Vai al contenuto

Classifica

  1. aemilianus253

    aemilianus253

    Utente Storico


    • Punti

      8

    • Numero contenuti

      4485


  2. numa numa

    numa numa

    Utente Storico


    • Punti

      7

    • Numero contenuti

      14400


  3. Oppiano

    Oppiano

    Utente Storico


    • Punti

      6

    • Numero contenuti

      7630


  4. dareios it

    dareios it

    Utente Storico


    • Punti

      6

    • Numero contenuti

      3961


Contenuti più popolari

Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 12/03/22 in tutte le aree

  1. Secondo me , scusami se mi permetto, non hai capito il senso del post di @aemilianus253, lui quando dice di non mischiare le cose, intende rifersi soprattutto alla tipologia di monete di cui si discute, il solido di Olibrio da te menzionato aveva, a tutti gli effetti , tutti i requisiti di una vera moneta romana: peso, tecnica di produzione, stile, percentuale di purezza del metallo, ecc.. veniva ritenuta falsa solo perchè non c'erano altri esemplari in circolazione, poi la cosa venne smentita da nuovi ritrovamenti..e ti dirò di più! Ti faccio un altro esempio:nel 1900 venne rinvenuta, nella Loira in Francia, una moneta di Domiziano II, fino ad allora conosciuto soltanto da poche fonti letterarie, ne parlo Zosimo, dicendo che fu arrestato e punito da Aureliano per tradimento, e lo cita anche l'Historia Augusta, dove viene descritto come comandante di Aureolo, nonchè vincitore di Macriano maggiore ma non come usurpatore, questa moneta nonostante presentasse stile e tecnica ( coniazione) coerenti, venne ritenuta un falso finchè nel 2003 ad Oxfordshire in Inghiterra, un archeologo dilettante ne trovò un secondo esemplare in un vaso contenente altre 5000 monete del periodo 250/275 Qui invece , per Sponsiano, i dubbi derivano dal fatto che non corrisponde nessuna delle caratteristiche ivi menzionate..
    3 punti
  2. Mi permetto di suggerire di non mischiare patate e pomodori, perché, se è vero che entrambi si trovano nell'orto, è altrettanto vero che sono piuttosto diversi. L'aureo di Bruto, bucato e non, è una moneta sulla quale sono stati scritti fiumi di inchiostro. Il prof. Crawford, inizialmente la ritenne non autentica, se ben ricordo, ma attualmente pare abbia cambiato idea. L'ho avuta in mano e certamente non è un pezzo, come Sponsiano, dove i margini di errore del numismatico sono minimi. Il Bruto ha l'aspetto e le caratteristiche della moneta antica. Che poi lo sia effettivamente non posso certo essere io ad affermarlo, peraltro il mio parere conta zero. Per molti numismatici competenti lo è, per il mercato altrettanto e credo che dobbiamo assolutamente accettarlo e prenderne atto. Sponsiano lo vede anche un non numismatico che non ha le caratteristiche della moneta antica, mi permetta. Confrontarla col Bruto, anche solo come esempio è a mio parere poco sensato. Così come confrontare Sponsiano con Silbannaco ha pochissimo senso. Gli antoniniani di quest'ultimo hanno tutte le caratteristiche del periodo, sia stilistiche, sia di metallo, peso e tecnica produttiva. Non vado avanti perché sarà, spero, oggetto di una ricerca non appena ultimato il mio, pur modesto, lavoro sulle emissioni di Emiliano.
    3 punti
  3. Gli aurei di Olybrio ritrovati a Como in un’operazione di scavo ( non archeologico - bensi di indagine e preparazione per le fondamenta di un palazzo) sono indubbiamente autentici. il Silbannacus pare molto verosimile. gli aurei di Sponsiano invece , ad un occhio ( numismatico) esperto non offrono elementi probanti: - sono delle fusioni a differenza di tutte le altre monete emesse nel periodo ( oro e argento) - il peso e’ totalmente incongruente - idem l’epigrafia e la legenda ( una e’ la forma , l’altro il contenuto) - le raffigurazioni paiono stilisticamente incoerenti anche nell’ipotesi si trattasse si imitazione barbarica infine l’analisi effettuata sulla presunta circolazione e permanenza nel terreno non e’ dirimente
    3 punti
  4. Salve a tutti. Prima di intervenire in questa spinosa questione, mi sono preso qualche giorno per poter eviscerare l’articolo di Paul N. Pearson et al., Authenticating coins of the ‘Roman emperor’ Sponsian, apparso in open edition su PLOS ONE il 23 novembre 2022. Come molti lettori avranno notato, la ricerca non è stata condotta da numismatici, se si esclude la partecipazione del dott. Jesper Ericsson, curatore del medagliere dell’Hunterian Museum di Glasgow, da cui provengono le monete oggetto di questo studio, ed in particolare il discusso esemplare a nome di Sponsiano, su cui il mio intervento si concentrerà in modo specifico. La metodologia e le analisi scientifiche che sono state messe in campo sono sicuramente da ammirare, ma probabilmente se la ricerca fosse stata condotta da un professionista della numismatica non ci sarebbe stato neanche bisogno di mettere in campo un simile quantitativo di analisi per arrivare a conclusioni ben diverse da quelle, ampiamente discutibili come dimostra la direzione che sta prendendo il dibattito in ambito scientifico e accademico, a cui sono approdati gli autori del suddetto articolo. Per loro stessa ammissione, infatti, molti dei risultati ottenuti mediante queste analisi scientifiche non sono sufficienti a stabilire appieno e in maniera incontrovertibile l’autenticità delle monete, e in particolare dello Sponsiano, e quindi l’esistenza stessa di questo misterioso personaggio, salvo poi asserire il contrario, a spada tratta, nelle conclusioni dello