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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 09/06/22 in tutte le aree

  1. Vi allego le ex mie 10 lire
    4 punti
  2. Le emissioni monetarie di Pandosia, sebbene di scarsa entità ed emesse in modo discontinuo, rappresentano una fonte documentaria di primaria importanza che amplia e valorizza la conoscenza di un sito su cui la tradizione letteraria appare alquanto lacunosa e, in alcuni casi, fortemente dibattuta (per un quadro generale v. Hansen-Nielsen 2004, 285, n. 64). Dubbia peraltro è la stessa localizzazione della città antica all’interno del territorio enotrio, che oscilla tra una tradizionale collocazione nell’alta valle del Crati, in località Timpone del Castello, presso Cosenza (v. da ultimi Mele 2017, 233-5 e Genovese 2012, 34 s. con bibl. prec.), ed una più recente ubicazione a ridosso di Cerenzia (Marino 2005; De Sensi 2004). E per quanto studi e ricerche più o meno recenti abbiano diffusamente indagato l’archeologia dell’Oinotria, la sua organizzazione polico-territoriale nel quadro più ampio del fenomeno coloniale in Magna Grecia, scarsa è stata l’attenzione rivolta nel dettaglio alle emissioni monetali di Pandosia, delle quali è stato offerto solo un quadro complessivo e peraltro suscettibile di approfondimenti e aggiornamenti fondati sulla raccolta della documentazione numismatica (Rutter, HN; Taliercio 2012, 1998; Bugno 2007; Parise 1982; Mangieri 1980). Localizzazione di Pandosia (da M. Bugno, Da Sibari a Thurii, Naples 1999) Base di partenza del presente contributo è stato pertanto il censimento degli esemplari che è stato possibile documentare attraverso lo spoglio di cataloghi di collezioni pubbliche, private e di vendite all’asta. La cortesia e la disponibilità di alcuni utenti, ai quali rivolgo un sentito ringraziamento, hanno inoltre fornito a vario titolo un importante contributo consentendo di ampliare e puntualizzare alcuni aspetti della ricerca. L’analisi condotta ha consentito di elaborare un preliminare catalogo di 25 esemplari in argento (15 stateri, 5 dracme, 5 trioboli) che in base ad elementi tipologici sono stati convenzionalmente ripartiti in tre gruppi di emissione (A-B-C). Per ognuna di esse vengono esaminati nelle relative sezioni aspetti concernenti la tipologia, la metrologia e l’epigrafia che unitamente ai dati interni alla sequenza hanno veicolato la formulazione di proposte di inquadramento cronologico. Dal computo degli esemplari sono stati esclusi: a) l’unità di bronzo con t. di Hera al D/ e altare al R/ attribuita da Poole a Pandosia (BMC 5) ma successivamente riferita a Paphos (https://www.britishmuseum.org/collection/object/C_1852-0222-90 seguito da Rutter, HN, 185). b) le monete nn. 6849-50 della collezione Santangelo (non viste) al Museo Archeologico di Napoli, che nel catalogo di Fiorelli presentano dettagli tipologici alquanto peculiari che richiederebbero una verifica autoptica. c) l’emissione con tipi corinzi contrassegnata simbolo della testa di Pan attribuita a Pandosia da Robinson (SNG Lockett 2297; Rutter, HN, 185). SNG Lockett, 2297
    3 punti
  3. Riferimenti bibliografici Breglia 1939 = L. Breglia, Due tesoretti di monete greche della Magna. Grecia, “Rendiconti della Reale Accademia di Archeologia, Lettere e Belle Arti di Napoli”, VI, 1939, 39-76 (estratto). Bugno 2007 = M. Bugno, Pandosia tra Sibari, Crotone e la conquista brettia, “Incidenza dell’antico”, 5, 2007, 175-85 Bugno 1998 = M. Bugno, in Mito e storia in Magna Grecia (Atti del XXXVI Convegno di studi sulla Magna Grecia, Taranto 1996), Taranto 1998, 373-8. Campana 2013 = A. Campana, Una misteriosa emissione siciliana a nome di Hermas e Pan, in P.G. Van Alfen-R.B. Witschonke curr., Essays in honour of Roberto Russo, NAC AG, Zürich-London 2013, 17-36. De Sensi 2004 = G. De Sensi Sestito, Alessandro e le popolazioni della Lucania e del Bruzio, in Alessandro il Molosso e i Condottieri in Magna Grecia (Atti del XLIII Convegno di studi sulla Magna Grecia,, Taranto-Cosenza 2003), Taranto 2004, 519-59. Evans 1912 = A.J. Evans, The Artistic Engravers of Terina and the Signature of Evaenetos on its later Didrachm Dies, “Numismatic Chronicle”, s. IV, 12, 1912, 21-62. Gargano 2018 = G. Gargano, Alla ricerca dell'antica Pandosia, “Storie di Calabria”, II/3, 2018, 89-94. Genovese 2012 = G. Genovese, Greci e non greci nel Bruzio preromano. Formule integrative e processi di interazione, Venosa 2012, part. 32-5. Giesecke 1928 = W. Giesecke, Italia Numismatica. Eine Geschichte der Italischen Geldsysteme bis zur Kaiserzeit, Leipzig 1928. Giove 1996 = T. Giove, Le monete della collezione Santangelo, in I Greci in Occidente. La Magna Grecia nelle collezioni del Museo Archeologico di Napoli, Napoli 1996, 191-214. Hansen-Nielsen 2004 = M.H. Hansen-Th.H. Nielsen curr., An Inventory of Archaic and Classical Poleis, Oxford 2004, 285, n. 64 HN = N.K. Rutter et alii, Historia Numorum. Italy, London 2001. IGCH = M. Thompson - O. Mørkholm - C.M. Kraay, An Inventory of Greek Coin Hoards, New York 1973. Lombardo 2001 = M. Lombardo, Enotri e Lucani: continuità e discontinuità, in M. Bugno-C. Masseria curr., Il mondo enotrio tra VI e V secolo a.C. (Atti dei Seminari napoletani 1996-1998), “Quaderni di Ostraka”, 1.1, Napoli 2001, 329-45. Mangieri 1980 = G. Libero Mangieri, Crotone e le monete d’“alleanza”, “Rivista Storica Calabrese”, n.s. I, 3-4, 1980, 7-47. Marino 2005 = D. Marino, Cercando Pandosia. Indagini topografiche intorno alla valle del