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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/23/23 in tutte le aree

  1. Buongiorno, non scrivo da qualche tempo ma vi seguo sempre . Le monete di Dupondio mi hanno acceso l'interesse ad ampliare la mia collezione 🙂 Non ho ancora ricevuto la moneta ma appena in mie mani procedo con le foto. Allego foto del venditore . Macrino (217-218) Denario – Busto laureato a d. IMP C M OPEL SEV MACRINVS AVG – R/ PONTIF MAX TR P II COS II P P, la Salute seduta a s. – RIC 39 Cohen 102 AG (g 3,58)
    5 punti
  2. Vabbe' Ve lo faccio vede' Taglio con quadratini e cerchietti.....o cerchietti e quadratini ☺️
    4 punti
  3. L'argomento, come riconosciuto da tutti, è interessante dal punto di vista storico e archeologico, e mi sembra sia stato esposto da @Vel Saties in modo corretto, con un linguaggio appropriato. Comprendo le riserve di @ARES III sulla possibilità che questa discussione sia letta anche da bambini, ma al tempo stesso non posso non riconoscere che nel web, purtroppo, c'è ben altro, e a disposizione di tutti, senza filtri. Soppesate entrambe le cose, non ritengo sia il caso di operare una censura, a patto, ovviamente, che la discussione si mantenga su binari corretti, come è stato finora. Ma per questo so di poter contare sulla serietà di tutti i partecipanti.
    3 punti
  4. Buona Napoletana a tutti😊. Piastra 1786 un pò sottopeso....ma molto rara per un particolare .
    3 punti
  5. Un’altra mezza piastra Sebeto anno 1736 in condizioni BB ex Künker asta 261 lotto 5726
    3 punti
  6. Come dicevo nel mio primo post, ognuno nella propria collezione fa quello che gli pare: io parlavo di criteri scientifici, che sono un'altra cosa. A me comunque (senza tirare in ballo gli euro) risulterebbe bizzarro anche inserire insieme ad Augusto gli antoniniani di restituzione di Traiano Decio coniati due secoli e mezzo dopo.
    3 punti
  7. Buonasera, ultimamente sto portando avanti con mia soddisfazione personale, due tematiche, una sono i denari e gli antoniniani delle Imperatrici e l'altra sono i denari e antoniniani degli imperatori. Vi presento recente acquisizione in collezione Litra68 di un Antoniniano di Claudio il Gotico di cui trovo molto gradevole il ritratto . Riporto la descrizione della casa d'aste. Claudius II Gothicus. AD 268 - 270. Æ Antoninianus. (18,9 mm, 3,6 g). Rome Mint. IMP C CLAVDIVS AVG, Radiate head of Claudius right. R/GENIVS AVG, Genius standing left holding patera and cornucopia, Z in right field. RIC 49 Saluti Alberto
    2 punti
  8. Anch'io avevo già detto che non si deve censurare. Il mio era solo un consiglio per il futuro evitando certi argomenti, ma non per il sottoscritto, piuttosto per determinare categorie di utenti. Conosco personalmente alcuni nonni che fanno navigare in libertà i nipotini nel nostro Forum perché sanno che è un luogo sicuro dove (eccezion fatta per qualche momentanea uscita fumantina) i bambini possono divertirsi imparando e non ci sono pericoli.
    2 punti
  9. Oltre a quello che ha suggerito @Bruzio puoi provare a vedere: DAVID WOODS The Late Roman 'Camp Gate' Reverse Type and the "Sidus Salutare" Published By: Royal Numismatic Society Vol. 177 (2017) , pp. 159-174 (16 pages) http://numismatics.org/ocre/ https://www.nummus-bible-database.com/ https://www.forumancientcoins.com/notinric/index.html https://www.coinarchives.com/a/results.php?results=500&search=Camp+Gate https://www.cointalk.com/threads/a-thread-honoring-“campgates-”-post-yours.342067/
    2 punti
  10. E tu continui a non voler capire: esiste anche chi colleziona una cosa perché, semplicemente, gli piace, FREGANDOSENE altamente del fatto che fra 10 o 20 anni possa valere meno di quanto l'ha pagata. Concordo sul fatto che molte delle proposte moderne non siano nemmeno annoverabili fra le "monete" (basta guardare cosa propone la zecca francese), ma che sia un "errore" comprarle solo perché in futuro potrebbero non valere nulla beh, è un'idea del tutto campata per aria, e tipica di chi non colleziona, ma compravende.... Il tuo interesse è comprare solo ciò che in futuro ti potrà garantire un guadagno? Benissimo, ognuno fa quel che vuole, ma smettila per favore di ritenerti superiore a chi magari compra solo per passione roba che potrebbe non valere nulla fra tot anni
