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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 09/24/22 in tutte le aree
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Buongiorno amici, anzi buon pomeriggio...finalmente ho aggiunto un nuovo pezzetto alla mia collezione murattiana, moneta anche piuttosto rara, qui la variante consiste nel grosso punto a chiudere la legenda dopo SICI 2 GRANA 1810 Dritto: GIOACCHINO NAPOLEONE RE DELLE DUE SICI . (grosso punto) Rovescio: PRIN .E GRAND'AMMI. DI FRAN. e data non spaziata. Taglio : serpentina in rilievo La moneta come ben si vede ha un difetto di conio dovuto ad una frattura dello stesso, è la prima che trovo con quella "bella e abbondante" frattura in quel punto. La moneta vi dico la verità anche l'avessi già avuta in collezione l'avrei presa comunque, la conservazione infatti è degna di nota, la moneta ha dei fondi praticamente e potrei togliere il praticamente, intonsi!!! Si vedono raramente così "lissi lissi" sembrano il culetto di un bambino. Ha i classici difetti dovuti al conio stanco ma è di conservazione superiore. A voi le foto e graditi i pareri di tutti...cito chi magari non mi commenterebbe, altri li conosco e so che diranno sicuro la loro in qualche modo @dareios it @rhoss @nikita_ (che sento sempre volentieri, anche se mi dice che lui di conservazioni e simili si intende poco) @Releo @gennydbmoney e ripeto e tutti quelli che vorranno esprimersi...se qualche amico ha in collezione sta variante e pregato di condividerla (non è la prima che vedo con il punto grosso, ma è la prima che vedo con quella frattura, magari poi il conio a smesso di lavorare). Eccovi le foto...per me un gioiellino, i fondi sono eloquenti. Grazie a chi si esprimerà5 punti
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Buongiorno , avete ragione e chiedo scusa se il mio commento puo' avere creato da parte vostra una cattiva impressione , ma quando problemi si aggiungono ad altri , anche se di minore importanza , si perde un po' la misura dei pensieri . Scusate e buon lavoro .😟4 punti
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Gettone storico del regno di Luigi XIII D/ VVLTV • QVO • COELUM Busto di Luigi XIII, giovane. In esergo due rami d’alloro incrociati in basso. R/ SERVAT • QUAM • CONDIDIT • ORBEN (Servat quem condidit orbem) La Giustizia suduta, elevata sulle nubi, che tiene nella mano destra una bilancia e nell’altra una spada. La legenda del dritto è l’inizio di un verso dell’Eneide: Vultu quo coelum tempestatesque serenat (… col volto, con cui rasserena cielo e tempeste). apollonia4 punti
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Complimenti per tutte le belle monete! Una menzione particolare per il carlino 1687 che è conosciuto in veramente pochissimi esemplari!! Qui un 3 cavalli 1680.3 punti
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Qualche tempo fa ho acquistato dal venditore “Sondermann Numismatics” due monete. Ecco la prima: D/: IMP C VICTORINVS P F AVG: Busto di Vittorino, radiato, drappeggiato e corazzato, a destra. R/: PAX AVG: La Pax stante a sinistra, con un ramoscello nella mano destra e uno scettro trasversale nella sinistra; V/ star nei campi ESERGO: - Questa la seconda: D/ IMP CC VAL DIOCLETIANVS P F AVG: Busto di Diocleziano, radiato, drappeggiato e corazzato, a destra R/ CONCORDIA MILI-TVM: Diocleziano, stante a sinistra in abiti militari, mentre riceve una piccola Vittoria su globo da Giove stante a sinistra appoggiato ad uno scettro; H al centro del rovescio ESERGO/ XXI Si trattava di due esemplari senza particolari pretese di rarità, tutto sommato gradevoli, ma con una particolarità: erano accompagnati dai loro vecchi cartellini di catalogazione. Ed eccoli questi cartellini, piccoli da stare dentro le caselle di un vassoio. Dalla descrizione del venditore, le monete risultavano provenire dalla “Ex Grohs-Fligély collection, 1875-1962”. Quindi le monete facevano parte della collezione di un certo Grosh-Fligèly, nato nel 1875 e morto nel 1962. Per ora fermiamoci qua. Trovo interessanti questi cartellini che fanno trasparire una certa conoscenza della numismatica romana imperiale. Nel cartellino di Diocleziano è indicata la corrispondente classificazione del Cohen (e mi sembra anche correttamente). L'opera del Cohen "The description historique des monnaies frappées sous l'Empire Romain" uscì con il primo volume del 1859 e fu completata nel 1868. Il RIC (The Roman Imperial Coinage) iniziò ad essere pubblicato nel 1923 ed il volume V (che tocca il periodo in cui cadono le due monete) è del 1927. E' probabile che il nostro avesse dimestichezza soprattutto con il Cohen che però, come sappiamo, ha i suoi limiti in quanto ha fonti poco attendibili ed ha una valenza per lo più antiquaria. A maggior ragione per i "gallici" che erano davvero poco conosciuti (su di essi anche il RIC zoppica molto). Alla luce di ciò, interessante che avesse in collezione proprio un Vittorino. Gli perdoniamo, pertanto, sia il lapsus calami (Diocleianus anziché Diocletianus) sia l'errore nella collocazione cronologica di Vittorino. Al di là di tutto ciò, inoltre, anche la qualità delle monete non e' poi male, no? A questo punto la domanda sorge spontanea, come si suol dire: ma chi sarà mai stato questo Grohs-Fligély? Che tipo di collezione era? E’ partita così una mia piccola indagine numismatica senza grosse pretese, ma animata dalla volontà di cercare di capire a chi fossero appartenute le monete prima di finire nelle mie mani. Quindi ho iniziato qualche ricerca ed ecco a cosa sono giunto. La storia comincia dai due fratelli Adolf ed August (nati rispettivamente nel 1808 e 1810) appartenenti alla nobile famiglia austriaca dei Fligély. Dei due il più famoso era August che era un ufficiale, un cartografo ed un feldmaresciallo