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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/24/23 in tutte le aree
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Sei un serio collezionista? Sicuro? Allora possiedi il requisito necessario per l'acquisto di questa banconota!2 punti
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Mi spiace deluderla, ma anche in questo caso non c'è nessun valore economico. La moneta è stata coniata in 100 milioni di esemplari (praticamente 2 pezzi per ogni italiano). Paradossalmente è ancora più comune di quella con i confini corretti, che è stata coniata in "soli" 80 milioni di esemplari. Su ebay sparano un mucchio di sciocchezze, il fatto che qualcuno provi a venderla non significa che poi la moneta venga venduta realmente2 punti
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Salve. Condivido la mia piastra 120 grana 1798 con la variante delle 9 torri invece delle solite 10 e il sottocorona rigato. Moneta non certo in alta conservazione; d'altra parte le FDC le scarto a priori, a meno che costituiscano delle ghiotte occasioni. Una sola curiosità: per la mia piastra con le 9 torri o per la piastra quadratini e cerchietti di Rocco ( stupenda, mi piacerebbe proprio averla nella mia collezione! ) sono rintracciabili dei documenti di riferimento? Per la moneta di Rocco mi sembra di aver capito che qualcosa c'è, per la mia non mi risulta nulla. Abbiamo a che fare con delle varianti belle e sicuramente non casuali, ma diventerebbero veramente importantissime se fosse possibile risalire a documenti certi dove vengono illustrate, in modo chiaro e diretto, le finalità dalle stesse perseguite. Rinnovo ancora i miei complimenti a Rocco per la sua meravigliosa ed interessante moneta. Un caro saluto a tutti.2 punti
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Ciao, non conosco tale monetazione ma presumo venissero coniate. Dalle foto però mi sembra che la moneta sia stata prodotta per fusione e non per coniazione. Ovviamente è solo un parere. Resto in attesa di altri interventi 🙂 ANTONIO2 punti
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Buongiorno, non scrivo da qualche tempo ma vi seguo sempre . Le monete di Dupondio mi hanno acceso l'interesse ad ampliare la mia collezione 🙂 Non ho ancora ricevuto la moneta ma appena in mie mani procedo con le foto. Allego foto del venditore . Macrino (217-218) Denario – Busto laureato a d. IMP C M OPEL SEV MACRINVS AVG – R/ PONTIF MAX TR P II COS II P P, la Salute seduta a s. – RIC 39 Cohen 102 AG (g 3,58)2 punti
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Gettone di conto con globo crucigero e rose e corone... il primo che incontri scorrendo verso il basso la pagina in collegamento. https://sri.lamoneta.it/Numismatica/rechenpfennig.php Mario2 punti
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Purtroppo le immagini non sono il massimo, ma a me sembrerebbe di leggere: D/.DEANCONA. / croce patente R/.PP.S.QVI (punto triangolare) RI.A. / lettere CVS a triangolo attorno a punto Se così fosse si tratterebbe di un esemplare non censito in CNI da me segnalato alla nota 18 https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-REPUAN/2 Se poi vuoi fare ulteriori approfondimenti, puoi consultare lo studio specifico sui denari di Ancona che trovi qui :2 punti
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Si e direi che testimonia l’ottimo stato di salute del settore che addirittura offre posti di lavoro ( mentre le Tech tagliano a gogo’ - in effetti e’ parecchio che non leggo - su queste colonne - le rituali lamente di quanto e’ sfigata la numismatica - di come sia la cenerentola e bla bla bla …) la richiesta mira ad assumere un esperto che possa aiutarli nella classificazione delle monete che poi verranno vendute in asta - vero collo di bottiglia oggi delle case numismatiche dove i volumi di materiale trattato sono diventati cosi alti - e i tempi cosi stretti - che impongono la ricerca di aiuti interni o esterni che possano dare una mano.2 punti
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Io penso, però, che si tratti di Costanzo II Cesare, zecca di Nicomedia. Buona serata da Stilicho2 punti