    2 punti
  11. Di seguito anche il 4 Tornesi, Proveniente dalla Numismatica De Falco.
    2 punti
  12. Quoto in toto @Gallienus. Per quanto mi riguarda ci dovrebbe essere una bella differenza tra una "moneta di" ed una "moneta per". Per una qualunque inventariazione o catalogazione museale è impensabile mettere sotto Augusto (raffigurato) una moneta di Tiberio o Traiano Decio. Io farei nello stesso modo. E' l'unico modo corretto e logico. Oltre a ciò bisognerebbe considerare che quando un'autorità (imperatore B) emette moneta - potentissimo e fondamentale strumento di propaganda - a ricordo di un'altra autorità (imperatore A) non lo fa certamente per sentimentalismo o nostalgia ma per motivi puramente strumentali a rafforzare ed avallare pubblicamente il proprio potere. E' un atto deliberato e calcolato. Quindi anche per questo motivo una moneta "in ricordo" andrebbe sempre inserita in base ad autorità emittente e data. Lo stesso problema lo abbiamo con le monete coniate da autorità che si rifanno ad altre per motivi politici o con le monete che presentano la famiglia imperiale. Pensiamo a Costantino ed i figli e la moglie e come Fausta e Crispo siano stati improvvisamente eliminati da esse dopo la presunta congiura. Ricordo, per es, le monete ostrogote con la raffigurazione di Giustiniano al diritto ed il monogramma di Teodorico (morto prima dell'ascesa al trono dell'imperatore) al rovescio, o le monete di Baduila a nome di Anastasio I morto più di 20 anni prima. O le monete emesse dal comune di Bergamo a nome di Federico II tra il 1236 e il 1302 ben oltre la sopravvivenza in vita dell'imperatore. My 2 cents. Disclaimer: POI, OVVIAMENTE, UNO FA QUELLO CHE CREDE CON LA SUA COLLEZIONE. Soprattutto come nel caso di chi collezione i ritratti degli imperatori. Ma questo non ha a che vedere con la correttezza del dato scientifico.
    2 punti
  13. Gli euro non possono essere scansionati, nel senso che lo scanner ha una specie di software che te lo impedisce. Puoi fotografarli e modificare la foto.
    2 punti
  14. Mai sentito parlare della costellazione di Eurione? https://it.wikipedia.org/wiki/Costellazione_di_EURione
    2 punti
  15. I legni di Ercolano: l'antichità ora ha un'aria di casa L’eruzione del Vesuvio carbonizzò senza bruciare arredi e oggetti: un patrimonio straordinario e unico, finalmente esposto al pubblico nella mostra "Materia" Un letto proveniente dalle domus di Ercolano, esposta nella mostra “Materia” - Luigi Spina I latini distinguevano tra legna da ardere e legna da costruzione: la prima è “lignum”, la seconda è “materia” (voce rimasta in spagnolo, madera, e portoghese, madeira). Il legno dunque non solo come materia prima ma la prima tra tutte le materie. E “Materia” si intitola la mostra che per la prima volta espone “il legno che non bruciò a Ercolano”. Fino al 31 dicembre nella Reggia di Portici, sede in età borbonica dell’Herculanense Museum, la raccolta dei primi scavi e germe del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, sono infatti raccolti armadi, tripodi, sgabelli, letti, tavole, larari a forma di tempio, una culla, ritrovata con i resti del neonato. E poi lo scafo di una barca, un dritto di prora, un argano. Portamonete con serratura e il loro contenuto. Elementi decorativi in avorio e bronzo. E tavolette per la scrittura: il legno come supporto scrittorio è testimoniato a Ercolano da otto archivi privati di tavolette incerate trovati all’interno delle domus, che hanno conservato il contenuto graffito. Unicum tra gli unica, il soffitto del salone dei marmi della Casa del Rilievo di Telefo, ritrovato nel 2009. Divelto e rovesciato dallo spostamento d’aria, era finito sulla sabbia umida del litorale e quindi coperto dal fango poi solidificato: una particolare condizione che ha conservato il legno “vivo” e persino elementi della cromia. I cassettoni sono assemblati quasi esclusivamente a incastri a mortasa e tenone, senza uso di chiodi. Lo stato di conservazione di alcuni lacunari ne permette tutt’oggi smontaggio e rimontaggio. Una culla carbonizzata proveniente dalle domus di Ercolano, esposta nella mostra “Materia” - Luigi Spina Ercolano è di fatto l’unico sito che attesti con larghezza l’ebanisteria e la carpenteria dell’antichità romana. Oltre agli arredi mobili sono oltre trecento i legni architettonici rimasti in situ come travi, porte, tramezzi, balaustre, arredi di bottega. Nella sequenza di distruzioni e ricostruzioni che segna la storia delle civiltà, gli oggetti d’uso, anche quelli di pregio, e gli elementi costruttivi realizzati in una “materia” deperibile come il legno, sono sempre i primi ad andare perduti: bruciati, demoliti, consunti, gettati