidi, a nome di Teodorico stesso, il tremisse e la frazione argentea emessi a nome di Anastasio e il bronzo da 40 nummi a nome di Zenone . C’è poi il tema della “moneta grande”. Rimettere in mano alla gente romana una moneta “grande” che non si vedeva da secoli…. Diciamo almeno dal 395, se non un po’ prima. La moneta grande permette una propaganda più incisiva, magari semplice, ma che riprende i grandi temi della romanitas. La lupa, l’Aquila, L’imperatore/Sodato stante con scudo e lancia, etc Una propaganda “alle radici” che non dimentichiamo si può trovare nelle medesime monete multiple bronzee Vandale, dove il rimando è addirittura alla Cartagine punica, con Teste di cavallo etc Parliamo di bronzo, una moneta che apparentemente conserva in questo periodo una componente “municipale” a compendio del metallo nobile la cui matrice rimane imperiale, anche se su tacito o presunto mandato… Spero di non averla complicata troppo, ma ci sarebbe tanto da spiegare… nel caso scusate 😊 Alain4 punti
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A me non pare molto corretto: i miei primi acquisti li ho fatti da quello che lui definisce traffichino; se si abolissero questi personaggi, a metà strada tra appassionati e commercianti, la numismatica ne perderebbe; che poi questi cosidetti furbetti sono quelli che frequentano mercatini e convegni. Ma come al solito in Italia si fa la caccia alle streghe tartassando i piccoli, si tassano i privati, i piccoli proprietari, la classe media; tutto ciò fanfarando di lotta all'evasione; poi, "loro", i veri furbastri, si mascherano dietro a società di comodo, a paradisi fiscali, a residenze all'estero.3 punti
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A proposito dell' Ara Pacis raffigurata nell' Asse di Nerone , un articolo archeo-storico con foto d' epoca inedite relative al 1938 quando furono conclusi i lavori per la sistemazione del monumento augusteo . http://www.engramma.it/eOS/index.php?id_articolo=1803 http://www.engramma.it/eOS/resources/images/500/e75/e75_dolari_230-249.pdf3 punti
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Buonasera a tutti. Sabato 18 marzo saranno trascorsi esattamente quarant’anni dalla morte in esilio del Re Umberto II. Credo sia un fatto comunemente riconosciuto la sua correttezza negli anni durante i quali – prima come Luogotenente, poi come Re – ebbe responsabilità istituzionali. Altrettanto credo possa ascriversi a suo merito quello di aver evitato nel giugno del 1946 una seconda guerra civile italiana, allontanandosi dall’Italia per non alimentare un confronto (non solo verbale) tra monarchici e repubblicani. Infine, credo che il suo atteggiamento e le sue parole durante i trentasette anni di esilio abbiano sempre avuto come unico obiettivo quello d’incoraggiare gli Italiani a dare il meglio, anche attraverso il rispetto delle Istituzioni. Personalmente sono fermamente convinto che sarebbe ora di riportare in Patria la salma del Sovrano e permettere all’Italia di riappropriarsi di un personaggio per tanti aspetti sottovalutato e dimenticato. Numismaticamente ci ha lasciato solo i quattro progetti della Serie "ITALIA" del 1946, assai rari e poi utilizzati per la creazione delle prime monete repubblicane. Detti progetti rappresentano una testimonianza di prim'ordine circa un periodo travagliato della nostra Storia: è noto infatti che la scritta "ITALIA" fu volutamente mondata di qualsiasi riferimento alla forma istituzionale in attesa dell'esito del Referendum Istituzionale. Mi è sembrato doveroso all'interno di un Forum qualificato come il nostro, dove le monete sono il filo conduttore di un racconto che accenna alla storia, all'economia e all'arte, formulare questa piccola nota. Un saluto cordiale.2 punti
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Salve. Condivido 5 cavalli di Carlo VIII e un cavallo di Innocenzo VIII. Dovrebbero essere tutti zecca L'Aquila, almeno così mi pare. Ne ho degli altri, che pubblicherò nei prossimi giorni. Considerando che mi sono avvicinato da pochissimo a queste monete, le posto anche per avere dei pareri e conoscere se sono tutte nella norma o, magari, qualcuna ha delle particolarità. Penso, però, che siano tutte comuni. Ringrazio fin da ora. Saluti a tutti.2 punti
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Sinceramente mi par che stiano valutando una tassazione piu' che legittima, che dovrebbe mirare a colpire gli spaculatori o , per quanto riguarda la numismatica, i cosidetti "traffichini", ossia coloro che comprano per rivendere senza pagare alcun che di tasse Nulla a che vedere con i collezionisti, anzi.....si parla pure di diminuire l'IVA per l'importazione dal 10% al 5%, a tutto vantaggio di chi vuole comprare oltreconfine Il vero scopo.....punire i furbetti, non i collezionisti veri..... https://www.we-wealth.com/news/pleasure-assets/fiscalità beni da collezione/arte-e-fisco-tutte-le-novita-in-arrivo2 punti
