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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/20/23 in tutte le aree
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Ciao a tutti! Oggi scrivo del mio nuovo aquisto, per 14 € che trovo spesi molto bene. Quando si parla di denaro metallico, io pensavo ai popoli asiatici presi ad infliare le monete per trasportarle (e forse anche i norvegesi moderni...) e pure ai romani, che mettevano tutto in un bel sacchetto: noi - si sa - siamo abituati ad un portamonete Ma qualcuno ha mai pensato di farne un fascio?!? Sì! Perchè questi non sono oggetti ma sono MONETE! Questo è un Kissi penny: un manufatto di ferro pre-monetario che prende il nome dal popolo dei Kissi stanziato nelle aree ricche di minerali di ferro nell'entroterra dell'Africa occidentale (Guinea francese, Sierra Leone e Liberia). Il denaro, chiamato anche gizzi penny, è costituito da aste di ferro attorcigliate dello spessore di qualche millimetro, a forma di T a un'estremità e piatte all'altra. I fabbri locali fabbricavano queste monete sotto la direzione del capo villaggio, tipo l'organo di emissione. Si trattava di pezzi di ferro battuto, comunemente di lunghezza variabile da circa 15 a 40 cm, anche se per lo più da 20-30 cm (ma anche varianti molto più lunghe). Il mio qui sopra è ca. 24 x 3,5 cm. Vediamo un po' cosa se ne poteva fare: con due di queste monete si potevano acquistare 20 arance o un mucchietto di banane. Per le transazioni più importanti, venivano per lo più confezionate in mazzette da 20 pezzi. (grazie al museo di Brooklyn per l'immagine) All'inizio del XX secolo, i registri indicano che una mucca poteva essere acquistata per 100 mazzi (2.000 Kissi Pennies), una sposa per 200/240 mazzi e gli schiavi per ben 300 mazzi (sì, avete letto bene, nel ventesimo secolo in Africa si trafficava ancora con gli schiavi). Ma non basta: una volta che i penny Kissi smisero di circolare come denaro, mantennero ancora valore per l'uso nelle cerimonie religiose. Si riteneva che queste monete avessero un'anima - "soul money" - e dei pezzi rotti venivano deposti presso i defunti affinché la loro anima potesse fuggire, invece se un soldo veniva rotto accidentalmente doveva essere ripristinato da un mago per salvare l'anima del suo proprietario. Spero nella clemenza di @petronius arbiter (che nel lontano 2014 aveva già trattato questo argomento) che non mi timbri di plagiatore, ma vediamo di non "fare di tutte le monete un fascio" 😁 Alla prossima, Njk ======================= PS: dimenticavo... per ammirare l'immagine di sopra in tutta la sua bellezza, cliccateci sopra e - per chi non è al telefonino - consiglio di girare il monitor di 90°3 punti
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Ciao a tutti, oggi condivido con voi un asse di Gordiano III con patina smalto verde azzurra, proveniente da Asta N-N Auction 61 Lot. 734. Allego descrizione dell'asta: GORDIAN III (238-244). As. Rome. Obv: IMP GORDIANVS PIVS FEL AVG. Laureate, draped and cuirassed bust right. Rev: VIRTVTI AVGVSTI / S - C. The Farnese Hercules: statue of Hercules right, with hand upon hip and leaning upon club draped with lion skin. RIC 309. Weight: 8.23 g. Diameter: 24 mm.3 punti
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E allora mettiamogli vicino un bel 20 grana … un saluto a tutti!3 punti
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Un tetradrammo battuto nel 125 AD in Alessandria di Egitto, al nome dell' imperatore romano Adriano : al centro del campo del rovescio, come ben descritto nella didascalia della moneta, la raffigurazione di un bel vaso canopico, con chiusura a forma della testa della dea Imset, reso con buoni dettagli della decorazione .2 punti
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Potrebbe essere, ma non sono sicuro, l'asse con AT https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-B5/1 Dalle foto non si vede la stanghetta orizzontale (forse vedendola con altra inclinazione ci potrebbe essere). Allego due esemplari per un confronto: lo stile della prua è comunque similare con la moneta da identificare2 punti
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Taglio: 2 euro cc Nazione: Finlandia anno: 2019 Tiratura: 500.000 Condizioni: BB+ Città: Milano Note: NEWS!!2 punti
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Non ne ho idea. Stampare questi libri costa molto, sono cmq di nicchia e ne vengono stampate poche copie... per questo motivo sono rari Al giorno d'oggi, costerebbero ancora di piu... la carta è salita tantisismo. Il pdf ... che orrore .... come si fa a non toccate la carta... poi la carta è eterna... il pdf, tra 100 anni, magari, non sarà piu leggibile?? La storia ed il sapere si tramanda sulla carta... e prima ancora su argilla ed ancora prima su geroglifici ..2 punti