studio. Se sulle metodologie d’indagine poco o nulla va sottolineato, e credo che sia la parte più valida e meritevole di questa ricerca, il contesto in cui sono inserite le monete racconta tutta un’altra storia e i risultati a cui giungono gli studiosi sono altamente contestabili. Ma andiamo con ordine. La moneta di Sponsiano avrebbe fatto parte di un ripostiglio occultato in un momento storico imprecisato e venuto alla luce, in circostanze non meglio documentate, nel 1713 in Transilvania. L’unica menzione di questo ritrovamento si trova in una nota manoscritta di Carl Gustav Heraeus (1671-1725), Ispettore delle Medaglie di Vienna: egli era, in pratica, il curatore delle collezioni imperiali sotto i sovrani Giuseppe I (1705-1711) e Carlo VI (1711-1740). Il suo compito era piuttosto importante, in quanto doveva non solo conservare la più importante e prestigiosa collezione numismatica di tutto l’Impero austriaco, ma doveva anche gestirla ed ampliarla con nuove acquisizioni. Dopo il suo ritrovamento, le monete vennero disperse sul mercato antiquario ed è probabile che alcune furono acquistate per le collezioni imperiali da Heraeus stesso, visto che due esemplari di Sponsiano si trovano attualmente nel medagliere del Kunsthistorisches Museum di Vienna. All’acquisto partecipò anche il facoltoso alto ministro delle finanze Johann David von Palm (1657-1721). Anche la moneta a nome di Sponsiano, oggetto dello studio pubblicato su PLOS ONE, oggi all’Hunterian Museum di Glasgow, ha provenienza viennese, essendo essa stata comprata da William Hunter nel 1782 dalle raccolte dell’antiquario Joseph De France. Ho riassunto brevemente la vicenda della scoperta e dei diversi passaggi, così come si evince dalla ricostruzione dell’articolo, proprio perché essa non è casuale e ha un’importanza insospettabile per i nostri scopi, cioè dimostrare o meno l’autenticità delle monete di Sponsiano. Per questo, tenetela bene a mente, insieme con i nomi dei personaggi inizialmente coinvolti in tale vicenda. Di sicuro si conoscono più esemplari di Sponsiano: non è affatto vero, dunque, che esiste un solo esemplare (quello di Glasgow), così come caparbiamente sostenuto dall’utente Pxacaesar (alquanto favorevole ad accogliere positivamente le conclusioni dello studio di Pearson) nei suoi posts 22 e 24 e ciò si evince dalla semplice lettura dell’articolo inglese: di sicuro se ne conoscono ben 4 esemplari, ma da una ricerca più approfondita ce ne sarebbero addirittura 6 e ne vengono dati anche i relativi pesi: due sarebbero nel medagliere di Vienna (rispettivamente 9,38 g. e 10,07 g.); uno nella città austriaca di Herzogenburg (di 9,80 g.); poi c’è quello ormai famoso dell’Hunterian Museum (di 10,84 g.); un altro nel museo di Sibiu, in Romania, e probabilmente un ultimo a Parigi, la cui presenza, però, meriterebbe conferma. Di questi ultimi due esemplari non abbiamo dati certi riguardo il loro peso. Già qui sorge il primo problema per la teoria dell’autenticità: tutte le monete d’oro conosciute di Sponsiano hanno un peso di molto superiore rispetto a qualsiasi altro aureo o multiplo di aureo (binio) romano emesso nel corso del III sec. d.C. Di norma, gli aurei del tempo difficilmente superavano i 4,50 o i 5,00 g. e il binio di solito si attestava sui 5,80 g. circa, o poco più. Potrebbero essere dei medaglioni o dei multipli superiori al binio, ma i loro pesi, per di più così variabili e fluttuanti, impedirebbero loro un qualsiasi sensato inserimento all’interno del sistema monetario e ponderale romano in vigore all’epoca. Pearson e la sua equipe hanno ovviato al problema, nel loro scritto, dicendo che queste monete erano forse adoperate come una specie di lingotti aurei, ma qui sorge un altro interrogativo: noi conosciamo bene le sembianze di lingotti aurei romani (si veda, ad esempio, il caso del lingotto in fig. 1) e le monete di Sponsiano non hanno né forma, né marchi, né tipologie proprie dei lingotti o di altre barre metalliche romane, ma, al contrario (e questo è indiscutibile e chiaro a tutti gli osservatori delle foto dello Sponsiano di Glasgow), esse hanno tutte le caratteristiche di monete vere e proprie. Ma, stando al peso, difficilmente avrebbero potuto circolare. Fig. 1: Lingotto romano in oro conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna e proveniente dal ritrovamento di Czofalva (in Transilvania) del 1887 e risalente al 379 d.C. Monete, dunque, e non lingotti, che non avrebbero però potuto assolvere al loro compito per via dei pesi così anomali. Quindi, sarebbe strano anche chiamarle “monete” nel senso compiuto del termine, ma lo faremo ugualmente per comodità di comprensione. Altre anomalie, chiare dalle foto e notate da Pearson, sono la legenda del dritto che si trova solo sul lato destro del busto di Sponsiano e, caso ancora più strano, essa è declinata al genitivo. Si noti che nessuna moneta romana autentica di III sec. d.C. riporta una legenda con il nome imperiale declinato al genitivo. Inoltre, la tipologia di rovescio dello Sponsiano ricalca un altro rovescio, quello del denario repubblicano di Caio Minucio Augurino del 135 a.C. Per queste anomalie non è stata fornita alcuna spiegazione scientifica accettabile. Di sicuro, se pure le monete di Sponsiano fossero state delle produzioni barbariche, come pure è stato ipotizzato visto lo stile rozzo, bisogna riconoscerne i limiti: di solito, le imitazioni barbariche conservavano, chi più e chi meno, delle caratteristiche che ne consentivano la circolazione frammista ad esemplari