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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/11/22 in tutte le aree
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Gli Etruschi erano conosciuti nell' antichita' per essere un popolo che poneva le mogli su un piano di parita' con gli uomini , per questa mentalita' aperta e simile alla moderna , gli Etruschi erano molto criticati dai Greci e Romani antichi molto meno disponibili alla parita' con le donne ; le mogli al pari dei mariti partecipavano ai banchetti , erano indipendenti , libere e , stando ai dipinti e sculture , anche molto belle ; mantenevano nel matrimonio anche il proprio prenome mentre ad esempio a Roma le donne repubblicane portavano in dote il solo gentilizio . Questa forte unione matrimoniale tipica del popolo etrusco proseguiva anche nell' aldila' , infatti dipinti tombali e sarcofagi presentano banchetti ai quali partecipano insieme donne e uomini e due famosi sarcofagi hanno in rilevo marito e moglie amorevolmente abbracciati . Il primo sarcofago , quello piu' conosciuto e risalente al VI secolo a. C. , si trova al Museo Nazionale Etrusco di Valle Giulia a Roma , l' altro meno conosciuto perche' purtroppo non e' in Italia bensi in America a Boston , presso il Museo of Fine Arts , e' forse ancor piu' delicato ed espressivo del primo perche' marito e moglie entrambi abbracciati si guardano negli occhi e lei cinge con la mano destra la nuca del marito come per avvicinarlo per un bacio e con la mano sinistra cinge la di lui schiena , in un gesto che probabilmente erano abituati a compiere quando erano in vita . L' amore coniugale oltre la vita . Il sarcofago degli sposi a Roma e il sarcofago degli sposi a Boston3 punti
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Bonjour @fredofly ça me ressemble une monnaie de L'Évêché de Lausanne Sebastien de Montfaucon un denier.. https://www.colleconline.com/fr/items/107584/monnaie-feodale-dol-99-denier-de-eveche-de-lausanne à Frinco je ne suis au courant de rien de semblable3 punti
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Dal mito degli Elleni, Bellerofonte, cavalcando Pegaso, uccide il mostro Chimera . E' la raffigurazione al rovescio di un non comune didrammo di una piccola monetazione unica testimonianza di genti probabilmente campane, i Fenserni : l' esemplare è nelle collezioni del museo di Berlino . Per questa tipologia, unisco le note di Rutter in H.N.Italy al n. 538 .2 punti
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NAC 132, 30.5.2022, 154 Description Greek Coins Calabria, Tarentum. Nomos circa 510-450, AR 7.98 g. TARAΣ retrograde Oecist seated on dolphin r., l. arm extended; below, pecten. Rev. The same type l. incuse. Vlasto 68 (this coin). Fischer-Bossert 16d (this coin). Gorini 3, enlarged p. 202-203 (this coin). Kent-Hirmer pl. 102, 294 (this coin). Historia Numorum Italy 826. Ex NAC sale 13, 1998, formerly exhibited at the Antikenmuseum Basel, 72. From the Curinga hoard (IGCH 1881). From the Vlasto and Athos and Dina Moretti collections. Dopo vari passaggi tornava in asta alcuni mesi fa un nomos arcaico di Taranto a rovescio incuso che nel catalogo della collezione Vlasto risulta provenire dal ripostiglio scoperto fortuitamente nel 1916 a Curinga (CZ), in contrada Serrone, nei pressi della stazione ferroviaria, da parte di alcuni operai che stavano eseguendo lavori di bonifica dei terreni nell’area tra i fiumi Angitola e Turrina. Le travagliate vicende relative al recupero di questo ripostiglio, smembrato subito dopo la scoperta tra operai e gente del posto e recuperato anche grazie all’impegno di Paolo Orsi – alla cui esemplare attività e impegno profuso nella ricerca e tutela archeologia Roberto Spadea ha dedicato significative pagine: https://www.academia.edu/40524199/ROBERTO_SPADEA - e alla Prefettura di Catanzaro, possono leggersi sia nei contributi dell’Orsi (P. Orsi, Tesoro di monete greche arcaiche rinvenute nel territorio di Curinga (Catanzaro), “Notizie degli Scavi”, 1916, pp. 186-7; Id., Tesoretto di stateri arcaici greci da Curinga (Catanzaro), “Atti e Memorie dell'Istituto Italiano di Numismatica”, 3, 1917, pp. 31-46) che nelle più recenti edizioni del ripostiglio, l’una a firma di G. Perri (Nuovi dati per una riedizione del ripostiglio di Curinga, “RIN”, CIV, 2003, 57 ss.), l’altra di E. Spagnoli (in E. Spagnoli-M. Taliercio Mensitieri, Ripostigli dalla piana lametina, Soveria Mannelli 2004, 49 ss.): (da Perri 2003, 57)2 punti