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L'argomento, come riconosciuto da tutti, è interessante dal punto di vista storico e archeologico, e mi sembra sia stato esposto da @Vel Saties in modo corretto, con un linguaggio appropriato. Comprendo le riserve di @ARES III sulla possibilità che questa discussione sia letta anche da bambini, ma al tempo stesso non posso non riconoscere che nel web, purtroppo, c'è ben altro, e a disposizione di tutti, senza filtri. Soppesate entrambe le cose, non ritengo sia il caso di operare una censura, a patto, ovviamente, che la discussione si mantenga su binari corretti, come è stato finora. Ma per questo so di poter contare sulla serietà di tutti i partecipanti.2 punti
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Spesso, nei cataloghi di vendita capita di trovare che i grandi bronzi di Postumo non emessi dalla zecca di Treviri (in passato identificata inizialmente con Colonia), siano ricondotti a un generico Atelier II. Si tratta di un centro di produzione che ha visto alternarsi numerosi incisori con risultati di varia natura: dalle emissioni di ottimo stile alle emissioni più rozze e dimensionalmente ridotte, utilizzando sia la coniazione che la fusione quali strumenti produttivi. L'Atelier II è stato individuato e ottimamente censito nel testo di riferimento per i bronzi di Postumo, l'opera di Bastien "Le monnayage de bronze de Postume" del 1967. Successivamente molti sono stati gli studi compiuti da altri autori che hanno completato e integrato la sua opera magistrale, focalizzandosi anche su questo misterioso Atelier II (Gricourt, Hollard, Pilon...). Adesso, piccola pausa... leggetevi questo fumetto! ...anche se in francese, la lettura risulta comunque comprensibile: due (soldati? controllori?) romani girovagando per un vicus - un villaggio rurale - si imbattono in un'officina clandestina dove dei falsari sono intenti a fare... il loro lavoro e la mia gioia - futura di un bel po' di secoli - di collezionista di imitativi! Il luogo non è un luogo a caso, siamo a Chateaubleau un piccolo villaggio rurale della Seine-en-Marne che gode di una discreta fortuna derivata dalla sua posizione lungo la via Agrippa che collega Boulogne-sur-Mer a Lione e Milano e alla presenza in loco di sorgenti ritenute miracolose. Ebbene sì, a Chateaubleau esistevano di sicuro due santuari di una certa importanza: uno dedicato proprio a queste acque miracolose (un cosiddetto sanctuaire de source) che dovevano guarire da sterilità e malattie degli occhi e un altro con una serie di celle multiple dedicate a diverse divinità tra le quali Mercurio, protettore di viaggiatori e commercianti, e la dea Epona, protettrice dei cavalli. A questi due santuari probabilmente se ne deve aggiungere un terzo stando ai più recenti sondaggi archeologici. La pianta del vicus è stata così ricostruita dagli archeologi e, come potete già notare dalla cartina, sono state evidenziate ben 3 strutture adibite alla produzione di moneta. Già, perché è proprio su questo aspetto che volevo incentrare questa discussione: la produzione di moneta locale. Il sito di Chateaubleau, studiato magistralmente da Pilon, è stato un importante centro produttivo di moneta imitativa del III secolo. I ritrovamenti chiave di materiale di scarto di fusione, di tondelli vergini, di tondelli scartati, di materiale metallico destinato alla fusione, di barre preparatrici di tondelli, di matrici di pietra per la produzione di tondelli per fusione e di una grande quantità di stampi in terracotta con calchi di denari, sesterzi e antoniniani ufficiali non lasciano dubbio alcuno circa la presenza di ben tre (o forse di una sola ma articolata in tre officine!) zecche locali attive molto probabilmente dal 260 al 280 d.C. Delle tre officine, due non potevano non "conoscersi" data la loro distanza di pochi metri e, in generale, essendo tutte e tre operanti nel medesimo periodo è alquanto probabile, se non certo, che ci fosse un certo scambio della manodopera impiegata. Una pianta più dettagliata della zona forse rende meglio l'idea: Interessante come in queste tre officine si sia prodotto di tutto: dai denari agli antoniniani passando per i sesterzi, sostanzialmente con questa distribuzione: Lo studio e l'analisi su questo sito, per quel che mi riguarda, è ancora in una