via. Paradossalmente è stata proprio la distruzione operata dalla celebre eruzione del Vesuvio del 79 d.C. ad averceli consegnati. A differenza di Pompei, devastata da una nube di ceneri e lapilli, la massa alta 20 metri di fango lavico ad altissima temperatura precipitata sulla città ha fatto sì che a causa dell’assenza di ossigeno il legno si sia carbonizzato e non combusto. Ma questi legni per diverse ragioni, principalmente conservative, sono sempre stati nei depositi. Solo un impegnativo e sperimentale progetto di restauro, tuttora in corso, coordinato da Elisabetta Canna e realizzato con la consulenza dell’Herculaneum Conservation Project, ha consentito di renderli in parte visibili. È una mostra che riporta il mondo antico alla nostra quotidianità. La persistenza, persino formale, degli arredi fa cadere la distanza di due millenni. È la forza di Ercolano e la mostra, attraverso l’allestimento, enfatizza la continuità dell’esperienza umana rispetto al dato scientifico, che pure può essere approfondito attraverso una app: «La mostra sui legni è stata un modo per avvicinare tempi lontanissimi – spiega Francesco Sirano, direttore del Parco archeologico di Ercolano e curatore della mostra – Mi sono rifiutato di scrivere “letto” vicino al letto, “culla” accanto alla culla. Abbiamo invece voluto accompagnare il percorso con citazioni di ogni tempo, non solo antiche. La statua, il mosaico, la pittura non sono la nostra esperienza quotidiana. Ma i mobili, quelli li abbiamo tutti. E sappiamo bene che un tavolo non è semplicemente un piano con quattro gambe, ma uno spazio di confronto e di condivisione della nostra vita». La mostra non è solo un modo nuovo di avvicinare l’archeologia ma ha una dimensione programmatica. Non a caso Stefania Siano, co-curatrice, la definisce «necessaria e improrogabile»: «L’eccezionalità di questo complesso di oggetti ha assunto un significato sempre più identitario per il sito». Se “ materia” contiene in sé “ mater”, questa mostra allora è la madre del futuro prossimo di Ercolano. https://www.avvenire.it/agora/pagine/i-legni-di-ercolano-mobili-carbonizzati-materia-mostra-alla-reggia-di-portici
    1 punto
  16. Buongiorno. Dopo quella che avevo postato qualche tempo fa: questa è una nuova offerta di lavoro che viene, in questo caso, dalla CNG LLC tramite la loro newsletter: CNG LLC Cerca numismatico a tempo pieno Classical Numismatic Group, LLC ha una ricerca di disponibilità immediata per un numismatico a tempo pieno nel nostro ufficio di Lancaster, in Pennsylvania, per lavorare con le spedizioni in arrivo. I candidati devono avere una buona conoscenza della monetazione antica e mondiale. Tutti i benefici sono inclusi e lo stipendio sarà commisurato all'esperienza. Se sei interessato ad entrare a far parte di uno staff numismatico di livello mondiale questa opportunità potrebbe fare al caso tuo. Le richieste possono essere inviate in via confidenziale a Mike Gasvoda, Managing Director.
    1 punto
  17. Notiziona trovata, notiziona girata... d'altronde anche questa è archeologia.... Stai a vedere che anche Ercole.... (si fa per ridere) Non è uno strumento da rammendo, è un giocattolo "molto cattivo": trovato un dildo romano: Oggetto di duemila anni trovato nel forte romano nel Northumberland nel 1992 è stato rivalutato dagli archeologi Gli archeologi ritengono di aver trovato l'unico dildo romano conosciuto a grandezza naturale, scoperto in un fosso in quelli che erano i margini settentrionali più estremi dell'impero. Se non è stato utilizzato come strumento sessuale, l'oggetto di 2000 anni potrebbe essere stato un pestello eretto a forma di pene, o potrebbe essere stato un elemento di una statua che le persone hanno toccato per buona fortuna. Quello che sicuramente non è è ciò che è stato catalogato come dopo la sua scoperta nel forte romano di Vindolanda nel Northumberland nel 1992: uno strumento da rammendo. "Devo confessare", ha detto Rob Collins, docente senior di archeologia dell'Università di Newcastle, "una parte di me pensa che sia abbastanza evidente che si tratti di un pene. Non so chi l'abbia inserito nel catalogo. Forse era qualcuno a disagio o non pensava che i romani avrebbero fatto cose così sciocche. Se lo pensassero, non potrebbero sbagliarsi di più dato che le rappresentazioni bidimensionali e tridimensionali dei falli erano onnipresenti nel mondo romano, sia nei mosaici, negli affreschi, nella decorazione di vasi o nei ciondoli indossati al collo. Il fallo di Vindolanda è lungo 16 cm ma, dicono i ricercatori, era probabilmente più grande perché il legno archeologico è soggetto a restringimento e deformazione. È stato esaminato dai ricercatori