autentici ed ufficiali: nel nostro caso, uno Sponsiano con simili caratteristiche ed anomalie tipologico-ponderali non avrebbe mai potuto essere immesso in circolazione, a maggior ragione se frammisto con aurei o multipli romani ufficiali. Il primo numismatico che ritenne false le monete di Sponsiano fu Henry Cohen (contro il cui giudizio pare che gli studiosi più moderni si siano particolarmente accaniti: anche noti accademici nostrani e professori universitari sembrano ormai snobbare le opere e i pareri del Cohen solo perché si tratta di un autore datato, imponendo addirittura di toglierlo dalle citazioni bibliografiche di recenti articoli numismatici: e parlo per diretta esperienza personale! Poi, a furia di snobbare gli studi di chi ci ha preceduto, incorriamo in situazioni di questo genere: Per una ipotesi di ATTRIBUZIONE della SERIE OVALE dell’aes grave - Monete Preromane - Lamoneta.it - Numismatica, monete, collezionismo, ma questa è un’altra storia). La tesi del Cohen fu poi ampiamente confermata dallo studio, citato anche dal RIC, di R. Münsterberg, del 1923, che riconobbe le monete di Sponsiano come prodotte per fusione. Tale giudizio è stato confermato dalle analisi scientifiche condotte dalla squadra di Pearson e pubblicate nel loro lavoro, ma qualsiasi numismatico sa benissimo che le monete romane di III sec. potevano essere prodotte solo per coniazione e non per fusione. Gli unici esemplari fusi all’epoca erano prodotti di falsari che miravano a riprodurre monete ufficiali realmente esistenti per poi mischiarle, in fase di circolazione, con le autentiche. Non avevano alcuna necessità o interesse, dunque, di creare monete false per fusione con un nome di un usurpatore sconosciuto come quello di Sponsiano, con tutte le anomalie finora accertate, sia ponderali che tipologiche (che ne inficiano la circolazione all’interno del sistema monetario romano, anche di provincia e oltre il limes), e che non poteva essere immesso in circolazione, né frammisto con altri esemplari ufficiali coevi. Davanti al metodo di produzione per fusione cade anche l’ipotesi dell’imitazione barbarica, in quanto anche le monete barbariche erano prodotte per coniazione e non per fusione: basti pensare, per rimanere in Dacia, alle imitazioni dei denari romani repubblicani fatte dalle tribù geto-daciche e ampiamente indagate dalla letteratura numismatica di settore. Ma c’è di più: anche la composizione e la purezza della lega dello Sponsiano di Glasgow risulta essere anomala e incompatibile con quelle di autentici aurei romani di III sec. con cui pure è stata comparata nello studio di Pearson (tabella in fig. 2). Fig. 2. L’elevato quantitativo di argento e rame rilevato nella lega stride parecchio se confrontati agli aurei di Gordiano III e di Filippo I che sono stati presi a paragone: per stessa ammissione degli autori dell’articolo, nonostante la crisi dell’oro monetato che coinvolse l’Impero Romano nel corso del III sec., i nominali aurei mantennero un livello di purezza molto alto, tanto da essere composti di oro quasi puro. E le analisi di Pearson e altri lo confermano. In più, anche se si tratti di un’imitazione barbarica o di un falso d’epoca, bisogna pensare che questi prodotti avevano lo scopo di circolare confondendosi con gli esemplari ufficiali ed autentici, quindi dovevano rispettarne alcune caratteristiche: tra queste anche la bontà del metallo, poiché, come viene detto anche nell’articolo di PLOS ONE, i mercanti del mondo antico erano in grado, con un semplice “scratch test”, di rilevare le impurità del metallo con sorprendente accuratezza. Motivo in più, se lo Sponsiano fosse davvero antico, di rispettare una lega ad alto contenuto d’oro quanto più vicino possibile agli esemplari ufficiali e originali, cosa che invece non è venuta fuori dall’analisi della composizione della lega dello Sponsiano di Glasgow. Pensiamo, inoltre, che i ducati d’oro austriaci dell’imperatore Carlo VI d’Asburgo, regnante all’epoca della scoperta del ripostiglio di Transilvania nel 1713, avevano una purezza di 986 millesimi circa… (e qui volontariamente mi taccio). Le tracce di terreno rinvenute sulla moneta di Sponsiano indicano solamente che il pezzo è stato interrato per diverso tempo, ma non sappiamo per quanto è stato tenuto sottoterra prima della sua esumazione: possono essere trascorsi secoli come pure anni, il che rende questo parametro del tutto inutile ai fini della ricerca per stabilire l’antichità e l’autenticità o meno della moneta. Come pure inutili e inconcludenti, per stessa ammissione di Pearson e della sua squadra, risultano essere le analisi condotte per rilevare l’usura superficiale della moneta: usura che è presente, ma che non può essere presa come sinonimo di antichità e autenticità, in quanto facilmente realizzabile dai falsari di XVIII e XIX secolo come dimostra il caso dei falsi di Wilhelm Becker. Gli autori, poi, entrano in contraddizione con loro stessi nelle conclusioni dell’articolo prendendo proprio questi due elementi a fondamento dell’autenticità dello Sponsiano: questo metodo di valutazione, purtroppo, non ha nulla di scientifico perché gli studiosi si contraddicono da soli nel giro di poche righe di testo. L’unica conclusione possibile, alla fine di tutta questa mia lunga disamina, è stata ben esposta in A. Bursche, Złote medaliony rzymskie w Barbaricum Symbolika prestiżu i władzy społeczeństw barbarzyńskich u schyłku starożytności, Warsaw, Instytut Archeologii Uniwesytetu Warszawskiego, 1998. Egli, infatti, crede