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Ciao a tutti, scusate se non ho risposto a vostri interventi ma in questo periodo non ho molto tempo da dedicare al Forum. Il 10 Am lire mono lingua l'ho portato a casa, ottima conservazione etc.etc. Per quanto riguarda la doppia perizia vi rimando a giovedì sera.... Approposito, ho anche una piccola curiosità sulla bollatura delle cedole pontificie , in particolare su quella di Monteleone. A giovedì.2 punti
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Salve. Il 4 cavalli del 1790 SICI asta 23 Marcoccia me lo sono aggiudicato io per pochissimi euro. È vero che la conservazione è quella che è, tuttavia pensavo di doverlo pagare di più. Quando mi arriverà sarò felice di postare delle foto e di condividerlo con voi. Un caro saluto2 punti
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Buona domenica condivido questa piccola lenticchia in collezione da un po che mi da parecchia soddisfazione, nell'attesa di trovare un bel mezzo baiocco da metterle affianco. cosa ne pensate? per me è meglio di spl ma vorrei sentire anche la vostra... grazie a tutti in anticipo marco2 punti
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buongiorno a tutti....torno nel forum dopo un po di tempo (un po di problemi ed impegni che mi hanno tenuto un po lontano dalla numismatica ) vengo a conoscenza solo ora degli ultimi aggiornamenti anche se relativi al 2021 beh spettacolo direi!2 punti
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Aggiungo che un altro importante ripostiglio (o presento tale) di monete incuse sarebbe venuto alla luce fortuitamente nel 1910-11 in località S. Stefano di Rogliano (CS) e subito disperso (IGCH 1884). Composto a quanto pare da svariate centinaia di monete (300?), di questo cospicuo ritrovamento restano appena 19 stateri, frutto di un sequestro effettuato nel 1927 in un'abitazione privata nel comune di S. Stefano di Rogliano e facenti parte di un cospicuo ripostiglio per ammissione dello stesso detentore, come si legge nell'edizione del tesoro (E. Spagnoli, Ripostiglio di S. Stefano di Rogliano, in E. Spagnoli-M. Taliercio Mensitieri, Ripostigli dalla piana lametina, Soveria Mannelli 2004, 121-133). Le monete superstiti sono attualmente custodite presso il Museo Archeologico di Reggio Calabria. Secondo Catanuto, a cui si deve la prima notizia della scoperta (NSA 1932, 383), il luogo di rinvenimento andrebbe localizzato "nel territorio di Crotone". E' interessante che Ettore Gabrici nel 1910 pubblichi un incuso a legenda MO (= So), attribuito ai Sontini, che ebbe modo di esaminare grazie ad un suo "amico di Rogliano (prov. di Cosenza), possessore di una piccola raccolta di monete, che egli aveva acquistato a volta a volta da contadini del suo paese. Di modo che, se mi sfugge il luogo esatto di provenienza, si può esser certi che esso resta nel territorio di Rogliano" (E. Gabrici, Moneta di argento dei SO(ntini), "Numismatic Chronicle", s. 4, vol. X, 1910, 329 ss.). Si tratta, insieme al citato tesoro di Curinga e a quello di Sambiase, di alcuni tra i più importanti e cospicui rinvenimenti di moneta incusa in Italia meridionale e a cui si aggiunge - sperando in una pubblicazione dei materiali - il gruzzolo "di monete achee" citato in numerosi interventi. https://bertolamifineart.com/un-ripostiglio-di-monete-incuse-della-magna-grecia-coniate-tra-il-vi-e-il-v-secolo-a-c/2 punti
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Il soldo non è in rame, ma in mistura, anche se la quantità di argento è molto bassa. Nella prima metà del '600 (concordo con @gigetto13 su Giovanni Corner I) aveva un certo potere d'acquisto. E per i falsi di poco valore ricordo che attualmente circolano 50 centesimi falsi... Arka Diligite iustitiam2 punti
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La moneta di Taranto, non citata dall’Orsi, è pertanto nota solo attraverso la notizia di Vlasto nel catalogo redatto da Ravel (n. 68): Essa inoltre compare nel catalogo della Spagnoli (p. 54, n. 1) ma non in quello della Perri, che (inspiegabilmente) non fa alcuna menzione del pezzo. Si osservi che il peso dell’esemplare registrato nel catalogo Vlasto (n. 68) e riportato dalla Spagnoli (gr. 8,09) risulta sensibilmente più alto di quello indicato nella vendita NAC (gr. 7,98). Ma prescindendo da queste omissioni e imprecisioni, pure non secondarie, il dato interessante, come si vedrà, appare che solo Vlasto fosse a conoscenza dell’originaria provenienza del