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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/17/23 in tutte le aree
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Leggendo i vari commenti nelle più recenti discussioni riguardanti le diverse varianti, ho fatto inevitabilmente alcune riflessioni... Credo che sia lodevole il fatto che qualcuno riconosca ed ammetta i propri limiti e le proprie "insormontabili difficoltà" a discernere le varianti volute per un preciso scopo. Allo stesso modo, se qualcuno non é in grado di studiare a fondo le monete per poi rintracciare indizi e documenti utili per cercare di ricostruire un determinato fatto, non può di certo screditare le ricerche e gli studi degli altri. Per questo, sono convinto, che riprendere questa discussione e portarla come esempio, potrebbe essere utile a qualcuno, per tentare di individuare i probabili "segni" o quantomeno, per cominciare a rispettare gli altri ed il loro metodo di studio (non é mai troppo tardi). Ora, prendiamo in esame lo stemma del Portogallo al rovescio delle piastre del 1844: Analizzando 8 diversi conii - al centro dello stemma - in 7 di questi, i pallini sono 6 - e solo in un caso ve ne sono 5. La caratteristica che si ripete in tutti i conii é la disposizione di questi segni: 2 pallini piccoli - 2 pallini piccoli - 2 pallini o quadratini medi... per questo, dall'evidente utilizzo di almeno 2 diversi micro punzoni, se ne deduce un atto volontario al fine di "firmare" l'opera incisoria. Passiamo alle 12 torrette di contorno: l'incisore del rovescio per le piastre di quel periodo é forse l'unico ad utilizzare due diversi formati di torrette, ovvero, alternando le torrette delle piastre - con le piccole delle mezze piastre. Tutti questi elementi - ripetuti su otto diversi conii - potrebbero rappresentare la firma di un unico incisore. Ora, non resta che cercare di dare un nome all'artista in questione: su alcuni documenti già conosciuti, emerge il nome di Scipione Catenacci come incisore dello stemma borbonico al rovescio delle piastre di quel periodo ma, dopo approfondite ricerche, sono riuscito a recuperare la tavola sinottica degli incisori per il periodo 1843-44, dalla quale si evince che, nel Settembre del 1843, nel Gabinetto d'incisione della zecca di Napoli, l'incisore Scipione Catenacci lavorava al rovescio dei 15 Ducati, nel mentre un certo Molinaro, lavorava proprio alla realizzazione dei punzoni per il rovescio delle piastre. Concludo che, in assenza di una prova certa, non c'è citazione più azzeccata di questa di Agatha Christie: "Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova". Un saluto, Lorenzo9 punti
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Ciao a tutti oggi condivido con voi un sesterzio di Marco Aurelio patina azzurra, con provenienza: Asta NAC Auktion 51 Lot. 1026 del 05-03-2009, Ex Asta G-N E-auction 26 Lot. 606. Sesterzio Marco Aurelio 161-180 d.C. Zecca di Roma 171.172 d.C. 25,98 gr. 34mm. D/ M ANTONINVS AVG TR P XXVI - R/ IMP VI COS III S C7 punti
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Buona sera, vi presento anche l'altra pubblicazione del C.N.R.L. intitolata "Bibliografia Numismatica Italiana" a firma di Bernardino Mirra, che ce la presenta con queste parole: "Incoraggiato da tanti amici, continuo l’aggiornamento della Bibliografia numismatica italiana, facendo così seguito al I aggiornamento edito qualche anno fa. Lo scorso anno è stata pubblicata anche una Bibliografia essenziale per dare uno strumento più agile, nel quale sono riportate le opere e gli articoli imprescindibili ed ineludibili della numismatica italiana. Anche questo II Aggiornamento ha l’intendimento di riportare tutto ciò che è stato scritto in numismatica negli ultimi anni, ben sapendo che è quasi impossibile essere riusciti nell’impresa che resta ardua." Il volume, XII pubblicazione del Circolo Numismatico Romano Laziale, conta 228 pagine, in carattere Times New Roman n. 11, è stato stampato in 100 copie, su carta opaca da 120 gr, in formato A5. La copertina è 4+4 su carta patinata opaca da gr. 300 plastificata, con allestimento in brossura e cucitura in filorefe.Il suo costo è di € 15,00. Se interessati scrivere a:[email protected] Saluti Eliodoro6 punti
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L'amico @dupondio ci ha stimolato con le sue bellissime immagini di bronzi, nel contempo dando risalto agli elementi che fanno di questa una vera passione, ovvero la bellezza, l'unicità, i segni di quasi due millenni... In verità io non so fare delle foto belle come lui, con quella luce radente così impietosa verso i difetti, ma così celebrativa delle qualità. Però ci ho provato, con l'animo di condividere un bronzo con una patina smalto. Lucida, liscia, e fragilissima. Pensate che anni fa ho utilizzato la punta di uno stuzzicadenti di legno per rimuovere un deposito terroso, ma al primo tentativo è saltato via un piccolo pezzetto di patina verde. Ecco quindi un sesterzio comprato 10 anni fa di FASTINA AVGVSTA. Busto drappeggiato a destra. R/ FECVNDITAS SC. Fecunditas stante a destra, tiene scettro e bambino. RIC (M. Aurel.) 1638 mm. 32.505 punti