austriaco. August si era sposato tardi in età ed il suo matrimonio era stato senza figli. Di Adolf sappiamo molto meno, se non che morì di tifo e che, prima di morire, ebbe una figlia di nome Emilie. Tuttavia, allora, ciò che contava nelle famiglie nobili era avere un erede maschio che portasse il nome di famiglia. E questo arrivò quando Emilie sposò un noto farmacista di nome Anton Grohs al quale passò, con solenne dichiarazione, la nobiltà, lo stemma ed il nome dei Fligély. Da allora, la famiglia avrebbe avuto il doppio nome di Grohs-Fligély. Anton Grohs, inizialmente, era stato avviato dalla famiglia al sacerdozio, ma dopo due anni di studio in seminario capì che quella non era la vita che faceva per lui; lui voleva studiare farmacia, campo al quale si era avvicinato grazie alla amicizia con alcuni giovani medici. E così, dopo essersi guadagnato da vivere prima lavorando in una birreria e poi in un conceria, finalmente divenne farmacista lavorando in diverse farmacie di Vienna. Di indole curiosa e animato da spirito innovativo, inventò e allestì preparazioni di gelatina utilizzata per la prodizione di capsule, compresse, confetti e supposte divenendo famoso nel suo campo tanto che, nel 1870, ricevette la concessione per gestire una grossa farmacia di Vienna, l’Apoteke zur Austria in Wahringstrasse 18 e che e’ esistente ancora oggi: Anton ebbe cinque figli, quattro femmine ed un maschio; il maschio era August, nato nel 1875: e’ proprio il nostro collezionista. Con la morte di Anton, la farmacia fu inizialmente gestita insieme da tutti i componenti della famiglia, anche se l’unico farmacista era proprio August, come sembrerebbe testimoniato da questi strani annunci trovati in rete in parte in tedesco (grassetto) ed in parte (credo) in ungherese (sarebbe interessante se qualcuno potesse tradurli bene: io ci ho provato, ma mi sono perso subito): Interessante, in particolare, questo secondo annuncio. Ipotizzo possa indicare una sorta di un preparato galenico brevettato (zäpfchen ho visto che vuol dire “supposte”), ma anche qui sarebbe utile una traduzione ad hoc. Ciò porterebbe August sulla linea del padre Anton, al punto da essere riconosciuto nel 1913 “reale fornitore” degli Asburgo. August Grohs-Fligély e’ morto nel 1962: Quindi abbiamo identificato il collezionista, ma purtroppo non sappiamo molto di più della sua collezione. Ho provato quindi a scrivere a Sondermann. Ecco la sua risposta: Hello, Sorry, I don't have much Information about Grohs-Fligely. He was an Apothecary in Vienna, Austria. His collection was auctioned by Dorotheum in June 2020. That's all I know about him. Best regards, Sebastian Sondermann Quindi la sua collezione è stata venduta all’asta da Dorotheum nel giugno 2020. La sensazione è che la collezione dovesse essere piuttosto cospicua, magari non solo di monete romane. Del resto, la disponibilità economica doveva averla. Ieri ho provato a scrivere a Dorotheum; attendo la risposta; vi terrò aggiornati. Qui finisce questa piccola ricerca. Spero di non avervi annoiato. Io mi sono divertito e, per di più, ho ricostruito alcuni passaggi precedenti delle mie due monete, cosa che rappresenta (a mio avviso) un valore aggiunto per i pezzi in collezione. Infine, abbiamo conosciuto un po' questo farmacista austriaco con la passione per le monete (solo romane?). E voi sapete qualcosa in più su questa collezione? Avete qualche esemplare che ne ha fatto parte? Chiudo con un ringraziamento particolare all'amico e collega Curatore @grigioviola. Un saluto a tutti voi da Stilicho2 punti
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In una passata asta inglese mi sono fatto tentare ed ho fatto un'offerta a questa moneta, non avevo ancora comprato nulla dopo la Brexit, e difficilmente farò ancora offerte extra UE, troppe lungaggini e troppa burocrazia, comunque la moneta è arrivata e voglio condividerla... Si tratta come dal titolo della discussione di un Testone di Carlo Il del II tipo per la zecca di Bourg, con le sigle BB di Benedetto Bacod. Uno dei Testoni più facili da reperire, probabilmente il più comune, ma rimane comunque una bella moneta da tenere in mano... 9,00 gr. giusti di vecchio argento, erano coniati a una bontà dai 10,7 ai 11,8 denari. Questo esemplare ha, ovviamente, molti difetti, graffi nel campo, una discreta usura al diritto, non è certamente un esemplare dei più belli che ho avuto la fortuna di vedere, ma ha, per me, sempre il fascino di queste monete col ritratto rinascimentali. Poi ovviamente una conservazione migliore avrebbe alzato di non poco il prezzo... In fondo io mi accontento di queste conservazioni, poi c'è sempre tempo per migliorare...2 punti
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Ciao, si tratta di un sesterzio di Massimino Trace con al rovescio la personificazione della Salus. Posto foto di esemplare stessa tipologia. Per il problema del metallo non posso esserti di aiuto 🙂 ANTONIO2 punti
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Per quanto possa sembrare incredibile, una collezione di figurine di baseball in USA può costare più di una collezione di aurei romani. Ricordo che la vendita record di una figurina aveva superato il milione di dollari. Quindi potrebbe non essere tanto peregrino il legame; se non erro esiste anche il grading per le figurine, così come per i GCC (giochi di carte collezionabili).2 punti
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Ciao @Stilicho, belle monete che personalmente apprezzo moltissimo. Bella la tua ricerca e sono d'accordo sul fatto che apporta quel valore aggiunto alle stesse. A malincuore mi permetto di fare solo una piccola considerazione. Purtroppo per la maggior parte dei collezionisti l'unico "valore aggiunto" è quello dello stato di conservazione della stessa (sembra che anche la rarità sia passata in secondo piano 😔) indipendentemente se questo sia reale, cioè risalente al ritrovamento, o palesemente artefatto. Ma è il mercato bellezza, o bruttezza. Che dire, complimenti ed alle prossime. ANTONIO2 punti