fiume Lese ed al Timpone del Castello (Cerenzia, KR), in Preistoria e Protostoria della Calabria, I. Scavi e Ricerche 2003 (Atti delle giornate di studio, Pellaro 2003), Pellaro 2005, 61-70. Mele 2017 = A. Mele, I popoli indigeni della Calabria e i loro sistemi politico-territoriali, in M. Pacciarelli-L. Cicala curr., Centri fortificati indigeni della Calabria dalla protostoria all’età ellenistica (Atti del Conv. Int., Napoli 2014), Pozzuoli 2017, 233-7. Mele 2001 = A. Mele, Il mondo enotrio tra VI e V secolo a.C., in M. Bugno-C. Masseria curr., Il mondo enotrio tra VI e V secolo a.C. (Atti dei Seminari napoletani 1996-1998), “Quaderni di Ostraka”, 1.1, Napoli 2001, 253-301. Parise 1998 = N.F. Parise, Era Lacinia in Campania. I limiti della documentazione numismatica, in I culti della Campania antica (Atti del Convegno Internazionale di Studi in ricordo di Nazarena Valenza Mele, Napoli 1995), Roma 1998, 89-96. Parise 1994 = N.F. Parise, Le emissioni monetarie di Magna Grecia dalla fondazione di Turi all’età di Archidamo, in S. Settis cur., Storia della Calabria antica, II, Roma-Reggio Calabria 1994, 403-19. Parise 1982 = N.F. Parise, Crotone e Temesa. Testimonianze di una monetazione d’impero, in G. Maddoli cur., Temesa e il suo territorio (Atti del Colloquio di Perugia e Trevi 1981), Taranto 1982, 105 ss. Rutter, HN = V. HN Salamone 2009 = G. Salamone, Qualche riflessione sulla monetazione di Terina: la cronologia iniziale, in G.F. La Torre cur., Dall’Oliva al Savuto. Studi e ricerche sul territorio dell’antica Temesa (Atti del Convegno, Campora S. Giovanni 2007), Pisa-Roma 2009, 139 ss. Taliercio 2012 = M. Magliano Taliercio, Annotazioni a margine di tipi monetali di ambito magno-greco tra VI e IV secolo a.C., in R. Pera cur., Il significato delle immagini: numismatica, arte, filologia, storia (Atti del secondo incontro internazionale di studio del Lexicon Iconographicum Numismaticae, Genova 2005), Roma 2012, 11-26. Taliercio 2001 = M. Taliercio Mensitieri, La monetazione degli Enotri, in M. BUGNO-C. MASSERIA curr., Il mondo enotrio tra VI e V secolo a.C. (Atti dei Seminari napoletani 1996-1998), “Quaderni di Ostraka”, 1.1, Napoli 2001, 117-37. Taliercio 1998 = M. Taliercio Mensitieri, in Mito e storia in Magna Grecia (Atti del XXXVI Convegno di studi sulla Magna Grecia, Taranto 1996), Taranto 1998, 357-65. Cataloghi di collezioni pubbliche e private Bâsel, Antikenmuseum Ludwig = H.A. CAHN, Antikenmuseum Bâsel + Sammlung Ludwig: Griechische Münzen aus Grossgriechenland und Sizilien, Bâsel 1989. Boston, Museum of Fine Arts Baldwin-Brett = A. Baldwin-Brett, Museum of Fine Arts. Catalogue of Greek Coins, Boston 1955. Bruxelles, Bibliothèque Royale Albert I De Hirsch = P. Naster, La Collection Lucien de Hirsch. Bibliothèque Royale de Belgique, Bruxelles 1959. London, British Museum BMC = R.C. Poole, A Catalogue of the Greek Coins. The British Museum. Italy, London 1873. Napoli, Museo Archeologico Nazionale Santangelo = G. Fiorelli, Catalogo del Museo Nazionale di Napoli. Collezione Santangelo, I. Monete greche, Napoli 1866. New York, American Numismatic Society SNG ANS = Sylloge Nummorum Graecorum. The Collection of the American Numismatic Society. Part 3. Bruttium-Sicily I: Abacaenum-Erix, New York 1975. Oxford, Ashmolean Museum SNG = Sylloge Nummorum Graecorum. Ashmolean Museum, Oxford, vol. V, Part 2, Italy: Lucania (Thurium) – Bruttium, Sicily –Carthage, London 1969. Paris, Bibliothèque Nationale FG = Fonds général de Luynes = J. Babelon, Catalogue de la Collection De Luynes. Monnaies grecques, I. Italie et Sicilie, Paris 1924.
    3 punti
  4. NAC-Triton XXIV, 2021, 355 Napoli, MAN, Sg 6461 (da Mangieri 1980, tav. I. 6) Napoli, MAN, Sg 6462 (da Mangieri 1980, tav. I. 7) Paris, BN, Y 4864. Rotschild 2429 Quest’ultimo esemplare, riprodotto dal Noe, si distacca nettamente dai precedenti sotto il profilo stilistico e ponderale.
    3 punti
  5. Cari esperti e appassionati di patine e non l’avevo già condiviso in tempi passati, ma con queste nuove foto mi auguro di poter stimolare una nuova discussione, più che sulla tipologia o se vogliamo sull’accoppiata millesimo-conservazione, maggiormente incentrata sulla patinatura. Ho fatto una dozzina di foto e ciononostante mi rendo conto che non sono riuscito (quelle che qui vi mostro amici sono le meno peggio) a porre nella giusta luce i colori di questa patinatura, che sono assolutamente iridescenti. La loro tonalità però è molto delicata e formata da tinte che passano dal rosa pallido al verdognolo all’azzurrino e che assolutamente nulla hanno a che fare con quelle pesanti che mandano in visibilio gli americani. Al diritto poi l’esemplare qui mostrato ha assunto curiose venature di scuro simil-marmo, che non ho rinvenuto frequentemente su altri pezzi dell’epoca. Non è tanto usuale riscontrare queste colorazioni pastello e molto tenui sugli scudi napoleonici, ne’ su quelli della occupazione francese, ne’ su questi del Regno d’Italia, perché questi monetoni circolavano eccome e questa caratteristica veniva quindi a perdersi, a meno che non venissero conservate, come in questo caso, fin da subito o quasi e quindi sia preservate da usura, che favorendo la creazione negli anni della c.d. patina arcobaleno. Buona serata a tutti
    2 punti
  6. Ciao Graziano, interessante quell'asterisco sul numero di serie della seconda banconota... forse un errore di stampa ? Complimenti. P.S. Nicolò non infierire...
    2 punti
  7. no... direi più una caratteristica del conio.