che le monete di Sponsiano siano dei falsi di inizio XVIII secolo, fatti probabilmente per ingannare una serie di sprovveduti ma facoltosi antiquari della Vienna del tempo. La moneta di un nuovo usurpatore romano, sconosciuto alla storia, avrebbe fatto gola a molti, tant’è che anche oggi, all’apparire della notizia che stiamo discutendo in questa discussione, c’è stato subito chi ha proposto di aggiornare la prosopografia degli imperatori romani, con i conseguenti risvolti collezionistici che ne derivano. Ma Pearson evidenzia che una simile truffa avrebbe richiesto un investimento iniziale molto costoso: egli, infatti, per confutare questa tesi, evidenzia come l’oro messo insieme per la fabbricazione di tutte le monete del ripostiglio di Transilvania del 1713 ammonti ad un valore di circa 20.000 dollari odierni. In più, gli stessi autori, sempre per confutare la stessa tesi, ribadiscono che nel Settecento non vi era un interesse antiquario così spiccato per la romanità del III sec. tale da giustificare una simile impresa fraudolenta. Ma entrambi i punti possono trovare una facile spiegazione: proprio perché non vi era tutto questo interesse negli ambienti colti per il III sec. vi era la necessità, per i falsari, al fine di stuzzicare l’attenzione, di creare monete che, invece di ricalcare tipi già noti ed esistenti, riportassero invece imperatori sconosciuti e tipi ibridi con incroci di conio che non si erano mai visti fino ad allora (elementi, entrambi, che ritroviamo in quasi tutte le sedicenti monete provenienti dal ripostiglio della Transilvania del 1713). Inoltre, la realizzazione di monete di stile “barbarico” e rozzo, il metodo della fusione, non richiedevano particolari abilità artistiche e capacità tecniche da parte dell’artigiano/falsario, rendendo molto più semplice il suo lavoro. Secondo punto, che giustifica l’investimento iniziale di 20.000 dollari in oro per realizzare i falsi: qui entrano in gioco i nomi coinvolti inizialmente, ve li ricordate? Avevo detto di tenerli bene a mente, perché sono proprio loro l’oggetto della truffa messa in atto. Le monete di Sponsiano, insieme alle altre, non erano destinate a comuni collezionisti o antiquari che navigavano in cattive acque, ma miravano a pesci molto più grossi, forse i più grossi di tutta la Vienna imperiale: il ministro delle finanze e le collezioni dello stesso imperatore d’Austria. Per fare ciò, dovevano creare qualcosa non solo di unico e di particolare, ma anche di prezioso e imponente, come sono appunto le monete di Sponsiano e le altre sue compagne. Pezzi che, per il loro prestigio, dovevano far gola allo stesso curatore delle collezioni imperiali, gente che poteva permettersi di sborsare ingenti quantitativi di denaro pur di accaparrarsi pezzi di un simile livello per innalzare il prestigio delle proprie raccolte. Il che giustificherebbe eccome un investimento iniziale così cospicuo, a fronte del guadagno che una simile truffa avrebbe potuto fruttare, vista l’ambizione di tutta questa macchinazione! E le analisi condotte da Pearson e altri rimanderebbero, come evidenziato finora, proprio in questa direzione: sarebbero una conferma della teoria della falsificazione settecentesca fraudolenta operata probabilmente da un solo artigiano viennese (stesso l’equipe di studiosi afferma nell’articolo che lo stile delle monete farebbe pensare ad un unico artigiano). A voi le conclusioni…
    3 punti
  5. Francia. Luigi XV (1715-1774). Medaglia 1735. Il re di Francia invade i territori veneti inseguendo gli austriaci in ritirata. D/ LUD XV REX CHRISTIANISS. Busto a destra. Nel taglio, DU VIVIER. R/ PULSIS/ ULTRA ATHESIM/ GERMANIS/ MDCCXXXV in corona d'alloro. Volt. 1469 (questo esemplare).AE. mm. 41.40 Inc. Du Vivier.
    2 punti
  6. Prendendo una posizione direi molto equilibrata In 2022, a new study led by Paul Pearson argued that the coins were authentically ancient, and thus Sponsianus was likely real.[3]The study attracted both praise and criticism from experts: at present, questions about Sponsianus' historicity remain unresolved
    2 punti
  7. Ma sono coniati, direbbe pure mio nipote, non appassionato di numismatica! A parte le battute, queste, imitazioni o meno, hanno comunque carattere. Non so come spiegarmi meglio, ma quelle di sponsiano non hanno niente di tutto questo.
    2 punti
  8. Ciao a tutti! Arrivato oggi il catalogo di banconote tedesche a cui ho accennato l'altro giorno ed ho cominciato a spulciarlo, diciamo che mi bastava un quarto delle 600 e passa pagine per essere contento, che mancano solo i biglietti dei "Bastioni di Orione" (quelli che voi esseri umani...) e poi ci sono tutti. Dando un'occhiata alle emissioni in Euro ho visto che vengono anche listati fogli completi da 60 e 54 pezzi per rispettivamente i 5 ed i 10 € e solo per quelli. se non sbaglio se ne parlava anche in uno dei nostri incontri e così si spiegherebbero forse certe anomalie che vengono presentate in rete, per esempio - ma non solo - qui: e guardando il codice della stamperia sulla foto ingrandita si vede che è proprio tedesca. 60/2=30*199= 5.970€ per un foglio che nel 2009 da listino ne valva 440,- Non male, sempre se li vende! Adesso vado, che inizio a mettere un po' di crocette, tipo ✔️celo ✔️celo ❌manca ✔️celo ❌manca❌manca ma visto che a me mancano praticamente tutte faccio presto!!! Servus, njk
    2 punti
  9. Perfetto. Grazie perché hai esplicitato il mio pensiero persino meglio di come avrei potuto fare io. Condivido ogni parola del tuo intervento. Mi permetto una chiosa per il signore intervenuto prima: che siano patate e cavoli, oppure pere e mele, non sono affatto la stessa cosa.