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Complimenti Cristiano @Asclepia per la bella moneta acquisita. Nel Rame murattiano bisogna sempre mettere in conto, oltre all'usura quasi inevitabile per monete che erano ben accette dalle persone e quindi circolarono molti decenni dopo la Restaurazione, anche il "conio stanco", inevitabile con monete che presentavano rilievi alti ed erano coniate dalle macchine con forza non adeguata e coni madre non sufficientemente temprati. La tua moneta, pur avendo circolato poco, presenta i particolari più in rilievo mancanti di alcuni dettagli ( come quasi tutte ), fondi magnifici ed "intonsi" e si caratterizza per quella frattura di conio piuttosto evidente sul ritratto. Come scrivi è probabile che il conio sia stato sostituito a breve e pertanto sarà difficile trovarne un'altra con questa caratteristica. Nonostante questo, penso di aver trovato la "sorella più giovane"( Ex Asta Ranieri Online 5 del 04.04.2020). Presenta l'inizio della frattura sul collo, lo stesso "punto grande" dopo SICI e la legenda uguale alla tua. Presumo quindi derivi dallo stesso conio. In attesa delle vostre opinioni, eccola. Buona Serata2 punti
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Buongiorno, apro questa discussione come critica aperta, una sorta di "J'accuse", nei confronti di quella che ritengo una vera e propria piaga che sta progressivamente danneggiando il mondo del collezionismo numismatico. Una moda nata oltreoceano che, ultimamente, sta dilagando in maniera sempre più aggressiva anche qui in Europa. Sto parlando, ovviamente, della mania nel sigillare ermeticamente monete, medaglie e banconote in quelle odiose scatolette di plastica. Dall'antica Grecia ai giorni nostri, la frenesia "slabbatoria", ormai, non conosce più alcun limite. So che questo tema è già stato toccato in diverse occasioni qui sul forum ma gradirei che venisse finalmente affrontato in maniera sistematica. Siccome non è mia intenzione apparire come il classico bigotto reazionario non aperto alle novità, argomenterò le mie critiche mostrando alcune delle maggiori criticità insite in questo sistema malato. Ovviamente, mi concentrerò sulle due principali compagnie di slab-coin (ovvero NGC e PCGS), trascurando realtà emergenti come CCG e GENI. 1. La plastica nasconde meglio i graffi In un momento storico in cui si guarda veramente al capello e in cui un singolo segnetto può spostare il valore di un determinato esemplare anche di diverse migliaia di euro, la plastica impedisce di valutare correttamente tutti i singoli dettagli. Spesso, infatti, non si riesce a capire se gli hairlines che si intravedono sono effettivamente sulla moneta o sulla plastica dello slab. In questi casi, almeno per quel che mi riguarda, non riesco proprio a concedere il beneficio del dubbio. 2. Bordo e contorno non possono essere esaminati Forse si tratta del lato negativo peggiore. Purtroppo, in molti casi la visione del contorno è tutt'altro che secondaria nel valutare un determinato esemplare. Ad esempio, ultimamente mi è capitato di vedere sempre più medaglie napoleoniche sigillate. Ebbene, questo è un problema serio perché impedisce di distinguere gli esemplari coevi dalle riconiazioni postume, nelle quali veniva impressa una sigla e/o un simbolo proprio sul taglio. Ovviamente, il valore economico e il relativo interesse collezionistico si riduce molto nel caso in cui tale punzonatura fosse presente... Altri casi in cui la visione del bordo può rivelarsi determinante per stabilire la genuinità o meno del pezzo sono certamente le monetazioni dell'antica Grecia, Roma repubblicana e imperiale per la presenza o meno di codoli di fusione. Inoltre, nascondendo il bordo, è impossibile valutare la presenza di colpetti più o meno invasivi che, naturalmente, incidono sul valore dell'esemplare. 3. Il peso non è dato da sapere Anche questo dato, essenziale in molti casi, è evidentemente un lusso per gli americani. A volte viene riportato il peso ma, spesso, si tratta semplicemente di un copia-incolla del valore di riferimento presente nel catalogo. 4. Foto di pessima qualità Non so voi, ma a me è capitato diverse volte di essere interessato ad una moneta chiusa in slab (anche perché ormai spopolano). Ovviamente le case d'asta fanno quel che possono nel fotografare siffatte "plasticosità" e, giustamente, riportano quasi sempre il codice per permettere di verificare sul rispettivo sito di coin-grading che tutto sia in regola (dato che girano anche slab contraffatti...). Andando sul sito Internet e cercando la moneta, in certi casi manca proprio la foto ed è riportata solamente la descrizione dell'esemplare. In altri casi, la foto c'è ma è scattata in maniera tale da esaltare la patina sgargiante e non permettere di valutare realmente lo stato di conservazione del pezzo. E così, può capitare che, tra casa d'aste e compagnia di slab, non vi sia una singola foto all'altezza... 5. Il mistero dei punteggi Forse il problema minore per chi valuta le monete per quel che sono, senza basarsi su ciò che dice lo slab. Tuttavia, è evidente che gran parte del successo di queste scatolette derivi dalla fiducia incondizionata che nutrono tante persone (investitori, collezionisti impreparati, ecc.) in giro per il mondo. Così un punto in più o in meno può spostare migliaia di euro anche se, magari, non cambia nulla in concreto. Addirittura, in alcuni casi, mi è capitato di vedere monete con punteggi più bassi messe meglio, almeno dal colpo d'occhio (dato che una valutazione a 360° è impossibile), rispetto ad esemplari con valutazioni migliori. Non entro troppo nel dettaglio di ciò che sta dietro all'attribuzione di tali punteggi, ma ci sarebbe molto da dire tra servizi di re-grading (in cui si spedisce una moneta chiusa con punteggio X e ti ritorna con punteggio uguale o, addirittura, maggiore ma mai inferiore!) e chiara inflazione dei punteggi (tanto che per le napoleoniche, anni fa, il MS65 era il massimo raggiungibile mentre adesso vedo MS66 e MS67 come se piovessero...). Ebbene, queste sono le prime 5 criticità che mi sono venute in mente e che, quasi certamente, non sono le uniche. Mi piacerebbe molto leggere la vostra opinione in merito e, magari, sentire se c'è qualcuno che ama queste scatolette, anche per avere un confronto.1 punto