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Ciao, la dea rappresentata sul rovescio sembra essere Vesta e non la Pietàs 🙂 ANTONIO2 punti
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Grazie a tutti per le vostre risposte. Sì, sono giunto anch'io alla conclusione che possa trattarsi di una riproduzione di buona fattura. Avevo notato sul retro la A riquadrata, non il 1982 al suo fianco, scritto in piccolissimo ma che si evidenzia benissimo con lo zoom, nè il punzone. A titolo di curiosità il peso dovrebbe essere attorno ai 25 gr, il diametro sui 36 mm (non dispongo di strumenti di altissima precisione). Non so come mio padre possa esserne giunto in possesso, anche se qualche anno prima di morire acquistò il set sulla storia della lira prodotto dalla collaborazione Treccani-Zecca dello Stato. Immagino possa essere stato un dono di mio nonno o qualcosa del genere. Non l'avrei mai ceduta, essendo un ricordo di mio padre, ma mi avrebbe fatto piacere sapere che era autentica, da amante della storia (e oriundo pugliese, quindi sarei stato suddito delle Due Sicilie pure io 🙂). Ringrazio ancora tutti per la Vostra cortesia. Francesco2 punti
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sinceramente non capisco il nesso con l'arresto di Richard Beale.. ad ogni modo con il suo ultimo commento apriamo la porta a psicoanalisi dove possiamo dire tutto e il contrario di tutto2 punti
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Pfennig austriaco della zecca di St. Veit a nome di Bernhard 1202-1256 CNA Cb 142 punti
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Ecco la spiegazione sull'origine del Reggimento, la medaglia aveva l'appicagnolo e l'incisore è Sergio Vatteroni. http://win.storiain.net/arret/num160/artic4.asp2 punti
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Al di là di come la si pensi, io mi auguro che un giorno la sua salma e quella di Vittorio Emanuele III siano tumulate nel Pantheon. Ormai la repubblica è più che salda. Eppure non si ha il coraggio di dare la degna collocazione a coloro che furono, per quasi 50 anni, i capi di stato della nostra Nazione. La storia ed i loro personaggi vanno studiati, non temuti o fatti dimenticare volontariamente2 punti
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1. Breve storia sull'assignat Verso la fine del 1789, alla vigilia della Rivoluzione Francese, le casse dello Stato erano quasi vuote. Per evitare il fallimento, il deputato dell’Assemblea Nazionale Talleyrand ideò il piano di confisca dei beni ecclesiastici, con lo scopo di metterli all’asta per salvare le finanze dello Stato. Il 2 novembre 1789 l'Assemblea Nazionale diede inizio al progetto. Il patrimonio confiscato totale ammontò a circa 2 - 3 miliardi di livre, e la vendita fu affidata a una cassa straordinaria creata il 19 dicembre: la Caisse de l’Extraordinaire. Tuttavia, la liquidazione di tutti i beni richiedeva del tempo, minimo un anno, e la bancarotta era sempre in agguato. Per risolvere questa problematica, l’Assemblea decretò che 400 milioni di livre sarebbero subito stati emessi in obbligazioni con interesse del 5%: nacque l’assignat. Durante la votazione del provvedimento alcuni deputati, tra cui lo stesso Talleyrand, erano assolutamente contrari all’idea. Secondo loro la grande debolezza dell'assegnato era che ci sarebbero stati più biglietti in circolazione rispetto al reale valore dei beni ecclesiastici, con conseguente pericolo che sarebbe stato impossibile coprirne il rimborso di tutti. Un altro punto era la facilità di falsificazione, con forte rischio di trovare in circolazione una quantità di assegnati nettamente superiore a quelli emessi. I primi assignat furono emessi agli inizi del 1790 dal valore di 1000 livre. Il 17 aprile 1790 l'assignat fu trasformato da biglietto di obbligazione in cartamoneta ufficiale dello Stato in modo da compensare la scarsità di monete, ma con l’interesse sceso al 3%. Il 27 agosto 1790 l'Assemblea Nazionale autorizzò un'altra emissione di 1.9 miliardi di assegnati, con tagli da 50, 60, 70, 80, 90, 100, 500 e 2000 livre, che avrebbero avuto corso legale entro la fine dell'anno. Nel settembre dello stesso anno il Ministro delle Finanze, Jacques Necker, si dimise in quanto contrario alla decisione di ufficializzare gli assegnati come cartamoneta statale e la nuova emissione di questi. Tra il 1790 e il 1793 gli assegnati persero il 60% del loro valore. In aggiunta, l'Inghilterra iniziò a produrre dei falsi assignat con lo scopo di accelerare ancora di più la crisi economica francese. Per distribuirli a tutta la fascia della popolazione, tra il 1792 e 1793 vennero