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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 12/17/22 in tutte le aree
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Il MANN - Museo Archeologico Nazionale di Napoli ospiterà dal 21 dicembre 2022 al 13 febbraio 2023 una bella mostra dal titolo "Bizantini. Luoghi, simboli e comunità di un impero millenario". L'esposizione sviluppa il tema delle fasi storiche successive all'impero romano d'Occidente, con un focus sulla Grecia, su Napoli (città "bizantina" per circa cinque secoli dopo la conquista da parte delle armate guidate da Belisario nel 536 d.C.) e sull'Italia meridionale. La mostra racconta "il millennio bizantino", approfondendo diversi temi: la struttura del potere e dello Stato, l'insediamento urbano e rurale, gli scambi culturali, la religiosità e le espressioni della cultura scritta, letteraria e amministrativa. In allestimento, oltre quattrocento reperti, appartenenti alle collezioni del Mann o concessi in prestito dai principali musei e siti archeologici che custodiscono, in Italia e in Grecia, materiali bizantini: anche grazie alla sinergia con il Ministero ellenico della Cultura, molti manufatti sono visibili per la prima volta e provengono dagli scavi della linea metropolitana a Salonicco. In allestimento, anche materiali scavati nella linea metropolitana di Napoli (Tra l'altro - per i maniaci degli Ostrogoti - c'è anche il tesoretto di Classe con un cucchiaio col monogramma di Teoderico) Un buon motivo in più (come se non ce ne fossero abbastanza) per andare a Napoli ❤️3 punti
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Buonasera a tutti, riporto su questa discussione sulle monete di Carlo II D'Asburgo. Vi presento il mio Carlino del 1687, conservazione molto scarsa ma mi accontento , magari se capiterà l'occasione lo affianchero' con uno migliore. Magliocca 38 Spulciando sul Web mi sono imbattuto in due suoi ritratti che mi hanno molto colpito, soprattutto per quello che mi hanno trasmesso anche leggendo alcune note che riguardavano la sua vita, la sua salute. Carlo II adolescente ritratto da Juan Carreño de Miranda. Il sovrano viene sempre dipinto appoggiato a dei punti fissi perché non era in grado di camminare autonomamente. Busto marmoreo di Carlo II, eseguito da Paul Strudel nel 1695. Saluti Alberto3 punti
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Anche io penso di aver espresso abbondantemente il mio punto di vista, pur considerando che la moneta è in asta pubblica e quindi va evitata la possibilità di incorrere, pur molto ipoteticamente, nella turbativa d'asta. Parlando in generale e non necessariamente sulla moneta di cui trattasi, il mio giudizio su monete riprodotte ieri o oggi, e su altre talmente ritoccate che di buono rimane al massimo il tondello, è lo stesso: trattasi di ruzziche non collezionabili. Ripeto ancora: parlo in generale.3 punti
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@Oppiano, Domenico la mia amarezza era riferita anche ai bei tempi passati con veri Numismatici come De Falco, Becker, Morello, Miatello, Fornoni, Baranowsky, Ruotolo, e tanti altri...seri, e dispensatori di sinceri consigli verso un giovane appena entrato in un mondo avventuroso come lo è la monetazione Napoletana . Ora quei tempi non ci sono più, ma da "vecchio" collezionista ho imparato che siamo noi a portare avanti questo mondo...noi siamo quelli che alla fine decidiamo cosa mettere in collezione, nessuno mi ha mai costretto ad acquistare ciò che non mi piaceva...e il tempo mi ha dato ragione, ogni moneta ha per me un bel ricordo indissolubile. Ed è questo per me il vero motivo del collezionare.3 punti
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E' proprio così. La moneta, pur nota, è stata confusa in passato con una emissione aragonese. Confusione giustificabile sicuramente da esemplari non perfettamente leggibili. Solo nel 1983 Maurizio Bonanno, nella rivista Sicilia Archeologica, Anno XVI nr. 51, rende la corretta paternità a questo denaro pubblicando il suo articolo Un inedito denaro siciliano di Carlo I d'Angiò, ovvero riclassificazione di una moneta erroneamente attribuita. Questo dimostra che la parola fine in numismatica non esiste (aggiungerei per fortuna ). Per @azaad, credo di poterti confermare che il peso superiore non sia indice di un eventuale multiplo. I denari angioini rispetto ai precedenti svevi avevano un contenuto di fino leggermente superiore . In una libbra (320.758999 gr) ci dovevano essere 7.5 trappesi d'argento (6.6824775 gr) e che da tale libbra si dovevano produrre 420 denari. Il risultato è che ogni denaro doveva avere un peso teorico di 0.763712 gr. Appare evidente la difficoltà di rispettare appieno questo peso per il singolo pezzo. L'importante era rispettare il numero di pezzi per libbra come disposto (ovviamente per i denari in mistura). Una curiosità: il contenuto d'argento per denaro (rispettando il peso legale) era di soli 0.01591 gr. Un contenuto così basso che però gli permetteva un cambio forzoso con il tarì d'oro che valeva sicuramente molto di più...3 punti
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Non so leggere l'arabo, conosco solo i numeri e la moneta in questione sembra che sia del 1196 ١١٩٦ (nostro 1782), per il resto, conoscendo la tipologia, il diametro ed il peso, ci si affida ad un motore di ricerca. quella del link per esempio è del 11912 punti
