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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 12/01/22 in tutte le aree
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Condivido questo esemplare dedicandolo soprattutto agli amici della Serenissima fortemente legati al Leone. Giovanni II Corner (1709-1722) Osella in oro da 4 zecchini 1710. Saluti, Domenico6 punti
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Salve a tutti. Prima di intervenire in questa spinosa questione, mi sono preso qualche giorno per poter eviscerare l’articolo di Paul N. Pearson et al., Authenticating coins of the ‘Roman emperor’ Sponsian, apparso in open edition su PLOS ONE il 23 novembre 2022. Come molti lettori avranno notato, la ricerca non è stata condotta da numismatici, se si esclude la partecipazione del dott. Jesper Ericsson, curatore del medagliere dell’Hunterian Museum di Glasgow, da cui provengono le monete oggetto di questo studio, ed in particolare il discusso esemplare a nome di Sponsiano, su cui il mio intervento si concentrerà in modo specifico. La metodologia e le analisi scientifiche che sono state messe in campo sono sicuramente da ammirare, ma probabilmente se la ricerca fosse stata condotta da un professionista della numismatica non ci sarebbe stato neanche bisogno di mettere in campo un simile quantitativo di analisi per arrivare a conclusioni ben diverse da quelle, ampiamente discutibili come dimostra la direzione che sta prendendo il dibattito in ambito scientifico e accademico, a cui sono approdati gli autori del suddetto articolo. Per loro stessa ammissione, infatti, molti dei risultati ottenuti mediante queste analisi scientifiche non sono sufficienti a stabilire appieno e in maniera incontrovertibile l’autenticità delle monete, e in particolare dello Sponsiano, e quindi l’esistenza stessa di questo misterioso personaggio, salvo poi asserire il contrario, a spada tratta, nelle conclusioni dello studio. Se sulle metodologie d’indagine poco o nulla va sottolineato, e credo che sia la parte più valida e meritevole di questa ricerca, il contesto in cui sono inserite le monete racconta tutta un’altra storia e i risultati a cui giungono gli studiosi sono altamente contestabili. Ma andiamo con ordine. La moneta di Sponsiano avrebbe fatto parte di un ripostiglio occultato in un momento storico imprecisato e venuto alla luce, in circostanze non meglio documentate, nel 1713 in Transilvania. L’unica menzione di questo ritrovamento si trova in una nota manoscritta di Carl Gustav Heraeus (1671-1725), Ispettore delle Medaglie di Vienna: egli era, in pratica, il curatore delle collezioni imperiali sotto i sovrani Giuseppe I (1705-1711) e Carlo VI (1711-1740). Il suo compito era piuttosto importante, in quanto doveva non solo conservare la più importante e prestigiosa collezione numismatica di tutto l’Impero austriaco, ma doveva anche gestirla ed ampliarla con nuove acquisizioni. Dopo il suo ritrovamento, le monete vennero disperse sul mercato antiquario ed è probabile che alcune furono acquistate per le collezioni imperiali da Heraeus stesso, visto che due esemplari di Sponsiano si trovano attualmente nel medagliere del Kunsthistorisches Museum di Vienna. All’acquisto partecipò anche il facoltoso alto ministro delle finanze Johann David von Palm (1657-1721). Anche la moneta a nome di Sponsiano, oggetto dello studio pubblicato su PLOS ONE, oggi all’Hunterian Museum di Glasgow, ha provenienza viennese, essendo essa stata comprata da William Hunter nel 1782 dalle raccolte dell’antiquario Joseph De France. Ho riassunto brevemente la vicenda della scoperta e dei diversi passaggi, così come si evince dalla ricostruzione dell’articolo, proprio perché essa non è casuale e ha un’importanza insospettabile per i nostri scopi, cioè dimostrare o meno l’autenticità delle monete di Sponsiano. Per questo, tenetela bene a mente, insieme con i nomi dei personaggi inizialmente coinvolti in tale vicenda. Di sicuro si conoscono più esemplari