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Con quei rametti in entrambe le facce, il metallo presunto (ottone) e quella strana figura probabilmente impressa al posto di una tughra fanno pensare più ad un gettone e non a una specifica moneta2 punti
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Queste le prenderò tutte. Ho giá quella estone. La trovo una splendida iniziativa🔝2 punti
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Ho citato alcune di queste cose nel mio recente "IL VALORE DELL’Æ4 E LE RIFORME DI ANASTASIO", p. 56-57... quindi, ovviamente includendo le bibliografie ivi citate, mi sento di consigliare la lettura, peraltro piacevolissima di: Chameroy-Guihard 2014 = Jérémie Chameroy, Pierre-Marie Guihard, L’officine de faux-monnayeurs de La Coulonche (Orne): nummi coulés de la Tétrarchie en Occident, in The Numismatic Chronicle, 174, London 2014, pp. 153-191. Gara 1978 = Alessandra Gara, Matrici di fusione e falsificazione monetaria nell’Egitto del IV secolo, in Numismatica e Antichità Classiche, Quaderni Ticinesi, 7, Lugano 1978, pp. 229-252. Pilon 2016 = Fabien Pilon, Les imitations du milieu du IVe siècle : production, diffusion, interprétation, in Produktion und Recyceln von Münzen in der Spätantike, Internationales Numismatikertreffen, 15-16 mai 2014, Mainz, Mainz 2016, pp. 265-278. e volendo anche Lichocka 2005 = Barbara Lichocka, Late Roman coin-finds from Kom el-Dikka in Alexandria, in XIII Congreso Internacional De Numismatica, Madrid 2003, Actas Proceedings Actes, 1, Madrid 2005, pp. 763-770. buona lettura Alain poi volendo Bijovsky 2012 = Gabriela I. Bijovsky, Gold Coin and Small Change: Monetary Circulation in Fifth-Seventh Century Byzantine Palestine, Trieste 2012. cercando la parola MOLDS si trovano cose interessanti e a pg 120 e 123 delle belle immagini di molds o moulds multipli2 punti
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Vorrei vivacizzare un po' la sezione presentando un testone veramente bello e raro di Innocenzo XII: quello del III anno di pontificato. Muntoni 51. MIR 2145/1 - R2. La legenda del rovescio si traduce in "Copre e Protegge" quale metafora della Chiesa. L'immagine dell'aquila con gli aquilotti (questi ultimi sono 3 e non 2, come invece riportato nella bibliografia) è molto elaborata e suggestiva ... Ex Negrini 44, 2018; ex Finarte 87, 1970.2 punti
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Buona sera, presento a nome del Circolo Numismatico Romano Laziale, il volume annuale : "Appunti Numismatici 2023 XI quaderno di Numismatica edito dal C.N.R.L." L’XI volume del C.N.R.L., “Appunti Numismatici 2023”, conta 360 pagine, in carattere Times New Roman n. 11, è stato stampato in 200 copie a colori su carta opaca da 120 gr, in formato A5. La copertina è 4+4 su carta patinata opaca da gr. 300 plastificata, con allestimento in brossura e cucitura in filorefe. L’XI Quaderno di Numismatica,dedicato a Giuseppe Girola, purtroppo scomparso ad aprile 2022, comprende 15 articoli, con argomenti che vanno dall’epoca preromana ai nostri giorni, la Presentazione e l’Introduzione. Alla stesura hanno partecipato: Fabio Scatolini; Riccardo Sideri; Paolo Bianchi e Franco G. Mazzanti; Gianni Graziosi; Blandor Abazi; Alessandra Parrilla; Michele Chimienti e Fabio Pettazzoni; Eliodoro Vagliviello; Davide Fabrizi; Fabrizio Leali; Rosario Greco; Antonio Cecere;Gian Franco Macri;Michele Guarisco e PatriziaDi Monte. Alcune copie di “Appunti Numismatici 2023” sono disponibili alla vendita. Il suo costo,per i non Soci del C.N.R.L.,è di:€ 15,00 più eventuali Spese Postali. Se interessati contattare via mail: [email protected] Riguardo gli articoli: Patrizia Di Monte, Presentazione Il presidente riassume gli eventi organizzati dal Circolo durante il 2022, che, anche se non tantissimi, sono stati indice della ripresa alla “normalità” dopo la pandemia. Ringrazia tutti coloro che hanno contribuito alla stesura del volume, collaborando o sostenendo la pubblicazione: gli Autori, le Case d’Asta, i Commercianti ed i singoli Collezionisti. Un particolare e sentito ringraziamento lo dedica al Comitato Redazionale ed agli Autori, senza i qualiXIQuaderno non avrebbe avuto vita, per l'impegno ed il sostegno profuso al completamento dello stesso. Fabio Scatolini, Introduzione Il vicepresidente sottolinea la ripresa delle attività culturali e commerciali del mondo numismatico, mettendo in risalto il ritorno del Veronafil, che si è tenuto prima a maggio e poi a novembre 2022 come da consueto per questa manifestazione. Esorta, inoltre, tutti i Soci del C.N.R.L. a partecipare maggiormente alle attività organizzate dal Circolo, come da pre-Covid. Riccardo Sideri, Problematiche sul possesso di monete. Le nuove fattispecie di reato: prime riflessioni Il 22 marzo 2022, è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la legge n.22 del 9 marzo 2022, con la quale il Legislatore italiano ha innovato alla precedente disciplina penalistica relativa alla tutela dei beni culturali, modificando le precedenti fattispecie di reato ed introducendone di nuove. Il