    2 punti
  10. https://www.acsearch.info/search.html?id=8418063
    2 punti
  11. Dal pregevole studio del dott Colucci, tratto dagli atti del secondo congresso nazionale di numismatica tenutesi a Bari nel novembre 2009
    2 punti
  12. Ciao Tommydedo , a me non sembra affatto strano : come ha ben detto Bradi, che ne ha inviata una bella foto, è una medaglia commemorativa di una nave da guerra francese che ricorda le sue missioni nel mare Adriatico. NON è dunque una decorazione ufficiale portativa, ma una delle tante medaglie commemorative come è chiaramente indicato nella scheda che hai inviato, analitica ed esauriente. Rara o meno che sia, quanto meno in Italia non mi stupisce che tu non abbia trovato passaggi in asta della medesima. Il prezzo lo fa il mercato, da sempre : ad esempio, la Croce di Ferro tedesca, coniata in milioni di copie e quindi comunissima, poiché è richiesta e ricercata sul mercato ha una valutazione notevole, altre medaglie, coniate magari in poche copie, trovano un riscontro di interesse limitatissimo e dunque - rare o non rare che siano - costano poco e talvolta anche meno. Un saluto cordiale @tommydedo
    2 punti
  13. Semplicemente non furono coniate sovrane o multipli, né per la circolazione né per investitori, con l'effige di Giorgio VI ad eccezione di questa serie proof (è moneta di "presentazione" con peso storico diverso dalle attuali proof). Chiaramente il ritratto del sovrano (e imperatore) campeggia in altri nominali delle varie monetazioni del Commonwealth, ma non nelle sovrane. In realtà esiste una moneta Sudafricana con dati ponderali congruenti e l'effige di Giorgio VI ma fu battezzata "pound". Durante il suo regno furono battute comunque 886.000 sovrane nel 1949,'50 e '51. Si scelse però di approntare nuovi conii con l'effige del padre ed il millesimo della sua ultima emissione (1925; più di 3,5 milioni di pezzi coniati) Insomma, se avete una sterlina d'oro del 1925 di Giorgio V, potreste avere in mano un restrike. Si può riconoscere le monete postume? Si, bisogna sapere come. È possibile dalle foto ma molto più facile al tatto. Una 1925 "originale" è molto più difficile da trovare in altissima conservazione rispetto ai restrike ma il mercato, per ora, non sembra tenerne conto. Per chi volesse approfondire consiglierei di visitare il nostro catalogo. Purtroppo non è ancora funzionante. È un peccato. Tanti, me compreso, si sono avvicinati al nostro forum passando attraverso quella porta. Ormai però è "chiusa" da mesi. Speriamo venga riaperta prima possibile. Buona giornata
    2 punti
  14. La mia famigliola di Sestini. E quello che preferisco.
    2 punti
  15. Buonasera, ecco una nuova medaglia della quale non trovo niente online. E' in argento Mi date qualche notizia in più? Grazie
    1 punto
  16. Qui ho parlato di stile e non di tecnica produttiva. Questa è una valutazione soggettiva, non misurabile con parametri scientifici. Posso postare anche altre foto di monete barbariche e celtiche... Lo scopo è quello di non fermarsi all'aspetto stilistico, perché questo può trarre in inganno.
    1 punto
  17. Non ti curar di loro ma guarda e passa...
    1 punto
  18. Ciao! Ricordo anch'io una vecchia discussione (intorno al 2010) alla quale, tra l'altro, partecipai dove si evidenziava che la stella rappresentava un valore/indicazione di peso (forse) a seconda del numero delle punte. A trovarla
    1 punto
  19. Per @Vel Saties ecco alcuni titoli che potrebbero interessarti: Arthur Suhle ‘ Hohenstaufenzeit in Muenzbild’ Hirmer 1963 Museen der Stadt Gotha Thuringusche Braktean des Muenzkabinetts Gotha, 1981 Gerd Stumpf: ‘Der Kreuzzuv Kaiser Barbarossa’ Muenchen 1991
    1 punto
  20. Ciao Cristiano, bella moneta, soprattutto al rovescio che arriva allo splendido. Il diritto è un po penalizzato dai difetti del tondello, ma complessivamente per me q.spl almeno da queste foto. Magari in mano è pure meglio.
    1 punto
  21. Fantastica! Allora è un pegaso e non un normale cavallo quello che c'è raffigurato su questi due grana No perchè su quella che posseggo le ali non si vedono! ..........sarà colpa dell'usura?
    1 punto
  22. Grazie!Sono in effetti partito con un pregiudizio...ma resto nella mia convinzione...🙂
    1 punto
  23. Il cartellino non è relativo alla vendita di quella moneta, ma solo alla identificazione della stessa. Rileggi il post numero 5
    1 punto
  24. In effetti, quel simbolo sopra le due lettere (o monogramma forse) non rappresenta la lettera Omega, bensì è un segno/simbolo di abbreviazione simile alla Omega. Riporto un esempio presente nei famosi bisanti di Famagosta. Presente il simbolo anche su alcune tessere mercantili toscane sopra il monogramma. Per quanto io sappia, i pesi monetali dovrebbero riportare un lato liscio proprio per agevolare il loro scopo finale. Saluti, Domenico
    1 punto
  25. Ciao @Caio Ottavioed a volte, purtroppo, nemmeno i numismatici esperti di lunga data. A memoria mi viene in mente una discussione su un aureo bucato "idi Mar" messo all'asta e venduto pochi mesi fa ritenuto da uno dei maggiori esperti, e non solo da lui, falso per più di 20 anni, salvo ricredersi e ritenerlo poi autentico. Quell'aureo oggi come lo dobbiamo ritenere autentico o falso? In Numismatica mai dare niente per scontato. Altro esempio sempre a memoria un unico aureo di un imperatore di cui non ricordo il nome custodito da un museo nella ex Jugoslavia ritenuto falso da sempre ed invece nel famoso ritrovamento di Como di molteplici aurei c'erano alcuni proprio di quell'imperatore. Non so voi ma io non ho competenze scientifiche percui su come si sono mossi e sulle tecniche utilizzati dagli esperti di Pearson per giungere alle loro conclusioni non mi pronuncio 🙂. ANTONIO