di Sponsiano: non è affatto vero, dunque, che esiste un solo esemplare (quello di Glasgow), così come caparbiamente sostenuto dall’utente Pxacaesar (alquanto favorevole ad accogliere positivamente le conclusioni dello studio di Pearson) nei suoi posts 22 e 24 e ciò si evince dalla semplice lettura dell’articolo inglese: di sicuro se ne conoscono ben 4 esemplari, ma da una ricerca più approfondita ce ne sarebbero addirittura 6 e ne vengono dati anche i relativi pesi: due sarebbero nel medagliere di Vienna (rispettivamente 9,38 g. e 10,07 g.); uno nella città austriaca di Herzogenburg (di 9,80 g.); poi c’è quello ormai famoso dell’Hunterian Museum (di 10,84 g.); un altro nel museo di Sibiu, in Romania, e probabilmente un ultimo a Parigi, la cui presenza, però, meriterebbe conferma. Di questi ultimi due esemplari non abbiamo dati certi riguardo il loro peso. Già qui sorge il primo problema per la teoria dell’autenticità: tutte le monete d’oro conosciute di Sponsiano hanno un peso di molto superiore rispetto a qualsiasi altro aureo o multiplo di aureo (binio) romano emesso nel corso del III sec. d.C. Di norma, gli aurei del tempo difficilmente superavano i 4,50 o i 5,00 g. e il binio di solito si attestava sui 5,80 g. circa, o poco più. Potrebbero essere dei medaglioni o dei multipli superiori al binio, ma i loro pesi, per di più così variabili e fluttuanti, impedirebbero loro un qualsiasi sensato inserimento all’interno del sistema monetario e ponderale romano in vigore all’epoca. Pearson e la sua equipe hanno ovviato al problema, nel loro scritto, dicendo che queste monete erano forse adoperate come una specie di lingotti aurei, ma qui sorge un altro interrogativo: noi conosciamo bene le sembianze di lingotti aurei romani (si veda, ad esempio, il caso del lingotto in fig. 1) e le monete di Sponsiano non hanno né forma, né marchi, né tipologie proprie dei lingotti o di altre barre metalliche romane, ma, al contrario (e questo è indiscutibile e chiaro a tutti gli osservatori delle foto dello Sponsiano di Glasgow), esse hanno tutte le caratteristiche di monete vere e proprie. Ma, stando al peso, difficilmente avrebbero potuto circolare. Fig. 1: Lingotto romano in oro conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna e proveniente dal ritrovamento di Czofalva (in Transilvania) del 1887 e risalente al 379 d.C. Monete, dunque, e non lingotti, che non avrebbero però potuto assolvere al loro compito per via dei pesi così anomali. Quindi, sarebbe strano anche chiamarle “monete” nel senso compiuto del termine, ma lo faremo ugualmente per comodità di comprensione. Altre anomalie, chiare dalle foto e notate da Pearson, sono la legenda del dritto che si trova solo sul lato destro del busto di Sponsiano e, caso ancora più strano, essa è declinata al genitivo. Si noti che nessuna moneta romana autentica di III sec. d.C. riporta una legenda con il nome imperiale declinato al genitivo. Inoltre, la tipologia di rovescio dello Sponsiano ricalca un altro rovescio, quello del denario repubblicano di Caio Minucio Augurino del 135 a.C. Per queste anomalie non è stata fornita alcuna spiegazione scientifica accettabile. Di sicuro, se pure le monete di Sponsiano fossero state delle produzioni barbariche, come pure è stato ipotizzato visto lo stile rozzo, bisogna riconoscerne i limiti: di solito, le imitazioni barbariche conservavano, chi più e chi meno, delle caratteristiche che ne consentivano la circolazione frammista ad esemplari autentici ed ufficiali: nel nostro caso, uno Sponsiano con simili caratteristiche ed anomalie tipologico-ponderali non avrebbe mai potuto essere immesso in circolazione, a maggior ragione se frammisto con aurei o multipli romani ufficiali. Il primo numismatico che ritenne false le monete di Sponsiano fu Henry Cohen (contro il cui giudizio pare che gli studiosi più moderni si siano particolarmente accaniti: anche noti accademici nostrani e professori universitari sembrano ormai snobbare le opere e i pareri del Cohen solo