presente scritto ne rappresenta il resoconto e fornisce al lettore i primi spunti di riflessione in merito. Paolo Bianchi e Franco G. Mazzanti, Un misterioso obolo cumano Nella E-Live Auction 68, della Bertonlami Fine Art, è comparsa,al lotto 700,una misteriosa monetina (Fig. 1), accompagnata dalla seguente descrizione: mpania, Cumae, c. 5th century BC. Contemporary imitation of AR Obol (10mm, 0.50g, 6h). Helmeted head of Athena l. R/ Mussel shell. For prototype cf. HNItaly 527. Very interesting.” La stessa prestigiosa casa d’aste, come esplicitamente espresso nella didascalia della moneta, ipotizza che possa trattarsi di una imitazione d’epoca e segnala come molto interessante il pezzo. In questo breve articolo, dopo una necessaria introduzione alla storia di Cuma e della sua monetazione, proporremo alcuni argomenti a supporto di due possibili ipotesi: quella proposta dalla stessa Bertolami Fine Art, che interpreta tale moneta come una imitazione d’epoca antica, e quella che vede nella moneta proposta un obolo cumano a tutti gli effetti, che risulterebbe in tal caso un inedito. Volutamente non trarremo delle conclusioni: obiettivo della presente trattazione è infatti solo quello di lanciare un amo che, ci auguriamo, possa stimolare riflessioni, se non addirittura un dibattito, su questa moneta che, in ogni caso, rappresenta un unicum assoluto. Gianni Graziosi, Divagazioni fra vino e monete La storia e la coltura della vite e del vino sono fortemente legate alla vita e al patrimonio culturale delle popolazioni del Mediterraneo. Molte zecche hanno coniato monete con grappoli d’uva, tralci e foglie di vite, con anfore enoiche, crateri per mescolare acqua e vino, oinochòe, kántaharos, con le divinità collegate alla viticultura e all’ebrezza del vino: Dionisio e Bacco. L’articolo, attraverso aneddoti, iscrizioni, testimonianze epigrafiche e letterarie, cerca di ricostruire alcuni aspetti che riguardano la relazione tra la numismatica e il vino, considerato nell’antichità un dono divino. Un percorso che, dal tempo dei romani, tra notizie curiose su vini più o meno ordinari, aromatizzati e di pregio ci farà arrivare ai nostri giorni dove numerose cantine utilizzano monete per pubblicizzare i loro prodotti. Blandor Abazi, Le monete di Butrinto Tutte le monete coniate a Butrinto appartengono al gruppo delle monete “romane provinciali”, nel sottogruppo denominato “romane coloniali”, poiché le loro legende sono tutte in alfabeto latino. Alcune delle colonie e gli alleati dell'Antica Roma potevano coniare nelle loro zecche, monete chiamate dagli studiosi odierni; “Romane Provinciali”. Queste monete vennero coniate in modo che venissero meglio comprese dalle popolazioni “di lingua greca” (che usavano lettere dell'alfabeto greco nelle legende delle loro monete), principalmente ad Est e nelle regioni confinati, secondo il sistema monetario che esisteva in questi paesi prima dell'occupazione romana. Spesso queste monete vengono chiamate con il termine “Coloniali”. In passato, veniva usato anche il termine “Greche imperiali”, per indicare che erano coniate sotto l'Impero Romano ma, per lo più, con legende greche ed erano considerate parte delle cosiddette monete “greche”. Alessandra Parrilla, Le monete raccontano: la triste vita di Caligola Gaio Giulio Cesare Augusto Germanico, passato alla storia col nome di Caligola, nacque ad Anzio nel 12 d.C. da Nerone Claudio Druso e Agrippina Maggiore: suo padre era un grande comandante, soprannominato Germanico per le imprese vittoriose compiute in Germania, sua madre era nipote di Augusto. Fabio Pettazzoni e Michele Chimienti, La figura umana nelle monete del Regnum Italiae nel Medioevo A volte, nell’attività di ricostruzione della storia, la storiografia può trovare aiuti imprevisti in documentazioni che potrebbero apparire di scarso rilievo. Da questa ricerca, anche se finalizzata ad un’analisi morfologica e stilistica della monetazione del Regnum Italiaesono emersi alcuni aspetti che potrebbero aiutare a comprendere meglio le peculiarità di questo territorio nell’ambito del Sacro Romano Impero. Il nostro filo conduttore sarà un’indagine di quando e di come la figura umana fu raffigurata in queste monete. Vedremo che essa comparve nel Regno d’Italia in ritardo rispetto ad altri territori ispirandosi di solito a monetazioni estere già esistenti, sino a quando l’arte italiana non inventò un nuovo stile che sarebbe divenuto quello del Rinascimento. Fabio Scatolini, Considerazioni sulle contromarche siciliane del regno di Eraclio e in particolare sulla SB 884 La zecca di Catania, operativa dal 582 d.C., emette esclusivamente nominali bronzei da 10 e, in limitate quantità, da 5 nummi, fino a circa il 627-628 d.C. Nel 620 d.C., inizia in Sicilia il fenomeno della contromarcatura dei vecchi follis, che proseguirà più massicciamente a partire dal 630 d.C., contemporaneamente alla riforma monetaria messa in atto da Eraclio. In questo periodo