dell'Università di Newcastle e dell'University College di Dublino. L'analisi ha rivelato che si tratta, almeno, del primo esempio noto di fallo disincarnato in legno recuperato in qualsiasi parte del mondo romano. Il fallo è stato trovato in un fosso insieme a dozzine di scarpe e accessori per abiti, nonché prodotti di scarto artigianale come ritagli di cuoio e corna lavorate, forse uno dei motivi per cui è stato visto come uno strumento da rammendo. "Ciò che rende questo un primo è che non è un piccolo fallo in miniatura", ha detto Collins. “È a grandezza naturale. È anche importante perché il legno normalmente non sopravvive... non siamo riusciti a trovare alcun parallelo". Le dimensioni e l'incertezza della funzione erano affascinanti, ha detto. “Spesso in archeologia quando troviamo un oggetto possiamo dire a cosa serviva o dedurre a cosa serviva. Non era il caso di questo oggetto. Abbiamo dovuto allargare le nostre reti pensando a cosa servirebbe una scultura in legno di un fallo di sei pollici e mezzo. "Abbiamo avuto alcune discussioni molto interessanti." Gli antichi oggetti fallici venivano spesso usati per allontanare il male. L'analisi ha mostrato che il fallo di Vindolanda aveva estremità notevolmente più lisce, indicando che è stato utilizzato per qualcosa per un periodo di tempo. Il team è arrivato a tre possibili teorie, tutte delineate in un dettagliato documento di discussione pubblicato sulla rivista Antiquity. Una teoria è che è stato utilizzato per motivi sessuali. Ciò potrebbe significare che si trattava di un sex toy, anche se è necessaria una certa cautela, ha affermato Collins. “A volte [i dildo] non sono stati sempre usati per il piacere... possono essere strumenti di tortura, quindi sono molto consapevole di usare il termine sex toy. Speriamo che sia quello per cui è stato utilizzato. Questa è la possibilità più eccitante e intrigante. “In tal caso sarebbe, a nostra conoscenza, il primo dildo romano che è stato riscontrato dall'archeologia. Sappiamo dalla poesia greca e romana e dall'arte greca e romana che usavano i dildo. Ma non abbiamo trovato alcun esempio archeologico che sia di per sé intrigante. "Se è così e si trova quassù ai margini settentrionali dell'impero e non giù nel ricco cuore dell'Italia romana... è piuttosto sbalorditivo." La seconda teoria è che l'oggetto fosse usato come pestello, sia per scopi culinari che per macinare ingredienti cosmetici o medicinali. Le sue dimensioni lo avrebbero reso facile da usare e la forma avrebbe impregnato il cibo o gli ingredienti di proprietà magiche percepite. La terza opzione è che doveva inserirsi in una statua che i passanti avrebbero toccato per portafortuna o per assorbire o attivare la protezione dalla sfortuna, cosa comune in tutto l'impero romano. Se così fosse, la statua sarebbe stata probabilmente collocata vicino all'ingresso di un importante edificio, ma le prove indicano che il fallo si trovava all'interno o almeno non in una posizione esposta all'esterno per un certo periodo di tempo. I ricercatori sperano che il fallo di Vindolanda induca a cercare oggetti simili in altre collezioni. Nel frattempo è andato in mostra al museo Vindolanda. FONTE: https://www.theguardian.com/science/2023/feb/20/its-not-a-darning-tool-its-a-very-naughty-toy-roman-dildo-found?CMP=fb_gu&utm_medium=Social&utm_source=Facebook&fbclid=IwAR3KLohI7ATqD2r-LHrPVJN_-lB596ABsm7I1U6uCzOEz-ec9DjnzVJwim4#Echobox=1676876970
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  18. Chi sa poi perché venivano usati, molto di rado a quanto sembra, quelle godronatrici, che poi si trovano più comunemente sulle monete spagnole.
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  19. Ho visto questa in asta prossimamente Molto bella. Tutta la lettere della legenda e tutti i particolari ben delineati. Ottimo il ritratto di M. Non voglio aggiungere antiche alla collezione, visti i problemi creatici dai burosauri ma alla base 200 non ha offerte. Poi nel Live penso che non resterà invenduta.
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  20. Hai detto bene: "una decina di anni fa"; forse pure qualche anno in più.
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  21. In realtà ciascuno compra ciò che gli piace. Il problema è vedere un Istituto quale la zecca, che dovrebbe svolgere un compito istituzionale, abbassarsi a spacciare per monete quanto moneta non è. Commemorare Diabolik? Prosecco e granseola? Ancora la storia della lira? Figurine panini e tutela ambiente con monete quadre o romboidali? Decine e decine di emissioni per far cassa? Non nascondo siano oggettini piacevoli, però non monete. Diciamo che l'IPZS pecca in mancanza di serietà!