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Secondo me SPL/FDC, bella moneta, usura veramente minima e fibbia delle briglie ancora visibile (è il rilievo maggiore) Per un confronto posto la mia, ex NAC47 e descritta nel catalogo come qFDC, posso dire che ancora non ne ho vista una più bella2 punti
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Sempre parlando in generale, una pulizia e persino un eventuale restauro ben fatto e dichiarato per me sono accettabili. Un tondello antico ampiamente reinciso non è più una moneta antica secondo me. Poi, se uno vuole metterlo in collezione fa benissimo dal suo punto di vista perché in collezione ognuno è libero di mettere ciò che vuole. Però la gente cerca sempre cose dichiaratamente non toccate (la realtà è quasi sempre differente, ma questo è un aspetto del discorso), ma non capisce spesso la differenza fra le une e le altre. Esperienza personale: avevo tempo addietro come residuo della vecchia collezione un medaglione del basso impero, rarissimo, con buco tappato e piccoli restauri. Dichiarandoli per correttezza, e del resto il venditore lo aveva fatto con me, chi lo valutava fuggiva. Non ho più le foto da mostrare ma, credetemi, non era male, né "scandaloso". L'ho dato via ampiamente sotto costo, cosa che mi capita sovente (pazienza) e chi lo ha preso lo ha rivenduto in un baleno. Trattasi di un commerciante. Come ha fatto, potreste chiedermi? Ebbene, col cavolo che ha dichiarato i restauri, me lo ha candidamente raccontato. E allora ai collezionisti bisogna dare delle sole? Io non credo, ma pare che funzioni così. Tornando alla moneta di cui tratta la discussione, sarei molto sorpreso se si vendesse realmente, visto il ritiro nella vendita precedente (non ricordo cosa successe da Tkalec).2 punti
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Buongiorno. Penso a uno denario di Carlo II di Spagna, zecca di Majorque(1665_1700.) Riferimento=Catalogo general de la moneda espanola (Jose Vicenti.)2 punti
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Non saprei. Ho comprato una sola moneta in slab da una casa d'aste tedesca, ma solo perchè la slabbatura non era segnalata. Nel garage di mio padre, che aveva una specie di officina, ci ho messo due ore per liberare la moneta e sempre sudando freddo per non rovinarla. Alla fine ho anche scoperto un piccolo colpo sul bordo non segnalato. La casa d'aste non poteva saperlo perchè era sotto la presa di plastica, ma l'ente terzo che inscatola, che piace tanto ad alcuni, lo sapeva sì, eccome! Da allora chiedo in caso di dubbio se è slabbata la moneta di mio interesde e se sì, mi astengo dall'acquisto. Arka Diligite iustitiam2 punti
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diciamo che - in ogni caso - non sono falsi! Poi (Questa affermazione è da prendere con le pinze!) quelli del '21 e del '22, se sono "belli" o particolari (come i miei di sopra) è molto probabile che siano stati fatti non tanto per la necessità degli stessi, se poi non sono circolati e sono FDS, o se il venditore ne ha un raccoglitore pieno di tutti perfetti e uguali... si parla anche di "Serienscheine" https://de.wikipedia.org/wiki/Serienschein Le "banconote in serie" furono stampate e messe in circolazione in Germania durante il periodo dell'inflazione dal 1917 al 1922 da città e comuni, ma anche da privati, come sostituto degli spiccioli mancanti. La loro validità era limitata e durava solo pochi giorni in occasione di fiere o altri eventi. Una legge del Reich del 17 luglio 1922 ne vietò poi l'emissione. Nella maggior parte dei casi, una serie è composta da banconote in tagli da 10 pfennig, 20 pfennig, 50 pfennig, 75 pfennig e un marco. Le banconote in serie hanno spesso un design artistico, realizzato con silhouette o stampe multicolori. Esistono anche serie fotografiche che mostrano la città o i suoi dintorni. Le "banconote di serie" erano destinate ai collezionisti che le raccoglievano come francobolli. Gli emittenti delle banconote, le città, i comuni, ma anche gli albergatori, le aziende e le associazioni, hanno generato un reddito aggiuntivo vendendo le banconote di questa serie con un sovrapprezzo. Insomma: tanto per capirci, questo - da 5 Pfennig, del 1919 - tu lo potresti definire "vero" questo... no! Un libro gratis World Notgeld 1914-47 / A Guide & Checklist And other Local Issue Emergency Money lo trovate qui, basta "registrarsi" https://www.academia.edu/41221582/A_Guide_and_Checklist_2nd_Edition_And_other_Local_Issue_Emergency_Money Servus, Njk2 punti
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Spesso ne abbiamo discusso di quanto interventi di totale ridefinizione su una moneta antica fossero leciti ..vero è che ciascuno in collezione puo mettere quello che vuole, pero il rischio è, se parliamo di autenticità del solo tondello di sdoganare pure altre tecniche che con i tondelli antichi vanno a nozze... e che poi, a mio modesto parere poco si differenziano.2 punti