vengono apposte contromarche, prima sui vecchi follis da Anastasio a Giustiniano (dal 620 al 630 d.C. circa), e, in seguito (630-637 d.C.), su quelli eracliani riformati “post 629 d.C.” Le contromarche siciliane sono divise in tre tipologie, due delle quali si ritiene realizzate in Sicilia (SB882, 883), mentre la terza (SB884), per lo stile delle raffigurazioni, si ipotizza fosse apposta direttamente nella zecca di Costantinopoli su monete poi inviate in Sicilia. Sebbene questo sia plausibile, alcune evidenze dimostrano come contromarche dello stesso tipo (SB 884) furono realizzate ed apposte anche direttamente in Sicilia, spostando più avanti di qualche anno la cessazione del fenomeno della contromarcatura diretta sull’isola rispetto a quanto finora ritenuto. Eliodoro Vagliviello, Un XX nummi emesso durante il Ducato di Napoli da attribuire a Stefano III o a Stefano II? L’articolo tratta di un XX nummi emesso e circolato durante il Ducato di Napoli e, ad oggi, ancora di incerta attribuzione tra Stefano II (755 - 800) o Stefano III (818-832). Prendendo spunto dalla moneta, si ripercorre la storia del Ducato di Napoli, nonché le vicende che hanno riguardato l’apertura, risalente al 663, e l’ubicazione cittadina della zecca di Napoli sita nella Piazza detta ad Monetam, nel Rione Portanuova, ove, nel 763, Stefano II aveva una casa in enfiteusi per otto soldi d’oro l’anno. Davide Fabrizi, Addenda di un cavallo, non ancora censito dalla letteratura numismatica di settore, al volume: “LO DUCA DE SORA” Storia documentata di un ribelle alla corona aragonese e tentativo di catalogazione delle monete coniate a suo nome Viene aggiunta alla catalogazione dei cavalli, fatti coniare dal duca di Sora Pietro Giovanni Paolo Cantelmo durante il regno di Carlo VIII re di Francia, una nuova particolare variante ancora non censita. Fabrizio Leali, La grande produzione di sesini falsi e contraffatti a danno della zecca di Venezia Il presente articolo divulgativo tratta in maniera sommaria le ragioni economiche che portarono alla produzione dei sesini falsi e contraffatti, dando risalto alla grande diffusione di questa dannosa produzione per lo stato di Venezia, diffusione che lo Stato Marciano tenta di arginare, inutilmente, in ogni modo possibile dispensando condanne in ogni parte dei suoi possedimenti. Oltre ai “comuni” falsari l'interessamento di piccole zecche ufficiali al facile guadagno, con relativa enorme produzione, rende impossibile arginare il fenomeno a tal punto che l'autorità monetaria di Venezia decide l'abbandono, caso più unico che raro, della coniazione dei “famigerati” sesini. Davide Fabrizi, Ulteriore aggiornamento alla monetazione di rame della zecca di Napoli. Un tornese di Filippo II ed un grano di Filippo IV non ancora censiti dalla letteratura numismatica In questo breve scritto vengono presentate due monete, ancora non censite in letteratura, della zecca di Napoli. Si tratta di un tornese battuto a nome di Filippo II, datato 1581 con al D/ la data errata 1580, e di un grano battuto a nome di Filippo IV nel 1622, caratterizzato dalla presenza delle sigle dei mastri di zecca MC/C. Rosario Greco, Un’ulteriore sigla di un operaio coniatore presso la zecca di Napoli nel 1619 non ancora censita su una moneta da un tornese Tutta la storia che accompagna la città di Napoli dalla sua origine ad oggi offre agli studiosi di ogni genere sempre nuovi spunti di approfondimento. In questo articolo presenteremo una moneta da un tornese del 1619, coniata dalla zecca di Napoli, che riporta una sigla non ancora censita, per quell’anno, dell’operaio coniatore. Antonio Cecere,Per un historytelling della Restaurazione e della Rivoluzione Costituzionale del 1820 – 1821 attraverso alcune pregevoli medaglie del periodo Sulla scia degli studi pubblicati in precedenza e quindi in continuità con la “narrazione”, a partire dal 1799 a Napoli e passando per il Decennio Napoleonico, si presenta qui un lavoro che rappresenta l’ovvia “puntata” storica successiva, rispetto ai più importanti avvenimenti di inizio del XIX secolo, andando ad ampliare, questa volta, il quadro “de’ fatti” a tutta la Penisola, in estremo fermento da un punto di vista democratico. Siamo agli albori del Risorgimento e i primi prodromi di costituzionalismo sono in essere. Gian Franco Macri,“ Dr. Livingstone, I Presume” C'è una terra su questo pianeta la cui bellezza ha da sempre affascinato chi la visitava. Forse per i suoi orizzonti sconfinati, oppure per i grandi animali o probabilmente per i tramonti unici o ancora per i sorrisi della gente. Forse per tutte queste ragioni quando ne siamo lontani veniamo presi da una struggente nostalgia detta “mal d'Africa” e di questa “malattia”, oltre che di malaria, era sicuramente affetto David Livingstone, il famoso esploratore che ancora oggi viene commemorato su monete, medaglie e francobolli di molti paesi africani. Michele Guarisco, Le monete di Vittorio Emanuele II Regno di Sardegna 1849–1861 Vittorio Emanuele II nacque a Torino il 14 marzo 1820, primogenito di Carlo Alberto di Savoia Carignano e di Maria Teresa d’Asburgo Lorena di Toscana. In questo articolo parleremo delle monete che emise come re di Sardegna. Patrizia Di Monte1 punto