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  22. La moneta che hai postato è sicuramente gradevole, pero' tu parlavi di fdc sempre che di fdc si possa parlare per monete cosi' antiche e questa ne è ben lontana. Comunque per Gordiano III si trovano antoniniani veramente spettacolari basta sapere aspettare, poi dipende sempre dal budget a disposizione; ognuno conosce le proprie tasche. saluti maumo
    1 punto
  23. Buonasera a tutti, non era facile da indovinare, o magari ci sono indizi sul conio che avrebbero potuto aiutare? O magari proprio il lieve sottopeso poteva essere un indizio... Complimenti Rocco, bella e interessante Napoletana. Ma quale sarà la sua storia, quel taglio da dove viene fuori? Sicuramente avremo già affrontato questo quesito, ma potremmo riproporlo. Saluti Alberto
    1 punto
  24. Buonasera a tutti gli intervenuti . Esprimo un mio parere su questo oggetto , e' una ipotesi gia' espressa da @Vel Saties , in esso vedo bene un pestello , ne farebbe fede la parte terminale di forma quasi cilindrica , ben piu' grande della parte terminale che , sfinando , termina quasi a punta , e' questa parte terminale che lo fa sembrare simile all' apparato riproduttivo maschile , ma secondo me non lo e' . Lo vedo come un pestello utile per schiacciare erbe , bacche o quant' altro di tenero essendo in legno e non in pietra , materiale quest' ultimo che piu' si adatterebbe a rappresentare un fallo . Probabilmente quello che inganna l' osservatore e' quella scanalatura terminale nella parte piu' fina dell' oggetto che potrebbe anche essere stata fatta a posteriori ; inoltre se fosse quello che alcuni suppongono essere mancherebbe "qualcosa" , il legno e' facile a modellare .
    1 punto
  25. Costantino I, Follis, SOLI INVICTO COMITI, Sole stante a s., in campo F, zecca illeggibile. Arka Diligite iustitiam
    1 punto
  26. Ordine Teutonico, Martin Truchsess von Wetzhausen (1477-1489), Schillig. D/ MAGIST MARTINV PR R/ MONETA DNORVM PR Arka Diligite iustitiam
    1 punto
  27. Un Macrino così non si vede facilmente, complimenti!
    1 punto
  28. Si, ho capito. E di disposizione parlavo io, ribadendo che - SECONDO ME - l'unica disposizione *** STORiCO CRONOLOGICA *** valida in un monetiere è per autorità emittente e datazione, quindi secondo una logica scientifica. Ma io sono stato abituato con i record di inventariazione e catalogazione museale e con l'uso di software strutturati e lì non è che potevi tanto zazzare con la base dati.
    1 punto
  29. E' una monetazione, quella vandala, esremamente interessante. Ma troppo difficile, per me, da collezionare. A parte le monet delle serie municipali.
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  30. Esatto MC Marco Corner 1520-21
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  31. 92 minuti di applausi (cit.) Comprare al solo scopo di rivendere NON è collezionismo. Punto.
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  32. Forse Marco Corner. Prova a cercare la sigla tra quelle dei massari.
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  33. Infatti, se le cerchi sul RIC le devi cercare sotto Marco Aurelio. Mi sembrava che il collegamento fosse abbastanza chiaro: la moneta va catalogata sulla base di chi l'ha emessa, non secondo chi c'è raffigurato sopra. Le CONSECRATIO di Antonino Pio sono monete di Marco Aurelio; secondo la logica di chi le cataloga come monete di Antonino perché sopra c'è raffigurato lui, allora il 10 euro di Augusto andrebbe messo in collezione insieme ai denari di Augusto...
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  34. Per me è il risultato di una doppia battitura con rotazione del conio, lo si può capire dalla posizione della sigla che è coerente con la posizione della prima C di CCAROLVS
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  35. Non mi metto a discutere sul resto perchè è opiniabile. Quello che proprio non digerisco è ostentarsi a sostenere che comprare le emissioni della zecca sia buttare i soldi sia solo un affare per chi vende. Tralasciando che uno dovrebbe collezionare per pure piacere collezionistico, ti invito a prendere visione delle attuali quotazione dei 2€ proof dal 2014 ad oggi, visto che mi sembra di capire che sei poco informato o non scriveresti così. Ti faccio un sunto io! (prezzi reali e mi sono tenuto basso apposta) Prezzo di emissione 20€/22€ a seconda degli anni 2014 carabinieri 350€ 2015 expo 70€ 2015 bandiera 50€ 2016 donatello 80€ 2016 plauto 75€ 2017 san marco 180€ 2017 tito livio 170€ 2018 costituzione 200€ 2018 ministero della salute 280€ 2019 leonardo 450/500€ Sono abbastanza sicuro che il giorno che uno volesse vendere, monetizza senza se e senza ma visto anche l'elevata richiesta. P.S.: tu continua a collezionare e a comprare le monete del regno e dello stato italiano pre euro! nessuno te lo impedisce! ma visto che ci tieni tanto a parlare di valori, da quello che so, la monetazione dal 1946 in poi in lire ha subito un crollo negli ultimi 5 anni.
    1 punto
  36. Io ho un denario di consacrazione di Antonino Pio, emesso sotto Marco Aurelio; nell'asta dove l'ho preso era messo sotto Antonino ed è il criterio che seguono le più importanti case d'asta; mi sono adeguato, anche perché sfogliare un album e vedere un Antonino in mezzo ai vari Marco Aurelio non mi piace.
    1 punto
  37. Taglio: 1 euro Nazione: San Marino anno: 2019 Tiratura: 500.000 Condizioni: Spl Città: Padova
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  38. Io le metto in base alla data di emissione della moneta quindi direi sotto Marco Aurelio
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  39. 6 Tornesi 1799 Repubblica Napoletana ex Inasta 11 lotto 1202 SPL+, conservazione eccezionale per il tipo di moneta
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  40. Vista l'ammucchiata di Rocco...La serie del 1804 con qualche doppione...
