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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/24/22 in tutte le aree
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Esatto!! Guglielmo II Trifollaro peso medio 10.50-10.75 D/ Testa di leone in cerchio perlinato R/ Palmizio con datteri in campo in cerchio perlinato Spahr 117 MIr 36 Esiste anche senza datteri!3 punti
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Dal libro di Romolo Calciati : “Sesterzi di Commodo” , nel quale sono fotografate quasi tutte le tipologie note di questa emissione bronzea , ho notato alcuni Sesterzi particolarmente rari che poco frequentemente si trovano in vendita in aste nazionali ed estere o presso altri canali professionali . Vorrei condividere con voi questa serie di Sesterzi meno conosciuti , iniziando dal primo Sesterzio in ordine di pubblicazione nel suddetto libro . Il primo Sesterzio e’ un RIC 1594 o Cohen 980 , datato all’ anno 177/8 , la legenda del dritto recita : L AVREL COMMODVS AVG TR P III , quella del rovescio : VOTA PVBLICA IMP II COS P P con SC in esergo . Si nota al dritto il profilo giovanile , rivolto a destra , di Commodo laureato e al rovescio la bella scenografia presenta il giovane Commodo a destra che impugna con la mano sinistra un’ asta e sacrifica con la destra su un tripode , innanzi a lui sulla sua sinistra un "victimarius" nell’ atto di sacrificare un toro .2 punti
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Riprendendo alcune interessanti discussioni condotte sul forum in anni più o meno recenti, ho cercato di fare il punto su alcune rare e interessanti monete in bronzo caratterizzate dalla legenda BPEIΓ. L'emissione si presenta esigua e articolata in due serie (Rutter, HN 2678 e 736) di cui fornisco un'esemplificazione: I serie Leu 19, 2022, 72 II serie Leu 19, 2022, 73 Complessivamente ho raccolto 27 esemplari (18 della I serie e 9 della II serie) come da catalogo che segue (ordinato in base al dato ponderale): I serie 1) CNG 51, 1999, 132 ((gr. 6,47; mm 16) 2) Da Pietrapaola, loc. Cerasello-Muraglie (gr. 4,80; mm 16: Taliano Grasso 1995, 198 s., figg. 3-4) 3) CNG 61, 2002, 1 (coll. D. Freedman: gr. 4,73; mm 17) 4) Da Pietrapaola, loc. Cerasello-Muraglie (gr. 4,60; mm 16: Taliano Grasso 1995, 198 s., figg. 1-2) 5) Da Pietrapaola, loc. Cerasello-Muraglie (gr. 4,60; mm 16: Taliano Grasso 1995, 198 s., figg. 5-6) 6) Spezzano Albanese, loc. Torre Mordillo (gr. 4,58; mm 16: Taliano Grasso 1995, 200, figg. 9-10) 7) Artemide LVIII, 2022, 107 (gr. 4,52; mm 16,5). Ex DNW Auction, 5.10.2009, 5346 NAC, Auc. E, 1995, 2559 (gr. 4,48) 9) London, BM G0059 (gr. 4,46) = Imhoof-Blumer 1923, Tf. 1. 19 10) Napoli, MAN, Santangelo 12366 (gr. 4,42) = Imhoof-Blumer 1923, Tf. 1. 20 11) Artemide XXXVI, 2012, 40 (gr. 4,42) 12) NAC, Auc. R, 2007, 1057 (gr. 4,10; mm 19). 13) Semenzato, 29-30.11.1980, 25, prov. da Strongoli (gr. 4,00; mm 16: Taliano Grasso 1995, 200, figg. 7-8). 14) Leu 19, 2022, 72 (gr. 3,79; mm 18). Ex Münzen & Medaillen GmbH 17, 2005, 97 ex NAC 8, 1995, 450. 15) Bertolami Fine Arts 19, 2015, 99 (gr. 3,77; mm. 16) 16) Peus 412, 2014, 8 (gr. 3,54) 17) NAC, Auc. O, 2004, 1183 (coll. A.D.M.: gr. 3,12; mm 15) 18) CNG 130, 2006, 93 (coll. T. Hardy: gr. 2,98; mm 16) II serie 19) London, BM 1923-1121.1 (ex Hill: gr. 2,59, attribuita a “Brundisium”) 20) Da Castiglione di Paludi (gr. 2,39; mm 13: Polosa 2009, n. 310 ill.) 21) Leu, Web A. 19, 26.2.2022, 73 (gr. 2.34; mm 12). Ex Gorny & Mosch 122, 2003, 1083 22) Naville 5, 2014, 19 (gr. 2,18; mm 13) 23) CNG 51, 1999, 130 (gr. 1,90; mm 13). Ex NAC 10, 1997, 65 24) CNG 51, 1999, 131 (gr. 1,86; mm 14) 25) Bertolami Fine Arts 23, 2015, 44 (gr. 1,53; mm 12) 26) Catanzaro, MAN, SNG II, 344 (gr. 1,51; mm 13) 27) NAC 8, 1995, 451 (gr. 1,39) Sarei pertanto grato a chiunque avesse notizia di ulteriori esemplari in modo da implementare la documentazione per la quale, considerata la scarsa consistenza, ogni nuova componente sarebbe preziosa. Come sempre metterò il contributo (che ormai è ultimato) a disposizione di tutti gli utenti in questa sezione e nell'Antologia numismatica.2 punti