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Quel giorno ero contento di poter incontrare il "papà" di uno dei miei eroi della mia infanzia ed era stata organizzata una giornata celebrativa in tuo onore e per quello che sei stato capace di creare. Ma all'improvviso non potesti venire, poiché ti sei ritrovato ad affrontare una grande battaglia e che hai combattuto con lo stesso spirito che è presente nei racconti che ci hai lasciato... "Ci rivedremo in quel luogo dove le ruote del tempo si incrociano". Buon viaggio Maestro Matsumoto. Akira "Leiji" Matsumoto ( 25/01/1938 - 13/02/2023 )1 punto
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Ciao @Fidelionon è una monetazione che seguo ma essendo sempre interessato al discorso monete fuse o coniate ed avendo seguito la discussione mi permetto di esprimere un mio parere. Concordo con quanto detto da @Poemeniuse cioè che la tua moneta con altissima probabilità è stata prodotta da fusione e non coniata. Me lo lascia pensare, oltre a quanto già evidenziato nelle foto, sopratutto le bolle in negativo che si vedono sul naso e sulla fronte ma sopratutto l'anomalia della corona d'alloro, con foglie rigonfie ed attaccate, molto distanti da quelle originali e molto probabile difetto di fusione. Posto foto anche di un esemplare simile della discussione, per me coniato, per comparazione🙂 ANTONIO1 punto
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Premessa: non cerco verità assolute, cerco solo un confronto e valuto la tua esperienza che con molta probabilità è maggiore della mia in questo campo. Se vuoi illustrarmi i difetti da fusione, prego. Forse non sono io in grado di comprendre la falsificazione di quel periodo... Tipo questa matrice di argilla?1 punto
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Buongiorno a tutti, come spesso mi capita, proseguendo con la sistemazione delle monete ancora da catalogare, mi sono imbattuto in alcune decine di monete arabe / ottomane e, come da indicazioni del Forum, ho capito che non è possibile aprire una discussione ad hoc o pubblicare più monete da identificare in una volta sola, così inizio con questa e aprirò una richiesta di identificazione per ogni singola moneta di volta in volta. Ringrazio sin da subito chi vorrà intervenire ed aiutarmi su queste monetazioni per me assai ostiche: Diametro masimo: 23,00 mm Peso: 3,97 grammi Metallo: Ottone (?) Ad maiora!1 punto
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Ogni volta che vado a Roma rimango sempre enormemente affascinato dall’imponenza e magnificenza del Pantheon (che ritengo tra i più bei monumenti romani), poi ti consiglierei anche un giro a Villa Giulia al Museo nazionale Etrusco, che ho trovato molto interessante.1 punto
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Salve, condivido la moneta in oggetto della mia raccolta di veneziane e vi chiedo cortesemente un vostro parere sullo stato di conservazione. Il peso è 3,56g. Ringrazio in anticipo.1 punto
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Il Grande Emilio Tevere! Mi mancano i suoi consigli, la sua esperienza, le sue email, sempre disponibile soprattutto con i principianti Un buon maestro. Fortunato a conoscerlo anche se solo per via epistolare.1 punto
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Non so cosa una persona colta come te possa non aver visto a Roma.. ma la Cripta Balbi è un must e se dovessi consigliarti dove mi porta il cuore : direi il complesso dei Quattro Coronati, come preambolo alla mostra su Roma medioevale in corso a palazzo Braschi in questi giorni.1 punto
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Buonasera a tutti, come direbbe l'Amico Sergio @motoreavapore, posto la mia modello base. Piastra 120 Grana millesimo 1825 Francesco I Saluti Alberto1 punto
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Avete ragione @Emilio Siculo, @skubydu e @numa numa. È uno dei primi tre titoli della mia lista dei desideri del resto (con il testo di Westermark/Jenkins su Kamarina e quello di Silvia Hurter sui didrammi segestani).1 punto
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Che è come dire: cosa regalare a uno che ha già tutto? Ci provo https://www.vicuscaprarius.com/ Abbiamo visitato questo sito alcuni anni fa con un gruppo di amici del forum, a margine della visita principale, quella al Museo della Zecca, e per me è stata una bella scoperta di un luogo di cui fino a quel momento, come scrivevo allora, ignoravo addirittura l'esistenza. petronius1 punto