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Ciao a tutti, ho comprato questa moneta ma non riesco a classificarla con certezza. Dovrebbe essere un denaro per Federico II coniato nella zecca di Busca. (Cuneo) sapete aiutarmi a classificarla con certezza? (riferimenti e rarità) legenda fronte: MLACEA retro: IMPATOR con in mezzo FR sotto l' omega diametro 15 mm. vi ringrazio anticipatamente1 punto
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Buongiorno, oggi parliamo di falsi a danno della circolazione (cd. falsi d'epoca) della Repubblica Italiana monete in lire. La falsificazione di monete presuppone che ci sia una differenza positiva tra valore nominale della moneta e costo di produzione della stessa. Questa differenza positiva costituisce il profitto del falsario, più è grande questa differenza e più al falsario conviene falsificare e rischiare. Quindi per massimizzare i profitti i falsari puntavano su monete in circolazione ad alto valore facciale e costi di produzione bassi. Questo concetto è molto importante e ci spiega alcune cose. Infatti, non è un caso che tra le monete più falsificate della Repubblica troviamo le 500 lire e le 10 lire (negli anni 50), le 100 lire negli anni 70 e le 200 lire negli anni 80-90. Infatti, in quel periodo erano le monete con più alto valore o con costi di produzione più bassi. A supporto riporto una statistica tratta dalla Relazione della Zecca che dà evidenza nel decennio 1956-1965 di quanti falsi sono stati riconosciuti tali dall'ufficio perizie della Zecca (divise per tipologia di moneta). Balza subito all'occhio che le monete più falsificate erano le 500 lire (maggior valore) e le 10 lire (poco costose da produrre e passavano meno osservate a differenza delle 500 lire). Sul finire degli anni 60 le 500 lire spariscono dalla circolazione e con l'inflazione anche le 10 lire perdono importanza, la moneta a più alto valore in circolazione in quel momento era la 100 lire e quindi l'attività dei falsari si è concentrata su quella moneta. Alla fine degli anni 70 entra in circolazione la 200 lire, i falsari la prendono di mira e si concentrano su quella moneta. L'attenzione sulle 200 lire non viene distolta dall'introduzione delle 500 lire perchè sebbene a più alto valore legale richiedeva dei costi di produzione molto elevati, quindi il margine maggiore si poteva ricavare sempre dalle 200 lire. Per tutti questi motivi capiamo come mai certe monete si trovano falsificate solo in certi periodi e certe altre è molto difficile se non impossibie trovarle falsificate sia per il loro valore basso (es. 1 lira o 2 lire) rispetto alle altre in circolazione oppure per la complessità di falsificazione (es. 500 lire e 1000 lire). Vi allego alcune foto di falsi d'epoca (particolari) delle monete più falsificate della Repubblica1 punto
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di Vittorio Emanuele II, collezionando in quel periodo i massimali, ho avuto solo una moneta, il 100 lire 1864 ex coll. De Michelis.1 punto
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Al rovescio parrebbe di vedere una stella sopra la prua. Con questo simbolo viene datata tra 206 e 195 a. C.1 punto
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Ciao @PK. Nella mia personale sensibilità il principale motivo per cui nella sezione Regno la fa da padrone Vittorio Emanuele III è perché, da gran Re Numismatico, ha emesso una quantità di monete di straordinaria bellezza e quindi penso sia abbastanza umano privilegiare lui rispetto ai suoi due predecessori che obiettivamente non possono competere con meraviglie immortali come il Vetta d’Italia, la Quadriga, l’Aratrice. Le produzioni del Re Galantuomo e del Re Buono infatti sono abbastanza monotone come iconografia. Come ho avuto modo di esprimere in altra discussione, tra esse a mio parere gli scudi collo lungo costituiscono una bella eccezione, particolarmente per la maestosità del ritratto del D. Detto ciò trovo giusto rendere onore a Vittorio Emanuele II partendo subito forte 😉con un 5 lire 1859 Genova in FDC con un insignificante segnetto sulla guancia e dotato di una pregevole patina riposata di antica raccolta. Buona domenica e un caro saluto1 punto
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A dir la verità, dato che pensavo peggio, mi stavo preparando al lungo viaggio con simulazioni sul divano a testa in giù 🤣1 punto
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Se può essere utile: https://www.icollector.com/Artemide-Aste-XX-12-April-2008_as137281 punto
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In asta sulla baia c'è questa meraviglia di 2,5 nummi di pseudo-Baduila. Tra l'altro si indica che è "Metal detecting finds" quindi neppure tanto legale qualora fosse un ritrovamento. (Giusto per rammentare di stare tutti all'occhio su tale sito e che non c'è mopnetazione che sia al sicuro da contraffazioni).1 punto
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Ti assicuro, è meglio verificare. Ma la tua moneta ha una bella patina antica, quindi ha tutte le carte per avere una provenienza da vecchia collezione.1 punto
