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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 03/11/23 in tutte le aree
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1. Breve storia sull'assignat Verso la fine del 1789, alla vigilia della Rivoluzione Francese, le casse dello Stato erano quasi vuote. Per evitare il fallimento, il deputato dell’Assemblea Nazionale Talleyrand ideò il piano di confisca dei beni ecclesiastici, con lo scopo di metterli all’asta per salvare le finanze dello Stato. Il 2 novembre 1789 l'Assemblea Nazionale diede inizio al progetto. Il patrimonio confiscato totale ammontò a circa 2 - 3 miliardi di livre, e la vendita fu affidata a una cassa straordinaria creata il 19 dicembre: la Caisse de l’Extraordinaire. Tuttavia, la liquidazione di tutti i beni richiedeva del tempo, minimo un anno, e la bancarotta era sempre in agguato. Per risolvere questa problematica, l’Assemblea decretò che 400 milioni di livre sarebbero subito stati emessi in obbligazioni con interesse del 5%: nacque l’assignat. Durante la votazione del provvedimento alcuni deputati, tra cui lo stesso Talleyrand, erano assolutamente contrari all’idea. Secondo loro la grande debolezza dell'assegnato era che ci sarebbero stati più biglietti in circolazione rispetto al reale valore dei beni ecclesiastici, con conseguente pericolo che sarebbe stato impossibile coprirne il rimborso di tutti. Un altro punto era la facilità di falsificazione, con forte rischio di trovare in circolazione una quantità di assegnati nettamente superiore a quelli emessi. I primi assignat furono emessi agli inizi del 1790 dal valore di 1000 livre. Il 17 aprile 1790 l'assignat fu trasformato da biglietto di obbligazione in cartamoneta ufficiale dello Stato in modo da compensare la scarsità di monete, ma con l’interesse sceso al 3%. Il 27 agosto 1790 l'Assemblea Nazionale autorizzò un'altra emissione di 1.9 miliardi di assegnati, con tagli da 50, 60, 70, 80, 90, 100, 500 e 2000 livre, che avrebbero avuto corso legale entro la fine dell'anno. Nel settembre dello stesso anno il Ministro delle Finanze, Jacques Necker, si dimise in quanto contrario alla decisione di ufficializzare gli assegnati come cartamoneta statale e la nuova emissione di questi. Tra il 1790 e il 1793 gli assegnati persero il 60% del loro valore. In aggiunta, l'Inghilterra iniziò a produrre dei falsi assignat con lo scopo di accelerare ancora di più la crisi economica francese. Per distribuirli a tutta la fascia della popolazione, tra il 1792 e 1793 vennero stampati anche assignat dal valore di 10, 15, 25 e 50 sols. Durante il regime del Terrore, la mancata accettazione dell'assignat era punita con la pena di morte. All’inizio del 1796, gli assegnati ammontarono a circa 45 miliardi di livre e gli interessi ridotti a 0. La somma complessiva degli assegnati non avrebbe mai dovuto superare gli iniziali tre miliardi di livre. La terribile inflazione causata dall'assignat provocò un aumento del costo della vita, un seguitare del suo deprezzamento e la scomparsa quasi totale del contante metallico. Per sopperire alla mancanza di spiccioli e facilitare gli acquisti quotidiani, alcuni imprenditori privati misero in circolazione monete di rame e d’argento: nacquero le monnaie de confiance, ovvero le monete di fiducia. Questi gettoni - monete di fiducia non ebbero mai corso legale, ma circolarono abbondantemente dal 1791 al 1794. E qui che entrarono in gioco i fratelli Monneron... Ritratto di Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord. Durante il periodo napoleonico diventerà Principe del neocostituito ed effimero Principato di Benevento (1806 - 1814) e sarà uno dei principali protagonisti del Congresso di Vienna. Fu soprannominato "il Camaleonte" ed è considerato uno dei maggiori esponenti del Trasformismo. Assignat da 1000 Livre. Fu il primo assegnato e in ambito collezionistico ha un indice di rarità R5. In questo grafico viene rappresentata la svalutazione di 100 Livre in assignat. Nel 1796 l'assignat fu sostituito dalla Promessa di Mandato Territoriale, una nuova cartamoneta che tuttavia subirà un deprezzamento ancora più veloce rispetto all'assignat, tanto che sarà demonetizzato nel 1797. L'economia francese si stabilizzerà durante gli inizi del periodo napoleonico. 