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Il nomen, "Norbanus", denota una provenienza della gens del monetiere da Norba, attuale Norma in provincia di Latina. Si tratta dell'unica emissione attribuita a questa gens. Nell’83 era console un Gaio Norbano, insieme a Scipione Asiageno (autore del denario rrc 311/1); il R/ allude ad una sua impresa dell’88, quando - pretore in Sicilia durante il bellum sociale - aveva organizzato una flotta per approvvigionare Reggio, assediata dagli insorti. Amisano osserva che gli elementi che lo compongono sono anche simboli del potere militare: flotta, politica e approvvigionamenti Il monetario dovrebbe essere suo figlio e potrebbe essere anche il monetario di rrc 491/1 (Crawford) oppure suo padre (Amisano). La raffigurazione di Venere colla spiga di grano deriva dalle credenze astrali degli antichi Mesopotamici. Essi associavano il transito della Luna Piena nella costellazione della Vergine (associata da sempre alle Dee più importanti essendo l'unica componente femminile dello Zodiaco) con il periodo primaverile, ossia in concomitanza con le prime apparizioni di grano. È anche per questo che essi chiamavano la costellazione, inizialmente, il solco, associandola appunto alla prosperità terrena. Con l'epoca classica poi il simbolismo della fanciulla ha preso il sopravvento, e la Vergine/Venere è diventata direttamente anche un simbolo di prosperità. In origine la Vergine/Venere doveva essere associata alla Dea del grano Babilonese Nidoba e questo portò, secondo la tradizione, ad identificare la costellazione come Isthar, ossia la moglie del Dio del mais. Il fascio littorio si crede fosse composto da 12 verghe e una scure a doppio taglio; si crede che appunto il numero 12 sia di origine etrusca, 12 come il numero di città che essi fondavano in ogni regione e 12 come i Littori che precedevano i Consoli, e poi gli Imperatori fino a Domiziano. Il numero 12 è stato associato dunque alle divinità principali, 6 femminili e 6 maschili (Giunone, Vesta, Minerva, Ceres, Diana, Venus; Mars, Mercurius, Jovi, Neptunus, Volcanus, Apollo), tra cui è presente Venere; da questo forse l'associazione colla dea.2 punti
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Personalmente penso che sia la stessa moneta. Le foto,come detto nei post precedenti, in questa moneta hanno un ruolo determinante. Nella foto di Thalek, si vedono molto bene i piani levigati nelle altre invece si vedono, oltre alla lisciatura, delle lievi corrosioni sia nei fondi che nel bordo che possono ricondurre all' autenticità della moneta. Penso che la visione dal vivo oppure quella del bordo possano essere le prove definitive per esprimersi sull' autenticità o meno della moneta. In percentuale,anche se la moneta sembra una medaglia od un gadget pubblicitario e non potendola esaminare dal vivo sono a favore del 90% per l' autenticità. Con @Tinia Numismatica condivido in pieno il suo giudizio su quella persona che si considera esperto in falsi.... Buonanotte!!!!2 punti
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La prima dovrebbe essere : Tunisia - Mahmud I - 1 Kharub ah1153 (1740). Tunisia AH1153 Kharub Coin : Mahmud I – Antique Coins World2 punti
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Un saluto a tutti! Ogni tanto si parla di Notgeld - il denaro di emergenza tedesco a partire dal 1914 e fino agli anni '20, da non confondere poi con le banconote dell'inflazione - e spesso si trovano biglietti di diversa fattura per pochi spiccioli sui mercatini, essendo pure l'emissione degli stessi (scusatemi il gioco di parole) anch'essa inflazionata, la qualità e la moltepilicità delle serie mi fa un po' ricordare i nostri italici miniassegni. Vediamo un po' di numeri delle banconote ufficiali: Nel 1914 sono in circolazione 8.703 miliardi di marchi in cartamoneta, 1920: 81,6 miliardi di marchi di cartamoneta in circolazione, 1921: 122,9 miliardi di marchi di cartamoneta in circolazione, 1922: 1295,2 miliardi di marchi di cartamoneta in circolazione. Mentre l'offerta di moneta inizialmente si decuplica in circa sei anni, tra il 1921 e il 1922 il salto è di solo un anno. Un altro anno dopo, nel 1923, arriva l'esplosione dei costi con il calcolo di somme astronomiche: trilioni e quadrilioni, ma questa è un'altra storia. =============== All'inizio (1914) c'erano veri e propri fondi di emergenza, anche durante la guerra, con un'attenzione particolare al 1916 e al 1918, questi sono gli "autentici" notgeld. Dopo la fine della guerra, nel 1918, si creò molto rapidamente un mercato di collezionisti per i biglietti d'emergenza emessi fino a quel momento. Molte città hanno deciso di produrle autonomamente, supportate anche da aziende tipografiche specializzate. Queste banconote da collezione non erano destinate alla circolazione come moneta, ma servivano solo all'interesse dei collezionisti. Si chiamano banconote in serie perché una serie di 4-6 banconote raffigura solitamente scene di storia, edifici importanti o personaggi della città in questione. I comuni hanno subito fiutato l'affare e i produttori di denaro d'emergenza hanno rilanciato il tutto. Così, concentrandosi sul 1921, vennero prodotte serie di grande bellezza visiva con un unico scopo: la vendita ai collezionisti (a volte con un sovrapprezzo sul valore nominale). I pezzi sono formalmente contrassegnati come denaro, ma non sono praticamente mai stati in circolazione. In alcuni casi, le note recitano: "valido solo il giorno dell'emissione" (immagine sotto) o indicazioni simili. Ci sono anche banconote retrodatate per non doverle scambiare o per dare l'apparenza delle ricercate banconote "autentiche". C'erano anche commercianti che acquistavano il diritto di emettere denaro d'emergenza dai comuni. Si trattava di un'attività priva di rischi per i comuni, ma la cosa è stata anche rapidamente denunciata in pubblico. Il Ministero delle Finanze del Reich ha risposto relativamente tardi con dei divieti, cosicché questa forma di emissione si è praticamente arrestata a partire dal 1922. Inoltre, a causa dell'emissione di massa, la domanda dei collezionisti era molto diminuita (cosa che mi