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Lotto 34 , asta e-16 ANTIVM 500 L. Caravelle 1966 slabbato PCGS M66 base 20 € Moneta da 5-6 €. Quanto è costato rinchiuderla ? Ma troverà un acquirente.2 punti
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Per praticità ho messo qualche immagine della RIC III 1594 per apprezzare meglio soprattutto il rovescio: Questa e' tratta da OCRE (e Wildwinds) Queste ultime due sono in vendita su Vcoins. Questa e' su Acsearch Buona serata da Stilicho2 punti
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Le monete rientrano in un intervallo di tempo relativamente ristretto, con solo una datata prima del 320 d.C. e un numero molto piccolo di monete successive al 330 d.C. Le monete della zecca di Londnium in questo hoard sono presenti in proporzioni molto più piccole rispetto al hoard di Shrewsbury con un tpq simile, ma quest'ultimo Hoard è atipico, essendo stato depositato in due parti, la prima depositata prima del 330 d.C., e con una composizione più vicina a tesoretti di anni precedenti. Lugdunum è rappresentato molto meglio, ma la proporzione di monete di altre zecche è simile. La proporzione di monete londinesi a Ibberton è più in linea con tesori come Grassmoor (tpq c. 340) e depositi simili.2 punti
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Buongiorno a tutti Volevo se possibile informazioni riguardo questo gettone io sono di Chioggia provincia di Venezia grazie in anticipo2 punti
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Buongiorno a tutti, mi rendo conto che quando si cerca di elaborare delle ipotesi - é sempre utile fare degli esempi chiari e facilmente comprensibili, magari in forma grafica, con delle immagini esplicative. Penso che la scoperta di una nuova variante - per chi studia l'arte monetale - non rappresenti "un punto di arrivo", ma un nuovo punto di partenza, un altro tassello utile per decifrare l'opera incisoria. Una nuova variante quindi, rappresenta semplicemente un'altra "chiave", utile a decriptare il metodo di elaborazione dei conii. Ad esempio, se analizziamo nel dettaglio questi 6 conii - e proviamo a mettere in relazione questo "segno", con tutti gli altri elementi che compongono la corona (tipo le interessanti "combinazioni" del numero di perle sui montanti), tutti gli stemmi all'interno dello scudo, la legenda... ci rendiamo conto che ogni conio é MATEMATICAMENTE diverso dagli altri e quindi, che ogni conio é stato VOLUTAMENTE eseguito come PEZZO UNICO, dove la "combinazione" di certe caratteristiche é presente SOLO su UNO specifico conio. Queste "combinazioni di elementi", niente affatto casuali e che non hanno niente a che vedere né con gli alchimisti - né con il simbolismo massonico - venivano certamente riportate per iscritto, probabilmente corredate anche da tavole di disegni e l'incisione del conio (ovvero l'impronta su carta). Così l'incisore illustrava queste caratteristiche sul suo taccuino personale - o su un registro di lavoro - o documento riservato - custodito in una cassaforte del Gabinetto d'incisione - con il quale ogni artista - nel momento in cui venisse chiamato a testimoniare - avrebbe avuto la possibilità di riconoscere (e dimostrare) l'opera sua (o di altri) con insindacabile certezza. Saluti2 punti
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Ciao @giuseppe ballauri, il tuo é un ottimo spunto di riflessione... Il Pin nel suo libro racconta nel dettaglio che - per la piastra del 1831 - sotto la Direzione del Rega vi erano: Vincenzo Catenacci come primo incisore dei "dritti"; Andrea Cariello, dapprima come aiutante incisore e poi dal '32, come secondo incisore dei dritti ; Vi era anche Achille Arnaud come primo incisore dei "rovesci" (che nel '34 fu sostituito da Tommaso Vernucci)... Sempre nel 1834 vi lavorava anche Luigi Arnaud, che era uno dei migliori incisori napoletani - nonché autore del dritto delle piastre del 1855 - lo stesso, era spesso impegnato a realizzare sia i dritti che i rovesci delle monete, come anche i decori ed i caratteri delle legende. Questo per dire che si trattava sempre di stimati e ben remunerati artisti (autori anche di molte medaglie)... e premesso che la corona é un elemento molto importante dello stemma araldico - cioé - é parte fondamentale dello stemma borbonico... possiamo supporre che i primi incisori, non avrebbero mai lasciato metter mano sui loro pregiati lavori - a qualche giovane aiutante sprovveduto e alle prime armi... o a qualche distratto giovanissimo alunno senza paga... e credo che nella Zecca non vi fossero affatto dei maestri di conio incapaci - o degli aiutanti semi-analfabeti - o degli apprendisti incisori non curanti dell'araldica. Per questo, volendo avanzare delle ipotesi in merito alle mille differenze di conio, variabili o varianti della stessa data... di certo non parlerei di mille errori, di distrazioni o di approssimazione. A mio avviso, quando ad esempio nel 1834, servì coniare una grandissima quantità di monete, si dovettero realizzare decine e decine di conii dello stesso millesimo e si dovettero applicare per questo, una miriade di "segni" utili a contraddistinguere ogni singolo conio realizzato. Questo CODICE, fatto da una "combinazione" di segni segreti, serviva come un codice a barre, come un numero di serie. Ogni diversificazione del conio originale fungeva allo stesso tempo da: segno di paternità - di tracciabilità - di autenticità. Ora, proviamo ad immaginare una specifica combinazione di "segni" attuata dall'incisore "X" per poter distinguere il suo specifico conio, che fu realizzato con l'aiuto di "Y" nel mese di Settembre 1834 - e facente parte di una serie di 9 conii realizzati appositamente tutti con la variante "K" ed abbinati ai 3 diversi dritti dell'incisore "A" (che a Settembre era aiutato da "B"). Questi 9 conii con la variante "K" furono utilizzati solo ed esclusivamente per le 3 liberate del mese di Ottobre 1834 - per un totale di 36000 Piastre coniate. Cosa ne pensate? Un saluto, Lorenzo2 punti
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Riflessione sulle monete del 212-209 a.C. In Magna Graecia Prendendo l’input da una prossima asta dove, solitamente, alle descrizioni delle ultime coniazioni di Taranto e Metaponto viene scritto “occupazione punica” o, nel migliore dei casi “tempo di Annibale” e quindi “statere ridotto” o “mezzo shekel”. Ora dico: capisco le inveterate consuetudini dei vecchi numismatici di scopiazzarsi tra di loro ma, non sarebbe più giusto parlare di “prima occupazione romana di Taranto e Metaponto” ( non oso dire denari per non urtare la sensibilità dei veri studiosi) visto il calo ponderale equiparato al denario, visto lo stile non propriamente greco e vista l’aquiletta romana sulla destra del delfiniere ( ali aperte e petto in fuori) ? Non me ne vogliate per l’audacia, scostandomi dai soliti canoni, è solo un motivo di confronto.1 punto
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ciao.. una curiosità.. il 50 cent proviene da numismatica fiorentina? se è così lo avevo notato anche io un po di tempo fa..🤣👍1 punto
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Probabilmente i datteri erano maturi e se li sono mangiati!! grazie di nuovo1 punto
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dovrebbero essere : Giappone 10 Yen Showa (1926 - 1989). L'anno non sono sicuro , ma mi sembra recente.1 punto
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10 groschen in alluminio austriaco, la data la trovi sotto il valore 10 (dal 1951 al 1998)1 punto
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10 yen giapponese in bronzo, date le incrostazioni non si riesce a vedere bene la data, dai primi caratteri visibili si può restringere il campo: dal 1975 al 1984.1 punto
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,secondo round💪💪 5 lire 1864 N, R. BB+ 50 Cent 1863 M, R. Spl1 punto
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Avendolo letto diversi anni fa non ricordo... Però di preciso ti posso dire che un capitolo solo su questa moneta non c'è. PS. è comunque un bell'esemplare il tuo. Direi un gran bel qFdC con delicatissima patina, intravedo dei graffietti nei campi.1 punto