fase embrionale, ma già da adesso volevo condividere con voi alcune mie piccole scoperte e qualche sintesi. Di grande interesse è il tempio a nord, il santuario di fonte, dove è stato trovato un vero e proprio ripostiglio di tondelli vergini da coniare scartati in quanto difettati. Il deposito citato è stato rinvenuto nella zona del "bassin nord" e si tratta di un possibile deposito votivo dove il valore in questo caso non era costituito da reali monete in quanto tondelli non coniati, ma da oggetti monetiformi il cui valore risiedeva nel loro peso complessivo. La datazione, resa possibile anche grazie alla presenza di un antoniniano imitativo di Tetrico I con l'hilaritas al rovescio è collocabile tra il 274 e il 280 d.C. Un simile deposito, proprio per la sua natura, può essere stato accantonato quasi sicuramente da un soggetto in stretto contatto con un atelier di produzione di moneta imitativa, quindi con buona dose di probabilità da un addetto alla preparazione dei tondelli o comunque da qualcuno facente parte della filiera produttiva e data la vicinanza di ben tre officine è altamente possibile che il dono sia composto proprio da "prodotti locali". - FINE PRIMA PARTE (...continua nei prossimi giorni) -1 punto
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Sempre grandi passioni e cuore in questo Convegno ! Ma anche competenze !1 punto
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Buongiorno. Mi sono appena imbattuto in questa monetina di Boemondo V (1233-1251) emessa a Tripoli Secondo voi, molto più esperti del sottoscritto, quanto il tipo del diritto è figlio delle raffigurazioni del camp gate di età costantiniana? (tratta da: https://www.forumancientcoins.com/dougsmith/acmcampgate.html) Certo la somiglianza è notevole anche se nell'esemplare di XIII sec. si intravede una sorta di tridimensionalità, una vista pseudoprospettica mancante nell'"originale" di IV secolo. Oppure trattasi di una tipologia originale figlia solo dell'incastellamento medievale? Che ne dite?1 punto
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Unisco @ARES III la moneta arcaica che personalmente reputo tra le più affascinanti ( attribuita dubitativamente a Kalymna o Aineia ) con la testa di oplita con collana di perle . Una buona serata1 punto
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Io collezionavo falsi. Ma a parte quello un falso d'epoca è un oggetto d'interesse storico tanto quanto l'originale, anzi, forse di più perché aggiunge degli aspetti di interesse diversi. Rammento a tutti la recente e semplicemente favolosa discussione sulle monete imitative che ha riportato in auge alcune discussioni più vecchie ed estremamente stimolanti: Per un ex archeologo come il sottoscritto una discussione come la seguente è semplicemente eccezionale. Pertanto perché "sminuire" falsi ed imitative (che sempre false sono) con il carico di umana storia che si portano dietro?1 punto
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Buonasera a tutti, secondo me in ogni collezione si dovrebbero avere dei falsi d'epoca per completezza e dal punto di vista storico. La questione suberati mi ha sempre affascinato. Saluti Alberto1 punto
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Mi rendo conto delle perplessità relative a quanto sopraddetto: i collezionisti partono in genere dal presente (almeno per me è stato così) con l'entusiasmo derivante dalle nuove emissioni, per passare poi al Regno e retrocedere ancora ... in modo variabile. Quando mi facevano presente questo percorso, negli anni '80 e poi '90, io negavo risolutamente, convinto che mi sarei specializzato in presente e futuro della lira. Già allora vi era chi continuava a sostenere che le emissioni del periodo non erano vere monete, che pagare 30 quello che valeva 10 e non era spendibile (se non in teoria) era un'operazione commerciale ... deja vu! Però dopo parecchi anni devo ricredermi: esiste una mia maturazione numismatica, come pronosticato, ed il fatto che c'è effettivamente chi specula su queste emissioni (e non solo i commercianti). L'IPZS si è trasformato nel 2002 da Ente Pubblico a Società per Azioni SpA (con capitale sociale € 340.000.000 di azioni ordinarie e che risponde agli azionisti e con fini di lucro), come