2. Storia della Banque Monneron Le monete fiduciarie più diffuse e famose furono quelle della Banca Monneron. Alla fine del XVIII, la famiglia Monneron fu una delle più importanti famiglie francesi sul piano politico, finanziario e commerciale. Il capofamiglia era Antoine Monneron, possessore di alcune saline, avvocato del Parlamento di Antibes e controllore generale della gabella, la tassa reale sul sale. Dalla moglie Barbe Arnault ebbe venti figli, ma otto morirono giovanissimi. Gran parte dei suoi figli vennero inviati nelle colonie francesi in cerca di fama e fortuna. Tra questi ci interessa la storia di 4: Charles Claude Ange Monneron, il primogenito, iniziò la sua carriera come mercante della Compagnie delle Indie Orientali Francese nel 1767. Nel 1769 fu promosso commissario generale dei porti e degli arsenali navali, e nel 1784 direttore degli stabilimenti francesi in India. Sarà eletto Deputato del Terzo Stato di Annonay agli Stati Generali del 1789; Jean Louis Monneron, come per il fratello maggiore, entrò a far parte della Compagnie delle Indie Orientali Francese come agente commerciale nel 1769. Negoziando nella città di Pondicherry, fece rapidamente fortuna. Anche lui sarà eletto Deputato nel 1789; Pierre Antoine Monneron fu capitano di navi e si distinse per le sue missioni presso il governatore delle Indie Olandesi. Come per i due fratelli, sarà eletto Deputato nel 1789; Joseph François Augustin Monneron fu uno dei pochi fratelli che rimase in Francia. Nel 1777 si stabilì a Parigi come commerciante e diventerà direttore di una fabbrica di tabacco. Verrà eletto Deputato per Parigi nel 1791. Grazie all'appoggio dei suoi 3 fratelli, Joseph François Augustin fondò una banca commerciale per importare metalli in Francia e rifornire il Dipartimento della Marina Francese di argento e rame: la Banque Monneron. Oltre alle operazioni commerciali, la banca si era specializzata anche nella produzione di medaglie rivoluzionarie che vendeva presso la sede principale situata a Place du Carrousel, nei pressi del Palazzo del Louvre a Parigi. Il medaglista era Augustin Dupre che negli anni successivi diventerà l’incisore di riferimento della storia monetale francese grazie al pezzo da 5 franchi che simboleggerà la Repubblica per quasi 200 anni: la moneta con Ercole. La mancanza di contante metallico, e il risultato deludente delle monete da 12 denari e 2 sols a corso legale, spinsero alcuni privati a sostituirsi allo Stato per fornire alla popolazione le monetine. La Banque Monneron iniziò a coniare monete di fiducia in rame nel settembre del 1791. Per velocizzare i tempi di produzione, i Monneron strinsero un patto con l’industriale inglese Matthew Boulton, socio dell’ingegnere James Watt, l'inventore della prima macchina a vapore. Grazie all'invenzione di Watt, le monete Monneron furono prodotte in gran numero nell'officina monetaria della Soho Mint di Boulton, nei pressi di Birmingham. In cambio di una commissione, i Monneron offrirono alla popolazione francese lo scambio delle loro monete di fiducia con assignat da 50 livre. Tuttavia, l’eccessiva fiducia che i fratelli ebbero verso l’assignat, e il suo rapido deprezzamento, fu una vera rovina per la Banque Monneron. Inoltre, la coniazione di milioni e milioni di monete in Inghilterra comportò una spesa di denaro in argento e oro enorme per l’acquisto del rame inglese e della lavorazione, con una perdita considerevole. La rovina era ormai vicina. Verso la fine di marzo del 1792, la Banque Monneron fu dichiarata fallita e Pierre, che ne fu il direttore, fuggì in Inghilterra. Il fratello minore Augustin, che deteneva la banca, rilevò l'attività, ma la comparsa di una legge nel 1792 che proibì la fabbricazione di monete private spense ogni speranza. Nel settembre dello stesso anno un decreto vietò la commercializzazione delle monete di fiducia rimaste in circolazione. Nonostante la legge, i gettoni di fiducia circolarono almeno fino al 1794. I fratelli Monneron, da sinistra a destra: Pierre Antoine, Charles Claude Ange e Jean Louis. Insieme all'altro fratello Augustin fonderanno la Banque Monneron. La Soho Mint nei pressi di Birmingham. Proprietà di Matthew Boulton, la zecca coniò i 2 penny "cartwheel" di Giorgio III, nonché numerosi penny di prova e coloniali. 3. I 5 sols “del Giuramento” Con oltre due milioni di esemplari coniati, le monete da 5 sols dette “del Giuramento” o “patto della Federazione” sono le protagoniste e le più famose delle monete Monneron. In bronzo, dal peso di 25 – 30 g e dal diametro di 38 – 40 mm, esistono 4 tipologie per differente rovescio, mentre al dritto condividono l’immagine allegorica, con i soldati che fanno voto davanti alla Libertà, del giuramento compiuto durante la Festa della Federazione del 14 luglio 1790, che commemorava la presa della Bastiglia. Attorno è presente la scritta VIVRE LIBRES OU MOURIR, e in esergo la data 14 JUILLET 1790. L’incisore di questa magnifica immagine, che ricorda un po’ lo stile neoclassico del Giuramento degli Orazi dipinto da Jacques Louis David, è di Augustin Dupre. L'adeguamento tipografico e quello dei torchi furono forniti invece da Jean Pierre Droz, dipendente della Soho Mint. Le 4 tipologie sono le seguenti: Il primo tipo è datato 1791 e presenta al rovescio la frase “MEDAILLE DE CONFIANCE DE CINQ - SOLS A ECHANGER CONTRE DES ASSIGNATES DE 50 L. ET AU DESSUS – L’AN III DE LA LIBERTÉ” mentre attorno “MONNERON FRERES NEGOCIANS A PARIS 1791”; sul contorno, in incuso, la scritta DEPARTEMENTS DE PARIS DE RHONE DE LOIRE DU GARD. I 5 sols del 1791 sono quelli più rari. Inoltre, al dritto, vicino all’altare, la data 14 JUILLET 1790 