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Buona sera, presento a nome del Circolo Numismatico Romano Laziale, il volume annuale : "Appunti Numismatici 2023 XI quaderno di Numismatica edito dal C.N.R.L." L’XI volume del C.N.R.L., “Appunti Numismatici 2023”, conta 360 pagine, in carattere Times New Roman n. 11, è stato stampato in 200 copie a colori su carta opaca da 120 gr, in formato A5. La copertina è 4+4 su carta patinata opaca da gr. 300 plastificata, con allestimento in brossura e cucitura in filorefe. L’XI Quaderno di Numismatica,dedicato a Giuseppe Girola, purtroppo scomparso ad aprile 2022, comprende 15 articoli, con argomenti che vanno dall’epoca preromana ai nostri giorni, la Presentazione e l’Introduzione. Alla stesura hanno partecipato: Fabio Scatolini; Riccardo Sideri; Paolo Bianchi e Franco G. Mazzanti; Gianni Graziosi; Blandor Abazi; Alessandra Parrilla; Michele Chimienti e Fabio Pettazzoni; Eliodoro Vagliviello; Davide Fabrizi; Fabrizio Leali; Rosario Greco; Antonio Cecere;Gian Franco Macri;Michele Guarisco e PatriziaDi Monte. Alcune copie di “Appunti Numismatici 2023” sono disponibili alla vendita. Il suo costo,per i non Soci del C.N.R.L.,è di:€ 15,00 più eventuali Spese Postali. Se interessati contattare via mail: [email protected] Riguardo gli articoli: Patrizia Di Monte, Presentazione Il presidente riassume gli eventi organizzati dal Circolo durante il 2022, che, anche se non tantissimi, sono stati indice della ripresa alla “normalità” dopo la pandemia. Ringrazia tutti coloro che hanno contribuito alla stesura del volume, collaborando o sostenendo la pubblicazione: gli Autori, le Case d’Asta, i Commercianti ed i singoli Collezionisti. Un particolare e sentito ringraziamento lo dedica al Comitato Redazionale ed agli Autori, senza i qualiXIQuaderno non avrebbe avuto vita, per l'impegno ed il sostegno profuso al completamento dello stesso. Fabio Scatolini, Introduzione Il vicepresidente sottolinea la ripresa delle attività culturali e commerciali del mondo numismatico, mettendo in risalto il ritorno del Veronafil, che si è tenuto prima a maggio e poi a novembre 2022 come da consueto per questa manifestazione. Esorta, inoltre, tutti i Soci del C.N.R.L. a partecipare maggiormente alle attività organizzate dal Circolo, come da pre-Covid. Riccardo Sideri, Problematiche sul possesso di monete. Le nuove fattispecie di reato: prime riflessioni Il 22 marzo 2022, è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la legge n.22 del 9 marzo 2022, con la quale il Legislatore italiano ha innovato alla precedente disciplina penalistica relativa alla tutela dei beni culturali, modificando le precedenti fattispecie di reato ed introducendone di nuove. Il presente scritto ne rappresenta il resoconto e fornisce al lettore i primi spunti di riflessione in merito. Paolo Bianchi e Franco G. Mazzanti, Un misterioso obolo cumano Nella E-Live Auction 68, della Bertonlami Fine Art, è comparsa,al lotto 700,una misteriosa monetina (Fig. 1), accompagnata dalla seguente descrizione: mpania, Cumae, c. 5th century BC. Contemporary imitation of AR Obol (10mm, 0.50g, 6h). Helmeted head of Athena l. R/ Mussel shell. For prototype cf. HNItaly 527. Very interesting.” La stessa prestigiosa casa d’aste, come esplicitamente espresso nella didascalia della moneta, ipotizza che possa trattarsi di una imitazione d’epoca e segnala come molto interessante il pezzo. In questo breve articolo, dopo una necessaria introduzione alla storia di Cuma e della sua monetazione, proporremo alcuni argomenti a supporto di due possibili ipotesi: quella proposta dalla stessa Bertolami Fine Art, che interpreta tale moneta come una imitazione d’epoca antica, e quella che vede nella moneta proposta un obolo cumano a tutti gli effetti, che risulterebbe in tal caso un inedito. Volutamente non trarremo delle conclusioni: obiettivo della presente trattazione è infatti solo quello di lanciare un amo che, ci auguriamo, possa stimolare riflessioni, se non addirittura un dibattito, su questa moneta che, in ogni caso, rappresenta un unicum assoluto. Gianni Graziosi, Divagazioni fra vino e monete La storia e la coltura della vite e del vino sono fortemente legate alla vita e al patrimonio culturale delle popolazioni del Mediterraneo. Molte zecche hanno coniato monete con grappoli d’uva, tralci e foglie di vite, con anfore enoiche, crateri per mescolare acqua e vino, oinochòe, kántaharos, con le divinità collegate alla viticultura e all’ebrezza del vino: Dionisio e Bacco. L’articolo, attraverso aneddoti, iscrizioni, testimonianze epigrafiche e letterarie, cerca di ricostruire alcuni aspetti che riguardano la relazione tra la numismatica e il vino, considerato nell’antichità un dono divino. Un percorso che, dal tempo dei romani, tra notizie curiose su vini più o meno ordinari, aromatizzati e di pregio ci farà arrivare ai nostri giorni dove numerose cantine utilizzano monete per pubblicizzare i loro prodotti. Blandor Abazi, Le monete di Butrinto Tutte le monete coniate a Butrinto appartengono al gruppo delle monete “romane provinciali”, nel sottogruppo denominato “romane coloniali”, poiché le loro legende sono tutte in alfabeto latino. Alcune delle colonie e gli alleati dell'Antica Roma potevano coniare nelle loro zecche, monete chiamate dagli studiosi odierni; “Romane Provinciali”. Queste monete vennero coniate in modo che venissero meglio comprese dalle popolazioni “di lingua greca” (che usavano lettere dell'alfabeto greco nelle legende delle loro monete), principalmente ad Est e nelle regioni confinati, secondo il sistema monetario che esisteva in questi paesi prima dell'occupazione romana. Spesso queste monete vengono chiamate con il termine “Coloniali”. In passato, veniva usato anche il termine “Greche imperiali”, per indicare che erano coniate sotto l'Impero Romano ma, per lo più, con legende greche ed erano considerate parte delle cosiddette monete “greche”. Alessandra Parrilla, Le monete raccontano: la triste vita di Caligola Gaio Giulio Cesare Augusto Germanico, passato alla storia col nome di Caligola, nacque ad Anzio nel 12 d.C. da Nerone Claudio Druso e Agrippina Maggiore: suo padre era un grande comandante, soprannominato Germanico per le imprese vittoriose compiute in Germania, sua madre era nipote di Augusto. Fabio Pettazzoni e Michele Chimienti, La figura umana nelle monete del Regnum Italiae nel Medioevo A volte, nell’attività di ricostruzione della storia, la storiografia può