stampati anche assignat dal valore di 10, 15, 25 e 50 sols. Durante il regime del Terrore, la mancata accettazione dell'assignat era punita con la pena di morte. All’inizio del 1796, gli assegnati ammontarono a circa 45 miliardi di livre e gli interessi ridotti a 0. La somma complessiva degli assegnati non avrebbe mai dovuto superare gli iniziali tre miliardi di livre. La terribile inflazione causata dall'assignat provocò un aumento del costo della vita, un seguitare del suo deprezzamento e la scomparsa quasi totale del contante metallico. Per sopperire alla mancanza di spiccioli e facilitare gli acquisti quotidiani, alcuni imprenditori privati misero in circolazione monete di rame e d’argento: nacquero le monnaie de confiance, ovvero le monete di fiducia. Questi gettoni - monete di fiducia non ebbero mai corso legale, ma circolarono abbondantemente dal 1791 al 1794. E qui che entrarono in gioco i fratelli Monneron... Ritratto di Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord. Durante il periodo napoleonico diventerà Principe del neocostituito ed effimero Principato di Benevento (1806 - 1814) e sarà uno dei principali protagonisti del Congresso di Vienna. Fu soprannominato "il Camaleonte" ed è considerato uno dei maggiori esponenti del Trasformismo. Assignat da 1000 Livre. Fu il primo assegnato e in ambito collezionistico ha un indice di rarità R5. In questo grafico viene rappresentata la svalutazione di 100 Livre in assignat. Nel 1796 l'assignat fu sostituito dalla Promessa di Mandato Territoriale, una nuova cartamoneta che tuttavia subirà un deprezzamento ancora più veloce rispetto all'assignat, tanto che sarà demonetizzato nel 1797. L'economia francese si stabilizzerà durante gli inizi del periodo napoleonico. 2. Storia della Banque Monneron Le monete fiduciarie più diffuse e famose furono quelle della Banca Monneron. Alla fine del XVIII, la famiglia Monneron fu una delle più importanti famiglie francesi sul piano politico, finanziario e commerciale. Il capofamiglia era Antoine Monneron, possessore di alcune saline, avvocato del Parlamento di Antibes e controllore generale della gabella, la tassa reale sul sale. Dalla moglie Barbe Arnault ebbe venti figli, ma otto morirono giovanissimi. Gran parte dei suoi figli vennero inviati nelle colonie francesi in cerca di fama e fortuna. Tra questi ci interessa la storia di 4: Charles Claude Ange Monneron, il primogenito, iniziò la sua carriera come mercante della Compagnie delle Indie Orientali Francese nel 1767. Nel 1769 fu promosso commissario generale dei porti e degli arsenali navali, e nel 1784 direttore degli stabilimenti francesi in India. Sarà eletto Deputato del Terzo Stato di Annonay agli Stati Generali del 1789; Jean Louis Monneron, come per il fratello maggiore, entrò a far parte della Compagnie delle Indie Orientali Francese come agente commerciale nel 1769. Negoziando nella città di Pondicherry, fece rapidamente fortuna. Anche lui sarà eletto Deputato nel 1789; Pierre Antoine Monneron fu capitano di navi e si distinse per le sue missioni presso il governatore delle Indie Olandesi. Come per i due fratelli, sarà eletto Deputato nel 1789; Joseph François Augustin Monneron fu uno dei pochi fratelli che rimase in Francia. Nel 1777 si stabilì a Parigi come commerciante e diventerà direttore di una fabbrica di tabacco. Verrà eletto Deputato per Parigi nel 1791. Grazie all'appoggio dei suoi 3 fratelli, Joseph François Augustin fondò una banca commerciale per importare metalli in Francia e rifornire il Dipartimento della Marina Francese di argento e rame: la Banque Monneron. Oltre alle operazioni commerciali, la banca si era specializzata anche nella produzione di medaglie rivoluzionarie che vendeva presso la sede principale situata a Place du Carrousel, nei pressi del Palazzo del Louvre a Parigi. Il medaglista era Augustin Dupre che negli anni successivi diventerà l’incisore di riferimento della storia monetale francese grazie al pezzo da 5 franchi che simboleggerà la Repubblica per quasi 200 anni: la moneta con Ercole. La mancanza di contante metallico, e il risultato deludente delle monete da 12 denari e 2 sols a corso legale, spinsero alcuni privati a sostituirsi allo Stato per fornire alla popolazione le monetine. La Banque Monneron iniziò a coniare monete di fiducia in rame nel settembre del 1791. Per velocizzare i tempi di produzione, i Monneron strinsero un patto con l’industriale inglese Matthew Boulton, socio dell’ingegnere James Watt, l'inventore della prima macchina a vapore. Grazie all'invenzione di Watt, le monete Monneron furono prodotte in gran numero nell'officina monetaria della Soho Mint di Boulton, nei pressi di Birmingham. In cambio di una commissione, i Monneron offrirono alla popolazione francese lo scambio delle loro monete di