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Non si conosce né il controvalore né l’alimento al quale dava diritto questo gettone, ma solo che era convertibile alla cooperativa o associazione nota come “cucina economica” della città di Chioggia, Il cui stemma comunale è coniato sull’altra faccia. Queste istituzioni sorte verso la fine del 1800 in luoghi caratterizzati dal concentramento di grandi fabbriche allo scopo di offrire pasti a prezzi calmierati a operai e famiglie non abbienti, oggi non hanno più l’originaria funzione di mensa e ospitano in genere diverse attività socio-culturali. Penso che rivolgendosi all’attuale istituzione si possano avere informazioni sul gettone. apollonia1 punto
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Ma il 'Codice da Vinci' è una storia, il cui autore, Dan Brown, è uno scrittore appunto che scrive storie, non credo abbia mai avuto la pretesa di rappresentare una ricostruzione documentaria di fatti realmente avvenuti, la fiction non è mistificazione.. è fantasia1 punto
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Quattrino di Massa di Lunigiana per Alberigo I Cybo Malaspina principe di Massa. La più recente pubblicazione sull'argomento penso siano i numeri 46 e 52 del Bollettino della Numismatica (scaricabili gratuitamente in pdf) in cui vengono presentati gli esemplari della collezione reale (analisi rivista e corretta del CNI, integrata degli esemplari entrati nella collezione di VEIII dopo la pubblicazione del CNI). Il primo esemplare, in base alla legenda leggibile (ALB..... M.P.I.) e in base allo stile dello scudo e dell'albero di spino, mi sembra che corrisponda con buona approssimazione all'esemplare prentato al n°227, p. 70. Più complicato il secondo esemplare che presenta una legenda del dritto presumibilmente descrivibile come di seguito: (ALB.CY)...R.I.M.P. Che forse può essere paragonato alla legenda descritta per l'esemplare descritto al n°234, p.77 che recita: ALB.CYBO....S.R.I.... Comunque entrambi da assegnare al periodo compreso fra il 1568 e il 1623... Ciao Mario1 punto
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Spero che riusciamo ad incontrarci. La conoscerei volentieri, mi piacciono i suoi interventi nel forum e le monete che pubblica anche se collezioniamo tipologie diverse. Saluti.1 punto
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Ma sicuramente ci sarà una uguale in giro, per due motivi: 1- la mezzaluna è di conio, allora saranno stati coniati diversi pezzi 2- la mezzaluna è una fessurazione/rottura di conio con cui hanno coniato altri pezzi e quindi è lo stesso discorso di prima Comunque per me la mezzaluna ricade nel secondo caso (rottura fessurazione)1 punto
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R piccola.....presa ieri....Anticipazione work in progress😉😉1 punto
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Buongiorno,le motivazioni possono essere diverse,magari la moneta era fuori corso e quindi riciclata per dargli nuova vita,o semplicemente qualcuno ha pensato che sarebbe stato una buona idea farci un bottone, magari e' stato realizzato in epoca successiva quando ormai l'argento contenuto in essa fosse di valore irrilevante... Comunque è un oggetto abbastanza comune,ne ho visti molti durante le mie ricerche di bottoni di produzione napoletana...1 punto
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grazie per il suo sempre preciso e gentile aiuto, ho controllato il sito che mi ha indicato e la moneta è esattamente quella, saluti F.P.1 punto
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Ecco come è nato il mito della suocera dispotica, ficcanaso e petulante Nella "Giornata della suocera" ricostruiamo le origini dell'eterna rivalità tra la nuora (o il genero) e la suocera, ovvero una delle figure più temute e cordialmente detestate in famiglia. Il 23 ottobre 2022 è la Giornata della suocera, si tratta di un piccolo riconoscimento a una figura da sempre odiata e combattuta da (quasi) tutte le nuore: ma vediamo perché storicamente la suocera scatena (talvolta) così tanto odio, attraverso l'articolo "Quel mostro di suocera" di Claudia Giammatteo, tratto dagli archivi di Focus Storia. IMMAGINE STEREOTIPATA. Il commediografo latino Terenzio non lasciava speranze: "Tutte le suocere in pieno accordo odiano le nuore", sentenziò nella commedia La suocera nel II secolo a.C. Ancora più caustico, quattro secoli