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Inserisco per confronto i miei due esemplari di Cavallo per Carlo V, anche questi senza globetti dentro la Croce.1 punto
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Último ritrovo, pur essendo non in óptimo condizioni quello Dell Afganistán é il mio preferito1 punto
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Buonasera a tutti. Riuscito a recuperare la piastra in acciaio necessaria al completamento dei vari componenti sequenziali: piastra acciaio, blocchetti di conio, battente temprato, la pressa è pronta a operare per le prime realizzazioni. Anche se sono ancora da perfezionare mi ritengo sodisfatto dei risultati, più in particolare, della “pratica” fatta nel conoscere le caratteristiche dei vari materiali utilizzati nonché le relative dinamiche di lavoro. Ottima la lavorabilità del piombo e sue leghe, dello stagno ed argento puro. Diverse battute in più erano necessarie per imprimere il rame e l’oro in lega (750/1000). Proprio per il numero delle battute necessarie ho inteso che l’ideale sarebbe utilizzare una pressa più potente dove sarebbero apprezzabili netti miglioramenti. Ecco di seguito postata la foto della pressa in posizione di lavoro, una prova realizzata in stagno ed una in rame con tondelli di diverso diametro. Colgo l’occasione per ringraziare chi del Forum mi ha seguito e dato suggerimenti in questa esperienza, nel contempo sono a disposizione per confronti in merito.1 punto
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Regno di Napoli - Filippo II (1554-1598) - Tornese 1586 - Magliocca 136 - 8,09 g - Cu - RARISSIMO (RRR) Regno di Napoli - Filippo II (1554-1598) - Tornese 1590 - Magliocca 141 - 5,26 g - Cu - RARISSIMO (RRR ) Regno di Napoli - Filippo IV (1621-1665) - Grano 1636 - cifre capovolte - sigle O/C - Magliocca 60 - 9,97 g - Cu - POCHI ESEMPLARI CONOSCIUTI (RRRRR) Regno di Napoli - Filippo IV (1621-1665) - Grano 1638 - Magliocca 71 - Cu - RARISSIMO (RRR)1 punto
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A tutti quanti si richiede un po’ di pazienza ed ottimismo. Del resto, gli interventi che si andranno a perfezionare agevoleranno per il seguito l’uso del Forum. Calma e serenità! Ci sono problemi ben più seri.1 punto
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Buonasera a tutti, nel mio piccolo partecipo con le mie monete ... solo ora mi accorgo che forse ci sarà qualche doppione. Chiedo venia fin da subito. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare non tutti gli Stati più o meno "accumunati" con il Regno riproducono o hanno riprodotto nelle loro monete l'effige della Regina Elisabetta II. Dei 58 Stati appartenenti al Commonwealth (o appartenuti) più della metà (31 per la precisione) non riproducono la Regina. Vi è una particolarità con la Guyana (laddove ho verificato la sola presenza di Giorgio VI) ed il Gabon ed il Togo che hanno chiesto di entrare a far parte dell'organizzazione nel corso del corrente anno (se lo vorranno, presumo riprodurranno l'effige di Carlo III). A questi si aggiungono 16 Stati d'Oltremare (tuttavia 3 di questi non riproducono l'effige della Regina), 1 Organizzazione nonché 6 Stati nel tempo estinti. Per un totale di 81 Paesi ... (quando si dice l'Impero Britannico!!!).1 punto
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Napoli - Filippo II - Carlino - ARAGO - sigle GR/VP Ieri esitata in asta inAsta Lotto 1702 così descritta in catalogo è relative foto: ZECCHE ITALIANE - NAPOLI - Filippo II (1554-1598) - Carlino P.R. manca; MIR 180/3 RRR (AG g. 2,92). Posto anche quanto riportato nel Catalogo Museo Nazionale Napoli, anche se il R/ pare diverso. D1 punto
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Pensavo ti fosse stato spiegato, in altra discussione e in pvt, i motivi per cui, a volte, si è COSTRETTI a chiudere alcune discussioni. Spiace che non sia ancora chiaro. Posso assicurarti che come staff non abbiamo mai parlato di questo, chi scrive ha le sue opinioni, ma non conosce quelle dei colleghi del CdC. E anche questo ti era stato spiegato, e anche questo, mi pare, non è stato compreso. Questa è la cosa più sensata che hai scritto in tutta la discussione1 punto
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Su questo non c’è alcun dubbio Oppiano 😆😊 il collezionista guarda le monete l’investitore .. i soldi Monete e soldi possono essere sinonimi - ma in questo caso la differenza semantica e’ grande come l’oceano 😁1 punto
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Complimenti! Bel colpaccio! Oltretutto bellissima conservazione e patina..1 punto
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Una usanza del popolo Napoletano era quella di trasformare in "coppino" portafortuna le monete in rame : un bel Tornese con questa particolarità 😊1 punto
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Ciao a tutti , volevo condividere con voi questa moneta che non si vede spesso, un Forte del IV tipo del 1597 , se qualcuno vuole fare qualche commento è gradito grazie.1 punto
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https://www.rmg.co.uk/collections/objects/rmgc-object-37838 Medal commemorating ship construction in Venice Medal commemorating ship construction in Venice. Obverse: A female figure standing at a table pointing with compasses at a design upon it, the winged lion of St Mark lying (right), holding in her left hand the model of a ship. Legend: 'PONDERE ET MENSVRA.' Reverse: Covered dry dock with hulls under construction, smoke issuing from one of them in centre, boats in the foreground. Exergue: 'DEI OPE ROBUR ET CONSILIUM PRAEVALUIT MENSE MART: A . MD CCXCIIII.'1 punto