perché si tratta di un autore datato, imponendo addirittura di toglierlo dalle citazioni bibliografiche di recenti articoli numismatici: e parlo per diretta esperienza personale! Poi, a furia di snobbare gli studi di chi ci ha preceduto, incorriamo in situazioni di questo genere: Per una ipotesi di ATTRIBUZIONE della SERIE OVALE dell’aes grave - Monete Preromane - Lamoneta.it - Numismatica, monete, collezionismo, ma questa è un’altra storia). La tesi del Cohen fu poi ampiamente confermata dallo studio, citato anche dal RIC, di R. Münsterberg, del 1923, che riconobbe le monete di Sponsiano come prodotte per fusione. Tale giudizio è stato confermato dalle analisi scientifiche condotte dalla squadra di Pearson e pubblicate nel loro lavoro, ma qualsiasi numismatico sa benissimo che le monete romane di III sec. potevano essere prodotte solo per coniazione e non per fusione. Gli unici esemplari fusi all’epoca erano prodotti di falsari che miravano a riprodurre monete ufficiali realmente esistenti per poi mischiarle, in fase di circolazione, con le autentiche. Non avevano alcuna necessità o interesse, dunque, di creare monete false per fusione con un nome di un usurpatore sconosciuto come quello di Sponsiano, con tutte le anomalie finora accertate, sia ponderali che tipologiche (che ne inficiano la circolazione all’interno del sistema monetario romano, anche di provincia e oltre il limes), e che non poteva essere immesso in circolazione, né frammisto con altri esemplari ufficiali coevi. Davanti al metodo di produzione per fusione cade anche l’ipotesi dell’imitazione barbarica, in quanto anche le monete barbariche erano prodotte per coniazione e non per fusione: basti pensare, per rimanere in Dacia, alle imitazioni dei denari romani repubblicani fatte dalle tribù geto-daciche e ampiamente indagate dalla letteratura numismatica di settore. Ma c’è di più: anche la composizione e la purezza della lega dello Sponsiano di Glasgow risulta essere anomala e incompatibile con quelle di autentici aurei romani di III sec. con cui pure è stata comparata nello studio di Pearson (tabella in fig. 2). Fig. 2. L’elevato quantitativo di argento e rame rilevato nella lega stride parecchio se confrontati agli aurei di Gordiano III e di Filippo I che sono stati presi a paragone: per stessa ammissione degli autori dell’articolo, nonostante la crisi dell’oro monetato che coinvolse l’Impero Romano nel corso del III sec., i nominali aurei mantennero un livello di purezza molto alto, tanto da essere composti di oro quasi puro. E le analisi di Pearson e altri lo confermano. In più, anche se si tratti di un’imitazione barbarica o di un falso d’epoca, bisogna pensare che questi prodotti avevano lo scopo di circolare confondendosi con gli esemplari ufficiali ed autentici, quindi dovevano rispettarne alcune caratteristiche: tra queste anche la bontà del metallo, poiché, come viene detto anche nell’articolo di PLOS ONE, i mercanti del mondo antico erano in grado, con un semplice “scratch test”, di rilevare le impurità del metallo con sorprendente accuratezza. Motivo in più, se lo Sponsiano fosse davvero antico, di rispettare una lega ad alto contenuto d’oro quanto più vicino possibile agli esemplari ufficiali e originali, cosa che invece non è venuta fuori dall’analisi della composizione della lega dello Sponsiano di Glasgow. Pensiamo, inoltre, che i ducati d’oro austriaci dell’imperatore Carlo VI d’Asburgo, regnante all’epoca della scoperta del ripostiglio di Transilvania nel 1713, avevano una purezza di 986 millesimi circa… (e qui volontariamente mi taccio). Le tracce di terreno rinvenute sulla moneta di Sponsiano indicano solamente che il pezzo è stato interrato per diverso tempo, ma non sappiamo per quanto è stato tenuto sottoterra prima della sua esumazione: possono essere trascorsi secoli come pure anni, il che rende questo parametro del tutto inutile ai fini della ricerca per stabilire l’antichità e l’autenticità o meno della moneta. Come pure inutili e inconcludenti, per