è scritta in numeri romani; Dal secondo tipo in poi sono datati 1792. Al rovescio presenta la frase “MEDAILLE DE CONFIANCE DE CINQ – SOLS REMBOURSABLE EN ASSIGNATES DE 50 L. ET AU DESSUS – L’AN III DE LA LIBERTÉ” mentre attorno “MONNERON FRERES NEGOCIANS A PARIS 1792”. La scritta finale cambia in base all’anno III o all’anno IV. I primi monneron del secondo tipo riportano l'indicazione 50L, mentre i successivi 50#. Al contorno, in incuso, i gettoni dell’anno III presentano la scritta “DIPARTEMENS OF PARIS RHONE E LOIRE DU GARD” mentre quelli dell’anno IV “DEPARTEMENS OF PARIS RHONE E LOIRE DU GARD”; Il terzo tipo presenta al rovescio la scritta “MEDAILLE QUI SE VEND 5 - SOLS A PARIS CHEZ MONNERON PATENTÉ L’AN IV DE LA LIBERTÉ” mentre attorno “REVOLUTION FRANÇAISE 1792”. Al contorno, in incuso, compare la frase “BON POUR LES 83 DEPARTAMENS AN IV”. I monneron del terzo tipo misurano 38 mm invece di 40 mm. Oltre al diametro inferiore, il peso è vicino ai 25 g; L’ultimo e quarto tipo porta la leggenda “MEDAILLE QUI SE VEND CINQ - SOLS A PARIS CHEZ MONNERON PATENTÉ” mentre attorno “REVOLUTION FRANÇAISE 1792”. Al contorno, in incuso, presenta la scritta “CONFIANCE AUGMENTE LA VALEUR”; Esistono anche 5 sols placcati in argento e oro, ma sono molto rari. Il dritto è lo stesso in tutti e 4 i tipi. Solo nel primo tipo è presente un piccolo cambiamento con la data scritta in numeri romani. 5 sols del primo tipo, i più rari da trovare. 5 sols del secondo tipo. Le monete con 50# e la scritta AN IV sono quelle più comuni. 5 sols del terzo tipo. A differenza degli altri 3 tipi, il terzo è l'unico che misura 38 mm e il peso sui 25 g. 5 sols del quarto tipo, più rari rispetto a quelli del secondo e terzo tipo. Un 5 sols del secondo tipo placcato in argento. 4. I 2 sols “Libertà” I gettoni da 2 sols del tipo “Libertà” furono le primissime monete coniate dalla Banque Monneron. In totale furono coniate oltre due milioni e seicentomila esemplari. Sempre in bronzo, il peso oscilla tra i 16 e 18 g mentre il diametro è di circa 32 mm. Al dritto viene raffigurata la Libertà seduta a sinistra, appoggiata alla Dichiarazione dei Diritti Umani, che tiene nella mano destra una picca sormontata dal berretto frigio, simbolo di libertà, e dietro un gallo, simbolo di vigilanza. In alto si nota un sole splendente con i raggi che illuminano la personificazione della Libertà. Attorno notiamo la scritta “LIBERTE SOUS LA LOI” mentre in esergo "L’AN III (o IV) DE LA LIBERTE”. A differenza dei 5 sols, l’incisore è un certo Ponton, ma sfortunatamente non esistono informazioni su di lui. Esistono due tipi di monete da 2 sols: Il primo tipo è datato 1791 e riporta al rovescio la frase “MEDAILLE DE CONFIANCE DE DEUX SOLS A ECHANGER CONTRE DES ASSIGNATES DE 50 L. ET AU DESSUS 1791” mentre attorno “MONNERON FRERES NEGOCIANS A PARIS”. Nel contorno, in incuso, è presente la scritta “BON POUR BORD. MARSEIL. LYON. ROUEN. NANT. ET STRASB.”. Il valore in assegnati può essere espresso in 50L, 50L. o 50#. Il secondo tipo è datato 1792 e riporta al rovescio la frase “MEDAILLE QUI SE VEND DEUX-SOLS A PARIS CHEZ MONNERON PATENTÉ” mentre nel giro “REVOLUTION FRANÇAISE 1792”. Nel contorno, in incuso, è presente la scritta “CONFIANCE AUGMENTE LA VALEUR”. Il dritto è lo stesso nelle due tipologie. Naturalmente cambia la frase in esergo in base all'anno III o anno IV. 2 sols del primo tipo. 2 sols del secondo tipo. 5. 1, 2 e 5 sols “Ercole” Finiamo la monetazione Monneron con le ultime monete del tipo Ercole, tutte coniate nel 1792 e meno comuni rispetto ai 5 sols del Giuramento e ai 2 sols Libertà descritti in precedenza. La moneta da 1 sol è molto rara ed è costituita in bronzo, peso di circa 7 g e diametro di circa 27 mm. Al dritto presenta l’immagine di Ercole mentre cerca di spezzare i raggi della libertà davanti al tempio della sapienza. L’incisione è del medaglista Augustin Dupre. Attorno è presente la scritta “LES FRANÇAIS UNIS SONT INVINCIBLES” mentre in esergo “L’AN IV DE LA LIBERTÉ”. Al rovescio notiamo la frase “MÉDAILLE QUI SE VEND UN – SOL A PARIS CHEZ MONNERON PATENTÉ” mentre attorno “REVOLUTION FRANÇAISE 1792”. Nel contorno, in incuso, è presente la frase “CONFIANCE AUGMENTE LA VALEUR”. La forte determinazione del popolo francese è rappresentata dal fascio dei raggi legati assieme che nemmeno Ercole riesce a rompere, immagine che ben rappresenta il motto inciso sul tondello. La stessa immagine e la stessa leggenda, ovviamente con diversa indicazione del valore, di peso e di diametro (bronzo, 11 - 14g e circa 32 mm) sono impresse sul pezzo da 5 sols, il più “comune” della serie Ercole. Invece la moneta da 2 sols (bronzo, 13 - 14 g e circa 32 mm), molto rara come quella da 1 sol, è differente: in questo caso Ercole è raffigurato mentre sta piegando lo scettro reale con attorno la scritta “LA SAGESSE GUIDE SA FORCE”. In esergo compare la scritta “LA FIN DU DESPOTISME”. È chiaro il riferimento della fine monarchica. Inoltre, compare una civetta a sinistra di Ercole. Esiste anche un tipo rarissimo da 2 sols, con stessa immagine al dritto, che non presenta indicazione di valore, mentre al rovescio è raffigurata una piramide con attorno “RESPUBLICA GALLICA ANNO”, mentre all’esergo “ÆRE PERENNIUS 1792”. In questo caso si potrebbe trattare di una prova o di una medaglia. 