recita l'articolo 1 dello Statuto reperibile sul sito. Prima si trattava di un Ente "ingessato" ma prudente e funzionale; attualmente è una Società che induce al consumo di oggetti che non necessitano di essere o sembrare monete, ma solo di chiamarsi tali; potrebbero anche essere di plastica o di qualsiasi altro materiale deperibile, basta che garantiscano un adeguato guadagno a chi le produce e inscatola (le mie scatole in plastica degli anni 80-90 si sono anch'esse decomposte, pur rimanendo al buio e non toccate). Poi sono oggetti graziosi, ma sviliscono il concetto di moneta. So di essere duro ma devo dire che, se la loro funzione tanti anni fa è stata per me un'introduzione alla numismatica, oggi non saprei bene cosa, visti i costi proibitivi e considerazioni economiche che mi porterebbe via troppo tempo ad esporre ...1 punto
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Brutta notizia per gli speculatori . Mail da parte di IPZS riguardo la vendita del 1 Marzo : Si informano inoltre i gentili Clienti che saranno nuovamente disponibili per l'acquisto le monete 5 euro Cento anni dell'Aeronautica Militare in argento 5 euro Tutela dell'Ambiente in argento e rame1 punto
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Buongiorno,il peso,se è corretto, è decisamente alto in considerazione anche alla conservazione del pezzo, potrebbe essere effettivamente un falso d'epoca,ne conosco per i mezzi ducati ma non ne ho mai visti dei tarì... A giudicare dalle immagini sembra coniato e non fuso,ma il taglio com'è?...1 punto
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Un augustale siciliano d'oro.... visto solo nei libri Difficilmente sarà autentica, ma inserisci peso esatto, diametro, foto più grandi e soprattutto nitide, togli pure lo sfondo e quel due centesimi, altri ti diranno qualcosa in merito. (ritagli/ingrandimenti estrapolati dalle foto postate) https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-F2I/31 punto
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Buonasera a tutti, da foto è sempre difficile stabilire con assoluta certezza. Il diametro normalmente è riportato 25mm ma non sarebbe un problema, il peso invece è oltre il range che viene riportato nel Magliocca che va da 4,20 a 4,90 gr. Non riesco a capire se effettivamente non sia argento e soprattutto se sia coniato piuttosto che fuso. In tal caso potrebbe essere un falso d'epoca. Aspettiamo pareri di utenti più esperti, vediamo cosa ne pensano @gennydbmoney @Rocco68 @Layer1986 Saluti Alberto1 punto
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Not exactly. Nomos, Roma numismatics and Bertolami are using the Buceti book as reference.1 punto
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ognuno vorrebbe far coniare le monete a proprio piacere, ma a questo ci pensa la Zecca, ne fa troppe, non piacciono: questo lo dirà il mercato anche se incolto in numismatica.Tra 100 anni,200, queste patacche attuali forse saranno viste con altro riguardo. Ne riparleremo tra 100 anni.Tra poco si parlerà male anche delle monete in oro come valore intrinseco, mi sembra di capire che non piace neanche la collezione della riedizione della Lira: io la vorrei avere tutta e forse l'ultima che sarà coniata sarà la 500 Lire.Dove non ci si arriva è uva non matura, io invece penso che sia la più buona, ma non ci arrivo.1 punto
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Il dialogo del filmato, in greco forse moderno, pare appropriato ad una sezione sulle antichità .1 punto
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Se pensi di guadagnare qualcosa con gli errori di conio lascia perdere, sarebbe solo una perdita di tempo. Si tratta di curiosità senza mercato.1 punto
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Ciao a tutti, la Spagna ha annunciato l'emissione di una seconda moneta commemorativa per il 2023 e il tema sarà la presidenza spagnola del Consiglio UE. Vedremo come interpreteranno questa commemorativa.1 punto
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Infatti, penso che sui sebeti, anche se raro, quel tipo di taglio è più comune delle altre.1 punto