ricorda il declino delle carte telefoniche). Dopo la fine del periodo del Notgeld nel 1923/1924, non c'era quasi più interesse a collezionarli. Durante il picco del collezionismo di moneta d'emergenza, c'erano parecchi che (come qualcuno fa anche oggi) per speculazine, acquistavano 50 o 100 serie di un'emissione in una volta sola per diventare "ricchi" con esse in seguito. Oggi, soprattutto le prime emissioni e quelle della fine del 1923 sono ricercate e in parte molto rare, le banconote delle serie 1921/1922 sono quasi tutte estremamente comuni e alcune di esse sono ancora oggi disponibili in grandi quantità presso i commercianti. =============== Adesso piano, piano ci avviciniamo ai biglietti di questa discussione. Il Reutergeld è un'invenzione commerciale del 1921. Questi sono una serie progettata per città del Meclemburgo (Regione del nord-est), per emettere una serie di notgeld, uniformi nel formato, nel valore, nel disegno di base, e in cui una citazione di Fritz Reuter (uno scrittore locale) doveva apparire sul retro. I disegni dovevano essere realizzati da artisti locali, tenendo conto che i motivi devono essere una pubblicità per il Meclemburgo. Perché? Solo il 3% doveva essere messo incircolazione, mentre il 97% era prodotto come oggetto da collezione. Le argomentazioni: Questo prodotto stampato è "un mezzo per alleviare la disoccupazione", "un'opportunità di impiego per disegnatori, incisori e stampatori" e, inoltre, è una pubblicità al turismo. Sono state stampte banconote da 10, 25 e 50 pfennig per 70 città, il numero di copie è stato fissato a 50.000. La serie doveva essere composta da 70x3 = 210 banconote, stampate su entrambi i lati, cioè 420 disegni. Perchè io ho preso i biglietti di Marlow? Perchè li ho trovati i più strambi, e forse anche perchè non ho speso neanche 5 Euro, spedizione inclusa. Tutti senza filigrana. 10 Pfennig: fiori e farfalle, stemma / 25 Pfennig: vista dalla collina / 50 Pfennig: la chiesa Fiori e farfalle??? Nulla di speciale...si... ma il retro? Tre uomini al tavolo davanti a bicchieri di birra. Il testo: "Caccia all'orso Immagine 1 - Come si cattura l'orso? Come dovrebbe essere questo, come dovrebbe essere quello? Chi può sapere questo, chi può sapere quello? E che questo sarebbe inquietante, e chi potrebbe mai capirlo? E come sarebbe possibile e chi può saperlo? Tre uomini di notte con falce, forcone, flagello e falcetto alla luce della lanterna Testo: "Caccia all'orso Immagine 2 - Ecco che sono usciti! Chi sa cosa significa "fisematenten" (circostanze) si faccia avanti e lo dica! Penso che non mi abbiate avvisato, e nessuno lo fa bene. Due dei "cacciatori" che pugnalano mucchi di paglia, il terzo che scappa mentre un orso osserva. [ndr. troppa birra?] Testo: "Caccia all'orso Foto 3 - E uccisero il (pagliaio)! Vorresti strapparti tutti i capelli e mordere il tuo stesso naso. ============= Per oggi ho finito, buona caccia all'orso a tutti voi! Servus, Njk1 punto
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Dal momento che negli ultimi tempi spuntano nuove teorie come funghi, Vi riporto una relativa all'invasione degli Unni guidati da Attila e la siccità: La siccità ha portato Attila ad attaccare l’impero romano, lo suggeriscono gli anelli degli alberi Gli unni migrarono verso attraverso l'Eurasia, passarono dall'agricoltura alla pastorizia e divennero predoni Da quando sono iniziate le misurazioni meteorologiche, l’Ungheria ha appena vissuto la sua estate più secca che ha devastato terreni agricoli solitamente produttivi. Il nuovo studio “The role of drought during the Hunnic incursions into central-east Europe in the 4th and 5th centuries CE”, pubblicato sul Journal of Roman Archaeology dall’archeologa Susanne Hakenbeck e del geografo Ulf Büntgen dell’università di Cambridge suggerisce che, nel V secolo, condizioni simili potrebbero aver incoraggiato i pastori a diventare predoni, con conseguenze devastanti per l’impero romano. Lo studio sostiene che «I periodi di estrema siccità degli anni 430 – 450 d.C. sconvolsero gli stili di vita nelle province di frontiera del Danubio dell’impero romano orientale, costringendo i popoli unni ad adottare nuove strategie come buffer contro gravi sfide economiche». La Hakenbeck e Büntgen sono giunti a queste conclusioni dopo aver valutato una nuova ricostruzione idroclimatica basata sugli anelli degli alber e prove archeologiche e storiche. All’università di Cambridge ricordano che «Le incursioni unne nell’Europa centrale e orientale nel IV e V secolo d.C. sono state a lungo viste come la crisi iniziale che ha innescato le cosiddette “grandi migrazioni” delle “tribù barbariche”, portando alla caduta dell’impero romano. Ma da dove provenissero gli Unni e quale fosse il loro impatto sulle province tardo romane non era chiaro». I nuovi dati climatici ricostruiti dagli anelli degli alberi forniscono informazioni sui cambiamenti climatici annuali negli ultimi 2000 anni e dimostrano che nel IV e V secolo l’Ungheria ha vissuto episodi di estati insolitamente secche. La Hakenbeck e Büntgen sottolineano che «Le fluttuazioni climatiche, in particolare i periodi di siccità dal 420 al 450 d.C., avrebbero ridotto i raccolti e i pascoli per gli animali oltre le pianure alluvionali del Danubio e del Tibisco». Büntgen è convinto che «I dati sugli anelli degli alberi ci offrono una straordinaria opportunità di collegare le condizioni climatiche all’attività umana anno dopo anno. Abbiamo scoperto che i periodi di siccità registrati nei segnali