trovare aiuti imprevisti in documentazioni che potrebbero apparire di scarso rilievo. Da questa ricerca, anche se finalizzata ad un’analisi morfologica e stilistica della monetazione del Regnum Italiaesono emersi alcuni aspetti che potrebbero aiutare a comprendere meglio le peculiarità di questo territorio nell’ambito del Sacro Romano Impero. Il nostro filo conduttore sarà un’indagine di quando e di come la figura umana fu raffigurata in queste monete. Vedremo che essa comparve nel Regno d’Italia in ritardo rispetto ad altri territori ispirandosi di solito a monetazioni estere già esistenti, sino a quando l’arte italiana non inventò un nuovo stile che sarebbe divenuto quello del Rinascimento. Fabio Scatolini, Considerazioni sulle contromarche siciliane del regno di Eraclio e in particolare sulla SB 884 La zecca di Catania, operativa dal 582 d.C., emette esclusivamente nominali bronzei da 10 e, in limitate quantità, da 5 nummi, fino a circa il 627-628 d.C. Nel 620 d.C., inizia in Sicilia il fenomeno della contromarcatura dei vecchi follis, che proseguirà più massicciamente a partire dal 630 d.C., contemporaneamente alla riforma monetaria messa in atto da Eraclio. In questo periodo vengono apposte contromarche, prima sui vecchi follis da Anastasio a Giustiniano (dal 620 al 630 d.C. circa), e, in seguito (630-637 d.C.), su quelli eracliani riformati “post 629 d.C.” Le contromarche siciliane sono divise in tre tipologie, due delle quali si ritiene realizzate in Sicilia (SB882, 883), mentre la terza (SB884), per lo stile delle raffigurazioni, si ipotizza fosse apposta direttamente nella zecca di Costantinopoli su monete poi inviate in Sicilia. Sebbene questo sia plausibile, alcune evidenze dimostrano come contromarche dello stesso tipo (SB 884) furono realizzate ed apposte anche direttamente in Sicilia, spostando più avanti di qualche anno la cessazione del fenomeno della contromarcatura diretta sull’isola rispetto a quanto finora ritenuto. Eliodoro Vagliviello, Un XX nummi emesso durante il Ducato di Napoli da attribuire a Stefano III o a Stefano II? L’articolo tratta di un XX nummi emesso e circolato durante il Ducato di Napoli e, ad oggi, ancora di incerta attribuzione tra Stefano II (755 - 800) o Stefano III (818-832). Prendendo spunto dalla moneta, si ripercorre la storia del Ducato di Napoli, nonché le vicende che hanno riguardato l’apertura, risalente al 663, e l’ubicazione cittadina della zecca di Napoli sita nella Piazza detta ad Monetam, nel Rione Portanuova, ove, nel 763, Stefano II aveva una casa in enfiteusi per otto soldi d’oro l’anno. Davide Fabrizi, Addenda di un cavallo, non ancora censito dalla letteratura numismatica di settore, al volume: “LO DUCA DE SORA” Storia documentata di un ribelle alla corona aragonese e tentativo di catalogazione delle monete coniate a suo nome Viene aggiunta alla catalogazione dei cavalli, fatti coniare dal duca di Sora Pietro Giovanni Paolo Cantelmo durante il regno di Carlo VIII re di Francia, una nuova particolare variante ancora non censita. Fabrizio Leali, La grande produzione di sesini falsi e contraffatti a danno della zecca di Venezia Il presente articolo divulgativo tratta in maniera sommaria le ragioni economiche che portarono alla produzione dei sesini falsi e contraffatti, dando risalto alla grande diffusione di questa dannosa produzione per lo stato di Venezia, diffusione che lo Stato Marciano tenta di arginare, inutilmente, in ogni modo possibile dispensando condanne in ogni parte dei suoi possedimenti. Oltre ai “comuni” falsari l'interessamento di piccole zecche ufficiali al facile guadagno, con relativa enorme produzione, rende impossibile arginare il fenomeno a tal punto che l'autorità monetaria di Venezia decide l'abbandono, caso più unico che raro, della coniazione dei “famigerati” sesini. Davide Fabrizi, Ulteriore aggiornamento alla monetazione di rame della zecca di Napoli. Un tornese di Filippo II ed un grano di Filippo IV non ancora censiti dalla letteratura numismatica In questo breve scritto vengono presentate due monete, ancora non censite in letteratura, della zecca di Napoli. Si tratta di un tornese battuto a nome di Filippo II, datato 1581 con al D/ la data errata 1580, e di un grano battuto a nome di Filippo IV nel 1622, caratterizzato dalla presenza delle sigle dei mastri di zecca MC/C. Rosario Greco, Un’ulteriore sigla di un operaio coniatore presso la zecca di Napoli nel 1619 non ancora censita su una moneta da un tornese Tutta la storia che accompagna la città di Napoli dalla sua origine ad oggi offre agli studiosi di ogni genere sempre nuovi spunti di approfondimento. In questo articolo presenteremo una moneta da un tornese del 1619, coniata dalla zecca di Napoli, che riporta una sigla non ancora censita, per quell’anno, dell’operaio coniatore. Antonio Cecere,Per un historytelling della Restaurazione e della Rivoluzione Costituzionale del 1820 – 1821 attraverso alcune pregevoli medaglie del periodo Sulla scia degli studi pubblicati in precedenza e quindi in continuità con la “narrazione”, a partire dal 1799 a Napoli e passando per il Decennio Napoleonico, si presenta qui un lavoro che rappresenta l’ovvia “puntata” storica successiva, rispetto ai più importanti avvenimenti di inizio del XIX secolo, andando ad ampliare, questa volta, il quadro “de’ fatti” a tutta la Penisola, in estremo fermento da un punto di vista democratico. Siamo agli albori del Risorgimento e i primi prodromi di costituzionalismo sono in essere. Gian Franco Macri,“ Dr. Livingstone, I Presume” C'è una terra su questo pianeta la cui bellezza ha da sempre affascinato chi la visitava. Forse per i suoi orizzonti sconfinati, oppure per i grandi animali o probabilmente per i tramonti unici o ancora per i sorrisi della gente. Forse per tutte queste ragioni quando ne siamo lontani veniamo presi da una struggente nostalgia detta “mal d'Africa” e di questa “malattia”, oltre che di malaria, era sicuramente affetto David Livingstone, il famoso esploratore che ancora oggi viene commemorato su monete, medaglie e francobolli di molti paesi africani. Michele Guarisco, Le monete di Vittorio Emanuele II Regno di Sardegna 1849–1861 Vittorio Emanuele II nacque a Torino il 14 marzo 1820, primogenito di Carlo Alberto di Savoia Carignano e di Maria Teresa d’Asburgo Lorena di Toscana. In questo articolo parleremo delle monete che emise come re di Sardegna. Patrizia Di Monte4 punti