1 sol Ercole, molto rari. 5 sols Ercole. Della tipologia Ercole, i 5 sols sono quelli "più comuni" da trovare. 2 sols Ercole. Da notare lo scettro reale piegato e la corona rotta. Come per la moneta da 1 sol, anche quelle da 2 sols sono molto rare. I 2 sols con la piramide, forse una versione di prova o una medaglia. Con le monete Ercole concludiamo la discussione su queste magnifiche monete rivoluzionarie francesi. In realtà ci sarebbero altre monete di fiducia come quelle della Caisse de Bonne Foi, Lefevre – Lesage, Clémencon et Compagnie etc. Inoltre, esistono tante varianti dei Monnerons in base alla disposizione di punti, lettere, numeri, difetti del conio e altro ancora, ma ho preferito fermarmi solo sulla monetazione Monneron e sui punti importanti altrimenti il post sarebbe stato troppo lungo. Spero che questa discussione vi sia piaciuta! 😃 Alla prossima Xenon978 punti
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Buongiorno a tutti, un conoscente mi ha segnalato questa discussione. Essendo il venditore che ha trattato la cessione del pezzo, credo di essere in una delle migliori posizioni per commentare l'esemplare essendo al momento l'unico partecipante (oltre all'attuale proprietario) ad averlo potuto osservare de visu. Si tratta di una tipologia di moneta locale – questa specifica con titolatura di Principe di Castiglia – di grandissima rarità . I tipi più ricorrenti, ma sempre molto molto rari, sono quelli con lo stemma civico in varie declinazioni. Lo stile può essere comunque paragonato in una certa misura, escludendo dal confronto lo stemma palato e di Castiglia-Leon. Posto quindi le immagini di un'altra moneta locale di Messina [ex Aureo & Calicò 381, 1420], mi sembra che fino ad ora ciò non sia stato fatto, per poter confrontare quella oggetto di discussione. Ora, prescindendo dallo stato conservativo, credo che le evidenze di identità di stile siano più che lampanti. L'esemplare, e qui forse Santone dovrà fidarsi (come del resto tutti noi dobbiamo fidarci delle Sue sensazioni inviate per telegramma), posso assicurare che è coniato. Il tondello è coerente con quelli impiegati all'epoca per queste particolari emissioni, così come il tipo di battuta e lo stacco del modellato. Il peso di 3,79 g è pienamente in linea con i vari esemplari noti di questa serie. Se vogliamo aggiungere un tocco di romanticismo, la problematica di conio (e non di battitura! Si tratta proprio di un problema in fase di approntamento del conio, una incisione difettosa) sulla lettera M della sigla M C è presente anche negli esemplari disegnati sul Paruta, che quindi appaiono con la sola lettera C a destra dello scudo. Per un approfondimento di questa tipologia specifica consiglio l'ottimo testo di Bonanno, di sicuro sarà già presente nelle Vostre biblioteche e non pretendo di aver scoperto l'acqua calda; il quale dedica 4 pagine alla trattazione dell'argomento e alla rarità di questa emissione "scomparsa" per 4 secoli circa. Vengono altresì spiegate le assenze nella compilazione dei testi moderni, Spahr in primis, che non inserirono questa coniazione nei loro corpora non avendone semplicemente reperito esemplari. Sperando di averVI lasciato con qualche informazione OGGETTIVA in più, Vi auguro un buon proseguimento di discussione e chiedo perdono ad @Oppiano per l'intromissione che mi pareva doverosa. Cordialmente, Antonio Rimoldi4 punti
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Pensa che su Internet qualcuno è riuscito convincere qualcun altro di ********* totali come che la Terra è piatta o che l'euro è una disgrazia e bisogna uscire dall'unione monetaria per trovare finalmente la pace (quella eterna, forse). Quindi per quanto sia sconcertante è normale anche vedere in vendita monete comunissime e strausurate come fossero tesori d'inestimabile valore. Tutto è possibile su Internet, anche che Babbo Natale diventi presidente della repubblica.4 punti
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Oggi ho il piacere di mostrarvi il mio ultimo acquisto! OTACILIA SEVERA, Moglie di Filippo I l'Arabo, 244-249 d.C., SESTERZIO, Emissione: 244-249 d.C., Zecca di Roma, Rif. bibl. R.I.C., 203; Cohen, 10; Metallo: AE, gr. 19,64, Diam.: mm. 29,953 punti
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Nel futuro forse i convegni numismatici sono il nuovo habitat delle foche "monache"3 punti
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Per condivisione: D\ + FERDINANDVS : PRINCEPS CASTEL Campo inquartato con le armi di Aragona nel 1° e 4°, di Castiglia e Leon nel 2° e 3°, entro circolo lineare. R\ REX: SICILIE: ET : ARAGONV Stemma coronato di Aragona e Sicilia, a d. sigla C, entro circolo lineare.2 punti