stessa ammissione di Pearson e della sua squadra, risultano essere le analisi condotte per rilevare l’usura superficiale della moneta: usura che è presente, ma che non può essere presa come sinonimo di antichità e autenticità, in quanto facilmente realizzabile dai falsari di XVIII e XIX secolo come dimostra il caso dei falsi di Wilhelm Becker. Gli autori, poi, entrano in contraddizione con loro stessi nelle conclusioni dell’articolo prendendo proprio questi due elementi a fondamento dell’autenticità dello Sponsiano: questo metodo di valutazione, purtroppo, non ha nulla di scientifico perché gli studiosi si contraddicono da soli nel giro di poche righe di testo. L’unica conclusione possibile, alla fine di tutta questa mia lunga disamina, è stata ben esposta in A. Bursche, Złote medaliony rzymskie w Barbaricum Symbolika prestiżu i władzy społeczeństw barbarzyńskich u schyłku starożytności, Warsaw, Instytut Archeologii Uniwesytetu Warszawskiego, 1998. Egli, infatti, crede che le monete di Sponsiano siano dei falsi di inizio XVIII secolo, fatti probabilmente per ingannare una serie di sprovveduti ma facoltosi antiquari della Vienna del tempo. La moneta di un nuovo usurpatore romano, sconosciuto alla storia, avrebbe fatto gola a molti, tant’è che anche oggi, all’apparire della notizia che stiamo discutendo in questa discussione, c’è stato subito chi ha proposto di aggiornare la prosopografia degli imperatori romani, con i conseguenti risvolti collezionistici che ne derivano. Ma Pearson evidenzia che una simile truffa avrebbe richiesto un investimento iniziale molto costoso: egli, infatti, per confutare questa tesi, evidenzia come l’oro messo insieme per la fabbricazione di tutte le monete del ripostiglio di Transilvania del 1713 ammonti ad un valore di circa 20.000 dollari odierni. In più, gli stessi autori, sempre per confutare la stessa tesi, ribadiscono che nel Settecento non vi era un interesse antiquario così spiccato per la romanità del III sec. tale da giustificare una simile impresa fraudolenta. Ma entrambi i punti possono trovare una facile spiegazione: proprio perché non vi era tutto questo interesse negli ambienti colti per il III sec. vi era la necessità, per i falsari, al fine di stuzzicare l’attenzione, di creare monete che, invece di ricalcare tipi già noti ed esistenti, riportassero invece imperatori sconosciuti e tipi ibridi con incroci di conio che non si erano mai visti fino ad allora (elementi, entrambi, che ritroviamo in quasi tutte le sedicenti monete provenienti dal ripostiglio della Transilvania del 1713). Inoltre, la realizzazione di monete di stile “barbarico” e rozzo, il metodo della fusione, non richiedevano particolari abilità artistiche e capacità tecniche da parte dell’artigiano/falsario, rendendo molto più semplice il suo lavoro. Secondo punto, che giustifica l’investimento iniziale di 20.000 dollari in oro per realizzare i falsi: qui entrano in gioco i nomi coinvolti inizialmente, ve li ricordate? Avevo detto di tenerli bene a mente, perché sono proprio loro l’oggetto della truffa messa in atto. Le monete di Sponsiano, insieme alle altre, non erano destinate a comuni collezionisti o antiquari che navigavano in cattive acque, ma miravano a pesci molto più grossi, forse i più grossi di tutta la Vienna imperiale: il ministro delle finanze e le collezioni dello stesso imperatore d’Austria. Per fare ciò, dovevano creare qualcosa non solo di unico e di particolare, ma anche di prezioso e imponente, come sono appunto le monete di Sponsiano e le altre sue compagne. Pezzi che, per il loro prestigio, dovevano far gola allo stesso curatore delle collezioni imperiali, gente che poteva permettersi di sborsare ingenti quantitativi di denaro pur di accaparrarsi pezzi di un simile livello per innalzare il prestigio delle proprie raccolte. Il che giustificherebbe eccome un investimento iniziale così cospicuo, a fronte del guadagno che una simile truffa avrebbe potuto fruttare, vista l’ambizione di tutta questa macchinazione! E le analisi condotte da Pearson e altri rimanderebbero, come evidenziato finora, proprio in questa direzione: sarebbero una conferma della teoria della falsificazione settecentesca fraudolenta operata probabilmente da un solo artigiano viennese (stesso l’equipe di studiosi afferma nell’articolo che lo stile delle monete farebbe pensare ad un unico artigiano). A voi le conclusioni…5 punti