    2 punti
  8. La popolazione attuale della Lituania è di 2.802.000 di persone. Non so quanti erano gli abitanti sotto l'URSS, ma moltissimi di quelli che mancano erano russi, non lituani, e sono tornati in patria. Vedi @Brios conosco molto bene tutti i paesi della zona, ne conosco bene la storia (Polonia e Lituania hanno avuto una storia comune per quasi 500 anni) e anche la storia della Russia. Ti dirò di più. Nel 1968 sono stato nell'URSS da privato e in auto nostra (una Wartburg della DDR). La differenza con la Polonia Popolare e l'URSS era come tra la Contea e Mordor del Signore degli anelli. Arka Diligite iustitiam
    2 punti
  9. CATALOGO DEGLI ESEMPLARI (Il catalogo è strutturato in base al dato ponderale ordinato in senso decrescente) GRUPPO A 1. gr. 9,34 Paris, BN, Y 4864 (ex coll. Rothschild 2429 = Attianese 1992, 42 = Noe, Metapontum I, tav. 23, E) 2. gr. 8,06 Napoli, MAN, Santangelo 6462 (= Giove 1996, 195 = Mangieri 1980, tav. I. 7) 3. gr. 7,94 NAC-Triton XXIV, 2021, 355 (ex coll. Bressett ex coll. Sheridan) 4. gr. 7,90 London, BM 1949.1202.3 ( = Mangieri 1980, tav. I.1 = Babelon 2176) 5. gr. 7,87 Paris, BN, FG 1942 6. gr. 7,82 Napoli, MAN, Santangelo 6461 (= Mangieri 1980, tav. I. 6) 7. gr. 7,72 NAC AG 13, 1998, 205 (ex Bâsel, Ludwig 205 = Attianese 1992, 40 = Mangieri 1980, tav. I.4 = Giesecke 1928, tav. III, 2) 8. gr. 7,25 London, BM 1950.1002.2 (= Mangieri 1980, tav. I.3 = Babelon 1907, 2175) 9. gr. 7,13 Paris, de Luynes 744 (= Mangieri 1980, tav. I.2) 10. gr. 7,11 Oxford, SNG 1534 (ex Hess-Leu 28, 1964, 37 ex Hess-Leu, 2.4.1958, 39 = Attianese 1992, 39 = Mangieri 1980, tav. I.5) GRUPPO B 11. gr. 6,78 London, BMC 1 (ex Rollin & Feuardent, 1872 ex coll. Wigan = HN 2449) GRUPPO C Stateri 12. gr. 7,78 Boston, MFA, 0196 (= Baldwin Brett 196. Ex Warren ex Ready ex SWH, 23.5.1894, 34 ex coll. Carfrae ex rip. “Calabria 1864”, IGCH 1908) 13. gr. 7,78 London, BMC 2 (ex Rollin & Feuardent, 1872 ex coll. Wigan = Evans 1912, pl. III, 6) 14. gr. 7,31 Napoli, MAN, Santangelo 6848 (ex Principe di S. Giorgio = G. Fiorelli, Programma, “Annali di Numismatica”, 1, 1846, 5, ill. in copertina = A. Salinas, Sul tipo de’ tetradrammi de Segesta e su di alcune rappresentazioni numismatiche di Pane Agreo, “Periodico di Numismatica” 3, 1871, tav. III. 13, ill. = Giove 1996, cat. 13.68, foto es.) 15. gr. 7,10 New York, SNG ANS 600 Dracme 16. gr. 2,18 London, BMC 3 (ex R. Payne Knight = Evans 1912, pl. III, 7) 17. gr. 2,18 Coll. privata (ex The NY sale, 27, 2012, 103 ex coll. Prospero) 18. gr. 2,17 Paris, BN, FG 1943 (= Rollin & Feuardent, Choix de monnaies et medailles du cabinet de France. Monnaies grecques d'Italie et de Sicile, Paris 1913, 102) 19. gr. 2,08 NAC AG, 124, 2021, 46 – The Collection of Greek coins of a Man in Love with Art Part III (ex NAC 27, 2004, 58 ex coll. ADM ex NAC 13, 1998, 217 ex Bâsel, Ludwig 217 ex Jameson 540 ex Sambon-Canessa 1903, Maddalena, 581 ex Evans) 20. gr. 1,86 Bruxelles, de Hirsch 238 (ex Rollin & Feuardent, 8.11.1879, 550) Trioboli 21. gr. 1,08 London, BMC 4 (= HN 2452 = Evans 1912, pl. III, 8 ) 22. gr. 1,06 New York, SNG ANS 601 (ex Newell) 23. gr. 1,06 CNG, MBS 70, 2005, 40 24. gr. 1,03 LHS Numismatik AG 102, 2008, 52 25. gr. 0,93 Taranto, MN (ex rip. Torchiarolo 1926, IGCH 1977: Breglia 1939, p. 64, n. 1748; non vidi)
    2 punti
  10. Qualche riflessione conclusiva Pandosia è inizialmente una comunità senza moneta. La comparsa della legenda al R/ di stateri tripode/toro indica certamente che il centro entrò in rapporto prima con Sibari (toro) e, all’indomani della disfatta di quest’ultima, con Crotone (tripode), che esercitò con differenti modalità forme di controllo sui territori del cd. “impero sibarita”, come ben documentano le monete cd. d’ “impero”, espressione forse preferibile a quella di “alleanza”. Pandosia è secondo Strabone sede di re enotri (VI, 1, 5, 526) e in quest’ottica l’esibizione del toro, oltre a rievocare l’afferenza del centro al contesto delle relazioni con Sibari, dall’altro proietta sul documento monetale i retaggi di un un passato recente e di grande rilievo, considerato il ruolo significativo che l’ethnos degli Enotri svolse nell’organizzazione e gestione politico-amministrativa del territorio sibarita (Taliercio 2012, 19). Si trattò certo di un rapporto di sostanziale subordinazione politica, con Sibari e successivamente con Crotone, come denuncia per Pandosia l’assenza di tipi propri e la posizione dell’etnico al rovescio, benché non si escluda una qualche forma di limitata autonomia. La presenza del toro e della legenda sembrerebbero infatti ben riflettere l’orizzonte ante/post 510, documentando al pari di altri centri, quella continuità anche sul piano culturale e relazionale, oltre che insediativo, degli ambiti regionali che qualificarono l’impero sibarita e successivamente quello crotoniate. Ciò nell’ottica di una caduta di Sibari che non sembrerebbe generare situazioni particolarmente (o immediatamente) traumatiche nei territori dell’impero (Lombardo 2001, 331) e di una gestione del vasto territorio passato sotto l’egida crotoniate, mediato dalle eterie pitagoriche, entro cui il privilegio di battere moneta concesso a diverse realtà territoriali (Pandosia, Laos, Temesa) indica quantomeno una volontà di valorizzazione (e quindi di continuità relazionale) di queste comunità (Mele 2001, 279 s.). In una fase iniziale, inquadrabile nel VI secolo, Pandosia appare quindi un ambito, un toponimo che entra in contatto con due delle maggiori colonie achee, piuttosto che una polis compiutamente strutturata. Si trattava probabilmente di una realtà organizzata su base etnica e cantonale dotata di potere militare esemplata sul modello delle poleis hypekooi, un centro a forte connotazione indigena che solo nel corso del V secolo si avvia verso realtà elleniche (Mele 2001, 279; Bugno 2007, 177-8). Nondimeno la sua posizione strategica e probabilmente le sue risorse dovettero rappresentare i principali fattori di attrattiva che attirarono, in progresso di tempo, l’attenzione di Sibari ed in seguito l’interesse precoce di Crotone, la quale risalendo le valli dei fiumi Crati e Savuto poteva raggiungere anche la costa tirrenica dove si trovava Temesa, gravitante in orbita crotoniate dopo il 510 (Bugno 2007). Che il territorio di Pandosia fosse particolarmente ferace è chiaramente suggerito dai tipi adottati nel corso della II emissione, oltre che dallo stesso toponimo. A differenza della serie precedente, le immagini fanno riferimento esclusivamente a specificità locali del sito, di cui viene messa in risalto la connotazione fluviale e boschiva, suggellata dall’esplicito riferimento al Crathis - e, come si vedrà, al dio Pan sull’emissione successiva - e dall’immagine della figura femminile tradizionalmente interpretata come una Ninfa – forse eponima -, divinità notoriamente legata ai corsi d’acqua e sorgenti. Nel contempo l’assenza di qualsiasi riferimento esterno e l’adozione di tipi “propri” documenta la transizione del centro da comunità senza moneta a centro che acquisisce progressivamente una certa autonomia, come evidenzia anche l’adozione dell’etnico cittadino, apposto per esteso in nominativo con chiaro riferimento alla città. Da un lato, quindi, rivendicazione di una certa autonomia dopo lo stato di subordinazione a Crotone, dall’altro indizi di continuità con l’ambito acheo – a cui si deve la stessa fondazione secondo Ps.