biochimici negli anelli degli alberi hanno coinciso con un’intensificazione dell’attività di incursione nella regione». Una recente analisi isotopica degli scheletri della regione, realizzata anche dalla Hakenbeck, suggerisce che «I popoli unni hanno risposto allo stress climatico migrando e mescolando diete agricole e pastorali». La Hakenbeck aggiunge: «Se la scarsità di risorse fosse diventata troppo estrema, le popolazioni stanziali potrebbero essere state costrette a spostarsi, diversificare le loro pratiche di sussistenza e passare dall’agricoltura all’allevamento mobile di animali. Queste avrebbero potuto essere importanti strategie assicurative durante una recessione climatica». Ma lo studio sostiene anche che «Alcuni popoli unni hanno cambiato radicalmente la loro organizzazione sociale e politica per diventare violenti predoni». Gli attacchi unni alla frontiera romana si intensificarono dopo che Attila salì al potere alla fine degli anni ’30. Gli Unni chiedevano sempre più pagamenti in oro e alla fine una striscia di territorio romano lungo il Danubio. Nel 451 d.C. gli Unni invasero la Gallia e un anno dopo invasero l’Italia settentrionale. Tradizionalmente, gli Unni sono stati i barbari violenti per antonomasia, «Guidati da una sete infinita per l’oroz. Ma, come sottolinea lo studio, «Le fonti storiche che documentano questi eventi furono scritte principalmente da romani dell’’élite che avevano poca esperienza diretta dei popoli e degli eventi che descrivevano». La Hakenbeck fa notare che «Fonti storiche ci dicono che la diplomazia romana e unna era estremamente complessa. Inizialmente prevedeva accordi reciprocamente vantaggiosi, con il risultato che le élite unne ottenevano l’accesso a grandi quantità di oro. Questo sistema di collaborazione si è rotto negli anni 440, portando a regolari incursioni nei territori romani e a crescenti richieste di oro». Lo studio sostiene che «Se l’attuale datazione degli eventi è corretta, le più devastanti incursioni unne del 447, 451 e 452 d.C. coincisero con estati estremamente secche nel bacino dei Carpazi». La Hakenbeck ribadisce che «La perturbazione economica indotta dal clima potrebbe aver richiesto ad Attila e ad altri unni di alto rango di estrarre oro dalle province romane per mantenere le bande di guerrieri e mantenere lealtà tra le élite. Gli ex pastori di animali da equitazione sembrano essere diventati predoni». A quell’epoca, le fonti storiche descrivono gli Unni come un gruppo altamente stratificato con un’organizzazione militare difficile da contrastare, anche per gli eserciti romani. Lo studio suggerisce che «Uno dei motivi per cui gli Unni attaccarono le province di Tracia e Illirica nel 422, 442 e 447 d.C. era per acquistare cibo e bestiame, piuttosto che oro», ma aggiunge che sono necessarie prove concrete per confermarlo. Gli autori dicono che «Attila avrebbe richiesto una striscia di terra “larga cinque giorni di viaggio” lungo il Danubio perché questo avrebbe potuto offrire un pascolo migliore in un periodo di siccità». Ma entro il 450 d.C., a pochi decenni dalla loro comparsa nell’Europa centrale, gli Unni erano scomparsi. Lo stesso Attila morì nel 453 d.C. La Hakenbeck conclude: «Il clima altera ciò che gli ambienti possono fornire e questo può portare le persone a prendere decisioni che influenzano la loro economia e la loro organizzazione sociale e politica. Tali decisioni non sono semplicemente razionali, né le loro conseguenze hanno necessariamente successo a lungo termine. Questo esempio storico dimostra che le persone rispondono allo stress climatico in modi complessi e imprevedibili e che le soluzioni a breve termine possono avere conseguenze negative a lungo termine». https://greenreport.it/news/clima/la-siccita-ha-portato-attila-ad-attaccare-limpero-romano-lo-suggeriscono-gli-anelli-degli-alberi/1 punto
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No, è un altro. Al diritto sempre testa di Augusto con la scritta CAESAR AVGVSTVS TRIBVNIC POTEST (a partire da ore 7 si legge TRIBVNI(CPOTEST)[CAESARA]VGVSTVS Il magistrato monetario stavolta era Caio Asinio Gallo figlio di Caio (C ASINIVS GALLVS IIIVIR A A A F F)1 punto
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Infatti. Credo proprio che le monete circolanti con la variante di cui stiamo parlando siano alquanto rare. Ciao1 punto
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Il sigillo è un dono tutt’altro che recente. La G è l’iniziale del mio nome. Sul foglietto all’interno della scatola ci sono la mail e l'indirizzo in rete della ditta dal nome inglese apollonia1 punto
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Ron Guth: These have been called 1/24 Part Reals (Breen), 1/24 Reals (Akers), and Farthings (Akers and Ira & Larry Goldberg Coins & Collectibles) The following history is courtesy of Ira & Larry Goldberg Coins & Collectibles, Inc.: "The Plantation Token came about because of the tin price collapse in England during the period of 1679-80 (Breen). Although tin had been discovered and used since antiquity, being useful in making bronze, the idea of using tin for coinage had not been employed. This is because of the fact that tin turns into dust when exposed to extreme cold almost instantly, more slowly at normal temperatures, with evidence of tin pesting a by product of time and exposure to the elements. Nevertheless, the tin mine owners of Cornwall and Devonshire had a crisis, their tin mines were virtually worthless, and something had to be done