pezzo. Paolo Orsi non ne fa alcuna menzione, né quando diede notizia preliminare della scoperta (Orsi 1916), né nella successiva pubblicazione del ripostiglio che per l’epoca può dirsi alquanto precisa benché solo parzialmente illustrata (Orsi 1917). Le modalità attraverso cui il collezionista ne entrò in possesso restano tuttavia ignote ma in ogni caso concorrono a rimarcare i caratteri di un’attività collezionistica particolarmente intensa e implementata con significativa evidenza proprio dai numerosi rinvenimenti monetali, per lo più fortuiti, che si andavano susseguendo in Italia meridionale (e a Taranto in particolare) nei decenni iniziali del XX secolo: IGCH 1886 (Calabria 1920), 1901 (Taranto, dintorni 1914), 1903 (Lecce 1920), 1916 (“Ionian Shore” 1908), 1922 (Taranto 1929), 1927 (Taranto 1933), 1928 (Carosino 1904), 1929 (Taranto 1925), 1932 (Taranto 1883), 1933 (Taranto 1919), 1934 (Torre dell’Ovo 1912), 1950 (Monteparano 1905), 1956 (Taranto, via Mazzini, 1929), ecc. Solo pochi anni prima che venisse alla luce l’accumulo di Curinga, Vlasto aveva inoltre acquistato in momenti diversi due dei quattro lotti (rispettivamente 168 e 100 pezzi) in cui venne frammentato un altro cospicuo ripostiglio (o presunto tale: IGCH 1874) scoperto a Taranto in anni molto vicini (1911) al rinvenimento di Curinga. Per quanto concerne gli incusi si osserva che ben 4 esemplari di Taranto di provenienza nota erano finiti nella collezione Vlasto: il primo rinvenuto a Taranto nel 1915 (Fischer-Bossert 11.a = Vlasto 62), il secondo (Fischer-Bossert 8.a = Vlasto 64) scoperto nel 1906 a Lecce; il terzo dal ripostiglio noto come “Italia meridionale ante 1903” (IGCH 1878: Fischer-Bossert 5.d = Vlasto 66), l’ultimo proveniente dal ripostiglio rinvenuto nel 1927 a Crotone, loc. Ameri, (IGCH 1898: Fischer-Bossert 13.c = Vlasto 69) e battuto dallo stesso conio di incudine dell’esemplare di Curinga. Ad essi si aggiunge un esemplare indicato da Vlasto come rinvenuto nel 1936 nei dintorni di Taranto (Vlasto 73) ma successivamente ritenuto contraffatto (Bulletin on Counterfeits 13, 2 1988, p. 28.1; Fischer-Bossert, p. 398, F12).2 punti
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É lo stemma che monsignor Braschi, futuro papa Pio VI, adottò durante la propria carriera ecclesiastica apportando dapprima una modifica allo stemma di famiglia, e poi sostituendolo a partire dal secondo anno di pontificato come testimoniano le monete da lui fatte coniare. ll significato è abbastanza palese: le condizioni avverse (il soffio del vento) piegano lo stelo del puro ed elegante fiore (il monsignore) ma non lo spezzano. Conoscendo la triste vicenda storica e umana del pontefice, deposto e deceduto prigioniero, possiamo ben dire che egli si diede uno stemma in cui involontariamente profetizzava il proprio destino (mi si consenta di citare questo contributo di 23 anni fa: https://www.academia.edu/20272037/Uno_stemma_premonitore).2 punti
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Anche io ti consiglio di prenderla non perchè possa costituire un investimento, ma solo se ti piace la moneta. Io l'ho acquistata ed è la preferita della mia collezione Adoro questa moneta per vari motivi...2 punti
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DE GREGE EPICURI Martedì 18.10.22 alle ore 20.30 al CCNM (Milano,via Kramer 32) terremo un incontro informale sulle monete romane di Alessandria d'Egitto. Ne parleranno Fabio Songa e Gianfranco Pittini. Si illustreranno gli aspetti generali (inizio temporale e conclusione di tale monetazione, numerario, quantità delle emissioni, obbligo del cambio ai confini, ecc.) e si osserverà poi un certo numero di monete. Qualche riflessione sull'opera del Dattari.1 punto
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Il punto è solo uno: moneta comune in bassa conservazione ad una cifra non congrua... Non si tratta di disprezzare monete in bassa conservazione,ci mancherebbe,io stesso per la tipologia di monete che seguo ho in raccolta monete in MB e anche meno,ma qui si tratta di una moneta comune che può essere acquistata in conservazione migliore (mai parlato di FDC)senza dovere per forza spendere un capitale,con il passare del tempo i gusti e l'occhio si affinano e quella determinata moneta acquistata d'impulso probabilmente non piacerà più... Poi è ovvio che ognuno spende i sui soldi come meglio crede,ci mancherebbe,ma visto che è stato chiesto un parere io ho dato il mio... Poi sarei curioso di sapere quale collezionista di napoletane con un minimo di esperienza e cultura comprerebbe una moneta che il Gigante 2019 valuta 50 euro,il Magliocca valuta 50 euro e il Nomisma valuta 40 euro... (I valori citati si riferiscono alla moneta normale senza varianti) e sappiamo tutti che spesso il valore dei cataloghi è al rialzo,quindi ribadisco che per me la moneta è costata troppo e personalmente l'avrei lasciata dov'era... buona serata a tutti...1 punto