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Spiegazione delle opzioni: 1) e 2) ipotesi avanzate da alcuni colleghi forumisti 3) quella lasciata dai calci che molti vorrebbero piazzare sul qulo di chi parassita, campando di sussidi invece di contribuire al welfare 4) se ne produce di ottimo, bello denso e saporito, quindi facendo bene all'organismo contribuisce al welfare abbassando la spesa sanitaria 5) la mania finnica per il cellulare era comune a quella italiana, tanto che ai suoi tempi d'oro la Nokia contribuiva ampiamente al welfare 6) uno sport apprezzato che coi suoi profitti contribuisce al welfare 7) pesce molto apprezzato che si trova come farcitura in ottimi panini di segale insieme a uova tagliate a fettine e insalata. Stesso effetto di cui al punto 4)2 punti
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Segnalo un interessante articolo che riporta sinteticamente i tratti principali di una recente sentenza di cassazione in materia di tassazione di una plusvalenza generata da un collezionista di opere d’arte. Sarebbe interessante capire se per analogia possa applicarsi anche al collezionista numismatico. Saluti spero di non violare nessuna disposizione del regolamento del forum, in caso chiedo venia. https://www.eutekne.info/Sezioni/Art_944508_niente_tasse_per_il_collezionista_d_opere_d_arte.aspx2 punti
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Permettetemi un umile suggerimento ragazzi, cercate se possibile di utilizzare uno sfondo nero quando fotografate o scannarizzate i francobolli, soprattutto con gli antchi, si valorizza l'immagine del francobollo e permette di notare eventuali difetti o pregi. Bello anche il 25 cent. .2 punti
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1863 Vittorio Emanuele II Litografico, questo é il primo francobollo italiano che riporta appunto la dicitura 'franco bollo italiano'. Questo é del II Tipo, anche ben marginato.2 punti
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Dimensioni originali: Adattate: direi che il problema è da un'altra parte, non sono le grafiche. Ciao Njk2 punti
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Ti fai una bella passeggiata nei boschi finlandesi, e ti ristori mentalmente e fisicamente, più welfare di così Senza offesa, ma deve girare roba buona dalle loro parti2 punti
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Ci sono ancora commercianti che vanno a farsi rapinare a Verona ?2 punti
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Idem con patate. Delle varianti, in coincard o proof, che vengono fuori solo perché coniano in zecche differenti non me ne frega nulla. Moneta da rotolino basta e avanza2 punti
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La moneta è un 76/1d : in quanto al D/ il ramo è legato con nastro ed è presente un ricciolo di capelli sotto il segno di valore X http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-A1/19 E' vero che la legenda ROMA è un pò inusuale (soprattutto la lettera M come è stato evidenziato) però ci sono diversi denari della stessa emissione con questa particolarità, link Inoltre da considerare che il Crawford ha indicato per questa emissione una zecca siciliana e quindi maestranze diverse da quelle che operavano nella zecca "principale" di Roma.2 punti
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DE GREGE EPICURI C'è anche il sesterzio di Nerone (RIC 143), ma non so quale trionfo celebrasse.2 punti
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Secondo me esistono con e senza virgola, ma possibilmente nel dopo guerra la stampa non era priva di imperfezioni e non se ne curavano, del resto è un piccolo dettaglio. Tra i miei vaglia cambiari, in buona sostanza quelli che sono stati presi a modello, trovo la stessa "anomalia". Assenza della virgola nell'assegno verde >> Sarebbe interessante trovare anche un esemplare senza la prima virgola, comunque non lo ritengo un vero errore di stampa, ma senza alcun riferimento sul fatto che possono coesistere sia con la virgola o meno, rimane solo una mia ipotesi. La gazzetta ufficiale nel decreto ministeriale di emissione si limita a riportare: A sinistra, in angolo, è stampata la lettera maiuscola « N » alla quale segue il numero progressivo.2 punti