    1 punto
  26. Ciao! Bella domanda ...... una cosa è certa e lo si deduce anche dai tanti esempi postati nella discussione che è stata richiamata e cioè che le iniziali MA con il simbolo del "nesso" posto sopra è indicativo dei pesi monetari che richiamano il "Marcello" veneziano, nome della moneta equivalente alla mezza Lira. E' altrettanto certo che il Marcello era una moneta che si iniziò a coniare sotto il Doge Nicolò Marcello (1473-1474) in ottimo argento (0,948/1000), il cui peso medio era di gr 3,26; quindi il relativo peso doveva essere di qualche centesimo inferiore, tale da farlo rientrare nella tolleranza. Azzarderei quindi di 3 grammi. L'oggetto di @bolognino pesa però meno di 1 grammo e non trovo spiegazioni perchè si dovrebbe tosare un peso monetario che, il più delle volte, è in lega di basso valore. I pesi non sono né in argento, né in oro. Non ho nemmeno mai visto un peso con la stella coniata sul verso. Quindi non ti so dare certezze perché, in questo caso, nemmeno io le ho. saluti luciano
    1 punto
  27. In Transilvania Vlad c'è stato solo una volta e per di più come gentile ospite nelle reali segrete di re Mattia Corvino d'Ungheria....
    1 punto
  28. È incredibile a dirsi, ma qualcuno ci cascherebbe ancora. Il 95%, se non più, dei numismatici ci sghignazzerebbe sopra, naturalmente. Prima ho dimenticato le tracce di circolazione. Ne hanno già parlato altri e non mi ripeto. Tra le cose più semplici da riprodurre comunque.
    1 punto
  29. Non rimane altro che creare uno Sponsiano del 2022 e sottoporlo alle analisi dei citati studiosi che hanno pubblicato lo studio...magari lo facciamo fondendo un bruttissimo solido oppure piu' facilmente una consunta moneta austriaca del periodo settecentesco...il peso non e' importante... scegliamo in un catalogo magari il rovescio di un denario a caso di epoca repubblicana, realizziamo un bello stampo (ci facciamo aiutare da qualche amico bulgaro), mettiamo il risultato della fusione in un sacchetto con altre monete e facciamo un giretto in Transilvania, terra molto interessante. Dopo aver usufruito della gita a cavallo seppelliamo l'artefatto nel vaso di gerani della stanza dell'albergo mentre andiamo a salutare Vlad...vediamo poi come viene...
    1 punto
  30. Di recente acquisizione. Medaglia 1651, Sodalizio del Lucchesi a Venezia. D/ HIERONIMVS COLVMNA RECTOR 1651. Sei stemmi disposti circolarmente attorno a stemma centrale. R/ CONF VVLTVS SANCTI NOBIL LVCENCIVM. IL Volto Santo. AE. 37.50 mm. qSPL.
    1 punto
  31. Grazie a tutti per i vostri interventi in particolare @Cinna74 che è entrato con particolare affinamento nel merito. In attesa di riuscire a fare una foto di dettaglio del bordo come da richiesta, riconfermo le misure prese precedentemente con il calibro, ora poi ricontrollate con un micrometro le quali risultano 19,20, con una variabilità agli assi principali di 0,04 mm. Tra l'altro la foto allegata permette un ulteriore analisi dello stato superficiale.
    1 punto
  32. Come ho già detto era in generale e non rivolto a te o ad altri nello specifico. Purtroppo molti/alcuni credono che quello che ha scritto uno vissuto prima è certamente poco accurato o sbagliato. È quello che sostengono personalmente: quindi mi sembra strano che pur sapendo come devono essere le monete romane i falsari si siano dati al dilettantismo o all'estro creativo invece di creare (anche con nuove tipologie) seguendo determinate regole tecniche. È questo , per me, il nocciolo della questione: perché non ha notato questa stranezza ? 1- la mancanza di conoscenza/studio della materia credo sia da escludere (al meno che non sia stato un idiota che ha ingannato tutti). 2- ha notato che le monete erano di fusione , ma ha soprasseduto: perché ? E qui ci posso essere varie ragioni: dalla sicurezza della provenienza alla sua partecipazione a questa truffa (ma la domanda che si pone ulteriormente è perché non ha detto ai falsari di fare delle monete tecnicamente più realistiche?).
    1 punto
  33. E infatti l'Aquilino da 5 lire comincia a essere coniato proprio con la liquidazione dell'Unione Monetaria Latina. Riguardo al potere d'acquisto della lira bisogna dire che non bastano i calcolatori che si trovano online per avere un quadro fattuale del suopotere di spesa . Ci sono molte variabili da considerare.
    1 punto
  34. Complimenti @Vel Saties è proprio lei! In effetti il ritratto di Tito è tipico dell'ultima emissione sotto Vespasiano. Ci avevo pensato in un primo momento, ma poi la difficile lettura mi aveva suggerito, erroneamente, la moneta più comune. Congratulazioni d'obbligo a @fapetri2001 in quanto il RIC V 1026 era sinora conosciuto in unico esemplare, peraltro non riprodotto nelle tavole del RIC 2.1 e neppure nel sito della ANS. Per quanto riguarda Wildwinds l'esemplare con ritratto a sinistra sarebbe eventualmente il RIC T 190.
    1 punto
  35. Ringrazio @Vel Saties e @Caio Ottavio per il loro apporto. Si tratta di un oggetto davvero intrigante. Chissà perché, ma non lo sapremo mai, un uomo più di 2000 anni fa ha fatto questo lavoro. Per gioco, per ricavare un monile, o cos'altro? Non sappiamo nemmeno dove si trova la città di Phistelia, davvero un oggetto che può far scatenare la fantasia.