with all that tin. What better solution than convincing the royal authorities under James II to coin the tin into money? Now the tin miners would have a steady source to sell their tin production to at higher prices than ever. Thus the Tower Mint began producing tin farthings and half pence for British domestic circulation from 1684-92. King James II's secretary Henry Guy then hatched the idea of making tin coins for the American Plantations, as the Colonies were known at that time, unless the Tower Mint had any objections. Apparently no objections were voiced, and soon the Tower Mint was coining these 1/24th Real coins for export. Literally within a few weeks of these being struck., James II was ousted during the "Glorious Revolution" which interrupted coinage. Analysis shows these coins to be 97.5% pure tin, which accounts for the always rough surfaces seen today. A London coin dealer named Matthew Young obtained two pairs of dies from these and restruck several in tin around 1828, these restrikes display a die crack in the right obverse field, and are nearly as rare as the originals..." https://www.pcgs.com/coinfacts/category/colonials/pre-1776-private-regional-issues/american-plantation-tokens-1688/8031 punto
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Un ottobolo di Magnesia al Meandro con al diritto una bella figura di guerriero a cavallo, in azione, con armatura e lancia : al rovescio toro anch' esso in postura da combattimento . La moneta sarà il 10 Gennaio in vendita CNG Triton XXVI al n. 230 .1 punto
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Un esemplare piuttosto raro di tetradrammo di gela con al diritto quadriga sorvolata da airone e particolare rovescio con protome di toro androprosopo, emergente da un canneto con airone e vicino altare . Sarà il 10 Gennaio in vendita CNG Triton XXVI al n. 47 .1 punto
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https://www.amazon.it/milionario-precursore-capitalismo-compratore-finanziatore/dp/8868528908/ref=sr_1_2?keywords=Fugger&qid=1671285639&s=books&sr=1-21 punto
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Concordo in pieno.... però caro skuby, parlando in generale e non della moneta in discussione, ne tu ne io e nemmeno tutti quelli che combattono sul forum questo fenomeno della reincisione, abbiamo potere decisionale sulla vendita, la decisione finale spetta solo a chi le mette in vendita. È corretto eticamente questo? No!!!! Ma non possiamo farci niente perché se non vengono ritirate e la vendita va a buon fine il venditore sarà solo felice per la vendita effettuata.1 punto
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Considera comunque che un errore di stampa non fa gola a molti, è pur sempre una curiosità seppur intrigante. Purtroppo è un collezionismo di extra-nicchia e nessun catalogo/prezziario aiuta a quantificarne un effettivo valore. In buona sostanza, anche se si trattasse di un pezzo unico, deciderà il compratore quanto è disposto a spendere oltre quei 5 euro pur di entrarne in possesso, di contro il venditore, non volendo rischiare di svenderla, la potrebbe proporla ad una cifra folle, ma così facendo nella quasi totalità dei casi queste particolarità rimangono invendute. Non ultimo: in tanti sono preoccupati del fatto che certe curiosità potrebbero non essere degli errori genuini, ci sono in giro sin troppi artefatti proposti a prezzi assurdi, senza nessuna garanzia quei pochi interessati rinunceranno a comprarle. Ci sarebbe quindi di farla periziare per avere un parere professionale (non so indicarti dove), sarebbe già un buon punto di partenza. Con quel certificato in accompagno che attesta sia l'autenticità del biglietto che la bontà dell'errore di stampa, la banconota sarà più attenzionata, si potrebbe mettere in vendita all'asta su di un sito on line anche partendo da una base di un solo euro e vederne gli sviluppi. Ricordo che una diecina di anni fa il 50 euro con il filo di sicurezza del 100 euro, non in FDS ma in buono/ottimo stato, arrivarono ad essere venduti anche per soli 65 euro, c'è da dire però che non erano proprio rare.1 punto
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Guy COLOMBIER était avant tout un homme de passions. Ses études de pharmacien biologiste à Paris et la reprise de la pharmacie de son père à Carmaux, n’ont pas suff à combler sa vie. En parallèle d’une vie de famille partagée avec sa femme et ses trois enfants, sa curiosité insatiable et sa grande culture avaient besoin d’être nourri en permanence : Par la musique, qui l’a accompagné toute sa vie. Ses goûts étaient éclectiques, parfois assez surprenants qui ne s’interdisait aucun genre ni interprète avec toutefois un amour indéfectible de la musique classique qu’il faisait volontiers partager. Par toutes les expressions artistiques, avec une préférence pour la peinture, à tel point qu’il peignait lui-même les grandes œuvres qui le touchaient tant. Par l’Histoire par-dessus tout. Il est diffcile de faire un classement de toutes ses passions mais c’est certainement celle qui a pris le plus de place jusqu’à sa 90e année avec tant de recherche, de réécriture, d’apprentissage, de questionnement. Alors bien sûr la numismatique était une suite logique et l’accomplissement parfait de cette osmose entre savoir et esthétisme. Le choix de chaque pièce était surtout dicté par son importance historique et donnait lieu à des recherches et un récit quasi encyclopédique. Cette collection qu’il a mis plus de vingt ans à constituer l’aura accompagné jusqu’au bout et lorsqu’il nous la montrait, on était frappé par son émotion, comme un aboutissement qui le rendait heureux. C’est bien ça, c’était son bonheur à lui. A l’occasion de la vente de sa collection, sa femme Ginette et toute sa famille tenaient par ces quelques mots à rendre hommage à cet homme, grand érudit et humaniste. Son fls Daniel et sa belle-flle Corine https://www.gazette-drouot.com/ventes-aux-encheres/130879-numismatique---collection-guy-colombier1 punto