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Ciao a tutti, questa sera vi parlo di una moneta che qui sul forum non è mai stata presentata. Come da titolo, si tratta del testone di Paolo V per Ferrara. Paolo V (1605-1621), Ferrara, Testone. Munt 211, CNI 112, MIR 1605/1. D/: Busto a destra con camauro e mozzetta. . PAVLVS . V . BURGH . PONT. MAX +. In basso nel giro in fuori: ++1619+ R/: Il Santo con elmo non piumato, in armatura a cavallo galoppante a destra, in atto di trafiggere con la lancia nelle fauci il drago in piedi a destra, retrospicente. . S . GEORGIVS . FER - RARIAE . PROTECT All'esergo, due armette ovali: a sinistra quella del cardinal legato Giacomo Serra, sormontata da cappello; a destra, quella della città di Ferrara, sormontata da corona. Nel mezzo +. T/: liscio. Peso 9.56 g Al rovescio, è protagonista San Giorgio, patrono di Ferrara. È rappresentato secondo i caratteri tipici della sua iconografia, in armatura a cavallo, intento ad uccidere il drago. La leggenda narra che Giorgio fosse un nobile cavaliere errante, originario della Cappadocia (nell’attuale Turchia), di fede cristiana. Apostolo su un bianco cavallo, giunse un giorno nel regno di Silene, in Cirenaica, che era funestato dalla presenza di un terribile drago, la cui forza distruttrice poteva essere contenuta solo da sacrifici umani. Fu proprio il “soldato di Cristo” a salvare dalle fauci del mostro la figlia del re, e come ricompensa non volle né onori né denari, ma che tutto il popolo si convertisse ricevendo il battesimo. La rappresentazione di san Giorgio che combatte con il drago è in assoluto una delle più diffuse nell’arte cristiana, in epoca medievale ma ancora nei tempi moderni, in Occidente come in Oriente (dove il cavaliere è annoverato fra i megalomartyroi, cioè i santi per eccellenza della tradizione ortodossa). Numerosissime sono le varie rappresentazioni di San Giorgio e il drago nella storia dell'arte. Ve ne allego due, celeberrime, quella di Paolo Uccello e di Raffaello. Nella provincia di Ferrara il culto è particolarmente diffuso poiché spesso, nella credenza popolare dell'Alto Medioevo, il Po e altri corsi minori venivano considerati la tana di un drago, che san Giorgio avrebbe ucciso salvando gli abitanti. In realtà il drago è stato identificato come metafora della pericolosità delle piene del fiume, che rischiavano di distruggere Ferrara e gli altri centri della zona. A Ferrara le due chiese principali gli sono dedicate. Sempre a Ferrara, gli è dedicato il palio, nel quale il premio è appunto il drappo del "santo Zorzo" (san Giorgio nel locale dialetto). Sempre al rovescio della moneta è presente lo stemma della città di Ferrara, che è costituito da uno scudo perale diviso orizzontalmente a metà, con la parte superiore di color nero e la parte inferiore di color argento. Lo scudo è timbrato da una corona ducale, ricordo del periodo ducale della città. Da un punto di vista numismatico, si tratta di una moneta ritenuta rara, che compare abbastanza di frequente sul mercato. Dei due anni di coniazione (1619 e 1620), il 1619 è sicuramente più raro, in base ai passaggi che ho registrato sul mercato, nonostante il MIR assegni R al 1619 e RR al 1620. Nella grande maggioranza dei casi però la conservazione non va mai oltre il BB ed in genere si tratta di un conio che presenta spesso debolezze, salti e ribattiture. Questo esemplare, sicuramente superiore alla media, appare scevro dai difetti maggiori e si presenta ben impresso e corredato da una gradevole patina. Il significato dei segni "croce", "rosetta" e "stella" che compaiono nei testoni (e nei giuli) è di difficile interpretazione. Non si tratta di segni di zecca in quanto si accompagnano spesso alle iniziali F.R degli zecchieri Franchini e Rivaroli; è più probabile che siano segni di differenziazione delle varie emissioni. Michele1 punto
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Non ci posso credere fanno tutte e due alla prima!!! 🤣🤣 Per farvi capire la mia galleria fotografica È L ho anche ridotta 😅1 punto
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Mi manca @caravelle82 perché il gruppo dell'allegoria è nutrito😁 Se non si trasforma @caravelle82 in allegoria mi trasformo io in caravelle🤣1 punto
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Difatti posizioni il quadrato o l'area sulla parte dell'immagine che desideri. Ho cercato una qualità migliore e ti ho messo a disposizione un'area in modo da personalizzare l'avatar rimanendo nel peso da specifiche Propongo di cambiare tutti il nostro avatar con l'allegoria scelta da @Liucksky03🤣1 punto
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@numa numa Allego per confronti due esemplari con stemma civico inquartato trovati sul web [Aureo & Calicò e Bertolami], per altre immagini dovrei attingere dal Bonanno: a prescindere da possibili problemi legati al copyright, al momento il testo si trova in studio e quindi sono momentaneamente impossibilitato alla consultazione. La figura del leone risulta inconfrontabile con altre emissioni locali, in quanto si tratta iconograficamente di un unicum appartenente a questa specifica tipologia. Per quanto riguarda invece altri dettagli, sia epigrafici sia relativi allo stemma di Sicilia, trovo solo identità con i diversi esemplari della serie. Tutt'altro che le citate incongruenze. Tra l'altro le R in queste emissioni non sono aperte (che male vi sarebbe in caso?! Ripeto, le emissioni per la circolazione sono tutt'altra parrocchia) ma formate semplicemente da due tratti: uno verticale ed uno con una forma vagamente simile ad una Z. Vi lascio le immagini, valgono più di mille parole.1 punto