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Salve. Con ogni probabilità si tratta di ciò che resta, se così vogliamo dire, di un obolo in argento di Phistelia, databile al 380-350 a.C. Al D/ testa maschile frontale; al R/ cozza, chicco d'orzo e delfino, il tutto accompagnato dalla legenda osca che identifica il centro emittente (PHISTULIS). Rif. bibliografico: SNG ANS, n. 569. Ti posto un'immagine della stessa tipologia, ma integra, tratta dal web per un confronto.4 punti
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Li ho entrambi, da molti anni. Incominciamo dalle note di copertina del secondo,anche per soddisfare la curiosità di @Orodicarta "Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, la circolazione monetaria del nostro Paese, che in tempi normali è oggetto di attento controllo da parte della Banca d'Italia, sfuggì a ogni possibilità di gestione, al punto che, dopo la fine del conflitto, nessuno era in grado di stabilire, nemmeno per approssimazione, a quanto potesse ammontare il circolante. E non poteva essere diversamente, in un'Italia divisa da una lotta fratricida, invasa militarmente e finanziariamente dalle forze d'occupazione Alleate, ostinatamente fronteggiate da quella metà del Paese che non aveva voluto accettare l'armistizio e, oltretutto, sottoposta all'inevitabile retaggio delle nazioni vinte: l'inflazione. Attraverso un'indagine fondata non solo sui documenti, ma soprattutto sulle testimonianze dirette di chi aveva vissuto gli eventi all'interno dell'Istituto di emissione, Roberto Mori rintraccia il filo attraverso cui ripercorrere, senza equivoci, l'intricata sequenza delle vicende monetarie di quegli anni." Infine, dedicato a chi ha il dito più veloce a ordinare https://www.ebay.it/itm/184188469857? Il prezzo di 20 euro spedito (trattabili) è ottimo, quello di copertina era di 38.000 lire, pari a € 19,62. E per tutti gli altri https://www.ebay.it/itm/185676653312?hash=item2b3b30e300 Questo costava 30.000 lire, hanno fatto il cambio alla pari, 30 euro spedito... vale comunque la pena spenderli petronius3 punti
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https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=1229183 punti
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Taglio: 2€ CC Paese: Malta Anno: 2014B Tiratura: 400.000 Condizioni: BB Città: Bibione (VE)3 punti
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Salve. Una serie di denari straordinari. Lotto 735. The Social War, Marsic Confederation AR Denarius. Corfinium, circa 89 BC. Laureate and draped bust of Italia to right; ITALIA downwards behind, XVI upwards before / Victory standing to left, crowning Italia seated to left on three stacked shields, holding spear and sword; B in exergue. Campana 109a (D74/R96, this coin); Sydenham 622; HN Italy 412a; RBW 1215. 3.95g, 20mm, 2h. Fleur De Coin. Very Rare; and in extraordinary condition for an Italic denarius, struck on a broad planchet of sound metal - a real paragon of the Marsic Confederation's coinage. This coin cited in A. Campana. La monetazione degli insorti Italici durante la guerra sociale (91-87 A.C.). Modena, 1987. From the Vogelberg Collection (Switzerland), formed c. 1960-1985. Ex Bank Leu AG, Auction 10, 29 May 1974, lot 3. Base d’asta: 6.000 GBP. Valutazione: 10.000 GBP. Risultato: 22.000 GBP. apollonia2 punti