fiducia con assignat da 50 livre. Tuttavia, l’eccessiva fiducia che i fratelli ebbero verso l’assignat, e il suo rapido deprezzamento, fu una vera rovina per la Banque Monneron. Inoltre, la coniazione di milioni e milioni di monete in Inghilterra comportò una spesa di denaro in argento e oro enorme per l’acquisto del rame inglese e della lavorazione, con una perdita considerevole. La rovina era ormai vicina. Verso la fine di marzo del 1792, la Banque Monneron fu dichiarata fallita e Pierre, che ne fu il direttore, fuggì in Inghilterra. Il fratello minore Augustin, che deteneva la banca, rilevò l'attività, ma la comparsa di una legge nel 1792 che proibì la fabbricazione di monete private spense ogni speranza. Nel settembre dello stesso anno un decreto vietò la commercializzazione delle monete di fiducia rimaste in circolazione. Nonostante la legge, i gettoni di fiducia circolarono almeno fino al 1794. I fratelli Monneron, da sinistra a destra: Pierre Antoine, Charles Claude Ange e Jean Louis. Insieme all'altro fratello Augustin fonderanno la Banque Monneron. La Soho Mint nei pressi di Birmingham. Proprietà di Matthew Boulton, la zecca coniò i 2 penny "cartwheel" di Giorgio III, nonché numerosi penny di prova e coloniali. 3. I 5 sols “del Giuramento” Con oltre due milioni di esemplari coniati, le monete da 5 sols dette “del Giuramento” o “patto della Federazione” sono le protagoniste e le più famose delle monete Monneron. In bronzo, dal peso di 25 – 30 g e dal diametro di 38 – 40 mm, esistono 4 tipologie per differente rovescio, mentre al dritto condividono l’immagine allegorica, con i soldati che fanno voto davanti alla Libertà, del giuramento compiuto durante la Festa della Federazione del 14 luglio 1790, che commemorava la presa della Bastiglia. Attorno è presente la scritta VIVRE LIBRES OU MOURIR, e in esergo la data 14 JUILLET 1790. L’incisore di questa magnifica immagine, che ricorda un po’ lo stile neoclassico del Giuramento degli Orazi dipinto da Jacques Louis David, è di Augustin Dupre. L'adeguamento tipografico e quello dei torchi furono forniti invece da Jean Pierre Droz, dipendente della Soho Mint. Le 4 tipologie sono le seguenti: Il primo tipo è datato 1791 e presenta al rovescio la frase “MEDAILLE DE CONFIANCE DE CINQ - SOLS A ECHANGER CONTRE DES ASSIGNATES DE 50 L. ET AU DESSUS – L’AN III DE LA LIBERTÉ” mentre attorno “MONNERON FRERES NEGOCIANS A PARIS 1791”; sul contorno, in incuso, la scritta DEPARTEMENTS DE PARIS DE RHONE DE LOIRE DU GARD. I 5 sols del 1791 sono quelli più rari. Inoltre, al dritto, vicino all’altare, la data 14 JUILLET 1790 è scritta in numeri romani; Dal secondo tipo in poi sono datati 1792. Al rovescio presenta la frase “MEDAILLE DE CONFIANCE DE CINQ – SOLS REMBOURSABLE EN ASSIGNATES DE 50 L. ET AU DESSUS – L’AN III DE LA LIBERTÉ” mentre attorno “MONNERON FRERES NEGOCIANS A PARIS 1792”. La scritta finale cambia in base all’anno III o all’anno IV. I primi monneron del secondo tipo riportano l'indicazione 50L, mentre i successivi 50#. Al contorno, in incuso, i gettoni dell’anno III presentano la scritta “DIPARTEMENS OF PARIS RHONE E LOIRE DU GARD” mentre quelli dell’anno IV “DEPARTEMENS OF PARIS RHONE E LOIRE DU GARD”; Il terzo tipo presenta al rovescio la scritta “MEDAILLE QUI SE VEND 5 - SOLS A PARIS CHEZ MONNERON PATENTÉ L’AN IV DE LA LIBERTÉ” mentre attorno “REVOLUTION FRANÇAISE 1792”. Al contorno, in incuso, compare la frase “BON POUR LES 83 DEPARTAMENS AN IV”. I monneron del terzo tipo misurano 38 mm invece di 40 mm. Oltre al diametro inferiore, il peso è vicino ai 25 g; L’ultimo e quarto tipo porta la leggenda “MEDAILLE QUI SE VEND CINQ - SOLS A PARIS CHEZ MONNERON PATENTÉ” mentre attorno “REVOLUTION FRANÇAISE 1792”. Al contorno, in incuso, presenta la scritta “CONFIANCE AUGMENTE LA VALEUR”; Esistono anche 5 sols placcati in argento e oro, ma sono molto rari. Il dritto è lo stesso in tutti e 4 i tipi. Solo nel primo tipo è presente un piccolo cambiamento con la data scritta in numeri romani. 5 sols del primo tipo, i più rari da trovare. 5 sols del secondo tipo. Le monete con 50# e la scritta AN IV sono quelle più comuni. 5 sols del terzo tipo. A differenza degli altri 3 tipi, il terzo è l'unico che misura 38 mm e il peso sui 25 g. 5 sols del quarto tipo, più rari rispetto a quelli del secondo e terzo tipo. Un 5 sols del secondo tipo placcato in argento. 