    1 punto
  36. @fapetri2001 Allora... certamente è un dupondio. Al Rovescio abbiamo: CERES AVGVST S C con Cerere stante a sx, che tiene spighe nella dx ed una grande torcia nella sx. L'immagine che segue è SOLAMENTE esplicativa. Al Diritto, invece, abbiamo la testa radiata di Tito a dx. Per quanto riguarda la legenda io leggo [...]ARIMPTRPCOS[...], forse integrabile in : [T CAES]AR IMP TR P COS [VI] nel qual caso sarebbe da identificarsi con un RIC II, Part 1 Vespasian 1026 databile al 77-78 d. C. My two cents
    1 punto
  37. DE GREGE EPICURI Vista la discussione sul Duomo di Colonia, vi mostro anche questa mia: non capisco bene se sia una placchetta dalla strana forma circolare, o quel che resta di una medaglia/scatoletta; al rovescio si vede l'incuso del diritto. O forse una prova? Pesa 4,05 g. e misura 48 mm. Sembra rame. Al centro, la raffigurazione del Duomo di Praga. Nel giro: ECCLESIA METROPOLITANA PRAGEN ((SIS)). Sotto, in 4 righe: FESTUM SAECULARE PR./B.IOANN.NEP.R.BOH.PATR./IN SANCTOS ADLECTI/CELEBRAT. Vi mostro la scritta a maggiore ingrandimento. La cosa interessante è che si tratta di una produzione milanese; in basso ai due lati, in piccolo, si legge: F.PUTINATI- MEDIOLANI.
    1 punto
  38. Cari Forumisti nella mia serie completa degli scudi di Carlo Felice vi sono rappresentate tutte le scale di conservazioni, dall’MB+ per una data rarissima, al FDC eccezionale. Come intuibile le qualità inferiori si rintracciano nelle prime date di coniazione, molto più rare rispetto alla seconda parte dei millesimi che, 1831 a parte, si trovano con molta facilità fino allo SPL incluso, ultimamente anche in ribasso come quotazioni. Ma quando si sale nel dorato mondo del FDC tutto cambia come per incanto, come sempre del resto, per qualsiasi monetazione. Ho già condiviso anni fa questa piccola perla, ma ora vi viene rappresentata sotto una luce nuova, radente, tale da esaltare il lustro e la bava di conio, caratteristiche qui ben presenti nonostante i quasi duecento anni di esistenza. La data è assolutamente comune; quel che distingue questo esemplare in senso assoluto è la conservazione, la più bella della serie e una delle più elevate di tutta la mia collezione, complessivamente considerata. La luce impietosamente fa emergere qualche marginale graffietto e qualche impercettibile scalfittura sul contorno, elementi che la portano attorno a MS64 e non consentono di valutarla MS66, ma quel che colpisce è oggettivamente il lustro. È una questione di luce signori, soltanto di luce 🤗 Buona serata a tutti
    1 punto
  39. 1 punto
  40. Per quello che vale io ci leggo così:
    1 punto
  41. Salve. Con ogni probabilità si tratta di ciò che resta, se così vogliamo dire, di un obolo in argento di Phistelia, databile al 380-350 a.C. Al D/ testa maschile frontale; al R/ cozza, chicco d'orzo e delfino, il tutto accompagnato dalla legenda osca che identifica il centro emittente (PHISTULIS). Rif. bibliografico: SNG ANS, n. 569. Ti posto un'immagine della stessa tipologia, ma integra, tratta dal web per un confronto.
    1 punto
  42. Ciao principesax: tiktok come ogni social media ha la capacità di arrivare ad un pubblico molto vasto, certo, il 99% delle persone forse guarderà i video solo per vedere se nella tasca ha quel fantomatico 2€ con l' errore di conio che vale 3000€. Ma se solo l' 1% di persone capisse quanto questo hobby è bello allora tiktok come tutti gli altri social media potrebbero dare una ventata di novità e fare interessare a più giovani questo meraviglioso hobby.
    1 punto
  43. Giudicare questa moneta da queste foto potrebbe fuorviare. Il fondo a specchio esalta le hairlines e spesso i fondi sembrano peggio che nella realtà. Le monete proof dovrebbero essere necessariamente intonse. O sono in stato di zecca o la loro appetibilita' scema. Questa non è stata conservata bene. A parte i fondi (da vedere in mano) si nota consunzione sui rilievi alti al rovescio, segni sull'effige e anche il bordo pare segnato. Andrebbe inoltre valutato il contorno che è molto particolare oltre che sensibile in questa tipologia. Io non considererei un acquisto del genere. Se mi interessasse questa moneta metterei da parte 2000 euro e la cercherei intonsa. Ho messo in collezione la "full" anni fa. La mia ricerca dell'equilibrio fra qualità e prezzo è durata quasi tre anni e ne ho viste in mano una ventina. Forse io sono esagerato ma NON è una moneta che puoi acquistare sulla base di una immagine. Tu la hai in mano: la moneta è buona, misura meglio il diametro, dovrebbe essere 19 mm. Se riesci fai qualche foto al contorno. Detto ciò, anche in questo stato, di solito trova acquirenti. Qui sotto un esemplare paragonabile per difetti: Realizzo 640 euro più diritti. Noto ora che la discussione è doppia. Andrebbe unita a quella in monete estere. @CdC Buona giornata
    1 punto
  44. Ciao, suggerisco di iniziare con il più semplice. E, cosa più importante, accumula esperienza per te stesso ed evita di essere influenzato dagli altri. Se sei interessato a un certo periodo storico, puoi acquistare direttamente monete di questo periodo. Sceglierei monete emesse in Europa dal 1796 al 1821. Penso che questo periodo storico abbia accelerato il progresso della civiltà umana. Quindi ho una direzione chiara. È una questione di scelta, se privilegiare la varietà rara o lo stato di conservazione della moneta. Perché, per ragioni economiche, bisogna imparare a lasciar andare.
    1 punto