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Buonasera. Riassumiamo: la moneta a Suo parere non è autentica in quanto differente da monete DI ALTRO TIPO che con queste emissioni locali non hanno alcunché da spartire stilisticamente e metrologicamente e perchè "in una importante collezione le monete locali erano assenti". Risulta invece identica stilisticamente alle altre emissioni appartenenti alla medesima serie, ma questo mi pareva di averlo già scritto... Personalmente quando reperisco materiale che non ho mai avuto il piacere di censire attuo un procedimento catalogico e di studio differente, confrontando il pezzo specifico con gli esemplari delle medesime serie/emissioni. Il fatto che non sia presente in una collezione o non l'abbia mai vista prima (e Le posso assicurare che qualche moneta l'ho vista anche io) è la partenza dello studio e non certo la base per determinare l'autenticità. Come già anticipato da @numa numa il pezzo era stato visionato, seppur non disponibile al tempo per la vendita, anche da un noto esperto Catalano di monetazione aragonese che evidentemente deve aver impiegato il mio medesimo metro valutativo e giunse alle mie identiche conclusioni. Se poi per Lei quel che non ha mai visto o non trova in una collezione - per quanto prestigiosa - è falso o dubbio allora francamente mi pare di discutere coi mulini a vento.1 punto
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Ah ah!! Concordo!! Grazie mille, è che sono tanto preso dall’eliminazione dei mega superflui che poi trascuro queste regole basilari!! Vado a farmi un crudino! Alla salute!!1 punto
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è un rimedio contro al torcicollo! CRUDINO: Comitato per il Raddrizzamento Urgente Di Immagini Non Orientate. Servus, Njk1 punto
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E' un follis di Anastasio, coniato tra 498 e 518, zecca di Nicomedia se non sbaglio. Moneta gradevole; immenso valore storico ma scarso valore economico.1 punto
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Conosco il pezzo che mi fu segnalato tempo fa. So che e’ stato visionato anche da un valente numismatico catalano. Inoltre e’ citato nel Bonanno e credo si possa ritrovare in qualcuna delle grandi collezioni di monete meridionali di fine’800/inizio ‘900. l’esemplare appare coniato ed evidenzia segni di usura e tagli epigrafici che mal si accordano con una fattura moderna. Quali sarebbero i motivi di dubbio sul pezzo ?1 punto
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Non conosco nemmeno io questa emissione. Qual è il suo peso? Non ha i canoni di una moneta coniata per la circolazione. Sembra stata coniata su un tondello creato ad hoc, come fosse una moneta di presentazione, poi scartata e finita in circolazione in qualche modo. Sullo Spahr non è stata censita, o quantomeno non sono riuscito a trovare questa emissione.1 punto
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Buon giorno, credevo di essermi espresso a sufficienza ma evidentemente non sono stato abbastanza chiaro. Una teoria è scientifica quando è possibile pensare ad un esperimento che convalidi o meno la teoria stessa. Il modello standard è una teoria scientifica perchè fà delle previsioni. E queste previsioni sono verificabili. Nel caso del modello standard, ad esempio, si prevedeva l'esistenza del bosone di Higgs. I fisici hanno costruito LHC per verificare se c'era e l'hanno trovato, validando la teoria. Qualsiasi teoria o modello che non è dimostrabile nè falsificabile, rimane sempre e comunque una teoria, ma fine a se stessa e non scientifica fin quando non si trova un modo per verificarla. Nel caso della teoria dell'universo simulato, per come la vedo io, non è possibile pensare ad un esperimento che convalidi o meno la teoria, quindi non è una teoria scientifica. Ciò detto, una teoria non scientifica può anche essere vera, nel senso che sebbene non sia possibile concepire un test o un esperimento che la verifichi, essa all'atto pratico si verifica come vera. Facciamo un esempio: l'esistenza di Dio. E' ovviamente impossibile concepire un esperimento che verifichi o meno l'esistenza di Dio. In altre parole la "teoria dell'esistenza di Dio" non è una teoria scientifica. Ciò non toglie che, alla fine dei miei giorni, io non possa trovarmi di fronte ad una divinità che mi rinfacci tutti i miei peccati, a cominciare dai denari e dal tempo sperperato nel comprare monete, e mi mandi letteralmente all'inferno!1 punto
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Salve. Condivido una piastra 12 carlini 1799. Repubblica Napoletana. Variante: " NAPOLITAN ". Spero sia tutto in regola e non ci siano dubbi sull'autenticità. Un caro saluto a tutti.1 punto
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Quando siano apparsi i primi errori è un bel argomento che sarebbe interessante sviluppare. Credo siano dovuti a distrazione o superficialità per il fatto che le lettere le devi mettere al contrario.1 punto