4. I 2 sols “Libertà” I gettoni da 2 sols del tipo “Libertà” furono le primissime monete coniate dalla Banque Monneron. In totale furono coniate oltre due milioni e seicentomila esemplari. Sempre in bronzo, il peso oscilla tra i 16 e 18 g mentre il diametro è di circa 32 mm. Al dritto viene raffigurata la Libertà seduta a sinistra, appoggiata alla Dichiarazione dei Diritti Umani, che tiene nella mano destra una picca sormontata dal berretto frigio, simbolo di libertà, e dietro un gallo, simbolo di vigilanza. In alto si nota un sole splendente con i raggi che illuminano la personificazione della Libertà. Attorno notiamo la scritta “LIBERTE SOUS LA LOI” mentre in esergo "L’AN III (o IV) DE LA LIBERTE”. A differenza dei 5 sols, l’incisore è un certo Ponton, ma sfortunatamente non esistono informazioni su di lui. Esistono due tipi di monete da 2 sols: Il primo tipo è datato 1791 e riporta al rovescio la frase “MEDAILLE DE CONFIANCE DE DEUX SOLS A ECHANGER CONTRE DES ASSIGNATES DE 50 L. ET AU DESSUS 1791” mentre attorno “MONNERON FRERES NEGOCIANS A PARIS”. Nel contorno, in incuso, è presente la scritta “BON POUR BORD. MARSEIL. LYON. ROUEN. NANT. ET STRASB.”. Il valore in assegnati può essere espresso in 50L, 50L. o 50#. Il secondo tipo è datato 1792 e riporta al rovescio la frase “MEDAILLE QUI SE VEND DEUX-SOLS A PARIS CHEZ MONNERON PATENTÉ” mentre nel giro “REVOLUTION FRANÇAISE 1792”. Nel contorno, in incuso, è presente la scritta “CONFIANCE AUGMENTE LA VALEUR”. Il dritto è lo stesso nelle due tipologie. Naturalmente cambia la frase in esergo in base all'anno III o anno IV. 2 sols del primo tipo. 2 sols del secondo tipo. 5. 1, 2 e 5 sols “Ercole” Finiamo la monetazione Monneron con le ultime monete del tipo Ercole, tutte coniate nel 1792 e meno comuni rispetto ai 5 sols del Giuramento e ai 2 sols Libertà descritti in precedenza. La moneta da 1 sol è molto rara ed è costituita in bronzo, peso di circa 7 g e diametro di circa 27 mm. Al dritto presenta l’immagine di Ercole mentre cerca di spezzare i raggi della libertà davanti al tempio della sapienza. L’incisione è del medaglista Augustin Dupre. Attorno è presente la scritta “LES FRANÇAIS UNIS SONT INVINCIBLES” mentre in esergo “L’AN IV DE LA LIBERTÉ”. Al rovescio notiamo la frase “MÉDAILLE QUI SE VEND UN – SOL A PARIS CHEZ MONNERON PATENTÉ” mentre attorno “REVOLUTION FRANÇAISE 1792”. Nel contorno, in incuso, è presente la frase “CONFIANCE AUGMENTE LA VALEUR”. La forte determinazione del popolo francese è rappresentata dal fascio dei raggi legati assieme che nemmeno Ercole riesce a rompere, immagine che ben rappresenta il motto inciso sul tondello. La stessa immagine e la stessa leggenda, ovviamente con diversa indicazione del valore, di peso e di diametro (bronzo, 11 - 14g e circa 32 mm) sono impresse sul pezzo da 5 sols, il più “comune” della serie Ercole. Invece la moneta da 2 sols (bronzo, 13 - 14 g e circa 32 mm), molto rara come quella da 1 sol, è differente: in questo caso Ercole è raffigurato mentre sta piegando lo scettro reale con attorno la scritta “LA SAGESSE GUIDE SA FORCE”. In esergo compare la scritta “LA FIN DU DESPOTISME”. È chiaro il riferimento della fine monarchica. Inoltre, compare una civetta a sinistra di Ercole. Esiste anche un tipo rarissimo da 2 sols, con stessa immagine al dritto, che non presenta indicazione di valore, mentre al rovescio è raffigurata una piramide con attorno “RESPUBLICA GALLICA ANNO”, mentre all’esergo “ÆRE PERENNIUS 1792”. In questo caso si potrebbe trattare di una prova o di una medaglia. 1 sol Ercole, molto rari. 5 sols Ercole. Della tipologia Ercole, i 5 sols sono quelli "più comuni" da trovare. 2 sols Ercole. Da notare lo scettro reale piegato e la corona rotta. Come per la moneta da 1 sol, anche quelle da 2 sols sono molto rare. I 2 sols con la piramide, forse una versione di prova o una medaglia. Con le monete Ercole concludiamo la discussione su queste magnifiche monete rivoluzionarie francesi. In realtà ci sarebbero altre monete di fiducia come quelle della Caisse de Bonne Foi, Lefevre – Lesage, Clémencon et Compagnie etc. Inoltre, esistono tante varianti dei Monnerons in base alla disposizione di punti, lettere, numeri, difetti del conio e altro ancora, ma ho preferito fermarmi solo sulla monetazione Monneron e sui punti importanti altrimenti il post sarebbe stato troppo lungo. Spero che questa discussione vi sia piaciuta! 😃 Alla prossima Xenon971 punto
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Approfitto per aggiungere il gettone della Fonderia Necchi da 5 cent. di Meleto, già postato e descritto in https://www.lamoneta.it/topic/206276-gettone-fonderia-necchi-pavia/ apollonia1 punto
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Perché non mi ascolti? Basta digitare le parole che ti ho scritto e vedrai che non si tratta di animali.1 punto