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@Rapax grazie @69novembre dramma padana direi tipo Arslan XVI (Libui Salluvi) Pautasso 7b E' evidente la latenizzazione del dritto oltre che il rovescio dove l'animale non ha nulla più a che vedere con il leone, ma assomiglia più a un lupo. Pautasso la attribuisce agli Insubri in area lombarda ed estremità orientale piemonetese, mentre in un più recente studio Gorini ,che riduce sensibilmente le attribuzioni di Pautasso e Arslaan, la attribuisce in area Cenomane. Avendo stile più fluido Pautasso attribuisce ad un periodo più antico rispetto alla stessa tipologia "lupo" tipologia con ninfa ad occhi pesti, e quindi stima dal II al I secolo. Rif moneta, non è chiarissimo il rovescio, ma vedi esemplari rip Manerbio 255-2662 punti
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Come dice il titolo ecco la "guida definitiva" ai dupondi a firma del Centro Numismatico di Buenos Aires. Un piacevole filmato di una trentina di minuti di facilissima comprensoine anche per chi, come il sottoscritto, non parla spagnolo. Sicuramente non un trattato scientifico, ma un video divulgativo da cui ognuno può trarre le proprie conclusioni e riflessioni. Buona visione.2 punti
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Carissimo mangiafuoco, Forse potrebbe essere il catalogo M&M del novembre 1963 (Coli. DOLIVO) che al n.533 indica un grosso per Pavia di Giangaleazzo Visconti. Grosso da 2 soldi CNI 32 punti
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Buona giornata Sui ducati veneziani (poi chiamati zecchini), ti do due ulteriori indicazioni, oltre a quelle che ti sono già state suggerite e relative a lavori ai quali puoi accedere per informarti. Il primo è gratuito e sufficientemente divulgativo; il secondo è più tecnico/storico ed ha un costo. https://numismaticamente.it/collezionismo-numismatico/il-ducato-di-venezia-comparazione-stilistica-dei-conii-attraverso-i-secoli-2 https://www.viella.it/libro/9788883349256 saluti luciano2 punti
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Quando la moneta perdeva il corso legale (o troppo logora per circolare) la si vendeva a un ramaio o a orefice per i lavori di artigianeria; infatti, nell'Italia meridionale a cavallo tra Ottocento e Novecento, molti collezionisti non solo si rivolgevano ai commercianti, ma si recavano anche presso i suddetti artigiani alla ricerca dei preziosi oggetti da collezione.2 punti
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Grossa medaglia, bronzo mm. 99,5 - Fusione , ribulinata nei capelli e colletto, credo epoca 1500 circa, (purtroppo non trovo la documentazione che avevo trent'anni fà) GIAN GALEAZZO VISCONTI 1° DUCA DI MILANO1 punto
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@fapetri2001 come catalogo on line cerchi anche qui: http://numismatics.org/ocre/1 punto
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Maledizione! E' un'ora che sto cercando di fare il pagamento ma la mia connessione è talmente patetica che @jaconico mi ha fregato!!! 😭1 punto
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Dupondio di Tito, probabilmente RIC 189, abbastanza comune, anche se almeno in foto non si legge il consolato e dunque potrebbe anche essere un'emissione precedente (COS VII), che sarebbe molto più rara.1 punto
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Perchè non ci sono conii, gli esemplari sono fusi.. cmq, altre foto in rete non ne ho trovate, tranne qualche disegno ottocentesco, evidentemente chi custodisce queste " monete " è restio a divulgare immagini, ma gli autori di questo studio sicuramente le avranno viste, almeno in foto..1 punto
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Nuova Zelanda, moneta da one penny, anno 1941, zecca di Londra, coniata a nome di Giorgio VI1 punto
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Ah ma io sono solo andato a sentimento, senza verificare se l'una o l'altra legenda fosse presente con quell'imperatore...1 punto
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@Oppiano Ci tengo a precisare che personalmente classifico le monete in base alle sigle, date, simboli,ritratti e tipologie di rovescio,prendo poco in considerazione le abbreviazioni delle legende perché le varianti sono moltissime ed è quasi la regola per le emissioni vicereali, in questi casi mi limito ad annotare:"varianti in legenda"...1 punto