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Se il mazziere ha una coppia di fanti prendo il 2. Se ha una coppia di re prendo il 4. In entrambi i casi il mazziere ha 2 possibilità: prendere il 6 e lasciare scopa (di 4 o di 2 a seconda della situazione) oppure getta la carta parigliata, non lascia scopa ma non fa più una presa.1 punto
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Ciao a tutti. Per gli amanti della monetazione ostrogota segnalo un interessantissimo articolo di Michele Asolati relativo alle monete alto imperiali contromarcate XLII e LXXXIII Nuove scoperte sulle monete bronzee d'età imperiale con contromarche XLII e LXXXIII, in Percorsi nel passato. Miscellanea di studi per i 35 anni del Gr.AVO ei 25 anni della Fondazione Colluto, a cura di A. Vigoni, Rubano (PD) (L'Album 22), pp. 253-265 -> PDF qui su academia . edu Su academia . edu era anche presente anche un altro articolo di M. ASOLATI: Una moneta ostrogota contromarcata e la sequenza delle emissioni anonime da 40 e da 20 nummi, in Traces of Complexity. Studi in onore di Armando De Guio / Studies in honour of Armando De Guio, a cura di L. MAGNINI, C. BETTINESCHI, L. BURIGANA, Mantova 2021, pp. 361-372 (ISBN 978-88-99547-52-3) ma ora si trova solo una versione editata dall'autore. Allego immagine esemplificativa della questione: Se n'era già parlato moooolto tempo fa qui e, più recentemente anche qui1 punto
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Chiedo venia. ho visto che l'articolo in questione venne già riportato da @Poemenius in questa discussione1 punto
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Ciao. Il catalogo dovrebbe essere questo; ma non so se la qualità delle immagini possa essere all'altezza delle tue aspettative. https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k9801911z.texteImage#1 punto
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taglio: 2 euro cc paese: estonia anno: 2019 A tiratura: 1.000.000 condizioni: bb+ città: trieste1 punto
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Consiglio la lettura di questo denso riassunto: L’immagine della coppia nella pittura tombale arcaica dell’Etruria di Petra Amann e di questo articoletto: IL MATRIMONIO NELLA CULTURA ETRUSCA. INTERVISTA ALL’ARCHEOLOGA FRANCESCA BIANCO1 punto
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Bronzo di Macrino (Apamea, Bitinia) che raffigura al rovescio Enea che avanza a destra con la testa rivolta a sinistra, portando Anchise e conducendo Ascanio per mano (Roma Numismatics, E-Sale 90). Roman Provincial Macrinus Æ 36mm of Apamea, Bithynia. AD 217-218. IMP CAES M OPELL SEVER MACRINVS PI AVG, laureate, draped and cuirassed bust to right / COL IVL CONC APAM AVG D D, Aeneas advancing to right, head to left, carrying Anchises and leading Ascanius by the hand. von Aulock 6921 (same dies); RG 89; Sear 2917. 21.40g, 36mm, 6h. Near Extremely Fine; patina stripped, struck on a medallic planchet. Extremely Rare; no other examples on CoinArchives. From a private UK collection. Base d’asta: 150 EUR. Valutazione: 250 EUR. Risultato: 1.000 EUR. apollonia1 punto
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Concentrato sul dritto, non sono stato attento al rovescio. Effettivamente la legenda del rovescio è TIBI LAVS ET GLORIA, che appartiene a Nicolò Marcello e quindi all'inizio si dovrebbe leggere NI MA... Arka Diligite iustitiam1 punto
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E' un gadget che vendono alle bancarelle per turisti. Nulla a che vedere con una qualsiasi moneta, men che meno greca. Valore nullo. Arka Diligite iustitiam1 punto
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Buongiorno presento un altro scudo , 5 lire 1878 , Acquistato nel dicembre 2007, ad oggi ha sviluppato questa patina.1 punto
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Non ricordo di quale Ottone si tratti, aspettiamo altre precisazioni su questo, ma intanto posso dire che la moneta dovrebbe essere un denaro di Pavia.1 punto