  45. Ciao, benvenuto nel forum e nel mondo della psicopatologia chiamata "collezionismo"! Premesso che io non colleziono monete ma cartamoneta, ti dico come la vedo io: cominciare con monete rare e costose è pericolosissimo, lascerei stare le aste on line e dal vivo e mi dedicherei piuttosto a rovistare nelle ciotole dei mercatini (ce ne sarà qualcuno vicino a casa tua..) Poi, raccolto qualche pezzo a pochi euro (fondamentale non spendere tanto all'inizio!!!!), con calma a casa me le studierei con l'aiuto di cataloghi (magari on line all'inizio..) e cercherei di scoprirne la storia, i segreti e le diverse varianti. Se poi sboccia l'amore allora vedrai che non avrai più il dubbio su cosa comprare, piuttosto avrai solo l'imbarazzo della scelta... E il difficile diventerà capire cosa NON comprare!
    1 punto
  46. Nonostante, causa le mutate condizioni economiche, la Convenzione con la Lega monetaria latina prevedesse che, a partire dal 1862, le monete in argento da 2 lire, 1 lira, 50 centesimi e 20 centesimi dovessero essere coniate con il titolo di 835 millesimi ed avere corso legale limitato, quelle da 5 lire continuarono ad essere coniate con il titolo di 900 millesimi e ad avere corso legale illimitato. In questo modo la coniazione delle monete da 5 lire in argento veniva riservata unicamente ai privati, proibendosi implicitamente allo Stato di proseguirne per proprio conto la fabbricazione. Per effetto della L 788/1862, i privati conservavano la facoltà di richiedere dalle zecche dello Stato la coniazione delle monete da 5 lire; essi, secondo quanto stabilito dal RD 370/1861, dovevano pagare, quale diritto di coniazione, 1,72222 lire per ogni chilogrammo d'argento fino lavorato; cosiché, l'argento fino monetato a pieno titolo (900 millesimi), dedotti i diritti di coniazione, veniva ad avere il valore di 220,50 lire al chilogrammo. Pertanto, il valore intrinseco delle monete d'argento a pieno titolo era di 222,22222 lire al chilogrammo. Tuttavia, a seguito di quanto stabilito dalla Convenzione addizionale della Lega monetaria Latina del 31 gennaio 1874, si cercò di limitare la coniazione di queste monete e, causa la diminuzione del prezzo dell'argento, si procedette al ribasso dell'accetazione in zecca dell'argento, da 220,50 lire a 218,88 lire al chilogrammo, al fine di impedire che i privati richiedessero ingenti coniazioni con lo scopo di lucrare sulla differtenza di prezzo fra il metallo e la moneta [Carboneri 1915b, pp. 296, 299, 340-341, 482]. Successivamente, fu emanata la L 2651/1875, che autorizzava il governo a dare esecuzione alla citata Convenzione del 1874, e nel 1877, a seguito uno scambio di note diplomatiche tra i Paesi della Lega, si decise, sempre a causa del continuo deprazzamento dell'argento, di sospendere definitivamente in tutti gli Stati la coniazione delle monete da 5 lire. Fu comunque concesso all'Italia di eseguire nel 1878 un'ulteriore coniazione, poi effettuata sia a nome di Vittorio Emanuele II sia a nome di Umberto I, nel frattempo asceso al trono d'Italia. Infine, a seguito della Convenzione della Lega monetaria latina del 5 novembre 1878, fu sancita la sospensione definitiva della coniazione delle monete da 5 lire, salvo poterla eventualmente riprendere tramite l'accordo unanime degli Stati contraenti. L'Italia, ottenne a stento la facoltà di coniare, utilizzando delle piastre borboniche giacenti presso il Tesoro, un ulteriore quantitativo di monete da 5 lire, rinunciando ad utilizzare le altre monete antiche di argento in ulteriori coniazioni del genere [Carboneri 1915b, pp. 300, 348, 477, tab.]. Tuttavia, in Italia, queste monete furono coniate anche nel, 1901, 1911 e 1914. https://catalogogigante.it/tipologia/5-lire-1914-italia-su-quadriga-briosa-37-mm-24.675-25.075-g-ag/42-125-0-1529-2
    1 punto
  47. Grazie, ma non mi faccio illusioni. Sono ormai abituato a vedere boicottati i miei lavori...da chi? dai soliti suonatori. Ma non fa nulla. Le persone intelligenti sanno per fortuna riconoscere i venditori di fumo passati e presenti...Una cosa mi fa sorridere...molte opere oggi apprezzate non sono state scritte esclusivamente da cattedratici o numismatici blasonati da metri di titoli accademici luccicanti. Ci sono stati ingegneri, avvocati, militari, prelati, medici ecc ecc. Qualcosa vorrà pur dire no?
    1 punto
  48. Dopo molti anni dalla pubblicazione di un fantastico esemplare di questa moneta,da parte del prestigioso forumista Picchio,sono riuscito a entrare in possesso di un esemplare in grande conservazione della stessa.Il doppio giulio della Sede Vacante,Zecca di Bologna 1823. In fdc,la moneta è di una altissima qualità realizzativa e di eccellente finezza di dettagli.In quel 1823,la qualità della Zecca di Bologna era una spanna superiore alla Zecca di Roma e si vede bene.Il rovescio di questa moneta presenta rilievi molto bassi,che si apprezzano bene solo in monete pochissimo circolate.Il volto della Chiesa,invece,presentando un rilievo più alto,si appiattiva quasi subito. La foto non rende al 100% la realtà di questa moneta.L'esemplare di Picchio mi folgoro'letteralmente.Poiche'non l'ho più vista in questo post,mi permetto di riproporre un esemplare pressoché analogo.
    1 punto
Questa classifica è impostata su Roma/GMT+01:00
×
  • Crea Nuovo...

Avviso Importante

Il presente sito fa uso di cookie. Si rinvia all'informativa estesa per ulteriori informazioni. La prosecuzione nella navigazione comporta l'accettazione dei cookie, dei Terms of Use e della Privacy Policy.