dopo, l'appello lanciato dallo scrittore Giovenale: "Rinuncia alla pace familiare finché tua suocera è viva" (Satire, VI 231-235). E Giovanni Verga nel romanzo I Malavoglia (1881) rafforzava il concetto lamentandosi che "Fra suocera e nuora si sta in malora". Sono solo tre esempi dei fiumi di inchiostro dedicati a uno degli stereotipi culturali occidentali più radicati, quello della suocera arpia e ficcanaso, in eterna lotta con le vittime preferite delle sue angherie: genero e nuora. Un'immagine replicata in romanzi, commedie, fumetti, persino barzellette ("Mia suocera è un angelo". "Beato te: la mia è ancora viva!") e proverbi ("Una suocera è buona e lodata quando è morta e sotterrata"). Ma come è nato questo cliché? E, soprattutto, come ha fatto ad arrivare intatto fino ai nostri giorni? Per rispondere a queste domande bisogna tornare al passato. IL BOSS DI CASA. L'attribuzione del ruolo di "boss" della gerarchia familiare risale, infatti, alle origini della civiltà. Lo dimostra l'etimologia del termine "suocero", dalla radice indoeuropea (protolingua preistorica) swe "colui che appartiene al medesimo gruppo sociale" e krov "colui che detiene l'autorità". Gli antropologi ottocenteschi hanno svelato per primi l'esistenza di due riti di sottomissione millenari: nelle società primitive matriarcali, dove vigeva il "matrimonio servile", così detto per la condizione di inferiorità a cui era condannato lo sposo convivente, quest'ultimo era obbligato a prestare speciali servizi (come tagliare legna per il fuoco) e a inginocchiarsi di fronte alla suocera senza mostrarle i piedi. Un'usanza ancora più singolare diffusa nelle società tradizionali di Nord America (Dakota, Omaha), Oceania, Africa (tra Boscimani e Zulu) imponeva a suocera e genero di evitarsi: i due non potevano guardarsi, né rivolgersi la parola, né pronunciare i rispettivi nomi, ma avevano rapporti solo per interposta persona. PAROLA D'ORDINE: EVITARSI. Un rituale battezzato "evitamento" (in inglese avoidance) a cui gli studiosi hanno, però, attribuito significati molto diversi. «Secondo l'etnologo John Lubbock, l'evitamento risaliva ai tempi in cui il matrimonio avveniva "per ratto", cioè tramite il rapimento della sposa, ed evocava la collera dei parenti verso il genero "rapitore"», spiega Fabio Dei, docente di Antropologia culturale all'Università di Pisa. «Nel saggio Totem e Tabù del 1913, Sigmund Freud era di opinione diversa: riteneva che quel divieto del contatto fisico fosse una precauzione dalla tentazione dell'incesto tra suocera e genero, che violando un tabù sacro avrebbe obbligato l'intero gruppo a cerimonie espiatorie». La moderna antropologia sociale insiste, invece, sulla natura strettamente rituale dell'evitamento, «un modo di segnalare simbolicamente il rapporto tra elementi diversi della struttura familiare e tenere sotto controllo gli esiti potenzialmente conflittuali della relazione di parentela». QUI COMANDO IO. Il mito della suocera arpia e petulante risale, invece, al modello familiare esteso e patriarcale, che obbligava gli sposi a vivere con i parenti di lui: zii, nonni, genitori, nipoti, sotto lo stesso tetto. Spesso, infelicemente. «Tutti gli studi sui mutamenti della famiglia italiana dal XV al XX secolo concordano sulla richiesta di sottomissione alla suocera della nuora convivente», spiega il sociologo Marzio Barbagli. «Un fenomeno più accentuato nei ceti in cui vigeva la ferrea gerarchia familiare e la separazione dei ruoli. Nelle famiglie aristocratiche, per esempio, i rapporti erano regolati in base all'età, al sesso e all'ordine di successione. I figli venivano educati alla completa deferenza, privati di baci e coccole, e, soprattutto, i matrimoni erano combinati tra estranei. Per molti secoli fu il capostipite, consigliato dalla moglie, a stabilire quale dei suoi figli si potesse sposare, con chi e a che età», prosegue l'esperto. QUESTO MATRIMONIO NON S'HA DA FARE. Obbedire al diktat paterno condannava al gelo coniugale ma disobbedire era garanzia di una convivenza infernale. Nel '700 fece scalpore il braccio di ferro tra il giovane marchese Cesare Beccaria (1738-1794) e il padre Saverio, così convinto che il suo