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https://www.panorama-numismatico.com/una-decorazione-al-merito-militare-della-serenissima-repubblica-di-venezia/ Una decorazione al merito militare della Serenissima Repubblica di Venezia Foto tratta da P. Voltolina, La storia di Venezia attraverso le medaglie, Volume II, Venezia 1998 pag. 188, n. 1017. di Elio Concetti DA UN VECCHISSIMO LISTINO DELLA DITTA MORCHIO & MAJER ECCO UNA ECCEZIONALE DECORAZIONE A NOME DEL DOGE VENEZIANO NICOLO’ SAGREDO. Per numerosi collezionisti numismatici il periodo attuale è colmo di incertezze, di delusioni e di amare sorprese causate da molti fattori che hanno sconvolto il mercato, anche se qualcuno afferma che il mercato è cambiato perché si è adeguato ai tempi, ma ciò ha provocato l’isolamento di molti collezionisti e noi, pur continuando ad avere un occhio rivolto verso il pianeta numismatico, ci siamo posti “in sonno” e ci dedichiamo a rivedere vecchi listini e cataloghi d’asta di un tempo ed a ripassare alcuni testi che avevamo accantonato. È stato come ritornare alle origini. In un listino di monete in vendita abbiamo rivisto un esemplare che riteniamo interessante. Si tratta di una decorazione battuta a Venezia durante il dogato di Nicolò Sagredo. Occorre premettere che tale doge nacque l’8 dicembre 1606 e morì il 14 agosto 1676. Assunse la suprema carica della Serenissima il 6 febbraio 1675 e non poté esprimere in pieno le proprie qualità. In precedenza però si segnalò, facendosi onore come ambasciatore della Repubblica a Madrid, dove riuscì a farsi apprezzare dagli uomini di governo spagnoli, sempre diffidenti nei confronti di Venezia. Fu anche inviato a Roma come legato ordinario e vi ritornò ben quattro volte quale legato straordinario. Come diplomatico svolse una intensa attività esplicata con abilità ed accortezza. Della sua opera si conoscono diverse relazioni che ancora oggi sono fonte di notizie e oggetto di studio. Non pensò a sposarsi; del reato non era una gran figura di uomo: Di curva statura e piccola, bianco di volto e di crine. (C. Rendina, I dogi, storia e segreti, Newton Compton, Roma 1984). Dopo la sua elezione trovò lo Stato in una situazione finanziaria disastrosa e un diffuso lassismo a motivo della sfortunata guerra contro i Turchi per la difesa di Candia. Vi è da dire però che la decadenza militare e politica di Venezia ebbe inizio in tale periodo e riteniamo che una delle cause, se non la più importante, dello scadimento della floridezza di cui Venezia aveva goduto per secoli, sia da ricercare nel fatto che i nobili non si impegnavano più nelle imprese commerciali e armatoriali che un tempo erano da loro svolte con successo e orgoglio. I nobili impegnati in attività lavorative erano persino derisi, ma c’è da precisare che le ricchezze delle famiglie nobili e il benessere di gran parte della popolazione, provenivano proprio da quella operosità così ingiustamente schernita, come riferisce anche lo storico Alvise Zorzi nel suo volume La Repubblica del Leone.Storia di Venezia, Rusconi, Milano 1980). Al riguardo il testo riporta che anche il doge Nicolò Sagredo fu fatto oggetto di critiche in quanto la sua famiglia era dedita al commercio del legname che, tra l’altro, a Venezia era uno dei traffici più redditizi. La storia registra un fatto curioso sul conto di questo doge che, appena eletto, venne posto nel “pozzetto”, come richiedeva la consuetudine, e portato in processione in piazza per essere mostrato al popolo, ma anche perché potesse gettare alla folla manciate di monete. Un popolano per poter facilmente prendere un maggior numero di monete si munì di un bastone dotato una piccola rete, ma nello sporgere il bastone verso l’eletto lo colpì al capo facendogli cadere il corno dogale (G. Benzoni, I Dogi, Electa, Milano 1982). Il doge in processione. Di questo doge, come abbiamo già accennato, vogliamo illustrare una rarissima decorazione che riteniamo di grande valore storico, riportata in un listino di vendita nei primi anni del secolo scorso. Si tratta secondo il compilatore del listino di una “decorazione di S. Marco”, in oro, del peso di 14,5 grammi e del diametro di 30 mm. È dotata di appiccagnolo originale. Nel centro del diritto troviamo, su tre righe, entro un cerchio perlinato, la scritta: senatvs / consvlto/ 1675. Al margine leggiamo: nicolavs sagredo dvx. Nel rovescio vi è la solita presentazione iconografica dell’emblema di S. Marco, il leone alato, con aureola che con una zampa regge il Vangelo aperto. Su tale decorazione spiccano i tradizionali schemi della monetazione veneziana impostata, di solito, su una ripetitiva arte incisoria, tanto vero che questo singolare pezzo, a prima vista, potrebbe essere scambiato per una osella. Nel listino1 il pezzo è accompagnato dalla seguente nota: L’origine dall’unico ordine cavalleresco della Repubblica Veneta – il Cavalierato di S. Marco – è remotissima e veniva conferito per meriti militari dal Doge e suo Consiglio Minore a personaggi dello Stato Veneto anche se non appartenenti alla nobiltà. Nel 1675 due soli personaggi furono insigniti di tale onorificenza un certo Pace o Pace Andrea nobile della Dalmazia Colonnello, con ducale decreto 9 ottobre per meriti militari. Molti furono i personaggi insigniti di tanta onorificenza ma a noi non giunsero che tre sole decorazioni. Una del doge Pietro Grimani concessa a certo Ivanovich, attualmente posseduta dal Civico Museo Correr, una seconda del Doge Giov. II Correr riportato nel catalogo n° 13 Morchio & Majer del 1° luglio 1897 al n. 3773 e questa che presento ai sigg. Amatori. L’esemplare venne valutato 2.000 lire. Somma davvero elevata specie se si considera che allora uno zecchino veneziano, in ottima conservazione, si poteva acquistare per circa 25 lire; uno splendido aureo di Galba, pure in ottima conservazione, per circa 130 lire e un mezzo testone di Francesco II Gonzaga con al diritto il ritratto