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Genny, sei una forza della natura…! Ti ringrazio veramente per tutti i chiarimenti. Ciao.1 punto
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Ciao @ciollissimo si intitola Coins of the Ptolemaic Empire - American Numismatic Society - sono due volumi da Ptolemy I a Ptolemy IV divisi in: monetazione in metallo prezioso e monetazione in bronzo. Speriamo che pubblichino al più presto anche per gli altri Tolomei Silvio1 punto
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Ciao, ancora un tarì di Filippo II che non trova riscontri nel Magliocca. La sigla, dietro la testa, dovrebbe essere IAF/CI e, al rovescio, nello stemma, invece del castello troviamo delle astine verticali ( III). C'è un fiore tra la corona e lo stemma. Saluti a tutti e buona giornata.1 punto
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Grazie mille per gli aiuti e le varie ipotesi e suggerimenti, tutti plausibili in effetti. Quello che sembrava un denario repubblicano si è rivelato in realtà essere una semuncia magno-greca dei Brettii. Aveva in effetti quella che sembrava una patina scura sopra del metallo argentato quando invece era semplicemente un bronzetto con diametro e peso compatibili con un denario. Eccone qualche esemplare: https://www.acsearch.info/search.html?id=6096246 https://www.acsearch.info/search.html?id=3275303 https://www.acsearch.info/search.html?id=24294741 punto
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il RIC dice Massimiano Erculio zecca Roma 506 ....ma non è il mio periodo, e potrei sbagliare1 punto
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Anche per questo Tari di Filippo II non trovo corrispondenza esatta nel Magliocca. R in luogo REX al R. Al Museo NA trovo il tipo 6976. Scudo con l'arme reale inquartata con quella d'Inghilterra, sormontato dalla corona.1 punto
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Buonasera a tutti, complimenti Rocco @Rocco68 per questo 3 Cavalli. È da stamattina che l'osservo, ho provato a catalogarlo ma sinceramente con qualche difficoltà. Stando alla sigla GR sotto al busto ( e vedendo solo lei) dovrebbe essere il Magliocca 164 del Libro sulle Vicereali. Ma poi osservando il rovescio ed in particolar modo il marchio a chiusura di leggenda non sono più sicuro che sia la giusta catalogazione. Inoltre trovo particolare la leggenda al diritto perché la seconda P o manca o va a sovrapporsi alla R di REX. Al rovescio invece noto che la V di VINCES è seguita da un punto. La C pure andrebbe approfondita. @Layer1986 @gennydbmoney @Releo @Oppiano @dareios itma chiunque volesse dire la sua. Cosa ne pensate? Mi è sfuggito qualcosa? Giusto per ragionare... Saluti Alberto1 punto
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Mi sembra di leggere DUX SAB stemma Savoia, e sulla prima foto, nella legenda intorno alla Croce Mauriziana...ITALIA DE (?). Un esperto della monetazione dei Savoia saprà certamente aiutarti.1 punto
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La Tunisia batte la Francia. Vittoria inutile per la Tunisia.... Ma è sempre un bel giorno quando perde la Francia!1 punto
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Credo che una risposta esaustiva non ci sia. Ritengo impossibile riusciare a sapere quante monete coniate 50/100/200.... anni fa sono sopravvissute e giunte fino a noi. Facciamo un esempio pratico: del 5 lire 1901, "ufficialmente" ne sono stati coniati 114 pezzi, quindi relativamente pochi, ma quanti ce ne sono realmente ancora in circolo? Per le monete è difficile stabilire se quelle che si trovano nelle aste o in vendita da commercianti o proposte nei vari siti, sono sempre monete diverse (parlo della stessa tipologia ovviamente) oppure sono le stesse che passano di mano. Dovrebbero avere dei segni che le distinguono. Tanto per fare un esempio: con le banconote è diverso perchè hanno il numero di serie e quindi è più "facile" nel tempo stabilire quante ne sono passate. Spero di aver espresso il mio pensiero.1 punto