-Scymno (326-9) - evidenziati dagli gli elementi interni della moneta: il riferimento al fiume Crathis, l’utilizzo del san (e forse il peso, benchè degradato) nonché le succitate “influenze tirreniche” esercitate dall’achea Terina, che nel corso degli anni Sessanta del V secolo traduce la sopraggiunta autonomia in un’emissione di moneta a proprio nome e con tipi propri. I dati monetali, seppur con le dovute cautele, potrebbero suggerire che la nuova identità civica della polis adombrata dai tipi prese avvio in epoca successiva alla fondazione di Thurii. Resta tuttavia incerto se essa rifletta o meno la temperie culturale successiva alla crisi del Pitagorismo crotoniate (453/2: Bugno 2007, 178), che coinvolse comunità anelleniche dell’entroterra, tra cui gli Enotri, provocando certamente sganciamenti territoriali e favorendo monetazioni “autonome”, o se non si debba piuttosto ipotizzare uno slittamento nei decenni successivi sulla scia dei succitati confronti stilistici. Con il passaggio alla III emissione si colgono innovazioni sul piano tipologico e nell’articolazione interna. Si dilata l’orizzonte relazionale, come documenta la scelta di tipi e la più ampia gamma di nominali coniati. Incerto resta tuttavia il coinvolgimento della città nella Lega italiota, di cui le fonti non recano traccia, e postulato sulla base della presunta derivazione del tipo di Hera Lacinia dagli stateri crotoniati di inizio IV sec. a.C. ricondotti agli anni dell’alleanza militare. Che i tipi pandosini riflettano o meno un afferenza della città agli interessi della lega, è certo che la loro scelta sembra rispondere ad una volontà di autorappresentazione e promozione della identità civica su ampia scala. La scelta di Pan, in particolare, non appare casuale e si pone in continuità con quella del Crathis della precedente emissione, come opportunamente rilevato (Taliercio 2012). La valle del Crathis era infatti dal movimento di pastori (Bugno 1998; 2007) e da attività di transumanza che appaiono in perfetta coerenza con un culto di Pan e con la sua immagine sulle monete di Pandosia, se è corretta la localizzazione del sito nell’alta valle del fiume. E per quanto il documento monetale restituisca, cme sopra rilevato, un Pan privo della tipica natura ferina presente invece su altre classi di materiali, non credo che la connotazione militare vada troppo enfatizzata. Sulle dracme, ad esempio, il dio è colto nell’atto di protendere la mano verso il cane come per accarezzarlo; indossa il petaso, il tipico copricapo di Hermes (richiamato da erma e caduceo degli stateri), e la lancia appare quasi in secondo piano, semplicemente poggiata sulla roccia. Ne emerge più che la dimensione guerriera la marcata sottolineatura agreste-pastorale del dio, evidenziata al pari della syrinx sul triobolo siglato NIKO. Al tipo di Pan e alle sue prerogative fa eco l’immagine di Hera Lacinia. E’ ben noto che anche il promontorio Lacinio, come l’alta valle del Crati, fosse terra di pastori, come documenta il passaggio di Herakles con i buoi di Gerione (Diod. VIII, 17, 1.; Giambl., Vita Pyth., 52) ma anche le tradizioni relative a Filottete. La stessa Hera appare intimamente connessa al mondo silvo-pastorale in quanto potnia theron e particolare risalto viene conferito dalla tradizione al bosco sacro, dono della dea Teti, che circondava il tempio a lei dedicato sul Lacinio (Capo Colonna), dove pascolava ogni genere di animale sacro alla dea. Sulla base di queste osservazioni l’associazione Hera-Pan rivela forse non solo comunanza di interessi con l’alleanza italiota, ma anche promozione di un’identità della polis che va ben oltre scopi prettamente militari, come altri elementi concorrono ad evidenziare. L’incremento dei nominali coniati (stateri, dracme, trioboli), la comparsa di lettere e/o sigle (, , ) e, non per ultimo, una maggiore (benché numericamente esigua) circolazione degli esemplari (Calabria 1864: IGCH 1908; Valesio 1926: IGCH 1977), sembrerebbero suggerire l’impressione di una significativa evoluzione dell’assetto civico e politico-amministrativo del centro, che da comunità indigena ellenizzata è ormai divenuto una polis compiutamente strutturata, città dei Pandosini, (), e la cui moneta, non più schiacciata sullo statere, documenta un ampliamento di funzioni e servizi non più limitati alle transazioni di grossa entità. In quest’ottica più che interpretare i tipi monetali come immediati riflessi di vicende storiche per nulla o mal documentate, ci si potrebbe chiedere se la scelta di Hera non risponda piuttosto alla volontà di suggellare il rapporto con la grande dea achea rinsaldando i legami con quell’ethnos a cui, secondo la tradizione, si deve la stessa fondazione di Pandosia, proiettandolo in un orizzonte mitico. Dopo l’inizio del quarto secolo Pandosia non emetterà più moneta e scarne e frammentarie appaiono le notizie sulla città tramandate dalle fonti. Di una certa rilevanza appare tuttavia la testimonianza di Livio (VIII, 24) secondo cui la città, coinvolta tra il 334 e il 331 nelle operazioni militari di Alessandro il Molosso, che morì proprio nei pressi di Pandosia, si trovava al confine tra il territorio dei Lucani e quello dei Brettii. Viene dunque ancora una volta richiamata quell’importanza strategica del sito quale cerniera tra i comprensori Crati-Savuto che trova piena corrispondenza nella documentazione numismatica (raffigurazione del dio fluviale Crathis nel gruppo B) e a cui fa eco la vicinanza a Consentia ricordata dal passo liviano, dal momento che probabilmente è proprio da questa città che prese avvio la conquista del territorio ad opera dei Brettii. Emerge dunque la posizione di central place di Pandosia, che dovette avere radici remote e ben anteriori al contesto delle relazioni con Sibari e poi con Crotone, per la quali le cospicue risorse del territorio, richiamate dallo stesso toponiomo, nonché la prossimità del fiume Crathis non dovettero passare certo inosservate e a cui posero attenzione anche i Romani, ai quali la città si arrese nel 204/3 insieme a Consentia e ad altre civitates dopo la presa di Clampetia (Liv., XXIX, 38, 1. Sull’argomento v. anche Genovese 2012, part. 32 ss.).