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Buonasera a tutti, volevo condividere un sesterzio di Adriano della mia collezione. La conservazione non è splendida ma i particolari del retro mi piacevano molto. Anche il modulo importante mi ha colpito. Descrizione Hadrian AD 117-138. Rome Sestertius Æ 34 mm, 27,00 g HADRIANVS AVGVSTVS P P, laureate head right / HILARITAS • P • R, Hilaritas standing left, holding palm branch and cornucopia; small boy to left, girl to right, COS III in exergue. RIC 970b4 punti
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Mi pare che sia stato detto quasi tutto. Penso che per quanto riguarda la data non possano esserci dubbi. E' sufficiente confrontare l'esemplare di Francesco con un 1720, la forma dello 0 è diversa e ben distinguibile... https://www.numismaticaranieri.it/archivioscheda/7920-modena-rinaldo-deste-1706-1737-ducato-1720.aspx Altra nota... i passaggi d'asta... se ne trovano diversi per le stesse monete... L'esemplare di Inasta è stato rimesso in vendita da Artemide nel dicembre 2015 con lotto n°439 https://www.artemideaste.com/auction/view/392/439. L'esemplare Inasta 89 ed ex Varesi 43 è passato anche da Nomisma, asta 58, lotto 949: https://auctions.nomismaweb.com/it/lot/567502/modena-rinaldo-dteste-1706-1737-ducato-/ Passaggi multipli a stretto giro... mi fanno sempre uno strano effetto. Per quanto riguarda la rarità della data 1722 penso si possa spiegare con il fatto che proprio in quell'anno si ridusse in modo drastico la reperibilità delle mezze lire che dovevano servire da materia prima per la produzione del ducato. In questo modo la produzione, partita in modo molto rapido e imponente (l'ordine era del 30 maggio 1719, la prima libbranza fu del 29 luglio 1719) si ridusse in modo progressivo per divenire difficoltosa già all'inizio del 1722... tanto che a marzo e luglio 1722 vennero pubblicate due grida allo scopo di incentivare la consegna delle mezze lire... ma l'argento stava già aumentando di valore e chi ne aveva se lo teneva ben caro. Proprio il successivo pasticcio imbastito con la sovra produzione del mezzo ducato contribuì a provocare un ulteriore forte aumento del valore dell'oro e del buon argento con conseguente accantonamento e probabile successivo riutilizzo delle monete in buon argento, ducato modenese compreso. Per rispondere a @gallo83, la grande rarità del ducatone a nome di Alfonso IV è sicuramente spiegabile con l'esigua produzione... limitata a soli 4482 pezzi e qui mi fermo che è tardi Mario4 punti
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Salve. Nella prossima KÜNKER 383 saranno in gara due pezzi da 16 Litre della collezione ROGER WOLF - CLASSICA ET PATRIA con la raffigurazione al dritto di Filistide, la consorte di Gerone II. Al rovescio una raffigura la Vittoria alla guida di una quadriga che ricorda la “briosa” del 5 Lire 1914 di Vittorio Emanuele III, l’altra la Vittoria alla guida di una quadriga “lenta” simile a quella del 20 lire 1936 dello stesso sovrano. Base d’asta: 2.000 EUR. Valutazione: 2.500 EUR. Lotto 2019. DIE SAMMLUNG ROGER WOLF - CLASSICA ET PATRIA. GRIECHISCHE MÜNZEN. SICILIA. SYRAKUS Hieron II., 274-216 v. Chr. für Philistis. AR-16 Litren; 13,55 g. Verschleierter Kopf l., dahinter Fackel//Nike in Quadriga l., unten E. Burnett, Enna hoard in SNR 62, 1983, -; Hoover 1553; SNG ANS -; SNG München -. RR Herrliche Tönung, Stempelglanz Exemplar der Aktion Tkalec, Zürich 19. Februar 2001, Nr. 50 und der Auktion Fritz Rudolf Künker 304, Osnabrück 2018, Nr. 195. Base d’asta: 1.600 EUR. Valutazione: 2.000 EUR. Lotto 2020. DIE SAMMLUNG ROGER WOLF - CLASSICA ET PATRIA. GRIECHISCHE MÜNZEN. SICILIA. SYRAKUS Hieron II., 274-216 v. Chr. für Philistis. AR-16 Litren; 13,38 g. Verschleierter Kopf l.//Nike in Quadriga r., oben Halbmond, r. A. Burnett, Enna hoard in SNR 62, 1983, 32 (stempelgleich); SNG ANS 876 (stempelgleich); SNG München -. Feine Tönung, vorzüglich Exemplar der Giessener Münzhandlung 190, München 2010, Nr. 76 und der Auktion Fritz Rudolf Künker 304, Osnabrück 2018, Nr. 196. apollonia Lotto successivo2 punti
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Iscritta alla FSFI Federazione fra le Società Filateliche Italiane Email: [email protected] Telefono: (+39) 3498125912 (Attilio Maglio) Pagina Facebook Associazione Circolo Tempo Libero Siamo presenti sui maggiori social media marketing In memoria del fondatore e Presidente dell’Associazione Circolo “ Tempo Libero ” di Castellammare di Stabia Salvatore Correale, scomparso prematuramente il 28 marzo 2013, lasciando un vuoto incolmabile. Dopo il successo delle scorse edizioni, con la 57° edizione, torna la manifestazione Memorial Correale, il tanto atteso evento del Sud Italia di numismatica, filatelia e collezionismo vario, organizzato dall’Associazione Circolo “Tempo Libero”, attirando centinaia di visitatori provenienti da ogni regione. Attenzione per essere sempre informati sui nostri eventi, inquadrare con lo Scanner dello smartphone o tablet il Qr Code sulla locandina o su questa immagine. Memorial Correale un passo avanti! La mostra mercato, dal 1994, si conferma come un appuntamento di altissima qualità, grazie alla presenza di studiosi, qualificati