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Ti hanno fatto un bell'omaggio! La conservazione non è affatto male e la moneta non è tra quelle facilmente reperibili.1 punto
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Anche le monete trovate nel proprio giardino sono sottoposte alla tutela del Codice Urbani e vanno denunciate all'autorità competente. Arka Diligite iustitiam1 punto
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Bellissima e interessantissima moneta. Al retro, non visibile su questo esemplare, reca la legenda "ROMANO". Sono noti 15 conî al D/ e 20 al R/; fu quindi, probabilmente, un'emissione abbondante. Babelon e Grueber datano la moneta al 335, Coarelli al 326-312, la Breglia al 320, Crawford (in Coinage & Money under the Roman Republic) al 310 (ma nel Roman Republican Coins, aveva seguito Thomsen), Thomsen al 280 e Pedroni al 275. Crawford la ritiene parte di una serie comprendente anche RRC 13/2. Nel Roman Republican Coins l'aveva attribuita a Metaponto per la spiga di grano, ma in Coinage & Money under the Roman Republic ne ha collegato l'emissione ai lavori per la via Appia (312-308) e, per conseguenza, l'ha attribuita a un'ignota zecca campana. Altri autori la ritengono la prima effettiva emissione monetaria romana (dopo quella, puramente commemorativa, rrc 1/1) avvenuta a Neapolis dopo il foedus aequum del 326 e potrebbe appartenere a una serie comprendente il bronzo RRC 2/1. Pedroni ritiene che la tipologia sia romana, alludendo alla cerimonia dell’October equus, ma nondimeno richiami il tipo del leucippo già presente sulle monete di Metaponto, proprio per rendere questa moneta più appetibile su quel mercato (così come l’adozione del piede campano di circa 7,30 g, benché forse fosse già in vigore quello magno-greco ribassato di 6,6 g). Viene quindi datata al 275 e attribuita alla zecca di Metaponto, contemporaneamente alla litra rrc 13/2 e al bronzo rrc 17/1. Secondo Coarelli (che richiama Torelli), il D/ richiama l’immagine dell’ara Martis e rinvia, quindi, al lustrum che chiudeva la censura. Il R/ alluderebbe invece alla cavalleria e alla Campania (territorio celebre per le sue messi); l’iconografia quindi alluderebbe a un censimento di cavalieri (recognitio equitum) campani. Sappiamo che i Capuani dovettero pagare 450 “denarî nummi” all’anno, per il sostentamento dei 1.600 equites campani, e a ciò potrebbe essere servita la coniazione di queste didracme. Quanto alla data, la recognitio è necessariamente susseguente alla concessione della cittadinanza optimo iure, che Livio fissa al 340 ma (come ha osservato Michel Humm nel 2005) non può non essere successiva al 338-334, quando fu concessa la sola cittadinanza sine suffragio ai Capuani. All’epoca era disponibile, per Roma, la sola zecca di Napoli: potrebbe allora essere un successivo foedus del 326. Al più tardi, potrebbe essere risalire alla censura di Appio Claudio (312 - Diodoro 20, 36, 5), valida occasione per iscrivere i nuovi civites nelle liste del censo. L’iconografia sarà poi copiata dal bronzo di Cosa (del 273 o successivo) HN Italy 210.1 punto
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Riferendomi SOLO alle monete Napoletane, da vecchio collezionista ...devo dirti che non "è stato sempre così " sia nel giudicare le conservazioni delle monete messe in vendita e sia come prezzi d'acquisto di monete molto rare e importanti. I miei registri cronologici di acquisto, con tutti i riferimenti : lettere fra numismatici, Aste, Listini o privati...bigliettini e cartellini manoscritti descrittivi, fatture, prezzi pagati....sono un documento vivo sul modo di proporre le monete dai venditori nel tempo....1 punto
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Pure io ho un ricordo nostalgico giovanile di quel negozio, ci comprai uno dei miei primi libri di numismatica, il noto catalogo Pagani sulle monete italiane dell'800, era un poco spelacchiato e consunto, ma un bel volume e negli anni 90 di libri di numismatica non se ne vedevano molti, per placare la mia costante fame di sapienza monetosa correvo ogni mese in edicola a prendere la sacra Cronaca Numismatica, unica sorgente di scibile monetario accessibile in maniera non troppo acrobatica (soprattutto per le tasche) in quegli anni 😅1 punto
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Napoletana di oggi è una rara mezza Piastra di Ferdinando II del 1834, senza punteggiatura nel rovescio e senza un'aquiletta nello stemma Aragona/Sicilia. Un caro saluto, Rocco.1 punto