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  11. Cronologia La prima emissione (gruppo A), come ben noto, viene inquadrata all’interno delle serie cd. d’impero o di alleanza di Crotone, in cui rientrano le monete con tripode/toro e legenda Cro-Sy e Sy-LaF, o tripode/tripode e leg. Cro-Te (Parise 1982, 106; Taliercio 2001; Mele 2007, 123). Va tuttavia osservato che mentre le serie Cro-Sy e Cro-Te adottano la tecnica incusa attraversando le fasi a tondello largo (Cro-Sy; Cro-Te), stretto (Cro-Te) e a doppio rilievo (Cro-Te: tripode/elmo) monete a legenda Cro-Pando e quelle con tripode, Sy/toro, LaF, si collocano in una fase in cui il doppio rilievo sembrerebbe un elemento ampiamente acquisito e sedimentato nella tecnica di battitura. Non si può pertanto escludere uno slittamento del gruppo A, posteriore certamente alla fase C di Sibari, almeno nella prima decade del V secolo – se non qualche anno dopo -, anche sulla bese di indizi epigrafici e in sostanziale parallelismo con gli ultimi incusi larghi di Crotone, affini per modulo (mm 26-25). Questi, infatti, sembrerebbero protrarsi ben oltre la data del 510 fissata da Kraay e almeno fino al 500 (Rutter), negli stessi anni in cui anche Taranto aderisce al nuovo corso monetario (gruppo 2 Fischer-Bossert: 500-490) dopo la breve esperienza incusa. Sulla base di queste osservazioni la problematica relativa alle emissioni d’impero andrebbe pertanto rivista in quanto esse non sembrerebbero costituite un fenomeno unitario e globale né omogeneo sul piano cronologico. Più problematico appare l’inquadramento del gruppo B, limitato ad un solo statere, e per il quale gli elementi di giudizio si riducono a confronti esterni sul piano stilistico ed epigrafico. Che si trattasse di questione complessa non era sfuggito a Head, che rilevava la mancata omogeneità tra la testa femminile, pienamente aderente ai canoni classicistici di V secolo, e i caratteri epigrafici di foggia marcatamente arcaica. B.V. Head, British Museum. Department of Coins and Medals. A Guide to the Select Greek and Roman Coins Exhibited in Electrotype, Oxford 1880, 30 In questa situazione di incertezza qualsiasi proposta cronologica deve pertanto considerarsi del tutto provvisoria in attesa di una documentazione più ampia che possa fornire nuovi elementi. Se infatti i citati confronti con con Terina (gruppo A Holloway-Jenkins) potrebbero suggerire una datazione intorno alla metà del V secolo, le consonanze stilistiche con le immagini monetali delle divinità fluviali in Magna Grecia e in Sicilia riconducono ad un orizzonte storico posteriore alla fondazione di Thurii. In quest’ultimo caso bisognerebbe considerare il contesto epigrafico (san, iota a tre tratti) come frutto di una prassi scrittoria volutamente arcaizzante, un dato che peraltro non apparirebbe isolato, come documentano le serie di Crotone dell’ultimo quarto del V secolo con legenda OIKIMTAM. Se dunque le peculiarità epigrafiche non sembrano restituire indicatori stricto sensu cronologici converrà non escludere la possibilità di uno slittamento temporale della moneta pandosina come le analogie con le ultime serie di tetradrammi di Selinunte con il dio Selinos libante potrebbero suggerire.
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  12. Epigrafia Gruppo A: l’esame paleografico ha evidenziato quanto segue. La legenda ϘPO al D/ è posta sempre a s. con andamento progressivo; rho appare uncinata su tutti i conii. L’unico elemento di differenziazione si riscontra nella dimensione delle lettere, minute sui conii iniziali e maggiori e più calligrafiche sui restanti. Paris, De Luynes 744 (dettaglio) Paris, BN, FG 1942 (dettaglio) Tutti elementi che si riscontrano sui più antichi stateri di Crotone, a tondello largo e sottile, privi di simboli. Al R/ la legenda , divisa tra campo in alto ed esergo ( - ), presenta pi con tratto destro allungato, alpha con linea centrale obliqua, N a “bandiera”, delta rovesciato, omicron di forma romboidale o circolare. Per la resa di quest’ultimo carattere epigrafico si rilevano significativi confronti con la moneta incusa di Poseidonia (ca. 520-500 a.C.) e con le serie a leg. Sirinos/Pux-Puxoes, entrambe connotate dall’alternanza e/o coesistenza di forme più arcaiche (?) accanto a grafemi più evoluti (O). Ulteriori parallelismi sono stati rilevati con le rare monete a leg. Pal-Mol (fine VI sec.) nonché con il più tardo esemplare (Noe 311: metà ca. V sec.) di Metaponto con personificazione dell'Acheloo al R/ (https://www.lamoneta.it/topic/203027-o/#comment-2249121). London, BM 1867.0101.231 London, BM 1946.0101.448 Paris, BN, de Luynes 550 Paris, BN, de Luynes 523 Paris, BN, de Luynes 466 Gruppo B: il modello di scrittura adoperato si connota per l’utilizzo simultaneo di grafemi arcaici (san con tratti esterni allungati, iota a tre tratti) e forme meno rigide (pi con breve tratto verticale destro, rho a semicerchio, alpha con segmento centrale lineare). I confronti esterni rimandano in questo caso a Terina, con la quale, come si vedrà, emergono anche affinità sul piano tipologico. In particolare si osserva che la transizione all’alfabeto ionico e, in particolare, da iota a tre tratti a iota a tratto verticale si verifica a partire dal gruppo B Holloway-Jenkins, datato al 440-425 ca. Non a caso le serie iniziali di di Thurii (post 444/3) appaiono già connotate dal grafema nella forma più evoluta. Il cambiamento sembrerebbe lievemente seriore a Poseidonia, dove si osserva nel corso delle emissioni della sequenza Noe scandite da lettere in successione (420-410). Gruppo C: le forme grafiche sembrano ormai giunte a piena maturazione, come documenta la presenza del sigma e di omega che connotano la legenda nella forma estesa al genitivo plurale . Di non facile interpretazione risultano invece le lettere e sigle attestate sullo statere (F, MALUS) e sui trioboli (NIKO). La lettera phi è stata ricondotta da Evans allo stesso incisore che avrebbe firmato alcuni conii di Terina e di Thurii dell’inizio del IV secolo a.C.; da Rutter (HN) all’iniziale di un magistrato. Incerta anche l’iscrizione apposta sull’erma, che Evans (1912) interpretava come o correggendo la lettura proposto da Poole (BMC 2). Priva di riscontri anche la sigla ; che potrebbe interpretarsi, ma in via del tutto ipotetica, come abbreviazione di un nome proprio che da Evans veniva riferito ad un magistrato (Evans 1912, 29-30).
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  13. Metrologia Gli stateri del gruppo A presentano un peso medio di gr. 7,814 che appare perfettamente in linea con lo standard ponderale “acheo-corinzio”. Non mancano eccedenze ponderali ravvisabili in valori decisamente elevati, come documenta l’esemplare di Parigi ex Rotschild 2429 (gr. 9,34; cat. 1), che tuttavia richiederebbe un esame autoptico più accurato anche per via delle notevoli difformità stilistiche nella resa dei tipi rispetto agli stateri della stessa emissione. Decisamente basso risulta invece il peso dell’unico statere superstite del gruppo B (gr. 6,78; cat. 11) su cui tuttavia il giudizio resta sospeso in attesa di un campione più ampio. Un sensibile abbassamento del peso dello statere (p.m. gr. 7,49), forse riconducibile al nomos italiotikós, sembrerebbe invece connotare il gruppo C, tuttavia l’esiguità della documentazione (4 ess.) impone le dovute cautele. Si può osservare tuttavia che al calo ponderale del nominale maggiore corrisponde quello della dracma (p.m. gr. 2,09) e del triobolo (p.m. gr. 1,03). Tali divisionali rimandano ad uno statere che risulta ben al di sotto dello standard ponderale acheo ma, nel contempo, appaiono coniati in quantità maggiore rispetto allo statere, che nelle precedenti emissioni costituiva l’unico nominale emesso. Emerge pertanto una fase di produzione in cui la zecca sembrerebbe contrarre sul piano quantitativo e ponderale la moneta di alto taglio a favore di un maggior apprezzamento della valuta divisionale, che resta in ogni caso al di sotto dei valori “teorici” dello standard di riferimento.