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Ciao, le differenze in questa moneta sono al dritto nella forma della cimasa dello stemma della città, che può essere "fogliata con fiore", "fogliata con giglio" e "a 3 punte con giglio". Al rovescio le varianti si distinguono invece per il segno di zecca che può essere "assente", "fiore con voluta", "fiore con voluta e rosa" oppure "due rosette". Il tuo lo interpreterei come combinazione di: dritto: cimasa fogliata con fiore; rovescio: segno di zecca fiore con voluta. Quindi Munt 25. Michele1 punto
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Buon pomeriggio, sono pienamente d'accordo con voi. Davanti al volto ci sono diversi segni di pulizia, inoltre in alcuni punti il bordo sembra martoriato.1 punto
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Karl popper è il filosofo della scienza che più è riuscito a modellare lo strumento di ricerca moderno. l'idea che quando ci si confronta con una Teoria non è bene cercare prove scientifiche che la sostengano, ma è più saggio cercare prove che la contraddicano, quindi che la falsifichino. Il criterio di falsificabilità afferma dunque che una teoria, per essere controllabile, perciò scientifica, deve essere “confutabile”: in termini logici, dalle sue premesse di base devono poter essere deducibili le condizioni di almeno un esperimento che, qualora la teoria sia errata, ne possa dimostrare integralmente tale erroneità alla prova dei fatti, Tutte le teorie degne di questo nome seguono l'approccio di Popper, inclusa la numismatica.1 punto
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Per i Trade dollars statunitensi, c'è anche il nostro catalogo https://usa-coins.collectorsonline.org/moneta/US-SD/6 Vi si dice che i Trade dollars sono stati l'unica moneta americana a subire "l'onta" della demonitizzazione. Onta cui è stato posto rimedio con il Coinage Act del 1965, che ha ripristinato anche per loro il legal tender, il corso legale, al pari di tutte le altre monete emesse dalle zecche federali a partire dal 1792. petronius1 punto
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assolutamente vero😅 non mi risultano - per la Sicilia - altri 'corpora' di studiosi italiani dedicati ad una zecca, mentre - per fortuna - ne abbiamo molti di studiosi stranieri (Naxos, Gela, Kamarina, Akragas, varie opere per le differenti fasi della monetazione di Siracusa etc.)1 punto
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non sbagli, ci sono graffi evidenti in quella zona. si, i bordi sofferenti e pieni di colpetti1 punto
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Ciao, ducato di Milano di un Filippo. Scudo a cuore inquartato con biscione. PHI non visibili incoronate.1 punto
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Buongiorno @dux-sab, sicuro che l'esemplare in asta sia suberato? Lo deduci tu o lo hai trovato nei passaggi d'asta? Lo dico perché spesso hanno i piani e rilievi molto rovinati evidentemente per l'usura da innumerevoli utilizzi @Archestrato, acquista il testo, giusto per la rarità di un corpus scritto in italiano!1 punto
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Ciao @numa numa, è tradizione del Circolo dedicare il numero annuale di Appunti a numismatici che ci hanno lasciato nel corso dell'anno. Riporto la dedica. " L'opera è dedicata alla memoria del dr. Giuseppe Girola. Chi ha scritto di numismatica, prima o poi, lo ha contattato e ha sempre ricevuto un utile consiglio o un autorevole parere. La sua disponibilità e affabilità manca a tutti noi." Saluti Eliodoro1 punto
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Ciao, è un antoniniano dell'imperatore Aureliano, coniato tra il 270 e il 275 d.C. La moneta è autentica, la conservazione modesta (tra MB e BB), o almeno così pare dalle foto. Non la pagherei più di 10 euro.1 punto
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A parere mio sono associate piu' al cosiddetto conio rugginoso...comunque come si usa dire...si giudica una foto...... e con l'oro bisogna stare molto attenti...un dato fondamentale e' conoscerne il peso...1 punto
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nessun commento su questo convegno? non ci è andato nessuno?1 punto
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Il relitto di Uluburun è un relitto dell'età del bronzo databile alla fine del XIV secolo a.C., scoperto al largo di Uluburun, a circa 10 km a sud-est di Kaş, in Turchia sud-occidentale. Il relitto fu visto la prima volta nell'estate del 1982 da Mehmed Çakir, un cercatore di spugne locale originario di Yalikavak, un villaggio nei pressi di Bodrum. Modello in legno Dal 1984 al 1994 i susseguirono sul luogo undici campagne di recupero, ognuna delle quali lunga dai tre ai quattro mesi, per un totale di 22 413 immersioni, riuscendo a portare alla luce uno dei più spettacolari reperti dell'età del bronzo emersi dal mar Mediterraneo. Scoperta Il relitto fu scoperto nell'estate del 1982, quando Mehmet Çakir riportò a galla dei "biscotti metallici con le orecchie" riconosciuti poi come particolari lingotti dell'età del