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L'ho avuta. La mia aveva un po' più di doratura forse, ma era pressoché identica, credo. Ero convinto all'epoca che la figura sdraiata fosse maschile, ma evidentemente mi sbagliavo. Bella medaglietta.1 punto
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Se pertanto Orsi non vide (e registrò) l’esemplare, ciò può essere imputabile solo al fatto che il nucleo recuperato in progresso di tempo non costituiva affatto la totalità del rinvenimento in quanto, per ammissione dello stesso Orsi, “altre monete sono ancora in mano di contadini calabresi, dai quali non ci fu modo di trarlo; ma trattasi di assai piccole partite” (Orsi 1916). In realtà queste “partite” tanto piccole non dovettero essere e se la stima di circa 300 pezzi coglieva nel segno all’appello mancavano circa un centinaio di monete. Con ogni evidenza quell’unico (?) incuso di Taranto, forse per la tipologia assai diversa dalle restanti zecche che componevano il ripostiglio (incusi di Sibari, Crotone e Metaponto a tondello largo e medio), era balzato agli occhi dei rinvenitori e (forse) particolarmente “apprezzato” come oggetto di pregio in metallo prezioso da chi aveva defalcato il tesoro. La sottrazione pertanto fu solo in parte casuale, come scrive la Spagnoli, in quanto “accaparrarsi” una moneta di eccezionale bellezza, rarità, valore e certamente per l’epoca assai rara, sembrerebbe più un atto intenzionale che una scelta casuale. Non escluderei pertanto (ma ovviamente è solo un’ipotesi) che si fosse trattato di qualcuno che aveva ben compreso il tenore del reperto appena portato alla luce dagli operai delle società cooperative di Ravenna, il quale, verosimilmente con grande sagacia, ben si guardò dal riferire del pezzo sia a Paolo Orsi che alle autorità successivamente incaricate del recupero dei lotti. E così, mentre le 192 monete che compongono attualmente il rinvenimento, recuperate a fatica, trovavano posto nel Museo Nazionale di Reggio Calabria, la provenienza dell’incuso di Taranto dal ripostiglio di Curinga fu resa nota solo trent’anni dopo la scoperta, nella prima edizione del catalogo della collezione Vlasto (1947). Nulla ne sapeva Noe tanto nella Bibliography of greek coin hoards (1925), precursore dell’ Inventory of greek coin hoards (1973) e dei successivi aggiornamenti (Coin Hoards, 1976-…), quanto nella di poco successiva monografia su Metaponto (The coinage of Metapontum, I, New York 1927) - benché avesse ottenuto i calchi delle monete metapontine del ripostiglio - e, fatto anomalo, nel più tardo studio su Caulonia (The coinage of Caulonia, New York 1958), ben posteriore alla prima edizione della collezione Vlasto (1947), dove addirittura nega la presenza di incusi di Taranto nel tesoro di Curinga (p. 61). (da Noe, Caulonia, p. 61) Come l’esemplare sia confluito nella collezione Vlasto non è certo ma solo ipotizzabile. Di certo non attraverso una vendita all’asta ma (presumibilmente) per acquisto privato da parte del collezionista da qualcuno che ben serbava memoria della provenienza del pezzo. E, direi, fortunatamente. La moneta di Taranto rappresenta ancora oggi l’unica moneta del ripostiglio di Curinga proveniente da quelle famose “partite” non recuperate dalle Forze dell’Ordine. A distanza di oltre un secolo dal rinvenimento del gruzzolo non si ha notizia di ulteriori esemplari, né da bollettini di vendita né da collezioni pubbliche e/o private.1 punto
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Ciao, se non ho inteso male la moneta in questione è stata esitata alla cifra, compresi diritti e spedizione, di circa 100 euro. Molto bene. Come ho già detto in un mio precedente intervento fortunatamente ci sono molti che apprezzano anche monete (comunque sempre perfettamente attribuibili come in questo caso) molto vissute. Un gran bene per la Numismatica... Noto in molti interventi quasi una sorta di spregio verso questo tipo di monete e francamente non riesco a capirne il motivo... Liberissimi di ricercare e collezionare monete splendide o in fior di conio ci mancherebbe altro, ma non bistrattiamo tutte le altre... Le monete purché siano attribuibili sono tutte collezionabili quindi non indirizziamo con i nostri pareri alla ricerca spasmodica dell'esemplare sempre in conservazione migliore... Tra l'altro, così, penso si rischia di essere sempre eternamente scontenti... C'è quasi sempre una moneta migliore di quella che acquistiamo, percui... Quindi viva tutte le monete, sempre, ovviamente in qualsiasi stato di conservazione che ribadisco sono tutte collezionabili🙂 ANTONIO1 punto