matrimonio con la sedicenne Teresa De Blasco fosse economicamente svantaggioso, da ottenere dall'Amministrazione di Milano che il figlio fosse messo agli arresti domiciliari per tre mesi "acciocché sia in piena libertà di maturare seriamente il suo caso". E, non pago, gli tolse anche i diritti di primogenitura. Ma i due si sposarono lo stesso. Anni dopo, fu Giulia Beccaria (figlia di Cesare e Teresa), madre di Alessandro Manzoni, a odiare la nuora trentasettenne Teresa Borri, vedova Stampa. Manzoni l'aveva sposata contro la volontà della madre, che si lamentava a sua volta pubblicamente della pigrizia della nuora: "Mentre Alessandro si sveglia presto al mattino per lavorare lei non lascia il suo letto prima di mezzogiorno". SOTTOMISSIONE DAL PRIMO GIORNO. Ancora più tumultuose erano le baruffe che scoppiavano nelle famiglie numerose dell'Italia contadina mezzadrile. «L'autorità suprema era il capofamiglia, detto il capoccia, reggitore o vergaro, che teneva i rapporti con il proprietario del podere aiutato da sua moglie, detta massaia, vergara o reggitrice, che gestiva il denaro, i lavori domestici, l'orto e il pollaio. Seguivano i figli maschi, tra cui il bifolco, addetto al bestiame, e infine le figlie femmine e le mogli dei figli», spiega Barbagli. Le nuore passavano direttamente dall'autorità dei genitori a quella dei suoceri, a cui davano rispettosamente del "voi" (e in Veneto li chiamavano rispettivamente msé, "mio signore" e madonna, "mia signora") e da cui erano dipendenti sia sul lavoro sia per i bisogni più importanti. La sottomissione delle nuore iniziava il giorno delle nozze. IL RITO DEL MESTOLO. «In alcune zone del Centro Italia il corteo nuziale trovava la porta di casa sbarrata e la sposa doveva bussare per tre volte, finché appariva sull'uscio la suocera con un mestolo alla cintura. E lo passava alla nuora solo dopo le formule di rito ("Che cosa volete?", chiedeva la suocera. "Entrare in casa vostra e obbedirvi in quanto vi piaccia di comandarmi", rispondeva la nuora). In altri casi la suocera portava una scopa, una scodella piena di acqua e la nuora doveva lavare la soglia», prosegue Barbagli. Angelo De Gubernatis nel 1878 scriveva: "La suocera deve essere dalla nuora considerata come la sua padrona e il suocero come il suo padrone". Ma questo non significa che in casa regnasse la pace. Anzi. Le tensioni latenti potevano diventare così forti da esplodere in quelle che lo storico Domenico Spadoni chiamava "terribili guerre femminili", davanti alle quali i fin troppo docili mariti non intervenivano mai. GUERRIGLIA FAMILIARE. Il motivo più frequente delle urla tuttavia era la rivalità tra nuore. La gerarchia familiare contadina favoriva la nuora che era entrata per prima in famiglia. L'ordine, però, poteva essere alterato o capovolto dalle predilezioni dei suoceri, scatenando rivalità furibonde. Ma se, nonostante i bocconi amari, la gerarchia patriarcale durò così a lungo fu perché rispondeva a precisi calcoli di convenienza. «Figli e nuore sapevano di non avere alternative lavorative, a meno di non volere precipitare allo status di braccianti, e soprattutto che non erano le nozze il momento di emanciparsi. Questo avveniva alla morte dei genitori o quando la malattia li costringeva ad abbandonare la direzione del podere. Da parte loro, le infelici nuore erano educate ad accettare la loro condizione e dagli esempi femminili intorno a loro avevano imparato che dichiarare guerra alla suocera significava inevitabilmente andare incontro a una sconfitta», conclude l'esperto. UNA SUOCERA DA PSICOANALISI. Nei primi decenni del '900 molti riti di sottomissione erano scomparsi Le trasformazioni sociali prodotte dalla rivoluzione industriale avevano messo in crisi l'autorità patriarcale e lentamente imposto un nuovo modello di famiglia "coniugale intima". In tutti i ceti sociali il matrimonio si fondava sulla libera scelta degli sposi, sull'attrazione fisica e sull'amore. Eppure anche se i coniugi vivevano per conto proprio, lontani dalle intromissioni dei suoceri, il luogo comune della suocera-arpia era ancora intatto. Freud fu il primo ad attribuire le guerre domestiche (soprattutto l'acredine tra suocera e genero) a impulsi inconsci. "Una parte di questi impulsi è facilmente individuabile. Per la suocera è la contrarietà a rinunciare alla propria figlia e la diffidenza nei confronti dello straniero al quale è stata affidata [...]