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  41. Lituania, 2 euro commemorativo 2023 per l’Ucraina https://numistoria.altervista.org/blog/?p=31206
    1 punto
  42. Ciao @Maastricht e benvenuto, prima di tutto ti consiglio di costruirti una base solida di informazioni consultando il web, fra tutti, senza far torto a nessuno, ti consiglio il sito della BCE ed EUROCOLLEZIONE in cui puoi trovare tutte le informazioni che ti servono oltre a spunti ed idee per impostare la tua collezione. Ovviamente questo forum è un'altra fonte inesauribile ed interattiva a cui attingere, leggiti un po' di post, anche datati, delle 3 sezioni sull'EURO magari utilizzando la funzione "cerca" se vuoi trovare un argomento specifico. Di possibilità collezionistiche ce ne sono svariate, qualcuno prima di te aveva già posto le stesse domande, ci sono discussioni sull'argomento, fatti la tua idea e poi parti, non cominciare ad accumulare per poi scoprire che non è il percorso che più ti interessava. Molto, se non tutto, dipende anche dal budget che ti prefiggi, se vuoi collezionare, ad esempio, i microstati preparati a sborsare anche qualche centinaio di euro (o migliaia in un paio di casi). Per gli acquisti ben vengano i negozi ma non ti aspettare questa gran differenza dagli acquisti nei diversi canali, è vero che puoi "scegliere" la moneta, ma è anche vero che gli euro coniati per la circolazione non sono affatto esenti da graffi e colpetti a meno di non andare sulle monete proof. Ne avrei da dire mille ma non voglio diventare illeggibile per cui concludo con una mia personale valutazione: a me piacciono le monete splendenti, la patina tanto ricercata per le monete storiche la vedo fuori luogo su di una moneta attuale per cui, oltre ai difetti visibili, tengo in considerazione anche l'eventuale maneggiamento delle monete che potrebbe causare spiacevoli effetti a medio termine, a questo proposito ti linko di seguito una mia discussione che, ovviamente non vuole essere la verità, ma semplicemente un spunto per crearti la tua personale idea:
    1 punto
  43. Molto interessanti Matteo anch’io non conoscevo l’esistenza di questa particolare tipologia con la caratteristica firma ovale allungata che si ritrova invece negli splendidi Obsn giapponesi alcune tra le piu’ grandi ( come volume) monete d’oro mai emesse . chissa’ se vi e’ stata un’influenza .. anche se gli Obsn vennero emessi molto piu’ tardi , dopo il 1500. si sa quanto hanno realizzato i pezzi di Han Wudi ?
    1 punto
  44. Buonasera @Matteo91, Grazie per avermi fatto scoprire queste emissioni davvero particolari. A pagina 31 del link della seconda lettura si parla di ritrovamenti di esemplari in argento o lega di argento e stagno, sia per le tipologie del cavallo che della tartaruga. E si conclude che le emissioni in lega di piombo e stagno fossero versioni fraudolente. La situazione era tale da portare in breve alla cessazione di queste emissioni, che forse per questo risultano rare oggi. Come sempre, da Occidente ad oriente, l’uomo cerca il profitto per la via più semplice, cioè l’inganno.
    1 punto
  45. Sì, i bratteati tedeschi sono belli e interessanti. È curioso vedere caratteristiche tipiche degli incisori di bratteati sulle monete di Aquileia e Trieste, che quindi risultano un misto di tecniche tedesche e italiane. Arka Diligite iustitiam
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  46. La guerra del Tallero di Maria Teresa in Africa. La ‘grassa signora’ Un tallero di Maria Teresa del 1780, fonte Wikipedia 11.02.2023 – 07.01 – L’inaugurazione a Trieste del monumento dedicato a Maria Teresa, l’omonimo Tallero, offre un’opportunità per approfondire la storia di una moneta che travalica la biografia della sovrana, assumendo i contorni di una leggenda numismatica, una ‘gigantessa’ tra le monete. Una vicenda che, dalla zecca di Vienna prima e di Trieste poi, si allarga agli staterelli della Germania pre unificazione, giungendo all’Italia risorgimentale e approdando tra le sabbie incandescenti del Corno d’Africa. Il tallero di Maria Teresa fu la conseguenza della sua riforma monetaria che prevedeva, per l’appunto, il tallero d’argento come moneta principale, seguita da sei parti di tallero da 20 kreuzer, anch’essi in argento, erano questi i ‘pezzi’ che circolavano maggiormente. I primi talleri teresiani vennero coniati nel 1741 dalle zecche di Vienna e Kremnitz; raffiguravano il volto della sovrana, all’epoca giovane, e sul retro l’aquila austriaca. Col passare dei decenni il tallero fu coniato nelle zecche più importanti nell’Europa centro-orientale, cioè ad Hall, Praga, Graz, Gunzburg, Karlsburg, Nagybanya e Siebenburger. Furono prodotte, durante il periodo di regno di Maria Teresa, ventisei varianti che raffiguravano