operatori del settore, periti iscritti all'albo del Tribunale della Camera di Commercio, numismatici iscritti alla N.I.P, N.I.A e filatelici alla FSFI - Federazione Fra le Società Filateliche Italiane. La sala espositiva, completamente videosorvegliata, dispone di ampi spazi, per muoversi liberamente in piena sicurezza e tranquillità con più di 1000 metri quadrati di rarità. Posizionata in un punto strategico, nella zona industriale della città, per la sesta volta all'interno dell'Hotel Queen Daisy, che si trova in via Schito n°185, a poche centinaia di metri dallo svincolo autostradale di Castellammare di Stabia e vicino allo splendido sito di Marina di Stabia, agli Scavi di Pompei, e alla Penisola Sorrentina. In esposizione monete antiche e moderne, banconote italiane ed estere, francobolli, tutto materiale garantito al 100% con certificati di dichiarazione di autenticità, medaglie, storia postale, cartoline, immagini sacre, stampe, libri antichi, schede telefoniche, cataloghi, giocattoli, bijoux vintage, oggettistica varia, accessori e raccoglitori, con la possibilità di acquistare le ultime emissioni delle Zecche d'Europa, dello Stato Vaticano, San Marino e dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. L'ingresso come sempre sarà gratuito, gli orari di apertura e chiusura sono sabato dalle ore 9 alle 18, orario continuato, mentre domenica dalle ore 9 alle 13 circa. A disposizione, servizio bar, sala ristorante, per offrire massima convivialità agli ospiti del Memorial Correale, sabato 11 marzo sia a pranzo che a cena menu' completo ad un prezzo irrisorio per gustare piatti tipici e specialità locali. 10 validi motivi per partecipare 1. L'ingresso è gratuito. 2. Il materiale esposto è garantito al 100%, monete e francobolli con certificato di autenticità e qualità. 3. Saranno presenti studiosi ed esperti commercianti nazionali. 4. Saranno presenti periti numismatici e filatelici. 5. Per la gioia femminile, ampia esposizione di bijoux antichi e vintage, oltre ad oggetti d'epoca di design e da collezione. 6. In esposizione le storiche banconote italiane, dalle mille lire Barbetti alla diecimila lire Repubbliche Marinare del famoso film di Totò, la banda degli onesti, cartamoneta estera, raccoglitori ed accessori. 7. Grande assortimento di storia postale, cartoline, annulli, stampe, libri, cataloghi, immagini sacre, quotidiani, fumetti, schede telefoniche, gettoni, orologi, vinili, giocattoli, pezzi unici, rari. 8. La sala espositiva, completamente video sorvegliata, dispone di ampi spazi, areati, per muoversi liberamente in piena sicurezza e tranquillità, più di 1000 metri quadrati di rarità. 9. Sabato 11 marzo per gli ospiti del Memorial Correale, menù completo a presso fisso a soli €15, sia a pranzo che a cena. 10. A disposizione all’interno area ristoro con servizio bar. Dove ci troviamo Come raggiungere il Memorial Correale Cliccare sull'immagine per indicazione stradale alternativa2 punti
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Da prendere al volo! Al momento c'è questo timbrino su ebay alla modesta cifra di 3.000 euro2 punti
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Ex Lanz 160, 2015, lotto 788. Base € 7.500, agg. € 9750 + diritti. (descrizione di allora: Ducato o.J. Heiliger Markus übergibt knienden Dogen ein Banner. Rs: Christus in Mandorla. Friedberg 1217, Gamberini 62. 3,60g. Vorzüglich). Non sembra un clone ma la stessa moneta. Poichè si tratta sempre di asta con sede a Monaco (dunque moneta verosimilmente nota a Gorny) e con prezzo palesemente "ribassato", accanto a considerazioni stilistiche in senso lato (rigidità dei tratti e difformità dello stile) non avrei che pochi dubbi a considerarla con ogni probabilità falsa (un minimo dubbio rimane sempre, ovviamente, sia per l'esame basato su una foto sia per la possibilità [remota] di imitazione d'area orientale [Chios e simili]). Alla domanda di Arka al #2 direi: ci fa (e questo non è un buon biglietto da visita per una Casa d'Aste, e permette di capire le attuali tendenze di alcune ...). Infine una considerazione: da Lanz moneta combattuta (pare): i contendenti non sembra fossero molto ... competenti. Sorge spontanea una domanda: per ogni falso identificato, quanti ne passano? Come dice sopra Andrea Costa: vedo (anch'io) falsi dappertutto! ...2 punti
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Perfetto. Infatti non esiste siffatta leggenda per Emiliano. Le due che si conoscono per i sesterzi, vado a memoria, sono: IMP CAES AEMILIANVS PF AVG (prima emissione) IMP AEMILIANVS PIVS FEL AVG (seconda emissione) Questa è probabilmente una brutta produzione di fantasia, credo, o un sesterzio completamente ribulinato. Comunque la si giudichi, di nessun interesse storico o numismatico.2 punti
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Cred Credo che sia un errore di Wildwinds (da cui mi pare tratto l'esempio) che, pur essendo un lavoro meritorio (a cui io spesso attingo come risorsa on line gratuita), e' comunque incompleto e contiene anche inesattezze. Questo lo si può vedere andando a vedere direttamente il RIC (su cui, comunque, Wildwinds si basa): Come si può notare si parla di Sole stante e non andante; inoltre, sul rovescio sono previste solo le lettere S e P in esergo; e' prevista, altresì, anche l'assenza di lettere. Sottolineo, comunque, quanto già scritto da Grigioviola a proposito dei limiti del RIC sulla monetazione di Gallieno. Ciao da Stilicho2 punti
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Un esemplare dei non comuni didrammi da Selinunte, con al diritto Eracle in lotta con il toro di Creta ed al rovescio il dio fluviale Hypsas in atto di offerente, con simboli ed il nome . Sarà l' 11 Marzo in vendita LeuNum. 25 al n. 166 .1 punto