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Le patina nera e' anche il più facile processo di brunitura di tantissimi restauratori, a me nn piacciono molto, solo un mio modestissimo parere1 punto
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DE GREGE EPICURI Che la giacitura sia la stessa in tutte le parti della moneta non è del tutto vero: ad es., in caso di ripostigli con monete di diversa composizione, la parte rimasta in contatto può assumere caratteristiche particolari.E mi vien da pensare che lo stesso potrebbe accadere se la moneta fosse in contatto con piccoli pezzi di minerale o metallo specifico. Però non me la sento di dire di più.1 punto
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Io direi di escludere @pato19 dal postare ritrovamenti di monete croate: a Trieste è scontato, ti piace vincere facile, bonscibonscibonbonbon1 punto
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Ciao @dracma, Concordo che non sia la scelta più credibile individuare nel sottotipo un’emissione di Taranto. La Sicilia sembra, ancora una volta, l’origine della moneta su cui hanno riconiato gli zeccherei crotoniati. E direi più precisamente Gela. Propongo a scopo puramente esemplificativo un confronto tra il particolare dell’esemplare che verrà esitato da Roma Numismatics, citato nella nota al lotto 66, ed un dettaglio del rovescio di un didrammo geloo (nello specifico conio R20 del Jenkins): Non un delfino ma la zampa destra piegata di un toro androprosopo.1 punto
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Ed ecco la tabella dei diritti. Tutto il personale della Zecca, ufficiali ed operai, veniva retribuito con una percentuale, o diritto, su ogni libbra ') di metallo coniato. Detta percentuale variava secondo la funzione esercitata, il metallo che veniva coniato e la maniera in cui si era venuti in possesso dell'ufficio. Generalmente si entrava in possesso della carica in due modi: per acquisto o per nomina della Regia Curia. Se l'ufficio era esercitato personalmente si percepivano per intero i diritti o, come nel caso del Mastro di Zecca Andrea Giovane, proprietario dell'ufficio, e Virgilio Martenise che lo esercitava « ad interim», i diritti erano divisi per metà. Metà dei diritti spettava pure a coloro che erano venuti in possesso della carica per nomina della Regia Curia. 1) Una libbra pesava gr. 320,76, essa si componeva di 12 once; ogni oncia di 30 trappesi. Un trappeso pesava gr. 0,891. Fonte: idem1 punto
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taglio: 2 euro paese: Cipro anno: 2020 (Neurologia e Scienza) tiratura: 400.000 condizioni:bb+ città: Trieste1 punto
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Grazie a tutti. Spero di aver fatto qualcosa di utile. Nel caso avessi dimenticato qualcosa o qualcuno....non sparate sul pianista.😀1 punto
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Ciao! Cerere (Ceres in latino, Demetra in greco) era la divinità della terra e della fertilità, nume dei raccolti ma anche dea della nascita, delle istituzioni e delle costumanze familiari e sociali, così come delle comunità agricole. Presente anche nelle religioni delle popolazioni italiche fu in seguito identificata con la greca Demetra; in età romana il suo culto era di solito associato a quello di Liber e Libera. Nella mitologia greca figlia di Rea e Crono, per cui sorella di Zeus (Giove) ha connessioni, in quanto divinità terrestre, anche con il mondo sotterraneo (vedi post iniziale)...Alla fine, anche con l’aiuto di Ermes, Persofone fu liberata e potè tornare in superficie con l’obbligo però di trascorre sei mesi all’anno con Ades (in tale modo i greci spiegavano l’alternarsi delle stagioni e la stessa Persefone divenne il simbolo della vegetazione). Esistono vari miti nei quali la dea viene collegata a Poseidone o a Giasone,ad esempio. Il culto di Cerere in ambito romano fu associato a quello della dea Tellus, dea romana della terra, protettrice della fecondità, dei morti e contro i terremoti; nel tempo essi si fonderanno assieme. Di solito era rappresentata come una matrona severa e maestosa, bella ed affidabile, con una corona di spighe sul capo, reggente spighe di grano oppure una torcia o ancora una cornucopia ricolma di grano e frutta. nella numismatica romana imperiale Cerere compare con una certa frequenza tra il I e II secolo d.C. di solito con l’iconografia rappresentante la dea reggente spighe di grano nella mano e torcia nell’altra. Gli imperatori (e loro consorti) che presentano legende al rovescio dedicate sono i seguenti: Claudius, Nero, Galba, Vitellius, Otho, Vespasianus, Titus, Domitianus, Faustina I, Lucilla, Septimius Severus, Julia Domna, Salonina, Claudius II. Esistono poi molti casi di rovesci rappresentanti Cerere ma con legenda non dedicata. Ciao Illyricum :)1 punto
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