di volta in volta il volto dell’imperatrice; giovane, adulta, matura, anziana, velata di lutto. La storia del Tallero ripercorreva così l’ascesa dell’imperatrice, sino alla scomparsa nel 1780. Il tallero era all’epoca una moneta di riconosciuta validità per il contenuto di argento; la X (croce di Sant’Andrea) posta al rovescio dopo la data equivaleva al numero 10, cioè indicava il decimo del peso dell’unità di riferimento per l’argento, il cosiddetto ‘piede monetario‘. Verso la metà del settecento corrispondeva a 233,85 grammi di argento puro; da un singolo piede era allora possibile ricavare 10 talleri. La presenza della X pertanto certificava che quella moneta conteneva 23,385 grammi di argento. La moneta, per le sue caratteristiche di costruzione e per l’ascesa della sovrana dopo la fase delle guerre dinastiche, conobbe un immediato successo in tutta Europa; e presto travalicò i confini austriaci tanto a nord, quanto a sud. Nel caso della direttrice settentrionale, il tallero svolse un ruolo di collante tra gli stati e le città tedesche; dovunque vi fossero tedeschi, vi era il tallero, informalmente moneta accettata un po’ d’ovunque nell’Europa centrale. L’eccezione alla regola era la Prussia, la quale mantenne fino all’unificazione tedesca politiche monetarie discutibili, ‘inondando’ di monete prive di valore o scadenti i vicini teutonici. Nel caso invece della direttrice meridionale, i veneziani iniziarono a usare il tallero teresiano nei traffici delle colonie; e congiuntamente ai tentativi di espansione coloniale austriaca nel settecento, lo diffusero presto in India, nel medio oriente e soprattutto nell’Africa orientale. Perchè il tallero di Maria Teresa piacque sino a tal punto alle popolazioni dell’Africa? Giocò un ruolo cruciale l’alto contenuto in argento che permetteva di trasformare il Tallero, di lavorarlo in oggetti di artigianato, gioielli e ammennicoli di ogni sorta. La moneta non era solo una moneta, ma materia prima con la quale creare opere d’arte. Il ‘tallero della grassa signora‘, come veniva definita, divenne popolare nei bazar e nei luoghi di scambio del medio oriente e delle coste africane già nel XVIII secolo; e presto i singoli regnanti africani iniziarono ad apporre i propri marchi sul tallero austriaco. I veneziani, a propria volta, cercarono di limitarne la diffusione con un proprio tallero, quello veneziano; fu il primo di una lunga serie di imitazioni, destinate però al fallimento. Lontana dalla patria dove era ormai scomparsa, la ‘grassa signora’ continuava a dettare legge. Il tallero rimase legalmente valido fino al 1858; tuttavia, constatato il successo nei mercati medio-orientali e africani, l’Austria continuò a produrlo. Lo rese valido, nel 1811, per le isole Azzorre e a Sao Tomè e Principe, nel golfo di Guinea; nel 1854 a Madera, nel 1888 in Mozambico e a Macao, nel 1889 in alcuni Emirati del Protettorato inglese di Aden, nel 1895 a Lourenco Marques (Mozambico). Zanzibar usava i talleri teresiani come ‘base’, sulla quale incidere la parola ‘Pemba’ col disegno di una scimitarra; e nelle Indie sotto dominio olandese il tallero teresiano aveva invece incisa la parola ‘Java’. E proprio con la zecca di Trieste e dallo scalo giuliano, i talleri viaggiavano alla volta di esotici mercati, arricchendo notevolmente il capoluogo già reso grande dalla sovrana. Tallero con marchio cinese, in uso nella Cina della guerra civile del 1920 Tallero con marchio del Sultanato di al-Qu’ayti, 1945 Verso i primi del novecento, l’Etiopia trasformò il tallero teresiano nella propria valuta ufficiale, riconoscendo una situazione informale. E qui la storia dell’austriaco tallero si mescola all’italiana lira, perché il neonato stato italiano, nei tentativi di avere delle colonie, aveva già incontrato il ‘conio’ austriaco. Il primo tentativo, ad esempio, di acquisto della Baia di Assab avvenne al prezzo, concordato coi capi locali, di seimila talleri di Maria Teresa. Gli italiani inizialmente tentarono di acquistare i terreni africani con sterline d’oro e rimasero sorpresi quando l’unica valuta accettata fu la vecchia moneta settecentesca. Ad onestà del vero nell’Africa orientale circolava una vasta gamma di monete che andavano dalle rupie indiane, alle piastre egiziane, a vecchio conio per gli acquisti spiccioli e alle (prime) lire italiane. Però il riferimento era sempre al tallero di Maria Teresa che lo stato italiano iniziò ad acquisire in quantità sempre maggiori. Verso il 1880, considerando le ingenti spese, si tentò di mediare con l’impero austro-ungarico, chiedendo di acquistare i diritti. Il tallero infatti si sarebbe potuto produrre anche in Italia, tramite i punzoni austriaci recuperati a Milano e Venezia. Tuttavia Vienna oppose un fermo rifiuto; il