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  14. GRUPPO C La terza emissione, più articolata ma di esigua consistenza, affianca al nominale maggiore (statere: 4 ess.) le frazioni del terzo (5 ess.) e del sesto (5 ess.). STATERI D/ Testa frontale di Hera Lakinia adorna di orecchino, collana a ghiande pendenti e sormontata da un alto polos decorato con grifi e palmette. R/ Pan seduto a s. su roccia con due lance nella mano d. In basso, cane accovacciato; a s., erma itifalica barbata con caduceo adorno di fibulae pendenti. Sul corpo dell’erma, (?); in alto a s., ; a d., . Boston, MFA, 0196 https://collections.mfa.org/objects/4275 New York, SNG ANS 600 http://numismatics.org/collection/1963.263.1 BMC 2 Dettaglio dell'iscrizione sull'erma Napoli, MAN, Santangelo 6848 (da Giove 1996, cat. 13.68) L’esemplare della coll. Santangelo nei disegni riprodotti da Fiorelli e Salinas
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  15. Altre foto fatte ora che la sto sistemando nell’album ?
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  16. Da: aggiudicata da asta Auctiones GmbH n. 68 21.6.2020 Lotto 592: Zürich, Galvano der Medaille 1744 Schweiz, Zürich. Aus zwei Hälften zusammengesetzter Blei-Galvano der Medaille 1744 (29 mm, 9.62 g), auf die Gründung der Venedigli-Gesellschaft oder Società di S. Marco in Zürich. Von A. Dassier. Av. Der Markuslöwe nach links mit Buch, worauf S D SM (Società di S. Marco), auf Volutenkonsole mit MDCCXLIV und Signatur ANT DASS F. Rv. Hand aus den Wolken hält Pfeilbündel über Schriftband mit DIC ET FAC. Leu SM 305 (Silber). Das Original äusserst selten, nur je 14 in Exemplare in Gold und Silber geprägt. Vorzüglich. Aus alter Schweizer Privatsammlung vor 1942. https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-MX495A/76 https://collections.geneve.ch/mah/oeuvre/medaille/cdn-2000-0235 Posto anche un interessante video sulla tecnica di riferimento:
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  17. Buongiorno, oggi parliamo di falsi a danno della circolazione (cd. falsi d'epoca) della Repubblica Italiana monete in lire. La falsificazione di monete presuppone che ci sia una differenza positiva tra valore nominale della moneta e costo di produzione della stessa. Questa differenza positiva costituisce il profitto del falsario, più è grande questa differenza e più al falsario conviene falsificare e rischiare. Quindi per massimizzare i profitti i falsari puntavano su monete in circolazione ad alto valore facciale e costi di produzione bassi. Questo concetto è molto importante e ci spiega alcune cose. Infatti, non è un caso che tra le monete più falsificate della Repubblica troviamo le 500 lire e le 10 lire (negli anni 50), le 100 lire negli anni 70 e le 200 lire negli anni 80-90. Infatti, in quel periodo erano le monete con più alto valore o con costi di produzione più bassi. A supporto riporto una statistica tratta dalla Relazione della Zecca che dà evidenza nel decennio 1956-1965 di quanti falsi sono stati riconosciuti tali dall'ufficio perizie della Zecca (divise per tipologia di moneta). Balza subito all'occhio che le monete più falsificate erano le 500 lire (maggior valore) e le 10 lire (poco costose da produrre e passavano meno osservate a differenza delle 500 lire). Sul finire degli anni 60 le 500 lire spariscono dalla circolazione e con l'inflazione anche le 10 lire perdono importanza, la moneta a più alto valore in circolazione in quel momento era la 100 lire e quindi l'attività dei falsari si è concentrata su quella moneta. Alla fine degli anni 70 entra in circolazione la 200 lire, i falsari la prendono di mira e si concentrano su quella moneta. L'attenzione sulle 200 lire non viene distolta dall'introduzione delle 500 lire perchè sebbene a più alto valore legale richiedeva dei costi di produzione molto elevati, quindi il margine maggiore si poteva ricavare sempre dalle 200 lire. Per tutti questi motivi capiamo come mai certe monete si trovano falsificate solo in certi periodi e certe altre è molto difficile se non impossibie trovarle falsificate sia per il loro valore basso (es. 1 lira o 2 lire) rispetto alle altre in circolazione oppure per la complessità di falsificazione (es. 500 lire e 1000 lire). Vi allego alcune foto di falsi d'epoca (particolari) delle monete più falsificate della Repubblica
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  18. Un esemplare di didrammo ( 510-495 a.C. / 8,78 g ) della prima monetazione arcaica di Agrigento, classificato in Jenkins Group Ia . Sarà il 10 Ottobre in vendita Gorny&Mosch 289 al n. 62 . Unisco dalla rete, di pari tipologia, il didrammo ( 8,69 g ) passato a suo tempo in CNG Triton I n. 188 .
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  19. Dalla mia pregiatissima collezione ?, 10 e 50 c francesi del 1999 e 2000, che forse premettono di dirimere la questione. Il bordo mi sembra, in rapporto alle dimensioni della moneta, uguale (o per lo meno non decisivo), ma c'è un particolare, piuttosto visibile con le monete in mano, che secondo me consente di dirimere la questione. Nelle due foto, fatte con luce diversa, emerge evidente che i simboli di zecca e zecchiere (credo...) posti in basso in corrispondenza delle punte delle due stelle a ore 5 e 7, hanno dimensioni diverse... o meglio, hannpo dimensioni diverse rispetto alle stelle suddette. Confrontate (soprattutto per il simbolo a sinistra) la dimensione in confronto alle righe sulla sinistra. Secondo me trattasi di 50 c ✌️
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  20. Hanno una tonalità molto chiara che spesso viene compromessa nella leggibilità globale, specialmente se sono trattate o in conservazione modesta. L’esemplare che hai preso rientra nella categoria del “pagata molto poco”, quindi va benissimo così! ora non ho le foto sottomano, ma come ti scrivevo, per la mia, un gradevole spl, ho sudato per trovarla, più del 1000 lire per assurdo (ovviamente parlo del bilingua). Serie tignosa da completare se per i due nominali maggiori si ricercano con delle prerogative qualitative oltre la media. Vabbè… con la pazienza e la tenacia (che non ti mancano), troverai anche queste
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  21. Potrebbe trattarsi di questa: https://www.romanumismatics.com/227-lot-915-tiberius-as-caesar-a-as?auction_id=81&view=lot_detail Saluti. Giulio De Florio
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  22. Si tratta di un sigillo doganale estense. Nel contorno dell'altro lato si trova la descrizione della sede doganale; nel campo la F di finanza... vedi eaemplare per Reggio... Altro lato
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  23. Buongiorno È una moneta normalissima. Le probabilitá che sia un 20 cents sono nulle. Trattasi o di 10 o 50 cent. Forse piú 50 cents per la veritá.
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  24. Appena guardato un TG, quale ? non importa, sono tutti uguali. Cambiando l'ordine delle notizie l'impressione è la stessa. Si passa dall'assurdo al comico, dall'angosciante all'inutile. Anche a voi fa la stessa impressione ?
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  25. In realtà è lo stesso simbolo, una rosetta piena a cinque petali. Quella di destra è così perchè schiacciata. Arka Diligite iustitiam
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  26. Ragazzi, finalmente è arrivata! Il super regalo che mi è stato rivelato pochi giorni fa da parte di Martina ? il sogno numismatico che coltivavo da una vita è ora realtà. Mi piace davvero tanto ?
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  27. Traguardo importante per una raccolta di cartamoneta. Complimenti!
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  28. Le persone che stanno già pagando la moneta più del doppio, senza neanche provare a partecipare alla vendita ufficiale di domani, sinceramente non riesco a capirle.