. Per l'uomo è il rifiuto di sottomettersi ad una volontà che non sia la propria", scrisse il padre della psicanalisi in Totem e Tabù, dove rimpiangeva il "tabù del contatto". INSOFFERENZA TRASVERSALE. Che le ostilità siano indipendenti dallo status sociale familiare è infine dimostrato dall'elenco di teste coronate, personaggi illustri e leader mondiali a cui la suocera troppo possessiva ha dato filo da torcere. "Dietro un uomo di successo, c'è una moglie fiera e una suocera sorpresa", esclamò negli Anni '50 il presidente americano Harry Truman, sminuito dalla suocera Madge Gates Wallace. Il premier britannico Winston Churchill fu ancora più caustico: "Non c'è bisogno di inasprire le pene per bigamia. Un bigamo ha due suocere: come punizione mi pare che basti". https://www.focus.it/cultura/storia/mito-suocera-dispotica-ficcanaso-petulante1 punto
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Sono andato a controllare che la mia avesse un numero di serie < 791!! 😁1 punto
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Ciao, questo gadget era stato inserito nella divisionale della zecca del 1980, dopo dieci anni dalla sua ultima divisionale ufficiale la zecca aveva iniziato nuovamente a produrre le serie annuali per i collezionisti.1 punto
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Signori,ma voi pensate che esistano fdc veri per questa monetazione?1 punto
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Condivido in pieno le tue perplessità. Purtroppo temo che il principale motivo dell'incertezza nella definizione di questi nominali, che costituiscono uno degli argomenti più dibattuti negli studi numismatici, derivi dalla mancanza di un esame complessivo degli esemplari in questione. Per Taranto, in particolare, lo studio di Fischer-Bossert si ferma al 280 a.C. e peraltro si limita alla sequenza dei didrammi, tralasciando la moneta divisionale che nel III secolo appare particolarmente abbondante e dalla quale potrebbero trarsi importanti elementi. Pertanto le serie tarantine più tarde sono ferme al contributo di Evans (1889), che le inquadra nel X periodo della sua classificazione, corrispondente all'età annibalica. In questo periodo, come ben noto, la zecca di Taranto sembrerebbe riprendere la coniazione, seppur in modo discontinuo, allineando il nominale maggiore (ridotto a ca. gr. 6,60) con la valuta cartaginese, con valori intorno a gr. 3,90 o di poco inferiori. Da questo deriva la variegata definizione di questi esemplari, che oscilla tra statere ridotto e/o mezzo shekel ma che in realtà, come ben osservi, andrebbe meglio puntualizzata.1 punto
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Buonasera, Vi ringrazio per l'aiuto sempre molto qualificato , ho controllato la scheda e ok, catalogata saluti F.P.1 punto
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Il sesterzio di Vitellio è impegnativo, ma anche affascinante se la moneta ha una buona leggibilità, per questo conviene aspettare e forse mettere in conto una cifra adeguata per prendere un esemplare decente. Per esperienza ti dico che la voglia di riempire il buco anche con un pezzo malconcio si trasforma presto con la voglia di sostituirlo con uno più bello...1 punto
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Posto un 20 Lire di V.E.II Re di Sardegna con un rovescio ruotato di 15° ed un 10 Lire V.E. Re d'Italia:1 punto