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Regno di Prussia, Moneta da 3 Pfenninge coniata dalla zecca di Berlino (A) a nome di Guglielmo I per l'anno 1861. Acquistata ad un euro (da ciotola).1 punto
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Dipende da una quantità di fattori tale da rendere la risposta impossibile. Ogni moneta fa storia a sé, e dipende da una miriade di eventi successivi, quali ritiri, rifusioni, modalità di tesaurizzazione e molto altro. Per esempio, le monete papali si conservano probabilmente in numero maggiore rispetto a quelle degli altri stati preunitari in quanto trasformate in oggetti devozionali.1 punto
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Ciao a tutti, segnalo l'esemplare esitat0 alla scorsa asta Gaudory 38 del 22 novembre al lotto 72. Presentava un punto / globetto sotto il busto. Peso dichiarato 15,11 grammi.1 punto
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dopo il sensazionalismo da social network che non appartiene per quanto mi riguarda alla numismatica, per fortuna leggo anche qualche parere più vicino al mio... soprattutto dal punto di vista metodologico e di approfondimento.... certe lacune espositive, metodologiche e non ultimo la scelta della pubblicazione possono essere ignorate dai siti che si trovano nelle news alla sinistra del telefonino.... ma non da chi fa numismatica o ricerca storica.... (6) "Emperor Sponsianus" and the crisis of Roman Studies | Csaba Szabó - Academia.edu1 punto
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Impero Austriaco - 1 Kreuzer coniato a Vienna nel 1851 sotto il regno di Francesco Giuseppe. 1 euro (questa la trovo molto bella).1 punto
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e 3 copechi coniati sempre dalla zecca di San Pietroburgo a nome di Nicola II Romanov.1 punto
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Complimenti a Toffanin per l'interessante serata. Molteplici gli spunti di riflessioni sulla catalogazione dei valori delle monete rispetto al passato.1 punto
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La richiesta che viene dal mondo del collezionismo è la modifica della normativa in merito ai ritrovamenti e al possesso di materiale numismatico che criminalizzano all'inverosimile il collezionista e rendono la vita difficile ai commercianti. E nessuno chiede un liberi tutti, ma semplicemente una normativa che sia non tanto meno restrittiva, quanto più chiara e coerente con gli obiettivi di tutela del patrimonio artistico e culturale. In questo momento se perdo una ricevuta di una monetina romana da 20 Euro rischio di essere rovinato, in quanto mi si chiede in continuazione l'onere di provare la legittima acquisizione del bene, anche in assenza di prove che dimostrino il contrario. Per lo stesso motivo i commercianti nostrani si trovano impossibilitati a competere con la concorrenza estera per la burocrazia le tempistiche necessarie all'invio all'estero di monete anche di valore scarso o nullo, incompatibili con un'attività commerciale. p.s. Casomai la richiesta che si fa ai musei è quella di valorizzare le monete in loro possesso, generalmente chiusi negli scantinati e/o difficilmente accessibili.1 punto
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nel range del "non circolato", visti i dubbi sopra espressi. Rilievi apprezzabili? con quella guancia al dritto? e quel seno-veste al R/? Rilievi apprezzabili son così1 punto
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difficilmente sia l'una che l'altra avranno effetto su quelle incrostazioni... con l'acqua demineralizzata metti in conto qualche mese con settimanali sostituzioni dell'acqua. Escluderei qualunque sostanza chimica, essendo bronzo.1 punto
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