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Quello che scrive purtroppo è vero. Non me la sento di fare il nome della casa d’aste (magari glielo scrivo in pvt). Ho segnalato loro il problema e quantomeno hanno immediatamente ammesso l’errore offrendomi il rimborso totale e la restituzione della moneta a loro spese. Ho declinato per tre semplici ragioni: (i) avevo già il fondato sospetto che la provenienza fosse errata (sospetto poi confermato dopo l’acquisto), quindi ho acquistato consapevolmente; (ii) la moneta mi interessava molto a prescindere dal suo pedigree; (iii) mi ero prefissato un esborso massimo pari all’importo che sarei stato disposto a pagare la moneta anche senza quella provenienza… e sono riuscito a non sforarlo. La leggerezza commessa dalla casa d’aste non ha in ogni caso giustificazione. Saluti1 punto
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ma se poi mi devo finanziare per fare ulteriori acquisti collezionistici, cosa sono? traffichino? collezionista? vanno a vedere da quanto tempo detenevo quel bene? si aprirebbe un mondo di libera interpretazione dove lo stato entra in casa tua senza chiedere permesso.1 punto
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Bello questo falso, è il primo che vedo con "siciliar." Potresti mostrare anche il taglio? Grazie1 punto
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Ciao @LOBU innanzitutto rispetto tutte le opinioni e soprattutto devo dire che ti stimo perchè i tuoi interventi sono sempre approfonditi e denotano una grande passione e uno studio notevole dei documenti. Per non annoiare chi legge, mi permetto di puntualizzare soltanto qualche punto. In primis non ho la presunzione che la mia Piastra "naso diverso" sia una Variante ( ho premesso che non ho ancora trovato una definizione valida di questo termine ). Abbiamo discusso in questa sede, molte volte di " doppi puntini" - orizzontali o verticali - senza capire se erano esuberi di conio, segni o quanto altro ( e potrei fare altri esempi ). In questo caso ci troviamo di fronte ad un "naso diverso" che sia Variante, Variabile, Curiosità, Errore o Fallo, sinceramente non mi interessa. Fate voi. Ma che sia diverso è esplicito o sono io che ho problemi di vista ? Scrivi : Penso che probabilmente il punzone sia stato ritoccato perchè in quel punto aveva del problemi ( eccessiva usura ? ) mentre è stato conservato il resto del busto senza ritocchi. Ho riportato "sul piano" come fosse una scansione, le 3 foto della "naso diverso" ( la 4° è stata scartata per la scarsa qualità ). Quindi penso che potrai confrontarle con Photoshop. Quella superiore sinistra è la mia, le altre sono di Venditori. Buona Serata a Tutti, Beppe1 punto
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Mi permetto di segnalare il manuale cartaceo,per la Lira,ovviamente piú completo del sito,sempre del nostro @andrea78ts.1 punto
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Se l'esemplare in foto sia autentico o meno, sinceramente non me la sento di esprimermi guardando solo quelle foto e senza nemmeno conoscere il peso esatto. L'argento, nell'autentico, è ad alto titolo (.944) altro che argento "basso", come dice il venditore. Di seguito lo screenshot della pagina del Krause1 punto
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Ciao, da quando riesco a vedere dalle foto si tratta sicuramente di un dupondio (si intravede la corona radiata sulla testa dell'imperatore) che dai lineamenti è Commodo con ritratto da giovane. Sul rovescio è rappresentata la Liberalitas della tipologia che mostro in foto 🙂 ANTONIO1 punto
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Complimenti @Xenon97 una preziosa e interessante pagina di ricerca storico-numismatica, letta tutta di un fiato!1 punto
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Confermo il calice e la datazione 1295-1335 corrispontente a Enrico. Anche l'aquila corrisponde. Riferimento: Rizzolli M 155. Arka Diligite iustitiam1 punto
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Infatti non è autentica , dovrebbe essere una riproduzione.1 punto
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Non ho particolare interesse ai problemi relativi all'esportazione, se non quello di informarmi attivamente per conoscere gli aspetti legislativi del collezionismo. Leggi e circolari concernenti i Beni culturali sono di necessità generiche e pertanto ampiamente interpretabili dai funzionari preposti, che "talora" agiscono in base a preconcetti e non allo spirito della legge. Inoltre la materia numismatica è poco conosciuta e ne derivano comportamenti a volte inadeguati. Nello specifico, e per rispondere anche a @coinzh, la Legge vieta l'esportazione di materiale di "interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico particolarmente importante" (D. Lgs 42/2004) ed il valore di 13.500 Euro riguarda oggetti che non ricadono in questa fattispecie (MIBAC circ. 13/2019). Ora qui sorgono i problemi perché, parlando ora di numismatica, se si considerano le varianti delle monete di interesse archeologico, esse potrebbero essere moltissime, e se il funzionario responsabile ritiene di