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Per rispondere alle domande relative a Catawiki, spero di poter fare un po’ di chiarezza. Chiariamo innanzitutto che le commissioni sono al 9% per l’acquirente (e non il 22-23% come sopra indicato). Per quanto riguarda il diritto di recesso a) Per il diritto di recesso, è regolato dalla legge del consumo europea e si applica ai venditori professionisti. b) Nel caso di venditori non professionisti, l’acquirente può recedere dall’acquisto solamente nel caso di oggetto ricevuto con danni, oggetti falsi o non conformi. Catawiki interviene e chiede agli esperti di giudicare caso per caso. Se una moneta, banconota o altro oggetto acquistata su Catawiki dovesse risultare falsa c’è garanzia di rimborso immediata per l’acquirente. Poi sarà Catawiki a sbrigarsela con il venditore. Metodi di pagamento: Catawiki non utilizza Paypal, ma utilizza una piattaforma simile che non comporta spese extra per i clienti. I soldi sono inviati tramite Stripe; Catawiki sblocca il pagamento quando, arrivata la spedizione, non sono segnalati problemi (vedasi sopra). Per quanto riguarda la moneta, è una moneta meravigliosa. La prima della serie di re Vittorio Emanuele III, che di questa moneta scrisse: “Questo scudo sarà presto raro perché ne saranno coniati pochissimi”. So che nel giro di pochi anni il suo valore aumentò enormemente e dopo la II Guerra Mondiale divenne introvabile, scomparendo dal mercato per quasi 20 anni A.F.1 punto
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Questa è bella! ciao @Moldhen, ciao @Fiore151 Avete visto la "ruotina"? A me è sembrata subito un volante (forse che ho appena parcheggiato la macchina...) e poi c'è un fulmine, mi sono detto: evvvai di google! Gettone per filobus - Cairo Buono per DUE corse: Il fulmine a destra del centro rappresenta l'elettricità, mentre il piccolo volante in alto rappresenta l'autobus e le due barre a sinistra rappresentano che è buono per due corse. per UNA corsa: Location Egypt Type Automatic tokens › Transit token Currency Egypt - Transit Tokens Composition Aluminium Weight 1.83 g Diameter 23.24 mm Thickness 2 mm Shape Round Orientation Medal alignment ↑↑ Number N# 47719 Solo il testo è magari un po' noioso Lettering: محافظة القاهرة Translation: Cairo Governorate Lettering: القاهرة القاهرة القاهرة Translation: Cairo Cairo Cairo Servus, Njk https://en.numista.com/catalogue/exonumia47719.html1 punto
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Ciao @PK. Nella mia personale sensibilità il principale motivo per cui nella sezione Regno la fa da padrone Vittorio Emanuele III è perché, da gran Re Numismatico, ha emesso una quantità di monete di straordinaria bellezza e quindi penso sia abbastanza umano privilegiare lui rispetto ai suoi due predecessori che obiettivamente non possono competere con meraviglie immortali come il Vetta d’Italia, la Quadriga, l’Aratrice. Le produzioni del Re Galantuomo e del Re Buono infatti sono abbastanza monotone come iconografia. Come ho avuto modo di esprimere in altra discussione, tra esse a mio parere gli scudi collo lungo costituiscono una bella eccezione, particolarmente per la maestosità del ritratto del D. Detto ciò trovo giusto rendere onore a Vittorio Emanuele II partendo subito forte 😉con un 5 lire 1859 Genova in FDC con un insignificante segnetto sulla guancia e dotato di una pregevole patina riposata di antica raccolta. Buona domenica e un caro saluto1 punto
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Come molti sanno combatto da anni la pratica di inscatolare le monete. Capisco la strategia commerciale, ma non condivido quella numismatica. @lorluke ha già toccato molte delle criticità dello slab. Il peso nella monetazione medievale è fondamentale, anche per motivi di studio. Sempre nelle medievali sono importanti i punzoni e attraverso la plastica è impossibile individuarli bene. Infine, ma è pure un argomento importante, a volte vengono sigillate monete false. Questo è dovuto al fatto che è impossibile conoscere tutte le monete e le loro criticità. E, a tal proposito, le società che slabbano garantiscono lo stato di conservazione, ma non l'autenticità. Così si rischia di avere un falso, ma MS65... #Liberiamo le monete Arka Diligite iustitiam1 punto
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Un libro interessante. Ho letto con grande piacere. L'unica cosa che voglio notare. Sembra molto che ci siano modifiche. Distorsioni tardive del testo.1 punto
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Sì. Ma in Russia c'è abbastanza gas per riscaldare gli acquari per la vita dei pesci rossi. Vediamo come L'Europa riscalda i suoi pesci rossi in inverno.1 punto
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