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  29. Buon giorno. Purtroppo non sono d'accordo con te. La guerra doveva iniziare. È arrivato il momento del ciclo di ridistribuzione dell'influenza e del denaro.
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  30. Un esempio di come i dati dei ritrovamenti numismatici singoli e in ripostigli possono essere utilizzati per lo studio anche della storia (e quindi l'illustrazione della loro utilità) lo si ha in questo lavoro molto tecnico e decisamente approfondito e valido di Philippa Walton (che citavo in precedenza): https://discovery.ucl.ac.uk/id/eprint/1318144/1/1318144.pdf Il suo profilo di academia.edu, con altri altrettanti validi contributi, è disponibile al seguente link: https://birkbeck.academia.edu/PhilippaWalton Questo per testimoniarvi come, per me, alla base di ogni singola moneta (e conseguentemente di ogni singolo ingresso nella mia collezione, c'è sempre a monte un'attività di studio e ricerca... non si finisce mai di imparare!
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  31. In realtà sono moltissime le monete provenienti da ritrovamenti singoli, lo testimoniano anche i dati estrapolabili dal PAS e riassunti in alcuni lavori di Roger Bland e Philippa Walton (questo per l'ambito inglese dove esiste una normativa che ben disciplina la materia ritrovamenti/studio/catalogazione ma il ragionamento in astratto si può estendere in generale). Certo, molte monete provengono da ripostigli scoperti nel corso dei secoli e ovviamente ormai del tutto decontestualizzati, basti pensare ai rinvenimenti che avvenivano ante '900 dove spesso e volentieri ci si limitava (nella migliore delle ipotesi) a sommarie indicazioni, soprattutto se i ripostigli non contenevano monete in metallo prezioso. Ricordiamoci poi che anche il Petrarca amava collezionare monete romane e in qualche modo lui e i suoi contemporanei se le procuravano... quindi le monete hanno sempre "girato" tra i collezionisti e sono sempre state rinvenute sia in gruppo (tesori) che singolarmente. Gli hobbisti inglesi e francesi del MD (lecitamente) si imbattono pressoché quotidianamente nelle loro uscite in monete antiche (romane, medievali, moderne, ecc) ed è più facile/probabile che trovino monete singole che depositi. Certo, da un punto di vista quantitativo le 1000 monete trovate in un anno in una data zona da un numero imprecisato di detectoristi vengono drasticamente messe in secondo piano da un solo ritrovamento fortuito di un deposito di 5000 esemplari... però non sottovalutiamo i ritrovamenti singoli! Al di là dell'approvvigionamento del mercato numismatico hanno anch'essi la loro importanza nella ricostruzione della storia della circolazione dei flussi monetali.
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  32. Appendice Tra numismatica e collezionismo La rarità delle monete pandosine e la pregevole esecuzione stilistica determinò un interese antiquario alquanto precoce che sin dagli inizi del XIX secolo (se non prima) diede vita ad un’intesa attività di collezionismo. Ne era ben cosapevole Giuseppe Fiorelli, che al varo degli Annali di Numismatica (vol. 1, 1846), inserì nella prima pagina di copertina il disegno di uno statere di Pandosia della collezione Santangelo (cat. 14), “un monumento unico” (p. 5), donato al museo napoletano (allora Museo Santangelo) dal Principe di San Giorgio Spinelli, che aveva contribuito al riordino della copiosa collezione di reperti antichi. Al marchese Francesco Santangelo e a suo figlio Nicola, collezionisti d’arte, non era certo sfuggita la rarità di questi pezzi. Oltre allo statere citato almeno altri due esemplari d’argento (gruppo A: catt. 2, 6) figurano tra le monete greche della ricchissima collezione, in cui confluirono anche numerosi ripostigli calabresi, e della quale solo la tenacia e la fiera opposizione di Giuseppe Fiorelli riuscì ad evitare la vendita a Rollin e Feuardent, noti negozianti parigini di operte d’arte e di monete in particolare. Ed è proprio a questi ultimi che si deve l’immissione sul mercato antiquario di ulteriori esemplari che andarono ad implementare importanti collezioni museali a Londra (catt. 11, 13: ex coll. Wigan), Parigi (cat. 18) e Bruxelles (cat. 20) favorendone la conoscenza e stimolando suggestive riflessioni. Né mancano monete di Pandosia nella pregevole raccolta numismatica dell’American Numismatc Society di New York (catt. 15, 22), in quella dell’Ashmolean Museum di Oxford, dove confluisce uno statere del gruppo A dalla vendita Hess-Leu del 1964 (cat. 10), e nella notevole ex collezione Ludwig (Bâsel), venduta poi dalla NAC nel 1998 (catt. 7, 19), che annoverava un pezzo (cat. 19) della nota collezione Jameson e precedentemente appartenuto ad Evans. Ma è tra i materiali del Museum of Fine Arts di Boston (ex coll. Carfrae) che si osserva uno degli esemplari in migliore stato di conservazione e di elevato pregio artistico (cat. 12), unica moneta superstite di un ripostiglio rinvenuto nel 1864 nel territorio dell’attuale Calabria e successivamente disperso (IGCH 1908: 97 AR) che avrebbe compreso anche monete di Taranto, Metaponto, Thurii, Caulonia, Crotone,Terina e Corinto. Un ulteriore esemplare di provenienza nota è il triobolo attestato nel tesoro scoperto nel 1926 a Torchiarolo (IGCH 1977: 1849 AR tra cui una romano-campana) custodito presso il Museo Nazionale di Taranto (cat. 25), di probabile pertinenza ad un contesto votivo. Il quadro delle attestazioni più recenti risulta fortemente limitato, a conferma dell’elevato grado di rarità di queste emissioni. Quattro esemplari risultano immessi sul mercato antiquario in anni relativamente recenti (catt. 3, 17, 23, 24) e per almeno due di essi (cat. 3, 17) è nota la provenienza da collezioni private (cat 3: coll. Bressett, coll. Sheridan; cat. 17: coll. Prospero).