salvaguardare una moneta ritenuta comune per le sue varianti o per il suo stato stato qualitativo (MIBAC DM 06/12/2017 n. 537), ciascuno di questi elementi potrebbe far diventare molto raro un esemplare ritenuto genericamente "comune" e dal prezzo non particolarmente elevato: dunque non esportabile. Il problema inverso è anch'esso confuso: per una moneta importata dall'estero si possono richiedere i certificati di avvenuta spedizione (CAS) o importazione (CAI) che hanno validità quinquennale e permettono una libera circolazione del bene culturale a prescindere dal valore; essi dovrebbero essere ‘rinnovabili’, ma recentemente ho sentito che questa pratica, automatica per il passato, sia divenuta anch'essa in parte "discrezionale". Scusate se sono stato analitico e pignolo, ma le norme esistenti sono complesse, e se esse perseguono encomiabilmente furti o esportazioni illegittime di beni culturali dall'Italia, non aiutano certo il collezionista che intenda arricchire o alienare la propria collezione. Circolare 13.2019.pdf1 punto
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Temo di essere disarmato per dare grandi informazioni di tipo collezionistico, tipo conservazione, grado di rarità etc etc essendo particolari che non mi interessano. Quello che ti posso dire è che, insieme alla sua quasi omologa moneta da XL nummi è una coniazione assolutamente meravigliosa e piena di risvolti simbolici, politici e storici che affonda le proprie radici fino ai primordi della coniazione romana arrivando agli ostrogoti attraverso le monete costantiniane, come già fatto notare dall'ottimo @Adelchi66 Cito da Arslan (la moneta in bronzo degli ostrogoti, in ACTA NUMISMATICA, 52, 2022, PP 258, 259) con omissis "il nominale da XL nummi in sequenza con il XX Nummi non può essere datato all'età di Atalarico ... per il peso medio dell'unità base ... che lo colloca nella prima fase delle emissioni teodoriciane, continuando ad essere emesso, o a circolare, fino ad un abbattimento delle medie delle emissioni enee con Atalarico per l'aumento del prezzo del rame ... Il nominale da Xx nummi venne emesso in due serie con due stelle in alto [il 40 nummi aveva in alto il simbolo di valore XL] probabile riferimento alla bipartizione dell'impero con al centro I o chrismòn, certamente con significato simbolico, forse con riferimento alla componente cattolica della comunità. All'esergo, che esiste anche liscio, con il numerale, è un numero variabile, da uno a cinque, di globetti, presumibilmente indicanti le officine ... in es. XX, .XX., .X.X., ..XX.., ..X.X.." Non proprio. Teodorico era un abile politico, molto colto, non solo rex della sua nazione ma anche nobile romano Flavio Teodorico, cresciuto culturalmente dal 461 al 469 a Costantinopoli e certamente affascinato dalla romanità. Un uomo quindi a cavallo tra romanità e cultura germanica. ecco quindi che per le emissioni enee Teodorico, per la sua propaganda politica sulle monete, ripesca simboli forti che siano in continuità con le radici della romanità. Non un omaggio, ma una volontà di affermare "io e la mia gente siamo qui a governare in continuità ed a fianco con l'impero". Ecco forse il perché delle due stelle (nelle emissioni costantiniane avevano simboleggiato il dualismo Roma-Costantinopoli): L'impero d'oriente e quanto rimane di quello d'occidente sono la stessa cosa, in continuità. E dalle monete auree ed argentee sappiamo che l'autorità riconosciuta, quella da cui veniva (o da cui avrebbe dovuto venire) l'imprimatur per governare era l'imperatore nel cui nome ed interesse (almeno teoricamente) i sovrani ostrogoti agivano. Ma le monete in bronzo che circolavano localmente, propronevano dei tipi fortemente evocativi per la popolazione romanza del regno ostrogoto. Erano gli anni in cui il geniale sovrano perseguiva l'organica collaborazione tra il gruppo militare ostrogoto e la raffinata e colta comunità romanza con una burocrazia imperiale intatta e con personalità di assoluto rilievo come Cassiodoro e Boezio Ma non solo lupa ed aquile sono certo figlie di una tradizione locale romana ma erano in grado di evocare una dimensione mitica ben presente nel mondo goto, nel quale lupi ed aquile appaiono quasi animali totemici. (preso + o - da Arslan La monetazione dei Goti, 1989 e da Dalla classicità al medioevo in NAc Quaderni ticinesi 2004).1 punto
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Grazie Niko Che sia apprezzata da Te e dux-sab mi gratifica notevolmente!1 punto
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La moneta è un riconio; l'originale presenta il primo 6 di 1866 aperto e non chiuso. Qui una moneta originale periziata, (immagine presa dal catalogo LaMoneta)1 punto