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Bellissima , con ottima patina di vecchia collezione. Bella bella!!1 punto
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Buonasera @VALTERI, Colgo lo spunto per condividere alcuni esemplari passati in asta nelle ultime due decadi. Sfortunatamente senza un corpus sulla prolifica zecca selinuntina bisogna “navigare a vista” nello studio di questa monetazione e nel censire esemplari provenienti dallo stesso accoppiamento di conii. Chissà a che punto sarà il lavoro di Carmen Arnold-Biucchi..😩 Ho al momento tenuto fuori i database delle collezioni pubbliche per limiti di tempo, ma recupererò quanto prima. Aggiungo inoltre il link per consultare online il volume di Numismatic Chronicle del 1925, serie V volume 5, dove viene trattato dal grande collezionista, nonché numismatico Albert Hugh Lloyd il ritrovamento di Selinunte del 1923 (IGCH 2084), da cui proverrebbero in via ipotetica due degli esemplari sotto riportati (ipotetica perché dei tre didrammi raffigurati sulle tavole nessuno proviene da questa coppia di conii). Si tratta di un resoconto parziale di 153 esemplari dei 472 di cui si stima fosse composto il ritrovamento, che manco a dirlo andò disperso, tra l’altro in parte nelle collezioni del dr. Lloyd e di Hoyt Miller. Lettura in ogni caso molto interessante nel frammentato universo bibliografico sulla monetazione di Selinos. Ex Triton V/1205, ex Münzen und Medaillen 89/53, ex Bank Leu 50/60; ex collezioni Rudman, Suter e Lloyd SNG 1247; ex ritrovamento di Selinunte 1923 (IGCH 2084) (?): https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=15968 Ex Baldwin’s 68/3279, ex Künker 226/227: https://www.sixbid-coin-archive.com/#/de/single/l26794013?text=Selinus didrachme Ex Künker 351/86, ex Alde 19-10-2016/24, ex Baldwin’s 68/3378; collezioni Halliwell e Lloyd SNG 1249. Secondo il catalogo di Baldwin’s “probabilmente ex ritrovamento di Selinunte del 1923” (IGCH 2084): https://www.numisbids.com/n.php?p=lot&sid=4942&lot=86 (Presente anche il link per il video) Ex CNG 94/98, ex Artemide 9E/9062; collezione Koppersmith: https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=239393 Ex Heritage 3071/33015, ex Stack’s 14-08-2018/20007, ex Numismatic Fine Art; ex collezione Walter: https://www.numisbids.com/n.php?p=lot&sid=2945&lot=33015 Ex Münzen & Medaillen GMBH 49/79, ex Gerhard Hirsch Nachfolger: https://www.numisbids.com/n.php?p=lot&sid=4254&lot=79 Ex Bertolami EAuction 71/414, 63/223 e 32/218. Questa corrispondenza di conii è per ovvie ragioni dubitativa: https://www.numisbids.com/n.php?p=lot&sid=3254&lot=414 Sono quindi due conii che furono utilizzati per produrre una rilevante quantità di esemplari e che lavorarono a lungo, come si può desumere da questo parziale elenco di otto esemplari (quello di apertura incluso) e dai visibili segni di usura. Al seguente link (pagine 277-300 e tavole X-XIV) il volume 5 del Numismatic Chronicle 1925, serie V, dove Lloyd descriveva il ritrovamento di Selinunte del 1923 IGCH 2084: https://nnp.wustl.edu/library/book/596469 Qui invece la descrizione del ritrovamento su CoinHoards: http://coinhoards.org/id/igch20841 punto
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Buona Giornata del gatto a tutti i mici, festa italiana e polacca che non ha un corrispondente a livello europeo (ma vista la coincidenza fra i due stati la si può situare senza dubbio al 17 febbraio per tutta l'UE) mentre a livello internazionale si festeggia l'8 agosto.1 punto
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Questa patina è di una delicatezza favolosa,fresca,non so come definirla…la più bella,personalmente parlando,che lei ha postato.dupondio ha un gran gusto e coerenza con quello che colleziona,di nuovo congratulazioni.1 punto
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Ciao, a posto, nulla di farinoso, è proprio là dove il pezzetto di patina è saltato. Tutta esperienza: mai toccare una donna, soprattutto se imperatrice con patina smalto (una patina minerale), neppure con un fiore ^__^1 punto
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Vabbè, non era un monogramma ma era comunque il sigillo di casa Grimaldi, un simbolo, non un volto.1 punto
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Gettone di conto con globo crucigero e rose e corone; il primo che incontri scorrendo verso il basso la pagina in collegamento. https://sri.lamoneta.it/Numismatica/rechenpfennig.php Mario p.s. nel tuo esemplare la legenda può risultare illeggibile perchè degenerata, ovvero scritta più o meno con una successione casuale di lettere...1 punto
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Grazie delle osservazioni, l'effetto non pare artefatto, anche vedendola ingrandita, e la colorazione sembra data da una stampa, non da una aggiunta tardiva con una altra tecnologia. Dato poi che il colore è così coerente con i colori della banconota farebbe forse supporre che potesse essere un fondino fuori registro? (visto anche il margine angolato che l'amico ha evidenziato con la freccia) Curioso, perchè immagino che al poligrafico ci siano degli scanner ottici che in fase di stampa interrompono se vedono errori simili Non riesco ad allegare foto di dettagli piu definite per il limite di grandezza delle foto. Grazie ancora, se ci fosse qualche altro autorevole parere o suggerimento ben venga, a presto p.s. il colore reale è quello che vedete nelle due mie foto all'inizio, quell'effetto evidenziatore che presenta il giallo nelle foto successive elaborate dall' amico utente non corrisponde al colore della banconota che ho qui. anche per questo la aggiunta con evidenziatore mi pare escludibile, oltre al fatto che un pennarello lascia un margine non preciso che si frastaglia alle microasperità della cartamoneta, ed oltre all giusta osservazione dell'amico che suggerisce come sia difficile creare quell'angolo invece che proseguire diritti in una eventuale colorazione1 punto