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Appena preso, dopo un duello con altro acquirente, un Denaro a nome di Alfonso V d'aragona, quale difensore della regina Giovanna II d'Angiò che riporta al diritto lo stemma d'Aragona ed al rovescio quello angioino. Moneta estremamente rara, questo esemplare riporta un salto di conio. Riguardo l'attribuzione, il Sambon lo riteneva denaro emesso nel 1421, in occasione dell'ingresso d' Alfonso in Napoli per difendere la regina Giovanna II, e gettato, nell'occasione, al popolo accorso a celebrare l'ingresso trionfale del futuro Alfonso I re di Napoli. Il Ruotolo lo ritiene, invece, emesso nei mesi di maggio e giugno del 1423, nel momento in cui Alfonso era ancora erede legittimo di Giovanna II e particolarmente potente nella città di Napoli. Giuliani e Fabrizi precisano che:"L'analisi iconografica del conio, la cui datazione rientra nella forbice 1421 - 1423, ci spinge a dire che il nesso congiunturale tra il nome alfonso ,seguito dal titolo regale di Aragona, e l'attributo "difensore della regina" sono un chiaro messaggio celebrativo e propagandistico del futuro Rex utriusque Siciliae, cui deve attribuirsi la singolare tiratura; d'altro canto, se le tracce di usura da circolazione osservate in alcuni esemplari, confermano il corso legale dei nummi, le dinamiche politiche e sociali del momento storico fanno presagire un supporto logistico della zecca di Napoli all'erede designato, quale difensore di Giovanna II" Un pezzo di storia interessante. Saluti1 punto
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1920 ESPOSIZIONI RIUNITE DEL LAVORO GRAN PREMIO A ESPOSITORI IMPORTANTI1 punto
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Ecco, ci mancava anche l'errore di timbro... Il prezzo? Un affarone, come diceva il conte Oliver1 punto
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E siamo già a 46 video pubblicati ... https://www.youtube.com/channel/UCqP7Vmgu7Afpiplbt3so2mQ/videos1 punto
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Sono nuovo ed ho trovato questa discussione molto interessante. Volevo quindi dare il mio contributo con questa versione della medaglia Esposizione Milano 1881 in argento e la spilla per occhiello del Comitato Esecutivo da poco entrate in collezione. Con questa versione in argento vado a completare la serie quindi andrà ad aggiungersi alla versione in Bronzo, Zinco e Metallo Dorato.1 punto
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Onestamente, sono dovuto andare a vedere di che moneta si trattava perché è da diverso tempo ormai che non seguo più gli euro. Quindi, non sono per nulla aggiornato sulle ultime emissioni. Che dire? Evidentemente, per esserci stato un incremento così repentino dei prezzi, la richiesta è molto più alta della risicata offerta di 15.000 pezzi. Tra l’altro, mi sembra che ci siano state lunghe attese e problemi durante la vendita online. Quindi, è probabile che più di qualche collezionista non sia riuscito a portarsi a casa quanto desiderava ed ora si vede “costretto” a pagare la cifra richiesta dal venditore. Comunque, senza voler offendere i collezionisti degli euro (tra l’altro lo ero anch’io fino ad alcuni anni fa), secondo me gli euro da collezione hanno finito il loro corso già da diverso tempo. Ormai, le emissioni sono sempre più ridondanti, monotone e poco ispirate. Di monete esteticamente gradevoli, piacevoli alla vista, attraenti, interessanti, se ne vedono sempre meno. Questa di Monaco, ad esempio, non ha un briciolo di personalità (e stiamo parlando di Monaco). Sarà che i principi sono invecchiati, ma sembra la brutta copia di quella del 2011… Una moneta di una piattezza unica ma, nonostante ciò, gran parte dei collezionisti la compra lo stesso perché ormai è nella “giostra” di dover tener la collezione sempre aggiornata e completa. Le zecche che emettono i 2 euro commemorativi (e non solo) sanno che possono far leva su questo fattore psicologico e, quindi, non importa più che la moneta venga bella o che si trovi chissà quale occasione da commemorare. Questo, a mio avviso ha progressivamente impigrito la creatività e ha portato al circolo vizioso che di anno in anno sta determinando il declino (morale) del collezionismo degli euro. Ormai i collezionisti vanno avanti spinti più dalla “esasperazione” che non dal piacere effettivo nel possedere quella determinata moneta… Per questo, personalmente, decisi di darci un taglio diversi anni fa e, francamente, non mi sono mai pentito di questa mia scelta. Molte delle monete che avevo le ho spese o vendute. Mi sono tenuto solo un piccolo nucleo di esemplari che trovo ben riusciti per gusto estetico, particolarità del soggetto rappresentato, stile, ecc.1 punto
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Grazie. Riporto un passaggio del testo del Bernareggi "Istituzioni di numismatica antica" in cui si cita, parlando dei bronzi di epoca romana: "Questi nominali (parla dei bronzi in genere) sono solitamente distinti coi nomi di "grandi", "medi" e "piccoli bronzi", ma la distinzione è inesattissima sia perché empirica, sia perché il cosiddetto medio bronzo consta di due nominali ben diversi pur nello stesso modulo e peso, il dupondio in oricalco e l'asse in rame. Qualche volta il dupondio si distingue dall'asse perché l'augusto porta una corona radiata, mentre l'asse è sempre a testa nuda. Quando ciò non accade noi non possiamo più distinguere, oggi, il dupondio dall'asse perchè la patina li rende uniformi ai nostri occhi laddove, al momento dell'emissione, la distinzione doveva risultare facile perché il dupondio era color oro e l'asse era color del rame". Deduco che l'asse è sempre a testa nuda, il dupondio può essere radiato, oppure no. Sembrerebbe quindi che il materiale (e quindi il suo colore, visibile a chi li usava quotidianamente) sia la vera discriminante per la distinzione, e non necessariamente il fatto che uno avesse la corona e l'altro no, .1 punto
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