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Sul fatto che siano troppe siamo tutti d' accordo credo, almeno dai pareri che ho letto su questo forum Perchè i temi contemporanei sono più richiesti, che ragione c' è di coniare monete ( che piaccia o meno lo sono ) che poi rimangono li e non se le fila nessuno ?1 punto
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Grazie per gli ultimi interessanti contributi. Non ho il Buceti. Se ho capito bene la moneta é riportata come emissione ufficiale di Akragas. Se è così.. di male in peggio viene da pensare nel rilevare come chi pubblica un volume cada nel pressappochismo evidenziando lacune nella ricerca e nello studio dei riferimenti. ..ma come si fa a scrivere che la legenda del dritto è in senso antiorario se è realmente illeggibile? Stendiamo un velo pietoso.. Aggiungo l’immagine dell’esemplare di dracma di Erice Weber 1302 (collezione pubblicata nel 1922), Campana 2b.2 :1 punto
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Inutile cercare fdc senza un'adeguata esperienza: antoniniani di Gordiano III piacevoli (anche senza essere fdc) passano sul mercato per alcune decine di euro. Questo è stato venduto a 60 euro + diritti, e ha un ottimo ritratto su fondi ancora brillanti.1 punto
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Buonasera a tutti, grazie @gennydbmoney si , è chiaro che io abbia fatto un po di confusione, anzi mi scuso con tutti, perche immagino che chi segue può trarre delle conclusioni errate. Buona Notte Alberto1 punto
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Ciao Alberto,forse ti confondi con i ducati di Carlo II di Spagna che vennero ritirati per essere incisi nel taglio per contrastare il fenomeno della tosatura... Di piastre di Ferdinando IV di Borbone che vennero ritirate per rifargli il decoro sul taglio mi è nuova, sarebbe un controsenso rifare il taglio perché tosata quando poi lo stesso è nato per il motivo di cui sopra... Alcune piastre si presentano di diametro e peso ridotti perché,si ipotizza,possano essere state coniate sui tondelli dei ducati da 100 grana,due esemplari sono passati recentemente in asta e altri due esemplari appartengono a collezioni private...1 punto
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Buonasera, non sono molto esperto… somiglia molto a questa però .https://www.vcoins.com/it/stores/musa_numismatic_art/193/product/roman_constantinople_city_commemorative_ae_follis_330333_ad_constantinopolis__victory/942163/Default.aspx saluti1 punto
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Buonasera, interessante questo passaggio, mi viene in mente un qualcosa di cui si sia già discusso in altra occasione, anche questo sarebbe opportuno riproporre. Ora non vorrei dire stramberie, possibile che si siano usate queste godronatrici o piuttosto riutilizzate delle monete spagnole di cui il taglio sia la reminiscenza del suo passato... Saluti Alberto1 punto
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Ciao a tutti! Vi vorrei presentare il mio ultimo acquisto, ancora in ostaggio delle Poste Italiane, ma dovrebbe arrivare la prossima settimana. Onesto sesterzio di medio/bassa conservazione ma sempre affascinante. 18,80 grammi per 28 mm di diametro. Che ho catalogato come: FILIPPO I L'ARABO, 244-249 d.C. Sesterzio emesso nel 248 d.C. Zecca di Roma D/ MP M IVL PHILIPPVS AVG, Laureate, draped and cuirassed bust right R/ MILIARIVM SAECVLVM, S-C, cippus millenarius inscribed COS III Rififerimenti: RIC 157/A Che ne dite? Questo era lui: E qui trovate una breve descrizione della sua vita e delle sue opere: Wikipedia Qualcuno mi sa raccontare qualcosa di più sul cippo millenario e sui festeggiamenti per i 1000 anni di Roma? Ciao a tutti! TWF1 punto
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Buonasera, ultimamente sto portando avanti con mia soddisfazione personale, due tematiche, una sono i denari e gli antoniniani delle Imperatrici e l'altra sono i denari e antoniniani degli imperatori. Vi presento recente acquisizione in collezione Litra68 di un Antoniniano di Claudio il Gotico di cui trovo molto gradevole il ritratto . Riporto la descrizione della casa d'aste. Claudius II Gothicus. AD 268 - 270. Æ Antoninianus. (18,9 mm, 3,6 g). Rome Mint. IMP C CLAVDIVS AVG, Radiate head of Claudius right. R/GENIVS AVG, Genius standing left holding patera and cornucopia, Z in right field. RIC 49 Saluti Alberto1 punto