tallero raffigurava un’imperatrice e come tale non poteva essere venduto. Ci si limitò a offrire agli italiani uno sconto sull’acquisto dei talleri, prodotti a milioni nella zecca di Trieste. Si pensò allora, come avevano tentato i veneziani nel settecento, di sostituire la moneta con un simile conio. Fu l’inizio di una lunga storia di monete ‘simil teresiane’ che vennero però tutte rifiutate; si tentò ad esempio di introdurre un tallero d’argento, con l’effigie del sovrano con la corona (il capo scoperto non sarebbe stato apprezzato dai tribali) e un’aquila simile a quella asburgica, con la croce rimossa per non offendere i musulmani; e ad un certo punto si scelse anche di pagare con le banconote, le quali però si consumavano e disfacevano sotto il caldo sole africano. Intanto, per le spese delle guerre coloniali italiane, la zecca di Trieste vendeva talleri a milioni; servivano infatti agli italiani invasori per retribuire le truppe locali, l’amministrazione locale, gli informatori, i portatori e così via. Basti considerare che, solo tra novembre 1895 e marzo 1896, l’Italia spedì a Massaua 1 milione e 420mila talleri di Maria Teresa. Come se non bastasse, l’insuccesso delle monete ‘italiane’ era aggravato dalla speciale relazione del porto di Massaua con l’impero austro-ungarico; il traffico con l’Europa – il quale ammontava ad appena il 10%, il rimanente erano tutti commerci con l’India e l’oriente – avveniva solo con il porto di Trieste, grazie al servizio di linea del Lloyd Triestino. L’Austria, ad esempio, vendeva a Massaua non solo i talleri, ma anche prodotti specializzati come i fiammiferi. Nel primo dopoguerra la Repubblica Austriaca si rifiutò nuovamente di vendere il diritto di coniazione all’Italia; appena nel 1935, per diretto interessamento di Mussolini, il governo italiano comperò dalla zecca di Vienna i conii originali. L’Austria era all’epoca un regime autoritario, il cosiddetto austro-fascismo, che mirava a sfuggire all’inglobamento nella Germania nazista tramite un ri-avvicinamento al regime italiano. Concedere il vecchio tallero fu allora un’azione diplomatica, e il governo fascista, con spirito pragmatico, si mise a ristamparlo tale e quale quello settecentesco. Questo nuovo tallero – austriaco nell’effigie, italiano nell’anima – sovvenzionò allora l’invasione dell’Etiopia, permise di rinsaldare i legami con le tribù alleate. È uno dei rari casi nella storia dove, a distanza di un secolo e mezzo, una moneta viene ristampata tale e quale. Il tallero poi sopravvisse alla dominazione italiana e alla seconda guerra mondiale, ‘resistendo’ ai tentativi della stessa Etiopia di introdurre un sistema monetario ‘moderno’ (1948). Solo negli anni Sessanta del novecento la moneta iniziò a perdere valore, a non essere più conio diffuso tra le popolazioni africane. Oggigiorno il tallero di Maria Teresa è la moneta più contromarcata al mondo e rimane una delle monete più popolari coi suoi quasi 400 milioni di pezzi battuti, pari a oltre 9000 tonnellate d’argento. Niente male per una ‘grassa signora’. Fonti: Alessandro De Cola, Il problema monetario nella Colonia Eritrea: il tallero di Maria Teresa nella letteratura coloniale (1857-1941) in Pallaver, Karin (Ed.); Podestà, Gian Luca (Ed.) (2021): Una moneta per l’impero: Pratiche monetarie, economia e società nell’Africa Orientale Italiana, Economia –Teoria economica – Pensiero economico, ISBN 978-88-351-1445-1, FrancoAngeli, Milano Sito GranDoblone, Il Tallero di Maria Teresa d’Austria
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  47. Mi piacerebbe condividere con voi anche la storia di questa banconota. È stata trovata da un amico mio (colleziona monete) in un lotto di argento che ha acquistato. Mi ha raccontato che tra questi argenti ha trovato questa banconota piegata ad 8, tanto che stava per buttarla. Prima di buttarla ha pensato di controllare su ebay ed è rimasto sorpreso poiché ha visto prezzi altissimi. Non capendoci molto ha chiesto a me. Insomma, questa banconota è rimasta conservata per decenni piegata ad 8 e proprio per un pelo non è finita nella spazzatura. Meglio così! Ora certamente si godrà un meritato riposo al sicuro nel raccoglitore
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  48. anni fà ,poco dopo l'entrata dell'EURO ,girovagando x bancarelle alla ricerca di monete trovai un piccolo album con tutti i commemorativi dell'URSS ,mi chiesero 60 euro e ricordo di averci pensato tutto il giorno per poi decidermi a fine della fiera a prendere l'intera collezione .Mai scelta fù più azzaccata visto oggi la non facile reperibilità, nonchè l'aumento vertiginoso dei prezzi. I pezzi sono 64 ...48 da 1rublo....3da 3rubli....13 da 5rubli
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