con berretto ed al rovescio la Pisside per sole 40 lire. Un pezzo così raro e importante non poteva sfuggire a chi allora si occupava di monete o di medaglie ed in effetti la decorazione venne acquistata, prima ancora che il listino venisse distribuito, dal noto studioso numismatico Aldo Jesurum di cui ricordiamo il famoso testo sulle oselle. Poiché nella nota apparsa nel listino è citato il Minor Consiglio riteniamo di dover ricordare che i 6 componenti di tale organismo potevano sostituire il doge in molte funzioni. Piazza San Marco in un quadro del Canaletto. L’esemplare in questione reca al diritto la dicitura senatvs consvlto e ciò conferma che anche il Senato ha avuto a che vedere con la concessione della decorazione. E qui è proprio il caso di affermare che il doge di Venezia poteva fare tutto quello che decidevano i Consigli della Serenissima Repubblica.1 punto
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Mi trovo concorde con questo intervento che a mio parere ridimensiona un po' gli eccessi di preoccupazione, gli slab sono una delle tante mode che, in special modo in quest'epoca ossessionata dal soldo (purtroppo non in senso numismatico ?), spuntano un giorno si e l'alro pure, tuttavia la suddetta moda non può inficiare il gusto, il piacere e l'utilità del collezionare così come ancor di più la passione per la numismatica che vive ben al di là delle mode commerciali e delle fisse dei collezionisti su conservazioni, certificazioni e rivalutazioni... ci sono interi universi monetari che vivono oltre queste mode, già il solo orizzonte del collezionismo è assai ampio per chi sa guardare e ama spaziare oltre il consueto, non c'è solo il fdc, non c'è solo il Regno e soprattutto non c'è solo l'Italia... io, come sa chi mi legge nel forum, ho smesso ormai da anni di collezionare monete, per lo meno con assiduità, per dedicarmi in maniera più seria e approfondita ai libri di numismatica e storia monetaria ed economica, si tratta di una scelta che non è nata da delusioni, nei miei anni di collezionista mi sono divertito non poco, ma solo ponderata sul fatto che ad un certo punto ho capito che volevo creare un qualcosa che avesse valore culturale, ma con le monete sono troppo dispersivo e non ho le risorse per creare un insieme di valore scientifico e culturale serio, cosa che invece mi sta riuscendo con i libri, tuttavia non ho perso del tutto il gusto del comprare monete ogni tanto, solo che grazie a tutti i libri che leggo ho scoperto mondi nuovi e suggestivi, in particolare quello delle medaglie e delle monete orientali, mondi anche più lontani dal clamore e dal fervore più mercantile del collezionismo e che mi consentono uno sguardo più distaccato dalle tante mode che vanno e vengono, la numismatica può tranquillamente andare oltre, come anche un collezionismo più legato al piacere e allo studio che al mercato...1 punto
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Qualche anno fa ho tenuto una conferenza sull'argomento: per prima cosa la dizione Damnatio memoriae appare soltanto nel XVII secolo, nell'antichità si usavano i termini •Abolitio nominis (cancellazione del nome da tutte le iscrizioni, templi, monumenti, ecc.) •Rescissio actorum (annullamento degli atti, nullità di tutte le delibere promulgate) oblio. Ci sono stati casi molto eclatanti di damnatio nell'antica Roma, tra cui quello di Caracalla nei confronti del fratello Geta. Ma questa "usanza", a metà strada tra una vendetta postuma e una strategia, è molto antica. Uno dei primi personaggi storici a subirla fu la regina-faraone Hatshepsut nel XVI secolo a.C.1 punto
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Proseguendo nei vari tentativi ho provato la fusione dell’argento. Già da tempo, ne ho acquistato qualche etto sotto forma di trucioli da un amico tornitore, come residui di lavorazione di componenti tecnologici. L’argento 999/1000 posto in un crogiolo “aperto” di materiale ceramico si fonde facilmente con un ausilio di un cannello alimentato a gas liquido, formando il classico bottone di fusione. Dopo una veloce pulizia superficiale con acido nitrico, anche la successiva laminazione a martello risulta agevole e precisa. Al contrario di ogni aspettativa, la creazione di un bottone d’oro 750/1000 derivato dalla fusione di una vecchia fede da uomo trovata nei vecchi rimasugli di famiglia, la laminazione è stata particolarmente ostica. Nonostante i due tentativi stemperare il metallo portandolo al “rosso chiaro” e raffreddandolo a temperatura ambiente, più volte ho rischiato di perdere il “prezioso” pezzo, in quanto per la tendenza a rimbalzare dall’incudine cadeva spesso sul pavimento….Non ho provato per ora la fusione del rame in quanto con facilità sono riuscito a reperire lamine con spessori commerciali già pronte per ricavare qualche tondello da utilizzare nelle nostre prove… Ho provato anche l’utilizzo di un fornetto a muffola elettrico che raggiunge, tramite regolazione elettronica, i 1150 gradi., ma risulta ben più agevole e veloce l’utilizzo del cannello a gas, permettendo inoltre, un controllo diretto a vista della fusione…Tutt’altro il fornetto è stato molto utile nelle operazioni di tempra del “battente” in acciaio già mostrato in un post precedente. Nel chiudere questo appunto serale, qualora qualcuno voglia cimentarsi in operazioni simili, invito alla massima attenzione nel rispetto e uso di tutti i dispositivi di sicurezza e protezioni individuali…buona serata a tutti -foto crogiolo, bottone argento, bottone argento pulito con acido nitrico1 punto
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Si tratta di Domizia (la moglie), non Domitilla (madre e sorella). Piuttosto rara e apparentemente il migliore esemplare conosciuto.1 punto