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Un gemello di questo pezzo è pubblicato sotto il nome di Akargas hemidrachm nel Buceti, pagina 33, n°43. Vecchia asta In-Asta del 2005. Contraffazioni. Ci scusiamo per la cattiva traduzione.1 punto
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In realtà ciascuno compra ciò che gli piace. Il problema è vedere un Istituto quale la zecca, che dovrebbe svolgere un compito istituzionale, abbassarsi a spacciare per monete quanto moneta non è. Commemorare Diabolik? Prosecco e granseola? Ancora la storia della lira? Figurine panini e tutela ambiente con monete quadre o romboidali? Decine e decine di emissioni per far cassa? Non nascondo siano oggettini piacevoli, però non monete. Diciamo che l'IPZS pecca in mancanza di serietà!1 punto
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Per quanto riguarda un gruppo di stateri d'argento della seconda metà del V secolo è probabile, almeno a giudicare dalla sequenza schematizzata da Rutter (HN, p. 147) sulla scia di studi precedenti: Più difficile risulta invece stabilire l'esatto significato sul bronzo in quanto le lettere sono presenti solo occasionalmente sulle serie iniziali. Ti allego uno schema tratto dallo studio di A. Polosa (Appunti sulle emissioni in bronzo di Thurii, in Ead., Museo Archeologico Nazionale della Sibaritide. Il medagliere, Paestum 2009, p. 288):1 punto
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Buonasera a tutti, tra le mie più belle. Una Tris di Argentini Borbonici Saluti Alberto1 punto
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Almeno per la zecca di Bologna nell'Ottocento, il concetto di monetare i metalli preziosi portati in zecca va inteso in senso lato. Non è che il commerciate portasse in zecca dell'oro pretendendo che quello stesso venisse monetato. Più spesso la zecca acquistava l'oro (cioè in lega con altri metalli) dopo averne valutato il titolo; se questo era inferiore al titolo da monetare, l'oro doveva essere "partito" e ciò comportava spese non indifferenti: di conseguenza il venditore riceveva (a parità di metallo, ma in bassa lega) un prezzo inferiore che per titoli elevati. Il venditore veniva pagato in modo dilazionato (dopo aver eseguito un saggio sul titolo) in moneta "nuova di zecca", già coniata; a volte tuttavia, quando l'attività in zecca era scarsa, il pagamento era fatto effettivamente con le monete coniate (decurtate delle spese di cui al post precedente) sempre modo dilazionato. Analogo discorso per l'argento. Spesso la zecca coniava i metalli demonetati. In tal caso gli ordini erano governativi e bisognava fare di necessità virtù, a costo di coniare in perdita. Così non raramente (come descritto a Bologna, zecca pontificia) le monete rifuse (per es. quelle delle nazioni limitrofe), acquistate al valore nominale (o anche più basso, se tosate o fortemente consunte), presentavano, quando saggiate, un titolo ed un peso inferiore a quello ufficiale; vi era poi da tener conto delle perdite di fusione (raffinazione). Lo Stato aveva la necessità di rifornire i mercati di moneta reale propria e queste demonetazioni erano necessarie a mantenere attiva la produzione. La zecca chiedeva al Governo Centrale di conguagliare le spese in perdita, ma ciò non sempre si verificava. Roma però (sempre parlando di Stato Pontificio) concedeva in quei casi di battere moneta plateale (di rame o di biglione) che rappresentava fonte di guadagno per la stessa zecca e permetteva di pareggiare le perdite o di guadagnare.1 punto
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Molti anni fa lessi un articolo di Pietro Citati sul 'Corriere della Sera'. Un esempio di pura poesia. PUCK IL CANE Diciotto anni fa, mi regalarono un cane. Aveva quindici giorni. lo chiamammo 'Puck' (disco). Non potevamo dargli un nome più indovinato. Era il più divertente cucciolo che abbia mai conosciuto: sempre velocissimo, trafelato, allegrissimo e infinitamente affettuoso. Restavo per ore a vederlo giocare sul prato con mio figlio ed i suoi amici: correva sull'erba, portava il gioco al diapason, si arrestava di colpo e poi riprendeva ancora più indemoniato, si gettava a terra fintamente disperato con la lingua