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nonostante la mia sfiducia in realtà eccola qui..... grazie a chi mi ha aiutato finora. adesso la sfida continua...... capire da dove arriva....1 punto
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Ai gatti riesce senza fatica ciò che resta negato all’uomo: attraversare la vita senza fare rumore. Ernest Hemingway1 punto
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Puoi trovare qualche immagine qui: https://www.complianceturin.it/ftp/gettonineisecoli/42_TESSERE.pdf1 punto
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Un altro punzone al rovescio, ma con uno scartamento diverso:1 punto
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Intanto dammi del tu,a quei tempi il bb era molto ricercato e te lo facevano digerire molto caro,questo perché spl fdc era privilegio di pochi,più che mai si acquistava da negozzi di numismatica della tua zona dove c'erano, o convegni e mercatini,perché non essendoci internet , le aste erano poche e partecipando per corrispondenza era un indovinello,quindi c'era meno possibilità di trovare la moneta che cercavi e quindi quando la trovavi te la facevano strapagare,come è successo anche a me,saluti Aldo.1 punto
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per essere bello, è bello .. ma il valore economico purtroppo non è granchè, sono monete comuni..1 punto
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La guerra del Tallero di Maria Teresa in Africa. La ‘grassa signora’ Un tallero di Maria Teresa del 1780, fonte Wikipedia 11.02.2023 – 07.01 – L’inaugurazione a Trieste del monumento dedicato a Maria Teresa, l’omonimo Tallero, offre un’opportunità per approfondire la storia di una moneta che travalica la biografia della sovrana, assumendo i contorni di una leggenda numismatica, una ‘gigantessa’ tra le monete. Una vicenda che, dalla zecca di Vienna prima e di Trieste poi, si allarga agli staterelli della Germania pre unificazione, giungendo all’Italia risorgimentale e approdando tra le sabbie incandescenti del Corno d’Africa. Il tallero di Maria Teresa fu la conseguenza della sua riforma monetaria che prevedeva, per l’appunto, il tallero d’argento come moneta principale, seguita da sei parti di tallero da 20 kreuzer, anch’essi in argento, erano questi i ‘pezzi’ che circolavano maggiormente. I primi talleri teresiani vennero coniati nel 1741 dalle zecche di Vienna e Kremnitz; raffiguravano il volto della sovrana, all’epoca giovane, e sul retro l’aquila austriaca. Col passare dei decenni il tallero fu coniato nelle zecche più importanti nell’Europa centro-orientale, cioè ad Hall, Praga, Graz, Gunzburg, Karlsburg, Nagybanya e Siebenburger. Furono prodotte, durante il periodo di regno di Maria Teresa, ventisei varianti che raffiguravano di volta in volta il volto dell’imperatrice; giovane, adulta, matura, anziana, velata di lutto. La storia del Tallero ripercorreva così l’ascesa dell’imperatrice, sino alla scomparsa nel 1780. Il tallero era all’epoca una moneta di riconosciuta validità per il contenuto di argento; la X (croce di Sant’Andrea) posta al rovescio dopo la data equivaleva al numero 10, cioè indicava il decimo del peso dell’unità di riferimento per l’argento, il cosiddetto ‘piede monetario‘. Verso la metà del settecento corrispondeva a 233,85 grammi di argento puro; da un singolo piede era allora possibile ricavare 10 talleri. La presenza della X pertanto certificava che quella moneta conteneva 23,385 grammi di argento. La moneta, per le sue caratteristiche di costruzione e per l’ascesa della sovrana dopo la fase delle guerre dinastiche, conobbe un immediato successo in tutta Europa; e presto travalicò i confini austriaci tanto a nord, quanto a sud. Nel caso della direttrice settentrionale, il tallero svolse un ruolo di collante tra gli stati e le città tedesche; dovunque vi fossero tedeschi, vi era il tallero, informalmente moneta accettata un po’ d’ovunque nell’Europa centrale. L’eccezione alla regola era la Prussia, la quale mantenne fino all’unificazione tedesca politiche monetarie discutibili, ‘inondando’ di monete prive di valore o scadenti i vicini teutonici. Nel caso invece della direttrice meridionale, i veneziani iniziarono a usare il tallero teresiano nei traffici delle colonie; e congiuntamente ai tentativi di espansione coloniale austriaca nel settecento, lo diffusero presto in India, nel medio oriente e soprattutto nell’Africa orientale. Perchè il tallero di Maria Teresa piacque sino a tal punto alle popolazioni dell’Africa? Giocò un ruolo cruciale l’alto contenuto in argento che permetteva di trasformare il Tallero, di lavorarlo in oggetti di artigianato, gioielli e ammennicoli di ogni sorta. La moneta non era solo una moneta, ma materia prima con la quale creare opere d’arte. Il ‘tallero della grassa signora‘, come veniva definita, divenne popolare nei bazar e nei luoghi di scambio del medio oriente e delle coste africane già nel XVIII secolo; e presto i singoli regnanti africani iniziarono ad apporre i propri marchi sul tallero austriaco. I veneziani, a propria volta, cercarono di limitarne la diffusione con un proprio tallero, quello veneziano; fu il primo di una lunga serie di imitazioni, destinate però al fallimento. Lontana dalla patria dove era ormai scomparsa, la ‘grassa signora’ continuava a dettare legge. Il tallero rimase legalmente valido fino al 1858; tuttavia, constatato il successo nei mercati medio-orientali e africani, l’Austria continuò a produrlo. Lo rese valido, nel 1811, per le isole Azzorre e a Sao Tomè e Principe, nel golfo di Guinea; nel 1854 a Madera, nel 1888 in Mozambico e a Macao, nel 1889 in alcuni Emirati del Protettorato inglese di Aden, nel 1895 a