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Il mio primo 4 Cavalli lo vidi in una piccola cartoleria in città, la Signora Ida teneva in negozio ciò che restava della Collezione del defunto marito. Grande Collezionista di francobolli, non disdegnava collezionare le monete del suo territorio. La moneta mi sembrò troppo piccola e con una patina scura che la rendeva proprio brutta per i miei gusti. La prima domanda che feci alla Signora fu: Che significa C4? ? E lei con tutta la sua pazienza a spiegarmi che la C stava a significare il tipo di nominale: Cavalli e che il 4 era il suo valore, Uscii dal negozio con in prestito il suo vecchio Gigante. La sera ricopiai tutti i contatti dei professionisti che si trovavano a fine pagine del Catalogo, quelli che spedivano i listini gratuiti. La moneta la presi in seguito e fu l'inizio della mia avventura numismatica. Sono passati quasi 25 anni da quel giorno e spero non mi passi la voglia di andare avanti nello studio e nel collezionare. Scusate le chiacchiere. Saluti a tutti.1 punto
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Dici bene caro Pietro... A parte che questo era uno dei più grandi vedutisti del periodo, i Borboni erano un esempio per tutti per le loro scelte scrupolose sugli uomini della cultura del periodo che dovevano rappresentarli. Questo gli diedi ancor più prestigio in Europa, tant'è vero che la casata conquistò in breve tempo traguardi impensabili. E poi la monetazione e qui davanti a noi e al mondo... Imbattibili alcuni rovesci, per non parlare delle medaglie, opere scultoree e incisorie uniche e magistrali. Insomma che zecca, e che periodo magico..1 punto
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L'artista è Salvatore Fergola e il dipinto si riferisce all'evento dell'inaugurazione del bacino di Raddobbo 1852. La nave dovrebbe essere la "Vesuvio". Di seguito il dipinto più rappresentativo dell'artista, che impersono in tutto e per tutto l'identità Borbonica.. Inaugurazione della ferrovia Napoli Portici 18391 punto
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Non è la stessa di questa discussione.. Posto le immagini dell'esemplare di cui parla Pie1 punto
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Buongiorno a voi, sperando di fare cosa gradita, trascrivo qui di seguito la scheda della voce 'Busca' a firma G. Fea, tratta dalla Guida delle zecche. Buona giornata, Teofrasto Busca (Cuneo; Piemonte) G. Fea Prima di essere costituita in marchesato autonomo Busca fece parte degli estesi domini del marchese di Savona Bonifacio del Vasto. Alla sua morte (1130 circa) il feudo passò in eredità al figlio Guglielmo che ne fu il primo marchese. Il personaggio di maggior spicco tra i componenti la casata fu indubbiamente Manfredi II, figlio di quel Manfredi I che guadagnò alla famiglia il soprannome ‘Lancia’ per essere stato al servizio dell’imperatore Federico I durante l’assedio di Alessandria del 1174-75 [Cordero 1854]. Non a caso la monetazione di Busca è riconducibile esclusivamente a Manfredi II (1217-55 circa), del quale alcuni autori posticipano erroneamente la signoria al 1299-1334 [bazzi-Santoni 1886; Gnecchi 1889; Engel, Serrure 1891]. Uomo di fiducia dell’imperatore Federico II, Manfredi II fu insignito della carica di vicario imperiale ed inoltre numerosi Comuni, tra cui Milano, Alessandria e Chieri, lo vollero come podestà. Non è chiaro quando Manfredi II batté le monete che recano la scritta mlancea (da sciogliere in marchio lancea oppure manfredus lancia); e non è neppure certo che la zecca, tra le tante località che il marchese deteneva in feudo, sia stata avviata a Busca. Promis [1852, p. 13] ritenne che la zecca di Busca sia stata attivata per concessione di Federico II ma non esiste alcun diploma in merito. Un’ipotesi potrebbe essere che il Lancia si sia sentito autorizzato a battere moneta per via del proprio titolo di marchese e vicario imperiale, ma anche questo non è certo. Secondo Rossi [1882b] le monete potrebbero essere state emesse non a Busca ma a Milano, durante il periodo in cui il marchese fu podestà della città, tra il 1252 ed il 1255. Per il diritto di monetazione si veda supra Matzke. Nominali emessi Manfredo Lancia, marchese e vicario imperiale (1227-55 circa): in mistura, denaro mezzano scodellato (mezzo denaro imperiale) (1250-55 circa?). Rossi [1882a; 1882b] ha pubblicato un grosso recante le stesse scritte del denaro mezzano, affermando che esso proveniva da un rinvenimento effettuato in provincia di Parma quello stesso anno. Secondo Gnecchi [1888] si sarebbe invece trattato di un falso prodotto a Roma nel 1881. Gli autori successivi hanno ritenuta valida l’ipotesi di Gnecchi e di conseguenza non hanno tenuto conto di quanto affermato da Rossi. Esso è esplicitamente indicato come falso in CNI [iI, p. 50, nota al n. 1]. Brunetti [1966, p. 86, 570] attribuisce, erroneamente, la produzione del grosso falso a Luigi Cigoi (m. maggio 1875). Collezioni Roma, MNR, coll. Reale [CNI II, pp. 50-51]; Milano, Civ. R. Num. [belloni 1977; Martini et alii 1987]; Torino, M. Civ. [Fava et alii 1964]; Venezia, M. Correr [Castellani 1925]. Bibliografia: Bazzi, Santoni 1886; Bianchimani 2004, p. 29; Castellani 1925; CNI II, pp. 50-51; Engel-Serrure 1891; Fava et alii 1964; Gnecchi 1889, pp. 46-47; Martini et alii 1987; Promis 1852; Promis 1882. - Cordero di San Quintino G. 1854, Osservazioni critiche sopra alcuni particolari delle storie del Piemonte e della Liguria nell’undicesimo e dodicesimo secolo, Torino. - Gnecchi E. 1888, Falsificazioni moderne, «RIN», 1, pp. 266-268. - Rossi G. 1882a, L’inedito grosso di Manfredi Lancia signore di Busca. Primo marchese e primo nome sull’italiane monete del medio evo, Roma. - Rossi G. 1882b, Alcune parole sul grosso di Manfredi II Lancia, «BNSSI», 1, pp. 65-79, 117-133.1 punto
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