protesa, abbracciava e leccava i bambini, li azzannava festosamente, li rincorreva e si faceva rincorrere, interrompeva le partite di pallone prendendo la palla coi denti, pretendeva di salire in bicicletta, fingeva di fuggire per sempre lungo la linea dell'orizzonte e di perdersi tra le canne. Mentre i bambini e il cane giocavano, con le membra fraternamente abbracciate, gli uggiolii e gli scoppi di risa, i salti e le fughe, e la luce del tramonto vibrante attorno a loro, chi poteva distinguere tra il cane e i bambini? Erano un'unica stirpe, inviata sulla terra da un dio benevolo e giocherellone. Credo di non aver mai visto un'immagine così radiosa della gioia di vivere. Chiunque contemplava quei giochi, non poteva fare a meno di sorridere, di distendere le rughe della fronte, di distendere le pieghe del cuore, e di pensare che anche a lui, molto presto, sarebbe apparso il volto arioso e inevitabile della felicità. ln realtà, Puck non sapeva di essere un cane. Non aveva mai visto sua madre. Non frequentava altri cani; e quando ne incontrava qualcuno a Villa Borghese, li guardava con quella punta di amabile sopportazione che abbiamo per una razza inferiore. Era convinto - ne sono certissimo - di appartenere anche lui alla razza di bambini biondi e con gli occhi celesti, che egli adorava. Finché un giorno - avrà avuto un anno - ebbe la terribile rivelazione: per colpa mia, e dopo tanti anni me ne sento ancora responsabile. Faceva chiasso - ed io, con le sopracciglia corrucciate, col dito scioccamente proteso, gli ordinai di andare di là, oltre il cancello, vicino ai cani dei nostri vicini. Con la testa bassa e il passo strascicato, stranamente obbediente, lui che non obbediva mai a nessuno, Puck si avviò: in un lampo comprese di essere anche lui un cane; mentre io capii per la prima volta quali furono i sentimenti di Adamo ed Eva quando la spada fiammeggiante li cacciò dal Paradiso Terrestre. Non si riprese mai più da quel colpo: diventò malinconico, gentilissimo, ancora più affettuoso, e con grandi occhi perduti, accucciato ai miei piedi, mi ascoltava raccontare favole e storie a mio figlio. Capì mai cosa fosse la parola? Aspirò a parlare come noi? Passarono molti anni. Mentre i suoi amici di infanzia diventavano adolescenti con le membra di atleti, Puck invecchiava. Due anni fa, è stato sepolto, sotto un bosco di lecci, in uno dei luoghi predilefti dai suoi giochi. I lecci crescono lentamente attorno al suo corpo: lì accanto, le rose gialle spuntano ogni anno; mentre lui, sottoterra, sogna ancora quel momento unico della sua vita quando cani e bambini non erano divisi da una legge implacabile.1 punto
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Riprendo questa discussione per analizzare un altro aspetto di questo Atelier imitativo molto importante, aspetto che pur calato nel panorama delle emissioni locali imitative si riallaccia anche alle emissioni ufficiali. Postumo è stato l'unico imperatore gallico a mantenere il sistema trimetallico sebbene non per tutto l'arco del suo regno: bronzo con sesterzi e doppi sesterzi, argento con gli antoniniani, oro con gli aurei e i quinari. Tuttavia, gli studi sulle sue emissioni si sono sempre incentrati in comparti stagni tant'è che le opere di riferimento sono nettamente distinte: Elmer si è focalizzato su Antoniniani ed emissioni auree, mentre Bastien ha dirottato i suoi sforzi sulle emissioni bronzee. Sulla scia di questi due grandi e importanti lavori si sono mossi poi un po' tutti gli autori successivi. Fino a Mairat che ha tentato di organizzare le emissioni di questo imperatore nella loro globalità tenendo conto di tutti i tagli coniati. E' infatti un dato innegabile che tra le varie emissioni ci fossero delle relazioni e dei rapporti di misura e valore. Rapporti che dovevano poi riflettersi non solo in ambito circolatorio, ma anche produttivo: i bronzi venivano emessi nella medesima zecca di aurei e antoniniani? Evidentemente sì. In officine distinte e dedicate oppure no? Una serie di studi recenti iniziano a mettere in relazione i rapporti che ci sono tra i vari tipi non soltanto a livello di legende/iconografie, ma anche di "mano" dei vari scalptores per vedere se gli addetti impiegati erano i medesimi. Un analogo ragionamento