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  33. Per l’ultimo tratto di coniazione (gruppo C) è invece l’immagine di Hera Lacinia a fornire indicazioni cronologiche. Il tipo ripete infatti l’analoga rappresentazione su serie di Crotone (ripreso da altre città italiote) inquadrate, come già esposto, negli anni della lega italiota (inizi IV sec.), orizzonte al quale viene ricondotto dalla Taliercio anche il tipo di Pan per la sua caratterizzazione militare. Diversamente Rutter (HN, 2450-2), pur rilevando la derivazione del tipo pandosino di Hera Lacinia da quello crotoniate, data i nominali con Hera e Pan nel secondo quarto del IV secolo, in epoca quindi ben posteriore alla nascita e al consolidamento della Lega italiota e perfino al trasferimento della sua sede da Thurii ad Heraklea (374 a.C.). Nell’impossibilità di affrontare in dettaglio la problematica mi limito ad osservare che il tipo monetale di Hera Lacinia presenta a Crotone almeno due varianti diversificate al D/ per la decorazione del polos (serie 1: con palme e grifi; serie 2: con decoro vegetale) oltre che per la resa della capigliatura e per la presenza saltuaria della lettera B che costituisce, insieme alla forma allungata dell’etnico, l’anello di congiunzione con un ulteriore gruppo di emissione caratterizzato al D/ dall’aquila su ramo d’ulivo. Quest’ultimo elemento sembrerebbe suggerire l’anteriorità della serie 1, l’unica rispresa sia a Pandosia che negli altri centri. Peus 427, 2020, 82 Noble N. Pty Ltd 126, 2021, 2545 NAC AG 82, 2015, 30 NAC AG 52, 2009, 50 Stack’s, January 2022 NYINC Auction, 4083 RN 23, 2022, 31
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  34. Per la testa femminile adorna di taenia si potrebbe indicare, seppur con le dovute cautele, un confronto con alcuni rati conii terinesi del gruppo A Holloway-Jenkins, la cui cronologia iniziale è stata recentemente rivisitata dalla Salamone, che ha rialzato di un quinquennio (ca. 465: Salamone 2009, 143) la datazione proposta da Holloway-Jenkins (460-440 ca.). NAC AG 52, 2009, 54 (Holloway-Jenkins 3) Ed è forse ancora a Terina, più che a Thurii (Bugno 2007), che rimanda il dettaglio della corona quale elemento ornamentale del tipo, dettaglio ricorrente sugli stateri del gruppo A (R/) e B (D/) e che si ripete anche a Taranto su una rara emissione inquadrata nella seconda metà degli anni Cinquanta del V secolo (gruppo 8 Fischer-Bossert). NAC AG 116, 2019, 39 NAC AG, 13, 1998, 77 (=Fischer-Bossert, 130.a)
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  36. DRACME D/ C.s. ma con polos decorato con rosette. R/ C.s. ma con lancia trasversale e senza erma. A d., . BMC 3 Coll. privata (ex The NY sale 27, 2012, 103 ex coll. Prospero) (per gentile concessione del collezionista, che qui si ringrazia) NAC AG, 124, 2021, 46 – The Collection of Greek coins of a Man in Love with Art Part III Paris, BN, FG 1943 Bruxelles, De Hirsch 238
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  37. III VIR sta per "Triumviri Monetales" di cui uno era, per l'appunto, P. Licinius Stolo:
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  38. GRUPPO B La seconda emissione comprende un unico statere contrassegnato dai seguenti tipi: D/ Testa femminile a d. entro corona d’ulivo con capelli trattenuti da un nastro; nel campo in basso, da s. a d. . R/ Figura maschile nuda stante a s. con ramoscello nella s. e patera nella d. In basso a s., simbolo poco chiaro (pesce? pira?); a d., . BMC 1
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  39. GRUPPO A La più antica attestazione di Pandosia, come ben noto, compare su stateri (10 ess.) caratterizzati al D/ dal tripode a zampe leonine sormontato da tre anse circolari su linea di pase perlinata entro due segmenti lineari e legenda ϘPO a s. con ductus progressivo ascendente; al R/ da un toro retrospiciente in rilievo a d. o a s. entro una depressione rettangolare incusa accompagnato dalla legenda (con omicron di forma romboidale o circolare) bipartita tra il campo in alto e l’esergo. Il bordo risulta perlinato entro duplice circolo lineare al D/ e radiato al R/. La fisionomia degli stateri appare compatta per la concatenazione interna e per l’omogeneità stilistica. E’ possibile tuttavia suddividere i conii in due sottogruppi in base alla posizione del toro (rispettivamente a s. e a d.). Tale ripartizione assume tuttavia valore prettamente espositivo e non sembrerebbe corrispondere ad una progressione cronologica. La collocazione del sottogruppo 1 in posizione iniziale è infatti fondata esclusivamente sul dato paleografico (resa arcaica - o arcaizzante - dell’omicron con forma romboidale). Sottoruppo 1 (toro a s.) Paris, de Luynes 744 BM 1949.1202.3 Sottoruppo 2 (toro a d.) BM 1950.1002.2 Oxford, SNG 1534 Paris, BN, FG 1942 NAC AG 13, 1998, 205
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  40. Per non parlare dei commemorativi (eccone alcuni)...
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  41. Ma non avete mai letto Martin Mystère? https://it.wikipedia.org/wiki/Martin_Mystère La tesi di fondo della serie a fumetti, in edicola da ben 40 anni, è proprio quella di due antichissime civiltà, Atlantide a occidente e Mu a oriente, che, raggiunto un livello tecnologico avanzatissimo (di molto superiore al nostro attuale) si sono distrutte a vicenda in una guerra catastrofica. Dopodiché, l'umanità è ripartita da zero con la storia che conosciamo, le ere preistoriche, il mondo antico, ecc. Anche se non avete, come me, la raccolta completa in 40 anni ve ne sarà pure passato qualcuno per le mani. petronius
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  42. Caspita, che Falsone terribile!!!! Un saluto a tutti
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  43. La moneta è stata coniata a Sestos in Tracia quasi certamente in epoca romana; cfr. legenda al rovescio: (ϹΗϹ)ΤΙΩΝ. Difficile per me dire chi sia l'imperatore: Traiano?
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  44. So che in Italia la cosa non viene capita (o non vuole essere capita), ma l'attacco all'Ucraina è stato un attacco all'Europa e al nostro modo di vivere e questo è un interesse da difendere enormemente maggiore degli interessi citati sopra. Chiedere a Finnici e Svedesi. Arka Diligite iustitiam
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  45. Ti confermo che anche per me è così.
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  46. Lei colleziona? Sono stato un piccolo collezionista da bambino. Avevo una modesta collezione di francobolli. Erano gli anni Trenta e ricordo che mi piacevano molto i francobolli africani. Poi sono passato alle monete. C’era un cambiavalute a Torino, in corso Vittorio Emanuele, che aveva in vetrina delle monete antiche, e mi fermavo sempre a guardarle. Con i miei piccoli risparmi cominciai a comperarne qualcuna, e a quel punto i miei genitori sapevano cosa regalarmi per farmi piacere. Erano monete di due tipi: romane e monete d’argento dell’Ottocento. Ricordo che quando venni operato d’appendicite, mia madre mi regalò un tallero di Maria Teresa. Le monete romane le ho ancora, quelle d’argento, invece, dopo la guerra le rivendetti allo stesso cambiavalute per alimentare un’altra collezione che avevo cominciato: quella dei dischi di jazz. Da: DICONO DEL COLLEZIONISMO…PIERO ANGELA DI DOMITILLA D’ANGELO (novembre 2014) https://www.ilcollezionista.bolaffi.it/2014/11/piero-angela/
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  47. E il XV congresso internazionale che si svolge da quando la numismatica comincio’ a poter usufruire di un congresso a se’ stante e non come branca delle Scienze Storiche ( siamo a fine ‘800). il congresso riunisce studiosi da tutto il mondo e si basa molto sugli insegnamenti universitari dove la numismatica classica gode del maggior numero di cattedre ( non solo in Italia naturalmente). Le cattedre di numismatica medioevale sono ancora poche e quelle di numismatica moderna non ci sono proprio. anche a livello di pubblicazioni e studi e’ la numismatica classica a condurre le classifiche come produttività anche se quella medioevale si sta dando molto da fare. Per quella moderna molto attivi sono gli Stati Uniti con volumi, studi, articoli in grandissima quantità, in Italia questo settore e’ ancora relativamente limitato. in ogni caso al congresso tutte le branche degli studi numismatici sono rappresentate incluse le medaglie e anche lo studio dei musei numismatici e delle collezioni pubbliche?
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  48. Chiedo scusa per il contenuto poco attinente ma fú disegnata dal mio bis nonno Corrado Mezzana Questa è la bozza per i 50 centesimi:
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