bronzo. I cercatori di spugne turchi venivano spesso contattati dall'Institute of Nautical Archaeology (INA) per poter identificare antichi relitti durante le loro immersioni. I ritrovamenti di Çakir allertarono Oğuz Alpözen, direttore del museo di Bodrum di Archeologia Subacquea, tanto da inviare una squadra di esplorazione per localizzare il relitto. La squadra riuscì a recuperare numerosi lingotti di rame a soli 50 metri dalla costa di Uluburun. Rotta apparente Grazie alle prove raccolte, si può ipotizzare che la nave fosse salpata da Cipro o da un porto in Siria o Palestina. La nave di Uluburun era senza dubbio diretta alla parte occidentale di Cipro, ma la sua destinazione finale può essere determinata solo dagli oggetti presenti a bordo al momento del naufragio. È stato quindi ipotizzato che fosse diretta a Rodi, al tempo un importante centro di smistamento per l'Egeo. Datazione Peter Kuniholm della Cornell University fu incaricato della datazione dendrocronologica in modo da ottenere una datazione assoluta per la nave. I risultati hanno datato il legno al 1305 a.C., ma non essendo sopravvissuto nessun pezzo di legno è impossibile determinare con sicurezza l'esatta data, e si può ipotizzare che la nave sia affondata intorno a quella data. Basandosi sulle ceramiche ritrovate, sembra che la nave di Uluburun affondò verso la fine del periodo Amarna, e non prima del tempo di Nefertiti, visto che a bordo è stato trovato uno scarabeo in oro col suo nome. Sintetizzando, si ritiene che la nave sia affondata alla fine del XIV secolo a.C. Gli oggetti a bordo della nave provengono da Europa e Africa settentrionale, dalla Sicilia e la Sardegna alla Mesopotamia, e sono stati prodotti da circa nove o dieci diverse culture. La presenza di questo carico indica che l'Egeo della tarda età del bronzo era impegnato in commerci internazionali anche col Vicino Oriente. Il vascello Replica in dimensioni reali presso il museo di Bodrum di Archeologia Subacquea I resti dell'Uluburun e il contenuto del suo carico indicano che la nave era lunga tra i 15 e i 16 metri. Si sa che è stata costruita col metodo del "prima lo scafo" con giunzioni a tenone e mortasa in simili a quelli greco-romani dei secoli successivi. Sebbene lo scafo sia stato dettagliatamente esaminato, non sono stati individuati reperti del suo telaio. La chiglia appare rudimentale, forse più una piattaforma che una vera e propria chiglia. La dendrocronologia ha permesso di stabilire che la nave fu costruita con tavole e chiglia in legno di cedro del Libano e quercia. Il cedro del Libano è un albero indigeno delle montagne del Libano, della Turchia meridionale e della parte centrale di Cipro. La nave trasportava 24 ancore di pietra. La pietra è di un tipo quasi completamente sconosciuto nell'Egeo, ma spesso utilizzata nelle mura dei templi siro-palestinesi e di Cipro. Rami secchi e sterpaglie servivano per proteggere lo scafo dal contatto con i metalli trasportati. Scavi L'Institute of Nautical Archaeology (INA) iniziò gli scavi nel luglio del 1984, sotto la direzione prima del suo fondatore George F. Bass e poi del vicepresidente Cemal Pulak dal 1985 al 1994. Il relitto si trovava tra i 44 e i 52 metri di profondità su un piano roccioso in pendenza pieno di banchi di sabbia. Metà del personale che aiutò negli scavi era accampato nella parte sud-orientale del promontorio che fu probabilmente colpito dalla nave, mentre gli altri vivevano a bordo del Virazon, la nave di ricerca dell'INA in quel periodo. La mappatura del sito fu fatta tramite triangolazione con metri flessibili e quadrati di metallo per facilitare l'orientamento degli operai. Quando gli scavi furono completati nel settembre 1994, tutti gli sforzi si concentrarono sulla conservazione del relitto, sullo studio, e sulla raccolta di campioni per le analisi nel laboratorio dell'Istituto d'archeologia marina in Turchia. https://it.m.wikipedia.org/wiki/Relitto_di_Uluburun Relitto di Uluburun: i metalli del carico arriverebbero dall’Uzbekistan. Sin dal 1982, anno della scoperta del famosissimo relitto di Uluburun, al largo delle coste dell’odierna Turchia, gli studiosi si sono interrogati sull’origine e la provenienza delle tonnellate di metalli preziosi facenti parti del carico, così da ricostruire le rotte commerciali e le relazioni tra le comunità della Tarda Età del Bronzo. Un archeologo subacqueo mentre estrae dei calici d’oro dal relitto, ph. INA Oggi, grazie ad uno studio effettuato dal Prof. Michael Fracchetti, docente di archeologia presso la Washington University di St. Louis, sappiamo che un terzo dello stagno presente sulla nave era prodotto da una comunità pastorale dell’attuale Uzbekistan, nell’Asia centrale. Lo stagno, con cui si realizza la lega del bronzo, è molto raro: si trova infatti in giacimenti specifici, per questo motivo era molto richiesto e dall’Asia centrale veniva trasportato in occidente attraverso il mar Mediterraneo. Una volta stabilita