Lourenco Marques (Mozambico). Zanzibar usava i talleri teresiani come ‘base’, sulla quale incidere la parola ‘Pemba’ col disegno di una scimitarra; e nelle Indie sotto dominio olandese il tallero teresiano aveva invece incisa la parola ‘Java’. E proprio con la zecca di Trieste e dallo scalo giuliano, i talleri viaggiavano alla volta di esotici mercati, arricchendo notevolmente il capoluogo già reso grande dalla sovrana. Tallero con marchio cinese, in uso nella Cina della guerra civile del 1920 Tallero con marchio del Sultanato di al-Qu’ayti, 1945 Verso i primi del novecento, l’Etiopia trasformò il tallero teresiano nella propria valuta ufficiale, riconoscendo una situazione informale. E qui la storia dell’austriaco tallero si mescola all’italiana lira, perché il neonato stato italiano, nei tentativi di avere delle colonie, aveva già incontrato il ‘conio’ austriaco. Il primo tentativo, ad esempio, di acquisto della Baia di Assab avvenne al prezzo, concordato coi capi locali, di seimila talleri di Maria Teresa. Gli italiani inizialmente tentarono di acquistare i terreni africani con sterline d’oro e rimasero sorpresi quando l’unica valuta accettata fu la vecchia moneta settecentesca. Ad onestà del vero nell’Africa orientale circolava una vasta gamma di monete che andavano dalle rupie indiane, alle piastre egiziane, a vecchio conio per gli acquisti spiccioli e alle (prime) lire italiane. Però il riferimento era sempre al tallero di Maria Teresa che lo stato italiano iniziò ad acquisire in quantità sempre maggiori. Verso il 1880, considerando le ingenti spese, si tentò di mediare con l’impero austro-ungarico, chiedendo di acquistare i diritti. Il tallero infatti si sarebbe potuto produrre anche in Italia, tramite i punzoni austriaci recuperati a Milano e Venezia. Tuttavia Vienna oppose un fermo rifiuto; il tallero raffigurava un’imperatrice e come tale non poteva essere venduto. Ci si limitò a offrire agli italiani uno sconto sull’acquisto dei talleri, prodotti a milioni nella zecca di Trieste. Si pensò allora, come avevano tentato i veneziani nel settecento, di sostituire la moneta con un simile conio. Fu l’inizio di una lunga storia di monete ‘simil teresiane’ che vennero però tutte rifiutate; si tentò ad esempio di introdurre un tallero d’argento, con l’effigie del sovrano con la corona (il capo scoperto non sarebbe stato apprezzato dai tribali) e un’aquila simile a quella asburgica, con la croce rimossa per non offendere i musulmani; e ad un certo punto si scelse anche di pagare con le banconote, le quali però si consumavano e disfacevano sotto il caldo sole africano. Intanto, per le spese delle guerre coloniali italiane, la zecca di Trieste vendeva talleri a milioni; servivano infatti agli italiani invasori per retribuire le truppe locali, l’amministrazione locale, gli informatori, i portatori e così via. Basti considerare che, solo tra novembre 1895 e marzo 1896, l’Italia spedì a Massaua 1 milione e 420mila talleri di Maria Teresa. Come se non bastasse, l’insuccesso delle monete ‘italiane’ era aggravato dalla speciale relazione del porto di Massaua con l’impero austro-ungarico; il traffico con l’Europa – il quale ammontava ad appena il 10%, il rimanente erano tutti commerci con l’India e l’oriente – avveniva solo con il porto di Trieste, grazie al servizio di linea del Lloyd Triestino. L’Austria, ad esempio, vendeva a Massaua non solo i talleri, ma anche prodotti specializzati come i fiammiferi. Nel primo dopoguerra la Repubblica Austriaca si rifiutò nuovamente di vendere il diritto di coniazione all’Italia; appena nel 1935, per diretto interessamento di Mussolini, il governo italiano comperò dalla zecca di Vienna i conii originali. L’Austria era all’epoca un regime autoritario, il cosiddetto austro-fascismo, che mirava a sfuggire all’inglobamento nella Germania nazista tramite un ri-avvicinamento al regime italiano. Concedere il vecchio tallero fu allora un’azione diplomatica, e il governo fascista, con spirito pragmatico, si mise a ristamparlo tale e quale quello settecentesco. Questo nuovo tallero – austriaco nell’effigie, italiano nell’anima – sovvenzionò allora l’invasione dell’Etiopia, permise di rinsaldare i legami con le tribù alleate. È uno dei rari casi nella storia dove, a distanza di un secolo e mezzo, una moneta viene ristampata tale e quale. Il tallero poi sopravvisse alla dominazione italiana e alla seconda guerra mondiale, ‘resistendo’ ai tentativi della stessa Etiopia di introdurre un sistema monetario ‘moderno’ (1948). Solo negli anni Sessanta del novecento la moneta iniziò a perdere valore, a non essere più conio diffuso tra le popolazioni africane. Oggigiorno il tallero di Maria Teresa è la moneta più contromarcata al mondo e rimane una delle monete più popolari coi suoi quasi 400 milioni di pezzi battuti, pari a oltre 9000 tonnellate d’argento. Niente male per una ‘grassa signora’. Fonti: Alessandro De Cola, Il problema monetario nella Colonia Eritrea: il tallero di Maria Teresa nella letteratura coloniale (1857-1941) in Pallaver, Karin (Ed.); Podestà, Gian Luca (Ed.) (2021): Una moneta per l’impero: Pratiche monetarie, economia e società nell’Africa Orientale Italiana, Economia –Teoria economica – Pensiero economico, ISBN 978-88-351-1445-1, FrancoAngeli, Milano Sito GranDoblone, Il Tallero di Maria Teresa d’Austria1 punto
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Bungiorno...per dove sta è un ramo con una piccola bacca. Se guardi una molto simile si trova poco sotto.1 punto
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Buonasera, mi riuscireste a dire di che moneta si tratta? Ci sono passaggi d'asta per capire il valore? Oppure, voi quanto la pagareste? 0,97 gr diametro 1,6/1,9 grazie per gli eventuali commenti1 punto
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