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Ancora una volta, grazie alle normative vigenti che regolano e tutelano i tesori del passato, queste monete d'oro e la loro storia potranno continuare ad essere custodite e tramandate ai posteri grazie alla passione dei collezionisti. In passato anche io avevo cercato qualche tesoro nel mio giardino e sotto casa ma l'unico risultato che ho ottenuto è stata una piscina all'esterno ed una cantina per il vino rimettendoci una barca di soldi fra burocrazia, licenze etc 😱....il problema è che non so nuotare e sono astemio🤣...ora mi accontento di cercare i miei tesori nelle ciotole dei mercatini😉 Buona serata numys1 punto
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Navigando in rete mi sono imbattuto per caso in questo breve articolo pubblicato nel 1988 a firma di Peter Bicknell che non conoscevo: https://numismatics.org.au/wp-content/uploads/2021/06/Vol-4-Article-5.pdf Ignoro se sia mai stato mai citato da studiosi e/o numismatici ma a prescindere da ciò l’ho trovato particolarmente interessante sia per l’argomento trattato sia per alcune singolari analogie con materiali apparsi qualche anno fa in cataloghi di vendita all’asta. Il contributo descrive e commenta un disco di piombo (mm. 32-30; gr. 42,44) custodito presso il Museo di Udine (ex coll. de Brandis) caratterizzato dai seguenti tipi: D/ Tripode a zampe leonine su linea di base sormontato da due anse sul bacino e con due anelli tra i sostegni. A s. , ad. (?). R/ Toro retrospiciente volto a d. entro rettangolo incuso. Bordo radiato. Come correttamente osservato da Bicknell le immagini corrispondono ai tipi della nota serie Crotone-Pandosia (post 510 a.C.) di cui si è recentemente trattato benché con alcuni elementi di diversificazione. Sull’es. in piombo l’etnico (nella seconda parte di non certa lettura) compare al D/ in forma estesa () a differenza delle monete a legenda Cro-Pando, dove è posto sempre al rovescio nella forma abbreviata , bipartita tra il campo in alto () e l’esergo (). Peculiare anche la resa del tripode, in particolare per la presenza di due anse, peraltro asimmetriche, al posto delle tre canoniche e dei due anelli tra i sostegni che a Crotone trovano riscontro solo nella fase avanzata delle emissioni a doppio rilievo. A livello interpretativo il peso eccessivo del disco induce Bicknell ad escludere l’ipotesi di una moneta suberata - il cui rivestimento sarebbe andato perso - e forti dubbi vengono sollevati anche sulla eventualità che il reperto sia riferibile all’attività di un falsario, per le troppo marcate anomalie nell’esecuzione dei tipi rispetto a quelli “ufficiali”. Lo studioso propende pertanto per una sorta di “prova tecnica” per una coniazione ufficiale, pur rilevando che allo stato attuale non risultano documentate monete battute da conii che ripetono con puntualità i tipi del disco in piombo. L’ipotesi tuttavia non mi convince: l’iconografia del tripode con due anelli tra i sostegni e la presenza di probabili lettere in alfabeto ionico (sigma e omega) difficilmente possono collocarsi alla fine del VI secolo Mi è parso interessante focalizzare l’attenzione su questo particolare oggetto non solo perché un piombo monetiforme con l’immagine di Hera Lacinia riferibile a Crotone o a Pandosia è apparso recentemente sul mercato antiquario (https://www.lamoneta.it/topic/202928-non-solo-argento-un-piombo-monetiforme-con-hera-lacinia/#comment-2240392) ma anche (e soprattutto) perché il tipo del D/ del disco trova una singolare somiglianza con il disegno di uno statere pandosino (non documentato) riprodotto da Goltzius sul quale pure si è recentemente discusso (https://www.lamoneta.it/topic/207880-pandosia/page/2/). Come il disco in piombo, nemmeno il disegno di Goltzius appare riferibile ad una coniazione ufficiale in quanto non esistono allo stato attuale monete di Pandosia con tripode/Hera Lacinia. È pertanto presumibile che lo studioso abbia arbitrariamente combinato tipi pertinenti (ma neanche troppo considerata la legenda) a serie differenti. Ma da dove aveva tratto ispirazione? Goltzius aveva viaggiato parecchio ed esaminato per sua stessa ammissione più di mille collezioni. Potrebbe (il condizionale è d'obbligo) in una delle sue peregrinazioni aver visionato anche il pezzo ex de Brandis, riproducendolo con eccezionale fedeltà ed abbinandolo ad un tipo più squisitamente pandosino (Hera) con lo scopo di attrarre (?) il lettore del XVI secolo con una moneta artificiosamente rara? E quel tipo del tripode con sostegni così rastremati, in verità non comune a Crotone, potrebbe ripetere l’analoga immagine - suggestivamente ibridata con elementi (anelli, legenda allungata) tratti da altre emissioni - riprodotta su due stateri d’argento altrettanto rari ma di una serie “ufficiale” a legenda Crotone-Pandosia? https://www.lamoneta.it/topic/208676-pandosia-e-la-sua-moneta-tra-vi-e-iv-secolo-ac/page/2/ Schlessinger, 13-14/2/1935, 195 (ex Ermitage) Paris, BN, Y 4864. Rotschild 2429 @numa numa @Archestrato @VALTERI @skubydu e altri pareri saranno graditi 😉1 punto
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Spesso su questo forum si è discusso sulle monete di Poseidonia, sia incuse che a doppio rilievo, e delle loro specificità sul piano tecnico, tipologico, epigrafico, ecc. Uno dei dibattiti a mio avviso più interessanti - e alquanto vivace - ha riguardato le serie studiate in modo analitico dal Noe (MN V, 1952, 9-19) e successivamente dal Kraay (AMSMG VIII, 1967, 113 ss.), contrassegnate da lettere alfabetiche in successione a cui si affiancherebbe un ulteriore gruppo con simbolo della conchiglia al R/. https://www.lamoneta.it/topic/147371-didrachme-poseidonia-asta-gorny-7-marzo/page/2/#! Esemplificazione delle serie: Serie con successione alfabetica (CNG-Triton XXII, 2019, 59) Serie con conchiglia al R/ (London, BM 1947-0406.49) Prendendo spunto da questa discussione sto portando avanti un riesame di queste emissioni, analizzate per sequenza di conii da L. Brousseau (nella sua tesi consultabile in rete) e basandomi anche sul più recente volume di Cantilena-Carbone (Poseidonia-Paestum e la sua moneta, Paestum 2015) e sul contributo di F. De Luca (Alphabetical numbering and numerical progressions on drachms and Massalia’s small bronze coins, "Omni", 11, 7/2017, 74 ss.). Considerata la rarità di molte serie contrassegnate da lettere alfabetiche, documentate da un unico esemplare, sarei grato a chiunque volesse contribuire con osservazioni sull'argomento e/o attraverso la segnalazione di eventuali pezzi della serie con lettere in proprio possesso (anche tramite MP), che rappresenterebbero un prezioso e valido aiuto per la ricerca. Il lavoro, come ho sempre fatto, verrà inserito nell'antologia numismatica e messo a disposizione di tutti gli utenti , che ringrazio in anticipo.1 punto
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I collezionisti sono i migliori curatori. E normalmente amano condividere le loro monete con chiunque sia realmente interessato1 punto
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Se chiedessero a gente come me,a tempo perso lo faremmo gratis. Per divertimento1 punto
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Un pezzo che fa tipologia a se’ è lo scudo di Firenze, da sempre una moneta ricercata e la cui iconografia, soprattutto del diritto, è veramente particolare e non trova riscontri ne’ nella serie precedente dei colli lunghi ne’ in quella successiva del Regno d’Italia. Numerose sono le falsificazioni e per alcune non è affatto facile riconoscere gli originali, che proprio per la particolarità del conio, sovente inducono dubbi loro stessi. Qui uno dei miei due esemplari, quello meno bello (SPL, graffietti e con tracce di pulizia, patina non uniforme al D, colpettini), l’altro (FDC) è in banca.1 punto
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Io ho vissuto un po' tutte le fasi e modalità collezionistiche, ho cominciato presto, da bimbo di nove anni, con la cartamoneta, fu un colpo di fulmine, ricordo ancora il giorno, ero in gita vacanziera a Venezia con mio padre, mentre si passeggiava vidi una curiosa vetrina piena di banconote di ogni paese, mi apparve come uno spettacolo magico, tutti quei colori, figure, scritture strane, rimasi in uno stato di trance col naso azzeccato alla vetrina per alcuni minuti finchè mio padre ebbe pietà di me e mi chiese: vuoi entrare e vederle meglio? Ecco, da quel momento entrai in quel mondo e non ne sono più uscito, ma ho cambiato tante volte oggetti e modalità del collezionare, non sono mai riuscito a rispettare piani e programmi, è tutto troppo bello e interessante per indugiarci troppo a lungo, così dalla cartamoneta passai alle monete borboniche al secondo anno di liceo, ricordo ancora la mia prima piastra del 1857, bella patina bruna e uniforme, pagata 150.000 L. e presa da un listino di un