la miniera di provenienza sulla base di analisi geochimiche, ovvero la miniera di Musiston – si trova a circa 4000 km da Haifa, il porto da cui è partita la nostra nave – i ricercatori hanno cercato di comprendere i rapporti e i collegamenti commerciali tra la piccola comunità rurale del centro Asia e il porto, snodo cruciale per i commerci verso il Mediterraneo. I pesi delle ancore del relitto, ph. INA Sebbene infatti la zona che separi la miniera da Haifa non fosse ben collegata, il team di Fracchetti ha individuato un moderno e funzionale sistema di approvvigionamento e trasporto, con il quale i minatori locali riuscivano ad immettersi sulle altre vie di comunicazione interne e arrivare così alla costa, da dove poi lo stagno sarebbe partito per l’Occidente. Sembrerebbe, quindi, che questo grande commercio si origini proprio da piccole comunità pastorali, che producevano su piccola e larga scala. Non va dimenticato che la maggior parte dei metalli grezzi venivano esportati proprio dal Vicino e dal Medio Oriente, sia per la grande disponibilità di queste miniere, sia per la pregevolezza del materiale grezzo. Infatti, lo stagno dei minatori rurali e il rame trovati nel relitto sarebbero stati sufficienti per produrre circa 11 tonnellate di bronzo di altissima qualità, sufficienti ad armare un esercito di 5 mila individui. Senza alcun dubbio, questo studio basato sull’analisi degli isotopi dello stagno ha prodotto interessanti risultati, ma molti sono ancora gli interrogativi da risolvere: come venivano lavorati i metalli dopo la loro estrazione? Perché venivano fusi a formare dei lingotti? https://mediterraneoantico.it/articoli/egitto-vicino-oriente/relitto-di-uluburun-i-metalli-del-carico-arriverebbero-dalluzbekistan/1 punto
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Buongiorno e buona Domenica a tutti, complimenti @giovanni0770 bel trittico, mi hai fatto venire voglia di disotterrare i miei. Magari se riesco in serata propongo i miei pezzi da 90. Saluti Alberto1 punto
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Tondello leggermente ondulato. Peso 3,5 grammi (giusto al centesimo).1 punto
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Complimenti @Giov60, davvero splendido esemplare, forse la "bibliografia" non aveva a disposizione un FDC per vedere che gli aquilotti sono 3, un pò di usura e quello in basso si va a confondere col piumaggio ! 😄 Per essere un conio di P.P. Borner, complice l'alta conservazione risulta apprezzabile nonostante il suo riconoscibilissimo stile, non proprio all'altezza degli incisori suoi contemporanei... Ciao, RCAMIL.1 punto
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Ciao a tutti, riportata a casa dall'Inghilterra...era un peccato lasciarla là...finalmente farà compagnia al 60 grana, testa piccola, del 18.1 punto
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Trovato un bel "monetiere" adatto al kissi penny Una cassetta portautensili in metallo!1 punto
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Non può essere raffigurato il Bruto cesaricida ( Quintus Servilius Caepio Brutus , nato Marcus Iunius Brutus ) per tutta una serie di motivi. Il primo è che, sino a quando Giulio Cesare non infrangerà il tabù nel 44 a.C., era tassativamente vietato raffigurare sulle monete repubblicane personaggi in vita. L'iniziativa di Cesare di far imprimere il proprio ritratto (sulla serie RRC 480 - https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-I2/10 e altri) fu talmente rivoluzionaria che i suoi detrattori la usarono per corroborare la tesi che volesse farsi re. Il secondo è che, alla data di questa emissione (54 a.C., se è corretta la ricostruzione di Crawford), Bruto non aveva ancora assunto alcuna carica di rilievo (sarà questore nel 53), figuriamoci se poteva essere d'interesse del pubblico vedere la sua rappresentazione sulle monete. Sarebbe come se oggi, sul retro di un'emissione straordinaria di euro, fosse raffigurato, anziché un illustre scienziato italiano, il capo dipartimento della zecca; il pubblico ne riderebbe. Il terzo è che in questo periodo la ritrattistica era probabilmente molto realistica (sicuramente, sarà molto realistica quella adottata dal 44 in poi), e l'immagine di "BRVTVS" su questo denario non è certo quella del futuro cesaricida: non solo era molto più giovane (25-30 anni), ma aveva proprio un'altra espressione (vedi il suo ritratto su https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-I3/15 ). Per converso, la somiglianza con il ritratto tradizionale del primo console, Lucius Iunius Brutus, è notevole (vedi la foto del suo busto, conservato ai Musei Capitolini).1 punto
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Cari Lamonetiani amanti delle piastre, posto la mia ‘25, recentissima (e sudata) acquisizione … stupenda e ricchissima di fascino . Che dite : la liberiamo dal giogo ‘mericano?1 punto
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