trova quindi ambito di applicazione anche per gli atelier locali e in particolar modo in quello che è ritenuto essere il principale atelier locale per la produzione di moneta imitativa bronzea: il cosiddetto Atelier II così chiamato da Bastien per differenziarlo dall'Atelier I ovvero dalla zecca ufficiale. Come già avevo affrontato in precedenza, l'Atelier II è ormai stato identificato con il sito di Chateaubleau e le sue tre officine di produzione. Officine in cui si è progressivamente passati da una massiccia produzione di bronzi (anche di gran livello tecnico) a una produzione differenziata di bronzi e antoniniani. Il dato più interessante che emerge nel testo di Pilon dedicato a questo Atelier è l'organizzazione dell'impianto che di fatto era settato come una zecca vera e propria con una serie articolata di operazioni, compiti, lavori e funzioni che prevedevano specifiche e differenti maestranze. La coniazione di monete sia in bronzo che in argento si poneva quindi in scia con la situazione reale del circolante ufficiale dove il sistema bimetallico (l'oro nella circolazione quotidiana non c'era) era presente e radicato sebbene con tutte le problematiche legate alla ritariffazione del bronzo (questione sesterzi/doppi sesterzi e progressive riduzioni di modulo e peso). Ma il dato ancor più interessante che riguarda l'atelier di Chateaubleau è l'impiego non soltanto delle medesime maestranze per la produzione di moneta nelle due leghe metalliche, ma anche l'utilizzo dei medesimi conii, nelle fasi finali di produzione del bronzo, per produrre sia sesterzi/doppi sesterzi di modulo estremamente ridotto che antonianiani con bassissima percentuale d'argento. Un interessantissimo saggio pubblicato da poco su academia.edu affronta proprio questo aspetto: "Les graveurs d'effiges sur les monnaies d'imitation de Postume et la localisation de l'Atelier II à Chateaubleau (Seine-Et-Marne)". Questo il link: https://www.academia.edu/38325770/Melanges_Bar_-_Atelier_II_Chateaubleau.pdf Un esempio è questa serie di monete dove di vede una commistione di conii usati sia per l'impiego di bronzi (es. 30-31-32) che di antoniniani (es. 33-34): Trovare esemplari simili non è semplice e il lavoro fatto dagli autori di questo saggio è certosino e minuzioso e non si è limitato all'analisi dei soli (seppur molti!) reperti rinvenuti nel sito di Chateaubleau ma anzi è stato esteso a un'analisi ben più dettagliata che ha coinvolto fondi museali, ripostigli pubblicati, passaggi commerciali e collezioni private. Recentemente è apparso in vendita un piccolo bronzo imitativo di Postumo che riprende in tutto e per tutto (dimensioni, legende e stile) l'antonianiano "PAX AVG" RIC 318, Elmer 565, Mairat 450: L'esemplare in questione ha un diametro di 19 mm perfettamente coerente con l'antoniano, ma un peso di 5,22 gr ed è chiaramente in bronzo privo di argento. Il venditore lo classifica semplicemente come "imitazione barbarica" e ci sta. Ma alla luce di quanto poco sopra esposto, è un imitazione di un antoniniano o di un bronzo di Postumo? Il tipo PAX AVG è noto come bronzo di Postumo presso l'Atelier II, ecco alcuni esemplari: Il secondo e il terzo ribattuti su sesterzi di imperatori precedenti. Tuttavia al dritto hanno la legenda lunga e non l'abbreviata IMP C POSTVMVS AVG. In questo caso invece abbiamo la legenda usuale che appare negli antoniniani. Mi manca il Bastien per verificare se tale legenda esiste abbinata anche alla PAX per i bronzi riconducibili all'Atelier II. Tuttavia ritengo che non si tratti di un imitazione di un antoniniano quanto piuttosto di un bronzo (Sesterzio/doppio sesterzio). Ma azzardo anche l'ipotesi che con i medesimi conii si siano prodotti anche imitazioni di antonianiani dato il diametro davvero esiguo per il bronzo in questione. Il dritto, quanto a stile, mi ricorda molto questi esemplari realizzati nell'Atelier II (Chateaubleau) pertanto ritengo che anche la provenienza di questo pezzo vada cercata nel sito in questione. Certo, la prova decisiva la potrebbe dare un'identità di conio con un esemplare marcatamente "antonianiano", ma sebbene abbia scandagliato tutti gli archivi di mia conoscenza... non ho trovato nulla di utile!1 punto
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