commerciante pubblicato su Cronaca Numismatica, la mia unica "bibbia" monetaria del tempo, poi mi dissi perchè solo le borboniche? Pure le vicereali e le medievali sono interessanti e mi arraffai un bel mezzo ducato di Filippo II seguito da un saluto di Carlo II d'Angiò, poi scendendo lungo la scala del tempo arrivai alla Neapolis greca, potevo mai rimanere indifferente davanti a quei bei didrammi con la bella Partenope e il misterioso toro androprosopo o alle frazioni di bronzo con splendida patina verde smeraldo? Non si poteva e quindi vai con le greche, ma se andavo con le greche perchè non con le romane, mi accorsi che erano gnocche pure quelle, soprattutto quelle imperiali, con quei bei ritratti, veniva voglia di mettere assieme una bella galleria di ritratti degli imperatori, e quindi vai pure con la ritrattistica imperiale, nel frattempo ero diventato un po' più grandicello, andavo all'università e facevo diversi esami storici, uno di questi era storia bizantina, mi ingrippai pesantemente, volevo sapere, capire, conoscere tutto, vita, morte e miracoli del bizantume e ovviamente potevo mai esimermi dall'ambito monetoso? Niente affatto, e vai pure con le monete bizantine, a cui seguirono nel giro di qualche anno quelle islamiche, ma è normale, se si studia Bisanzio, ci si imbatte negli arabi e nei turchi e nelle loro bislacche quanto affascinanti monete, e io non resistevo, quindi si va per lidi esotici tra dinar e dirham... non avevo una collezione ma uno zoo numismatico, di tutto di più 😅😁... tuttavia devo dire che anche in quella fase di collezionismo onnivoro compulsivo e selvaggio, non trascuravo affatto i libri, anzi nel corso degli anni proprio i libri di numismatica e storia monetaria finirono per assorbire sempre più il mio interesse finchè non decisi di dedicare loro la maggior parte delle energie mentali e tascali, ma è stato un punto di arrivo, dopo due decadi di collezionismo totale mi ero un po' saturato, sentivo il bisogno di procedere diversamente, non più seguendo il puro piacere o interesse del momento, ma ragionando su cosa volevo davvero creare, avevo ormai abbastanza esperienza da capire meglio almeno questo, cosa mi appagava di più, e a me appaga tanto saperne e conoscerne di più, il dietro le quinte di ogni moneta, dalla sua creazione alla sua funzione, perchè, quando, quanto e come era coniata, circolava, era spesa, tesaurizzata, rifusa e via di seguito, e questo sapere lo trovavo solo in certi libri, potevo creare una biblioteca specializzata, importante, che soddisfacesse tutte queste mie curiosità su tante monete e così iniziai questo nuovo percorso, un po' più ordinato e regolare, ma sempre divertente, forse ancora di più perchè fondato su una consapevolezza maggiore... questo per dire che il modo di collezionare è un percorso davvero esclusivamente personale, ha un po' dell'autoanalisi, del conoscere sè stessi anche attraverso questo ambito, apparentemente trascurabile e di poca importanza nelle cose del mondo, ma comunque efficace e indicativo per chi sceglie di seguirlo, non ci sono modalità valide per tutti, ognuno ha la propria, che può essere modificata nel corso del viaggio, l'importante alla fine è divertirsi...1 punto
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1818 ANTONIETTA PALLERINI (PESARO 1790 - MILANO 1870) Mima e cantante Nata a Pesaro da nota famiglia di ballerini e coreografi, essa dovette la sua fortuna all'incontro con Gaetano Gioia e all'ammirazione che sempre le manifestò Salvatore Viganò. Alla scuola severa di costui, che la perfezionò e la volle interprete di tutti i suoi coreodrammi dal 1813 al 1821. La collaborazione col Viganò ebbe inizio col primo dei capolavori IL PROMETEO del 1813 nel quale la Pallerini esordì sulle scene della Scala, ove rimase a lungo e la sua fama divenne poco a poco europea. D/ Busto diademato volto a sinistra R/ PIU' CHE / LA VOCE ALTRUI / PUOTE / IL SUO GESTO Bronzo, mm. 27,2 - Autore LUIGI COSSA Rifer. : ARNALDO TURRICCHIA LE MEDAGLIE DI LUIGI COSSA n. 9 ARNALDO TURRICCHIA IL REGNO LOMBARDO-VENETO ATTRAVERSO LE MEDAGLIE Vol. I n. 611 punto
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@Beard1961 Svelato l’arcano! Nel viaggio in Russia di una trentina d’anni fa di mia moglie con nostra figlia che allora aveva circa dieci anni, la bimba ha voluto per ricordo una balalaika e il permesso di esportazione dello strumento era stato riposto nel cofanetto.1 punto
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