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[...] Cruciale per Planelli fu l’ambiente riformatore e massonico. Villarosa (1834, pp. 270, 273) lo dipinge come il beniamino delle consorterie scientifico-letterarie, «essendo i suoi discorsi sempre conditi di Attico lepore». Cuore dell’attività era il salotto di Antonio di Gennaro duca di Belforte, aperto tra il 1776 e il 1787 circa a Mergellina. Alla libera muratoria Planelli aderì nel 1780 circa (nelle liste del 1782 e 1784 della loggia ‘La vittoria’ è terzo maestro). Gli ambienti massonici, apprezzati dalla regina Maria Carolina e dal segretario di Stato John Acton, furono lo sfondo dei rapporti con Ippolito Pindemonte, dal 1779, e soprattutto con Aurelio de’ Giorgi Bertòla, che a Planelli dedicò le Odi XXIII e XXIV (1777) e la IV delle Lettere campestri (1783; Bertòla de’ Giorgi, II, 1785, pp. 81-85, 164-176; vivaci memorie di quei giorni nel carteggio Amaduzzi - Bertòla de’ Giorgi, 2005, ad ind., ma cfr. anche Bertòla de’ Giorgi, 1982, p. 112; Luzzitelli, 1987, pp. 25, 209, 212; e Fedi, 2004, pp. 78 s., 90 s.). [...] [...] La Corona reclutò Planelli il 24 luglio 1790 nominandolo maestro, cioè direttore, della Zecca. Nell’emergenza della contrapposizione alla Francia, per assicurare liquidità allo Stato nel 1792 Planelli propose al Consiglio delle finanze «di ridurre in verghe l’argento dei privati, di saggiarlo, pesarlo, valutarlo e inviarlo ai banchi perché lo custodissero, in cambio di numerario»: proposta subito accolta (cfr. Maiello, 1980, pp. 32-34). Accusato nel 1794 di sostegno a una rivolta giacobina, fu assolto e conservò la carica fino al 1802. Rifiutatosi di prestare servizio per la Repubblica, al ritorno dei Borboni, il 28 giugno 1799 fu reintegrato. Il re incaricò Planelli di organizzare e dirigere il Real Museo mineralogico, che aprì nel 1801; nel 1802 Planelli entrò nella giunta per la catalogazione della Biblioteca reale. Secondo Villarosa (1834, p. 274), «l’aver dovuto dimorare nella casa annessa alla R. Zecca, ove l’esalazione della liquefazione del rame e di altri metalli rende quell’abitazione poco salutare, gli fé accrescere il male ne’ nervi». Morì a Napoli il 13 marzo 1803 (Bellucci La Salandra, 1935, p. 16; per altri il 6: cfr. Di Castiglione, 2008, p. 376). La salma fu inumata nella chiesa dell’Ordine gerosolomitano di S. Giovanni a Mare. [...]1 punto
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Sono sicuro che chi l'aveva inserita nel lotto l'ha battezzata per falsa...invece...bella monetina!1 punto
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Complimenti Raffaele! Hai aggiunto un'altra variante che dà ulteriore prestigio all'intera collezione... e basta con "l'umile raccolta", ti prego! E pensare che c'è chi ancora crede che certe varianti in legenda siano frutto di errore... è veramente difficile spiegargli che quando lo stesso "errore" compare su diversi conii, non può più dirsi "errore". Dalla serie "errare è umano, perseverare è diabolico" - incisori analfabeti o ispirati direttamente dal Diavolo? Di seguito, tre diversi conii GRTIA. A buon intenditor...1 punto
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È, come tutte le 5 lire 1901 mostrate qui con -mi pare- finora una sola eccezione, una banale riproduzione1 punto
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Non per niente c'è pure scritto nel titolo del sondaggio "quell'affare a forma di Finlandia"1 punto
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Grazie a tutti per i complimenti! Allego le foto del mio 5 sols del Giuramento, secondo tipo. 🙂1 punto
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Complimenti @GIOVI56. Il Massaro (sigle SM o CM) entra -come da te giustamente scritto- il 18 maggio 1595 ed è possibile affermare che resta Massaro sino al giorno antecedente l’elezione del successivo Massaro, Antonio Morosini, del 4 febbraio 1596. Per completezza, il successivo 15 febbraio 1596 entra come Massaro Marco Dandolo con sigla MD. Tengo però a richiamare l’attenzione sull’esemplare postato in quanto, da una verifica sul testo del Papadopoli, l’esemplare medesimo non è presente tra le varietà. La particolarità sta in MARINVS GRIMANVS. Nei 15 esemplari descritti dal Papadopoli, non si rinviene tale parte della legenda sul D/. Per tutti, si legge MARINVS GRIMANO salvo per gli ultimi due (tipo 88 e 89) dove si legge MARINVS GRIMAN’ . Certo, il Papadopoli non raccoglie tutti i possibili esemplari, ma certamente (a mio avviso) resta sempre una particolarità dell’esemplare. Buona serata, Domenico1 punto
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Bella moneta... La fotografia è apprezzabile se la si guarda in ambito amatoriale per l'appunto da utente che ci mostra il suo pezzo. Fotografare le monete richiede pratica e molto tempo!1 punto
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